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mercoledì 15 giugno 2022

nordesteconomia.gelocal.it: Porto Nogaro, a maggio crollo dei traffici del 51 per cento


UDINE. Situazione drammatica allo scalo portuale di Porto Nogaro di San Giorgio di Nogaro, per il consistente calo a maggio della movimentazione delle merci che ha fatto registrare -51%. Lo scalo nel 2021 aveva movimentato 1 milione e 300 mila tonnellate di merci delle quali il 50% erano bramme. Il trend negativo del porto commerciale friulano si è innescato con l'avvio del conflitto russo- ucraino, ed è legato soprattutto alla caduta del porto di Mariupol, porto dal quale partivano le navi della compagnia dei Fratelli Cosulich carichi di bramme (manufatti di ferro o acciaio) per i laminatoi della zona industriale dell'Aussa Corno di San Giorgio di Nogaro: quello delle Officine Tecnosider, quelli di Marcegaglia Plates e Marcegaglia Palini e Bertoli e della Trametal (del gruppo ucraino Metinvest), che sono riusciti a restare in produzione grazie all'approvvigionamento della materia prima in altri Paesi.

A spiegare la difficile situazione dello scalo friulano, è il presidente della storica impresa portuale Porto Nogaro (l'altra azienda che opera in banchina Magreth è la Midolini), 35 soci e 10 dipendenti, Emanuele Malisan, rimarcando come le percentuali dei traffici movimentati in questi ultimi tre mesi sono andate in calando, «a marzo abbiamo avuto un meno 16%; ad aprile un meno 41%; e un preoccupante maggio con meno 51%. Come si vede- spiega Malisan-, i dati sono allarmanti. Abbiamo registrato un dimezzamento della movimentazione in questi ultimi due mesi rispetto all’anno precedente a causa della guerra In Ucraina. Le due acciaierie di Mariupol sono semi distrutte e nessuno sa quale sarà il loro futuro. In questa situazione di forte criticità siamo dovuti ricorrere agli ammortizzatori sociali e dopo due anni di pandemia, in cui abbiamo fatto notevoli sforzi per garantire le operazioni portuali, ci rattrista molto questa situazione che stiamo vivendo e che ha colpito il cuore del nostro business».

Il presidente Malisan sottolinea che «d’ora in avanti l’approvvigionamento per i laminatoi di San Giorgio di Nogaro potrà avvenire solo attraverso nuove fonti diversificate da altri Paesi: Cina, India, Indonesia, Vietnam, Brasile. Oltre a essere un’attività difficile da organizzare - afferma-, ricordo che per queste tratte verranno utilizzate navi con stazze molto più grandi e che non potranno raggiungere il nostro porto a causa del pescaggio limitato di 5,50 metri (da anni si attendono i promessi 7.50 metri di pescaggio per permettere l'accesso a navi da 10- 13 mila tonnellate di stazza che ridurrebbero anche i costi di trasporto). Queste navi verranno scaricate completamente al porto di Monfalcone. La nostra speranza è che dallo scalo monfalconese si possa riuscire a trasferire a Porto Nogaro quantitativi importanti mediante le chiatte (trasportano attorno alle 5 tonnellate). Ma ci vorrà ancora del tempo, e con i nostri partner siamo al lavoro per riprenderci almeno una parte di quello che questa stupida guerra ci ha tolto» .

Il porto occupa circa 450 addetti tra imprese portuali, pilota, ormeggiatori, dogana, Capitaneria di Porto, case di spedizione e agenzie marittime, con un indotto di circa 900 addetti, ed è la più grande azienda della zona industriale dell'Aussa Corno.

lunedì 18 aprile 2022

ilfriuli.it Porto Nogaro: interventi infrastrutturali urgenti!

Corsa contro il tempo per il Porto

San Giorgio di Nogaro. Con la guerra ucraina il flusso di acciaio si è interrotto

Corsa contro il tempo per il Porto

È una corsa contro il tempo quella per salvare la competitività dell’industria siderurgica friulana e snodo nevralgico è Porto Nogaro. Infatti, i laminatoi finora hanno potuto contare sull’approvvigionamento di acciaio e ghisa dal polo industriale ucraino di Mariupol attraverso navi cargo di piccole dimensioni in grado quindi di accedere al canale fino alla banchina a ridosso della zona industriale. Ora, a causa della guerra il flusso si è interrotto e l’alternativa arriva da Paesi più lontani, come il Brasile, da dove il materiale giunge su imbarcazioni di maggiore pescaggio, costrette quindi ad attraccare in porti con fondali maggiori, in particolare Monfalcone.

Per rendere nuovamente funzionale Porto Nogaro e, più in generale, la Zona Aussa Corno sono urgenti, quindi, interventi infrastrutturali, come emerso in un recente convegno tecnico organizzato dalla società di consulenza Mill’s a Cividale. La provincia di Udine, con laminatoi in grado di produrre quattro milioni di tonnellate di output finito l’anno, è seconda solo a Brescia in Italia per export di acciaio, e questa situazione sta impattando molto sulle imprese e sui due principali porti regionali di riferimento per il settore del metallo.


Ecco quindi l’appello a potenziare l’infrastruttura ferroviaria tra i poli di Cervignano, San Giorgio di Nogaro e Monfalcone, e ad aumentare la profondità dei fondali dei porti per le navi più grandi di materie prime che solcano le rotte oceaniche da molto più lontano. Un’esigenza inderogabile visto che nei prossimi mesi le bramme di acciaio per i laminatoi arriveranno da Brasile, India, Cina e Indonesia. “L’acciaio sta subendo anche una forte penuria di disponibilità e questo sarà probabilmente l’impatto più forte sui porti” ha confermato il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Zeno D’Agostino.

In tal senso, forte è l’urgenza di adeguare il pescaggio del bacino di San Giorgio di Nogaro che serve la zona industriale dell’Aussa Corno, dove gli attesi lavori di dragaggio previsti da ben prima che la questione russo-ucraina si palesasse non sono ancora stati avviati.

sabato 2 aprile 2022

Don Liliano Pacco, sempre al servizio della gente

 

Addio a don Liliano Pacco, sacerdote e missionario: ha operato anche in Indonesia

(da Messaggero Veneto)

GONARS. Lo ricordano ancora con particolare affetto i suoi parrocchiani. Tre comunità in lutto per la scomparsa di don Liliano Pacco, deceduto giovedì 31 marzo all’ospedale di Latisana, dove era ricoverato, per un improvviso aggravarsi delle sue condizioni di salute.

Ottantadue anni compiuti il 23 marzo, originario di Chiasottis, frazione di Pavia di Udine, don Pacco era stato ordinato sacerdote nel 1966. È stato parroco di Bagnaria Arsa, dal 1978 al 1999, e poi, dal 2000 al 2010, anche parroco di Bicinicco, Griis, Cuccana e Felettis.

Come missionario saveriano trascorse sette anni in Indonesia. Rientrato in Italia, dopo essersi ammalato di malaria, si trasferì nel comune di Gonars, dove abitava la madre, e iniziò fin da subito a lavorare come operaio prima in una fabbrica di Gonars e poi in un’azienda dell’Aussa Corno.

Contemporaneamente cominciò anche a insegnare catechismo nelle scuole medie di Gonars. In seguito chiese di essere inserito tra i sacerdoti diocesani. Da circa tre anni abitava nella frazione di Fauglis.

«Ricordo che non amava particolarmente la burocrazia – le parole affettuose di monsignor Angelo Del Zotto, parroco della collaborazione pastorale di Palmanova e vicario foraneo della Forania del Friuli Centrale –. Si è sempre dato molto da fare, soprattutto nei contatti con le famiglie. Don Liliano era molto presente all’interno delle sue comunità, sempre disponibile all’ascolto dei suoi parrocchiani».

L’amico Carletto Candotto ha conosciuto don Pacco quando entrambi avevano vent’anni e di lui ricorda soprattutto la gentilezza e la bontà d’animo.

«Era un uomo semplice e disponibile – le parole dell’amico –. Aveva una buona parola per tutti. Si è sempre dato tanto da fare per il prossimo. È stato padre Rodolfo Ciroi, saveriano friulano, missionario da oltre trent’anni in Indonesia, a presentarci quando eravamo entrambi ventenni. Andavo sempre a prenderlo in automobile quando lui studiava per diventare sacerdote. Don Liliano era una cara persona e aveva un grande cuore».

La notizia della scomparsa del sacerdote, giovedì pomeriggio, si è diffusa rapidamente nella Bassa friulana, dove era molto conosciuto.

«Ricordo ancora quando don Pacco arrivò nel comune di Bagnaria Arsa – racconta il vicesindaco, Tiziano Felcher – perché quello è stato il suo primo incarico come sacerdote diocesano. Aveva 37 anni ed era molto attivo nella vita sociale del paese.

Giocava a calcio con i ragazzi del catechismo ed era presente nella vita della comunità. È stato lui a occuparsi della ricostruzione della canonica, all’inizio degli anni Ottanta. Aveva un carattere forte e anche particolarmente deciso e intraprendente».

Anche il sindaco di Gonars, Ivan Boemo, conosceva il sacerdote. «Una persona molto disponibile con tutti e genuina – le parole del primo cittadino Boemo –. A Gonars ha insegnato catechismo alle scuole medie. In tanti lo ricordano ancora. Ci mancherà».

