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lunedì 20 marzo 2023

Vatican News 19 marzo 2023

 

Vatican News

Le notizie del giorno

19/03/2023

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Nella riflessione che precede la preghiera mariana dell’Angelus, Francesco parla ai 25mila fedeli presenti in piazza San Pietro dell’episodio evangelico che vede protagonista un uomo nato cieco al quale Gesù ridona la vista. La miracolosa guarigione suscita però reazioni contrastanti fra la gente. ... 

Bandiere dell'Ucraina in Piazza San Pietro durante la preghiera dell'Angelus
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Dopo la preghiera mariana dell'Angelus dalla finestra del Palazzo Apostolico Francesco ha rivolto ancora una volta il suo pensiero al martoriato popolo ucraino. ... 

I soccorsi dopo il terremoto in Ecuador
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La preoccupazione e la preghiera del Papa per le popolazioni colpite dal terremoto in Ecuador che ha provocato almeno tredici morti e 126 feriti 

Georges de La Tour,  San Giuseppe e il Bambino Gesù, 	1642 circa , olio su tela, Museo del Louvre, Parigi
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Al termine dell'Angelus l'augurio del Pontefice a tutti i papà nell'odierna festa di san Giuseppe e il saluto ai partecipanti alla Maratona di Roma che hanno ... 

domenica 3 ottobre 2021

Vatican News 3 ottobre 2021

 

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Vatican News

Le notizie del giorno

03/10/2021

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All'Angelus, Papa Francesco invita a riflettere sulla tenerezza di Dio che si fa più presente proprio nei momenti più difficili della nostra vita. Non solo il cristiano deve servire i piccoli, ma deve identificarsi con loro. "Sapersi bisognosi di salvezza, afferma, è indispensabile per accogliere il ... 

Distruzione nella città di Thantlang nello Stato Chin in Myanmar
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Papa Francesco chiede a Dio che si fermi la spirale di dolore e di morte in Myanmar auspicando che quanti abitano il Paese possano lavorare insieme per la pace ... 

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Dopo la preghiera mariana, Papa Francesco ha ricordato la sofferenza di tante famiglie per i sanguinosi disordini nel carcere di Guayaquil, in Ecuador, ... 

La disuguaglianza tra poveri e ricchi è cresciuta nel mondo anche a causa della pandemia
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In un messaggio scritto in occasione dell'incontro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali con al centro la prima beatitudine, Papa Francesco indica lo ... 

sabato 28 agosto 2021

Agenzia Fides 28 agosto 2021

VATICANO - Il Gesuita Jeyaraj: “Seguire una via di pace partendo dalla giustizia e colmando le disuguaglianze”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “L’importanza della fraternità si coglie innanzi tutto a partire dall’ascolto del grido di coloro che patiscono le conseguenze della sua mancanza, cioè dei poveri, dei bisognosi delle vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza. Percorrere la strada della fratellanza richiede di misurarsi con domande tutt’altro che banali che quel grido suscita, e che già percorrono il nostro travagliato mondo”. Così si è espresso padre Xavier Jeyaraj SJ, direttore del Segretariato per la Giustizia sociale e l’Ecologia della Compagnia del Gesù, nel corso di un webinar dal titolo “Accesso ai diritti e rispetto della dignità umana”, co-organizzata dall'Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo, antenna italiana del “Forum Mondiale delle Città e dei Territori di Pace”, presentato in Vaticano il 31 luglio scorso (vedi Fides 31/07/2021).
Partendo dalle encicliche "Laudato si'" e "Fratelli tutti” di Papa Francesco, padre Xavier Jeyaraj , nella sua relazione, individua alcuni punti cruciali per promuovere politiche pubbliche, programmi e iniziative di cittadinanza che aiutino a costruire una reale educazione alla pace, alla dignità umana, allo sviluppo autentico e inclusivo. Secondo il Gesuita, “la cultura dell’incontro esige di mettere al centro di ogni azione politica, sociale ed economica la persona umana: per camminare verso l’amicizia sociale e la fraternità universale - sottolinea - è essenziale rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza”. In società che spesso non esitano a ignorare o emarginare alcune categorie di persone, bisogna essere in grado “di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole. Il ‘sogno’ - precisa p. Xavier – non va inteso non nel senso dell’evasione che fa perdere il contatto con la realtà, o dell’utopia consolatoria rispetto a una dura realtà, ma in quello che Papa Francesco indica come una visione capace di orientare, di indicare la direzione di marcia, di motivare al cambiamento”.
Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo: “Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza - osserva p. Jeyaraj - un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata nei suoi diritti fondamentali. La dignità della persona è dunque il vero valore non negoziabile: come dice il Papa, prendersi cura del mondo significa prendersi cura di noi stessi, ed è ora necessario costituire un ‘noi’ universale”.
In questa prospettiva il discernimento e il dialogo sono “la radice a cui fare riferimento per comprendere il significato di questa insistenza sulla necessità di costruire un popolo” - nota p. Xavier. Questa esprime un anelito che si consolida profondamente nella fede cattolica. “Con la firma del Documento di Abu Dhabi sulla fratellanza umana - spiega il religioso - questo diventa vero persino nella concretezza della formulazione del testo: quanto abbiamo in comune riusciamo anche a esprimerlo con parole, in cui tutti possiamo riconoscerci. Questo - conclude - è il modo migliore per incamminarsi concretamente verso una via di pace nella costruzione di un popolo in cui le differenze si armonizzino all’interno di un progetto comune”.
(ES) (Agenzia Fides 28/8/2021)
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AFRICA/SUDAFRICA - Il Vescovo Sipuka: economia inclusiva e istruzione, antidoto alla violenza
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - “Dopo le violenze scoppiate a luglio, abbiamo suggerito al governo di adottare delle misure per la riconciliazione, chiedendo a chi ha rubato e saccheggiato i negozi di riportare entro breve la merce sottratta per ottenere una amnistia. Il governo ha dato l’ok e alcune persone stanno rispondendo”. Lo afferma Mons. Sithembele Sipuka, Vescovo di Mthatha, Sudafrica, e Presidente della SACBC (Southern African Catholic Bishops' Conference, che raccoglie i Vescovi di Sudafrica, Botswana ed eSwatini) in una intervista rilasciata all’Agenzia Fides. Più di 300 persone sono morte e circa 3.000 negozi sono stati saccheggiati quando a luglio sono scoppiate proteste e violenze, innescate dalla detenzione dell'ex presidente Jacob Zuma ma in seguito guidate dalla rabbia per la povertà e la disuguaglianza.
Dice il Vescovo, che ha illustrato la questione anche all'Assemblea plenaria della Southern African Catholic Bishops’ Conference (vedi Fides 6/8/2021): “La situazione è tornata alla calma, ma ora ci si chiede come sia stato possibile che migliaia di cittadini prendessero d’assalto negozi, locali, case senza che ci sia stato un intervento immediato per fermarli”. Il Sudafrica, dopo giorni di scontri che in varie città hanno lasciato segni di saccheggio e devastazione, fa i conti con le profonde divisioni che la attraversano, specie dopo l’arresto dell’ex presidente Jacob Zuma, accusato di corruzione nel periodo del suo mandato e incarcerato lo scorso 7 luglio. Zuma, condannato a 15 mesi di reclusione per essersi sempre rifiutato di venire giudicato per i crimini di cui è sospettato, ha ancora molti seguaci nel Paese, alcuni dei quali hanno scelto la rivolta.
“La violenza non è solo risposta all’incarcerazione dell’ex presidente – riprende Mons. Sipuka -. Dietro a simili avvenimenti ci sono doversi motivi: in prims una polarizzazione politica tra quanti continuano a supportare Zuma e quelli che invece si professano dalla parte della legge e vogliono che la giustizia faccia il suo corso. Tutto ciò ha una conseguenza diretta sulla società perché organismi istituzionali come l’esercito o la polizia, dipendono da ministeri alla cui guida ci sono esponenti di fazioni diverse. Le profonde divisioni nel partito al governo hanno portato a separazioni nei servizi segreti, nella polizia e nell’esercito, generando una sostanziale inazione perché chi pensa ai propri interessi non mette il Paese al primo posto. Una seconda ragione che pesa è la povertà della popolazione, ridotta in alcune fasce alla fame. Migliaia di persone facilmente utilizzabili da chi vuole fomentare la violenza. C’è un terzo elemento poi, che è la criminalità: i criminali utilizzano queste opportunità per allargare il raggio di azione e creare caos.”.
La Chiesa cattolica, che ha emanato un accorato appello a firma della SACBC (affiancato da un documento della South African Council of Churches - SACC -, ndr) richiama alla pace e, nel contempo, sviscera le radici del conflitto. Spiega Mons. Sithembele Sipuka: “La violenza è sempre da condannare e se ci sono differenze nel partito, nella politica o nella società, l’unica via è sedersi e dialogare. Mai strumentalizzare i poveri per servire i propri interessi, prima di tutto viene il bene del Paese. Il nostro messaggio ai più poveri è ‘non permettete che vi usino’. Sono loro le prime vittime: il pane in molti luoghi non si può acquistare a prezzi equi perché i negozi sono stati devastati”. Prosegue il Vescovo: “Crediamo poi che un punto fondamentale sia la collaborazione tra imprese, mondo del lavoro e governo. Bisogna viaggiare verso una economia che includa e che riduca la povertà, dato l’alto numero di disoccupati. L’istruzione è di scarsa qualità e i giovani escono dai percorsi formativi senza che possano essere produttivi da subito. Il nostro sguardo va anche alle zone più rurali del Paese: il governo si deve occupare di favorire lo sviluppo perché le popolazioni che vi abitano possano guadagnarsi la vita dignitosamente e perché sono zone fondamentali per offrire un contributo notevole all’economia”.
Il Vescovo conclude auspicando che “la voce Consiglio delle Chiese sia ascoltata, come avvenuto, ad esempio, per la consulenza su come affrontare la pandemia. In alcuni casi le nostre proposte sono divenute azioni, come per i sussidi per chi ha perso il lavoro per il Covid”.
(LA) (Agenzia Fides 28/8/2021)
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ASIA/MEDIO ORIENTE - Vescovi armeni cattolici convocati a Roma dal 20 settembre per eleggere il nuovo Patriarca
 
