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ASIA/INDONESIA - I Vescovi: attualizzare il Documento di Abu Dhabi per migliorare il dialogo con l'islam | |
Bandung (Agenzia Fides) - "La fraternità umana per un'Indonesia pacifica" è il tema dell'Assemblea dei Vescovi indonesiani, in corso a Bandung (4-11 novembre), con l'obiettivo di "comprendere bene il Documento di Abu Dhabi sulla fraternità umana per la pace e la vita nel mondo, firmato congiuntamente da Papa Francesco e dal Grande Imam Ahmed el-Tayeb ad Abu Dhabi lo scorso febbraio, attualizzando il documento nel contesto indonesiano, al fine di rafforzare il dialogo della Chiesa indonesiana con l'islam nell'arcipalago" recita una nota inviata all'Agenzia Fides. Come appreso da Fides, i Vescovi indonesiani hanno fortemente voluto dedicare la loro Assemblea alla riflessione su quel Documento, per trovare strade di applicazione nella realtà tanto diversa e plurale dell'arcipelago indonesiano. I relatori, ospiti nelle giornate di studio, sono stati l'Imam della Moschea Istiqlal di Jakarta, Nasaruddin Umar; il Segretario dell'Istituto internazionale per le relazioni della organizzazione islamica "Muhammadiyah", Wachid Ridwan; la coordinatrice nazionale del movimento "Gusdurian Network", Alissa Wahid; Padre Damiano Fadjar Tejo Soekarno, prete della diocesi di Malang, attivista in una comunità interreligiosa nell'isola di Madura. Secondo il Cardinale Ignatius Suharyo, Presidente della Conferenza episcopale indonesiana, "il tema scelto dai Vescovi era conforme alla richiesta di Papa Francesco, che ha chiesto all'episcopato di tutto il mondo di trovare modalità di attualizzare le idee contenute nel documento di Abu Dhabi". L'Arcivescovo Piero Pioppo, Nunzio Apostolico in Indonesia, nel suo discorso ai Vescovi indonesiani ha affermato che "quel Documento è molto importante soprattutto per la situazione nazionale dell'Indonesia, laddove la ricerca di pace, armonia e convivenza è una sfida che dobbiamo affrontare insieme". “Come Vescovi della Chiesa cattolica che ha dato un grande contributo alla nascita della nostra nazione, e come nazione indipendente, unita e sovrana, ne avete bisogno per preservare i valori condivisi della società. Dobbiamo guidare la nostra comunità, umilmente, in un dialogo fraterno con tutte le persone, per proclamare sempre in Indonesia i valori del Vangelo e dell'unità ("Ut unum sint"), che sono il nostro contributo speciale al futuro della nazione”, ha affermato il Nunzio Apostolico. Secondo il Segretario esecutivo della Commissione episcopale per la comunicazione, padre Steven Lalu, "le discussioni durante i giorni di studio dei Vescovi hanno portato a comprendere che tutte le parti coinvolte devono impegnarsi a diffondere i buoni valori del Documento e a concretizzarlo in attività che costruiscono la pace e la convivenza. Oltre a questo, si è detto durante i lavori, la tolleranza è necessaria non per trovare somiglianze ma piuttosto per abituarsi a vivere le differenze". (PP) (Agenzia Fides 7/11/2019) | |
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ASIA/NEPAL - I missionari Clarettiani: cura e istruzione dei bambini vittime del terremoto | |
Kathmandu (Agenzia Fides) - I missionari Clarettiani sono impegnati a costruire il futuro dei bambini orfani e poveri, vittime del terremoto del 2015 in Nepal, fornendo loro assistenza e istruzione. “Abbiamo visitato il Nepal dopo il terremoto del 2015 e abbiamo contribuito a ricostruire il villaggio di Wasbang, nel distretto di Chitwan, nel centro del Nepal. Ci siamo imbattuti in un bambino orfano e abbiamo iniziato a prendercene cura. Oggi stiamo aiutando e educando oltre 400 studenti. Il nostro obiettivo è aiutare 900 studenti entro il 2025 ”, dice all'Agenzia Fides il padre Clarettiano Jojo Peter Ancheril, tra i responsabili dell'iniziativa, avviata dai missionari Clarettiani di Macao. Oltre 400 bambini, orfani, poveri e con disabilità fisiche, risiedono nella casa dei bambini di Antyodaya a Parsa, nel distretto di Chitwan. La casa è stata costruita il 13 maggio 2017. "Intendiamo raggiungere i bambini meno fortunati dei villaggi remoti offrendo loro l'educazione e lo sviluppo della personalità", afferma padre Ancheril. Il 12 aprile 2015 il forte sisma colpì il Nepal, uccidendo migliaia di persone e lasciando milioni di persone senza tetto e senza la possibilità di soddisfare i bisogni primari. Imponente fu la mobilitazione internazionale e la casa dei bambini di Antyodaya rientrò in questa ondata di solidarietà. Padre Ancheril, dopo un primo viaggio in Nepal, iniziò a coinvolgere parrocchiani e benefattori per ricostruire case per le famiglie colpite dal sisma, nel villaggio di Wasbang, anche grazie al supporto dei Padri della Little Flower Society di Narayangh. Dopo un successivo viaggio con circa 30 pellegrini, questo impegno si fortificò e stabilizzò. Un giorno Bobby Anthony, project manager in Nepal, si imbattè in una bambina di circa quattro anni che vagava nella giungla. Sua madre era malata di cancro (e poco dopo morì), suo padre era vecchio e fragile. Iniziarono così a prendersene cura e così venne l'ispirazione di occuparsi stabilmente di bambini in situazioni simili, costruendo una apposita casa per loro. Yessermaya, assistente sociale del luogo, si interessò ai lavori di costruzione e identificò altri bambini bisognosi. Ben preso si aggiunsero altri bambini da villaggi rurali, dove non vi erano scuole e le famiglie vivono in estrema povertà. "Oggi la Casa per bambini di Antyodaya offre agli studenti una nuova vita per crescere, lavorare e sperare nel futuro. Agli studenti viene data la giusta attenzione e cure speciali per i bisognosi, oltre che istruzione e assistenza sanitaria. L'amore di Dio non conosce limiti". conclude suor Liza Franca Augustine, collaboratrice del progetto e missionaria in Nepal. (SD) (Agenzia Fides 7/11/2019) | |
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AMERICA/ARGENTINA - “Superare le diverse forme di violenza e costruire un'amicizia sociale” chiedono i Vescovi | |
Pilar (Agenzia Fides) – “Chiediamo a Dio di aiutarci affinché il percorso democratico si traduca in una vita dignitosa, sviluppo integrale, lavoro per tutti, accesso alla salute e istruzione di qualità”: lo affermano i Vescovi dell’Argentina in un messaggio dal titolo “Il rafforzamento della nostra nazione”, che hanno pubblicato mentre si svolge la loro Assemblea Plenaria nella città di Pilar. Dal 4 al 9 novembre infatti l’Episcopato argentino è riunito per affrontare diversi temi relativi alla realtà sociale e pastorale, tra cui la prevenzione degli abusi sessuali nella Chiesa, il Congresso Mariano dell’anno prossimo, l’elaborazione del catechismo argentino, il Sinodo per l’Amazzonia, la riforma economica. Dopo le elezioni del 27 ottobre, che hanno decretato la vittoria al primo turno del candidato peronista Alberto Fernandez, che ha ottenuto il 48,10% dei voti, mentre il presidente uscente liberale Mauricio Macri non è andato oltre il 40,37%, i Vescovi nel loro messaggio pervenuto a Fides, ribadiscono che “all'inizio di un nuovo periodo della nostra democrazia, per il quale abbiamo optato irreversibilmente, vogliamo camminare con gli argentini per consolidarla ogni giorno di più”. “La Patria richiede a tutti – proseguono - un rinnovato sforzo di dialogo sincero e di ricerca del consenso al fine di generare una sintesi superiore. La grandezza della nostra leadership si manifesterà in questo tentativo se saprà incorporare anche gli sforzi e le ricerche dei più poveri”. I Vescovi sottolineano poi il crimine della corruzione e ribadiscono che il reale rafforzamento della democrazia non sarà possibile “senza una ferma opzione etica ai diversi livelli della vita sociale, senza una vera divisione dei poteri dello Stato e una partecipazione quotidiana e generosa di ogni argentino”. Infine esortano, come cittadini responsabili, “a formare un popolo che, al di là delle discrepanze, mantenga riferimenti stabili conformi ad un progetto comune”, questo presuppone “un rinnovato impegno per superare le diverse forme di violenza e per costruire un'amicizia sociale”. (S.L.) (Agenzia Fides 07/11/2019) | |
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AMERICA/PARAGUAY - L’Arcivescovo di Asunción: “immorale” aumentare lo stipendio dei politici invece di sostenere i più poveri | |
Luque (Agenzia Fides) – E’ "immorale" la richiesta di aumentare gli stipendi ai politici invece di destinare il denaro a creare e rafforzare programmi per la salute, l’istruzione e l’alloggio destinati ai settori più vulnerabili della popolazione, continuamente in crescita: lo ha denunciato l’Arcivescovo di Asunción, Mons. Edmundo Valenzuela, durante una conferenza stampa tenuta ieri, in occasione dell’Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale del Paraguay, che si tiene a Luque (vedi Fides 5/11/2019) e prende in considerazione i principali temi legati alla realtà sociale ed ecclesiale del paese. Durante la conferenza stampa, sollecitato dai giornalisti, Mons. Valenzuela ha sottolineato che la richiesta di aumento degli stipendi conviene solo ai politici, e ha aggiunto: "sappiamo già che con i politici non avremo certo giustizia e solidarietà". Ha quindi ribadito che la richiesta è "immorale" proprio perché non esiste da parte delle autorità l'interesse ad aumentare il bilancio per la salute, l'istruzione e l'edilizia abitativa, in particolare per quei settori che sono a rischio continuo. L’Arcivescovo ha invitato i rappresentanti dei partiti politici a riconsiderare la richiesta e a ripensare la situazione usando come esempio gli avvenimenti in Cile e in Bolivia, in quanto ciò "può essere una causa di rivolta, in seguito alle ingiustizie, a causa di una realtà ingiusta". “Con i soldi dati ai politici non ci sono progressi. Almeno finora non l'abbiamo visto. Chiediamo che il buon denaro pubblico sia ben utilizzato nei programmi che promuovono lo sviluppo dell'agricoltura familiare, dell'istruzione e della salute che sono sempre molto minacciati” ha ribadito Mons. Valenzuela. Sebbene attraverso il programma Tekoporà del Ministero dello Sviluppo Sociale, 612 mila persone in estrema povertà percepiscano un bonus per i servizi fondamentali, la realtà dei circa 7 milioni di abitanti del Paraguay è che le famiglie povere ed in estrema necessità aumentano ogni giorno. Inoltre nei programmi di sostegno alle famiglie, le famiglie indigene vengono penalizzate ricevendo sussidi inferiori. L'incontro dei Vescovi culminerà venerdì 8 novembre nella casa di riposo “Emmaus”, situata nella periferia della città di Luque. (CE) (Agenzia Fides, 07/11/2019) |
Filippesi 1,4 ... e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia...
