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mercoledì 26 maggio 2021

Agenzia Fides 26 maggio 2021

 

EUROPA/SPAGNA - Caritas Spagna: nonostante gli allarmismi, l’Europa è coinvolta in misura molto limitata dall’emigrazione africana
 

Madrid (Agenzia Fides) - La Giornata dell’Africa celebrata ieri ha dato occasione a Caritas Spagna,
dopo gli ultimi eventi riguardanti i migranti africani a Ceuta e Melilla, di riflettere sulla situazione migratoria di questo continente. La nota inviata a Fides da Caritas Spagna segnala che le radici dei gravi problemi di mobilità umana che l'intero continente africano deve affrontare, colpiscono l'Europa solo in misura molto limitata, nonostante l'allarmismo alle frontiere e nell'opinione pubblica.
Per avere un'idea completa della dimensione del fenomeno migratorio in Africa, si legge nella nota, è sufficiente sottolineare che la maggioranza degli africani che migrano lo fa tra i propri paesi del continente. Secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e dell'Unione Africana (UA), dei 258 milioni di migranti nel mondo, 36 milioni (14%) sono nati in Africa. Il 53% della migrazione africana avviene all'interno del continente, il 26% si muove verso l’Europa, l'11% verso l’Asia, un altro 8% in Nord America e l'1% in Oceania. Un'altra realtà è poco conosciuta: l'Africa è il continente che accoglie più rifugiati al mondo (7,3 milioni, 25% della quota mondiale), oltre ad avere 19,2 milioni di sfollati alla fine del 2019.
Come sottolinea Eva Cruz, direttrice della Cooperazione internazionale di Cáritas Spagna, "è necessario capire fino a che punto la realtà della migrazione dal Sud non è tanto una questione che riguarda la sicurezza quanto i diritti umani di persone molto vulnerabili, se teniamo conto delle radici di questi flussi migratori e della combinazione di cause diverse, come la disuguaglianza economica strutturale e l'interferenza di alcune politiche internazionali in Stati con enormi debolezze in termini di governance". "Questa è la parte sommersa dell'iceberg, la cui punta visibile è la violenza, i conflitti armati, la fame, le emergenze climatiche e la migrazione irregolare" aggiunge. Perciò come Caritas “non vediamo quello che l'Africa sta vivendo in questo momento come una crisi in termini di sicurezza, ma piuttosto una grave crisi dei diritti che vengono violati quando ci sono conflitti armati, che a sua volta viene alimentata dalla frustrazione e dalla mancanza di condizioni dignitose".
La nota analizza le situazioni che spingono molti migranti africani a spostarsi. L'insicurezza alimentare è una delle sfide più pressanti, che colpisce molti paesi del continente: nel 2020 più di 100 milioni di africani si trovavano in situazioni di crisi, emergenza o catastrofe alimentare, con un aumento del 60 per cento rispetto all'anno precedente. La situazione nel 2021 continua a peggiorare, almeno fino ad ora.
Alle cause strutturali (cambiamento climatico, crescita demografica, accesso all'acqua potabile, proprietà della terra, ecc.), dobbiamo ora aggiungere l'impatto delle misure anti-Covid e delle crisi dei consumi in Occidente derivate dalla pandemia. Un'altra grave difficoltà è l'accesso universale ai servizi socio sanitari e educativi, soprattutto nelle aree rurali e nelle periferie delle grandi città, dove si concentra in gran parte la povertà. A parte la notevole spesa sociale che questi servizi comportano per i paesi con risorse molto limitate, c'è la pressione esercitata dalla crescita della popolazione.
Un elemento positivo su come affrontare questa emergenza migratoria, conclude la nota, è costituito dalle buone pratiche insieme ad altre organizzazioni, con risposte basate sulla protezione dei diritti umani delle persone che migrano. Una di queste esperienze positive è svolta dal 2015 attraverso la RAEMH (Rete Europa-Africa per la Mobilità Umana), che raccoglie l’azione congiunta tra Caritas Rabat (Marocco), Secours Catholique (Francia) e Cáritas Española, per coordinare il lavoro tra i centri per migranti. In questi 6 anni si sono consolidati gli itinerari di accompagnamento per donne migranti e minori non accompagnati, sulla base dello scambio di informazioni ed esperienze di accoglienza tra i membri della Rete, che attualmente è composta da 3 Caritas europee, 3 del Nord Africa e 5 dell’ Africa occidentale.
(CE) (Agenzia Fides 26/05/2021)
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AFRICA/MALI - Un missionario: "Golpe nel golpe", vecchie pratiche che affamano i popoli africani
 
Bamako (Agenzia Fides) - Lo hanno definito un "golpe nel golpe" quello compiuto, ieri 25 maggio 2021, dai militari contro i vertici dell’esecutivo transitorio che non piace ai colonnelli autori del colpo di stato dell'agosto scorso (vedi Agenzia Fides 19/8/2020).
"Questo ennesimo colpo di stato in Mali getta ancora una volta il continente africano nella desolazione", scrive all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane (SMA).
"Quando finiranno queste vecchie pratiche?" domanda p. Zagore. "Gli anni passano ma gli scenari rimangono gli stessi. Laddove i popoli africani si impegnano e lottano per lo sviluppo e per una vita migliore, si perpetuano colpi di stato, corruzione, violazione dei diritti, dittature e presidenze a vita. L'Africa, il vecchio continente, sta lottando per abbandonare queste vecchie pratiche, ma l'instabilità politica può solo portare alla miseria economica. Queste crisi politiche affamano i popoli africani."
Il missionario ribadisce che "l'Africa di ieri come quella di oggi continua tristemente a scrivere la sua storia su linee storte": "L’intera popolazione del continente aspira ad una vita in Europa. Infatti, mentre le élite africane hanno un lavoro in Africa, vivono in Europa, dove mandano i propri figli a studiare o in vacanza, i più poveri non hanno altra scelta che l'immigrazione clandestina, attraversano rischiosamente il deserto o trovano la morte in mare."
P. Zagore è convinto del fatto che il continente africano possa migliorare, ma a una condizione: che la mentalità dei popoli africani cambi. "Possano le coscienze africane risvegliarsi al buono, al giusto e al vero. Non possiamo in alcun modo sperare in nuove politiche, promesse di stabilità e pace se rimaniamo prigionieri di quelle vecchie. Cambiare mentalità per abbracciare una nuova politica, difendere i valori di giustizia, verità, sviluppo e pace sono la chiave per la salvezza e la prosperità. Abbiamo bisogno di ‘Vino nuovo, otri nuovi’ come dice l’apostolo Marco nella Scrittura", conclude padre Zagore.
(DZ/AP) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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AFRICA/KENYA - “Subito un processo trasparente per il voto di ottobre 2022” chiedono i leader religiosi del Kenya
 