Aleppo (Agenzia Fides) – I vescovi armeni cattolici, provenienti dalle diocesi sparse in Medio Oriente e nei Paesi di maggior concentrazione della diaspora armena, si riuniranno a Roma, a partire dal prossimo 20 settembre, per eleggere il loro nuovo Patriarca. Lo conferma all’Agenzia Fides l’arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, Boutros Marayati, attuale Amministratore della Chiesa patriarcale di Cilicia degli armeni. “Il Santo Sinodo elettivo svoltosi a partire dallo scorso 22 giugno presso il Convento libanese di Nostra Madre di Bzommar” ricorda l’Arcivescovo Marayati “non è andato a buon fine. In quindici giorni, nessun candidato ha ottenuto i due terzi dei voti dei dodici vescovi partecipanti al Sinodo, soglia richiesta per essere eletto successore del Patriarca Krikor Bedros XXI Ghabroyan, scomparso lo scorso 25 maggio (nella foto, durante la concelebrazione eucaristica con Papa Francesco, ndr). A quel punto, secondo quanto è stabilito dal Codice dei Canoni delle Chiese orientali, le sessioni del Sinodo elettivo sono state interrotte, e la questione è stata rimessa al Papa. Ora ci ritroveremo il prossimo 20 settembre, presso il Pontificio Collegio armeno di Roma, per due giorni di ritiro spirituale. Poi, a partire dal 22 settembre, inizierà l’assemblea sinodale per eleggere il nuovo Patriarca, che si svolgerà sotto la presidenza del Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese orientali”.
Riguardo alle procedure di elezione dei Patriarchi, il canone 72 del Codice dei Canoni delle Chiese orientali, al primo comma, stabilisce che “è eletto colui che ha riportato due terzi dei voti, a meno che per diritto particolare non sia stabilito che, dopo un conveniente numero di scrutini, almeno tre, sia sufficiente la parte assolutamente maggiore dei voti (eventualità attualmente non contemplata nel diritto particolare della Chiesa armena cattolica, ndr) e l’elezione sia portata a termine a norma del canone 183, §§3 e 4”. Il secondo comma del medesimo canone 72 chiarisce che “Se l’elezione non si porta a termine entro quindici giorni, da computare dall’apertura del Sinodo dei Vescovi della Chiesa patriarcale, la cosa viene devoluta al Romano Pontefice”.
Se anche il Sinodo elettivo della Chiesa patriarcale armena cattolica dovesse registrare una nuova situazione di stallo, l’esito positivo dell’assemblea elettorale sarà comunque garantito dal ricorso a alcune deroghe, che dopo un certo numero di votazioni avvenute senza esito consentiranno di eleggere Patriarca il candidato che raggiunge la maggioranza assoluta (la metà più uno) dei voti espressi. Se l’impasse elettorale dovesse perpetuarsi, sarà eletto Patriarca il candidato che ottiene la maggioranza relativa dei consensi. Se infine i voti dei vescovi votanti dovessero concentrarsi in maniera assolutamente paritaria intorno a due candidati, diverrà Patriarca il vescovo più anziano per ordinazione sacerdotale. (GV) (Agenzia Fides 28/8/2021).
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ASIA/BANGLADESH - I cattolici piantano un milione di alberi nello spirito della Laudato Si'
 