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venerdì 8 novembre 2019
Agenzia Fides 7 novembre
mercoledì 5 luglio 2017
Agenzia fides 5 luglio 2017
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ASIA/SIRIA - Il Presidente siriano Assad incontra il nuovo Patriarca e i Vescovi della Chiesa cattolica greco-melchita | |||
Damasco (Agenzia Fides) – Le Chiesa cattolica greco melchita e le altre Chiese e comunità ecclesiali presenti in Siria hanno giocato un “ruolo importante” a livello nazionale durante il conflitto siriano, soprattutto perchè hanno contribuito a custodire il senso di unità e di appartenenza nazionale di fronte ai tentativi di diffondere “idee estremiste”. E' questo il riconoscimento tributato dal Presidente siriano Bashar al Assad al nuovo Patriarca cattolico greco melchita Youssef, da lui ricevuto a Damasco insieme a una delegazione di Vescovi melchiti, nella giornata di martedì 4 luglio. Il ricevimento presidenziale è avvenuto nella cornice delle cerimonie per l'insediamento del nuovo Patriarca nella sede di Damasco. L'agenzia ufficiale siriana SANA, con i suoi toni consueti, dà notizia dell'incontro riferendo che durante i colloqui è stato celebrato lo spirito del popolo siriano e la capacità delle sue diverse componenti di resistere insieme alla “guerra terroristica”, determinando gli esiti di un conflitto “i cui effetti determineranno le sorti di tutti i popoli della regione”. Il 71enne Youssef Absi è stato eletto Patriarca di Antiochia dei greco-melchiti mercoledì 21 giugno. Nativo di Damasco, possiede anche la cittadinanza statunitense. Appartiene alla Società dei missionari di San Paolo (Padri Paolisti), sorta nel Novecento in seno alla Chiesa cattolica greco-melchita con l'intento di alimentare la vita spirituale dei fedeli soprattutto attraverso la predicazione e le missioni popolari. Prima di essere eletto Patriarca era Arcivescovo titolare di Tarso e Vicario patriarcale a Damasco. Prima dell'inizio del conflitto siriano, le stime più ricorrenti accreditavano in Siria la presenza di circa 235mila cattolici greco melchiti. (GV) Agenzia Fides 5/7/2017) | |||
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ASIA/TURCHIA - Imponenti misure di sicurezza per la celebrazione ecumenica in onore dei Santi Pietro e Paolo a Antiochia | |||
Antakya (Agenzia Fides) – Quest'anno sono state imponenti le misure di sicurezza messe in campo in occasione della celebrazione della festa dei Santi Pietro e Paolo ad Antakya, l'antica Antiochia sull'Oronte, nella provincia turca dell'Hatay. Lo riferisce il padre cappuccino Domenico Bertogli, in un breve resoconto delle celebrazioni inviato all'Agenzia Fides. Anche quest'anno, il centro delle giornate di festa è stata la “Grotta di Pietro”, l'antica chiesa rupestre sul monte Silpius, riaperta alle visite nel 2015, dopo un restauro durato molti anni. Alle 10 del 29 giugno – riferisce padre Bertogli – presso la grotta si è svolta una celebrazione ecumenica presieduta dal Vescovo Kostantin, Igumeno del monastero di S. Elia in Libano – rappresentante di Yohanna X, Patriarca di Antiochia dei siro-ortodossi – e dal Vescovo Paolo Bizzeti, SJ, Vicario apostolico dell'Anatolia. Il Comune di Antakya – avverte p. Bertogli - “ha provveduto alle sedie, all’impianto di amplificazione e ai pullman per portare i fedeli”. Alla celebrazione hanno preso parte, tra gli altri, un archimandrita e 5 sacerdoti ortodossi, 6 sacerdoti cattolici e il reverendo coreano Jakub, pastore protestante di Antakya. Nei loro vari interventi, introdotti dal padre cappuccino Paolo Raffaele Pugliese, Vescovi e sacerdoti si sono soffermati “sull’importanza di questa città” e sul fatto di “vivere uniti nel rispetto e nell’amore". "Si è pregato per la pace in turco, arabo e coreano, con un pensiero particolare alla vici na Siria, martoriata da un’assurda, lunga guerra civile. Veramente” aggiunge il frate cappuccino “è stato un richiamo quanto mai forte a camminare insieme con rinnovata fede, sull’esempio dei due grandi Apostoli”. L'antica chiesa rupestre di San Pietro conserva ancora la fisionomia che le diedero i crociati, che conquistarono l'antica Antiochia sull'Oronte nel 1098. Ma già i bizantini avevano trasformato in cappella il luogo dove si incontravano i primi battezzati nei periodi di persecuzione, nella città dove per la prima volta i discepoli di Gesù furono chiamati cristiani e dove fu Vescovo San Pietro, prima di venire a Roma. Il restauro recente ha posto fine allo stato di abbandono in cui versava la Grotta di Pietro, reso ancora più avvilente da rozzi interventi precedenti. In anni passati, Patriarchi e Vescovi sono stati spesso presenti alle celebrazioni che vi si sono svolte in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo. (GV) (Agenzia Fides 5/7/2017) | |||
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ASIA/NEPAL - Dopo il terremoto, cresce la fede nel popolo di Dio | |||
Kathmandu (Agenzia Fides) – In un evento tragico come il terremoto, non manca la grazia di Dio: è quanto emerge dal contesto del Nepal dove, dopo il forte sisma del 2015, si è rafforzata la fede nel popolo di Dio: “Il terremoto è stato orribile e spaventoso. Ma nella tragedia ci siamo sentiti vicini l'uno all'altro, abbiamo pregato con costanza, abbiamo messo in moto uno sforzo di solidarietà e ricevuto aiuti da diverse parti del mondo. In tal modo, gradualmente, ci hanno aiutato a ricostruire le nostre vite e i mezzi di sostentamento. Abbiamo sperimentato la resilienza, la pazienza e l'ottimismo, la speranza e il coraggio, anche in un'esperienza così dolorosa. La nostra fede ne è uscita rinsaldata”, racconta a Fides una donna cattolica nepalese di nome Uttara. “Il sisma non ha indebolito l'amore e la solidarietà dei cristiani e dei non-cristiani. Ci ha colpito ricevere aiuti da persone di tutto il mondo, senza alcuna differenza di fede. Siamo stati toccati dal vedere tanto amore e compassione della gente nei nostri confronti: questo ci ha aiutato a renderci conto della misericordia di Dio nella nostra vita” aggiunge un’altra cristiana, Babita, parlando a Fides. Molti uomini e donne, cristiani nepalesi (nel paese i cristiani sono solo l’1,4% della popolazione, dei quali 8.000 cattolici, su circa 30 milioni di abitanti a maggioranza indù), esprimono il medesimo concetto e dicono a Fides che l’evento drammatico del terremoto ha contribuito a rafforzare la loro fede in Dio e a sperimentare concretamente lo spirito di solidarietà. Alla fase di emergenza, assistenza e ricostruzione, hanno cooperato le istituzioni civili, il governo, le Ong, gli enti internazionali, le comunità religiose come la Chiesa cattolica attraverso la Caritas. Sono trascorsi due anni da quel 25 aprile del 2015, quando un terremoto di magnitudo 7.8 ha scosso il Nepal. Oltre 8.500 persone sono morte, oltre mezzo milione di case distrutte, oltre cinque milioni di persone in qualche modo interessate dagli effetti del sisma: si tratta del disastro naturale dagli effetti maggiormente letali della storia del paese. Tra gli organismi cattolici, Caritas India e Nepal e le Caritas di altri paesi occidentali sono state ampiamente coinvolte nell’opera di riabilitazione, nella ricostruzione di abitazioni con criteri e materiali antisismici, in progetti per il sostegno e lo sviluppo delle genti colpite . A due anni dal sisma, numerose famiglie si sono installate in nuove case, ha riferito “Cafod” (Caritas del Regno Unito), spiegando che “la risposta umanitaria include il sostegno a partner locali per organizzare laboratori di formazione professionale con persone appartenenti alle comunità colpite, in modo che possano costruire case più sicure, in grado di sopportare scosse di terremoto”. Le donne, rileva Cafod, hanno subito in modo sproporzionato l’impatto del terremoto e per questo i progetti di riqualificazione educativa e professionale avviati rappresentano “un'ancora di salvezza per loro”. Non mancano programmi per ricostruire le scuole, i sistemi idrici, le aziende agricole. La Caritas, con tutti i suoi partner e agenzie di vari paesi, è tuttora impegnata in progetti e iniziative che mirano a restituire dignità delle persone colpite e aiutare i sopravvissuti a ricostruire un futuro prospero. (SD-PA) (Agenzia Fides 5/7/2017) | |||
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AMERICA/VENEZUELA - “Bisogna rispettare i diritti umani in Venezuela” chiede Mons. Padron; un altro giovane morto negli scontri | |||
Bogotà (Agenzia Fides) – Il Presidente della Conferenza Episcopale del Venezuela (CEV), l’Arcivescovo di Cumaná, Mons. Diego Rafael Padrón Sanchez, ha ricordato che la crisi sociale e politica nel suo paese è "molto grave" e che serve con urgenza un dialogo tra il governo e l'opposizione per evitare ulteriori morti. Mons. Padron Sanchez ha fatto queste dichiarazioni parlando con la stampa colombiana, durante la sua visita ai Vescovi della Colombia riuniti a Bogotà per la loro 103ma Assemblea Plenaria. "Che la crisi venezuelana sia molto grave lo dimostrano i tre mesi di proteste continue" ha commentato Mons. Padrón Sánchez, sottolineando che manca chiarezza sulla questione dei diritti umani. Attualmente si parla di circa 85 persone, soprattutto giovani, che sono morti durante le proteste, ma non c’è alcun registro o informazioni precise su questi casi. "Riusciamo a conoscere queste notizie dal racconto della gente… c'è anche un gran numero di accuse di violazioni dei diritti umani sotto forme mai pensate e in ogni senso" ha denunciato l'Arcivescovo di Cumaná, secondo le informazioni pervenute a Fides. Mons. Padron ha negato che la Chiesa in Venezuela sia perseguitata, ma ha riconosciuto che il suo lavoro viene ostacolato. "In questo momento ciò di cui il Venezuela ha bisogno non è una nuova Costituzione, ma che i problemi di cibo, medicine, libertà e rispetto della dignità umana vengano risolti" ha concluso. Nella diocesi venezuelana di San Cristóbal, Sua Ecc. Mons. Mario Moronta ha intanto pubblicato un comunicato per vietare l’uso delle parrocchie e dei locali annessi per il referendum del 16 luglio, organizzato dagli organi del governo nella zona, per decidere se sostenere o meno la contestata Assemblea Nazionale Costituente. “Si tratta di un'attività eminentemente politica e di partito - si legge nel comunicato -. I leader possono farlo, se lo desiderano, nelle aree pubbliche aperte, ma non in chiese, cappelle, luoghi di culto o nei loro cortili o nelle vicinanze". Ieri nel comune di Cardenas (Tachira), un giovane di 25 anni è morto durante uno scontro con la Guardia Nazionale durante le manifestazioni in questa zona. Non è stata ancora chiarita la vicenda, ma sembra che sia stato colpito da un lacrimogeno. (CE) (Agenzia Fides, 05/07/2017) | |||
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AMERICA/STATI UNITI - Il Card. Tobin: “Noi cattolici americani siamo una Chiesa di migranti” | |||
Orlando (Agenzia Fides) – Nel contesto della chiusura del più grande incontro di cattolici nord americani svoltosi ad Orlando, negli Stati Uniti d’America, al quale hanno partecipato più di 3 mila persone, l'Arcivescovo di Newark (New Jersey), il Card. Joseph William Tobin C.Ss.R. ha rilasciato un'intervista al quotidiano La Croix in cui sottolinea la forza dell'identità cristiana dinanzi alla crisi che vivono oggi molti paesi. "Come seguaci di Gesù, dobbiamo fare attenzione a non escludere gli altri – afferma il Cardinale -. Il clima di insicurezza ha provocato un patriottismo esagerato negli Stati Uniti. Ognuno si identifica prima di tutto come un americano piuttosto che come discepolo di Gesù. Tutto ciò che passa avanti alla nostra identità cristiana, diventa idolatria. E noi stessi, cattolici americani, siamo presi da questo rischio". Alla domanda sui rapporti della Chiesa con il Presidente Trump, il Card.Tobin risponde: "Donald Trump è un uomo d'affari. Dice che cerca sempre di concludere un accordo. I Vescovi devono stare attenti, perché farà vedere di essere contro l'aborto, che non li costringerà a sostenere la contraccezione ... E in cambio, chiede il silenzio sulle sue parole così irrispettose degli altri o sul fatto di riportare alla frontiera i migranti. E' pericoloso. Noi cattolici americani siamo una Chiesa di migranti. Abbiamo sempre lavorato a loro favore”. (CE) (Agenzia Fides, 05/07/2017) |
martedì 20 ottobre 2015
Bollettino Fides News del martedi 20 ottobre 2015
AFRICA/GUINEA - Il Presidente uscente in testa nei risultati provvisori delle elezioni presidenziali
Conarky (Agenzia Fides) - Il Presidente uscente Alpha Condé appare in testa nei risultati provvisori nelle elezioni presidenziali tenutesi nella Repubblica di Guinea l’11 ottobre. Secondo i dati pubblicati il 17 ottobre dalla Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI), Condé ha ottenuto il 57,85 % dei voti, contro i 31,44 % del secondo qualificato, Cellou Dalein Diallo. Se i risultati definitivi confermeranno queste percentuali, Condé verrà rieletto direttamente al primo turno avendo raggiunto la maggioranza assoluta (50% più uno dei voti) necessaria a vincere senza passare per il ballottaggio.
L’opposizione, formata da Diallo e da altri 6 candidati aveva denunciato frodi elettorali (vedi Fides 13/10/2015). La missione degli osservatori elettorali inviati nel Paese dall’Unione Europea ha sollecitato la CENI a fornire risultati dettagliati di tutti i seggi elettorali, per permettere ad ogni candidato, qualora lo ritenga opportuno, di fare ricorso alla Corte Costituzionale, che dovrà rendere valido il voto. (L.M.) (Agenzia Fides 20/10/2015)
L’opposizione, formata da Diallo e da altri 6 candidati aveva denunciato frodi elettorali (vedi Fides 13/10/2015). La missione degli osservatori elettorali inviati nel Paese dall’Unione Europea ha sollecitato la CENI a fornire risultati dettagliati di tutti i seggi elettorali, per permettere ad ogni candidato, qualora lo ritenga opportuno, di fare ricorso alla Corte Costituzionale, che dovrà rendere valido il voto. (L.M.) (Agenzia Fides 20/10/2015)
AFRICA/CONGO RD - Le confessioni religiose annunciano la rapida designazione del nuovo capo della Commissione Elettorale
Kinshasa (Agenzia Fides) - La piattaforma delle confessioni religiose della Repubblica Democratica del Congo si impegna a designare il proprio candidato alla presidenza della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) in sostituzione di don Apollinaire Malumalu, dimessosi il 10 ottobre (vedi Fides 12/10/2015).
