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AFRICA/BURKINA FASO - Il Congresso di Africa e Madagascar sulla Divina Misericordia è “una benedizione per il Paese” | |||
Ouagadougou (Agenzia Fides) - “Il vostro Congresso è una misericordia divina per il nostro tempo” ha affermato Siméon Sawadogo, Ministro dell’Amministrazione Territoriale, del Decentramento e della Coesione Sociale del Burkina Faso, che rappresenta il Capo dello Stato al 4° Congresso di Africa e Madagascar sulla Divina Misericordia che si tiene a Ouagadougou (vedi Fides 20/11/2019). Le parole del Ministro riflettono la grave situazione nella quale vive il Burkina Faso, per l’azione di gruppi jihadisti che sconvolgono ampie aree del Paese. Ieri le autorità hanno annunciato la morte di almeno 18 jihadisti, rimasti uccisi nell’assalto ad un posto di polizia nel nord del Paese. La presenza di 900 delegati al Congresso della Divina Misericordia viene sentita come una testimonianza di vicinanza della Chiesa universale al Burkina Faso in questo momento così difficile. I delegati provengono oltre che dal Burkina Faso, da Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Congo-Brazzaville, Costa d'Avorio, Gabon, Kenya, Madagascar, Niger, Nigeria, Uganda, Rwanda, Tanzania, Togo, Belgio, Italia, Vaticano e Polonia. Papa Francesco ha designato come suo rappresentato al Congresso Sua Eminenza il Cardinale Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. "La divina misericordia si riferisce all'amore, alla pace", ha detto il Cardinale, aggiungendo però che "Siamo prigionieri del male e la Parola di Dio dice che dove abbonda il peccato, abbonda la grazia. Questo è il motivo per cui diciamo che l'ultima parola non appartiene al male, alla morte o alla violenza. L'ultima parola appartiene all’amore, alla vita, alla riconciliazione e al perdono”. (L.M.) (Agenzia Fides 21/11/2019) | |||
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ASIA/FILIPPINE - Proclamare il Vangelo in “modo creativo” sui social network | |||
Manila (Agenzia Fides) - Proclamare il Vangelo in “modo creativo”, anche sui social network: è l'appello del Vescovo Mylo Hubert Vergara, alla guida della diocesi di Pasig, Presidente della Commissione per le comunicazioni sociali e i mass media della Conferenza episcopale, che ha invitato i fedeli a "diffondere la Buona Novella con dinamismo e nuovi approcci". "Il messaggio fondamentale dell'amore di Dio va comunicato in modo creativo, ogni giorno in modo nuovo" Come appreso dall'Agenzia Fides, il Vescovo ha parlato della "comunicazione efficace del Vangelo" durante un raduno di tutti coloro che si occupano dei social media cattolici, come strumento della pastorale. Al raduno, promosso da "YouthPinoy", un'organizzazione che si definisce di "missionari on-line", hanno preso parte più di 200 delegati, riuniti il 16 novembre scorso nella città di Mandaluyong, vicino a Manila, in collaborazione con "Areopagus Communications Inc" e con la Commissione per i media della Conferenza episcopale delle Filippine. Il Vescovo ha sottolineato che "urge comunicare il messaggio centrale della misericordia e dell'amore di Dio. Penso che questo sia il primo principio". "Presentare il messaggio centrale di Gesù, il suo amore salvifico, qualcosa che sperimentiamo qui e ore, che è poi il mistero pasquale: questo è il nostro compito", ha aggiunto. "Credo che questo messaggio debba avere un riverbero nel mondo digitale", ha detto. Il contatto con tutte le persone, inoltre - ha ricordato, facendo eco al messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni di quest'anno - deve avere lo stile di "una comunione compassionevole". "Quel messaggio fa capire che la comunità degli utenti nei social network dovrebbe contribuire a una comunità umana fraterna e solidale, fuggendo da inimicizia e ostilità", ha concluso. (SD) (Agenzia Fides 21/11/2019) | |||
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AMERICA - CELAM: “Camminare insieme per la pace dei nostri popoli” | |||