Nairobi (Agenzia Fides) – “La Commissione elettorale indipendente (IEBC) continua a soffrire di una grave crisi di leadership e di credibilità” afferma il gruppo di riferimento per il dialogo delle principali confessioni religiose del Kenya, in una dichiarazione inviata all’Agenzia Fides.
“La sentenza dell'Alta Corte ha posto seri dubbi sulla capacità della Commissione di organizzare e gestire le elezioni generali previste dalla Costituzione nell'agosto 2022” affermano i leader religiosi facendo riferimento alla Sentenza della Corte Costituzionale del 13 maggio che stabilisce che la IEBC non dispone del quorum per svolgere il suo mandato. Attualmente vi sono solo due commissari in carica più il presidente Wafula Chebukati, a seguito delle dimissioni di tre componenti nel 2018 e di uno nel 2017.
“La Corte Costituzionale ha scoperto che la mancanza di quorum, come stabilito dalla legge, ostacola in modo significativo la commissione dal condurre affari chiave, gettando IEBC nel limbo” afferma la dichiarazione.
I leader religiosi chiedono all'IEBC di iniziare a fare i preparativi necessari al voto e di comunicarli tempestivamente ai keniani per accrescere la fiducia e la sicurezza nelle istituzioni. “I preparativi dovrebbero includere la nomina trasparente dei funzionari elettorali a tutti i livelli, gli appalti per i materiali elettorali e la creazione di sistemi di gestione e trasmissione dei risultati delle elezioni”.
“Chiediamo al Parlamento di finalizzare con urgenza lo sviluppo e l'emanazione delle varie leggi che riguardano le elezioni, tra cui: un progetto di legge sulle elezioni primarie all’interno dei diversi partiti politici; una legge che regoli i referendum; il progetto di legge sul finanziamento della campagna; la legge sulla rappresentanza di gruppi di interesse speciale; la legge sulla parità di genere”.
“Occorre fare tutto il possibile per assicurare ai kenioti elezioni pacifiche, credibili, libere ed eque nell'agosto 2022” conclude la dichiarazione.
Il Gruppo di riferimento per il dialogo è stato costituito nel 2016 per far sì che il dialogo sia il mezzo per affrontare le cause alla base dei conflitti e della violenza in Kenya. “Vogliamo ricordare che i leader religiosi sono stati in prima linea nella difesa dell'unità nazionale e della pace nel Paese” sottolinea la dichiarione
Oltre alla Conferenza dei Vescovi Cattolici del Kenya (Kenya Conference of Catholic Bishops), fanno parte del gruppo: Evangelical Alliance of Kenya, Hindu Council of Kenya, National Council of Churches of Kenya, Organisation of African Instituted Churches, Seventh Day Adventist Church
Shia Asna Ashri Jamaat. (L.M.) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Appello del Cardinale Bo dopo le bombe alla chiesa: è tragedia umanitaria, fermate gli attacchi
 
Yangon (Agenzia Fides) - “Con immensa sofferenza esprimiamo angoscia per l'attacco a civili innocenti, che hanno cercato rifugio nella chiesa del Sacro Cuore, la notte del 23 maggio”: è quanto afferma il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon e Presidente della Conferenza episcopale birmana, in un nuovo accorato appello che condanna gli “atti violenti e i bombardamenti continui, con armi pesanti, su un gruppo spaventato di donne e bambini”. Il Cardinale si riferisce ai recenti attacchi di forze militari ai villaggi nell'area di Loikaw, nello stato birmano di Kayah, nel Myanmar orientale, al confine con la Tahilandia. Nel villaggio di Kayanthayar anche la chiesa cattolica del Sacro Cuore è stata sventrata da colpi di mortaio e, tra gli sfollati che vi si erano rifugiati, quattro persone sono morte e molti sono i feriti, tra donne e bambini. L’edificio della chiesa ha subito ingenti danni, “a testimonianza dell'intensità dell'attacco ad un luogo di culto”, che ha costretto gli sfollati a fuggire nella giungla. Ora migliaia di persone sono allo stremo, nota il Porporato, mancando di cibo, acqua, riparo, igiene, medicine. "Tra loro ci sono tanti bambini e anziani, costretti alla fame e senza assistenza medica", nota l'Arcivescovo, che afferma con amarezza: “E' una grande tragedia umanitaria”.
L'appello del Cardinale Bo ricorda tutte le convenzioni internazionali sulla tutela di chiese, templi, scuole, ospedali, e luoghi di valore storico-culturale anche durante i conflitti, ma si sofferma soprattutto su un aspetto, quello della guerra civile: “Ricordiamo che il sangue che viene versato non è il sangue di un nemico; quelli che sono morti e quelli che sono stati feriti sono i cittadini di questo paese. Non erano armati; erano dentro la chiesa per proteggere le loro famiglie. Ogni cuore in questo paese piange per la morte di persone innocenti”.
Il Cardinale Bo è anche rappresentante dell'organizzazione “Religions for peace”, che unisce leader religiosi di diverse comunità. Tutti costoro rinnovano l'appello per la pacificazione, in un paese che potrebbe ben presto affrontare una nuova ondata di Covid-19. “Il conflitto è un'anomalia crudele in questo momento. La pace è possibile; la pace è l'unica strada”, scrive ancora una volta l’arcivescovo Bo, indicando il criterio per garantire un futuro prospero alla vita sociale, civile e politica in Myanmar.
“Preghiamo per la pace in questa grande terra – conclude il messaggio del Cardinale – e speriamo che tutti noi possiamo vivere come fratelli e sorelle in questa grande nazione” I leader religiosi birmani (cristiani, buddisti e di altre religioni) si dicono disponibili a impegnarsi in un forum consultivo sulla pace e la riconciliazione come uno spazio aperto per il dialogo, partendo da “un desiderio di pacificazione e di rispetto per la sacralità della vita umana e dei diritti fondamentali di tutti i cittadini”.
(PA) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Preghiera interreligiosa nella Chiesa italiana per la pace e la fratellanza
 