Nella loro dichiarazione le principali confessioni religiose della RDC, tra cui la Chiesa cattolica, ricordano che la Presidenza della Repubblica, nella nota che annunciava le dimissioni di don Malumalu, ha “chiesto alla componente dalla quale proveniva il sacerdote, di riunirsi per designare il suo successore, in conformità agli articoli 10, 12, 14 e 15 della Legge n° 13/012 del 19 aprile 2013 modificante e completante la legge n° 10/013 del 28 luglio 2010 sull’organizzazione e funzionamento della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente e di comunicare il nome della persona scelta all’Assemblea nazionale per l’approvazione”.
Gli articoli citati prevedono la partecipazione della società civile (comprese le confessioni religiose) alla formazione della CENI tramite la designazione di propri rappresentanti che devono essere approvati dall’Assemblea nazionale. (L.M.) (Agenzia Fides 20/10/2015)
Nella loro dichiarazione le principali confessioni religiose della RDC, tra cui la Chiesa cattolica, ricordano che la Presidenza della Repubblica, nella nota che annunciava le dimissioni di don Malumalu, ha “chiesto alla componente dalla quale proveniva il sacerdote, di riunirsi per designare il suo successore, in conformità agli articoli 10, 12, 14 e 15 della Legge n° 13/012 del 19 aprile 2013 modificante e completante la legge n° 10/013 del 28 luglio 2010 sull’organizzazione e funzionamento della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente e di comunicare il nome della persona scelta all’Assemblea nazionale per l’approvazione”.
Gli articoli citati prevedono la partecipazione della società civile (comprese le confessioni religiose) alla formazione della CENI tramite la designazione di propri rappresentanti che devono essere approvati dall’Assemblea nazionale. (L.M.) (Agenzia Fides 20/10/2015)
AFRICA/SUD SUDAN - “È più importante attuare l’accordo di pace che creare nuovi Stati” dice l’Amministratore Apostolico di Torit
Juba (Agenzia Fides) - È più importante l’attuazione del piano di pace firmato ad agosto che non la creazione di nuovi Stati. È l’opinione espressa, a titolo personale, da Mons. Thomas Oliha Tiya, Amministratore Apostolico di Torit, in Sud Sudan, al Catholic Radio Network.
Mons. Oliha Tiya ha aggiunto che la Chiesa sud sudanese sta pregando perché Papa Francesco nomini i Vescovi delle diocesi vacanti di Rumbek, Malakal e Torit, ed ha invitato i cristiani alla calma e alla preghiera.
L’accordo di pace firmato in Sud Sudan dal Presidente Salva Kiir e dal leader dell’opposizione, dall’ex Vice Presidente Riek Machar, per mettere fine alla guerra civile scoppiata nel dicembre 2013, dove essere ancora messo in pratica, mentre l’annuncio da parte del Presidente Kiir di suddividere il Sud Sudan dagli attuali 10 Stati in 28 sta suscitando apprensioni e critiche (vedi Fides 8/10/2015). (L.M.) (Agenzia Fides 20/10/2015)
Mons. Oliha Tiya ha aggiunto che la Chiesa sud sudanese sta pregando perché Papa Francesco nomini i Vescovi delle diocesi vacanti di Rumbek, Malakal e Torit, ed ha invitato i cristiani alla calma e alla preghiera.
L’accordo di pace firmato in Sud Sudan dal Presidente Salva Kiir e dal leader dell’opposizione, dall’ex Vice Presidente Riek Machar, per mettere fine alla guerra civile scoppiata nel dicembre 2013, dove essere ancora messo in pratica, mentre l’annuncio da parte del Presidente Kiir di suddividere il Sud Sudan dagli attuali 10 Stati in 28 sta suscitando apprensioni e critiche (vedi Fides 8/10/2015). (L.M.) (Agenzia Fides 20/10/2015)
ASIA/TERRA SANTA - Violenze a Gerusalemme, la Gioventù cristiana di Palestina indice una veglia di preghiera per la pace
Gerusalemme (Agenzia Fides) - L'appuntamento è fissato per le ore 18 di sabato 24 ottobre, vigilia della festa di Nostra Signora di Palestina: in tutte le parrocchie cattoliche di Palestina, Israele e Giordania, si terrà una veglia di preghiera con cui i giovani di Terra Santa chiederanno al Signore il dono della pace, davanti all'escalation di violenza che sta di nuovo martoriando la terra di Gesù. L'iniziativa è stata presa dalla Gioventù cristiana di Palestina. “I giovani vogliono pregare per la pace in tutto il Medio Oriente” spiega all'Agenzia Fides padre Bashar Fawadleh, cappellano della Gioventù cristiana di Palestina, “ma specialmente per la pace a Gerusalemme, che è la nostra città, la nostra capitale, la Città Santa della pace e che in questi giorni è di nuovo diventata teatro di sangue, violenza, sopraffazione e morte”. La veglia è aperta a tutti i giovani della Terra Santa, non solo cristiani: “potranno venire anche giovani musulmani e ebrei, chiederemo in sieme a Dio, Onnipotente e Misericordioso, di toccare i cuori degli uomini e di liberarli dall'odio, dalla paura e dalla sete di vendetta”. (GV) (Agenzia Fides 20/10/2015).
ASIA/SIRIA - Offensiva su Aleppo. L'arcivescovo Marayati: le 'Guerre Sante' degli altri le paghiamo sempre noi
Aleppo (Agenzia Fides) – L'offensiva nella regione di Aleppo condotta dall'esercito governativo siriano con l'appoggio dei raid aerei russi, oltre allle fughe di massa della popolazione civile che ancora viveva in quei territori, sta provocando ripercussioni anche nelle aree urbane centrali della metropoli siriana, rimaste sotto il controllo dei militari di Assad. “Negli ultimi giorni” riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo armeno cattolico Boutros Marayati “circolano informazioni sulla centrale elettrica messa fuori uso dalle milizie anti Assad. Da due giorni manca l'energia elettrica e la luce, e si sono intensificati i lanci di missili e di mortai. Andiamo avanti con i generatori a benzina, finché ce n'è, e con l'acqua estratta dai pozzi, a partire da quelli scavati presso chiese e moschee”.
Le vaghe notizie sulle operazioni militari in atto nella regione, hanno anche riflessi contrastanti sulla condizione psicologica della popolazione: “da una parte” spiega l'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo “sentono che sta per succedere qualcosa, e molti sperano che davvero possa finire l'assedio che da anni pesa sui nostri quartieri. Dall'altra, tutti hanno ormai ben chiaro che il livello decisivo su cui tutto si gioca è quello geopolitico. Le potenze globali, in asse con quelle regionali, stanno combattendo la guerra sul territorio siriano: se davvero vogliono, possono farla finire in pochi giorni, oppure continuarla chissà fino a quando”.
A tale riguardo, anche l'Arcivescovo Marayati considera incaute e fuorvianti le dichiarazioni di alcuni esponenti di Chiese cristiane che hanno invocato una “Guerra Santa” contro i jihadisti dell'auto-proclamato Califfato Islamico: “Adesso” fa notare l'Arcivescovo armeno cattolico “c'è chi etichetta come 'Guerra Santa' l'intervento russo in Siria, Ma ricordo che anche quando gli Stati Uniti intervennero in Iraq, ambienti Usa diedero a quell'operazione militare l'etichetta di 'Guerra Santa'. In realtà, chi interviene è sempre mosso da altri interessi. E chi usa queste espressioni non conosce né la storia né la psicologia dei popoli del Medio Oriente. Alla fine, il conto delle 'Guerre Sante' degli altri lo paghiamo sempre noi cristiani di qui”. (GV) (Agenzia Fides 20/10/2015).
Le vaghe notizie sulle operazioni militari in atto nella regione, hanno anche riflessi contrastanti sulla condizione psicologica della popolazione: “da una parte” spiega l'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo “sentono che sta per succedere qualcosa, e molti sperano che davvero possa finire l'assedio che da anni pesa sui nostri quartieri. Dall'altra, tutti hanno ormai ben chiaro che il livello decisivo su cui tutto si gioca è quello geopolitico. Le potenze globali, in asse con quelle regionali, stanno combattendo la guerra sul territorio siriano: se davvero vogliono, possono farla finire in pochi giorni, oppure continuarla chissà fino a quando”.
A tale riguardo, anche l'Arcivescovo Marayati considera incaute e fuorvianti le dichiarazioni di alcuni esponenti di Chiese cristiane che hanno invocato una “Guerra Santa” contro i jihadisti dell'auto-proclamato Califfato Islamico: “Adesso” fa notare l'Arcivescovo armeno cattolico “c'è chi etichetta come 'Guerra Santa' l'intervento russo in Siria, Ma ricordo che anche quando gli Stati Uniti intervennero in Iraq, ambienti Usa diedero a quell'operazione militare l'etichetta di 'Guerra Santa'. In realtà, chi interviene è sempre mosso da altri interessi. E chi usa queste espressioni non conosce né la storia né la psicologia dei popoli del Medio Oriente. Alla fine, il conto delle 'Guerre Sante' degli altri lo paghiamo sempre noi cristiani di qui”. (GV) (Agenzia Fides 20/10/2015).
ASIA/NEPAL - Sei mesi dopo il terremoto il Paese è ancora un mosaico multicolore di teloni temporanei
Charikot (Agenzia Fides) – Sei mesi dopo il devastante terremoto che ha colpito il Nepal, la gente vive ancora in rifugi temporanei. Tra gli ostacoli per la ripresa anche le dispute politiche che hanno impedito la distribuzione dei fondi stanziati tra aprile e maggio dai donatori internazionali. Secondo le informazioni fornite da fonti locali, le organizzazioni umanitarie stanno spingendo il governo a rendere operativa l’Autorità per la Ricostruzione Nazionale (NRA), creata per formulare regolamenti edilizi antisismici e per sorvegliare l’assegnazione dei fondi. Nel mese di agosto, il governo ha nominato un amministratore delegato della NRA, ma non è stato in grado di avviare i lavori per la ricostruzione a causa del mancato passaggio di un emendamento in Parlamento. Il governo è stato a sua volta coinvolto in una crisi tra le proteste scoppiate al confine indiano contro la nuova costituzione, bloccando le importazioni di combustibili, mentre i partiti politici hanno r ifiutato di concordare i termini della proposta di legge per la ricostruzione. I terremoti hanno ucciso circa 9 mila persone e distrutto o danneggiato almeno un milione di abitazioni. Invece di solidi edifici in costruzione, la zona rurale del Nepal attualmente è un mosaico multicolore di teloni temporanei. Il distretto di Dolakha, epicentro del terremoto del 25 Aprile, non fa eccezione. La gente si è arrangiata a costruire ripari con materiali salvati e quelli distribuiti dalle agenzie umanitarie. (AP) (20/10/2015 Agenzia Fides)
ASIA/PAKISTAN - Nuova iniziativa per cercare di ridurre la mortalità materna
Peshawar (Agenzia Fides) - Il Governo provinciale di Jiber Pajtunjwa, in Pakistan, ha creato un programma per la riduzione della mortalità materna che consiste nell’offrire 10 dollari per visita ad ogni donna incinta. Secondo fonti della sanità locale, nella provincia solo il 29% degli abitanti hanno una istruzione e di conseguenza non sono informati sulle eventuali complicazioni vincolate alla gravidanza. Il Pakistan è il terzo paese nel mondo dove si registra il maggior tasso di mortalità materna con 275 donne, ogni 100 mila nati vivi, che muoiono per cause vincolate alla gravidanza, al parto o al post-parto, superato solo da India e Nigeria. Attualmente solo il 50% delle donne della provincia di Jiber Pajtunjwa ricevono un minimo di assistenza prenatale, e solo il 25% quella post natale, da parte di ostetriche qualificate.