Il funerale sarà celebrato lunedì pomeriggio, alle 15.30 nella chiesa parrocchiale di Gonars. —

venerdì 9 aprile 2021

Agenzia Fides 9 aprile 2021

 

AFRICA/CONGO RD - “Basta uccidere”: appello dei Vescovi per fermare le violenze nell’est del Paese
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – “Da più di due decenni, l'est del nostro Paese è sconvolto da conflitti armati e dall’insicurezza ricorrente che causano la morte, la desolazione e lo sfollamento delle popolazioni. Sfortunatamente, tutti i nostri appelli non hanno ancora trovato echi significativi nelle persone interessate” afferma un messaggio del Comitato Permanente della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo (CENCO) pervenuto all’Agenzia Fides.
“Per dimostrare la nostra vicinanza emotiva ed efficace con i nostri fratelli e sorelle feriti e vittime di questa tragedia, una delegazione di Vescovi dell'Associazione delle Conferenze Episcopali dell'Africa Centrale (ACEAC) e della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo (CENCO) ha svolto una missione pastorale nell'Est del Paese, in particolare nelle diocesi di Goma, Butembo-Beni e Bunia, dal 14 al 26 gennaio” (vedi Fides 30/1/2021). “Durante questa missione, i Vescovi hanno pregato con le popolazioni e conferito con i rappresentanti di diversi strati della società” ricorda il messaggio.
I Vescovi congolesi durante la sessione ordinaria del Comitato permanente tenutasi a Kinshasa dal 22 al 25 febbraio 2021, “vista l'importanza delle informazioni ricevute”, hanno preso in esame “la possibilità di rivolgere un appello al Capo dello Stato e di rendere pubblica una comunicazione speciale sui risultati e sulle nostre raccomandazioni nella speranza di ottenere una grande mobilitazione per lottare contro le cause profonde di questa insicurezza”.
Le violenze dei gruppi armati che agiscono per occupazione di terre, sfruttamento illegale delle risorse naturali, ingiusto arricchimento, islamizzazione della regione a dispetto della libertà religiosa, hanno lasciato famiglie in lutto, provocato massicci spostamenti di popolazioni e causato una significativa perdita di proprietà, danneggiando l'economia di una regione che funge da granaio del Paese. Le vittime sono migliaia: più di 6.000 morti a Beni dal 2013 e più di 2.000 a Bunia solo nel 2020. Ci sono anche almeno 3 milioni di sfollati e circa 7.500 persone rapite.
“A ciò si possono aggiungere l'incendio di diverse case e villaggi, la distruzione e la chiusura di scuole e centri sanitari, il saccheggio di edifici amministrativi, il saccheggio di animali, campi e raccolti, ecc. Gli autori sono spesso gruppi armati e miliziani, alcuni dei quali trasmettono un'ideologia vicina al "satanismo" denunciano i Vescovi.
La stessa situazione di precarietà e di insicurezza che caratterizza il Nord Kivu e l’Ituri si riscontra nel Sud Kivu, dove, per questo motivo, “verrà inviata un'altra missione di ascolto e rassicurazione nei prossimi mesi”.
“La CENCO resta impegnata a sostenere il processo di costruzione della pace e della coesione sociale. In virtù della nostra missione pastorale, lavoreremo, internamente ed esternamente, per consolidare la fraternità tra i popoli e le comunità in modo che gli avversari si impegnino a prendere parte al cammino insieme” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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AFRICA/GUINEA BISSAU - Morto per Covid il Vescovo di Bafatà: il primo Vescovo missionario brasiliano di un territorio di missione fuori del Brasile
 
Bissau (Agenzia Fides) – “Oggi è urgente ricostruire la persona, il cuore delle persone, perché la gente soffre psicologicamente e spiritualmente, oltre che per la povertà. Occorre promuovere la riconciliazione e la pace. Bafatà poi è una regione abitata da moltissimi musulmani, quindi è necessario il dialogo per lavorare insieme”. Così in un’intervista all’Agenzia Fides (vedi Fides 6/7/2001) Sua Ecc. Mons. José Pedro Carlos Zilli, Vescovo di Bafatà, nella Guinea Bissau, descriveva la situazione nella nuova diocesi al momento di assumere l'incarico di primo Vescovo. Mons. Zilli, 67 anni, è venuto a mancare lo scorso 31 marzo, stroncato dal Covid-19 nell'ospedale di Cumura, alla periferia di Bissau, dove era ricoverato da due settimane.
Mons. Zilli era missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere) e prima della nomina a Vescovo di Bafatà aveva già trascorso 14 anni in Guinea Bissau (1985-1999) ricoprendo diversi incarichi tra cui vicario parrocchiale a Bafatà e superiore regionale del suo istituto. Nato nel 1954 nello stato di San Paolo (Brasile), padre Zilli è stato il primo missionario brasiliano nominato Ordinario di un territorio di missione fuori del Brasile.
Nell’intervista a Fides, Mons. Zilli, aveva ricordato la sua precedente esperienza di missionario nel Paese africano, facendo particolare riferimento ai rapporti con i musulmani: “Durante la mia permanenza c’era un rapporto di amicizia molto bello: avevamo un cuoco musulmano che lavorava per noi ed era una persona squisita, attraverso di lui ho imparato a conoscere ed amare i musulmani. Comunque anche i musulmani vogliono bene ai missionari: soprattutto con la guerra hanno visto che la Chiesa ama le persone, senza fare alcuna distinzione. In generale il rapporto è buono: non ci sono estremismi come in altri posti. Abbiamo già lavorato insieme per alcuni progetti sociali, nelle scuole, sia pure allo stato iniziale. Qualcuno dei missionari ha avuto un rapporto più profondo, soprattutto nel campo medico”.
Mons. Zilli aveva poi preannunciato quali erano le sue priorità pastorali come primo Vescovo della nuova diocesi. “I cristiani sono pochi e devono essere educati a dare la loro testimonianza senza paura, ma con gioia… Al primo posto della mia agenda di lavoro metto l’evangelizzazione, quindi il lavoro per le vocazioni, la famiglia, l’impegno nel sociale, il dialogo, l’inculturazione, e molte altre cose che verranno…”. (L.M.) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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ASIA/INDONESIA - “Tutto è possibile per chi crede”: un missionario Camilliano dall’isola colpita dal ciclone Seroja
 
Maumere (Agenzia Fides) - “Qui nella nostra città e diocesi di Maumere non siamo stati toccati dal terribile ciclone tropicale Seroja (vedi Agenzia Fides 8/4/2021) che invece ha colpito in modo disastroso la diocesi di Larantuka e alcune sue isole, in particolare quelle di Adonara e Lembata distanti circa 150 Km da noi”, scrive all’Agenzia Fides padre Luigi Galvani missionario Camilliano sull’isola di Flores. “Le due isole, che ho visitato alcune volte per la promozione vocazionale - continua il missionario - sono molto povere, ma hanno una loro ricchezza particolare: sono in maggioranza cattoliche e ciò favorisce sicuramente il nascere di molte vocazioni religiose e sacerdotali.”
“Dalle notizie che abbiamo ricevuto, il potente ciclone ha colpito non solo Flores ma anche alcune zone dell'isola di Timor a Malacca, diocesi di Atambua e a Kupang. A tutt'oggi lì, per esempio, la popolazione è ancora carente di elettricità. In mezzo a tanti disagi e sofferenze per migliaia di persone, stiamo vedendo una gara di solidarietà specialmente da parte di organizzazioni religiose cattoliche della Caritas Indonesiana. Le isole di Flores e Timor sono le due a maggioranza cattolica di tutta l'Indonesia e notare che la Chiesa Cattolica si sta mobilitando con molta generosità per venire incontro ai bisogni di quelle popolazioni è commovente.”
Come racconta padre Galvani “anche noi Camilliani, nel nostro piccolo, abbiamo inviato due giovani studenti a visitare le isole di Adonara e Lembata per valutare la situazione e classificare le necessità più urgenti. I bisogni sono molti, ma ci hanno riferito che cibo, acqua e sostegno psicologico sarebbero le priorità. In concreto, con l'aiuto di alcuni benefattori locali, abbiamo già inviato 3 tonnellate di riso, 300 pacchi di noodles e migliaia di vitamine. Tutto ciò coordinato con la Caritas della diocesi di Larantuka. Sicuramente non ci fermeremo nell'impegno di promuovere ulteriori iniziative di sostegno magari con l'arrivo di altri aiuti provvidenziali esterni per essere vicini a quella gente che, già provata dalla povertà ordinaria, ora ne ha un'altra maggiore da superare. Sicuramente non sarà facile, ma tutto è possibile a chi crede”, sottolinea il missionario.
“Circa la situazione del Covid 19, - conclude p. Luigi - qui nella nostra isola, fortunatamente, i contagi sono limitati. Però le difficoltà non mancano per tanta gente che ha perso il lavoro. Ogni mese provvediamo alla distribuzione di pacchi alimentari a un paio di centinaia di famiglie particolarmente bisognose”.
Stando alle statistiche ufficiali, il ciclone ha fatto registrare almeno 165 morti in Indonesia e 37 a Timor Est, mentre più di 55 sono i dispersi. L'Agenzia indonesiana per la gestione dei disastri si è attivata per cercare tra le montagne di detriti i corpi e i possibili sopravvissuti.
(LG/AP) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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ASIA/MYANMAR - Raid militari in chiese e templi: l'esercito viola la libertà religiosa
 
Yangon (Agenzia Fides) - Chiese cristiane e templi buddisti subiscono continui raid militari e violente perquisizioni dell'esercito birmano, in cerca di attivisti nascosti o presunte attività illegali. Come confermano fonti di Fides, nei giorni scorsi l'esercito ha fatto irruzione in numerose chiese cristiane di tutte le confessioni nello Stato di Kachin, sostenendo che era in corso un'attività sovversiva. I militari hanno perquisito le chiese cristiane battiste, cattoliche a anglicane nella città di Mohnyin. I raid riguardano anche monasteri e templi buddisti in tutta la nazione.
“Queste incursioni sono deplorevoli e sono patenti violazioni della libertà religiosa. I siti religiosi sono sacri. Tutta la popolazione stigmatizza ed è scandalizzata dal fatto che si penetri con le armi in pugno in un luogo sacri, Chiese e monasteri buddisti vengono regolarmente perquisiti con violenza. Sono gravi atti intimidatori dell'esercito che stanno generando sempre maggiore marezza e ostilità nella popolazione birmana di tutte le etnie e religioni", nota la fonte di Fides. "I militari individuano i giovani e i leader della protesta sui social media e poi lanciano ogni giorno operazioni notturne per arrestarli", racconta.
“I soldati hanno hanno scavalcato le recinzioni e sono entrati in ogni edificio del complesso, senza alcuna giustificazione e hanno perquisito tutti gli spazi”, ha riferito il Reverendo Awng Seng della Kachin Baptist Convention (KBC), raccontando, ancora scosso, quanto avvenuto nello stato Kachin. I soldati sospettavano che un leader della protesta fosse nascosto all'interno del complesso e che i leader religiosi stessero partecipando alle proteste e alle iniziative contro il regime. Le forze di sicurezza non hanno trovato nulla di illegale in tutte le chiese perquisite.
“È inaccettabile compiere questi raid in un sito religioso cristiano con personale armato che agisce come se stesse conducendo un'operazione militare. Lo condanniamo fermamente. Se l'esercito agisce in questo modo nel luoghi sacri, non possiamo immaginare come si comporti nelle case private delle persone", ha rimarcato il Rev. Awng Seng, riferendo che sono stati perquisiti anche il Kachin Theological Collegee l'annesso Seminario cristiano battista nella capitale dello Stato di Kachin, Myitkyina.
La Kachin Baptist Convention che, con oltre 400.000 membri e 429 chiese, svolge un ruolo di primo piano nello stato Kachin, ha ricordato che "le comunità religiose cristiane, buddiste, indù, musulmane predicano la verità e la giustizia" affermando che "tali raid violenti e intimidatori sono spaventosi". La KBC ha dichiarato di opporsi al regime militare e ha tenuto quotidianamente liturgie di preghiera per la pace e la giustizia, chiedendo una democrazia federale, l'uguaglianza, il rispetto della libertà e dei diritti umani..
Nei giorni scorsi le forze di sicurezza hanno fatto irruzione anche una chiesa Battista a Lashio, nello Stato settentrionale di Shan, arrestando per due giorni 10 leader religiosi e il personale residente (poi tutti rilasciati), esplodendo colpi di arma da fuoco all'interno della chiesa mentre cercavano manifestanti anti-regime.
(PA-JZ) (Agenzia FIdes 9/4/2021)
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ASIA/SIRIA - Il Patriarca siro cattolico: affama il popolo siriano chi usa le sanzioni come strumento di pressione politica
 