Dacca (Agenzia Fides) – Piantare circa un milione di alberi in occasione dell'Anno Laudato Si', nel centenario della nascita del "Padre della Nazione", lo Sheikh Mujibur Rahman, e nell'anno in cui il Bangladesh celebra i 50 anni dell'indipendenza. E' l'obiettivo raggiunto dalla piccola Chiesa cattolica bangladese, che, nella nazione di oltre 165 milioni di persone, rappresenta solo 400.000 fedeli. Il programma di piantumazione è stato avviato il 14 agosto 2020 in un impegno collettivo promosso dal Cardinale Patrick D'Rozario e da tutti i Vescovi cattolici del Bangladesh. In occasione dell'Anno Laudato si', tutte gli enti e comunità cattoliche si sono dati da fare: 400.000 alberi sono stati piantati da gruppi e parrocchie delle varie diocesi cattoliche; 360mila da Caritas Bangladesh; 215mila da Christian Cooperative Credit Union Ltd; 10.000 alberi sono stati affidati dalla Bangladesh Christian Association, per un totale di 931.000 alberi.
Padre Jyoti Francis Costa, Segretario Generale aggiunto della Conferenza Episcopale del Bangladesh, ha dichiarato all'Agenzia Fides: "Il Santo Padre ha chiamato i fedeli a prendersi cura della terra, e i fedeli cattolici di questo Paese hanno risposto piantando alberi perché gli alberi possono rendere il mondo più verde e produrre ossigeno". E ha aggiunto: "Tutti i Vescovi sovrintendono alla campagna di piantumazione degli alberi nelle diverse diocesi, che entro quest'anno sarà completata".
Anche Caritas Bangladesh sta lavorando nella stessa direzione. Sebastian Rozario, Direttore Esecutivo di Caritas, ha dichiarato all'Agenzia Fides di aver piantato alberi nelle loro aree di lavoro che coprono 49 distretti. "Stiamo consegnando altri alberi a quanti beneficiano del nostro sostegno, e si stanno piantando gli alberi aggiuntivi. La maggior parte degli alberi è già stata piantata; il resto degli alberi lo pianteremo entro quest'anno". Rozario ritiene che questa iniziativa sia una pietra miliare per la Chiesa cattolica. "Oltre a distribuire alberi ai beneficiari, tutti e 6.000 i volontari della Caritas hanno piantato un albero con il loro impegno personale", ha spiegato.
La cooperativa cristiana "Credit Union Ltd", organizzazione cooperativa fondata a Dacca dal sacerdote della Santa Croce padre Charles J. Young, sta facendo la stessa campagna. Pankaj Gilbert Costa, presidente dell'organizzazione ha confermato l'impegno a piantare 215mila alberi.
Nirmol Rozario, presidente della Bangladesh Christian Association, ha informato che la sua organizzazione ho distribuito 10.000 alberi da frutti e piante ad amici persone che se ne prenderanno cura. Il giovane Sujon Haldar ha ricevuto una piantina di mango dalla Bangladesh Christian Association e l'ha piantata nel giardino della sua abitazione: "Questi alberi in futuro mi forniranno ombra, frutti e legno. Gli alberi sono amici per sempre", dice, apprezzando l'iniziativa della Chiesa cattolica.
(FC-PA) (Agenzia Fides 28/08/2021)
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AMERICA - Nasce la piattaforma “MigraSegura” per offrire informazioni utili e sicure ai migranti venezuelani in Brasile ed Ecuador
 
Brasilia (Agenzia Fides) – E’ nata la piattaforma digitale “MigraSegura”, rivolta ai migranti, soprattutto venezuelani, che vi potranno trovare informazioni sicure e affidabili sui servizi di base e sulle politiche migratorie di Brasile e Ecuador. Frutto della collaborazione tra Caritas Ecuador e Caritas Brasile, con il sostegno della fondazione “JuntosEsMejor Challenge”, dell’USAID e della Banca Interamericana dello Sviluppo, con il supporto del Catholic Relief Services (CRS), la piattaforma è stata lanciata ufficiale il 26 agosto attraverso il sito web www.facebook.com/migrasegura.
Come spiega la nota pervenuta all’Agenzia Fides, l'obiettivo è di fornire informazioni tempestive ai migranti venezuelani, che possono essere vittime delle reti di tratta di persone e di gruppi criminali, per mancanza di una guida che li orienti. Infatti, "l'entità della crisi venezuelana, in cui si stima che più di 5 milioni e mezzo di persone abbiano lasciato il proprio Paese, richiede di mettere al servizio dei rifugiati e dei migranti venezuelani informazioni che hanno lo scopo di salvare vite umane, oltre a contribuire al processo decisionale con informazioni veritiere, in modo che possano avere un transito migratorio sicuro".
Questo progetto è iniziato alla fine del 2020. Per la sua realizzazione è stato condotto uno studio interpellando un campione di 807 rappresentanti di famiglie venezuelane (400 in Ecuador e 407 in Brasile), e 15 informatori-chiave (6 donne e 9 uomini) in rappresentanza di organizzazioni che hanno una vasta esperienza di lavoro con questa popolazione. La raccolta dei dati è stata effettuata in 8 città del Brasile e 6 città dell'Ecuador. Lo studio ha rivelato che circa il 66% delle persone che hanno lasciato il Venezuela per il Brasile e l'Ecuador, non hanno informazioni sui paesi ospitanti. Le ragioni principali per cui le famiglie lasciano il Venezuela sono la carenza di cibo nel paese (75%), la mancanza di occupazione (70%) e l’accesso limitato ai servizi sanitari e alle medicine (58%). I motivi per cui hanno scelto come paese di destinazione il Brasile e l’Ecuador sono principalmente le prospettive di lavoro più vantaggiose (68%), una maggiore situazione di sicurezza (47%) e migliori prospettive educative per i bambini e i giovani (39%).
(SL) (Agenzia Fides 28/08/2021)

lunedì 28 dicembre 2020

Agenzia Fides 28 dicembre 2020

 

AFRICA/SUD SUDAN - Appelli del Papa e di altri leader religiosi: “Attuate gli accordi di pace e date un governo funzionante al Sud Sudan”
 
