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domenica 28 aprile 2024

vatican News: con il Papa a Venezia 28 aprile 2024

 

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Vatican News

Le notizie del giorno

28/04/2024

Incontro con le detenute del carcere femminile della Giudecca
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Nell'istituto femminile che ospita il Padiglione della Santa Sede per la Biennale prende il via la visita a Venezia. L’elicottero del Pontefice atterrato nel cortile. Dopo il saluto ad autorità e operatori della struttura, il Papa ‘abbraccia’ le recluse: “Avete un posto speciale nel mio cuore”. La ... 

Visita pastorale a Venezia - Incontro con gli Artisti
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Francesco incontra gli artisti della Biennale d’Arte di Venezia nella chiesa della Maddalena, ovvero la cappella del Carcere nell’Isola della Giudecca: “accanto ... 

Papa Francesco a Venezia all'incontro con i giovani davanti alla Basilica della Salute
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Nel suggestivo piazzale antistante la Basilica della Salute affacciato sulla laguna veneta, incontrando il mondo giovanile, Francesco esorta le nuove ... 

Il Papa durante la Messa in Piazza San Marco a Venezia
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Il Papa celebra la Messa in Piazza San Marco a conclusione della visita nella città lagunare. Circa 10.500 fedeli presenti. Nell’omelia l’invito ai cristiani a ... 

Il Papa a Venezia
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Al Regina Caeli, al termine della messa in Piazza San Marco, a Venezia, il Papa leva un appello per Haiti: la comunità internazionale sostenga i lavori del ... 

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In meno di due minuti la visita di Francesco nella città lagunare tra canti, alzaremi, spostamenti in motoscafo e l’entusiasmo della gente 

PODCAST

martedì 5 dicembre 2023

vatican News: Dal dolore l’impegno a costruire una società migliore 5 dicembre 2023

 

Addio a Giulia, il vescovo: dal dolore l’impegno a costruire una società migliore

Più di 10 mila persone oggi a Padova per i funerali della ragazza 22.enne uccisa dall’ex fidanzato. Il messaggio letto dal papà Gino: “Mi rivolgo agli uomini: per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere”

Alvise Sperandio - Padova

Un abbraccio corale, com’era stato chiesto dalla famiglia e dalle istituzioni: oggi a Padova oltre 10 mila persone, tra cui tantissimi ragazzi, hanno gremito la basilica di Santa Giustina, tra le più grandi in Europa, per l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin, la 22.enne di Vigonovo (Venezia), uccisa dall’ex fidanzato e reo confesso, Filippo Turetta, e ritrovata dopo una settimana di ricerche disperate purtroppo ormai cadavere in un dirupo nei pressi del lago di Barcis, nascosta dall’omicida che poi ha continuato la sua fuga in auto fino in Germania, dov’è stato arrestato e poi ricondotto in carcere in Italia a Verona.

Circa 1.200 le persone presenti all'interno della basilica, tra cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in rappresentanza del governo, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il sindaco della città del Santo Sergio Giordani, un’altra cinquantina di primi cittadini con la fascia tricolore, altre autorità civili e militari e tanta gente comune. All’esterno, in Prato della Valle, nonostante il freddo si è radunata sin dal primo mattino una folla composta che hanno seguito la funzione dai due maxischermi. In tantissimi portavano un fiocco rosso appuntato sul cappotto per dire un “no” forte alla violenza di genere.

Una giornata struggente tra dolore e preghiera

L’Italia si è fermata per l’addio alla giovane. A Padova, fisicamente, in presenza. Altrove idealmente, con un pensiero e una preghiera. La gigantografia di Giulia, rimasta esposta in queste settimane davanti al municipio di Vigonovo, è stata portata in basilica a Santa Giustina: ritrae la giovane con un vestito rosso, sorridente, in altalena. La Messa è iniziata alle ore 11. Il feretro era composto da una bara bianca ricoperta di rose bianche. Per l’addio alla giovane sono arrivate le corone di fiori del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, della premier Giorgia Meloni e dei presidenti di Senato e Camera Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. A Roma, in contemporanea con la Messa, durante la cerimonia per le stelle al merito del lavoro, il capo dello Stato ha sottolineato: "Il valore e il rispetto della vita vanno riaffermati con determinazione in ogni ambito, circostanza e dimensionein questo momento in cui sono in corso i funerali di Giulia Cecchettin".

