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venerdì 23 giugno 2023

La lettura di oggi venerdì 23 giugno 2023


 Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi


Fratelli, dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch’io.
In quello in cui qualcuno osa vantarsi – lo dico da stolto – oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte.
Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità.
Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza.

Parola di Dio

giovedì 18 maggio 2017

Agenzia Fides 18 maggio 2017

AFRICA/CENTRAFRICA - Torna la calma a Bangassou, ma il bilancio delle vittime è pesante
 
Bangui (Agenzia Fides) - “A Bangassou la situazione pare più tranquilla. I ribelli, grazie alla mediazione del Card. Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, che probabilmente è stata determinante, hanno accettato di deporre le armi” riferisce all’Agenzia Fides dalla Repubblica Centrafricana. P. Federico Trinchero, missionario carmelitano a Bangui.
“Il bilancio dell’assalto condotto da un centinaio di anti Balaka è comunque pesante, anche se non come ad Alindao (dove almeno 150 persone sono morte tra il 7 e il 9 maggio in scontri tra anti Balaka ed ex ribelli Seleka, ndr.). A Bangassou alcune fonti parlano di circa 30 morti, altre di addirittura 60. Sono anche situazioni nelle quali non è facile fare un conteggio” dice p. Trinchero. Come riferito ieri da Fides, l’ONU afferma che le vittime sono 26 mentre la Croce Rossa locale afferma che sono 150 (vedi Fides 17/5/2017).
Anche gli sfollati sono numerosi, sicuramente migliaia. Alcuni hanno attraversato il fiume Oubangui per recarsi nella Repubblica Democratica del Congo”.
Un altro gruppo di ribelli ha deciso di abbandonare la città di Niem - più a ovest rispetto ad Alindado e Bangassou - che occupava da una decina di giorni e dove cerano stati una dozzina di morti (ma secondo fonti locali si parla di circa 30)” aggiunge il missionario.
P. Federico conclude comunque con una nota di speranza. “Il 16 maggio, passando attraverso il KM5 (il quartiere musulmano di Bangui), nella zona disabitata e quasi rasa al suolo dagli avvenimenti del 2013-2014 (ormai una sorta di terra di nessuno che circonda il km5 come un'enclave), ho visto che stavano ricostruendo una casa. Non so al momento se questo avvenga grazie al contributo di una ONG, ma è comunque un bel segnale”. (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2017)
 top^    AFRICA/EGITTO - I salafiti difendono il predicatore islamico sotto accusa per aver definito “infedeli” i cristiani e gli ebrei Il Cairo (Agenzia Fides) - Il Servizio egiziano di indagini per la Sicurezza dello Stato ha cominciato la sua investigazione sul caso dello sheikh Salem Abdul Jalil, indagato per il reato di “vilipendio alla religione” per aver definito cristiani e ebrei come “infedeli” e seguaci di dottrine “corrotte”. L'avvocato Samir Sabry, noto per aver intentato diverse cause legali contro gruppi islamisti egiziani, ha dichiarato che le affermazioni di Jalil rischiano di fomentare atti di violenza contro i cristiani e rischiano di compromettere tutti gli sforzi fatti per arginare i settarismi e favorire la convivenza tra le diverse componenti religiose dell'Egitto.
In difesa di Jalil si sono schierati invece i responsabili della “Chiamata Salafita”: il gruppo salafita che ha dato origine al partito al Nur ha diffuso mercoledì 17 maggio un lungo e articolato documento per mostrare che le espressioni utilizzate dal predicatore non istigano alla violenza, ma esprimono in maniera corretta l'insegnamento del Profeta Mohammad, e non si può vietare agli sheikh musulmani di diffondere quanto contenuto nel Corano.
Il Servizio (Mabahith Amn El Dawla), con 100mila dipendenti, è il principale apparato di sicurezza interna e di intelligence del Ministero dell'Interno egiziano.
Salem Abdul Jalil potrebbe comparire davanti ai giudici il prossimo 25 giugno. Il caso, come già riportato dall'Agenzia Fides (vedi Fides 11/5/2017), è iniziato quando lo Sheikh Salem Abdul Jalil, Sottosegretario al Ministero egiziano per le dotazioni religiose (Awqaf), durante un programma televisivo sul canale privato al Mehwar si è inoltrato in una spiegazione esegetica di versetti del Corano riguardanti i non musulmani. In tale contesto, citando il Corano, Jalil aveva definito cristiani e ebrei come “infedeli” (kafar), perché rifiutano di seguire gli insegnamenti del Profeta Mohammed, e aveva aggiunto che anche essi sono chiamati a convertirsi all'islam prima di morire, se vogliono evitare la punizione divina riservata agli infedeli dopo la vita terrena. (GV) (Agenzia Fides 18/5/2017). top^   