Juba (Agenzia Fides) – “A nome della diocesi cattolica di Tombura-Yambio, vorrei rivolgere un appello speciale alle nostre istituzioni: abbiamo trascorso un anno intero senza un governo completo, questo ha causato al Paese molte sofferenze: sfiducia, estrema povertà e sofferenza e ha accresciuto le violenze”, ha detto Sua Ecc. Mons. Barani Eduardo Hiiboro Kussala, Vescovo di Tombura-Yambio, nel suo messaggio di Natale. Le forze politiche in Sud Sudan devono ancora attuare pienamente l’accordo di pace del settembre 2018.
Secondo David Shearer, capo della Missione delle Nazioni Unite in Sud Sudan (UNMISS), “il Sud Sudan ha cinque vicepresidenti che dirigono gruppi di ministeri che stanno lavorando bene”. "Altrove, tuttavia, i progressi sono stati dolorosamente lenti" ha riferito. "Le riunioni di gabinetto si verificano in modo irregolare e i sud sudanesi vogliono vedere il presidente e i vicepresidenti riunirsi e lavorare insieme”.
“Per favore, chiedo, esorto e supplico di non ritardare ulteriormente il processo di completamento della struttura dell’esecutivo in modo che noi, popolo del Sud Sudan, possiamo sentirci orgogliosi del nostro governo e lo Stato possa erogare i servizi essenziali alla popolazione” continua il Vescovo di Tombura-Yambio. Mons. Hiiboro, che chiede inoltre alla “comunità internazionale di sostenere il processo di attuazione dell’accordo di pace. Per favore, non stancatevi di sostenere i bisognosi, gli operatori umanitari e anche il lavoro di sviluppo perché così facendo, in un modo o nell'altro, impedirete qualsiasi escalation di violenza e criminalità”.
Anche Papa Francesco, insieme all'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby e al moderatore della Chiesa di Scozia Martin Fair, ha lanciato un messaggio al Presidente Salva Kiir e al vicepresidente Riek Machar ricordando loro gli impegni presi in Vaticano nell'aprile 2019 per attuare l'accordo di pace rivitalizzato e lavorare insieme per la pace in Sud Sudan. Inoltre hanno ribadito il loro impegno a fare una visita congiunta in Sud Sudan.
"Rimaniamo devotamente consapevoli degli impegni presi da voi in Vaticano nell'aprile 2019 per l’attuazione dell'Accordo di pace, e nostro per visitare il Sud Sudan a tempo debito, quando le cose tornano alla normalità” afferma il comunicato congiunto.
"Quando verremo in visita, desideriamo ardentemente vedere una nazione cambiata, governata da leader che, nelle parole del Santo Padre l'anno scorso, 'si tengono per mano, uniti ... come semplici cittadini' per 'diventare Padri (e Madri) della Nazione”. (L.M.) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Oltre 2.500 pacchi alimentari per le famiglie più povere distribuite da una parrocchia ivoriana
 
Abidjan (Agenzia Fides) - "È Natale e gli uomini hanno fame, è Natale e molte famiglie rifuggono dagli occhi dei loro figli affamati, è Natale e le decorazioni delle finestre fanno paura ai meno fortunati, è Natale e si ride senza fissare lo sguardo di chi ci circonda che non può festeggiare. Fratelli, sorelle, non vorremmo mostrarci qui in tali pensieri, il nostro Natale deve essere un Natale per gli altri” ha detto p. Hyppolite Agnigori, parroco di San Giovanni di Cocody alla vigilia della solennità della Natività del Signore, il 24 dicembre, durante la consegna dei pacchi di cibo alle famiglie povere del comune di Cocody.
Più di 2.500 famiglie che vivono in situazioni di estrema precarietà hanno ricevuto pacchi alimentari comprendenti riso, olio, pasta, carne… per offrire un pasto ai propri figli a Natale. Un'iniziativa della comunità parrocchiale di Saint Jean de Cocody nell'arcidiocesi di Abidjan sostenuta dal sindaco, Jean Marc Yacé e da persone di buona volontà per offrire a queste famiglie la gioia della nascita del figlio di Dio.
“Il comune di Cocody può avere sofferto quest'anno, con la pandemia di Covid e le manifestazioni della crisi post-elettorale, ma ciò nonostante il poco che possiamo dare alla popolazione è un gesto di solidarietà; non c’è un calcolo politico, no, dobbiamo venire in aiuto di questi fratelli e sorelle affinché tutti possano avere cibo per queste celebrazioni” ha augurato il sindaco di Cocody.
La distribuzione è avvenuta senza alcuna distinzione di razze e religioni. "Sono musulmana e nonostante questo i cattolici mi hanno offerto un pacco dono alimentare, questo vuol dire che preghiamo lo stesso Signore" ci ha confidato una signora mentre ritirava il suo kit alimentare. (S.S.) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/PAKISTAN - I Vescovi ai fedeli, nella seconda ondata di Covid-19: "Non abbiate paura"
 
Islamabad (Agenzia Fides) - “Non abbiate paura: questo messaggio, dato dall'angelo Gabriele ai pastori, ci dà una buona notizia, cioè che Dio ama il suo popolo soprattutto quanti sono nella sofferenza, nella paura, sono impotenti o emarginati": è questo il messaggio che caratterizza il Natale 2020 in Pakistan, attraversato dalla seconda ondata della pandemia di Covid-19, come ha riferito all'Agenzia Fides l'Arcivescovo Joseph Arshad, alla guida della diocesi di Islamabad-Rawalpindi e Presidente della Conferenza episcopale cattolica del Pakistan.
"A causa della pandemia di Covid-19 - scrive l'Arcivescovo in un messaggio rivolto ai fedeli e pervenuto a Fides - vediamo che le persone nel nostro ambiente stanno vivendo una vita piena di paure, difficoltà e sfide. Il coronavirus non ha solo colpito la salute delle persone, ma ha anche colpito in pieno la loro vita a causa della crisi economica e finanziaria. Le persone hanno perso il lavoro, o lavorano con salari bassi, c'è disperazione, ci si sente impotenti, i prezzi del cibo. degli oggetti e di altri beni di prima necessità salgono, e molti hanno perso i propri cari”. Di fronte a questa sofferenza, "guardiamo al presepe di Gesù Cristo come un simbolo di speranza. Siate messaggeri di speranza, pace e felicità per gli altri fedeli, specialmente i poveri e i bisognosi. Possiamo essere fonte di gioia e felicità per gli altri" ha scritto mons. Arshad.
Il Pakistan sta attraversando la seconda ondata di Covid-19 e fino a ieri, 27 dicembre, ha registrato 471mila casi di contagio, con circa 9.800 morti. In tale situazione, le celebrazioni natalizie si sono comunque svolte nelle chiese, con il rigoroso rispetto delle misure anti-Covid, come il distanziamento, l'igienizzazione e l'uso di mascherine facciali. Come appreso da Fides, le chiese - data la capienza limitata di fedeli - hanno moltiplicato le celebrazioni eucaristiche nel giorno di Natale, consentendo così a un più ampio numero di fedeli di poter essere presenti e celebrare la Nascita del Redentore.
Il Vescovo di Faisalabad, Indrias Rehmat, nel suo messaggio di Natale ha detto: "Concentriamoci sul messaggio dell'angelo: Non abbiate paura. Questa era la buona notizia data 2000 anni fa. Oggi in Pakistan le scuole e le università sono chiuse, i ristoranti e il parco giochi sono vuoti, gli orari per uffici e attività sono limitati. Non possiamo visitare i nostri parenti, abbiamo paura di andare ai matrimoni e ai funerali, andiamo in chiesa con la paura di contrarre il coronavirus. In questo Natale, manteniamo la nostra fede nel Signore, viviamo con speranza in Cristo e preghiamo che il Bambino Gesù, redentore del mondo, guarisca completamente il mondo ferito".
Mons. Samson Shukardin OFM, Vescovo di Hyderabad, parlando a Fides, rileva: “Crediamo fermamente che questo Natale ci porterà una nuova speranza. In mezzo alla pandemia Covid-19, milioni di persone stanno ancora soffrendo e sono disperate dopo aver perso il lavoro, il normale stile di vita e soprattutto i loro cari. Siamo uniti nelle preghiera come un'unica famiglia universale: che questo Natale e il nuovo anno ci riempiano dell'amore di Dio e scaccino le paure della pandemia".
L'Arcivescovo Evarist Pinto, Arcivescovo emerito di Karachi, nel suo messaggio di Natale ha detto: "Viviamo un tempo segnato dalla solitudine, durante questo periodo di pandemia. Ma crediamo che Dio non abbandona mai il suo popolo ed è con noi. Restiamo in contatto gli uni con gli altri attraverso la nostra fede e le nostre preghiere e diffondiamo il messaggio di pace e speranza del Natale".
(AG-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Il presidente Widodo ricorda il messaggio-chiave del Natale: la speranza
 
