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venerdì 4 ottobre 2024

Notizie Friulane da "La vita cattolica"

 

martedì 26 ottobre 2021

A Erbil un museo custodirà manoscritti cristiani scampati alle devastazioni jihadiste

 

ASIA/IRAQ - A Erbil un museo custodirà manoscritti cristiani scampati alle devastazioni jihadiste
 
Erbil (Agenzia Fides) – Manoscritti e libri antichi, sia cristiani che islamici, sottratti in anni recenti alla possibile distruzione da parte dei jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) saranno raccolti e custoditi in un museo-centro studi costituito ad hoc per volontà dei Vescovi della Chiesa caldea. La decisione di costituire il nuovo centro di conservazione e esposizione è stata presa dagli stessi Vescovi caldei, riunitisi sabato 23 ottobre a Erbil, capoluogo della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, sotto la presidenza del Patriarca Louis Raphael Sako.
Il museo sorgerà a Ankawa, distretto di Erbil abitato in maggioranza da cristiani, in un edificio adiacente all’istituto che ospita sacerdoti e seminaristi caldei. L’iniziativa vedrà il coinvolgimento diretto della locale comunità dei Padri Domenicani, da sempre impegnati nella conservazione e nello studio di libri e manoscritti antichi, che rappresentano anche una testimonianza preziosa del radicamento delle comunità cristiane autoctone di origine apostolica nelle terre dell’attuale Iraq.
Il patrimonio che confluirà nel museo è stato presentato alla riunione dei Vescovi caldei da Najib Mikhail Moussa, attuale Arcivescovo caldeo di Mosul e membro dei Frati predicatori. Prima di assumere nel 2019 la guida dell’Arcidiocesi caldea nella città che era stata occupata per lunghi anni dai jihadisti di Daesh, padre Najib Mikhail ha dedicato gran parte della sua vita alla cura e allo studio di manoscritti e testi antichi appartenenti alle antiche Chiese d’Oriente raccolti dai Padri Domenicani.
Nato nel 1955 a Mosul, fin dal 1990 padre Najib Mikhail era stato direttore del Centro di digitalizzazione dei manoscritti orientali nella metropoli nord-irachena. Fino al 2007, il patrimonio di migliaia di manoscritti e libri antichi curato dai Domenicani era custodito presso il complesso della chiesa domenicana di Mosul. Già a partire da quell'anno, per motivi di sicurezza, le opere più preziose e gli 850 manoscritti più antichi in aramaico, arabo e armeno erano stati trasferiti a Qaraqosh, città a maggioranza cristiana a trenta chilometri da Mosul. Alla fine di luglio del 2014, la preoccupazione davanti all'avanzare dei jihadisti di Daesh – che avevano già conquistato Mosul dal 9 giugno precedente – avevano convinto i Domenicani a iniziare il trasferimento dei manoscritti e dei libri antichi nel capoluogo del Kurdistan iracheno, per salvarli dalle devastazioni iconoclaste e dai roghi di libri perpetrati dai jihadisti nelle terre da loro occupate.
Nella notte tra il 6 e il 7 agosto 2014, anche padre Najib Mikhail era fuggito insieme a migliaia di cristiani dalla Piana di Ninive verso Erbil, portando con sé su un furgone un buon numero di manoscritti e documenti antichi dal valore inestimabile, mentre le città della Piana finivano sotto il dominio di Daesh. Negli anni successivi (vedi Fides 10/3/2018), padre Najib Mikhail aveva coinvolto anche decine di profughi rifugiati a Erbil nell'opera di restauro di manoscritti e libri antichi sottratti alla possibile distruzione da parte dei jihadisti. La piccola impresa culturale animata dai rifugiati iracheni ha rappresentato uno sviluppo oltremodo significativo dell'opera di tutela del patrimonio culturale iracheno che da secoli vedeva impegnati in quelle terre gli appartenenti all'Ordine dei frati predicatori, fondato da San Domenico di Guzmàn (1170-1221). In quegli anni difficili, tanti profughi, cristiani e musulmani, hanno potuto acquisire competenze professionali in quest'opera di salvaguardia del patrimonio culturale della regione. (GV) (Agenzia Fides 26/10/2021).


sabato 31 maggio 2014

Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha più volte espresso la sua contrarietà

ASIA/TURCHIA - Mobilitazione per riconvertire in moschea il Museo di Ayasofya
Istanbul (Agenzia Fides) – In una Istanbul blindata per il primo anniversario della rivolta di Gezi Park, sarà l'Imam saudita Abdullah Basfar a guidare la mobilitazione di preghiera convocata nel pomeriggio di sabato 31 maggio davanti al Museo di Ayasofya per chiedere che il complesso torni a essere usato come moschea e si apra al culto islamico. L'iniziativa è promossa dal Comitato per la conquista di Costantinopoli - organismo fondato nel 1950 su pressione dei gruppi nazionalisti di marca islamista – e gode dell'appoggio di Gioventù Anatolica, organizzazione militante ispirata dal politico islamista nazionalista Necmettin Erbakan, scomparso nel 2011. « E' nostro dovere» ha dichiarato Salih Turhan, attuale presidente di Gioventù Anatolica «riportare Ayasofya al suo stato precedente per mostrare il predominio islamico in quest'area e adempiere la volontà della nazione».
Nel convulso momento vissuto dalla Turchia, l'antica Basilica bizantina di Santa Sofia - trasformata in moschea nel 1453, e poi ridotta a museo da Kemal Ataturk nel 1935 - appare al centro delle manovre politiche di chi, anche negli ambienti del governo, punta a acquisire consenso offrendo concessioni di alto impatto simbolico al nazionalismo turco di matrice islamista. Lo scorso novembre, anche l'influente vice-premier turco Bulent Arinc aveva pubblicamente confessato che ai sui occhi l'antico luogo di culto oggi appare «triste», mentre tra breve sarà di nuovo «gioioso» quando tornerà a ospitare le preghiere dei credenti musulmani.
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ha più volte espresso la sua contrarietà al progetto di riconversione in moschea dell'antica basilica cristiana. Secondo fonti turche consultate da Fides, anche intellettuali e accademici turchi – storici, architetti, giornalisti - hanno iniziato a metà maggio una raccolta di firme per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla questione, con l'intenzione di documentare l'assoluta mancanza di fondamento storico dell'offensiva nazionalista di impronta islamista. La campagna, sponsorizzata dalla History Foundation of Turkey, punta a dar vita a una « piattaforma per la custodia dell'eredità culturale» con l'intento monitorare e denunciare gli abusi e le strumentalizzazioni del patrimonio culturale nazionale perpetrati a fini di propaganda politica. (GV) (Agenzia Fides 31/5/2014).

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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