Damasco (Agenzia Fides) – Nella crisi siriana, “non è né giusto né logico vincolare la revoca delle sanzioni a una cosiddetta ‘soluzione politica’, mentre la gente comune è impoverita e soffre di fame, malattie e umiliazione”. Il lucido e penetrante giudizio sull’uso delle sanzioni imposte da lungo tempo dalla comunità internazionale alla Siria di Bashar al Assad arriva da Ignace Youssef III Younan, Patriarca di Antiochia dei siro cattolici. Il Primate della Chiesa siro cattolica, che abitualmente risiede presso la sede patriarcale in Libano, lo ha inserito all’interno del messaggio diffuso in occasione della Pasqua.
Nel testo pasquale, il Patriarca richiama “i decisori internazionali e tutti coloro che hanno buona volontà a compiere sforzi per revocare le ingiuste sanzioni imposte al popolo siriano, la cui sofferenza si intensifica di giorno in giorno”. L’attuale catastrofe siriana – rimarca il Patriarca - ha superato le brutalità degli imperatori e degli invasori del passato e degli occupanti: “Dieci anni di guerra, uccisioni, distruzioni e conflitti internazionali combattuti sul suolo siriano, hanno portato solo all’annientamento del popolo e alla distruzione delle sue strutture economiche e sociali e del suo patrimonio di civiltà”. (GV) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - I Vescovi sollecitano le vaccinazioni: "Non si può aspettare ancora, l'essere umano è al di sopra delle diatribe politiche"
 
Caracas (Agenzia Fides) – “Motivati dal nostro ministero pastorale a favore del popolo di Dio, facciamo eco al suo grido sulla necessità di risolvere al più presto possibile il tema della vaccinazione contro il Covid 19. E’ una urgenza che deve essere inquadrata nell’appello a praticare il comandamento dell’amore fraterno, che ci ha lasciato il Signore Gesù”. Con queste parole la Presidenza della Conferenza Episcopale Venezuelana (CEV) ha pubblicato una dichiarazione sottolineando l'urgenza della vaccinazione contro il Covid-19 senza preclusioni di alcun tipo, e la convocazione delle diverse realtà coinvolte nel campo sanitario e sociale.
Nella dichiarazione, pervenuta a Fides, i Vescovi lamentano che purtroppo è aumentato il numero dei contagiati e dei morti, e questo ha creato ancora maggiore angoscia nella popolazione, soprattutto nei più vulnerabili, per questo ribadiscono che "le persone hanno il diritto di essere debitamente curate, sia nella fase della prevenzione che nelle cure mediche necessarie".
Quindi si rivolgono all’Esecutivo nazionale, alle autorità sanitarie, a tutte le istanze pubbliche e private, perché “pensando al bene della popolazione di cui sono a servizio”, cerchino un accordo che consenta di avere i migliori vaccini da somministrare a tutta la popolazione, senza esclusioni né discriminazioni. "Non si può aspettare ancora. L'essere umano è al di sopra delle diatribe politiche, perché la vita di ogni persona è degna e sacra".
Il comunicato della Presidenza della CEV chiede alle nazioni e agli organismi multilaterali impegnati nella distribuzione dei vaccini, di collaborare con il popolo venezuelano, e all’Esecutivo nazionale di convocare i rappresentanti di tutte le realtà che operano nel settore sanitario e sociale, senza fare scelte partitiche o ideologiche, al fine di fare fronte comune per assicurare la vaccinazione di tutta la popolazione senza condizioni di alcun tipo. Infine reitera l’invito a tutti a seguire le direttive per la biosicurezza. (SL) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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AMERICA/GUATEMALA - Centenario dell’arcidiocesi di Los Altos: “Evangelizzare, formare discepoli, testimoniare è stato, è e sarà il nostro impegno”
 
Los Altos (Agenzia Fides) – “Il 27 luglio 2021 celebreremo il primo centenario della creazione della diocesi di Los Altos. Questo avvenimento suscita due atteggiamenti. Da una parte il ringraziamento a Dio perché ci consente di essere membri della sua Chiesa in questa arcidiocesi, dall’altra la preghiera di supplica perchè la sua grazia ci guidi negli anni futuri”. Lo scrive l’Arcivescovo di Los Altos, Quelzaltenango-Totonicapan, Mons. Mario Alberto Molina Palma, OAR, nella sua Lettera pastorale al popolo di Dio, che porta la data del Giovedì Santo, 1 aprile 2021.
L’Arcivescovo fa memoria dei Vescovi che si sono succeduti in questa diocesi, dal 1996 arcidiocesi da cui si sono originate altre cinque diocesi, dei sacerdoti locali e stranieri, secolari e religiosi, in particolare di quanti durante gli anni difficili della riorganizzazione e della violenza del conflitto armato, “servirono e guidarono il popolo di Dio in questa terra”. Ringrazia poi le innumerevoli religiose, che nei diversi campi dell’educazione, della salute, della cura degli anziani, della formazione catechistica e della promozione sociale “hanno collaborato nell’impegno dell’evangelizzazione”. Un ringraziamento speciale poi ai laici, “che in tutte le epoche hanno offerto il loro tempo, il loro ingegno, i loro sacrifici personali per collaborare con i Pastori, sostituendoli e rappresentandoli nella guida e nel coordinamento delle comunità, nella catechesi e nell’evangelizzazione”.
Per il centenario sarà pubblicato uno studio accademico sulla storia della diocesi, dal momento che si hanno poche notizie al riguardo. E’ stato comunque preparato del materiale divulgativo, a carettere teologico e storico, per organizzare conferenze, video clips, programmi radiofonici e televisivi, al fine di preparare questo evento riflettendo sulla natura della Chiesa e della fede cristiana.
Nella sua Lettera pastorale l’Arcivescovo invita a rendere grazie a Dio, “Signore della Chiesa e del tempo… per la fede che abbiamo conosciuto e ricevuto… per il servizio e il ministero delle persone che sono state strumento nelle sue mani perchè attraverso di loro ci arrivasse la fede e si realizzassero tante opera di evangelizzazione, di catechesis e di carità”.
Mons. Molina invita quindi tutte le comunità sabato 24, domenica 25 e lunedì 26 luglio, ad offrire la Messa in ringraziamento per il cammino fatto durante questi cento anni. Martedì 27 luglio, giorno anniversario, la Messa sarà celebrata per la Chiesa locale, usando letture bibliche proprie. Purtroppo, lamenta l’Arcivescovo, la situazione sanitaria impedisce una celebrazione comunitaria di tutta l’Arcidiocesi, con la partecipazione di sacerdoti, religiosi e laici di tutte le comunità, ma spera che si possa realizzare in futuro.
Nella seconda parte della Lettera, Mons. Molina invita a guardare con speranza al futuro, tracciando un ampio quadro della situazione attuale e indicando alcune scelte pastorali da compiere. Infine l’Arcivescovo ricorda che “Evangelizzare, formare discepoli, vivere come Chiesa di Gesù Cristo, dare testimonianza al mondo della nostra speranza, è stato, è e sarà il nostro impegno. Senza dubbio Dio suscita pensieri, ispira decisioni, dinamizza le opere. Ognuno di noi apporta pensieri, decisioni e opera che in coscienza ritiene possano contribuire all’annuncio del Vangelo, all’edificazione della Chiesa e alla formazione dei fedeli fino al raggiungimento dell’obiettivo finale, che è la vita di santità in Dio”. (SL) (Agenzia Fides 9/4/2021)
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lunedì 29 marzo 2021

Agenzia Fides 29 marzo 2021

 

AFRICA/MOZAMBICO - “Preghiamo per i nostri fratelli a Palma” dove la situazione è drammatica
 
Maputo (Agenzia Fides) – Sono almeno 7 le vittime tra le persone che sono scappate dall’Hotel Amerula in un convoglio che è stato colpito in un’imboscata dei terroristi. Lo ha annunciato un portavoce dell’esercito del Mozambico, che ha condotto un’operazione per liberare le persone intrappolate nell’albergo di Palma, la città nel nord del Mozambico, presa d’assalto da un gruppo di almeno 100 jihadisti.
L’assalto a Palma è iniziato la sera del 24 marzo, quando un’avanguardia jihadista si è infiltrata nella cittadina che si trova nei pressi di un’importante struttura del gas dal valore di oltre 60 miliardi di euro. L’assalto vero e proprio è iniziato il 25 marzo, quando oltre 100 miliziani colpiscono selvaggiamente la popolazione civile, la maggior parte della quale si rifugia nella foresta. Alcune delle vittime sarebbero state decapitate. Nell’hotel Amerula si rifugiano circa 190 persone, in maggiore parte tecnici stranieri che lavorano al vicino giacimento di gas di Afungi, protetti da un manipolo di soldati mozambicani, appoggiati da elicotteri cannonieri di una società militare privata sudafricana (vedi Fides 27/3/2021).
Il giorno successivo un convoglio di 17 veicoli tenta la fuga dalla cittadina, ma vengono fermati in un’imboscata, solo 7 veicoli riescono a fuggire. La città viene data alle fiamme dai jihadisti. Domenica 28 marzo, 1.300 persone sono evacuate via mare dal sito gasiero di Afungi. Al quarto giorno di assedio a Palma, la situazione è ancora incerta mentre proseguono le operazioni di soccorso.
Palma fa parte della provincia di Cabo Delgado, sconvolta dal 2017 dalle violenze dei jihadisti. “Ci affidiamo a Gesù per mettere fine alle sofferenze della nostra provincia di Cabo Delgado, in modo che questa guerra che nessuno capisce e calpesta tutti, finisca non appena possibile” ha detto Sua Ecc. Mons. António Juliasse Ferreira Sandramo, Vescovo ausiliare di Maputo e Amministratore apostolico di Pemba, il capoluogo della provincia, nell’omelia della Domenica delle Palme. Il Vescovo ha poi sottolineato che “non c'è religione della violenza” e chi governa non può “lavarsi le mani” come Pilato, perché “lavarsi le mani è condannare gli innocenti”. Al termine della celebrazione, l'Amministratore apostolico di Pemba ha espresso la sua “comunione con i fratelli del distretto di Palma” e ha invitato i cattolici della regione a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa attraverso radio e social network, nell'impossibilità di farlo di persona a causa della sospensione delle celebrazioni a causa della pandemia Covid-19. (L.M.) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AFRICA/MADAGASCAR - Istruzione ed evangelizzazione: la presenza missionaria nel Sudovest del paese
 