Giacarta (Agenzia Fides) - Per la comunità cattolica in Indonesia è stato un Natale che, a causa della pandemia, è stato celebrato sia in maniera virtuale - grazie alle nuove tecnologie - sia in gesti concreti di vicinanza e condivisione con i più poveri, compiuti dai cristiani ma anche da leader della comunità civile.
Come appreso dall'Agenzia Fides, alla celebrazione del Natale ha preso parte il presidente indonesiano Joko Widodo, ricordando il messaggio-chiave del Natale durante la pandemia globale: la speranza. “Durante questo periodo difficile a causa della pandemia, in genere può mancare la speranza. Nel periodo natalizio, vedremo dappertutto piccole candele che rappresentano che c'è sempre speranza: la presenza di Dio, l'Emmanuele, che sarà sempre con noi" ha detto, invitando tutti i cittadini indonesiani a coltivare la speranza.
"La presenza di Dio che si prende cura di noi, la sua misericordia ci consentiranno di gettare via le nostre preoccupazioni per affrontare il nostro momento difficile" ha detto il presidente nel suo messaggio in occasione del Natale.
Parlando dalla Cattedrale di Jakarta, dove ha celebrato la messa di Natale trasmessa online e seguita da migliaia di fedeli, il Cardinale Ignazio Suharyo, Arcivescovo di Jakarta e presidente della Conferenza episcopale cattolica dell'Indonesia, ha rimarcato: “La pandemia ha colpito fortemente la nostra vita quotidiana. La nostra vita è stata ampiamente influenzata anche da discorsi di odio e fake news, legate al Covid-19. Tutti questi atteggiamenti illeciti hanno mostrato chiaramente quanti hanno una fede superficiale o esercitano il loro credo religioso in modo non serio".
Il Cardinale ha criticato "lo scarso rispetto della nostra nobile etica nazionale" e ha esortato: "Durante questo periodo difficile, siamo chiamati a cercare ispirazione nella forza della fede", ricordando il tema nazionale dell'anno pastorale: "E lo chiameranno Emmanuele - Dio è con noi".
L'evento del Natale in Indonesia è segnato anche dalla distribuzione di 10mila pacchi di generi alimentari di base agli orfanotrofi cristiani, alle case per anziani e ai centri di assistenza per disabili. La donazione pubblica di questi alimenti è stata simbolicamente avviata dal Ministro indonesiano per l'Informazione e la Comunicazione, Johnny G. Plate, che ha visitato l'orfanotrofio St. Vincentius nel centro di Jakarta.
Plate ha anche donato molti dispositivi utili per la didattica a distanza all'Associazione Radioamatori Indonesiani (Orari), che si occuperà di avviare uno specifico programma di apprendimento a distanza in alcuni luoghi remoti nella provincia di Papua. Il ministro ha reso noto che il governo istituirà oltre 3.100 antenne di ricezione e trasmissione in tutte le aree remote di Papua entro l'anno 2021-2022, in modo che "83 mila villaggi in tutto il territorio della Papua avranno pieno accesso al segnali 4G", a beneficio degli studenti delle scuole, ha spiegato il Ministro.
(MH-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDONESIA - Seminarista cattolico ucciso nella provincia indonesiana di Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - Il Natale 2020 è stato funestato da un grave episodio per i cattolici in Papua: la sera del 24 dicembre 2020, il corpo senza vita di Zhage Sil, seminarista cattolico, è stato trovato in un fossato a Jayapura, città della Papua indonesiana. Secondo la polizia locale, sono tuttora ignoti gli autori del delitto.
La notizia della morte di Sil ha sconvolto i cattolici della Papua e di tutta l'Indonesia, che auspicano sia fatta luce sul tragico episodio. Beka Ulung Hapsara, Commissario nazionale per i diritti umani in Indonesia ha chiesto che "la polizia indaghi rapidamente e trovi gli autori dell'omicidio. Urge applicare la legge in modo equo e trasparente".
Alla comunità di Sorong-Manokwari, diocesi cui Sil apparteneva, sono giunti numerosi messaggi di condoglianze di leader religiosi e laici che condannano fermamente l'atroce atto. “Sono scioccato dalla sua morte improvvisa e tragica. Sarebbe divenuto diacono l'anno prossimo e sacerdote diocesano subito dopo”, ha detto p. Johan, parroco nella diocesi di Jayapura, Papua. P. Johan, che conosceva personalmente Sil, ha aggiunto: “Era una persona coraggiosa che si interessava dei bisogni delle persone, e non aveva paura di alzare la voce, soprattutto quando si trattava di giustizia. Speriamo di ricevere presto notizie chiare sulla sua morte".
Sil era tra i giovani spesso impegnati a chiedere giustizia per la provincia di Papua, stigmatizzando "il razzismo contro il popolo papuano". La notizia dell'omicidio è diventata virale sui social media e ha attirato nuovamente l'attenzione sulla travagliata situazione della Papua indonesiana, dove nell'ottobre 2020 è stato ucciso anche il laico cattolico Rufinus Tigau, catechista del distretto di Intan Jaya, freddato senza ragione dalle forze di sicurezza nazionali (vedi Fides 11/11/2020).
All'inizio di dicembre, un forte appello al dialogo e alla riconciliazione per risolvere il conflitto nella regione indonesiana di Papua, è stato lanciato da 147 preti cattolici indonesiani, operanti in Papua (vedi Fides 12/12/2020) . L’appello stigmatizzava i ripetuti episodi di violenza e le continue violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza indonesiane, che hanno ucciso e ferito civili e anche operatori pastorali delle Chiese cattoliche e protestanti in questa zona del paese, a forte presenza cristiana.
In Papua, si registrano da anni incomprensioni e dissidi tra la popolazione locale e il governo centrale di Giacarta: ai fermenti separatisti il governo centrale ha risposto con una capillare presenza militare che ha aumentato la tensione.
La diocesi di Manokwari-Sorong si trova nella provincia di Papua occidentale. Copre un'area di 111mila chilometri quadrati, con una popolazione totale di 761mila abitanti, tra i quali circa 79mila cattolici.
(ES-PA) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo Sako: non appare saggio il progetto di creare una “provincia cristiana” nella Piana di Ninive
 
