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mercoledì 14 giugno 2023

Agenzia Fides 14 giugno 2023

 

AFRICA/SUDAN - Si aggrava la guerra in Sudan: denunciate violenze etniche nel Darfur
 
Khartoum (Agenzia Fides) – Situazione drammatica nell’ovest del Darfur, la regione occidentale del Sudan, che è insieme alla capitale Khartoum (vedi Fides 13/672023), l’epicentro dei combattimenti tra i soldati dell’esercito regolare sudanese e i miliziani delle Forze di supporto rapido (RSF).
Gli scontri più pesanti si concentrano ad El Geneina, la capitale del Darfur occidentale, dal 15 aprile, quando sono scoppiate le ostilità, assediata dalle RSF, che la sottopongono a continui bombardamenti.
Il conflitto tra le due formazioni militari ha assunto, per lo meno in questa area del Paese, una dimensione etnica, con scontri tra Masalit e tribù arabe (che formano la gran parte delle file delle RSF). I combattimenti intertribali hanno provocato numerose morti tra i civili e ampie distruzioni di infrastrutture ed edifici. Secondo alcune testimonianze provenienti dalla città, i miliziani delle RSF procederebbero ad un’operazione di pulizia etnica, prendendo di mira le popolazioni non arabe.
Una situazione denunciata dall'inviato delle Nazioni Unite per il Sudan, Volker Perthes. "Mentre la situazione in Darfur continua a deteriorarsi, sono particolarmente preoccupato per la situazione a El-Geneina (Darfur occidentale) dove la violenza ha assunto dimensioni etniche", ha dichiarato in una nota. “Massicci attacchi contro civili, basati sulla loro origine etnica, presumibilmente commessi da milizie arabe e uomini armati in divisa delle RSF sono profondamente inquietanti e, se veri, potrebbero costituire crimini contro l'umanità”, ha avvertito.
Un’altra zone interessata dai combattimenti è il Nord Kordofan, la cui capitale El Obeid è stretta in una morsa tra i due contendenti. Oggi, 14 giugno, l’aviazione sudanese ha colpito alcune postazioni delle RSF alla periferia ovest della città.
All’inizio delle ostilità la cattedrale della città fu colpita da alcuni razzi (vedi Fides 2/5/2023). Il Vescovo di El Obeid, Mons. Yunan Tombe Trille Kuku Andali, ha dichiarato a OSV News, che intende restare con i fedeli locali “fino a quando sarà possibile. Teniamo alcune funzioni la domenica e, quando necessario, in altre occasioni”. Nelle parole del Vescovo la situazione è drammatica: “La città è circondata. La gente è senza acqua, elettricità e connessione internet. In questi giorni piove e riusciamo a raccogliere un po' d'acqua. "Continuiamo a pregare e ad aspettare un segno di pace con la speranza che i nostri leader possano avviare un dialogo serio". (L.M.) (Agenzia Fides 14/6/2023)
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MEDIO ORIENTE - Dopo il terremoto, i Paesi arabi riabbracciano la “nazione paria” La fine all'isolamento della Siria vista dalla Santa Sede
 
di Victor Gaetan*

Dal 2011 le buone notizie sono merce rara per la Siria.
Devastata da oltre un decennio di guerra, assediata dalla povertà e dalla pandemia, il 6 febbraio è arrivata un ulteriore tormento, quando un terremoto ha ucciso circa 6persone persone che vivevano vicino al confine nord-occidentale del Paese con la Turchia e ne ha fatte sfollare oltre 330mila. Colpita di nuovo anche Aleppo, la città più grande della regione, che è stata per lungo tempo un centro importante per la cristianità di quelle terre.
L'improvvisa, ennesima catastrofe ha posto la Siria al centro delle preoccupazioni soprattutto dei suoi vicini, tra cui l'Arabia Saudita, accusata in precedenza di aver contribuito a fomentare l'insurrezione contro il presidente Bashar al Assad fornendo armi ai ribelli siriani.
Come diretta conseguenza della crisi umanitaria, la Lega Araba, composta da 22 nazioni, ha posto fine all'isolamento regionale della Siria: Assad è stato accolto personalmente alla riunione della Lega a Jeddah, in Arabia Saudita, il mese scorso, dove ha potuto rivolgersi di nuovo ai membri dell'organizzazione che lo aveva espulso 12 anni fa.
È uno sviluppo sorprendente e positivo, che può essere valutato con favore anche dalla Santa Sede, visto che la Santa Sede esorta anche l'Occidente a fare un passo avanti e a porre fine alle sanzioni che paralizzano l'economia siriana.