Obiettivo del programma è che le donne, grazie all’incentivo, si sentano motivate a farsi controllare prima, durante e dopo la gravidanza. Tra le sfide della società patriarcale pakistana c’è anche quella che le donne non vanno in ospedale perché non vogliono essere visitate da medici uomini e le dottoresse scarseggiano. Inoltre, la maggior parte dei 2,2 milioni di abitanti della provincia vivono in zone rurali di difficile accesso e hanno difficoltà per raggiungere i centri sanitari di assistenza primaria. Le autorità sperano che avendo il contributo economico le donne possano trovare un mezzo per raggiungere i centri sanitari. Fino a gennaio 2015 hanno beneficiato del programma circa 5678 donne. (AP) (20/10/2015 Agenzia Fides)
Obiettivo del programma è che le donne, grazie all’incentivo, si sentano motivate a farsi controllare prima, durante e dopo la gravidanza. Tra le sfide della società patriarcale pakistana c’è anche quella che le donne non vanno in ospedale perché non vogliono essere visitate da medici uomini e le dottoresse scarseggiano. Inoltre, la maggior parte dei 2,2 milioni di abitanti della provincia vivono in zone rurali di difficile accesso e hanno difficoltà per raggiungere i centri sanitari di assistenza primaria. Le autorità sperano che avendo il contributo economico le donne possano trovare un mezzo per raggiungere i centri sanitari. Fino a gennaio 2015 hanno beneficiato del programma circa 5678 donne. (AP) (20/10/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/COLOMBIA - “L'apertura del dialogo con l'ELN è una notizia positiva” afferma Mons. Castro Quiroga
Bogotà (Agenzia Fides) – Il recente annuncio di un inizio di dialogo tra il governo colombiano e il gruppo di guerriglieri dell’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale), è stato giudicato un segno positivo dal Presidente della Conferenza Episcopale della Colombia (CEC), Sua Ecc. Mons. Luis Augusto Castro Quiroga, Arcivescovo di Tunja, il quale ha detto di sperare che questo processo venga consolidato presto, "per il bene del Paese".
"L'apertura del dialogo con l'ELN è una notizia positiva, poiché costoro amano parlare, ma la difficoltà consiste nell’arrivare a prendere la decisione seria di entrare in un processo di pace possibile. Spero di poter sentire pubblicamente l'annuncio dell'avvio dei negoziati con lo Stato colombiano e quindi di continuare a costruire la pace nel paese" ha detto ieri sera, lunedì 19 ottobre, Mons. Castro Quiroga parlando a radio Caracol.
La nota inviata a Fides informa che il Presidente della CEC ha espresso la disponibilità della Chiesa colombiana a collaborare affinché questo processo di pace si sviluppi con tutte le garanzie, per contribuire a costruire la pace. Le sue dichiarazioni sono giunte quasi in simultanea con la notizia dell’accordo fra il governo colombiano e le FARC riguardo alle famiglie delle vittime: entrambe le parti si sono impegnate a consegnare tutte le informazioni disponibili che permettano di trovare i corpi delle persone scomparse durante questo conflitto interno che dura da più di 50 anni.
(CE) (Agenzia Fides, 20/10/2015)
"L'apertura del dialogo con l'ELN è una notizia positiva, poiché costoro amano parlare, ma la difficoltà consiste nell’arrivare a prendere la decisione seria di entrare in un processo di pace possibile. Spero di poter sentire pubblicamente l'annuncio dell'avvio dei negoziati con lo Stato colombiano e quindi di continuare a costruire la pace nel paese" ha detto ieri sera, lunedì 19 ottobre, Mons. Castro Quiroga parlando a radio Caracol.
La nota inviata a Fides informa che il Presidente della CEC ha espresso la disponibilità della Chiesa colombiana a collaborare affinché questo processo di pace si sviluppi con tutte le garanzie, per contribuire a costruire la pace. Le sue dichiarazioni sono giunte quasi in simultanea con la notizia dell’accordo fra il governo colombiano e le FARC riguardo alle famiglie delle vittime: entrambe le parti si sono impegnate a consegnare tutte le informazioni disponibili che permettano di trovare i corpi delle persone scomparse durante questo conflitto interno che dura da più di 50 anni.
(CE) (Agenzia Fides, 20/10/2015)
AMERICA/URUGUAY - La Chiesa raccoglierà informazioni sulle persone scomparse durante la dittatura
Montevideo (Agenzia Fides) – La Chiesa cattolica ha messo a disposizione dei familiari dei detenuti scomparsi tutte le parrocchie del paese, allo scopo di raccogliere informazioni utili ad individuare i loro resti. La notizia, contenuta nella nota inviata a Fides da una fonte locale, è stata confermata dallo stesso Arcivescovo di Montevideo, il Card. Daniel Fernando Sturla Berhouet, S.D.B., che si trova a Roma per il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia.
La richiesta di collaborazione è stata presentata un mese fa dall’Associazione delle Madri e dei Parenti degli Scomparsi, nome ufficiale di questo gruppo, che ha elaborato un piano di sensibilizzazione per ottenere informazioni su queste persone. Hanno quindi chiesto di "consegnare una lettera, un messaggio in ogni parrocchia, chiesa o sinagoga di tutto il territorio nazionale", rivolgendosi a coloro che sanno qualcosa o conoscono qualche dettaglio che possa contribuire a trovare i resti dei loro cari. "Chiediamo un gesto di umanità. Non importa in quali circostanze avete saputo queste notizie" è scritto nel comunicato preparato dall'Associazione.
Il Cardinale ha insistito sul fatto che non interessa conoscere il nome di chi fornisce queste informazioni, ma interessa il dato. "Nella misura in cui avremo queste informazioni, vedremo crescere il contributo alla pace fra la nostra popolazione dell’Uruguay" ha detto il Card. Sturla.
Secondo diverse fonti, in Uruguay, dopo la dittatura (1972-1985) sono state registrate diverse persone scomparse. Una lista di 140 persone, con nome e cognome, è stata presentata dalla Commissione "Servizio della Pace e della Giustizia", mentre la Commissione per i diritti umani ne ha segnalati 192. Molti di loro furono uccisi nella repressione chiamata "Plan Condor". Dallo scorso mese di luglio, quando sono stati ritrovati diversi corpi, l'Associazione dei familiari degli scomparsi ha iniziato con più decisione la campagna per il ritrovamento dei resti dei loro cari.
(CE) (Agenzia Fides, 20/10/2015)
La richiesta di collaborazione è stata presentata un mese fa dall’Associazione delle Madri e dei Parenti degli Scomparsi, nome ufficiale di questo gruppo, che ha elaborato un piano di sensibilizzazione per ottenere informazioni su queste persone. Hanno quindi chiesto di "consegnare una lettera, un messaggio in ogni parrocchia, chiesa o sinagoga di tutto il territorio nazionale", rivolgendosi a coloro che sanno qualcosa o conoscono qualche dettaglio che possa contribuire a trovare i resti dei loro cari. "Chiediamo un gesto di umanità. Non importa in quali circostanze avete saputo queste notizie" è scritto nel comunicato preparato dall'Associazione.
Il Cardinale ha insistito sul fatto che non interessa conoscere il nome di chi fornisce queste informazioni, ma interessa il dato. "Nella misura in cui avremo queste informazioni, vedremo crescere il contributo alla pace fra la nostra popolazione dell’Uruguay" ha detto il Card. Sturla.
Secondo diverse fonti, in Uruguay, dopo la dittatura (1972-1985) sono state registrate diverse persone scomparse. Una lista di 140 persone, con nome e cognome, è stata presentata dalla Commissione "Servizio della Pace e della Giustizia", mentre la Commissione per i diritti umani ne ha segnalati 192. Molti di loro furono uccisi nella repressione chiamata "Plan Condor". Dallo scorso mese di luglio, quando sono stati ritrovati diversi corpi, l'Associazione dei familiari degli scomparsi ha iniziato con più decisione la campagna per il ritrovamento dei resti dei loro cari.
(CE) (Agenzia Fides, 20/10/2015)
AMERICA/BRASILE - “Missione scalabriniana”: apre un nuovo Centro di accoglienza per i rifugiati a San Paolo
San Paolo (Agenzia Fides) - Un nuovo Centro di accoglienza per i rifugiati promosso dalle suore Missionarie Scalabriniane (Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo) si aprirà il 25 ottobre a San Paolo del Brasile. L'istituzione del centro è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale di San Paolo ed è il secondo della città. Si chiamerà “Missione scalabriniana” e nascerà nell’antico Collegio Santa Teresina, nel quartiere di Pari, accanto all'edificio dove già esiste il Cesprom, un centro di accoglienza diurna per immigrati latinos e senegalesi. Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides, il Centro ha una capienza di 225 posti, 75 per il giorno e 150 per la notte, e fornisce un servizio h24. Il centro dispone di un team di 30 persone per offrire accoglienza, vitto e alloggio, ascolto, guida per l'accesso ai documenti personali, inserimento in progetti e programmi di formazione e preparazione al mondo del lavoro, esercizio della cittadinanza, coor dinamento e smistamento alla rete di assistenza sociale e ai servizi di altre politiche pubbliche del comune, coordinamento e contatti con fonti di offerte di lavoro, sviluppo di attività sociali ed educative.
La squadra delle Suore Missionarie Scalabriniane per coordinare questo progetto è composta da quattro religiose. “La tenda scalabriniana si allarga – ha spiegato suor Neusa de Fatima Mariano, Superiora generale delle Scalabriniane – ed apriamo questo centro in una delle zone più popolate di migranti, cioè l'America Latina. Le porte si apriranno il 25 ottobre, data della celebrazione dei 120 anni della fondazione della nostra Congregazione e nel primo anno dalla beatificazione di Madre Assunta, nostra Cofondatrice"..(SL) (Agenzia Fides 20/10/2015)
La squadra delle Suore Missionarie Scalabriniane per coordinare questo progetto è composta da quattro religiose. “La tenda scalabriniana si allarga – ha spiegato suor Neusa de Fatima Mariano, Superiora generale delle Scalabriniane – ed apriamo questo centro in una delle zone più popolate di migranti, cioè l'America Latina. Le porte si apriranno il 25 ottobre, data della celebrazione dei 120 anni della fondazione della nostra Congregazione e nel primo anno dalla beatificazione di Madre Assunta, nostra Cofondatrice"..(SL) (Agenzia Fides 20/10/2015)
martedì 13 ottobre 2015
Bollettino Fides News Del 13 settembre 2015
AFRICA/BURUNDI - Tensioni tra Burundi e Rwanda: “Si rischia un’esplosione nella regione dei Grandi Laghi”
Bujumbura (Agenzia Fides) - “Si rischia una guerra che investirebbe la regione dei Grandi Laghi” dicono all’Agenzia Fides fonti locali dal Burundi, dove sale la tensione con il vicino Rwanda, dopo l’espulsione di un diplomatico rwandese, Desiré Ryaruhirira, il saccheggio dell’agenzia di viaggi “Vulcano” di proprietà rwandese da parti di ignoti e l’espulsione di 48 rwandesi residenti da tempo nel nord del Burundi.
“In Burundi crescono di giorno in giorno le voci sull’arrivo nel Paese di uomini delle FDLR (Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda), il gruppo di guerriglia che si oppone al governo di Kigali, rifugiatosi nella Repubblica Democratica del Congo, per dare man forte alle milizie locali fedeli al Presidente Pierre Nkurunziza, Sono però notizie da verificare” affermano le nostre fonti.
“Se questa notizia venisse confermata, c’è il rischio che il Rwanda possa attaccare il Burundi con conseguenze inimmaginabili” proseguono con preoccupazione le nostre fonti.
“Questo accade perché il Presidente non si fida dell’esercito, che è diviso al suo interno e che mantiene una parte dei suoi effettivi impegnati in missioni di pace all’estero (in Somalia e in Centrafrica), per cui Nkurunziza si affida a milizie a lui fedeli, rinforzate, forse, da uomini delle FDLR”.
La situazione nella capitale burundese rimane molto difficile. Ogni notte si sentono sparatorie e al mattino si ritrovano cadaveri nelle strade. Da queste mattina Bujumbura è sotto lo stretto controllo dei militari in occasione della festa per i martiri dell’indipendenza che si celebra oggi, 13 ottobre” riferiscono le nostre fonti.
La crisi politica scoppiata in Burundi a seguito del terzo mandato di Nkurunziza, violando la Costituzione, rischia quindi di prendere una dimensione regionale. “Stiamo aspettando la costituzione di una Commissione per il dialogo che sarà sociale, non politico, perché non comprende le formazioni dell’opposizione rifugiatesi all’estero, in particolare proprio in Rwanda. Occorre un vero dialogo politico per uscire dalla crisi” concludono le nostre fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 13/10/2015)
“In Burundi crescono di giorno in giorno le voci sull’arrivo nel Paese di uomini delle FDLR (Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda), il gruppo di guerriglia che si oppone al governo di Kigali, rifugiatosi nella Repubblica Democratica del Congo, per dare man forte alle milizie locali fedeli al Presidente Pierre Nkurunziza, Sono però notizie da verificare” affermano le nostre fonti.
“Se questa notizia venisse confermata, c’è il rischio che il Rwanda possa attaccare il Burundi con conseguenze inimmaginabili” proseguono con preoccupazione le nostre fonti.
“Questo accade perché il Presidente non si fida dell’esercito, che è diviso al suo interno e che mantiene una parte dei suoi effettivi impegnati in missioni di pace all’estero (in Somalia e in Centrafrica), per cui Nkurunziza si affida a milizie a lui fedeli, rinforzate, forse, da uomini delle FDLR”.
La situazione nella capitale burundese rimane molto difficile. Ogni notte si sentono sparatorie e al mattino si ritrovano cadaveri nelle strade. Da queste mattina Bujumbura è sotto lo stretto controllo dei militari in occasione della festa per i martiri dell’indipendenza che si celebra oggi, 13 ottobre” riferiscono le nostre fonti.