Baghdad (Agenzia Fides) – La soluzione dei problemi affrontati dai cristiani in Iraq non passa attraverso la creazione di una “enclave cristiana” con base nella Piana di Ninive, che finirebbe per diventare “il capro espiatorio” nelle lotte tra le diverse fazioni settarie. Lo ha ribadito il Cardinale Louis Raphael Sako, Patriarca di Babilonia dei caldei, in un’ampia intervista rilasciata a Rudaw TV, emittente del gruppo editoriale con base nel Kurdistan iracheno. I cristiani – ha spiegato il Patriarca – rappresentano nella società irachena una componente “senza milizie”, senza apparati tribali di protezione, e in questo tempo in cui il Paese è continuamente lacerato da tensioni e conflitti “non è saggio chiedere per noi l’autonomia in seno a una provincia. In quel modo diventeremmo il capro espiatorio tra i contendenti. Adesso è meglio per noi vivere insieme ai nostri vicini. Chiediamo a tutti di rispettare i nostri diritti, di non provare a modificare gli equilibri nelle regioni in cui viviamo. Ma se proviamo a chiedere una provincia o un’area con statuto speciale per i cristiani, finiremo per pagare un prezzo più alto”.
Il Patriarca caldeo Sako ha più volte espresso le sue riserve davanti alle ipotesi di istituire nella Piana di Ninive un'area “protetta” per i cristiani (vedi Fides 30/8/2020).
La Provincia di Ninive, storicamente disseminata di cittadine e villaggi a maggioranza cristiana, è da lungo tempo al centro di progetti ideali volti creare un'area indipendente dal punto di vista politico- amministrativo, progetti fortemente caldeggiati da gruppi organizzati in alcune comunità della diaspora caldea e assira. Tale prospettiva era stata in qualche modo rilanciata anche alla Convention nazionale promossa a Washington nel settembre 2016 dalla organizzazione no profit Usa In Defense of Christians (IDC).
Nella recente, ampia intervista rilasciata al gruppo editoriale Rudaw, il Patriarca caldeo ha ribadito che gran parte dei cristiani fuggiti dalla Piana di Ninive nel 2014 davanti all’avanzare delle milizie dello Stato Islamico (Daesh) non sta facendo ritorno alle proprie terre d’origine perché “hanno perso la fiducia nei propri vicini”, i quali in molte situazioni locali si sono impossessati dei loro beni e delle loro case. “Non è stato solo Daesh a bruciare tutte le case. Ci sono state anche altre mani che hanno acceso il fuoco, e nell’area ci sono milizie di diversa matrice che impongono pedaggi, incutono timore e minacciano le proprietà delle persone, in un modo o nell’altro”.
Il Cardinale iracheno ha anche fatto riferimento ai processi che proprio nella Piana di Ninive, tradizionale area di insediamento delle comunità cristiane autoctone, stanno alterando i precedenti equilibri demografici, alimentando paure e incertezza tra la popolazione. Il Patriarca caldeo ha ribadito che la condizione di violenza e conflittualità permanente in cui l’Iraq versa dal 2003 – anno delle campagne militari a guida USA che posero fine al regime di Saddam Hussein – potrà essere superata solo quando si archivieranno i sistemi di gestione e spartizione del potere su base settaria etnico-religiosa, per fare posto a uno “Stato civile moderno” basato sul principio di cittadinanza, in grado di garantire uguaglianza di diritti e doveri per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro appartenenza etnica o religiosa.
Nell’intervista, il Patriarca si è anche soffermato sull’annunciato viaggio di Papa Francesco in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo 2021. “Il Papa è una persona di pace, e non penso che ci saranno attacchi contro di lui. Il governo sta lavorando alla protezione del viaggio”, ha assicurato il Cardinale Sako, che si è anche soffermato su alcuni dettagli del programma, confermando il momento di condivisione spirituale con letture dalla Bibbia e dal Corano che vedrà ebrei, cristiani e musulmani riuniti insieme nel nome di Abramo, padre di tutti i credenti, per l'invio di messaggi di pace “in Libano, in Yemen, in Iran e in Libia”. Oltre alle annunciate tappe della visita papale a Erbil Mosul e Qaraqosh, il Patriarca caldeo ha espresso la speranza che il Papa possa recarsi anche a Najaf, città santa dell’islam sciita, dove risiede l’Ayatollah Ali al Sistani. (GV) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/BOLIVIA - Mons. Gualberti: durante la pandemia molti hanno trovato nella famiglia “conforto, aiuto e incoraggiamento per non perdere la speranza"
 
Santa Cruz (Agenzia Fides) – Nella celebrazione della festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, l'Arcivescovo di Santa Cruz, Mons. Sergio Gualberti, ha riflettuto sull'importanza di questa cellula fondamentale della società e della Chiesa, soprattutto in questa epoca contrassegnata dalla diffusione del Covid-19. “Penso di non sbagliare quando dico che molte persone, di fronte a questa pandemia, hanno toccato l'importanza e il valore di avere l'aiuto della famiglia. In essa hanno trovato conforto, aiuto e incoraggiamento per non perdere la speranza e hanno avuto la forza di alzarsi e andare avanti. Per molte persone contagiate, la famiglia è stata l'unico ospedale e l'unico luogo di riposo e guarigione”.
L'Arcivescovo ha affermato che “per tanti fratelli che hanno perso una persona cara, e per altri che hanno vissuto in prima persona la malattia, questa dolorosa esperienza ha cambiato la loro vita, ha insegnato a valorizzare i piccoli gesti quotidiani in famiglia e a stabilire nuove relazioni di rispetto, attenzione e affetto”.
Mons. Gualberti ha ricordato che il Creatore vuole che ogni essere umano venga a questo mondo in seno a una famiglia, costruita sulle fondamenta dell'amore reciproco tra un uomo e una donna. Ogni famiglia cristiana, ha sottolineato, è chiamata ad essere una piccola comunità di fede, la Chiesa domestica, dove i genitori sono i primi educatori dei propri figli a livello umano e cristiano. "È un compito impegnativo, quindi è importante che non siano soli, e che siano guidati e accompagnati dalla famiglia più numerosa, dalla comunità ecclesiale".
L'istituzione della famiglia è una grande risorsa per le persone, per la società e per l'umanità nel suo insieme, una ricchezza che deve essere salvaguardata da tutta la società, perché la famiglia è la sua prima e vitale cellula, come afferma la Dichiarazione Universale dai diritti umani. In una famiglia stabile e ben costituita, i suoi membri sperimentano gli elementi essenziali per il loro sviluppo integrale e imparano a stabilire relazioni armoniose e pacifiche. In essa si impara a praticare la giustizia e il rispetto per gli altri, a riconoscere il ruolo di autorità responsabile dei genitori, a praticare un servizio affettuoso verso i più deboli, i piccoli, gli anziani o gli ammalati, a aiutarsi a vicenda nelle necessità della vita ed essere disponibili ad accogliere l'altro e, se necessario, a perdonarlo.
"Per questo la società non può fare a meno dei servizi forniti dalla famiglia legalmente costituita. Nessuno, nemmeno lo Stato, può togliergli questo potere perché violerebbe gravemente la libertà e i diritti originari e innati. La debolezza della famiglia è la debolezza di una società. A questo proposito, dovremmo chiederci sinceramente se molti problemi che viviamo nel nostro Paese, come la mancanza di valori etici e morali, la crescente violenza, la corruzione, il traffico di droga e la debolezza della democrazia, non dipendono principalmente della fragilità e disgregazione di tante nostre famiglie".
Di fronte a questa situazione, ha affermato che le autorità hanno l'obbligo di dare priorità alla politica familiare con misure concrete che rispondano ai bisogni reali della famiglia: alloggio, lavoro, istruzione e assistenza sanitaria per tutti, tra gli altri. Le istituzioni civili, sociali, religiose ed educative e i mezzi di comunicazione sociale sono chiamati a collaborare in questo compito. Abbiamo tutti la responsabilità di difendere la famiglia, i suoi desideri e diritti, affinché adempia al suo ruolo insostituibile per la vita e il benessere delle persone e della società.
"In questa festa – ha concluso l’Arcivescovo -, la testimonianza della Santa Famiglia ci esorta a rafforzare la famiglia come anello fondamentale dell'unica grande famiglia umana, dove tutti noi, camminando insieme come fratelli e sorelle, raggiungiamo la piena realizzazione a livello personale, comunitario e sociale in un clima di fraternità e di pace duratura".
(CE) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/ECUADOR - Fratellanza e solidarietà nel racconto di un missionario prossimo al rientro dalla missione
 