Milano (Agenzia Fides) - Porre fine alla violenza, alla tensione e alla guerra in Myanmar, e pregare perché la popolazione birmana possa tornare a vivere in un clima di pace e di fratellanza: con questo spirito sabato 29 maggio alle ore 12.30, l’Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, presiederà un incontro interreligioso di preghiera per il Myanmar, promosso in collaborazione con la Comunità birmana in Italia e il Pontificio Istituto Missioni Estere. Saranno presenti nel Duomo di Milano monaci buddisti e religiose cattoliche di tre istituti femminili birmani che hanno religiose in Italia: le Suore della Riparazione, le Suore di Maria Bambina e le Suore di San Francesco Saverio.
"Di fronte alla spirale di violenza che non risparmia nemmeno le chiese, i cristiani reagiscono con la forza della preghiera, della solidarietà e della testimonianza e accolgono come graditi ospiti una comunità di monaci buddisti", spiega in un comunicato inviato a Fides il Vicario episcopale, mons. Luca Bressan. "Cristiani e buddisti insieme - prosegue Bressan - vogliamo essere segno del destino di pace che Dio ha posto come meta del cammino dell’umanità. Con l’Arcivescovo, tutti pregheremo perché dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra e perché la parola che ci fa incontrare sia sempre fratello, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam"
Durante l’incontro sono previsti canti in lingua birmana, l’intervento dell’Arcivescovo e la lettura delle parole di suor Ann Rose Na Tawng, la religiosa delle suore di San Francesco Saverio che in due occasioni (il 28 febbraio e l’8 marzo) ha avuto il coraggio di inginocchiarsi davanti ai soldati per chiedere di non sparare sui manifestanti pro democrazia durante le manifestazioni di protesta avviate dopo il colpo di Stato. Quell’immagine ha fatto il giro del mondo ed è diventata il simbolo del difficile momento che sta attraversando il Myanmar.
Commenta all'Agenzia Fides padre Maurice Moe Haung, dei Missionari della carità, prete birmano residente in Italia: "È un bellissimo evento, è molto prezioso per noi ed è solo un inizio. Vogliamo dire al mondo che il popolo del Myanmar è unito anche nelle diversità della fede. Con queste iniziative, che speriamo si moltiplicano in Europa e nel mondo, sosteniamo la gente che soffre, che subisce violenza, che vive l'incertezza del proprio domani. Le nostre armi sono le preghiere incessanti. Crediamo fermamente che solo l'amore fraterno è il rispetto reciproco porteranno un futuro migliore in Myanmar".
(PA) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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ASIA/PALESTINA -Dopo i bombardamenti, il Patriarca Pizzaballa lancia una raccolta fondi per la comunità cristiana di Gaza
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Una raccolta fondi per venire incontro alle necessità urgenti “dei nostri fratelli e sorelle in Cristo, specialmente a Gaza e nei luoghi gravemente colpiti” durante l’ultimo conflitto armato che per undici giorni ha di nuovo sparso sangue e rovine in Terra Santa. L’iniziativa è stata lanciata ieri, martedì 25 maggio, dall’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme del Latini. In un breve messaggio, diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato, l’Arcivescovo si rivolge in primis ai parroci e ai fedeli di tutte le parrocchie patriarcali, invitandoli a destinare alla comunità cristiana di Gaza tutte le offerte raccolte durante le messe di domenica 30 maggio, solennità della Santissima Trinità. “Vi chiedo - si legge nel messaggio patriarcale - di condividere alcune delle vostre risorse per alleviare le sofferenze dei nostri fedeli cristiani a Gaza”, sofferenze “dopo la guerra di questi ultimi giorni”, mentre nella Striscia si combatte anche la battaglia contro la pandemia da Covid-19, “che continua a diffondersi nella loro zona”. Il Patriarca ringrazia i destinatari dell’appello per la generosità con cui risponderanno alla sua richiesta, ricordando “che nostro Signore ha promesso di restituire il centuplo a chi si sacrifica per gli altri”. Il sito web del Patriarcato latino pubblica anche i numeri di una serie di conti correnti bancari aperti presso banche di Palestina, Israele e Giordania, conti su cui possono essere versate donazioni in denaro destinate alla comunità cristiana di Gaza.
Alle ore due di venerdì 21 maggio, dopo 11 giorni di conflitto, Israele e le fazioni armate palestinesi di Hamas e della Jihad islamica hanno accettato il cessate il fuoco. La tregua ha comportato l’interruzione dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza e del lancio di razzi sul territorio israeliano da parte di Hamas. Secondo i dati ufficiali forniti da Hamas – la fazione islamista che controlla la Striscia di Gaza - i raid dell’aviazione israeliana sulla Striscia hanno provocato 227 vittime (di cui 65 bambini, 39 donne) e circa 1.900 feriti. Il lancio di più di 4mila razzi da parte di Hamas ha provocato 12 morti sul territorio israeliano.
Lo scorso 14 maggio, il Vescovo Giacinto-Boulos Marcuzzo, Vicario patriarcale del Patriarcato Latino di Gerusalemme per la Palestina e la Città Santa, aveva confermato all’Agenzia Fides che i bombardamenti della aviazione israeliana sulla Striscia di Gaza avevano colpito anche abitazioni di famiglie cristiane collocate nei pressi della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, provocando danni anche al converto e all’asilo delle Suore del Rosario. (GV) (Agenzia Fides 26/5/2021)
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ASIA/LIBANO - Addio a Krikor Bedros Ghabroyan, Patriarca degli armeni cattolici
 
Beirut (Agenzia Fides) – La mattina di martedì 25 maggio si è spento per malattia in una clinica di Beirut Krikor Bedros XX Ghabroyan, Patriarca di Cilicia degli armeni cattolici. Nato a Aleppo (allora sotto protettorato francese) il 14 novembre 1934, aveva compiuto gli studi primari presso il convento armeno cattolico di Bzommar (villaggio 36 km a nord-est di Beirut) prima di trasferirsi a Roma, presso il Pontificio Collegio Armeno, dove aveva completato i suoi studi di filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana.
Ordinato sacerdote il 28 marzo 1959, era tornato in Libano dove fino al 1975 aveva ricoperto diversi incarichi presso le istituzioni del Patriarcato armeno cattolico, fino a diventare rettore del Seminario di Bzommar. Nel 1976 era stato nominato a capo dell’esarcato armeno cattolico della Santa Croce a Parigi (divenuto eparchia nel 1986). Aveva ricevuto l’ordinazione episcopale nel febbraio 1977. Dopo trentasei anni spesi nella cura pastorale degli armeni cattolici di Francia, si era ritirato nel febbraio 2013. Il 25 luglio 2015, quando aveva giù raggiunto l’età di 80 anni, il Sinodo della Chiesa armena cattolica lo aveva scelto come 20esimo Patriarca di Cilicia degli armeni cattolici. (Agenzia Fides 26/5/2021)
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AMERICA/PERU’ - I Vescovi: “La Chiesa è stata e sarà sempre al servizio del paese, come sta dimostrando in questo tempo di pandemia”
 
Lima (Agenzia Fides) – Seguendo la consuetudine, la Conferenza Episcopale Peruviana (CEP) ha invitato ad un “incontro fraterno” i due candidati al ballottaggio per la Presidenza della Repubblica, previsto per il 6 giugno. Lunedì 24 maggio, nella sede della CEP, si è svolto l’incontro con Keiko Fujimori, di Fuerza Popular, mentre l’Episcopato è in attesa di una risposta dall’altro candidato, Pedro Castillo, di Perú Libre, come informa la nota inviata all’Agenzia Fides.
Nel contesto della solennità di Pentecoste e in prossimità del secondo turno delle elezioni presidenziali, i Vescovi peruviani hanno inviato una “Lettera al Popolo di Dio” dal titolo “Una buona politica è al servizio della pace” in cui propongono alcune riflessioni per “accompagnare i difficili momenti” che il paese sta vivendo.
Articolata in 12 punti, la lettera porta la data del 25 maggio e ricorda innanzitutto che “é un dovere cittadino andare a votare ed esprimere un voto responsabile, pensando al presente e al futuro del paese”. Quindi i Vescovi invocano da Dio il dono della sapienza, per discernere ed eleggere il candidato migliore per la nazione, “per avviarci a superare la crisi sociale, politica, economica, educativa, sanitaria e la corruzione che colpisce tutti, in maniera particolare i più deboli e vulnerabili”.
La Chiesa invita a votare “in modo libero e ben informato”. Nel contesto del bicentenario dell’indipendenza nazionale, “queste elezioni devono essere occasione di rafforzare i valori fondamentali della nazione: democrazia, libertà, stato di diritto, indipendenza dei poteri, dignità umana, la vita, la famiglia, la proprietà, il rispetto dei trattati internazionali”. Inoltre attraverso queste elezioni “dobbiamo ribadire i grandi valori etici, morali e religiosi che sorreggono la nostra nazione dai suoi inizi e che costituiscono la grande riserva morale del paese”.
Nella Lettera si ricorda poi che la Chiesa ha sempre respinto e condannato il comunismo, in quanto riduce l’essere umano all’ambito economico e restringe le sue libertà fondamerntali, come anche il capitalismo selvaggio, inoltre “condanna il terrorismo, la violenza da qualsiasi parte venga, e ogni attentato contro la vita”. La Chiesa ha come fonte dei suoi insegnamenti il Vangelo, e lo annuncia in comunione con il Magistero pontificio e con il Magistero della Chiesa in America latina e nei Caraibi, “basato sulla dignità umana, il bene comune, l’opzione preferenziale per i poveri, promuovendo una società fraterna, solidale, e una economia inclusiva”.
Nel ribadire che “la Chiesa, fedele al Vangelo di Gesù Cristo, è stata e sarà sempre al servizio del paese, come sta dimostrando in questo duro tempo della pandemia”, i Vescovi sottollneano che “la buona politica deve anche occuparsi delle necessità più urgenti, soprattutto dei più poveri e vulnerabili, e seve essere capace di unirci, non di dividerci”.
Infine il testo evidenzia che “per rafforzare la democrazia è necessaria “una cittadinanza attiva e vigilante, che sia molto attenta a preservare l’ordine democratico da qualsiasi tentativo di infrangerlo” ed è necessario recuperare la fiducia tra noi, “perchè insieme e con generosità, costruiamo un Perù davvero fraterno, solidale, in pace”. (SL) (Agenzia Fides 26/05/2021)