Ankililoaka (Agenzia Fides) - Ad Ankililoaka, nella zona sud occidentale del Madagascar, la missione dei Salesiani rappresenta per la popolazione locale, poverissima, un importante punto di riferimento. Attualmente 4 religiosi di Don Bosco si occupano di offrire loro accoglienza, assistenza medica, istruzione, ma soprattutto aiuto e speranza. Uno di loro, don Giovanni Corselli, missionario nel Paese da quasi 40 anni, racconta all’Agenzia Fides come è cambiata la sua vita quando, a settembre del 2019, è arrivato nel distretto missionario di Ankililoaka, proprio dove aveva iniziato l'opera salesiana con l'attuale Vescovo di Moramanga, Mons. Rosario Vella, nel lontano settembre 1981.
“Dopo essere stato sempre in piccoli villaggi, sul campo di lavoro - scrive don Corselli a Fides - a 76 anni, i superiori mi hanno nominato direttore qui ad Ankililoaka. Per noi è importante essere accanto alla gente, sempre. Nella nostra comunità ci sforziamo di compiere un’opera di evangelizzazione e di promozione umana cercando di educare i giovani e la popolazione al lavoro comune, all’aiuto reciproco, stimolandoli alla riflessione e a ricercare una loro autonomia. Il problema principale, per non dire l’unico - prosegue il missionario -, è quello dell’acqua, che purtroppo in questi ultimi anni abbiamo visto diminuire in modo vistoso. Le piogge sono diminuite di molto e per una popolazione agricola che aspetta tutto dalle piogge diventa problematico riuscire a sbarcare il lunario. Quest’anno è piovuto quasi niente e le persone hanno raccolto poco. Nella sua struttura sociale, la popolazione conserva molte caratteristiche della vita di un villaggio. La maggior parte conserva le tradizioni degli antenati e dei culti ancestrali con tabù, credenze tradizionali, e la presenza degli stregoni che guida la vita delle persone. Si è aggiunta inoltre la pandemia di Coronavirus che continua a imperversare e ha fatto aumentare le restrizioni, che per la gente che vive alla giornata, di espedienti, divengono insopportabili.”
“Naturalmente – spiega don Giovanni - in questo contesto, l’ultima cosa a cui pensano i genitori è la scolarizzazione dei loro figli, anzi non ci pensano neanche, in quanto la loro attenzione è rivolta alle cose più essenziali. Nonostante la presenza e l’uso dei mezzi di comunicazione sociale, la popolazione non è molto aperta al mondo esterno. Questo crea molta difficoltà per l’educazione e per l’evangelizzazione, i nostri principali obiettivi. Per questo noi cerchiamo di far studiare i piccoli, di educare i genitori e, indirettamente di indirizzarli ad attività redditizie di vario genere per poter diventare autonomi. Ad Ankililoaka abbiamo14 scuole elementari nei villaggi con una popolazione scolastica di 2599 allievi ed una grande scuola media e liceo con circa 750 allievi. Inoltre le Suore trinitarie di Valenza, che lavorano con noi, gestiscono un dispensario ed una scuola elementare e materna con circa 700 allievi.”
“Dovunque ho lavorato – conclude il missionario - sia a Tulear nell’ambito di attività parrocchiali e animazione dei quartieri, scuola professionale, promozione femminile, scuola elementare di recupero, sia a Benaneviky, distretto missionario di prima evangelizzazione molto esteso, con grandi difficoltà di collegamento, scuole elementari nei villaggi, costruzione di pozzi, ho potuto constatare che per la gente noi siamo un punto di riferimento, e che hanno bisogno di essere aiutati, incoraggiati, animati e sostenuti per poter arrivare lentamente ad una sufficiente autonomia, anche se lo Stato per il momento non fa quasi niente e la gente non ha fiducia nelle strutture statali. Noi non ci scoraggiamo e ci affidiamo al Signore ed alla Vergine Maria Ausiliatrice ed anche se i progressi sono molto lenti e tante volte sembra che si vada indietro, continuiamo a lottare e ad incoraggiare.”
(GC/AP) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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ASIA/MYANMAR - Appello dei francescani: "Per la comunità internazionale è il momento di agire per ripristinare pace e democrazia"
 
Bangkok (Agenzia Fides) - "Esprimiamo profonda tristezza e grave preoccupazione per la repressione in corso di milioni di cittadini in Myanmar, a seguito di un colpo di stato militare": lo dicono i francescani in una lettera inviata al Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. Nella missiva, inviata anche all'Agenzia Fides, firmata dal Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, in rappresentanza di circa 12.500 religiosi e sacerdoti cattolici presenti e operanti in 116 paesi, si nota: "I francescani in Myanmar hanno assistito in prima persona alla brutalità delle forze di sicurezza e all’insicurezza che ciò ha creato", stigmatizzando "la violenza coordinata e continua che cresce quotidianamente". Il testo deplora "la morte di civili e la detenzione arbitraria di migliaia di persone impegnate in proteste pacifiche, distruzione delle protezioni legali, gravi restrizioni all’accesso ad Internet e alle comunicazioni, e il sovvertimento della volontà del popolo del Myanmar espressa nelle elezioni del novembre 2020". I frati minori che vivono e lavorano in Myanmar hanno chiesto a tutti i francescani del mondo di intercedere per il popolo del Myanmar.
I francescani lanciano un appello: "Ora è il momento per la comunità internazionale di agire in modo unito e deciso per evitare ulteriori perdite di vite umane, la distruzione di proprietà e per garantire il ripristino senza indugio del governo democraticamente eletto del Myanmar. Ciò dovrebbe includere la richiesta alla giunta militare di desistere immediatamente dall’uso della forza contro il popolo del Myanmar, il rilascio di coloro che sono detenuti illegalmente, il ripristino delle protezioni garantite dalla legge, compreso il diritto di protestare pacificamente". Fra Michael A. Perry, Ministro generale OFM, conclude con un auspicio: "Possa il popolo del Myanmar sperimentare ancora una volta un ritorno alla democrazia e che l’attuale crisi trovi una soluzione pacifica e duratura".
Nei giorni scorsi un altro intervento era giunto dalla Conferenza dei Ministri dell’Asia orientale e dalla Commissione "Giustizia, Pace e Integrità del Creato" dell’Ordine dei Frati Minori: "Ci uniamo al popolo del Myanmar nella sua battaglia per l’auto-determinazione con un governo regolarmente eletto. Siamo uniti a loro nel chiedere una risoluzione pacifica. Siamo con loro nell’invocare la liberazione dei membri del governo eletti democraticamente, degli attivisti e dei giovani. Siamo al loro fianco nel difendere la dignità e i diritti umani".
i frati, vedendo la sofferenza della popolazione del Myanmar, si dicono "edificati dalla testimonianza del popolo del Myanmar per la giustizia e la verità. Siamo colpiti dalla carità che esercitano verso i loro fratelli. Ci uniamo al loro dolore e a quello dei tanti cristiani in Myanmar – preti, missionari e laici - pregando con loro che questo periodo di oscurità nella loro terra finisca presto".
I seguaci del Poverello di Assi si rivolgono all'esercito birmano, "Tatmadaw": "Guardate I vostri fratelli e sorelle. Guardate alla lunga sofferenza del Myanmar, vittime dell’avidità coloniale, dell’oppressione, della rabbia. Fermiamo lo spargimento di sangue. Smettiamo di lasciare che sia l’odio a governare il nostro cuore. Invochiamo il Signore, che ha promesso di essere vicino al suo popolo, perché la giustizia e la pace possano regnare nel Myanmar, e la riconciliazione tanto attesa possa avere inizio".
La presenza francescana in Myanmar è stata ufficializzata nel 2005 con la "Fondazione San Francesco d'Assisi". Le suore Francescane Missionarie di Maria (FMM) e l'Ordine Francescano Secolare hanno accompagnato fin dall'inizio i frati della Fondazione. Nel paese sono fiorite le vocazioni francescane, e attualmente ci sono cinque frati locali professi solenni, quattro sacerdoti, altri professi temporanei, novizi e aspiranti.
(PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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ASIA/INDONESIA - Attacco suicida a una chiesa cattolica in Sulawesi: rafforzate le misure di sicurezza per la Settimana santa
 
Makassar (Agenzia Fides) - Sdegno e paura nella comunità cattolica indonesiana, che si stringe intorno alla comunità di Makassar, nel Sud dell'isola di Sulawesi, colpita da un attentato suicida alla Cattedrale cattolica del Sacro Cuore di Gesù, avvenuto nella mattina di ieri, domenica 28 marzo, mentre i fedeli celebravano la messa per la Domenica della Palme. L'attentato è stato ricordato da Papa Francesco nell'Angelus del 28 marzo: "Preghiamo per tutte le vittime della violenza, in particolare per quelle dell’attentato avvenuto questa mattina in Indonesia, davanti alla Cattedrale di Makassar" ha detto il Papa.
Come comunicato dal parroco della Cattedrale, p. Wilhelmus Tulak, al momento dell'esplosione, avvenuta all'ingresso laterale della chiesa, era in corso la Celebrazione eucaristica mentre nella piazza si trovavano numerose persone. Due attentatori in motocicletta hanno cercato di entrare in chiesa ma sono stati fermati dalle guardie di sicurezza e sono morti nell'esplosione che ha fatto almeno 20 feriti, tuttora in ospedale, come riferisce a Fides p. Alfius Tandirassing, sacerdote dell'Arcidiocesi di Makassar e membro della Commissione per i giovani a Makassar. “Sacerdoti, religiosi e fedeli che erano in chiesa sono al sicuro. Finora non ci sono state vittime ad eccezione degli autori dell'attacco. Alcune persone sono state leggermente ferite” racconta.
In un comunicato pervenuto a Fides, l'Arcidiocesi di Makassar si dice preoccupata, "condanna l'incidente e ogni tipo di violenza, esortando tutte le persone a rimanere calme e vigili", e riferisce che l'attività liturgica e pastorale si ferma per qualche giorno, con l'auspicio di poterla riprendere per le celebrazioni pasquali.
"E' stato un attacco crudele. Ora occorre mantenere la calma e avere fiducia nella autorità" ha detto Gomar Gultom, capo del Consiglio delle Chiese indonesiane. La polizia, che ha avviato le indagini, ha reso noto che uno dei due attentatori suicidi era membro di un movimento radicale che sostiene lo Stato Islamico (IS) e ha effettuato precedenti attacchi alle chiese indonesiane e nelle Filippine. Secondo gli inquirenti, si tratta del gruppo "Jamaah Ansharut Daulah" (JAD), responsabile anche di attacchi a Jolo, nelle Filippine, nel 2019. Il Presidente indonesiano Joko Widodo ha definito l'attentato un "atto di terrore". "Il terrorismo è un crimine contro l'umanità: chiedo al mondo intero di lottare contro il terrorismo e il radicalismo, che sono contrari ai valori religiosi", ha detto.
Il Ministro federale per gli Affari religiosi, Yaqut Cholil Qoumas, ha condannato con forza l'attentato a Makassar. "E' un atto atroce che vuole offuscare la tranquillità della vita sociale. E' una azione molto lontana dagli insegnamenti di qualsiasi religione" ha detto, auspicando una efficace azione di polizia per scoprire i collegamenti e le reti criminali interne e internazionali. Il Ministro ha chiesto alla polizia di aumentare le misure di sicurezza nei luoghi di culto a livello nazionale, in vista della festività cristiana della Pasqua.
In Indonesia negli ultimi anni si sono verificati attentati suicidi presso le chiese e luoghi pubblici. Nel 2018 furono colpite tre chiese a Surabaya East sono. Le chiese ricordano con amarezza gli attacchi a Natale del 2000 e in altri attentati nel 2004. L'Indonesia è un paese con 270 milioni di abitanti, 230 milioni dei quali sono musulmani. Ci sono 24 milioni di cristiani nel Paese e tra loro 7 milioni sono cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 29/3/2021)
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AMERICA/CILE - “Allargare lo sguardo” esorta l’Arcivescovo Chomali per le elezioni di aprile, con la possibilità di rinvio a causa del Covid
 