Bogotà (Agenzia Fides) – Vicinanza ai popoli latinoamericani che stanno attraversando gravi instabilità, solidarietà alle Chiese delle singole nazioni che danno testimonianza della loro fede, rifiuto di ogni forma di violenza e frattura sociale, necessità di un discernimento evangelico sugli eventi e del dialogo tra fratelli: questi i sentimenti espressi in un messaggio della Presidenza del CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano) indirizzato “al Popolo di Dio e alle Conferenze episcopali di America latina e Caribe”, intitolato “Camminare insieme per la pace dei nostri popoli”. La Presidenza del CELAM, che si è riunita a Bogotà dal 19 al 21 novembre per discutere il rinnovamento e la ristrutturazione del CELAM, nel messaggio che porta la data del 21 novembre, pervenuto a Fides, si dice “unita a tutti i paesi che in questi momenti sono attraversati da situazioni di grave instabilità sociale e politica”. “Negli ultimi mesi e settimane – prosegue il testo -, nei paesi fratelli come Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, Haiti, Nicaragua e Venezuela, si stanno verificando grandi mobilitazioni di cittadini, che protestano per le disuguaglianze e le ingiustizie che sono frutto del peccato che si è istituzionalizzato, voltando le spalle ai più poveri ed emarginati. Queste mobilitazioni in molte occasioni sono state duramente represse”. “Il discernimento evangelico su queste realtà, che sono autentici segni dei tempi, è urgente e necessario” sottolinea il messaggio, ribadendo che “Gesù Cristo è l’unico che può redimere realmente le persone e le società” e quindi vengono appoggiate “tutte le iniziative di dialogo per la pace che consentano di ricostruire il tessuto sociale danneggiato”. “Solo con l’amicizia civile e l’impegno solidale, soprattutto con i poveri e gli esclusi – ribadiscono -, possiamo affrontare questa crisi, per progredire verso un futuro condiviso più ricco di speranza. Non dobbiamo desistere nella promozione del dialogo per la convivenza, la pace sociale ed il bene comune”. Citando San Paolo, la Presidenza del CELAM esorta a “vincere il male con il bene” e, come Chiesa e come popolo di Dio, ad operare per la riconciliazione e la pace. Invita quindi le autorità “ad assumere le proprie responsabilità, garantendo il buon funzionamento dei rispettivi paesi e delle loro istituzioni; allo stesso modo tutti i cittadini devono partecipare con responsabilità al bene comune della nazione, e così sconfiggere l’insicurezza, la corruzione, l’impunità, la violenza e tutti i semi di morte. La violenza non si combatte con la violenza. Distruggere i nostri paesi non è una vera soluzione. E’ ora di agire come fratelli e non come nemici”. Nella conclusione la Presidenza del CELAM sottolinea che “tutti i popoli sono responsabili gli uni degli altri”, per questo chiede “alle grandi nazioni del mondo di rispettare il cammino di ogni paese, pur piccolo che sia, lasciando da parte i propri interessi e optando per un aiuto solidale”. Il messaggio si conclude invocando l’intercessione di Santa Maria di Guadalupe per l’America latina, in questi momenti di tensione, affinchè conceda di fare di ogni angolo di questa regione, “un luogo dove si possa amare Dio, vivere con dignità e si possa godere del dono della libertà che rende possibile la giustizia e la pace autentica”. (S.L.) (Agenzia Fides 21/11/2019) | |||
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AMERICA/COLOMBIA - Oggi sciopero nazionale; non si ferma la violenza nel Cauca e nel Chocò | |||