venerdì 23 ottobre 2020

Agenzia Fides 23 ottobre 2020

 

EUROPA/SPAGNA - Grazie delle POM a quanti hanno partecipato alla Giornata Missionaria “della pandemia”
 
Madrid (Agenzia Fides) - Domenica scorsa è stata celebrata la Giornata Missionaria Mondiale in tutto il mondo. Quest'anno, sebbene la pandemia abbia condizionato le iniziative, grazie alla creatività di diocesi, parrocchie, scuole, è stato comunque possibile realizzarla. Al termine della campagna di sensibilizzazione, d. José María Calderón, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna, ha voluto ringraziare in un video tutti coloro che hanno collaborato per le missioni. Anche il Presidente delle POM, Sua Ecc. Mons. Giampietro Dal Toso, ha ringraziato la Spagna per il suo grande impegno per questa Giornata, sia della comunità cristiana che delle POM.
"La Giornata Missionaria di quest'anno sarà ricordata come la Giornata Missionaria del confinamento o della pandemia" spiega d. José María Calderón. "Vogliamo ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile la celebrazione in questa strana situazione, che sono state generose e hanno condiviso con la Chiesa missionaria le loro donazioni".
Il Direttore nazionale sottolinea che la Chiesa in Spagna è molto generosa con le missioni e questo è possibile grazie a tante persone che hanno collaborato con le loro preghiere, offerte e sforzi - sia singole persone che scuole e parrocchie -. Ringrazia anche coloro che hanno contribuito attraverso i media. “I missionari vi ringrazieranno. La Chiesa continuerà ad evangelizzare grazie al vostro lavoro, al vostro impegno, al vostro sacrificio” conclude.
Anche l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Presidente delle POM, ha ringraziato i cattolici spagnoli per il sostegno che danno ai missionari. "È un contributo che mostra la grande sensibilità missionaria che esiste in Spagna", spiega in un video, registrato dalla corrispondente di COPE in Vaticano. “Sono tanti i missionari spagnoli, consacrati, sacerdoti e laici, che sono in giro nel mondo. Ma ci sono perché dietro c'è una comunità cristiana spagnola che è molto forte, e sente molto questa chiamata alla missione”.
Le POM della Spagna, considerata la situazione di emergenza sanitaria hanno proposto una edizione “più digitale” della Giornata Missionaria, con una pagina web dove sono state offerte in modo interattivo le testimonianze di sei missionari, e sono stati proposti nuovi modi per donare in modo digitale. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
LINK
Il sito delle POM della Spagna, con i video -> https://www.omp.es
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AFRICA/CAMERUN - La guerra di secessione della parte anglofona rischia di creare una generazione perduta
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - È in atto dal 2016 una crisi sociale e umanitaria nelle regioni anglofone del Camerun, dove vive il 20% della popolazione del Paese. La crisi segnala una frattura storica tra la maggioranza francofona e la minoranza anglofona, ma si è amplificata a seguito degli scioperi di ottobre 2016 da parte di insegnanti e avvocati, conseguenti all’invio nelle regioni anglofone occidentali di giudici e insegnanti francofoni. La forte centralizzazione ha generato un fenomeno di francesizzazione degli apparati pubblici e statali, cui ha fatto seguito una drastica diminuzione dei rappresentanti politici anglofoni all’interno degli organi decisionali. Una crisi che si è trasformata in tentativo di secessione messo in atto da gruppi armati che si sono scontrati fino ad oggi con l’esercito del Camerun generando una crisi umanitaria.
Secondo l'Unhcr sono 60.000 i rifugiati camerunesi che hanno trovato accoglienza in Nigeria. Come racconta Fratel Eric Michel Miedji, della Congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù di Foumban, «la violenza indotta dalla crisi e la radicalizzazione dei protagonisti è in gran parte il risultato della scarsa risposta del governo: negazione, disprezzo, intimidazione, repressione, prigionia e l'erosione della fiducia tra la popolazione anglofona e il governo nella misura in cui una probabile maggioranza degli anglofoni vede un ritorno al federalismo o alla secessione come un risultato possibile. Questa sporca guerra, con le sue insopportabili dimensioni politiche, economiche e sociali, ha generato gravi conseguenze, tra cui la fuga della maggior parte della popolazione da queste regioni verso i paesi vicini e le città del Camerun che confinano con l'area anglofona. Si stima quindi che nelle città e nei villaggi del Camerun ci siano più di un milione di sfollati interni, la maggior parte dei quali sono giovani che non frequentano la scuola. Sono fuggiti dalla violenza, dalla lotta armata e dalle uccisioni per cercare rifugio in luoghi sicuri e pacifici».
Qui a Foumban ci sono più di 4.000 sfollati (senza contare i bambini). Persone che rischiano di perdersi: dopo il trauma della guerra entrano nell’afasia della disoccupazione e sono a rischio delinquenza e prostituzione. I giovani non possono andare a scuola perché i loro genitori sono senza lavoro. «Noi - prosegue Fratel Eric -, seguiamo 250 giovani che cerchiamo di formare e reinserire nel loro ambiente di vita nel più breve tempo possibile. Ma ci sentiamo anche impotenti. Se potessimo avere maggiore sostegno potremmo trovare soluzioni concrete per lo sviluppo sociale ed economico e l'integrazione degli sfollati». (F.F.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/BENIN - I Vescovi: “Si guardi al voto con spirito costruttivo per il bene di tutti”
 