Duràn (Agenzia Fides) - “Ho trascorso nove Natali sull’Equatore, tutti strani e diversi ma intriganti per i nuovi cammini che si sono aperti nella vita della missione e personale”, scrive all’Agenzia Fides don Saverio Turato, sacerdote fidei donum della diocesi di Padova a Duràn, provincia del Guayas.
Il sacerdote, che a gennaio rientrerà definitivamente in Italia dalla missione di Duràn, ha ricordato quando nove anni fa rivolse i primi auguri natalizi dall’Ecuador intitolando la lettera ‘Che strano questo Natale’. “Erano i miei primi giorni dall’altra parte del pianeta, lontano dalle ghiacciate notturne – racconta don Saverio -. Il Natale di quest’anno è molto più strano (o diverso) e non solo per me ma per tutti. Le dita non basterebbero per contare le tante privazioni a cui ci obbliga la pandemia: senza le persone che hai amato nella vita, senza salute, senza lavoro, senza libertà di spostamento, senza amici, senza riti, senza la Messa di mezzanotte, senza abbracci… Siamo ridotti come la vite d’inverno, che spogliata della sua vegetazione, mostra solo quattro vecchi tralci ingarbugliati o forse la carcassa del grappolo dimenticato dalla vendemmia. Tutti ci sentiamo un po’ spogliati, chi più, chi meno.”
Il missionario ha ricordato le parole che Papa Francesco ha rivolto ai suoi collaboratori per il tradizionale scambio degli auguri il 21 dicembre 2020: ‘Chi non guarda la crisi alla luce del Vangelo si limita a fare l’autopsia di un cadavere’. Molto eloquente questa immagine perché in essa vedo la chiave per tentare di guardare il tempo presente con uno sguardo diverso, non preoccupandoci dei ‘senza’ ma costruendo nuovi inizi e percorsi a partire dalla preposizione semplice ‘con’... Anche la nascita di Gesù è avvenuta senza sicurezze e riti, eppure nella sua totale fragilità ci regala quanto di più è importante e ci consola: la sua prossimità all’umanità. Gesù è chiamato anche l’Emmanuele ovvero il Dio-con-noi che nella sorprendente e fragile manifestazione della tenera pelle decide di farsi uno di noi. Estremamente solidale.”
“Provo una profonda commozione contemplare i gesti di solidarietà dei miei parrocchiani verso i fratelli più bisognosi. Già durante il lockdown avevamo visto nobili gesti di carità, ma mai come in questi giorni ho visto tante borse della spesa e viveri passare per le porte della chiesa: riso, latte, olio, sale, panettoni, cacao, lenticchie…un’impensabile generosità che ha strappato le lacrime ad alcuni volontari della Caritas. Ho l’impressione che la tempesta che stiamo affrontando abbia dirottato le scelte di molti verso nuovi orizzonti come la fratellanza e la solidarietà. Ed è proprio questo il Natale che vi voglio raccontare. Non quello piagnucoloso dei senza ma quello evangelico dei con.
Con la fine di gennaio termina la cooperazione della diocesi di Padova con quella di san Jacinto ma si concludono soprattutto i 63 anni di presenza dei missionari/e fidei donum di Padova in questo Paese. Quindi il prossimo Natale sarà di nuovo strano, almeno per me!” conclude don Saverio.
(ST/AP) (28/12/2020 Agenzia Fides)
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AMERICA/PARAGUAY - Anno dell’Eucaristia: rispondere alla “fame e sete” di vita decente, di integrazione, di inculturazione, di formazione, di partecipazione
 