Concepción (Agenzia Fides) - Con un incontro virtuale attraverso Zoom, trasmesso dai social media e trasmesso da Radio Chilena Concepción, è stato presentato il documento "Riflettere prima di votare il 10 e 11 aprile", scritto da Mons. Fernando Chomali, Arcivescovo di Concepción in vista delle elezioni del prossimo mese. Secondo le ultime informazioni dei media locali, a causa della pandemia, è stata presentata la richiesta di rinviare l'appuntamento elettorale per la designazione di 155 membri della Costituente, 17 governatori, 345 sindaci e oltre mille consiglieri comunali. Il ministro della Salute cileno, Enrique Paris, ha fatto sapere di aver preso atto che il Comitato dei consulenti Covid ha chiesto all'unanimità al governo di rinviare il voto.
Mons. Chomali, nel documento pervenuto a Fides, ha sottolineato la necessità di “allargare lo sguardo”: “Dobbiamo guardare non solo a ciò che sta accadendo nella regione, non solo a ciò che sta accadendo in Cile. Dobbiamo guardare a ciò che sta accadendo nel mondo, stiamo vivendo eventi drammatici che affliggono il mondo contemporaneo, dove ci sono situazioni che gridano al cielo, il che implica avere una nuova prospettiva".
Quindi ha ricordato che "la Dottrina Sociale della Chiesa cattolica ha valori, principi, che sono tremendamente attuali e che in qualche modo possono illuminare la coscienza per votare a dovere. Si tratta quindi di una riflessione etica che ha le sue radici in una visione dell'uomo".
"La nostra condizione trascendente - ha proseguito - ha un significato profondo anche nella dimensione del lavoro, attraverso cui possiamo generare fratellanza, ci sono esperienze che possono aiutarci in quella linea. Crediamo soprattutto che l'uomo costituisca il fondamento, il fine e la causa delle istituzioni sociali".
Dopo aver enunciato 10 consigli, l’Arcivescovo ha fatto riferimento alla situazione del Paese nell'attuale crisi sanitaria, chiedendo un grande impegno alla comunità: “Vi chiedo di restare a casa e di seguire le regole che sono già note".
La Chiesa in Concepción, come tutto il Cile, si prepara a vivere una Settimana Santa sotto rigide norme di sicurezza per evitare l'aumento dei casi di Covid, che la buona campagna di vaccinazione non riesce a fermare soprattutto in alcune città.
Sui social media dei principali mezzi d'informazione del paese, ha colpito molto la scena di quanto accaduto a Valparaiso: il sistema sanitario di quella città è collassato e non c'era più posto per i morti per Covid, così il principale ospedale della città, l'Ospedale Carlos Van Buren, ha deciso di parcheggiare un enorme TIR frigo dietro l'ospedale per congelare i cadaveri.
Secondo l'ultimo rapporto epidemiologico del Ministero della Salute cileno, al 25 marzo sono stati registrati 54.136 casi attivi. A tale data sono stati registrati 1.125.521 contagi, di cui 962.321 confermati dal laboratorio e 163.200 probabili, e più di 23 mila decessi.
(CE) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - La memoria storica per la riconciliazione e la pace: progetto nella diocesi di Valledupar
 
Bogotà (Agenzia Fides) - "Rafforzare tutti i processi di ricordo e di memoria storica sta dando radici alle comunità, e quando una comunità ha radici, può resistere a molti venti e difficoltà" ha sottolineato il Vescovo di Valledupar, Mons. Oscar Vélez Isaza, che ha sottolineato anche l’importanza della riconciliazione con la casa comune, che “è un campo importante in cui la Diocesi continuerà a lavorare sodo”.
Grazie ad una iniziativa sostenuta dalla Commissione Nazionale di Conciliazione (CCN) e dall'Ambasciata norvegese in Colombia, tra dicembre 2020 e marzo 2021, la Diocesi di Valledupar, attraverso il suo team di Pastorale Sociale, ha accompagnato le comunità di Guacoche e Guachochito nel Dipartimento di Cesar, offrendo spazi di incontro, sostegno pastorale e psicosociale, oltre che di rafforzamento culturale, utili alla costruzione della memoria storica e ai processi di riconciliazione e pace, con un approccio ambientale. Le popolazioni che abitano questo territorio, situato vicino al fiume Cesar, sono state profondamente colpite dai conflitti armati.
Secondo le informazioni della Conferenza Episcopale, pervenute a Fides, al lancio del progetto, denominato "Ricostruzione storica afrodiscendente attraverso il dialogo della conoscenza per la riconciliazione e la pace a Guacoche e Guacochito" hanno partecipato bambini, giovani e adulti. Il cibo tipico, le danze popolari e la cultura locale sono i principali elementi di coesione sociale, attraverso i quali si è cercato anche di contribuire al rafforzamento del tessuto sociale. Sacerdoti, operatori pastorali, psicologi e assistenti sociali hanno partecipato allo sviluppo dell'iniziativa. (SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Vivere la Settimana Santa come Chiesa domestica in tempo di pandemia
 
Caracas (Agenzia Fides) – I Vescovi del Venezuela, attraverso il Dipartimento della Liturgia, hanno preparato un sussidio per la celebrazione della Settimana Santa in famiglia, facilitando l'esperienza di vivere questi giorni santi come Chiesa domestica. "Questi tempi di Covid-19 richiedono la massima responsabilità nella cura reciproca, e il grande sacrificio che molti non possano partecipare alla vita liturgica della Chiesa, ma rispondere a questa emergenza ci offre l'opportunità di crescere e rafforzare la vita spirituale come famiglia, Chiesa domestica, il desiderio di poterci incontrare di nuovo per cantare insieme le lodi al Signore" è scritto nell’introduzione del sussidio, pervenuto a Fides.
In diverse nazioni, in seguito alla pandemia di Covid 19, non sarà possibile ai fedeli partecipare in presenza alle celebrazioni della Settimana Santa, le Conferenze episcopali hanno quindi preparato alcuni sussidi e schede che le famiglia potranno utilizzare in questi giorni, dalla Domenica delle Palme alla Domenica della Risurrezione. "Presentiamo questi sussidi – si afferma nel testo del Venezuela - con l'intenzione di mantenere viva la spiritualità cristiana attraverso la preghiera e la celebrazione familiare della Settimana Santa e, soprattutto, del Triduo pasquale, il mistero della Pasqua, centro della vita liturgica e spirituale della Chiesa".(SL) (Agenzia Fides 29/03/2021)

lunedì 28 dicembre 2020

Agenzia Fides 28 dicembre 2020

 

AFRICA/SUD SUDAN - Appelli del Papa e di altri leader religiosi: “Attuate gli accordi di pace e date un governo funzionante al Sud Sudan”
 
Juba (Agenzia Fides) – “A nome della diocesi cattolica di Tombura-Yambio, vorrei rivolgere un appello speciale alle nostre istituzioni: abbiamo trascorso un anno intero senza un governo completo, questo ha causato al Paese molte sofferenze: sfiducia, estrema povertà e sofferenza e ha accresciuto le violenze”, ha detto Sua Ecc. Mons. Barani Eduardo Hiiboro Kussala, Vescovo di Tombura-Yambio, nel suo messaggio di Natale. Le forze politiche in Sud Sudan devono ancora attuare pienamente l’accordo di pace del settembre 2018.
Secondo David Shearer, capo della Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (UNMISS), “il Sud Sudan ha cinque vicepresidenti che dirigono gruppi di ministeri che stanno lavorando bene”. "Altrove, tuttavia, i progressi sono stati dolorosamente lenti" ha riferito. "Le riunioni di gabinetto si verificano in modo irregolare e i sud sudanesi vogliono vedere il presidente e i vicepresidenti riunirsi e lavorare insieme”.
“Per favore, chiedo, esorto e supplico di non ritardare ulteriormente il processo di completamento della struttura dell’esecutivo in modo che noi, popolo del Sud Sudan, possiamo sentirci orgogliosi del nostro governo e lo Stato possa erogare i servizi essenziali alla popolazione” continua il Vescovo di Tombura-Yambio. Mons. Hiiboro, che chiede inoltre alla “comunità internazionale di sostenere il processo di attuazione dell’accordo di pace. Per favore, non stancatevi di sostenere i bisognosi, gli operatori umanitari e anche il lavoro di sviluppo perché così facendo, in un modo o nell'altro, impedirete qualsiasi escalation di violenza e criminalità”.
Anche Papa Francesco, insieme all'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby e al moderatore della Chiesa di Scozia Martin Fair, ha lanciato un messaggio al Presidente Salva Kiir e al vicepresidente Riek Machar ricordando loro gli impegni presi in Vaticano nell'aprile 2019 per attuare l'accordo di pace rivitalizzato e lavorare insieme per la pace in Sud Sudan. Inoltre hanno ribadito il loro impegno a fare una visita congiunta in Sud Sudan.
"Rimaniamo devotamente consapevoli degli impegni presi da voi in Vaticano nell'aprile 2019 per l’attuazione dell'Accordo di pace, e nostro per visitare il Sud Sudan a tempo debito, quando le cose tornano alla normalità” afferma il comunicato congiunto.
"Quando verremo in visita, desideriamo ardentemente vedere una nazione cambiata, governata da leader che, nelle parole del Santo Padre l'anno scorso, 'si tengono per mano, uniti ... come semplici cittadini' per 'diventare Padri (e Madri) della Nazione”. (L.M.) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Oltre 2.500 pacchi alimentari per le famiglie più povere distribuite da una parrocchia ivoriana
 