Cotonou (Agenzia Fides) – “Le prossime elezioni siano pacifiche, inclusive e democratiche nello spirito della Conferenza nazionale del febbraio 1990”. È l’appello lanciato dai Vescovi del Benin nella dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Plenaria tenutasi presso il Centro Pastorale Mons. Nicolas Okioh, a Natitingou, nel nord-ovest del Benin.
I Vescovi invitano "i fedeli, i vertici dei partiti politici e i cittadini in generale, a fare una valutazione oggettiva, critica e costruttiva del quinquennio che sta volgendo al termine”. Le elezioni presidenziali sono previste l'11 aprile 2021. Il Presidente uscente, Patrice Guillaume Athanase Talon dovrebbe candidarsi per un secondo mandato.
La Conferenza episcopale del Benin è profondamente addolorata per le piogge torrenziali che hanno interessato diverse località, soprattutto nel Dipartimento di Alibori. Queste inondazioni hanno causato la perdita di vite umane, distrutto coltivazioni e bestiame, e ha lasciato le popolazioni povere e indigenti senza riparo. All'inizio del mese, più di 7.000 persone sono state sfollate a causa delle inondazioni nelle comunità di Kandi, Karimama e Malanville nella provincia di Alibori nel nord-est del Benin-
I Vescovi del Benin sono inoltre preoccupati per i diversi casi di suicidio specie tra i giovani. “Ricordano a tutti che la vita umana è sacra e appartiene a Dio dal concepimento al suo termine con la morte” afferma il messaggio pervenuto all’Agenzia Fides.
Infine la Conferenza Episcopale del Benin si dice “preoccupata per la promozione insidiosa e la graduale introduzione dell'omosessualità e dell'orientamento sessuale come diritti umani nella legislazione dei Paesi che aderiscono all'Organizzazione degli Stati dell'Africa, Caraibi e Pacifico (OEACP), in cambio del rinnovo degli accordi bilaterali e multilaterali per ottenere aiuti internazionale. Esorta il governo del Benin, i fedeli e gli attori della società civile a lavorare in sinergia per il rispetto delle leggi naturali”.
Il messaggio si conclude invitando i fedeli a recitare "la preghiera speciale per il Benin al termine di ogni messa, il Santo Rosario, la preghiera a San Michele Arcangelo di Papa Leone XIII e la Via Crucis". (L.M.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/EGITTO - Vigilia elettorale: i Vescovi copti esprimono “equidistanza” dai candidati e si augurano di vedere le file davanti ai seggi
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – A poche ore dall’apertura delle urne per le elezioni parlamentari egiziane, fissate per sabato 24 e domenica 25 ottobre, diversi Vescovi copti ortodossi diffondono nelle proprie diocesi sparse in tutto il Paese delle “dichiarazioni-fotocopia” per ribadire l’equidistanza della Chiesa copta dai candidati e dalle diverse formazioni politiche, e per invitare nel contempo tutti i cittadini a dare prova del loro senso civico e del loro attaccamento alla Patria, esercitando il diritto di voto. Anba Makarios, Vescovo della diocesi copta ortodossa di Minya, ha ricordato che la partecipazione alle elezioni esprime il senso di appartenenza alla nazione, e rappresenta nel contempo un “dovere civile” e un “diritto divino”. Anba Stephanos, Vescovo copto ortodosso di Beba, nel suo messaggio pre-elettorale ha ribadito che la Chiesa non esprime preferenze per candidati o Partiti in lizza, auspicando comunque che l’affluenza alle urne sia alta, e che le file di elettori davanti ai seggi elettorali possano offrire alla comunità internazionale un’immagine concreta della forza e della coesione della nazione egiziana.
Nelle scorse settimane (vedi Fides 1/10/2020) aveva suscitato dibattiti e polemiche il caso della candidatura alle elezioni parlamentari del sacerdote copto ortodosso Paula Fouad, parroco della chiesa di San Giorgio ad al Matarya, che dovrebbe candidarsi nella lista denominata “Coalizione degli indipendenti”, nella circoscrizione elettorale che comprende anche il Cairo.
In passato, in Egitto, diversi sacerdoti e Vescovi hanno fatto parte di formazioni politiche, in quanto nella Chiesa copta ortodossa solo i monaci sono tenuti a evitare ogni impegno personale diretto sul terreno della politica.
Le votazioni per scegliere i membri della Camera dei Rappresentanti nelle diverse aree del Paese si terranno in varie fasi, e si concluderanno l’8 novembre. Alle precedenti elezioni parlamentari del 2015 – riferisce CoptsToday – 36 seggi dei 568 a disposizione erano stati assegnati a candidati copti ortodossi. (GV) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/KIRGHIZISTAN - Si risolve la crisi politica con un accentramento dei poteri: deluse le aspettative del popolo
 
Bishkek (Agenzia Fides) - “La rivolta scoppiata in Kirghizistan dopo le elezioni parlamentari del 4 ottobre ha la sua origine nelle evidenze di acquisto di voti, questa volta più che in passato: nei giorni precedenti alle elezioni, infatti, si poteva assistere ad una visione plastica di quanto si stesse scivolando verso la corruzione. A questo si aggiunge che l’alta soglia di sbarramento del sistema elettorale kirghiso, pari al 7%, ha dato accesso al Parlamento a solo quattro dei sedici partiti che si sono presentati alle elezioni. Si tratta, ovviamente, dei quattro gruppi vicini al presidente eletto. Questa situazione, in un sistema già in fermento, ha fatto esplodere la protesta”. E’ l’analisi rilasciata all’Agenzia Fides, da Davide Cancarini, ricercatore ed esperto di politica dell’Asia centrale, spiegando le motivazioni alla base della crisi kirghisa dei primi giorni di ottobre.
Nelle ore successive al voto, le evidenze di brogli avevano portato in piazza a Bishkek, capitale del paese centroasiatico, un nutrito gruppo di manifestanti, che chiedevano l’annullamento delle elezioni da cui risultava vincitore il filorusso Sooronbay Jeenbekov. I dimostranti hanno occupato edifici governativi e liberato politici incarcerati, tra i quali l’ex presidente Almazbek Atambayev e Sadyr Japarov, poi nominato primo ministro e presidente. A queste clamorose azioni, la polizia aveva risposto con gas lacrimogeni e granate assordanti: gli scontri avevano provocato, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute kirghiso, un morto e 590 feriti.
La crisi è rientrata solo dieci giorni dopo le elezioni, con le dimissioni del primo ministro Kubatbek Boronov, del presidente del parlamento Dastanbek Jumabekov e dello stesso presidente eletto Jeenbekov. Tale situazione ha portato a un accentramento dei poteri nelle mani di Sadyr Japarov che, dopo essere stato nominato Primo ministro, ricopre anche il ruolo di Presidente. Secondo il dettato costituzionale kirghiso, infatti, fino all’elezione di un nuovo capo di stato, le sue funzioni devono essere svolte dal presidente del Parlamento. Se questi non può farlo, i poteri vengono trasferiti al Primo Ministro.
Spiega a tal proposito Cancarini: “Credo che la soluzione a cui si è arrivati tradisca le richieste più genuine dei manifestanti, che erano scesi in piazza chiedendo maggiore apertura del sistema democratico. Japarov, infatti, è una figura molto controversa, che non ha il sostegno di larga parte della popolazione. Quando sono scoppiate le proteste era in carcere per il sequestro di un funzionario. Inoltre, è vicino al clan dei Matraimov, una famiglia notoriamente legata a organizzazioni criminali kirghise. Al potere, quindi, c’è una figura discussa e non molto amata dal popolo: sicuramente non era questo lo scenario immaginato dai manifestanti quando sono scesi in piazza”.
Dalla caduta dell’Unione Sovietica ad oggi, il Kirghizistan ha attraversato altre due crisi: la “rivoluzione dei tulipani” del 2005 e la “seconda rivoluzione kirghisa” del 2010. In entrambe le occasioni, la popolazione era scesa in piazza per protestare contro corruzione e povertà, riuscendo ad estromettere i presidenti in carica, ma non portando, di fatto, ad un miglioramento delle condizioni del paese.
In Kirghizistan, secondo l’Asian Development Bank, il 22,4% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. In questo contesto si svolge l’operato della piccola comunità cattolica: circa 1.500 fedeli, che portano avanti numerosi progetti facendo leva su carità ed istruzione, che si focalizza particolarmente sui giovani provenienti da famiglie povere e villaggi rurali.
La comunità cattolica è organizzata attualmente in tre parrocchie nelle città di Bishkek, Jalal-Abad e Talas, ma molte piccole comunità sono distribuite nelle zone rurali del paese. I cattolici del posto possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane. Nel 1997, Giovanni Paolo II fondò la Missione sui iuris, come avvenne per gli stati limitrofi dell’Asia Centrale. Nel 2006, Benedetto XVI elevò la circoscrizione al rango di amministrazione apostolica. Oltre alla maggioranza musulmana, il 7% della popolazione è di fede cristiana, di cui il 3% di confessione ortodossa. Ebrei, buddisti e altre piccole minoranze costituiscono il 3% circa della popolazione.
(LF-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/VIETNAM - Consolare gli sfollati e portare aiuti: i Vescovi visitano le zone colpite dalle inondazioni
 