La crisi politica scoppiata in Burundi a seguito del terzo mandato di Nkurunziza, violando la Costituzione, rischia quindi di prendere una dimensione regionale. “Stiamo aspettando la costituzione di una Commissione per il dialogo che sarà sociale, non politico, perché non comprende le formazioni dell’opposizione rifugiatesi all’estero, in particolare proprio in Rwanda. Occorre un vero dialogo politico per uscire dalla crisi” concludono le nostre fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 13/10/2015)
AFRICA/GUINEA - Elezioni contestate dall’opposizione, che chiede un nuovo voto
Conakry (Agenzia Fides) - Denunciano frodi di massa, i 7 candidati che si oppongono al Presidente uscente Alpha Condé, i quali hanno chiesto l’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali che si sono tenute domenica 11 ottobre nella Repubblica di Guinea (vedi Fides 10/10/2015). La richiesta è stata presentata dalle opposizioni quando erano ancora in corso le operazioni di conta dei voti.
Secondo gli osservatori elettorali, le elezioni si sono svolte nella calma ed hanno visto un’alta affluenza di votanti, ma sono state caratterizzate da diverse difficoltà: ritardi, mancanza di materiale elettorale, votanti privi di cedole elettorali oppure non presenti nel registro del loro seggio, liste senza ordine alfabetico o numerico.
Per questo motivo il principale sfidante al Presidente uscente, Cellou Dalein Diallo, afferma che le elezioni sono state “una sceneggiata, una frode di ampie dimensioni” ed ha chiesto, insieme agli altri 6 candidati dell’opposizione, l’annullamento del voto, affermando, in caso contrario, di non riconoscerne il risultato. (L.M.) (Agenzia Fides 13/10/2015)
Secondo gli osservatori elettorali, le elezioni si sono svolte nella calma ed hanno visto un’alta affluenza di votanti, ma sono state caratterizzate da diverse difficoltà: ritardi, mancanza di materiale elettorale, votanti privi di cedole elettorali oppure non presenti nel registro del loro seggio, liste senza ordine alfabetico o numerico.
Per questo motivo il principale sfidante al Presidente uscente, Cellou Dalein Diallo, afferma che le elezioni sono state “una sceneggiata, una frode di ampie dimensioni” ed ha chiesto, insieme agli altri 6 candidati dell’opposizione, l’annullamento del voto, affermando, in caso contrario, di non riconoscerne il risultato. (L.M.) (Agenzia Fides 13/10/2015)
AFRICA/MAURITIUS - Kit formativo per il cambiamento climatico
Port Louis (Agenzia Fides) – E’ stato recentemente presentato un nuovo kit educativo per aiutare gli studenti ad imparare ad adeguarsi ai cambiamenti climatici. Il 1° settembre il Mauritius Institute of Education (MIE) ha annunciato che l’iniziativa è rivolta a 258 mila studenti di scuole primarie e secondarie dai 6 ai 18 anni. Secondo il MIE, obiettivo del kit è informare e sfidare gli studenti a sviluppare le competenze adeguate per l’adattamento e la sopravvivenza alle tendenze ecologiche ed ambientali in rapida evoluzione. Il kit contiene una vasta gamma di risorse materiali, tra cui segnalibri, volantini, schede informative, fumetti, manuali degli insegnanti, modelli 3D e le simulazioni che gli insegnanti stanno usando per educare gli studenti sui temi del cambiamento climatico. Ognuna delle 320 scuole primarie e 176 secondarie ha ricevuto due copie del kit e gli insegnanti provvedono alla diffusione delle informazioni. Come ulteriori mezzi di sensibilizzazione so no previsti anche una mostra grafica mobile sui cambiamenti climatici e sulla riduzione dei rischi, oltre a modelli low-cost. Secondo i Servizi Meterologici delle Mauritius, la media delle temperature sta aumentando ad un tasso di 0.15 gradi Celsius a decennio, ed è aumentata da 0.74 a 1.2 gradi Celsius dal 1961 al 1990. (AP) (13/10/2015 Agenzia Fides)
ASIA/SIRIA - L'Arcivescovo Hindo: è insensato chi definisce le operazioni militari contro i jihadisti come una “Guerra Santa”
Hassakè (Agenzia Fides) - “Ho sentito dire che alti responsabili del Patriarcato di Mosca hanno benedetto le operazioni militari russe contro le milizie jihadiste operanti in Siria come una 'Guerra Santa': voglio dire chiaramente che si tratta di un modo insensato di definire quello che sta succedendo in Siria, e che per noi quelle parole possono avere conseguenze devastanti”. Così l'Arcivescovo siriano Jacques Behnan Hindo, alla guida dell'arcidiocesi siro-cattolica di Hassakè-Nisibi, esprime in una conversazione con l'Agenzia Fides un giudizio netto sulle formule usate da ecclesiastici “che non vivono in Medio Oriente, e che spesso applicano chiavi di lettura politiche o ideologiche alle sofferenze dei cristiani mediorientali”.
Secondo l'Arcivescovo siro cattolico, fornire giustificazioni religiose agli interventi militari contro i jihadisti è sbagliato e fuorviante per più di un motivo: “A parlare di 'Guerra Santa' ” - fa notare mons. Hindo - “sono proprio i jihadisti. Se anche noi usiamo le loro stesse parole, quale è la differenza tra noi e loro? Con simili espressioni, si finisce proprio per confermare la loro ideologia sanguinaria: se davvero c'è in corso una Guerra Santa, potranno giustificare meglio ogni nefandezza anche contro i cristiani di qui, etichettandoli come quinte colonne del nemico che li attacca”. Invece, secondo l'Arcivescovo siro cattolico, “occorre ribadire che la Guerra è sempre peccato, e quindi non può esistere una Guerra Santa. E conviene tener sempre ben chiaro che i jihadisti non sono solo contro i cristiani, ma sono contro tutti, a partire dai musulmani che non si sottomettono alla loro ideologia e al loro dominio”.
Il ricorso alla categoria di “Guerra Santa” rischia di fornire conferme agli stereotipi jihadisti che definiscono gli occidentali come “crociati”, con un'identificazione che secondo l'Arcivescovo siro cattolico è anch'essa fuorviante: “Sono stati gli orientalisti occidentali” fa notare mons. Hindo “che hanno inventato la parola “Crociata”. Fino a due secoli fa, nei libri di storia arabi gli interventi occidentali del Medio Evo in Medio Oriente erano definiti come 'Guerre dei Franchi”. (GV) (Agenzia Fides 13/10/2015).
Secondo l'Arcivescovo siro cattolico, fornire giustificazioni religiose agli interventi militari contro i jihadisti è sbagliato e fuorviante per più di un motivo: “A parlare di 'Guerra Santa' ” - fa notare mons. Hindo - “sono proprio i jihadisti. Se anche noi usiamo le loro stesse parole, quale è la differenza tra noi e loro? Con simili espressioni, si finisce proprio per confermare la loro ideologia sanguinaria: se davvero c'è in corso una Guerra Santa, potranno giustificare meglio ogni nefandezza anche contro i cristiani di qui, etichettandoli come quinte colonne del nemico che li attacca”. Invece, secondo l'Arcivescovo siro cattolico, “occorre ribadire che la Guerra è sempre peccato, e quindi non può esistere una Guerra Santa. E conviene tener sempre ben chiaro che i jihadisti non sono solo contro i cristiani, ma sono contro tutti, a partire dai musulmani che non si sottomettono alla loro ideologia e al loro dominio”.
Il ricorso alla categoria di “Guerra Santa” rischia di fornire conferme agli stereotipi jihadisti che definiscono gli occidentali come “crociati”, con un'identificazione che secondo l'Arcivescovo siro cattolico è anch'essa fuorviante: “Sono stati gli orientalisti occidentali” fa notare mons. Hindo “che hanno inventato la parola “Crociata”. Fino a due secoli fa, nei libri di storia arabi gli interventi occidentali del Medio Evo in Medio Oriente erano definiti come 'Guerre dei Franchi”. (GV) (Agenzia Fides 13/10/2015).
ASIA/PAKISTAN - Blasfemia: libertà su cauzione per un cristiano, udienza finale per un altro caso
Lahore (Agenzia Fides) – C’è una buona notizia per la comunità cristiana in Pakistan: al cristiano Pervaiz Masih, arrestato nel distretto di Kasur il 2 settembre scorso per presunta blasfemia (vedi Fides 3/9/2015), è stata concessa la libertà su cauzione. Lo comunicano a Fides gli avvocati dell’Ong “La Voce” ricordando che “è uno dei casi più rari nella storia del Pakistan. E’ molto difficile che ad una persona accusata di blasfemia, tantopiù a un cristiano innocente, sia concessa la cauzione un mese dopo l'arresto, da un tribunale di primo grado”.
L’avvocato Aneeqa Maria Anthony, che ha curato il caso, nota a Fides: “Molte vittime di presunta blasfemia sono condannate a morte come Asia Bibi e Sawan Masih. Altre, come nel caso del Pastore Aftab Gill (vedi Fides 1/10/2015) sono in carcere ingiustamente: preghiamo per la loro liberazione”. “Per il caso di Pervaiz Masih – prosegue – Dio ci ha benedetti con questo risultato molto importante: Kasur, infatti, è una delle zone più conservatrici del Punjab, ed è molto pericoloso contestare un caso di blasfemia in tale area”. Va notato poi che anche gli operatori dell’Ong “La Voce” sono stati fermati dalla polizia di Kasur nel bel mezzo della notte e hanno subito minacce e intimidazioni polizia. Il caso di Pervaiz Masih ora andrà avanti.
Un altro cristiano, Imran Masih, anch’egli accusato di blasfemia, è invece dietro le sbarre dal primo luglio 2009 e nel 2010 è stato condannato all'ergastolo per blasfemia da un tribunale di primo grado. “Le accuse a suo carico sono totalmente false e inventate. Ho deciso che mi batterò per questo caso. L’udienza finale del processo di appello è il 28 ottobre 2015 davanti all’Alta Corte di Lahore”, annuncia all’Agenzia Fides Khalil Tahir Sindhu, avvocato cattolico e ministro per le minoranze nel governo della provincia del Punjab. “Quando ho incontrato la sorella di Imran, piangeva e singhiozzava per la sua vita fratello”, osserva. Nonostante i rischi per la sua sicurezza personale, l’avvocato sarà in tribunale a dimostrare ai giudici che Imran Masih è del tutto innocente. (PA) (Agenzia Fides 13/10/2015)
L’avvocato Aneeqa Maria Anthony, che ha curato il caso, nota a Fides: “Molte vittime di presunta blasfemia sono condannate a morte come Asia Bibi e Sawan Masih. Altre, come nel caso del Pastore Aftab Gill (vedi Fides 1/10/2015) sono in carcere ingiustamente: preghiamo per la loro liberazione”. “Per il caso di Pervaiz Masih – prosegue – Dio ci ha benedetti con questo risultato molto importante: Kasur, infatti, è una delle zone più conservatrici del Punjab, ed è molto pericoloso contestare un caso di blasfemia in tale area”. Va notato poi che anche gli operatori dell’Ong “La Voce” sono stati fermati dalla polizia di Kasur nel bel mezzo della notte e hanno subito minacce e intimidazioni polizia. Il caso di Pervaiz Masih ora andrà avanti.
Un altro cristiano, Imran Masih, anch’egli accusato di blasfemia, è invece dietro le sbarre dal primo luglio 2009 e nel 2010 è stato condannato all'ergastolo per blasfemia da un tribunale di primo grado. “Le accuse a suo carico sono totalmente false e inventate. Ho deciso che mi batterò per questo caso. L’udienza finale del processo di appello è il 28 ottobre 2015 davanti all’Alta Corte di Lahore”, annuncia all’Agenzia Fides Khalil Tahir Sindhu, avvocato cattolico e ministro per le minoranze nel governo della provincia del Punjab. “Quando ho incontrato la sorella di Imran, piangeva e singhiozzava per la sua vita fratello”, osserva. Nonostante i rischi per la sua sicurezza personale, l’avvocato sarà in tribunale a dimostrare ai giudici che Imran Masih è del tutto innocente. (PA) (Agenzia Fides 13/10/2015)
ASIA/NEPAL - Il nuovo Primo Ministro affronta il nodo della ricostruzione post sisma
Kathmandu (Agenzia Fides) - Tre settimane dopo l’approvazione della Costituzione federale democratica il Nepal ha un nuovo Primo Ministro: si tratta di Khadga Prasad Sharma Oli, che l’11 ottobre ha giurato come nuovo Capo di un gabinetto di otto membri.