Abidjan (Agenzia Fides) - "È Natale e gli uomini hanno fame, è Natale e molte famiglie rifuggono dagli occhi dei loro figli affamati, è Natale e le decorazioni delle finestre fanno paura ai meno fortunati, è Natale e si ride senza fissare lo sguardo di chi ci circonda che non può festeggiare. Fratelli, sorelle, non vorremmo mostrarci qui in tali pensieri, il nostro Natale deve essere un Natale per gli altri” ha detto p. Hyppolite Agnigori, parroco di San Giovanni di Cocody alla vigilia della solennità della Natività del Signore, il 24 dicembre, durante la consegna dei pacchi di cibo alle famiglie povere del comune di Cocody.
Più di 2.500 famiglie che vivono in situazioni di estrema precarietà hanno ricevuto pacchi alimentari comprendenti riso, olio, pasta, carne… per offrire un pasto ai propri figli a Natale. Un'iniziativa della comunità parrocchiale di Saint Jean de Cocody nell'arcidiocesi di Abidjan sostenuta dal sindaco, Jean Marc Yacé e da persone di buona volontà per offrire a queste famiglie la gioia della nascita del figlio di Dio.
“Il comune di Cocody può avere sofferto quest'anno, con la pandemia di Covid e le manifestazioni della crisi post-elettorale, ma ciò nonostante il poco che possiamo dare alla popolazione è un gesto di solidarietà; non c’è un calcolo politico, no, dobbiamo venire in aiuto di questi fratelli e sorelle affinché tutti possano avere cibo per queste celebrazioni” ha augurato il sindaco di Cocody.
La distribuzione è avvenuta senza alcuna distinzione di razze e religioni. "Sono musulmana e nonostante questo i cattolici mi hanno offerto un pacco dono alimentare, questo vuol dire che preghiamo lo stesso Signore" ci ha confidato una signora mentre ritirava il suo kit alimentare. (S.S.) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/PAKISTAN - I Vescovi ai fedeli, nella seconda ondata di Covid-19: "Non abbiate paura"
 
Islamabad (Agenzia Fides) - “Non abbiate paura: questo messaggio, dato dall'angelo Gabriele ai pastori, ci dà una buona notizia, cioè che Dio ama il suo popolo soprattutto quanti sono nella sofferenza, nella paura, sono impotenti o emarginati": è questo il messaggio che caratterizza il Natale 2020 in Pakistan, attraversato dalla seconda ondata della pandemia di Covid-19, come ha riferito all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Joseph Arshad, alla guida della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Presidente della Conferenza episcopale cattolica del Pakistan.
"A causa della pandemia di Covid-19 - scrive l'Arcivescovo in un messaggio rivolto ai fedeli e pervenuto a Fides - vediamo che le persone nel nostro ambiente stanno vivendo una vita piena di paure, difficoltà e sfide. Il coronavirus non ha solo colpito la salute delle persone, ma ha anche colpito in pieno la loro vita a causa della crisi economica e finanziaria. Le persone hanno perso il lavoro, o lavorano con salari bassi, c'è disperazione, ci si sente impotenti, i prezzi del cibo. degli oggetti e di altri beni di prima necessità salgono, e molti hanno perso i propri cari”. Di fronte a questa sofferenza, "guardiamo al presepe di Gesù Cristo come un simbolo di speranza. Siate messaggeri di speranza, pace e felicità per gli altri fedeli, specialmente i poveri e i bisognosi. Possiamo essere fonte di gioia e felicità per gli altri" ha scritto mons. Arshad.
Il Pakistan sta attraversando la seconda ondata di Covid-19 e fino a ieri, 27 dicembre, ha registrato 471mila casi di contagio, con circa 9.800 morti. In tale situazione, le celebrazioni natalizie si sono comunque svolte nelle chiese, con il rigoroso rispetto delle misure anti-Covid, come il distanziamento, l'igienizzazione e l'uso di mascherine facciali. Come appreso da Fides, le chiese - data la capienza limitata di fedeli - hanno moltiplicato le celebrazioni eucaristiche nel giorno di Natale, consentendo così a un più ampio numero di fedeli di poter essere presenti e celebrare la Nascita del Redentore.
Il Vescovo di Faisalabad, Indrias Rehmat, nel suo messaggio di Natale ha detto: "Concentriamoci sul messaggio dell'angelo: Non abbiate paura. Questa era la buona notizia data 2000 anni fa. Oggi in Pakistan le scuole e le università sono chiuse, i ristoranti e il parco giochi sono vuoti, gli orari per uffici e attività sono limitati. Non possiamo visitare i nostri parenti, abbiamo paura di andare ai matrimoni e ai funerali, andiamo in chiesa con la paura di contrarre il coronavirus. In questo Natale, manteniamo la nostra fede nel Signore, viviamo con speranza in Cristo e preghiamo che il Bambino Gesù, redentore del mondo, guarisca completamente il mondo ferito".
Mons. Samson Shukardin OFM, Vescovo di Hyderabad, parlando a Fides, rileva: “Crediamo fermamente che questo Natale ci porterà una nuova speranza. In mezzo alla pandemia Covid-19, milioni di persone stanno ancora soffrendo e sono disperate dopo aver perso il lavoro, il normale stile di vita e soprattutto i loro cari. Siamo uniti nelle preghiera come un'unica famiglia universale: che questo Natale e il nuovo anno ci riempiano dell'amore di Dio e scaccino le paure della pandemia".
L'Arcivescovo Evarist Pinto, Arcivescovo emerito di Karachi, nel suo messaggio di Natale ha detto: "Viviamo un tempo segnato dalla solitudine, durante questo periodo di pandemia. Ma crediamo che Dio non abbandona mai il suo popolo ed è con noi. Restiamo in contatto gli uni con gli altri attraverso la nostra fede e le nostre preghiere e diffondiamo il messaggio di pace e speranza del Natale".
(AG-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Il presidente Widodo ricorda il messaggio-chiave del Natale: la speranza
 
Giacarta (Agenzia Fides) - Per la comunità cattolica in Indonesia è stato un Natale che, a causa della pandemia, è stato celebrato sia in maniera virtuale - grazie alle nuove tecnologie - sia in gesti concreti di vicinanza e condivisione con i più poveri, compiuti dai cristiani ma anche da leader della comunità civile.
Come appreso dall'Agenzia Fides, alla celebrazione del Natale ha preso parte il presidente indonesiano Joko Widodo, ricordando il messaggio-chiave del Natale durante la pandemia globale: la speranza. “Durante questo periodo difficile a causa della pandemia, in genere può mancare la speranza. Nel periodo natalizio, vedremo dappertutto piccole candele che rappresentano che c'è sempre speranza: la presenza di Dio, l'Emmanuele, che sarà sempre con noi" ha detto, invitando tutti i cittadini indonesiani a coltivare la speranza.
"La presenza di Dio che si prende cura di noi, la sua misericordia ci consentiranno di gettare via le nostre preoccupazioni per affrontare il nostro momento difficile" ha detto il presidente nel suo messaggio in occasione del Natale.
Parlando dalla Cattedrale di Jakarta, dove ha celebrato la messa di Natale trasmessa online e seguita da migliaia di fedeli, il Cardinale Ignazio Suharyo, Arcivescovo di Jakarta e presidente della Conferenza episcopale cattolica dell'Indonesia, ha rimarcato: “La pandemia ha colpito fortemente la nostra vita quotidiana. La nostra vita è stata ampiamente influenzata anche da discorsi di odio e fake news, legate al Covid-19. Tutti questi atteggiamenti illeciti hanno mostrato chiaramente quanti hanno una fede superficiale o esercitano il loro credo religioso in modo non serio".
Il Cardinale ha criticato "lo scarso rispetto della nostra nobile etica nazionale" e ha esortato: "Durante questo periodo difficile, siamo chiamati a cercare ispirazione nella forza della fede", ricordando il tema nazionale dell'anno pastorale: "E lo chiameranno Emmanuele - Dio è con noi".
L'evento del Natale in Indonesia è segnato anche dalla distribuzione di 10mila pacchi di generi alimentari di base agli orfanotrofi cristiani, alle case per anziani e ai centri di assistenza per disabili. La donazione pubblica di questi alimenti è stata simbolicamente avviata dal Ministro indonesiano per l'Informazione e la Comunicazione, Johnny G. Plate, che ha visitato l'orfanotrofio St. Vincentius nel centro di Jakarta.
Plate ha anche donato molti dispositivi utili per la didattica a distanza all'Associazione Radioamatori Indonesiani (Orari), che si occuperà di avviare uno specifico programma di apprendimento a distanza in alcuni luoghi remoti nella provincia di Papua. Il ministro ha reso noto che il governo istituirà oltre 3.100 antenne di ricezione e trasmissione in tutte le aree remote di Papua entro l'anno 2021-2022, in modo che "83 mila villaggi in tutto il territorio della Papua avranno pieno accesso al segnali 4G", a beneficio degli studenti delle scuole, ha spiegato il Ministro.
(MH-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Seminarista cattolico ucciso nella provincia indonesiana di Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - Il Natale 2020 è stato funestato da un grave episodio per i cattolici in Papua: la sera del 24 dicembre 2020, il corpo senza vita di Zhage Sil, seminarista cattolico, è stato trovato in un fossato a Jayapura, città della Papua indonesiana. Secondo la polizia locale, sono tuttora ignoti gli autori del delitto.
La notizia della morte di Sil ha sconvolto i cattolici della Papua e di tutta l'Indonesia, che auspicano sia fatta luce sul tragico episodio. Beka Ulung Hapsara, Commissario nazionale per i diritti umani in Indonesia ha chiesto che "la polizia indaghi rapidamente e trovi gli autori dell'omicidio. Urge applicare la legge in modo equo e trasparente".
Alla comunità di Sorong-Manokwari, diocesi cui Sil apparteneva, sono giunti numerosi messaggi di condoglianze di leader religiosi e laici che condannano fermamente l'atroce atto. “Sono scioccato dalla sua morte improvvisa e tragica. Sarebbe divenuto diacono l'anno prossimo e sacerdote diocesano subito dopo”, ha detto p. Johan, parroco nella diocesi di Jayapura, Papua. P. Johan, che conosceva personalmente Sil, ha aggiunto: “Era una persona coraggiosa che si interessava dei bisogni delle persone, e non aveva paura di alzare la voce, soprattutto quando si trattava di giustizia. Speriamo di ricevere presto notizie chiare sulla sua morte".
Sil era tra i giovani spesso impegnati a chiedere giustizia per la provincia di Papua, stigmatizzando "il razzismo contro il popolo papuano". La notizia dell'omicidio è diventata virale sui social media e ha attirato nuovamente l'attenzione sulla travagliata situazione della Papua indonesiana, dove nell'ottobre 2020 è stato ucciso anche il laico cattolico Rufinus Tigau, catechista del distretto di Intan Jaya, freddato senza ragione dalle forze di sicurezza nazionali (vedi Fides 11/11/2020).
All'inizio di dicembre, un forte appello al dialogo e alla riconciliazione per risolvere il conflitto nella regione indonesiana di Papua, è stato lanciato da 147 preti cattolici indonesiani, operanti in Papua (vedi Fides 12/12/2020) . L’appello stigmatizzava i ripetuti episodi di violenza e le continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza indonesiane, che hanno ucciso e ferito civili e anche operatori pastorali delle Chiese cattoliche e protestanti in questa zona del paese, a forte presenza cristiana.
In Papua, si registrano da anni incomprensioni e dissidi tra la popolazione locale e il governo centrale di Giacarta: ai fermenti separatisti il governo centrale ha risposto con una capillare presenza militare che ha aumentato la tensione.
La diocesi di Manokwari-Sorong si trova nella provincia di Papua occidentale. Copre un'area di 111mila chilometri quadrati, con una popolazione totale di 761mila abitanti, tra i quali circa 79mila cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo Sako: non appare saggio il progetto di creare una “provincia cristiana” nella Piana di Ninive
 