Hue (Agenzia Fides) - Esprimere solidarietà ed empatia agli sfollati, portare consolazione, speranza e aiuti materiali: con questo spirito una delegazione della Conferenza episcopale vietnamita ha visitato diverse aree del Vietnam centrale, colpite dalle recenti inondazioni. "Abbiamo pregato per le persone e con le persone colpite, esortandole affinché siano resilienti durante questi tempi di sofferenza", racconta in una nota pervenuta all'Agenzia Fides, il Vescovo Paul Nguyèn Thai Hop, alla guida della diocesi di Hà Tinh, che ha portato affetto e solidarietà alle famiglie in difficoltà nella parrocchia di Luong Van, nell'arcidiocesi di Hue. Il 21 ottobre, la delegazione dei Vescovi ha visitato le parrocchie di My Chanh e Trung Quan nella stessa arcidiocesi. "Questo è veramente un miracolo per la nostra parrocchia" ha detto il parroco di My Chanh, accogliendo una delegazione di Vescovi che si sono mostrati amorevoli, premurosi e portatori di consolazione spirituale.
Il Vescovo di Da Nang, Mons. Joseph Dang Duc Ngan, ha affermato che "le lacrime che cadono non sono dovute al dolore, alla sofferenza e alla perdita, ma alla gioia e alla felicità dei bambini, che si sentono amati dai loro genitori e da quanti consegnano aiuti umanitari con affetto e comprensione". Religiosi e religiose hanno accompagnato i Vescovi che hanno consolato le famiglie colpite.
La delegazione si è poi mossa su piccole imbarcazioni, che oscillavano sulla distesa di acqua che copre intere regioni, per raggiungere i fratelli e le sorelle della parrocchia di Trung Quan, nella diocesi di Ha Tinh, pur in condizioni atmosferiche piuttosto avverse, con pioggia e freddo.
Dopo le forti inondazioni del 16 ottobre, l'acqua sta ancora inondando varie regioni del Vietnam centrale, coprendo le case fino al tetto. Le persone qui sono ancora sotto shock perché l'alluvione è stato molto veloce e mai si era registrato un allagamento così terribile.
Racconta padre Quan Trung Quan: "Vedendo la situazione, nel cuore della notte, sentendo grida di aiuto, ha spedito in fretta i giovani del villaggio a salvare le famiglie, portandole in chiesa per trovare rifugio". Tra i luoghi più alti, ancora praticabili ci sono la chiesa, la Casa della cultura, un centro comunitario e una scuola materna. Le suore si sono alternate raccontando la tragica situazione in cui l'alluvione ha spazzato via tutto, e la gente si è ritrovata all'improvvise senza vestiti, senza cibo, senza casa. La gente è grata ai donatori che hanno portato pacchi di riso e aiuti per combattere la fame in questi giorni di difficoltà.
Ascoltando la gente e vedendo la situazione, Mons Emmanuel Nguyên Hong Son, Vescovo di di Bà Ria, parlando a nome di tutti i Vescovi vietnamiti, ha incoraggiato le persone con parole accorate, dicendo: "Nella sofferenza siate fiduciosi, resistete. Affidatevi all'amore del Signore che non vi abbandona mai. Preghiamo perchè la benedizione di Dio continui a riversarsi nei cuori di molti benefattori, che condividono i loro beni, per aiutarvi a ricostruire il vostro futuro. Dio vi ama sempre, vi ama moltissimo, e i fedeli in Vietnam e in altre parti del mondo rivolgono a Dio ferventi preghiere per voi e fanno gesti di carità fraterna per aiutarvi".
Attualmente 105 persone sono morte a causa di gravi inondazioni e smottamenti causati da settimane di forti piogge e 27 persone sono disperse. Secondo i mass-media, oltre cinque milioni sono sfollati dopo gli alluvioni che hanno sommerso oltre 178.000 case e quasi 7.000 ettari di colture.
(SD-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AMERICA/BRASILE - Dopo 10 anni nuova fase del Progetto missionario intercongregazionale ad Haiti
 
Brasilia (Agenzia Fides) - Il 2020 segna dieci anni di vita del progetto di collaborazione missionaria tra la Chiesa del Brasile e la Chiesa di Haiti: Il "Progetto di Solidarietà Intercongregazionale" è nato dalla collaborazione della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) e della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) con l'arcidiocesi haitiana di Port-au-Prince e la Conferenza dei Religiosi (CHR) di Haiti. Il 12 gennaio 2010 infatti Haiti ha subito il più grande terremoto della sua storia, che ha causato la morte di oltre 300.000 persone e ha lasciato più di 1 milione di senzatetto.
Di fronte a questa tragedia, la Chiesa brasiliana, attraverso i religiosi e Caritas Brasile ha dato inizio al lavoro missionario nell’isola, assicurando una presenza di solidarietà, di accoglienza e di evangelizzazione ad Haiti, inserendosi nella ricostruzione e nell’impegno di assicurare condizioni dignitose per i poveri (vedi Fides 20/9/2010; 21/2/2011; 13/5/2011).
Nel settembre 2010 la prima équipe missionaria, composta da tre religiose, venne inviata ad Haiti. Da allora hanno lavorato ad Haiti le religiose di 17 congregazioni. Attualmente sono quattro e operano in una comunità estremamente povera alla periferia di Port-au-Prince. Le religiose contribuiscono alla formazione della leadership, all'alfabetizzazione delle donne, alla cucina comunitaria, all'accompagnamento psicologico, ai laboratori d'arte musica e teatro, di taglio e cucito, di panetteria e pasta. Sono inoltre impegnate nella formazione degli adolescenti e dei giovani, e seguono circa 50 bambini in malnutrizione estrema.
Suor Fatima Kapp, consigliera del settore Missione della CRB, sottolinea che la miseria affligge senza pietà la maggior parte del popolo haitiano, l’elevata disoccupazione genera fame e violenza. Inoltre fino ad oggi, tutto è molto difficile, non esiste neanche una residenza fissa per le religiose che lavorano nei progetti. Nel settembre 2020 il termine dei 10 anni stabilito per l'attuazione del progetto è scaduto. Ma la CRB, con il sostegno della CNBB, si è assunta la responsabilità di continuare l'azione socio-pastorale nella regione e ha iniziato una nuova fase della missione intercongregazionale ad Haiti. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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OCEANIA/AUSTRALIA - Oltre 360 scuole cattoliche coinvolte nella speciale Giornata dell'Infanzia missionaria
 