Sharma Oli, 63 anni, leader del Partito Comunista, avrà in agenda il compito di riallacciare i rapporti politici con l'India e avviare la ricostruzione dopo i recenti terremoti. I rapporti col vicino indiano sono oggi tesi a causa della questione dei Madhesi, un gruppo etnico del sud del Nepal, che si oppone alla nuova Costituzione e sta organizzando proteste che hanno causato problemi al traffico commerciale con l’India. Secondo gli osservatori, anche il governo indiano ha criticato la nuova Costituzione e sta in qualche modo favorendo tali difficoltà.
Inoltre il paese esce dal devastante terremoto della scorsa primavera, che ha causato migliaia di sfollati interni, bisognosi di aiuti di diverso genere. In uno scenario politico incerto, anche l’opera di ricostruzione, che dovrebbe essere avviata dopo la fase degli aiuti di emergenza, ne ha risentito.
Tra gli enti maggiormente impegnati, la Caritas Nepal ha raggiunto oltre 269.000 persone bisognose di assistenza e fornito 54mila alloggi a famiglie, anche grazie agli aiuti di Caritas Internationalis. Ora l’organizzazione cattolica sta progettando iniziative di microcredito e programmi di formazione professionale, soprattutto nel settore agricolo, avviando la fase della ripresa e della ricostruzione del tessuto sociale ed economico. (PA) (agenzia Fides 13/10/2015)
Sharma Oli, 63 anni, leader del Partito Comunista, avrà in agenda il compito di riallacciare i rapporti politici con l'India e avviare la ricostruzione dopo i recenti terremoti. I rapporti col vicino indiano sono oggi tesi a causa della questione dei Madhesi, un gruppo etnico del sud del Nepal, che si oppone alla nuova Costituzione e sta organizzando proteste che hanno causato problemi al traffico commerciale con l’India. Secondo gli osservatori, anche il governo indiano ha criticato la nuova Costituzione e sta in qualche modo favorendo tali difficoltà.
Inoltre il paese esce dal devastante terremoto della scorsa primavera, che ha causato migliaia di sfollati interni, bisognosi di aiuti di diverso genere. In uno scenario politico incerto, anche l’opera di ricostruzione, che dovrebbe essere avviata dopo la fase degli aiuti di emergenza, ne ha risentito.
Tra gli enti maggiormente impegnati, la Caritas Nepal ha raggiunto oltre 269.000 persone bisognose di assistenza e fornito 54mila alloggi a famiglie, anche grazie agli aiuti di Caritas Internationalis. Ora l’organizzazione cattolica sta progettando iniziative di microcredito e programmi di formazione professionale, soprattutto nel settore agricolo, avviando la fase della ripresa e della ricostruzione del tessuto sociale ed economico. (PA) (agenzia Fides 13/10/2015)
ASIA/TURCHIA - Soppressi gli aiuti finanziari per i giornali delle minoranze
Ankara (Agenzia Fides) – Le istituzioni politiche turche hanno soppresso il fondo con cui negli anni passati era stata parzialmente finanziata la pubblicazione di organi di stampa espressione delle comunità etnico-religiose minoritarie. Ne danno notizia fonti turche, consultate dall'Agenzia Fides. Secondo la legge, il sostegno finanziario disposto per i giornali nazionali e locali pubblicati in Turchia non aveva in origine previsto quote a vantaggi degli organi di stampa collegati alle minoranze religiose. Solo su richiesta di tali testate era stata in passato fissata a loro vantaggio una cifra annuale di 250mila lire turche, pari a circa 75mila euro. Ma tale stanziamento è andato gradualmente diminuendo nel corso degli ultimi anni, fino alla totale soppressione disposta senza che la decisione sia stata sottoposta al vaglio del Parlamento. (GV) (13/10/2015)
AMERICA/MESSICO - Giovani, famiglia e vita: punti centrali dell’impegno del collettivo “Juntos por Mexico”
Puebla (Agenzia Fides) – "Giovani, famiglia e vita, uniti nella gioia della nuova evangelizzazione" è il tema del Primo Incontro nazionale "Juntos por Mexico" (Insieme per il Messico), che si terrà dal 16 al 18 ottobre a Puebla. All’incontro partecipano più di 70 movimenti cattolici, impegnati a lavorare uniti nella difesa della vita, della famiglia e nell'impegno sociale.
La nota inviata a Fides dalla Conferenza Episcopale Messicana, informa che l'evento si terrà presso il Centro delle Esposizioni di Puebla, organizzato dai gruppi che formano "Insieme per il Messico", che è un’aggregazione di movimenti, associazioni e organizzazioni di laici cattolici del Messico che promuovono la comprensione reciproca, il rispetto e l’autostima. Partendo dalla spiritualità di comunione, intraprendono azioni comuni per la costruzione del Regno di Dio nel mondo.
Per incoraggiare la partecipazione alla manifestazione, Sua Ecc. Mons. Faustino Armendariz, Vescovo della diocesi di Querétaro, ha dichiarato che "Juntos por Mexico" è l'unione di tutti i movimenti laicali del paese e la voce del laicato organizzato del Messico, che si riuniranno per elaborare strategie per l'azione sociale, come discepoli e missionari e, come ha detto più di una volta il Papa, per “fare chiasso” come la gioventù di una Chiesa in uscita.
L'incontro avrà come relatori delle personalità di spicco del paese e provenienti dall'estero, che affronteranno vari temi legati alla realtà del Messico e all'impegno dei laici nel mondo di oggi, attraverso conferenze, video clip e tavoli tematici di discussione.
(CE) (Agenzia Fides, 13/10/2015)
La nota inviata a Fides dalla Conferenza Episcopale Messicana, informa che l'evento si terrà presso il Centro delle Esposizioni di Puebla, organizzato dai gruppi che formano "Insieme per il Messico", che è un’aggregazione di movimenti, associazioni e organizzazioni di laici cattolici del Messico che promuovono la comprensione reciproca, il rispetto e l’autostima. Partendo dalla spiritualità di comunione, intraprendono azioni comuni per la costruzione del Regno di Dio nel mondo.
Per incoraggiare la partecipazione alla manifestazione, Sua Ecc. Mons. Faustino Armendariz, Vescovo della diocesi di Querétaro, ha dichiarato che "Juntos por Mexico" è l'unione di tutti i movimenti laicali del paese e la voce del laicato organizzato del Messico, che si riuniranno per elaborare strategie per l'azione sociale, come discepoli e missionari e, come ha detto più di una volta il Papa, per “fare chiasso” come la gioventù di una Chiesa in uscita.
L'incontro avrà come relatori delle personalità di spicco del paese e provenienti dall'estero, che affronteranno vari temi legati alla realtà del Messico e all'impegno dei laici nel mondo di oggi, attraverso conferenze, video clip e tavoli tematici di discussione.
(CE) (Agenzia Fides, 13/10/2015)
AMERICA/PORTO RICO - Coalizione ecumenica ed interreligiosa contesta il Piano fiscale del governo
San Juan (Agenzia Fides) – La Coalizione ecumenica ed interreligiosa di Puerto Rico ha ribadito che i lavoratori e i settori più vulnerabili non possono sopportare il peso dell'enorme fardello legato alla soluzione della crisi fiscale ed economica del paese, come anche la richiesta che il governo degli Stati Uniti e i creditori devono in qualche misura condividere tale sacrificio.
E' la prima volta nella storia del paese che accade un fatto del genere: in un documento firmato da 13 leader religiosi, e intitolato "Risposta della Coalizione ecumenica ed interreligiosa al Piano di adeguamento fiscale del governo di Puerto Rico", viene sottolineato che il piano ha idee positive per affrontare la crisi fiscale, ma bisogna prima riflettere perché nel corso degli ultimi decenni sono state già attuate misure di austerità che hanno impoverito la popolazione.
"Queste misure non sono state in grado di risolvere la crisi fiscale di Puerto Rico” si legge nel comunicato inviato a Fides. “Come leader religiosi abbiamo la responsabilità pastorale e ministeriale della tutela dei giusti diritti del nostro gregge, e in particolare dei più svantaggiati e deboli" prosegue il testo, che pone cinque domande al governo di Puerto Rico sollecitando una risposta "chiara e precisa".
I quesiti sono i seguenti: si pensa di promuovere la stessa ricetta che è fallita prima? In che misura saranno tagliati i servizi alla cittadinanza? Quali incentivi per giovani imprenditori? Quale è la base per la creazione della giunta per l'adeguamento fiscale? Se non si pensa di promuovere politiche di austerità, perché quelle del Piano di adeguamento prevedono tagli di fondi che andranno a danneggiare direttamente la popolazione più povera?
"E' ora di condividere le responsabilità. E' ora di stilare un piano di azione per il futuro di Puerto Rico, per forgiare un futuro migliore per la popolazione, soprattutto per i più bisognosi, il settore più vulnerabile che soffre di più i tagli ai servizi" conclude il testo.
(CE) (Agenzia Fides, 13/10/2015)
E' la prima volta nella storia del paese che accade un fatto del genere: in un documento firmato da 13 leader religiosi, e intitolato "Risposta della Coalizione ecumenica ed interreligiosa al Piano di adeguamento fiscale del governo di Puerto Rico", viene sottolineato che il piano ha idee positive per affrontare la crisi fiscale, ma bisogna prima riflettere perché nel corso degli ultimi decenni sono state già attuate misure di austerità che hanno impoverito la popolazione.
"Queste misure non sono state in grado di risolvere la crisi fiscale di Puerto Rico” si legge nel comunicato inviato a Fides. “Come leader religiosi abbiamo la responsabilità pastorale e ministeriale della tutela dei giusti diritti del nostro gregge, e in particolare dei più svantaggiati e deboli" prosegue il testo, che pone cinque domande al governo di Puerto Rico sollecitando una risposta "chiara e precisa".
I quesiti sono i seguenti: si pensa di promuovere la stessa ricetta che è fallita prima? In che misura saranno tagliati i servizi alla cittadinanza? Quali incentivi per giovani imprenditori? Quale è la base per la creazione della giunta per l'adeguamento fiscale? Se non si pensa di promuovere politiche di austerità, perché quelle del Piano di adeguamento prevedono tagli di fondi che andranno a danneggiare direttamente la popolazione più povera?
"E' ora di condividere le responsabilità. E' ora di stilare un piano di azione per il futuro di Puerto Rico, per forgiare un futuro migliore per la popolazione, soprattutto per i più bisognosi, il settore più vulnerabile che soffre di più i tagli ai servizi" conclude il testo.
(CE) (Agenzia Fides, 13/10/2015)
AMERICA/PANAMA - Riscattati 200 bambini lavoratori tra i campi
Llano Tugrì (Agenzia Fides) - Almeno 200 bambini, bambine e adolescenti di Ngäbe Buglé, zona indigena di Panama, sono stati riscattati dai lavori nei campi dal Ministero dello Sviluppo e del Lavoro (Mitradel). Tra le attività agricole nelle quali i minorenni erano impegnati, prevalgono la coltivazione di riso, patate, mais e otoe, come pure la vendita di prodotti agricoli e di artigianato. Per cercare di evitare che i bambini ritornino a lavorare il Mitradel, insieme all’Istituto di Formazione delle Risorse Umane, consegnerà borse di studio per l’anno scolastico 2016. Inoltre, la Commissione per l’Eradicazione del Lavoro Minorile e la Tutela degli Adolescenti Lavoratori (Cetippat), vuole eradicare il fenomeno e incentivare l’uso delle assicurazioni sul lavoro per gli adolescenti a Panama. (AP) (13/10/2015 Agenzia Fides)
ASIA/SRI LANKA - Dimissioni del Vescovo di Jaffna e nomina del successore
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco, in data 13 ottobre 2015, ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jaffna (Sri Lanka), presentata da Sua Ecc. Mons. Thomas Savundaranayagam Emmanuel, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Vescovo di Jaffna il Rev. Mons. Justin Bernard Gnanapragasam, finora Vicario Generale della medesima diocesi.
Il Rev.do Mons. Justin Bernard Gnanapragasam è nato il 13 maggio 1948, a Karampon, Kayts, in diocesi di Jaffna. Dopo la scuola elementare presso il St. Anthony’s College, a Kayts, è entrato nel Seminario Minore di Jaffna ed ha continuato la scuola secondaria nel St. Patrick’s College. Ha completato la formazione filosofica nel Seminario Nazionale di Kandy e quella teologica nel Papal Seminary di Poona, in India. È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Jaffna il 24 aprile 1974.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1974-1975: Vicario parrocchiale nelle missioni di Kilinochchi e Valaipadu; 1975-1976: Vicario parrocchiale nella missione di Uruthirapuram; 1976-1979: Vicario parrocchiale a S. Anna, Ilavalai; 1979-1980: Studi di Teologia Ecumenica presso l’Università di Hull, Regno Unito; 1980-1985: Parroco nella missione di Mareesankoodal e Vice-Rettore di St. Henry’s College; 1986-1989: Studi in Scienze dell’Educazione presso l’Università di Southampton, Regno Unito; 1990-1994: Direttore di un gruppo di Scuole statali; Rettore del St. Henry’s College; 1995-2002: Decano del Decanato di Ilavalai (9 parrocchie); 1992-2006: Visiting Professor nel Seminario Maggiore di Jaffna; 2002-2007: Rettore, St. Patrick’s College, Jaffna; dal 2002: Esaminatore di tesi dottorali, Università di Jaffna; dal 2007: Vicario generale di Jaffna; dal 2008: Direttore della tipografia cattolica di Jaffna. (SL) (Agenzia Fides 13/10/2015)
Il Rev.do Mons. Justin Bernard Gnanapragasam è nato il 13 maggio 1948, a Karampon, Kayts, in diocesi di Jaffna. Dopo la scuola elementare presso il St. Anthony’s College, a Kayts, è entrato nel Seminario Minore di Jaffna ed ha continuato la scuola secondaria nel St. Patrick’s College. Ha completato la formazione filosofica nel Seminario Nazionale di Kandy e quella teologica nel Papal Seminary di Poona, in India. È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Jaffna il 24 aprile 1974.
Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1974-1975: Vicario parrocchiale nelle missioni di Kilinochchi e Valaipadu; 1975-1976: Vicario parrocchiale nella missione di Uruthirapuram; 1976-1979: Vicario parrocchiale a S. Anna, Ilavalai; 1979-1980: Studi di Teologia Ecumenica presso l’Università di Hull, Regno Unito; 1980-1985: Parroco nella missione di Mareesankoodal e Vice-Rettore di St. Henry’s College; 1986-1989: Studi in Scienze dell’Educazione presso l’Università di Southampton, Regno Unito; 1990-1994: Direttore di un gruppo di Scuole statali; Rettore del St. Henry’s College; 1995-2002: Decano del Decanato di Ilavalai (9 parrocchie); 1992-2006: Visiting Professor nel Seminario Maggiore di Jaffna; 2002-2007: Rettore, St. Patrick’s College, Jaffna; dal 2002: Esaminatore di tesi dottorali, Università di Jaffna; dal 2007: Vicario generale di Jaffna; dal 2008: Direttore della tipografia cattolica di Jaffna. (SL) (Agenzia Fides 13/10/2015)
lunedì 6 luglio 2015
Bollettino di lunedi 6 luglio 2015
AFRICA/BURUNDI - Spaccature nel partito presidenziale e nell’esercito sul terzo mandato di Nkurunziza
Bujumbura (Agenzia Fides) - Il Burundi appare sempre più diviso, visto che appaiono spaccature anche all’interno del partito presidenziale CNDD-FDD. “Il Presidente dell’Assemblea, Pie Ntavyohanyuma, e il Vice Presidente, Gervais Rufyikiri, entrambi del CNDD-FDD, e rifugiatisi all’estero hanno scritto una lettera alla Comunità dell’Africa dell’Est (EAC), nella quale respingono l’ipotesi di un terzo mandato per il Presidente Pierre Nkurunziza” dicono all’Agenzia Fides fonti locali da Bujumbura, che per sicurezza chiedono l’anonimato.
L’EAC ha tenuto un vertice dedicato alla crisi in Burundi che è stato però disertato da Nkurunziza.
“La situazione è calma, ma si avverte la tensione mentre si avvicina la data delle elezioni presidenziali del 15 luglio” proseguono le nostre fonti.
Le elezioni locali e legislative del 29 giugno, boicottate dall’opposizione (vedi Fides 26/6/2015 e 1/7/2015) sono state dichiarate dall’Onu viziate da intimidazioni e violenze. “La milizia legata al partito al potere intimidiva gli elettori perché andassero a votare nonostante gli appelli dell’opposizione a boicottare il voto” confermano le nostre fonti. “Comunque molti elettori non hanno votato e diversi tra chi lo ha fatto, nel segreto dell’urna hanno votato contro il partito al potere”. Tra le persone minacciate di morte e costrette a fuggire all’estero ci sono anche quattro sacerdoti cattolici.
“Le divisioni attraversano anche esercito e polizia. I militari contrari al terzo mandato del Presidente uscente sono l’80% mentre tra i poliziotti questa percentuale scende al 60%. Purtroppo sembra esserci la volontà di risolvere la crisi con la violenza, come minacciato dagli ex golpisti (protagonisti del fallito golpe di maggio, vedi Fides 15/5/2015) che hanno annunciato che se Nkurunziza non se ne va spontaneamente, lo cacceranno manu militari” concludono le fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2015)
L’EAC ha tenuto un vertice dedicato alla crisi in Burundi che è stato però disertato da Nkurunziza.
“La situazione è calma, ma si avverte la tensione mentre si avvicina la data delle elezioni presidenziali del 15 luglio” proseguono le nostre fonti.
Le elezioni locali e legislative del 29 giugno, boicottate dall’opposizione (vedi Fides 26/6/2015 e 1/7/2015) sono state dichiarate dall’Onu viziate da intimidazioni e violenze. “La milizia legata al partito al potere intimidiva gli elettori perché andassero a votare nonostante gli appelli dell’opposizione a boicottare il voto” confermano le nostre fonti. “Comunque molti elettori non hanno votato e diversi tra chi lo ha fatto, nel segreto dell’urna hanno votato contro il partito al potere”. Tra le persone minacciate di morte e costrette a fuggire all’estero ci sono anche quattro sacerdoti cattolici.
“Le divisioni attraversano anche esercito e polizia. I militari contrari al terzo mandato del Presidente uscente sono l’80% mentre tra i poliziotti questa percentuale scende al 60%. Purtroppo sembra esserci la volontà di risolvere la crisi con la violenza, come minacciato dagli ex golpisti (protagonisti del fallito golpe di maggio, vedi Fides 15/5/2015) che hanno annunciato che se Nkurunziza non se ne va spontaneamente, lo cacceranno manu militari” concludono le fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2015)
AFRICA/NIGERIA - Nuovi attentati di Boko Haram: presi di mira una moschea e una chiesa protestante
Abuja (Agenzia Fides) – E’ almeno di 44 morti e 48 feriti il bilancio provvisorio del duplice attentato perpetrato domenica 5 luglio a Jos, capitale dello Stato di Plateau (nella Nigeria centro-settentrionale), attribuito a Boko Haram La prima esplosione è avvenuta alle nove e un quarto di sera nei pressi della locale università. La seconda poco dopo, nei pressi della moschea nel quartiere di Yantaya, dove predica l’Imam Sani Yahaya Jingir, da tempo schierato contro il gruppo islamista.
Poche ore prima a Potiskum, importate città commerciale nello Stato di Yobe, un attentatore suicida si era fatto esplodere nella Redeemed Christian Church of God, uccidendo 5 fedeli. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2015)
Poche ore prima a Potiskum, importate città commerciale nello Stato di Yobe, un attentatore suicida si era fatto esplodere nella Redeemed Christian Church of God, uccidendo 5 fedeli. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2015)
AFRICA/EGITTO - La chiesa copta dei santi Antonio e Paolo distribuisce viveri ai poveri musulmani per il Ramadan
Il Cairo (Agenzia Fides) – La chiesa copta ortodossa dei Santi Antonio e Paolo, nel distretto egiziano di Nasser (provincia di Beni Suef) sta curando la distribuzione settimanale di pacchi viveri a centinaia di famiglie povere musulmane in occasione del Ramadan, il mese sacro dei musulmani particolarmente connotato dalla pratica del digiuno unito alla preghiera. Lo riferiscono fonti copte consultate dall'Agenzia Fides. I pacchi viveri offerti dalla parrocchia copta vengono distribuiti in collaborazione con la locale moschea, e la sinergia tra imam, monaci e sacerdoti e cristiani laici contribuisce a rafforzare i legami di familiarità e solidarietà che rappresentano un antidoto efficace alla predicazione settaria e alle manovre dei gruppi integralisti.
La scelta di distribuire in maniera mirata beni di prima necessità ai musulmani più poveri segna un cambiamento rispetto al passato, quando durante il Ramadan le comunità cristiane organizzavano cene e momenti conviviali da condividere con i musulmani alla fine del digiuno quotidiano.
“In realtà - spiega all'Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico di Guizeh - quei banchetti serali negli ultimi tempi si erano trasformati in momenti troppo formali, e cominciava a calare la partecipazione. Così molte comunità cristiane hanno avuto la felice idea di utilizzare i fondi prima destinati a tali cene per interventi a favore dei musulmani poveri. Una scelta che mi sembra molto appropriata, anche alla luce della crisi economica che colpisce fasce sempre più ampie della popolazione, in maniera feroce”. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2015).
La scelta di distribuire in maniera mirata beni di prima necessità ai musulmani più poveri segna un cambiamento rispetto al passato, quando durante il Ramadan le comunità cristiane organizzavano cene e momenti conviviali da condividere con i musulmani alla fine del digiuno quotidiano.
“In realtà - spiega all'Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico di Guizeh - quei banchetti serali negli ultimi tempi si erano trasformati in momenti troppo formali, e cominciava a calare la partecipazione. Così molte comunità cristiane hanno avuto la felice idea di utilizzare i fondi prima destinati a tali cene per interventi a favore dei musulmani poveri. Una scelta che mi sembra molto appropriata, anche alla luce della crisi economica che colpisce fasce sempre più ampie della popolazione, in maniera feroce”. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2015).
AFRICA/NIGER - Il noma colpisce gravemente i bambini più poveri e malnutriti
Niamey (Agenzia Fides) – La malnutrizione severa in Niger continua a spianare la strada ad una malattia generata da mancanza di igiene, fame e povertà. Si tratta del noma, che provoca la distruzione dei tessuti ossei e molli del viso. Attualmente colpisce soprattutto i bambini della fascia di età tra 2 e 6 anni che vivono nelle regioni più povere del mondo. “E’ una malattia che si sviluppa in maniera molto rapida”, si legge in una nota della Fondazione caritativa svizzera Sentinelles impegnata in Niger. La necrosi si sviluppa in 72 ore. Secondo le Nazioni Unite, la malnutrizione in Niger è in gran parte causata dalla mancanza di nutrienti essenziali per i bambini, che indebolisce il loro sistema immunitario contro malattie comuni. La malnutrizione causa ogni anno nel Paese la morte di 4/6 mila bambini. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, molti Paesi africani e sudamericani contano casi di infezione, ma il Niger conta gran parte delle 140/180 mila vittime c he si registrano ogni anno in tutto il mondo. (AP) (6/7/2015 Agenzia Fides)
ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita: la tempesta passerà, e i cristiani rimarranno in Medio Oriente
Beirut (Agenzia Fides) - I cristiani del Medio Oriente non fuggiranno dalla loro terra, che è la terra in cui è nato Gesù, se davvero avranno il dono di veder custodita la propria fede come esperienza dell'amore di Cristo. Ne è convinto il Patriarca maronita Boutros Bechara Rai, che ha espresso tale fiduciosa speranza durante la Messa celebrata ieri davanti ai ragazzi e alle ragazze del primo Global Forum della Gioventù maronita, il meeting di giovani provenienti soprattutto dalle comunità maronite sparse nel mondo, venuti in Libano per prendere parte ad una serie di incontri, conferenze e iniziative sociali e culturali.
Anche nella precedente giornata di sabato 4 luglio, il Primate della Chiesa maronita aveva espresso parole di incoraggiamento sul futuro dei cristiani mediorientali durante la sua visita alle chiese e ai monasteri del distretto di Matn. “Non c'è da aver paura. La tempesta passerà” ha dichiarato in quell'occasione il Card. Rai, aggiungendo che “l'importante è rimanere radicati nella fede e non arrendersi”. Nella stessa giornata, il Patriarca maronita ha visitato anche il campo profughi palestinese di Dbayeh, criticando in tale circostanza l'immobilismo della comunità internazionale davanti alla tragedia dei rifugiati palestinesi che da tre generazioni vivono nei campi profughi sparsi in Libano, spesso in condizioni disumane. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2015).
Anche nella precedente giornata di sabato 4 luglio, il Primate della Chiesa maronita aveva espresso parole di incoraggiamento sul futuro dei cristiani mediorientali durante la sua visita alle chiese e ai monasteri del distretto di Matn. “Non c'è da aver paura. La tempesta passerà” ha dichiarato in quell'occasione il Card. Rai, aggiungendo che “l'importante è rimanere radicati nella fede e non arrendersi”. Nella stessa giornata, il Patriarca maronita ha visitato anche il campo profughi palestinese di Dbayeh, criticando in tale circostanza l'immobilismo della comunità internazionale davanti alla tragedia dei rifugiati palestinesi che da tre generazioni vivono nei campi profughi sparsi in Libano, spesso in condizioni disumane. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2015).
ASIA/NEPAL - Terremoto: l’aiuto delle congregazioni religiose
Kathmandu (Agenzia Fides) – E’ un forte impegno quello messo in campo dalle congregazioni religiose presenti in Nepal in favore delle vittime del sisma del 25 aprile. Come riferisce una nota inviata a Fides dal Vicariato Apostolico del Nepal, tra gli ordini più attivi c'è la “Congregazione delle Suore di Gesù” che a Gorkha e Kathmandu hanno aperto le loro strutture e le scuole mettendole a disposizione degli sfollati. Inoltre, nell'ambito delle operazioni di soccorso, la Scuola di Santa Maria a Kathmandu tramite l'aiuto di genitori, studenti, ex studenti e personale, ha organizzato gli aiuti per sei villaggi più colpiti intorno alla valle di Kathmandu, fornendo beni di prima necessità.