Asuncion (Agenzia Fides) - I Vescovi del Paraguay hanno annunciato con una lettera pastorale pubblicata il 23 dicembre, l’Anno dell’Eucaristia: “Il brano evangelico di Emmaus (Lc 24,13-35) accompagna il cammino della nostra Chiesa in un nuovo triennio che abbiamo iniziato con l'Anno della Parola e proseguiamo con l'Anno dell’Eucaristia”. Il motto di questo anno, "lo riconobbero allo spezzare del pane", deve essere meditato nella stessa esperienza dell’anno precedente, "i nostri cuori ardevano quando ci spiegava le Scritture”. “La strada di Emmaus è un'icona della celebrazione eucaristica, in cui il Risorto diventa compagno del nostro cammino, ci spiega le Scritture e rinnova la frazione del Pane… Vogliamo vivere quest'anno nella fede e nell’approfondimento della conoscenza, nella celebrazione, nel culto e nell'esperienza della presenza viva e reale del Signore, che ci dona il sacramento dell'Eucaristia”. I Vescovi rilevano: si potrebbe pensare che oggi “non ci siano le migliori condizioni per celebrare un anno con un tema così centrale, ma non è così. La celebrazione eucaristica accompagna tutti i momenti della nostra vita, quelli buoni e quelli cattivi, e ci dona la grazia di approfondire il mistero di Cristo e della Chiesa”.
La lettera pastorale propone quindi alcuni temi di riflessione: il mistero di Gesù Cristo, il mistero del “Corpo di Cristo”, il mistero della comunità, il mistero dei ministri, il mistero dell’amore, il mistero della creazione. Indicando poi nella seconda parte alcune “piste pastorali”, i Vescovi scrivono: “Celebrare, adorare e contemplare il grande mistero dell'Eucaristia è l'impegno da non dimenticare, fare della Santa Messa il centro della vita cristiana, che ogni comunità celebri decorosamente, ricercando la bellezza della celebrazione nel suo significato, nelle sue forme semplici, nella sua ricca tradizione. La partecipazione armoniosa di tutti fa risplendere il mistero e mette in luce il senso sacro di tutti i momenti dell'Eucaristia”. I Vescovi si augurano che nonostante le misure sanitarie in atto, si ricordi e si viva il giorno del Signore, “e le nostre assemblee, anche se il loro numero è ridotto, mettano in risalto e facciano brillare la celebrazione”.
Vengono quindi segnalati alcuni obiettivi dell’animazione pastorale durante l'Anno dell'Eucaristia, che “corrispondono alla ‘fame e sete’ che sentiamo in mezzo alla nostra gente”. Proseguono: “C'è fame e sete di una vita decente. Molte famiglie devono dedicare gran parte del loro tempo e delle energie a guadagnarsi una alimentazione povera e insufficiente. La nostra Chiesa deve approfondire il suo impegno per sradicare la povertà”. C'è anche fame e sete di integrazione: “La nostra società divisa aspira a una riunione e ad una grande riconciliazione, fondata sulla misericordia e sulla verità. La celebrazione dell'Anno dell'Eucaristia deve abbracciare tutti i gruppi sociali e integrare tutte le dimensioni della vita cristiana”. C'è fame e sete di inculturazione: “Dobbiamo fare uno sforzo affinché la celebrazione eucaristica, senza perdere significato e tradizione, parli oggi al nostro popolo, nella sua lingua, nella sua realtà, nella sua cultura. Qui si evidenzia e si valorizza l'intenso lavoro per l'elaborazione del messale e dei lezionari in guaraní. Dobbiamo continuare a lavorare in questo senso.”
Gli altri obiettivi pastorali che i Vescovi presentano per questo Anno riguardano “la fame e sete” di formazione permanente, in quanto “molti smettono di formarsi dopo la prima comunione celebrata da bambini o adolescenti”; di partecipazione, perché “dobbiamo tutti scuoterci ed essere una Chiesa viva e attiva, dove tutti i doni sono importanti, tutti i membri, anche i più umili, sono preziosi”; di riunione: anche se “non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, soprattutto in questo periodo di pandemia”, i Vescovi propongono il Congresso eucaristico nazionale a Caacupé il 24 ottobre 2021, preceduto da Congressi diocesani; di presenza: in molte devozioni eucaristiche come l'adorazione e le processioni, “ci lasciamo toccare dalla presenza di Cristo in mezzo a noi davanti al quale rimaniamo in atteggiamento di silenziosa fiducia e ci sentiamo anche inviati ad accompagnare in questo modo i nostri fratelli e sorelle”. Infine “c'è fame e sete di una vita cristiana più significativa, e questo non ha altro nome che la santità. Chiediamo al Signore di animare la santità della sua Chiesa. I santi hanno trovato nell'Eucaristia il cibo per la via della perfezione. Oggi vogliamo anche essere santi”. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AFRICA/KENYA - Nomina del Vescovo di Malindi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Malindi (Kenya) Mons. Wilybard Lagho, del clero di Mombasa, finora Vicario Generale della medesima Arcidiocesi Metropolitana.
S.E. Mons. Wilybard Lagho è nato il 23 marzo 1958 a Taita-Taveta, nell’Arcidiocesi Metropolitana di Mombasa. Negli anni 1980-1982 ha studiato Filosofia al St. Augustine’s Senior Seminary di Mabanga, Diocesi di Bungoma e dal 1982 al 1986 Teologia al St. Thomas Aquinas Major Seminary di Nairobi. È stato ordinato sacerdote il 25 aprile 1997, incardinandosi nell’Arcidiocesi Metropolitana di Mombasa.
Successivamente ha ricoperto i seguenti incarichi e ha svolto ulteriori studi: Vicario Parrocchiale (1987-1988), Parroco della St. Michael’s Parish a Giriama, alla Christ the King Parish a Miritini e Direttore Diocesano della pastorale giovanile e vocazionale (1988-1990); Rettore e insegnante al Seminario minore St. Mary’s di Kwale (1990-1992); Master’s Degree in Religious Studies presso la Catholic University of Eastern Africa (CUEA) a Nairobi (1992-1994); Licenza in Studi arabi e Islamistica a Il Cairo e al PISAI di Roma (1994-1998); Vicario Parrocchiale (1998-1999); docente e formatore al St. Matthias Mulumba Senior Seminary di Tindinyo (2000-2002); docente e Rettore del Augustine’s Senior Seminary di Mabanga (2002-2006); Direttore dell’Ufficio Diocesano per l’Educazione Cattolica e Parroco di Our Lady of Fatima a Kongowea (2006-2008); dal 2008 finora Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Mombasa. Dal 2011 S.E. Mons. Lagho è stato Presidente dell’Associazione Coast Interfaith Council of Clerics (CICC) e Responsabile Diocesano della Commissione per il Dialogo Interreligioso. È stato inoltre Consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (2008-2014) e Consulente di DANMISSION – Associazione Missionaria della Chiesa evangelica luterana della Danimarca (2015-2016). (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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ASIA/INDIA - Nomina dell’Arcivescovo di Shillong
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Arcivescovo Metropolita dell’Arcidiocesi di Shillong (India) S.E. Mons.Victor Lyngdoh, finora Vescovo della Diocesi di Jowai. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)
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AMERICA/BARBADOS - Nomina del Vescovo di Bridgetown
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo della Diocesi di Bridgetown (Barbados), il Rev. do Neil Sebastian Scantlebury, del clero di St. Thomas nelle Isole Vergini (U.S.A.), finora Cancelliere della medesima Diocesi e Parroco della St. Ann Parish, nell’isola di St. Croix.
S.E. Mons. Neil Sebastian Scantlebury è nato il 1° ottobre 1965 nelle Barbados. Dopo aver conseguito la Laurea in Ingegneria meccanica alla University of the West Indies at St. Augustine, Trinidad e Tobago, si è trasferito nelle Isole Vergini Americane. Si è formato presso la Mount St. Mary’s University di Emmitsburg, Maryland (U.S.A.), dove nel 1999 ha conseguito anche il Master of Arts in Sacra Scrittura. Oltre all’inglese e alla lingua creola, conosce il latino, lo spagnolo e il francese. È stato ordinato presbitero il 18 maggio 1995 per il clero di Saint Thomas nelle Isole Vergini (U.S.A.).
Dopo l’ordinazione ha svolto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale della Holy Family Church, St. Thomas (1995-1997); Amministratore e Parroco di Our Lady of Mount Carmel, St. John (1997-2003); Cancelliere della Diocesi (2000-2003); Rettore della Cattedrale (2003-2009); Parroco della Holy Family Church, St. Thomas (2009-2020). Dal 2009 finora è stato Cancelliere della Diocesi e dal 2020 Parroco della St. Ann Parish, nell’isola di St. Croix. Inoltre, ha fatto parte di diversi Consigli: della Caritas, per la Protezione dei minori e del gruppo docenti della Scuola Superiore Saints Peter and Paul, dove ha insegnato Matematica e Teologia. (SL) (Agenzia Fides 28/12/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...