Baghdad (Agenzia Fides) – La soluzione dei problemi affrontati dai cristiani in Iraq non passa attraverso la creazione di una “enclave cristiana” con base nella Piana di Ninive, che finirebbe per diventare “il capro espiatorio” nelle lotte tra le diverse fazioni settarie. Lo ha ribadito il Cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei caldei, in un’ampia intervista rilasciata a Rudaw TV, emittente del gruppo editoriale con base nel Kurdistan iracheno. I cristiani – ha spiegato il Patriarca – rappresentano nella società irachena una componente “senza milizie”, senza apparati tribali di protezione, e in questo tempo in cui il Paese è continuamente lacerato da tensioni e conflitti “non è saggio chiedere per noi l’autonomia in seno a una provincia. In quel modo diventeremmo il capro espiatorio tra i contendenti. Adesso è meglio per noi vivere insieme ai nostri vicini. Chiediamo a tutti di rispettare i nostri diritti, di non provare a modificare gli equilibri nelle regioni in cui viviamo. Ma se proviamo a chiedere una provincia o un’area con statuto speciale per i cristiani, finiremo per pagare un prezzo più alto”.
Il Patriarca caldeo Sako ha più volte espresso le sue riserve davanti alle ipotesi di istituire nella Piana di Ninive un'area “protetta” per i cristiani (vedi Fides 30/8/2020).
La Provincia di Ninive, storicamente disseminata di cittadine e villaggi a maggioranza cristiana, è da lungo tempo al centro di progetti ideali volti creare un'area indipendente dal punto di vista politico- amministrativo, progetti fortemente caldeggiati da gruppi organizzati in alcune comunità della diaspora caldea e assira. Tale prospettiva era stata in qualche modo rilanciata anche alla Convention nazionale promossa a Washington nel settembre 2016 dalla organizzazione no profit Usa In Defense of Christians (IDC).
Nella recente, ampia intervista rilasciata al gruppo editoriale Rudaw, il Patriarca caldeo ha ribadito che gran parte dei cristiani fuggiti dalla Piana di Ninive nel 2014 davanti all’avanzare delle milizie dello Stato Islamico (Daesh) non sta facendo ritorno alle proprie terre d’origine perché “hanno perso la fiducia nei propri vicini”, i quali in molte situazioni locali si sono impossessati dei loro beni e delle loro case. “Non è stato solo Daesh a bruciare tutte le case. Ci sono state anche altre mani che hanno acceso il fuoco, e nell’area ci sono milizie di diversa matrice che impongono pedaggi, incutono timore e minacciano le proprietà delle persone, in un modo o nell’altro”.
Il Cardinale iracheno ha anche fatto riferimento ai processi che proprio nella Piana di Ninive, tradizionale area di insediamento delle comunità cristiane autoctone, stanno alterando i precedenti equilibri demografici, alimentando paure e incertezza tra la popolazione. Il Patriarca caldeo ha ribadito che la condizione di violenza e conflittualità permanente in cui l’Iraq versa dal 2003 – anno delle campagne militari a guida USA che posero fine al regime di Saddam Hussein – potrà essere superata solo quando si archivieranno i sistemi di gestione e spartizione del potere su base settaria etnico-religiosa, per fare posto a uno “Stato civile moderno” basato sul principio di cittadinanza, in grado di garantire uguaglianza di diritti e doveri per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro appartenenza etnica o religiosa.
Nell’intervista, il Patriarca si è anche soffermato sull’annunciato viaggio di Papa Francesco in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo 2021. “Il Papa è una persona di pace, e non penso che ci saranno attacchi contro di lui. Il governo sta lavorando alla protezione del viaggio”, ha assicurato il Cardinale Sako, che si è anche soffermato su alcuni dettagli del programma, confermando il momento di condivisione spirituale con letture dalla Bibbia e dal Corano che vedrà ebrei, cristiani e musulmani riuniti insieme nel nome di Abramo, padre di tutti i credenti, per l'invio di messaggi di pace “in Libano, in Yemen, in Iran e in Libia”. Oltre alle annunciate tappe della visita papale a Erbil Mosul e Qaraqosh, il Patriarca caldeo ha espresso la speranza che il Papa possa recarsi anche a Najaf, città santa dell’islam sciita, dove risiede l’Ayatollah Ali al Sistani. (GV) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Mons. Gualberti: durante la pandemia molti hanno trovato nella famiglia “conforto, aiuto e incoraggiamento per non perdere la speranza"
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – Nella celebrazione della festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, l'Arcivescovo di Santa Cruz, Mons. Sergio Gualberti, ha riflettuto sull'importanza di questa cellula fondamentale della società e della Chiesa, soprattutto in questa epoca contrassegnata dalla diffusione del Covid-19. “Penso di non sbagliare quando dico che molte persone, di fronte a questa pandemia, hanno toccato l'importanza e il valore di avere l'aiuto della famiglia. In essa hanno trovato conforto, aiuto e incoraggiamento per non perdere la speranza e hanno avuto la forza di alzarsi e andare avanti. Per molte persone contagiate, la famiglia è stata l'unico ospedale e l'unico luogo di riposo e guarigione”.
L'Arcivescovo ha affermato che “per tanti fratelli che hanno perso una persona cara, e per altri che hanno vissuto in prima persona la malattia, questa dolorosa esperienza ha cambiato la loro vita, ha insegnato a valorizzare i piccoli gesti quotidiani in famiglia e a stabilire nuove relazioni di rispetto, attenzione e affetto”.
Mons. Gualberti ha ricordato che il Creatore vuole che ogni essere umano venga a questo mondo in seno a una famiglia, costruita sulle fondamenta dell'amore reciproco tra un uomo e una donna. Ogni famiglia cristiana, ha sottolineato, è chiamata ad essere una piccola comunità di fede, la Chiesa domestica, dove i genitori sono i primi educatori dei propri figli a livello umano e cristiano. "È un compito impegnativo, quindi è importante che non siano soli, e che siano guidati e accompagnati dalla famiglia più numerosa, dalla comunità ecclesiale".
L'istituzione della famiglia è una grande risorsa per le persone, per la società e per l'umanità nel suo insieme, una ricchezza che deve essere salvaguardata da tutta la società, perché la famiglia è la sua prima e vitale cellula, come afferma la Dichiarazione Universale dai diritti umani. In una famiglia stabile e ben costituita, i suoi membri sperimentano gli elementi essenziali per il loro sviluppo integrale e imparano a stabilire relazioni armoniose e pacifiche. In essa si impara a praticare la giustizia e il rispetto per gli altri, a riconoscere il ruolo di autorità responsabile dei genitori, a praticare un servizio affettuoso verso i più deboli, i piccoli, gli anziani o gli ammalati, a aiutarsi a vicenda nelle necessità della vita ed essere disponibili ad accogliere l'altro e, se necessario, a perdonarlo.
"Per questo la società non può fare a meno dei servizi forniti dalla famiglia legalmente costituita. Nessuno, nemmeno lo Stato, può togliergli questo potere perché violerebbe gravemente la libertà e i diritti originari e innati. La debolezza della famiglia è la debolezza di una società. A questo proposito, dovremmo chiederci sinceramente se molti problemi che viviamo nel nostro Paese, come la mancanza di valori etici e morali, la crescente violenza, la corruzione, il traffico di droga e la debolezza della democrazia, non dipendono principalmente della fragilità e disgregazione di tante nostre famiglie".
Di fronte a questa situazione, ha affermato che le autorità hanno l'obbligo di dare priorità alla politica familiare con misure concrete che rispondano ai bisogni reali della famiglia: alloggio, lavoro, istruzione e assistenza sanitaria per tutti, tra gli altri. Le istituzioni civili, sociali, religiose ed educative e i mezzi di comunicazione sociale sono chiamati a collaborare in questo compito. Abbiamo tutti la responsabilità di difendere la famiglia, i suoi desideri e diritti, affinché adempia al suo ruolo insostituibile per la vita e il benessere delle persone e della società.
"In questa festa – ha concluso l’Arcivescovo -, la testimonianza della Santa Famiglia ci esorta a rafforzare la famiglia come anello fondamentale dell'unica grande famiglia umana, dove tutti noi, camminando insieme come fratelli e sorelle, raggiungiamo la piena realizzazione a livello personale, comunitario e sociale in un clima di fraternità e di pace duratura".
(CE) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/ECUADOR - Fratellanza e solidarietà nel racconto di un missionario prossimo al rientro dalla missione
 