Anche i Gesuiti del “Nepal Jesuit Social Institute” (NJSI) hanno organizzato campi medici e distribuito materiali di soccorso nelle aree più colpite, avviando progetti di riabilitazione e ricostruzione. L'Istituto ha avviato l’ “Earthquake Relief and Rehabilitation Programm Nepal” per servire i sopravvissuti al terremoto e rafforzare la speranza tra loro. In particolare il NJSI ha fornito a 23 scuole materiali didattici, mobili, articoli di cancelleria, libri, per oltre 2.200 studenti, operando nei nove distretti maggiormente colpiti dal sisma, dove ha sostenuto più di 6.827 famiglie, per un complesso di oltre 30.000 persone. Altro settore di impegno del gesuiti è quello dell’agricoltura: si aiutano i contadini fornendo sementi e utensili.
Tra le atre congregazioni impegnate sul terreno, c’è anche la “Congregazione dei Padri di S. Teresa” (o “Little Flower Society”) che si è concentrata soprattutto sull’aiutare la popolazione indigena dei chepang. Una speciale Commissione per la riabilitazione ha preparato un programma di soccorso, mentre religiosi e volontari della congregazione lavorano instancabilmente nella solidarietà, anche grazie alla partnership con l'arcidiocesi di Mumbai, in India. Finora hanno aiutato oltre 2.100 famiglie indigene. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2015)
Anche i Gesuiti del “Nepal Jesuit Social Institute” (NJSI) hanno organizzato campi medici e distribuito materiali di soccorso nelle aree più colpite, avviando progetti di riabilitazione e ricostruzione. L'Istituto ha avviato l’ “Earthquake Relief and Rehabilitation Programm Nepal” per servire i sopravvissuti al terremoto e rafforzare la speranza tra loro. In particolare il NJSI ha fornito a 23 scuole materiali didattici, mobili, articoli di cancelleria, libri, per oltre 2.200 studenti, operando nei nove distretti maggiormente colpiti dal sisma, dove ha sostenuto più di 6.827 famiglie, per un complesso di oltre 30.000 persone. Altro settore di impegno del gesuiti è quello dell’agricoltura: si aiutano i contadini fornendo sementi e utensili.
Tra le atre congregazioni impegnate sul terreno, c’è anche la “Congregazione dei Padri di S. Teresa” (o “Little Flower Society”) che si è concentrata soprattutto sull’aiutare la popolazione indigena dei chepang. Una speciale Commissione per la riabilitazione ha preparato un programma di soccorso, mentre religiosi e volontari della congregazione lavorano instancabilmente nella solidarietà, anche grazie alla partnership con l'arcidiocesi di Mumbai, in India. Finora hanno aiutato oltre 2.100 famiglie indigene. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2015)
ASIA/CAMBOGIA - Un nuovo sacerdote nella Chiesa di Phnom Penh: fioriscono le vocazioni
Phnom Penh (Agenzia Fides) – La Chiesa di Phnom Penh ha accolto un nuovo sacerdote diocesano, padre Pierre Sok Na. Come riferisce a Fides il Vicario apostolico, Sua Ecc. Mons. Olivier Schmitthaeusler, MEP, il nuovo prete opererà nell’area sud di Phnom Penh. “Rendiamo grazie a Dio per questo dono e chiediamo al Signore di riempire col suo amore il suo ministero di servizio e di amore per i fedeli, ma anche per tutti coloro che cercano la luce, la pace e la misericordia nelle loro vite spezzate” dice a Fides il Vicario Apostolico.
Il nuovo sacerdote è stato ordinato il 27 giugno. I fedeli del Vicariato si sono riuniti per una speciale “notte di preghiera per le vocazioni”. “Certamente il Signore ascolta la preghiera di coloro che implorano” nota mons. Schmitthaeusler.
Il Vicariato di Phnom Penh ha ordinato, a partire dal 2001, tre sacerdoti cambogiani. E le vocazioni non mancano. “A settembre 2015 avremo tre seminaristi al secondo anno e due al terzo anno” ricorda. La formazione dei seminaristi è distribuita su un ciclo di sei anni ed è garantita in lingua cambogiana da numerosi sacerdoti missionari: “Costoro si rendono disponibili per questo servizio di vitale importanza per la costruzione della Chiesa locale” prosegue il Vicario.
“Non va dimenticata la nostra Scuola di formazione per i laici – aggiunge – dove 50 adulti battezzati vengono a formarsi su teologia, spiritualità, storia, Bibbia, etica e dottrina sociale per rafforzare la loro fede. Questa è la nostra Chiesa che getta un seme per il suo futuro”.
Inoltre nei mesi di luglio e agosto i giovani cattolici parteciperanno alla Giornata della Gioventù organizzata dalla Conferenza Episcopale di Laos e Cambogia dal 10 al 16 agosto in Cambogia, mentre dal 20 al 23 agosto a Sihanoukville si terrà un campo per i giovani dedicato al tema della vocazione. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2015)
Il nuovo sacerdote è stato ordinato il 27 giugno. I fedeli del Vicariato si sono riuniti per una speciale “notte di preghiera per le vocazioni”. “Certamente il Signore ascolta la preghiera di coloro che implorano” nota mons. Schmitthaeusler.
Il Vicariato di Phnom Penh ha ordinato, a partire dal 2001, tre sacerdoti cambogiani. E le vocazioni non mancano. “A settembre 2015 avremo tre seminaristi al secondo anno e due al terzo anno” ricorda. La formazione dei seminaristi è distribuita su un ciclo di sei anni ed è garantita in lingua cambogiana da numerosi sacerdoti missionari: “Costoro si rendono disponibili per questo servizio di vitale importanza per la costruzione della Chiesa locale” prosegue il Vicario.
“Non va dimenticata la nostra Scuola di formazione per i laici – aggiunge – dove 50 adulti battezzati vengono a formarsi su teologia, spiritualità, storia, Bibbia, etica e dottrina sociale per rafforzare la loro fede. Questa è la nostra Chiesa che getta un seme per il suo futuro”.
Inoltre nei mesi di luglio e agosto i giovani cattolici parteciperanno alla Giornata della Gioventù organizzata dalla Conferenza Episcopale di Laos e Cambogia dal 10 al 16 agosto in Cambogia, mentre dal 20 al 23 agosto a Sihanoukville si terrà un campo per i giovani dedicato al tema della vocazione. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2015)
AMERICA/ECUADOR - Ben preparati sul tema della famiglia, 10 mila da Santo Domingo a Quito per la Messa del Papa
Santo Domingo en Ecuador (Agenzia Fides) – “Assistere significa essere benedetti e partecipare alla storia della misericordia che il mondo vive con Papa Francesco” afferma Martha Lopez, membro del movimento Juan XXIII, che sarà presente alla Santa Messa che Papa Francesco celebrerà martedì 7 luglio, a Quito, con altri diecimila pellegrini della diocesi di Santo Domingo en Ecuador. Questi gruppi per raggiungere Quito dovranno percorrere circa 180 km di terreno accidentato e collegamenti precari.
Dalle fonti di Fides in Ecuador si apprende che la Conferenza Episcopale ha preparato e distribuito ai pellegrini uno zaino con una t-shirt, una sciarpa, un bracciale, un rosario, piccoli depliant con delle preghiere e una edizione dei quattro Vangeli. Secondo sua Ecc. Mons. Bertram Wick, Vescovo di Santo Domingo en Ecuador, il gruppo dei fedeli che partiranno per Quito dovrà leggere come preparazione all’evento il “messaggio sulla famiglia” suggerito dalla diocesi, che sarà sicuramente tra i temi di cui parlerà Papa Francesco.
"Riteniamo che la famiglia si trovi in un vortice di forze che cercano di disgregarla, con situazioni e problemi, come la migrazione e altri fattori, che la ostacolano nella realizzazione di quello che deve essere" ha commentato il Vescovo.
Fra le note della visita del Papa in Ecuador, per la prima volta nella storia dell’Ecuador un evento di quella nazione viene trasmesso in diretta tv da 200 reti televisive di tutto il mondo.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2015)
Dalle fonti di Fides in Ecuador si apprende che la Conferenza Episcopale ha preparato e distribuito ai pellegrini uno zaino con una t-shirt, una sciarpa, un bracciale, un rosario, piccoli depliant con delle preghiere e una edizione dei quattro Vangeli. Secondo sua Ecc. Mons. Bertram Wick, Vescovo di Santo Domingo en Ecuador, il gruppo dei fedeli che partiranno per Quito dovrà leggere come preparazione all’evento il “messaggio sulla famiglia” suggerito dalla diocesi, che sarà sicuramente tra i temi di cui parlerà Papa Francesco.
"Riteniamo che la famiglia si trovi in un vortice di forze che cercano di disgregarla, con situazioni e problemi, come la migrazione e altri fattori, che la ostacolano nella realizzazione di quello che deve essere" ha commentato il Vescovo.
Fra le note della visita del Papa in Ecuador, per la prima volta nella storia dell’Ecuador un evento di quella nazione viene trasmesso in diretta tv da 200 reti televisive di tutto il mondo.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2015)
AMERICA/HONDURAS - Ancora manifestazioni contro la corruzione, mentre altri scandali vengono alla luce
Tegucigalpa (Agenzia Fides) – "La Conferenza Episcopale, rappresentando il popolo cattolico pellegrino in Honduras, si unisce a tutti coloro che lottano per un paese migliore e proclama che non potrà esserci la pace senza la giustizia sociale, la fraternità senza la riconciliazione, la solidarietà senza la compassione con i più poveri, l'armonia sociale senza togliere definitivamente l'impunità, né il progresso senza cacciare la corruzione che tanto male arreca a tutti": così affermava il documento dei Vescovi pubblicato il 2 luglio (vedi Fides 3/07/2015) e poco dopo è venuto alla luce un enorme scandalo di corruzione.
Ieri, 5 luglio, le principali agenzie informavano che la vicepresidente del Congresso, Lena Gutiérrez, è agli arresti domiciliari insieme a suo padre e a due fratelli, con l’accusa di corruzione e di frode ai danni dello stato. Secondo l’accusa la Gutiérrez, proprietaria di un’azienda farmaceutica, ha venduto farmaci a prezzi maggiorati al ministero della salute e anche medicine scadute e adulterate.
La popolazione è scesa in piazza a Tegucigalpa, per chiedere le dimissioni del governo e del Presidente Juan Orlando Hernández. L’opposizione chiede che sia aperta un’inchiesta indipendente sullo scandalo della corruzione che ha coinvolto alcuni funzionari dell’Istituto per la sicurezza sociale, ma il Presidente ha negato di essere personalmente coinvolto nella vicenda.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2015)
Ieri, 5 luglio, le principali agenzie informavano che la vicepresidente del Congresso, Lena Gutiérrez, è agli arresti domiciliari insieme a suo padre e a due fratelli, con l’accusa di corruzione e di frode ai danni dello stato. Secondo l’accusa la Gutiérrez, proprietaria di un’azienda farmaceutica, ha venduto farmaci a prezzi maggiorati al ministero della salute e anche medicine scadute e adulterate.
La popolazione è scesa in piazza a Tegucigalpa, per chiedere le dimissioni del governo e del Presidente Juan Orlando Hernández. L’opposizione chiede che sia aperta un’inchiesta indipendente sullo scandalo della corruzione che ha coinvolto alcuni funzionari dell’Istituto per la sicurezza sociale, ma il Presidente ha negato di essere personalmente coinvolto nella vicenda.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2015)
AMERICA/VENEZUELA - Isolate 35 mila persone per le inondazioni, altre 25 mila a rischio
San Fernando de Apure (Agenzia Fides) – Le incessanti inondazioni, causate dalle piogge iniziate tre settimane fa, hanno lasciato isolate circa 35 mila persone a Guasdualito, città nello Stato venezuelano di Apure. Le famiglie colpite sono 9 mila. Lo straripamento dei fiumi Arauca e Sarare ha inondato il 90% delle zone. La mancanza di corrente elettrica e di mezzi di trasporto mantiene la popolazione isolata e costringe molti ad evacuare. Diverse famiglie si rifiutano di lasciare le proprie abitazioni e il governo della regione provvede a portare soccorsi in canoa. Inoltre tre aerei militari da trasporto hanno portato all’aeroporto locale 28 tonnellate di generi alimentari, 15 mila litri di acqua, medicine e altri generi per far fronte all’emergenza. Nello Stato di Táchira oltre 12 mila persone che vivono in villaggi e frazioni potrebbero rimanere isolate se continuerà a cedere il tratto di strada tra San Cristóbal e la parrocchia Francisco Romero Lobo. (AP) (6/7/2015 Agenzia Fides)
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