III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Viola
Antifona d'ingresso
“Quando manifesterò in voi la mia santità,
vi raccoglierò da tutta la terra;
vi aspergerò con acqua pura
e sarete purificati da tutte le vostre sozzure
e io vi darò uno spirito nuovo”, dice il Signore. (Ez 36,23-26)
Colletta
Dio misericordioso, fonte di ogni bene,
tu ci hai proposto a rimedio del peccato
il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna;
guarda a noi che riconosciamo la nostra miseria
e, poiché ci opprime il peso delle nostre colpe,
ci sollevi la tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...
PRIMA LETTURA (Es 3,1-8.13-15)
Io-Sono mi ha mandato a voi.
Dal libro dell’Èsodo
In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero,
sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di
Dio, l’Oreb.
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto.
Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si
consumava.
Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il
roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio
gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non
avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu
stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo,
il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché
aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito
il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono
sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra
verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei
vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che
cosa risponderò loro?».
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli
Israeliti: “Io Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli
Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio
di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il
titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 102)
Rit: Il Signore ha pietà del suo popolo.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.
SECONDA LETTURA (1Cor 10,1-6.10-12)
La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro
ammonimento.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la
nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè
nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti
bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale
che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro
non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come
essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello
sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono
state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei
tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.
Parola di Dio
Canto al Vangelo (Mt 4,17)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Convertitevi, dice il Signore,
il regno dei cieli è vicino.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
VANGELO (Lc 13,1-9)
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei
Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro
sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei
fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi
dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle
diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che
fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma
se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella
sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al
vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma
non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello
gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato
attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se
no, lo taglierai”».
Parola del Signore
Commento.
Due fatti di cronaca, un’unica questione: quella della morte. E Gesù dice che ci sono diversi modi di morire: «Non voglio morire senza aver imparato che la vita spesso non si capisce, la vita scorre libera. Non voglio morire senza essermi convinto che anche Dio si stupisce per le pieghe inattese degli eventi» (don Alessandro Dehò). Davanti alla storia si vive uno sconcerto: «la vita scorre libera», c’è libertà nella creazione che stupisce anche Dio che ne accetta il rischio. La parola chiave secondo Gesù è la conversione. Gesù ha parole molto forti: «Se non vi convertirete tutti». Poi però per spiegare questo usa una parabola di una tenerezza infinita. Ma allora cosa vuol dire questo convertirsi? I due fatti riguardavano un male esterno e Gesù invece risponde: convertitevi, fate i conti con il male che avete dentro. La conversione è presentata come una postura diversa che genera uno sguardo diverso. Per essere e non lasciarsi agire. Perché se non siete, se vi lasciate agire, morirete allo stesso modo, con lo stesso sguardo. Il “fuori” non è mai solo una questione di fuori ma una questione di dentro: o tutto ti travolge, o provi un cammino per iniziare ad essere. Lo psicoterapeuta Viktor Frankl, internato in un campo di concentramento, si rendeva conto che sopravvivevano quelli che trovavano un senso a quello che stavano vivendo; gli altri si lasciavano morire. Non basta quello che succede fuori: il punto è il senso che gli dai al tuo interno. È il modo di Gesù di osservare la nostra realtà. e così lo vediamo nella parabola del fico: lo sguardo del vignaiolo è uno sguardo di cura e di speranza davanti alla realtà che sconcerta. Questa è la vera conversione, il ritornare attenti alle cose. Dando possibilità e speranza, credendo che anche le foglie morte raccolgono ancora una promessa di vita: «Lui crede in me prima ancora che io dica sì. Il suo scopo è lavorare per far fiorire la vita: il frutto dell'estate prossima vale più di tre anni di sterilità. E allora avvia processi, inizia percorsi, ci consegna un anticipo di fiducia. E non puoi sapere di quanta esposizione al sole di Dio avrà bisogno una creatura per giungere all'armonia e alla fioritura della sua vita. Perciò abbi fiducia, sii indulgente verso tutti, e anche verso te stesso» (p. Ermes Ronchi). La parabola richiama il non arrendersi di Dio al male che abbiamo dentro. Occorre credere insieme a lui che il miracolo del cambiamento è possibile e lasciare che avvenga. È il rapporto con il vignaiolo che lavora il terreno del fico, che può scavare in profondità dentro di noi. È la fiducia e il confronto con lui che converte. Teresa d’Avila parla dell’amicizia con Dio come di ciò che può rinnovarci. Lui, il vignaiolo che non condivide la decisione del padrone che vorrebbe tagliare il fico. Tagliare è segnare la fine. Il vignaiolo ha un altro modo di considerare quel fatto: si prende tempo e si assume tutta la sua responsabilità. Il vignaiolo si sente coinvolto personalmente. Questo ci dice come stare davanti alle nostre povertà di frutto, alle nostre sterilità. E come stare davanti alla povertà e sterilità che possiamo vedere in chi ci sta accanto. Perché Dio si manifesta proprio in quello che tu scarteresti. Per Gesù il fico che non dà frutto non è da tagliare, è da curare di più.
Fonte: Carmelitane Scalze – Piacenza
Preghiera dei fedeli
Il nostro tempo su questa terra è limitato, ma Gesù ci ha mostrato che nulla
della nostra vita è insignificante se è vissuto in comunione con Dio.
Preghiamo insieme e diciamo: Signore, convertici ad una vita autentica.
1. Perché non crediamo che ci siano vie intermedie tra una vita convertita al
Vangelo e una vita non convertita. Preghiamo.
2. Perché invece di lamentarci del passato e di preoccuparci per il futuro ci
catturi la bellezza di vivere il presente. Preghiamo.
3. Perché sappiamo che al di là del nostro rifiuto Tu rinnovi sempre la
possibilità di migliorarci nel Tuo amore. Preghiamo.
4. Perché la profondità del Tuo essere susciti sempre in noi il desiderio di
conoscerti e di entrare in relazione con Te. Preghiamo.
O Padre, solo Tu hai parole di vita eterna. Solo Tu ci elevi alla nostra
dignità di uomini e figli. Aiutaci a costruire la nostra vita al servizio di
questa luminosa verità. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.