Cauca (Agenzia Fides) – Si svolge oggi 21 novembre, in Colombia il cosiddetto "Paro Civico": i sindacati colombiani, gli indigeni, gli studenti e i settori sociali hanno indetto una giornata di protesta. Lo sciopero nazionale e la marcia cittadina nazionale vogliono manifestare il rifiuto su varie questioni dell'agenda del governo, come la riforma del lavoro, la riforma delle pensioni, l’aumento delle aliquote energetiche, le riduzioni fiscali alle grandi multinazionali, reclamando la dignità dei salari e la lotta alla corruzione. Mentre settori del governo sottolineano che le motivazioni della protesta si basano su notizie false, gli organizzatori accusano il governo di criminalizzare la mobilitazione. Proprio per questo clima di tensione che si è creato già da qualche settimana, la Conferenza Episcopale Colombiana aveva proposto 6 temi di riflessione (vedi Fides 15/11/2019). Domenica scorsa, 17 novembre, i Vescovi hanno anche invitato "tutti i cattolici e le persone di buona volontà a pregare per la nostra Patria", fornendo ad ogni parrocchia il testo di una “Preghiera per la Colombia” da recitare a conclusione della preghiera dei fedeli. La Chiesa cattolica colombiana si è espressa a favore della protesta pacifica e ha chiamato alla costruzione di una nazione riconciliata e in pace: "il cammino per il superamento dei problemi sociali e per lo sviluppo integrale del nostro paese, passa per l’ascolto e il dialogo, con la partecipazione di tutti i protagonisti della società. La soluzione dipende da tutti, è necessario costruire, senza dilazioni, un progetto comune di paese, una casa comune in pace", ha ripetuto più volte in questi giorni Mons. Elkin Fernando Álvarez Botero, Vescovo ausiliare di Medellín e Segretario generale della Conferenza Episcopale. Purtroppo in Colombia si verificano ancora episodi di violenza in diverse zone. In meno di 30 giorni nel dipartimento di Cauca ci sono stati veri massacri di indigeni e della popolazione civile, che vive ancora la tensione delle guerre del narcotraffico degli anni passati, senza poter verificare se ora si tratti di dissidenti delle FARC o di nuovi gruppi armati. E’ stato comunque annunciato l'invio di 2.500 militari nella zona. Diego Jaramillo, della Rete dei diritti umani di Cauca, ha spiegato alla stampa internazionale che preoccupano le conseguenze dell'aumento della presenza militare governativa: "Il timore delle comunità è che l'aumento militare, come annunciato, radicalizzi molto di più la reazione delle organizzazioni armate contro la popolazione". Poi ha aggiunto: "è già stato visto molte volte che l'esercito entra nell'area senza rispettare la giurisdizione indigena, né l'autorità indigena". Ma la tensione popolare a questo riguardo non si registra solo nel Cauca, ma anche nel Chocò, nel comune di Bojayà, si vive una situazione molto simile. “Mentre in questi giorni le comunità di afro-colombiani e le comunità indigene nel comune di Bojayá hanno ricordato i massacrati del fatidico 2 maggio 2002, veniamo a sapere di nuove minacce e di sfollamenti, reclusioni, massacri, torture, sparizioni e ricatti” ha affermato il sacerdote Sterling Londoño, della diocesi di Quibdó. Padre Londoño lo ha afformato presentando una lettera firmata dalla diocesi di Quibdó, insieme al Forum interetnico di solidarietà di Chocó, dal Consiglio della Comunità dell'Associazione contadina integrale di Atrato, dalla Federazione delle Associazioni dei Consigli indigeni di Chocó (Fedeorewa) e dall'Ufficio Indigeno di Chocó. In questa lettera, le comunità hanno denunciato che dopo la firma dell'accordo di pace nel novembre 2016, lo spazio lasciato dalle FARC è stato occupato dalla guerriglia dell'Esercito di liberazione nazionale (ELN), che "si è rafforzato militarmente e ha aumentato le sue aggressioni alla popolazione civile". Questo il motivo per cui hanno chiesto al presidente Duque di attuare gli Accordi di Pace in "modo tempestivo e globale, soprattutto per quanto riguarda il capitolo etnico, e di fornire garanzie costituzionali agli afro-colombiani e agli indigeni di Bojayá". (CE) (Agenzia Fides, 21/11/2019) |
Filippesi 1,4 ... e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia...
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giovedì 21 novembre 2019
Mentre il Papa sta in Tailandia...Agenzia Fides 21 novembre 2019
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