Sydeny (Agenzia Fides) - La speciale Giornata missionaria dedicata ai Bambini è stata organizzata da "Catholic Mission", direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie e intitolata "Socktober Day": l’iniziativa, che unisce il termine "socks" e "October", si ricollega all'espressione "sock it to something", tipica australiana, che significa "colpire". Catholic Mission invita ogni ragazzo a dare il suo contributo per risolvere le questioni sociali, attraverso il gioco del calcio: il motto del 2020 è "sock it to poverty", ovvero "dai un calcio alla povertà". I bambini australiani calciano un "sockball" (un pallone fatto con tanti calzini) realizzato a mano, sperimentando come si gioca a calcio nei paesi più poveri, laddove i ragazzi mettono insieme tanti stracci per fare una palla, giocando su campetti di terra.
Oltre 360 ​​scuole cattoliche, in rappresentanza di quasi tutte le diocesi australiane, hanno aderito al movimento "Socktober" nel 2020, contribuendo a raccogliere fondi che vanno a beneficiare i bambini bisognosi in Cambogia e in altre nazioni del mondo. Il 21 ottobre migliaia di studenti si sono cimentati e hanno messo alla prova le loro abilità calcistiche, prendendo parte alla speciale competizione nel tirare "calci di rigore" e migliorando le loro abilità in uno sport che unisce i bambini di ogni angolo del mondo.
Come afferma in una nota inviata all'Agenzia Fides Matt Poynting, di Catholic Mission, "la Giornata è stata dedicata alla celebrazione dello spirito missionario nei bambini a livello globale. Nonostante gli anni molto difficili che le scuole e le famiglie hanno vissuto, la generosità degli studenti australiani e delle loro famiglie verso chi è in forte difficoltà è fonte di ispirazione. La Giornata dell'Infanzia missionaria è un evento che aiuta a riconoscere l'impegno missionario dei bambini, che fanno del bene per i loro fratelli e sorelle all'estero, anche se significa sacrificare qualcosa di quello che hanno".
Oltre a partecipare alla celebrazione online oggi sul sito web www.socktober.org.au, molte scuole hanno scelto di ospitare i propri "Socktober Event Days", organizzando seminari o sessioni in cui si tiravano i calci di rigore sui campetti da calcio, o utilizzando altre modalità di animazione, proposte da Catholic Mission.
"Il nostro team di educatori ha messo insieme un programma per coinvolgere la testa, il cuore e le mani degli studenti, nelle loro comunità scolastiche. Il feedback degli insegnanti è che gli studenti amano davvero le attività e la riflessione che avvengono durante il programma", ha rimarcato Poynting.
Le scuole di tutta l'Australia sono nel pieno delle attività previste durante il Mese missionario, promuovendo un importante sforzo di raccolta fondi. Nel 2020 sono già stati raccolti oltre 50.000 dollari australiani per l'evento Socktober e l'obiettivo è raddoppiarli.
"Catholic Mission" è la Direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie. Fondata a Sydney nel 1847, Catholic Mission contribuisce a finanziare progetti pastorali e sociali per le Chiese in Africa, Asia, Oceania e Sud America, inerenti la formazione spirituale, la cura pastorale, l'istruzione, la salute, i servizi igienico-sanitari e i programmi agricoli.
(PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)