Ad accompagnare la bara, stretti in un dolore lancinante ma compostissimo com’è stato sempre lungo tutti i 24 giorni decorsi dalla sparizione della giovane a ieri - lezione di dignità e speranza - c’erano il papà Gino, la sorella Elena, il fratello Davide, la nonna, gli zii e altri parenti. A celebrare le esequie è stato il vescovo di Padova monsignor Claudio Cipolla, presenti molti sacerdoti diocesani. Per tutta la giornata è stato lutto in Veneto, con le bandiere a mezz’asta, mentre l’Università patavina ha sospeso le lezioni e chiesto a tutti i docenti e studenti un momento di raccoglimento in memoria di Giulia che era giunta alla discussione della tesi e il 16 novembre si sarebbe laureata in Ingegneria biomedica. All’uscita da Santa Giustina, il feretro è stato accolto da un applauso lunghissimo e dal “minuto di rumore” con grida, campanelli e i mazzi di chiavi agitati per lanciare un messaggio contro la violenza di genere. Dopo Padova, una seconda veglia di preghiera riservata a parenti e amici, si è tenuta a Saonara, la parrocchia dove la Giulia è cresciuta, ha ricevuto i sacramenti e svolto servizio come animatrice: ora riposerà nel vicino cimitero, nella tomba accanto alla mamma Monica scomparsa prematuramente per malattia lo scorso anno.

“La morte di Giulia ha reso evidente il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l'edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona”

Monsignor Cipolla: "Ragazzi: nella libertà potete amare meglio e di più"

Molto toccanti le parole in omelia del vescovo di Padova Claudio Cipolla, che si è soffermato su tre parole: attesa, speranza e amore, quest’ultimo tale quand’è liberante, mai opprimente. “Non avremmo voluto vedere quello che i nostri occhi hanno visto né avremmo voluto ascoltare quello che abbiamo appreso nella tarda mattinata di sabato 18 novembre - ha detto –. Per sette lunghi giorni abbiamo atteso, desiderato e sperato di vedere e sentire cose diverse. E invece ora siamo qui, in molti, con gli occhi, anche quelli del cuore, pieni di lacrime e con gli orecchi bisognosi di essere dischiusi ad un ascolto nuovo. Ora servono parole e gesti di sapienza che ci aiutino a non restare intrappolati dall'immane tragedia che si è consumata, per ritrovare anche solo un piccolo spiraglio di luce". “La conclusione di questa storia - ha proseguito il presule - lascia in noi amarezza, tristezza, a tratti anche rabbia ma quanto abbiamo vissuto ha reso evidente anche il desiderio di trasformare il dolore in impegno per l'edificazione di una società e un mondo migliori, che abbiano al centro il rispetto della persona (donna o uomo che sia) e la salvaguardia dei diritti fondamentali di ciascuno, specie quello alla libera e responsabile definizione del proprio progetto di vita".

“Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. La pace del cuore è pace con sé stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti: soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo e il senso della vita”

La preghiera per la famiglia Turetta

Monsignor Cipolla ha riaffermato che non si può "più consentire atti di sopraffazione e di abuso; per questo abbiamo bisogno di concorrere per riuscire a trasformare quella cultura che li rende possibili", rivolgendo poi anche un pensiero a Turetta: "Chiediamo la pace del cuore anche per Filippo e la sua famiglia. Il nostro cuore cerca tenerezza, comprensione, affetto, amore. La pace del cuore è pace con sé stessi, con il proprio corpo, con la propria psiche, con i propri sentimenti: soprattutto quelli che riguardano il senso delle azioni che compiamo e il senso della vita. Il nostro cuore è il luogo dove il Vangelo e la Pasqua di Gesù di Nazareth bussano con delicatezza pronti a dispiegare la loro forza umanizzante". Infine, un messaggio per i tantissimi ragazzi presenti: “Forse voi giovani potete osare di più rispetto al passato. Avete a disposizione le università e gli studi, avete possibilità di incontri e confronti a livello internazionale, avete più opportunità e benessere rispetto a 50 anni fa. Nella libertà potete amare meglio e di più: questa è la vostra vocazione e questa può e deve diventare la vostra felicità!".