AFRICA/KENYA - Un nuovo stile di vita: le Piccole Comunità Cristiane nella Chiesa Kisumu (Agenzia Fides) – Le Piccole Comunità Cristiane (SCCs) rappresentano un nuovo stile di vita per l’Arcidiocesi di Kisumu. E’ quanto dichiara l’Arcivescovo Mons. Zacchaeus Okoth, in una nota pervenuta a Fides a conclusione della due giorni di incontro delle SCCs, che è appena concluso a Kisumu. Mons. Okoth ha rimarcato il ruolo determinante delle SCCs all’interno dell’Arcidiocesi, e il loro contributo ad introdurre nuove linee guida nel lavoro pastorale. L’Arcivescovo ha anche esortato le SCCs a diventare fonte di vocazioni sacerdotali e di vita religiosa e a continuare ad alimentarle. L’incontro, il cui obiettivo era dare nuova linfa alle SCCs e sottolinearne l’importanza come strumento di evangelizzazione e sviluppo pastorale, era diretto agli oltre 30 sacerdoti dell’Arcidiocesi di Kisumu. Padre Joe Healey, uno dei fautori della crescita delle SCCs all’interno dell’AMECEA, si è rivolto a tutti i fedeli invitandoli ad essere autosufficienti ne lla fede invece di aspettare spinte esterne, e li ha esortati a prendere autonomamente iniziative pastorale e sociali.
(AP) (18/5/2017 Agenzia Fides)
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ASIA/INDIA - La Chiesa dell’Orissa sotto il manto di Maria e Giuseppe Bhubaneswar (Agenzia Fides) - “La nostra parrocchia di San Giuseppe a Godapur, nel distretto di Kandhamal, in Orissa, è cresciuta negli ultimi 50 anni grazie alla cura amorevole di Dio Padre, e sotto la protezione di Maria e di san Giuseppe”. Lo ha affermato il Vescovo Sarat Chandra Nayak, alla guida della diocesi di Berhampur, nella sua introduzione alla solenne celebrazione eucaristica tenutasi nei giorni scorsi per celebrare due importanti anniversari per la comunità cattolica nello stato indiano di Orissa: i 50 anni di fondazione della chiesa di san Giuseppe e i 25 anni di costruzione della Grotta della Madonna di Lourdes, nella stessa parrocchia.
Come appreso da Fides, oltre 10.000 fedeli, circa 30 sacerdoti e 35 suore dell’Orissa hanno partecipato alla solenne Eucarestia celebrata dall’Arcivescovo John Barwa, Pastore di Cuttack-Bhubaneswar, a cui hanno preso parte anche Mons. Aplinar Senapati, Vescovo di Rayagada, e Mons. Sarat Chandra Nayak, Vescovo di Berhampur.
“Il Signore è stato così buono con questa comunità , donandoci San Giuseppe come santo patrono. Giuseppe era uomo onesto, sincero, impegnato a portare Gesù e a sostenere Maria per tutta la sua vita. Lasciamo che la sua sincerità, l'onestà e le virtù della Madre Maria siano guida nel nostro cammino”, ha detto l’Arcivescovo John Barwa nella sua omelia. “San Giuseppe e la Madonna di Lourdes intercedano per noi e portino benedizioni al nostro popolo”, ha aggiunto.
La parrocchia di San Giuseppe a Godapur è stata fondata nel 1967 e 50 anni fa contava 350 famiglie cattoliche per circa 1.750 fedeli. Oggi le famiglie sono 639 per circa 4.000 fedeli. "Sono felice di essere presente in questo momento di ‘celebrazioni gemelle’ che è un incoraggiamento spirituale per tutti”, ha detto a Fides. p. Cassian Parichha, il primo parroco della parrocchia di San Giuseppe a Godapur. “Questa parrocchia ha generato alla vita di fede 10 sacerdoti e 14 suore in 50 anni”, rimarca il cattolico Maijo Digal, insegnante in pensione. "Anche se siamo poveri di beni materiali, siamo ricchi di fede" ha detto Gloriya Nayak, presidente dell'Associazione cattolica mariana “La Madre”. “Questi momenti aumentano la nostra particolare devozione alla nostra Madre e al santo Rosario, potente arma per combattere contro Satana” aggiunge.
Celebrazioni come questa sono importanti per la popolazione cattolica locale, che vive nel distretto di Kandhamal, ancora segnata dai massacri anticristiani del 2008. In una forte ondata di violenza, circa cento cristiani furono uccisi, 300 chiese e 6.000 case furono saccheggiate, mentre 56.000 furono gli sfollati interni, costretti a fuggire. (PN-PA) (Agenzia Fides 18/5/2017) top^   

