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SAN GIORGIO DI NOGARO. Cancellare i punti che riguardano i pozzi artesiani, i 4, 5 e 6, del decreto del Governatore Fedriga; ricostruire il Tavolo tecnico con la presenza dei rappresentanti dei comitati; riavviare la progettazione degli acquedotti duali per le zone industriali per azzerare l’emungimento dell’acqua di falda.
È questa la mozione approvata nella serata di venerdì 1 luglio, per acclamazione, in piazza del Municipio a San Giorgio di Nogaro dai comitati ambientalisti presenti alla manifestazione indetta da Paolo De Toni portavoce dei Comitati di difesa ambientale Bassa friulana e Giù le mani dalle Fontane, da consegnare al Governatore del Fvg.
Riaperta l’area all’interno della chiesa dell’Addolorata. Ritrovati i resti di una basilica risalente al IV-V secolo
SAN GIORGIO DI NOGARO. Torna patrimonio della comunità il sito archeologico paleocristiano del IV secolo, della chiesa di San Giorgio Martire, affettuosamente chiamata chiesa della Madonna per la presenza della statua dei sette dolori.
Da sabato, il luogo sacro, è stato restituito ai sangiorgini con una cerimonia ricca di emozioni e ricordi di quell’idea nata da alcuni giovani studenti agli inizi degli anni Ottanta, che portò agli scavi del 1988 e alla scoperta di quell’eccezionale ritrovamento della basilica paleocristiana, e del lacerto mosaicato che hanno rilevato l’importanza della chiesa di Villa San Giorgio in quel periodo, come affermato dall’architetto Claudia Carraro.
A disposizione dei visitatori anche un video sull’evoluzione della chiesa visionabile su un pannello tattile all’interno, un video che ripercorre la storia dello scavo fino all’ultima realizzazione, un pieghevole sulla storia di San Giorgio e la ricchezza delle opere d’arte che si trovano nella chiesa, una monografia sulla chiesa che approfondisce alcuni aspetti come l’importanza dei teleri seicenteschi e della statua della Madonna dei sette dolori venerata dalla comunità sangiorgina perché invocata a far cessare la peste del 1759.
Come ha ricordato Alberto Vicenzino, che assieme a Curzio Conti (che poi divenne primo presidente dell’associazione Ad Undecimum, nata a seguito della scoperta e oggi continua nella valorizzazione del territorio) e dell’archeologo Massimo Lavarone, l’emozione il primo assaggio di scavi iniziato nel 1986 e poi concretizzatosi nel 1988 con la ricercatrice della Soprintendenza Paola Lopreato, quando la chiesa era in fase di messa in sicurezza a seguito dei danni subiti dal sisma due anni prima.
È stato lo stesso Lavarone poi a ricordare come da quello scavo vennero messi in luce l’edificio paleocristiano risalente al IV-V secolo oltre ai tre edifici di culto che erano stati costruiti nei secoli seguenti sullo stesso sito che ospita la chiesa attuale completata nel 1798.
Lavarone ha anche sottolineato che tra i reperti rinvenuti c’è il famoso anello di San Giorgio, una rarità nel suo genere: due simili sono conservati al British Museum di Londra. Presenti alla cerimonia il sindaco Pietro Del Frate e monsignor Igino Schiff, grazie alla cui tempestività nel chiedere contributo alla Regione, è stato possibile l’intervento.
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