“Mi rivolgo per primi agli uomini: non giriamo la testa davanti alla violenza, per primi dobbiamo dimostrare noi di essere agenti di cambiamento, contro ogni violenza di genere”

Il papà Gino: “La memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme contro la violenza”

Nei giorni scorsi il papà di Giulia aveva spiegato di aver voluto i funerali a Santa Giustina e in Prato Della Valle, un posto grande, per favorire la più ampia partecipazione con un segno concreto di mobilitazione generale contro la violenza sulle donne. Ieri, come annunciato, ha voluto leggere un messaggio durante le esequie: "Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita donne, vittime di coloro che avrebbero dovuto amarle; invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo. Com'è può essere successo a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa coinvolge tutti. Mi rivolgo per primi agli uomini: non giriamo la testa davanti alla violenza, per primi dobbiamo dimostrare noi di essere agenti di cambiamento, contro ogni violenza di genere". Papà Gino ha così concluso: “Cara Giulia, è giunto il momento di lasciarti andare. Ti immagino abbracciata alla mamma. Salutacela. Impareremo a danzare sotto la pioggia. Grazie per questi 22 anni".

martedì 14 settembre 2021

La realtà tra sorrisi e lacrime nel nuovo Sorrentino

 

In  «È stata la mano di Dio» il regista si racconta con un inedito  registro narrativo  

di Gaetano Vallini

Il Paolo Sorrentino che non ti aspetti, capace di mettere da parte l’esuberante visionaria autorialità diventata il suo tratto caratteristico, per uno sguardo più intimo. È stata la mano di Dio, l’ultimo suo film, presentato alla mostra del cinema di Venezia, sorprende, dunque, piacevolmente, perché mostra un lato inedito del regista napoletano, che mette da parte la finzione per piegarsi al reale, ritenuto questa volta degno di essere mostrato, senza stravolgimenti. E forse non poteva essere diversamente, visto che quella che sceglie di raccontare è una storia personale, un passaggio fondamentale della sua vita.  

Così, in un intreccio di realtà e fantasia, Sorrentino torna indietro nel tempo, nella Napoli degli anni Ottanta travolta dalla favola calcistica legata all’arrivo di Maradona e a quell’anno particolare che lo segnò profondamente. Affidandosi all’impacciato e solitario diciassettenne Fabietto, suo doppio, il regista ricostruisce uno spaccato di vita familiare piuttosto ordinaria, sia pure segnata da alcune figure pittoresche e situazioni  talvolta sopra le righe. Ci sono i pranzi interminabili, le gite in barca con i parenti, le scenate tra coniugi per presunte o reali infedeltà, cui non si sottraggono neppure i genitori, Saverio e Maria, i quali nonostante tutto continuano ad amarsi.  E poi c’è Patrizia, uno dei personaggi inventati del film, zia mentalmente disturbata ma attraente, di cui il giovane è infatuato, che con la capacità di vedere la vita nella sua drammaticità, in netto contrasto con la leggerezza che pervade il resto della famiglia, sembra la sola a comprenderlo veramente.

Una vita normale, che nonostante tutto a Fabietto piace, ma che viene stravolta bruscamente da una tragedia familiare: la morte improvvisa dei genitori. E qui la realtà prende il sopravvento. Sorrentino perse il padre e la madre per un avvelenamento da monossido di carbonio mentre in un fine settimana si trovavano in una casa di villeggiatura. Avrebbe dovuto essere lì anche lui, se non avesse ottenuto il permesso di andare a vedere la partita del Napoli e seguire il suo idolo.