ASIA/PAKISTAN - Un centro di accoglienza dove convivono cristiani e musulmani Islamabad (Agenzia Fides) - Pilar Ulibarrena è una suora francescana Missionaria di Maria, ultraottantenne, impegnata da quasi 40 anni in Pakistan, dove è arrivata nel 1968. In una nota pervenuta a Fides racconta che, attualmente, sembra essere diminuito lo stato di povertà mentre sembra aumentata l’intransigenza verso i cristiani e le minoranze: “Prima si poteva parlare, andare in giro. Oggi devi stare attenti a dove vai e con chi parli”. Impegnata nella casa di accoglienza San Jose, aperta da un missionario irlandese nel 1964 a Rawalpindi, la suora sottolinea di non aver mai avuto problemi nel centro, ma che si sono dovuti adattare ai cambiamenti in un Paese a maggioranza musulmana e dove i cristiani sono meno di 4 milioni su una popolazione di quasi 200 milioni di abitanti. “Prima potevamo girare con l’abito religioso e nessuno aveva da ridire,- continua – ora siamo state costrette a toglierlo”. Originaria di una località navarra di Olite, suor Pilar in Pakistan ha assistito finora a tante guerre, colpi di Stato, catastrofi naturali, al boom del radicalismo islamico che ha causato 60 mila morti negli ultimi anni, secondo le statistiche del Governo. Nel centro San José trovano riparo bambini orfani, paralitici, malati cronici e persone abbandonate dalle famiglie. Sei suore e circa 60 operatori si occupano dei 35 pazienti cristiani e musulmani che vivono lì, oltre alle 80/100 persone che ogni giorno si recano al dispensario. Di fatto, il centro sopravvive grazie alle offerte dei musulmani benestanti della zona che regalano capre, pane, uova o medicine.
(AP) (18/5/2017 Agenzia Fides)
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AMERICA/MESSICO - Scontri armati, violenza e minacce, un altro giornalista ucciso Oaxaca (Agenzia Fides) – "Oaxaca soffre la violenza da parte della criminalità organizzata come mai visto prima, e per combatterla senza indugio, c’è bisogno di un forte impegno e di azioni coordinate dei tre livelli di governo" ha detto alla stampa locale Mons. Arturo Lona Reyes, Vescovo emerito della diocesi di Tehuantepec, Oaxaca, interrogato sui violenti fatti del 15 maggio. Quel giorno per le strade della città si sono scontrati, in forma violenta, membri della Confederazione dei Lavoratori con il Sindacato dei Trasporti Libertad, con il risultato di un morto e molti feriti.
"Sono molto preoccupato per l'aumento della criminalità nella zona, dove la tranquillità di un tempo di cui godevano i cittadini pacifici, è stata spazzata via dall’ansia e dalla paura, e in questo includo anche la mia persona, perché oggi, per motivi di sicurezza personale, ho dovuto cambiare casa, andando in una zona più sicura" ha ammesso il Vescovo, secondo la nota giunta a Fides.
Mons. Lona Reyes ha ricordato che in gruppo è più facile combattere la criminalità, in quanto "gli sforzi isolati non sono efficaci", ha detto congratulandosi con le nuove autorità nominate nella zona.
Anche sabato scorso, 13 maggio, nella Sierra Sud de Oaxaca, c’è stato uno scontro armato fra due gruppi che ha lasciato 2 morti e molti feriti. Fatto su cui investiga la polizia e la procura.
Sempre ad Oaxaca 7 portali online di notizie si sono "congelati" ieri per l’intera giornata per l'assassinio di un altro giornalista in città. C'è stata anche una marcia di protesta da parte di una ventina di giornalisti che hanno denunciato il sesto giornalista ucciso in questo anno 2017.
(CE) (Agenzia Fides, 18/05/2017)
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 AMERICA/BOLIVIA - Mons. Gualberti: "Basta con i linciaggi, non sono degni di un popolo come la Bolivia" Santa Cruz de la Sierra (Agenzia Fides) – Mons. Sergio Gualberti, Arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, dopo aver appreso la notizia di un'altra persona linciata nel comune di San Julian perché presumibilmente coinvolta in una rapina con la morte della vittima, ha ribadito che i linciaggi non sono degni di un popolo come la Bolivia. Ha quindi definito l’accaduto come "molto grave" e costituisce un crimine da ogni punto di vista. "Basta con i linciaggi, Basta con questi atti di barbarie che non sono degni di un popolo come la Bolivia" ha ripetuto con forza.
Tali atti purtroppo si ripetono in diverse regioni del paese, a volte partendo da una sola denuncia su un sospetto. "Nessuno può arrogarsi il diritto di uccidere un'altra persona, se una persona ha commesso un crimine, c'è la giustizia, bisogna agire secondo giustizia, non è uccidendo che i problemi vengono risolti. Credo che questa sia una piaga che abbiamo nel nostro paese" ha detto l’Arcivescovo nella nota giunta a Fides.
Il caso in questione ha causato emozione nell'opinione pubblica nazionale. Il 15 maggio a San Julian, un comune di circa 49.000 abitanti a circa 175 chilometri dalla città di Santa Cruz de la Sierra, un uomo era davanti al giudice, accanto ad altri 3 sospettati della stessa rapina, quando la folla è entrata, ha superato i poliziotti e lo ha portato fuori dalla stazione di polizia, ritenendolo il colpevole, quindi lo hanno picchiato e appeso ad un albero nella piazza principale della città.
(CE) (Agenzia Fides, 18/05/2017)
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Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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