Duràn (Agenzia Fides) - “Ho trascorso nove Natali sull’Equatore, tutti strani e diversi ma intriganti per i nuovi cammini che si sono aperti nella vita della missione e personale”, scrive all’Agenzia Fides don Saverio Turato, sacerdote fidei donum della diocesi di Padova a Duràn, provincia del Guayas.
Il sacerdote, che a gennaio rientrerà definitivamente in Italia dalla missione di Duràn, ha ricordato quando nove anni fa rivolse i primi auguri natalizi dall’Ecuador intitolando la lettera ‘Che strano questo Natale’. “Erano i miei primi giorni dall’altra parte del pianeta, lontano dalle ghiacciate notturne – racconta don Saverio -. Il Natale di quest’anno è molto più strano (o diverso) e non solo per me ma per tutti. Le dita non basterebbero per contare le tante privazioni a cui ci obbliga la pandemia: senza le persone che hai amato nella vita, senza salute, senza lavoro, senza libertà di spostamento, senza amici, senza riti, senza la Messa di mezzanotte, senza abbracci… Siamo ridotti come la vite d’inverno, che spogliata della sua vegetazione, mostra solo quattro vecchi tralci ingarbugliati o forse la carcassa del grappolo dimenticato dalla vendemmia. Tutti ci sentiamo un po’ spogliati, chi più, chi meno.”
Il missionario ha ricordato le parole che Papa Francesco ha rivolto ai suoi collaboratori per il tradizionale scambio degli auguri il 21 dicembre 2020: ‘Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo si limita a fare l’autopsia di un cadavere’. Molto eloquente questa immagine perché in essa vedo la chiave per tentare di guardare il tempo presente con uno sguardo diverso, non preoccupandoci dei ‘senza’ ma costruendo nuovi inizi e percorsi a partire dalla preposizione semplice ‘con’... Anche la nascita di Gesù è avvenuta senza sicurezze e riti, eppure nella sua totale fragilità ci regala quanto di più è importante e ci consola: la sua prossimità all’umanità. Gesù è chiamato anche l’Emmanuele ovvero il Dio-con-noi che nella sorprendente e fragile manifestazione della tenera pelle decide di farsi uno di noi. Estremamente solidale.”
“Provo una profonda commozione contemplare i gesti di solidarietà dei miei parrocchiani verso i fratelli più bisognosi. Già durante il lockdown avevamo visto nobili gesti di carità, ma mai come in questi giorni ho visto tante borse della spesa e viveri passare per le porte della chiesa: riso, latte, olio, sale, panettoni, cacao, lenticchie…un’impensabile generosità che ha strappato le lacrime ad alcuni volontari della Caritas. Ho l’impressione che la tempesta che stiamo affrontando abbia dirottato le scelte di molti verso nuovi orizzonti come la fratellanza e la solidarietà. Ed è proprio questo il Natale che vi voglio raccontare. Non quello piagnucoloso dei senza ma quello evangelico dei con.
Con la fine di gennaio termina la cooperazione della diocesi di Padova con quella di san Jacinto ma si concludono soprattutto i 63 anni di presenza dei missionari/e fidei donum di Padova in questo Paese. Quindi il prossimo Natale sarà di nuovo strano, almeno per me!” conclude don Saverio.
(ST/AP) (28/12/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/PARAGUAY - Anno dell’Eucaristia: rispondere alla “fame e sete” di vita decente, di integrazione, di inculturazione, di formazione, di partecipazione
 
Asuncion (Agenzia Fides) - I Vescovi del Paraguay hanno annunciato con una lettera pastorale pubblicata il 23 dicembre, l’Anno dell’Eucaristia: “Il brano evangelico di Emmaus (Lc 24,13-35) accompagna il cammino della nostra Chiesa in un nuovo triennio che abbiamo iniziato con l'Anno della Parola e proseguiamo con l'Anno dell’Eucaristia”. Il motto di questo anno, "lo riconobbero allo spezzare del pane", deve essere meditato nella stessa esperienza dell’anno precedente, "i nostri cuori ardevano quando ci spiegava le Scritture”. “La strada di Emmaus è un'icona della celebrazione eucaristica, in cui il Risorto diventa compagno del nostro cammino, ci spiega le Scritture e rinnova la frazione del Pane… Vogliamo vivere quest'anno nella fede e nell’approfondimento della conoscenza, nella celebrazione, nel culto e nell'esperienza della presenza viva e reale del Signore, che ci dona il sacramento dell'Eucaristia”. I Vescovi rilevano: si potrebbe pensare che oggi “non ci siano le migliori condizioni per celebrare un anno con un tema così centrale, ma non è così. La celebrazione eucaristica accompagna tutti i momenti della nostra vita, quelli buoni e quelli cattivi, e ci dona la grazia di approfondire il mistero di Cristo e della Chiesa”.
La lettera pastorale propone quindi alcuni temi di riflessione: il mistero di Gesù Cristo, il mistero del “Corpo di Cristo”, il mistero della comunità, il mistero dei ministri, il mistero dell’amore, il mistero della creazione. Indicando poi nella seconda parte alcune “piste pastorali”, i Vescovi scrivono: “Celebrare, adorare e contemplare il grande mistero dell'Eucaristia è l'impegno da non dimenticare, fare della Santa Messa il centro della vita cristiana, che ogni comunità celebri decorosamente, ricercando la bellezza della celebrazione nel suo significato, nelle sue forme semplici, nella sua ricca tradizione. La partecipazione armoniosa di tutti fa risplendere il mistero e mette in luce il senso sacro di tutti i momenti dell'Eucaristia”. I Vescovi si augurano che nonostante le misure sanitarie in atto, si ricordi e si viva il giorno del Signore, “e le nostre assemblee, anche se il loro numero è ridotto, mettano in risalto e facciano brillare la celebrazione”.
Vengono quindi segnalati alcuni obiettivi dell’animazione pastorale durante l'Anno dell'Eucaristia, che “corrispondono alla ‘fame e sete’ che sentiamo in mezzo alla nostra gente”. Proseguono: “C'è fame e sete di una vita decente. Molte famiglie devono dedicare gran parte del loro tempo e delle energie a guadagnarsi una alimentazione povera e insufficiente. La nostra Chiesa deve approfondire il suo impegno per sradicare la povertà”. C'è anche fame e sete di integrazione: “La nostra società divisa aspira a una riunione e ad una grande riconciliazione, fondata sulla misericordia e sulla verità. La celebrazione dell'Anno dell'Eucaristia deve abbracciare tutti i gruppi sociali e integrare tutte le dimensioni della vita cristiana”. C'è fame e sete di inculturazione: “Dobbiamo fare uno sforzo affinché la celebrazione eucaristica, senza perdere significato e tradizione, parli oggi al nostro popolo, nella sua lingua, nella sua realtà, nella sua cultura. Qui si evidenzia e si valorizza l'intenso lavoro per l'elaborazione del messale e dei lezionari in guaraní. Dobbiamo continuare a lavorare in questo senso.”
Gli altri obiettivi pastorali che i Vescovi presentano per questo Anno riguardano “la fame e sete” di formazione permanente, in quanto “molti smettono di formarsi dopo la prima comunione celebrata da bambini o adolescenti”; di partecipazione, perché “dobbiamo tutti scuoterci ed essere una Chiesa viva e attiva, dove tutti i doni sono importanti, tutti i membri, anche i più umili, sono preziosi”; di riunione: anche se “non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, soprattutto in questo periodo di pandemia”, i Vescovi propongono il Congresso eucaristico nazionale a Caacupé il 24 ottobre 2021, preceduto da Congressi diocesani; di presenza: in molte devozioni eucaristiche come l'adorazione e le processioni, “ci lasciamo toccare dalla presenza di Cristo in mezzo a noi davanti al quale rimaniamo in atteggiamento di silenziosa fiducia e ci sentiamo anche inviati ad accompagnare in questo modo i nostri fratelli e sorelle”. Infine “c'è fame e sete di una vita cristiana più significativa, e questo non ha altro nome che la santità. Chiediamo al Signore di animare la santità della sua Chiesa. I santi hanno trovato nell'Eucaristia il cibo per la via della perfezione. Oggi vogliamo anche essere santi”. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AFRICA/KENYA - Nomina del Vescovo di Malindi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Malindi (Kenya) Mons. Wilybard Lagho, del clero di Mombasa, finora Vicario Generale della medesima Arcidiocesi Metropolitana.
S.E. Mons. Wilybard Lagho è nato il 23 marzo 1958 a Taita-Taveta, nell’Arcidiocesi Metropolitana di Mombasa. Negli anni 1980-1982 ha studiato Filosofia al St. Augustine’s Senior Seminary di Mabanga, Diocesi di Bungoma e dal 1982 al 1986 Teologia al St. Thomas Aquinas Major Seminary di Nairobi. È stato ordinato sacerdote il 25 aprile 1997, incardinandosi nell’Arcidiocesi Metropolitana di Mombasa.
Successivamente ha ricoperto i seguenti incarichi e ha svolto ulteriori studi: Vicario Parrocchiale (1987-1988), Parroco della St. Michael’s Parish a Giriama, alla Christ the King Parish a Miritini e Direttore Diocesano della pastorale giovanile e vocazionale (1988-1990); Rettore e insegnante al Seminario minore St. Mary’s di Kwale (1990-1992); Master’s Degree in Religious Studies presso la Catholic University of Eastern Africa (CUEA) a Nairobi (1992-1994); Licenza in Studi arabi e Islamistica a Il Cairo e al PISAI di Roma (1994-1998); Vicario Parrocchiale (1998-1999); docente e formatore al St. Matthias Mulumba Senior Seminary di Tindinyo (2000-2002); docente e Rettore del Augustine’s Senior Seminary di Mabanga (2002-2006); Direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Educazione Cattolica e Parroco di Our Lady of Fatima a Kongowea (2006-2008); dal 2008 finora Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Mombasa. Dal 2011 S.E. Mons. Lagho è stato Presidente dell’Associazione Coast Interfaith Council of Clerics (CICC) e Responsabile Diocesano della Commissione per il Dialogo Interreligioso. È stato inoltre Consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (2008-2014) e Consulente di DANMISSION – Associazione Missionaria della Chiesa evangelica luterana della Danimarca (2015-2016). (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDIA - Nomina dell’Arcivescovo di Shillong
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Shillong (India) S.E. Mons.Victor Lyngdoh, finora Vescovo della Diocesi di Jowai. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/BARBADOS - Nomina del Vescovo di Bridgetown
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Bridgetown (Barbados), il Rev. do Neil Sebastian Scantlebury, del clero di St. Thomas nelle Isole Vergini (U.S.A.), finora Cancelliere della medesima Diocesi e Parroco della St. Ann Parish, nell’isola di St. Croix.
S.E. Mons. Neil Sebastian Scantlebury è nato il 1° ottobre 1965 nelle Barbados. Dopo aver conseguito la Laurea in Ingegneria meccanica alla University of the West Indies at St. Augustine, Trinidad e Tobago, si è trasferito nelle Isole Vergini Americane. Si è formato presso la Mount St. Mary’s University di Emmitsburg, Maryland (U.S.A.), dove nel 1999 ha conseguito anche il Master of Arts in Sacra Scrittura. Oltre all’inglese e alla lingua creola, conosce il latino, lo spagnolo e il francese. È stato ordinato presbitero il 18 maggio 1995 per il clero di Saint Thomas nelle Isole Vergini (U.S.A.).
Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della Holy Family Church, St. Thomas (1995-1997); Amministratore e Parroco di Our Lady of Mount Carmel, St. John (1997-2003); Cancelliere della Diocesi (2000-2003); Rettore della Cattedrale (2003-2009); Parroco della Holy Family Church, St. Thomas (2009-2020). Dal 2009 finora è stato Cancelliere della Diocesi e dal 2020 Parroco della St. Ann Parish, nell’isola di St. Croix. Inoltre, ha fatto parte di diversi Consigli: della Caritas, per la Protezione dei minori e del gruppo docenti della Scuola Superiore Saints Peter and Paul, dove ha insegnato Matematica e Teologia. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 24 novembre 2024

  XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Color...