lunedì 13 luglio 2015

Bollettino Fides News del 13 luglio 2015

EUROPA/ITALIA - La “beata dei migranti”: attualità di madre Marchetti, cofondatrice delle Scalabriniane
Roma (Agenzia Fides) – Madre Assunta Marchetti, cofondatrice delle suore Scalabriniane, è stata “donna dell'Ottocento, ma che definiamo un modello per la donna di oggi, che vive in un mondo in continuo movimento. La sua esperienza di missionaria, pronta ad aiutare gli ultimi, è un esempio di come essere creativi nell'azione caritatevole”: lo afferma suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane. Nata nel 1871 in provincia di Lucca (Italia), a 24 anni Assunta partì missionaria in Brasile, per aiutare gli orfani e i migranti. Impegnata tra i poveri e gli ultimi del mondo, ha vissuto il fenomeno delle migrazioni come un fattore di sviluppo dell'uomo da sostenere con la carità cristiana. Morì per le conseguenze di una ferita ad una gamba, procuratasi mentre era andata a visitare un ammalato, il 1° luglio 1948 a San Paolo. Sabato 25 ottobre 2014, nella Cattedrale di San Paolo del Brasile, Madre Assunta Marchetti è stata iscritta nell’albo dei Beati d urante la Messa presieduta dal Card. Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di San Paolo (vedi Fides 27/10/2014).
Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides, da quel giorno una serie di iniziative si sono svolte in tutto il mondo dove sono presenti le comunità scalabriniane, che hanno coinvolto anche le diverse comunità di migranti con cui operano, ponendo al centro la figura della “beata dei migranti” e la straordinaria attualità della sua opera missionaria. Il 1° luglio, giorno della sua festa liturgica, nella stessa Cattedrale di San Paolo il Card. Scherer ha presieduto la Messa solenne; a Camaiore, suo luogo di nascita, la Collegiata si è dipinta dei colori del mondo dei “nuovi migranti”; in Svizzera, a Lucerna, c'è stato un evento che ha visto protagonisti i migranti italiani. (SL) (Agenzia Fides 13/07/2015)
AFRICA/BURUNDI- Scoperto arsenale dei ribelli, scontri nel nord: situazione confusa alla vigilia del voto presidenziale
Bujumbura (Agenzia Fides) - Le autorità burundesi hanno annunciato la scoperta di depositi di armi clandestini, l’arresto di un centinaio di presunti ribelli, ed hanno diffuso le immagini dell’arsenale sequestrato. “L’opposizione ribatte che si è trattato di una messinscena del governo per spaventare la popolazione alla vigilia del voto presidenziale” dicono all’Agenzia Fides fonti locali da Bujumbura, capitale del Burundi, che chiedono l’anonimato.
“La situazione è sempre più confusa ed è difficile districarsi tra le voci che circolano nel Paese” aggiungono le nostre fonti. “Quel che è certo è che in Burundi ci sono episodi di violenza. Due notti fa a Bujumbura sono state sentite delle sparatorie. C’è chi dice che i responsabili siano i ribelli, altri invece le milizie filo-governative”.
“Nel nord del Burundi ci sono stati scontri tra l’esercito e un gruppo ribelle, formato in gran parte da ex militari, che si sono ribellati alla decisione del Presidente Pierre Nkurunziza di concorrere per un terzo mandato, nonostante la Costituzione ne preveda solo due. Come noto, l’esercito si è spaccato sulla possibilità che il Capo di Stato uscente possa rimanere al potere dopo la scadenza del suo secondo mandato”.
Nel frattempo le elezioni presidenziali, previste il 15 luglio, sono state posticipate di una settimana, al 21 luglio. Per cercare di risolvere la grave crisi politica è giunto a Bujumbura il Presidente ugandese Yoweri Museveni, incaricato della mediazione da parte della Comunità dell’Africa Orientale. (L.M.) (Agenzia Fides 13/7/2015)
AFRICA/CONGO RD - Nuovi assalti del Muslim Defense International (MDI) nel Nord Kivu
Kinshasa (Agenzia Fides) – Un totale di 16 morti, dei quali 8 sono terroristi uccisi dall’esercito, 3 civili uccisi dagli assalitori e 5 militari caduti in battaglia. È questo il bilancio di un assalto dei jihadisti della Muslim Defense International (MDI), il nuovo nome del gruppo di origine ugandese ADF-NALU, contro una postazione dell’esercito congolese a May-Moya, nel Nord Kivu nell’est della Repubblica Democratica del Congo. I jihadisti hanno bruciato una ventina di abitazioni, saccheggiato la farmacia e i negozi e rapito 14 civili, 11 dei quali successivamente liberati. Questi ultimi affermano che la maggior parte dei loro rapitori si esprimevano in swahili dell’Africa dell’est, in Kiganda (lingua parlata in Uganda), Kinyarwanda (lingua rwandese) e in arabo (durante le preghiere).
Secondo quanto riporta un comunicato inviato all’Agenzia Fides dal Coordinamento della locale società civile, l’attacco è avvenuto il 26 giugno. Successivamente il 9 luglio, l’MDI ha attaccato un’altra postazione dell’esercito sull’asse stradale Mbau-Kamango, nel parco nazionale di Virunga. Nell’assalto sono morti 9 militari congolesi e 2 civili.
L’MDI si è reso responsabile già sotto la sigla ADF-NALU di numerosi crimini in quest’area della Repubblica Democratica del Congo. Per questo motivo il Centro per la pace, la democrazia e i diritti umani (CEPADHO) del Nord Kivu ha chiesto che Jamili Mukulu, uno dei capi dell’organizzazione terroristica, arrestato in Tanzania ad aprile, venga estradato nella RDC e non in Uganda, come annunciato dalle autorità tanzaniane. I crimini a lui imputati (stragi, omicidi, stupri, rapimenti, reclutamento di bambini soldato) sono stati infatti commessi sul territorio congolese, ricorda un comunicato inviato all’Agenzia Fides. Di recente l’Assemblea Episcopale Provinciale di Bukavu aveva denunciato la minaccia jihadista che incombe nella regione (vedi Fides 26/5/2015). (L.M.) (Agenzia Fides 13/7/2015)
AMERICA/MESSICO - “La corruzione si diffonde quando la trasparenza rimane solo nelle buone intenzioni”: la voce cattolica dinanzi agli scandali
Città del Messico (Agenzia Fides) – La LXII legislatura del Congresso del Messico ha approvato la legge generale di trasparenza durante l'ultimo periodo di sessioni ordinarie, prima della conclusione della legislatura, promettendo criteri di austerità rigorosi, vista la crisi economica che colpisce senza pietà milioni di messicani. Tuttavia i legislatori che terminano il loro mandato, godranno di vantaggi economici sostanziosi, così “la fine della legislatura sarà un insulto per i messicani, senza risorse minime per far fronte alle spese di una giornata della famiglia" commenta l'editoriale di "Desde la Fe", settimanale della diocesi della capitale messicana, Mexico.
Secondo i dati riportati dallo stesso editoriale, pervenuto all’Agenzia Fides, ai 500 deputati uscenti verranno garantiti, fra buonuscita e fondo per i viveri, 556 milioni di pesos messicani (circa 35 milioni di dollari americani). Questa cifra potrebbe ulteriormente aumentare qualora venissero riconosciuti entro il 30 agosto, secondo la legge, altri lavori straordinari da retribuire.
"Il paese non è nelle condizioni di dare ‘premi e risarcimenti’ ai deputati locali e federali – scrive l’editoriale -. L’impegno politico è diventato un business, di cui beneficia colui che approfitta di una carica pubblica. E la corruzione si diffonde quando la trasparenza rimane solo nelle buone intenzioni. La cosa più deplorevole è l'offesa al popolo del Messico, che ogni giorno lotta per avere condizioni minime di benessere… nelle tasche della gente non ci sono soldi per mangiare tre volte al giorno. La casta politica accentua sempre di più il divario e il popolo mette in discussione il senso della rappresentanza, perché la carica politica è servizio, non affari. Sembra che non capiscano ..."
(CE) (Agenzia Fides, 13/07/2015)
AMERICA/COLOMBIA - Una volta firmata la pace, la vera sfida del governo sarà di saperla gestire
Bogotà (Agenzia Fides) – Tutti hanno speranza e fiducia che i colloqui di pace possano arrivare al più presto ad un accordo definitivo, ma è necessario andare al di là della firma a L'Avana, e che il governo sia presente nelle regioni colombiane più remote. Così si sono espressi i Vescovi delle diocesi di Quibdo, Tumaco, Tibu e Santa Marta, insieme agli Arcivescovi di Cali e Medellin, che durante un incontro con la stampa hanno presentato le sfide che esistono nella regione, sottolineando che le loro giurisdizioni ecclesiastiche sono state le più colpite dal conflitto in questi ultimi mesi.
La nota pervenuta a Fides da una fonte locale, segnala che Sua Ecc. Mons. Omar Alberto Sánchez Cubillos, O.P., Vescovo di Tibu, al centro della zona del Catatumbo, si è detto fiducioso che venga firmato l'accordo di pace, tuttavia ritiene che la vera sfida del governo sarà di saper gestire quella pace. Ha raccontato che il suo territorio non solo è controllato dalle FARC, ma registra anche la presenza dell’ELN e delle bande. "La situazione è desolante" ha commentato.
Mons. Gustavo Girón Higuita, O.C.D., Vescovo di Tumaco, ha raccontato di come la città abbia vissuto per tutto il mese scorso senza elettricità e senza acqua. Pur essendo in una zona al centro del conflitto, crede nel dialogo, in quanto "con le armi non si può raggiungere la pace".
Il Vescovo di Quibdo, Sua Ecc. Mons. Juan Carlos Barreto, ha invece rilevato come un anno fa abbia denunciato la crisi umanitaria nella sua zona, e questa ancora oggi continua. Finora il governo ha fatto solo un intervento. Ha aggiunto che la sfida del prossimo sindaco di Quibdo sarà la trasparenza nella gestione delle risorse.
Secondo la nota, questi Vescovi hanno presentato le principali preoccupazioni delle persone della loro zona alla fine dell'Assemblea Plenaria, svoltasi la settimana scorsa a Bogotà (vedi Fides 11/07/2015). Tra queste, nella diocesi di Santa Marta, il problema più grave è la mancanza di acqua potabile; a Cali il sistema di appalti per le opere pubbliche sembra essere gestito dal narcotraffico; a Medellin prevale il potere delle bande della criminalità organizzata. (CE) (Agenzia Fides, 13/07/2015)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 24 novembre 2024

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