Sorrentino da allora è convinto di essere stato salvato da Maradona, da una sorta di forza protettrice scaturita da quel calciatore venerato dai tifosi napoletani quasi fosse una divinità: non era forse sua “la mano di Dio” che “vendicò” l’Argentina con l’Inghilterra dopo la guerra per le isole Malvine-Falkland nella celebre partita dei mondiali del 1986 in cui segnò il gol rubato più famoso e quello più bello della storia?

Come il giovane Paolo, anche Fabietto, divenuto orfano, cerca un modo per sfuggire al dolore, alla tragedia che lo catapulta in una realtà inattesa, costringendolo repentinamente a decidere del proprio destino. Fabietto deve crescere, diventare Fabio, capire chi e cosa vorrà essere. Comincia a pensare al cinema come a una distrazione, se non addirittura come a una forza in grado di riscattare tutto. E in questo snodo cruciale troverà nello sceneggiatore e regista Antonio Capuano – nella realtà vero mentore di Sorrentino - un’appassionata quanto brutale guida.

È stata la mano di Dio - prodotto da Netflix, che lo manderà in onda sulla sua piattaforma dal 15 dicembre dopo un passaggio nelle sale a partire dal 24 novembre - è una commedia che precipita nella tragedia; si sorride, anche di gusto, travolti dalla napoletanità prorompete e ineguagliabile di certi personaggi, e ci si commuove per la sincerità che emerge nelle scene in cui si coglie la sofferenza interiore del giovane protagonista. E proprio il riso serve a sciogliere il dolore prima che diventi insopportabile.

Grazie ad attori che lo assecondano con grande bravura – in particolare la rivelazione Filippo Scotti (Fabietto), Luisa Ranieri (Patrizia) e i ben collaudati Toni Servillo (Saverio) e Teresa Saponaro (Maria) – Sorrentino rivela un’inattesa franchezza di racconto. Attingendo ai ricordi del passato e all’esperienza interiore, il regista di La grande bellezza e della serie The Young Pope rinuncia al suo originale stile narrativo per un linguaggio più misurato, minimalista pur nelle meticolosità di certe ricostruzioni, anche se nel film non mancano, soprattutto all’inizio e alla fine, sprazzi di apprezzabile “sorrentinismo”.

Un film in qualche modo catartico per lo stesso regista, che nel mettere in scena una  storia di formazione non teme di rivelarsi intimamente,  spingendosi in un territorio finora inesplorato dal suo cinema. Non tutto ciò che si vede è accaduto davvero, ha precisato il regista, “ma è del tutto autentico nel riflettere quello che ho veramente provato in quel periodo del passato”. E proprio in questo sta la forza della pellicola, che però va oltre, portando il regista a riflettere anche su quello che è stato il suo percorso professionale.   Un film sui sentimenti, dunque, ma anche sul cinema, oltre che un omaggio a quella Napoli in cui non girava da vent’anni, dai tempi di L’uomo in più.

Difficile dire se È stata la mano di Dio forse modificherà il linguaggio cinematografico di Sorrentino – troppo marcata è la sua cifra stilistica – ma questa repentina deviazione, che probabilmente non sarà pienamente apprezzata dai più appassionati estimatori del regista, lo avvicinerà un po’ di più a quanti trovano invece eccessivamente estetizzante il suo cinema. E se anche si trattasse solo di una parentesi – comunque  meritevole di ulteriori opportunità - il risultato ottenuto è decisamente pregevole.

©L’Osservatore Romano del 9 settembre 2021

martedì 14 marzo 2017

Venezia e Gerusalemme in mostra, “Sulle tracce del leone”


Christian Media Center in Italiano has uploaded Venezia e Gerusalemme in mostra, “Sulle tracce del leone”
Venezia e Gerusalemme in mostra, “Sulle tracce del leone”
Christian Media Center in Italiano

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...