Quando prevale la diplomazia
Il sopraggiungere di una nuova scossa sismica ha provocato risposte immediate da parte di leader arabi: il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha chiamato Assad il giorno successivo. Una settimana dopo, il Ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, è volato a Damasco, realizzando il primo contatto diplomatico diretto di questo livello dall'inizio del conflitto siriano del 2011.
Nel volgere di poche settimane, una delegazione di parlamentari arabi, tra cui lo speaker del Parlamento iracheno, Muhammad al-Halbousi, Presidente dell'Unione interparlamentare araba, è atterrata nella capitale siriana: "Non possiamo fare a meno della Siria, e la Siria non può fare a meno del suo ambiente arabo, al quale speriamo possa tornare", ha dichiarato Halbousi a The Arab Weekly.
A fine marzo, ad Amman, in Giordania, le opzioni politiche possibili per la Siria sono state prese in considerazione da una più ampia schiera di entità nazionali e internazionali interessate, compresi i rappresentanti delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea, della Turchia, della Francia, della Germania e persino degli Stati Uniti. I membri della Lega Araba hanno però insistito sul fatto che gli orientamenti e le decisioni in merito alla Siria dovrebbero essere prese a livello regionale: "Le nazioni arabe devono prendere l'iniziativa di avviare le discussioni per risolvere la crisi siriana", ha sottolineato Safadi.
Il cuore dell' "Iniziativa giordana", un piano per reincorporare la Siria nelle strutture politiche regionali, è il principio della reciprocità. In cambio della normalizzazione e degli aiuti umanitari, il governo di Assad accetta di accelerare la reintegrazione dei rifugiati (oltre 663mila rifugiati siriani si trovano in Giordania, 865mila in Libano e ben 3,6 milioni in Turchia ), di controllare il contrabbando di droga e armi e di avviare una riforma della sicurezza per smantellare le milizie irregolari.
I negoziati finali erano già palesemente avviati quando, il 12 aprile, il Ministro degli Esteri siriano è volato a Gedda per incontrare il Ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, che ha ricambiato la visita recandosi a Damasco il 18 aprile Anche in questo caso, si è trattato dei primi colloqui diplomatici organizzati in Arabia Saudita coinvolgendo la Siria la Siria dallo scoppio della Guerra, nel 2011.
Il 7 maggio, un'assemblea dei ministri degli Esteri della Lega Araba al Cairo ha votato per invitare formalmente il governo di Assad a rientrare nel forum regionale, fondato nel 1945 da sei Paesi arabi, Siria compresa..

La Santa Sede non ha mai isolato la Siria
Da anni la Santa sede e le Chiese in Medio Oriente chiedono la fine dell'isolamento della Siria e agiscono in tal senso.
L'anno scorso, il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ha descritto il conflitto come il "più grave disastro umanitario causato dall'uomo dalla fine della Seconda guerra mondiale", lamentando la mancata attenzione della comunità internazionale per la pace e la ricostruzione economica del Paese. Le sue osservazioni furono esposte nel corso di una Conferenza (Church, House of Charity: Synodality and Coordination), organizzata a Damasco dalla Congregazione (oggi Dicastero) per le Chiese orientali, incontro che ha radunato nella capitale siriana organizzazioni umanitarie cattoliche e rappresentanti delle Chiese locali,. Al termine della Conferenza, i leader delle organizzazioni cattoliche di soccorso incontrarono il Presidente Assad, che elogiò il loro lavoro, soprattutto perché viene offerto a tutti i siriani, indipendentemente dalla fede. L'incontro corrispondeva ai criteri tradizionalmente seguiti e sostenuti dalla Santa Sede, quelli che considerano il dialogo è essenziale, sempre e ovunque.
Un mese prima dell'inizio del pontificato di Papa Francesco, nel febbraio 2013, il Cardinale libanese Bechara Boutros Raï è stato il primo Patriarca maronita in settant'anni a recarsi a Damasco. Il Patriarca maronita ha assistito all'insediamento del nuovo Patriarca della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, Giovanni X, prendendo parte a una celebrazione che si è trasformata in una dimostrazione di unità tra Capi cristiani ortodossi e cattolici di fronte all'estremismo che stava dilaniando il Paese.
Papa Francesco ha incontrato tutti i Patriarchi delle Chiese di rito orientale negli otto mesi seguiti alla sua elezione, e ha manifestato sollecitudine nel sostenerli e. Il Papa ha dato fiducia anche alla loro percezione della realtà e della situazione siriana, non allineandosi alle strategie occidentali che perseguono la politica del “cambio di regime” (regime change).

Diplomazia dell'incontro in Medio Oriente
Il processo seguito dai membri della Lega Araba per reintegrare la Siria dopo il disastro naturale rispecchia i princìpi seguiti dalla diplomazia vaticana.
In primo luogo, si è proceduto attraverso un'ampia consultazione personale. E per Francesco, l'incontro faccia a faccia permette trasformazioni del cuore e nuove simpatie tra i diversi punti di vista. Questo è il passaggio delicate e critico: la cultura dell'incontro va intesa come descrizione di incontri reali tra persone reali. È un programma d'azione, non una teoria.
In secondo luogo, il processo è stato costruito passo dopo passo. I Paesi hanno collaborato per ottenere risultati concreti, il che aumenta la fiducia. Uno dei passi più importanti che ha reso possibile la riconciliazione della Lega Araba con la Siria è stata la svolta diplomatica del 10 marzo: L'Arabia Saudita, a maggioranza sunnita, e l'Iran, a maggioranza sciita, hanno annunciato di voler ripristinare i legami e rilanciare un accordo di sicurezza. La rivalità tra i due potenti Paesi ha finora alimentato il conflitto regionale in Siria, Libano e Yemen.
In terzo luogo, la normalizzazione delle relazioni arabe con la Siria è un esempio di sussidiarietà, cioè rispecchia l'idea che i problemi politici debbano essere risolti, quando possibile, a livello locale e regionale, al livello più basso del processo decisionale, con la partecipazione di molte parti interessate. "Il principio di sussidiarietà permette a ciascuno di assumere il proprio ruolo nella cura e nel destino della società", ha detto Papa Francesco durante un'udienza generale. .

Infine, i protagonisti non hanno atteso l'approvazione delle potenze occidentali, che finora si sono opposte a questo abbraccio con la Siria. Nonostante sia un alleato degli Stati Uniti, l'Arabia Saudita, ad esempio, si è opposta alle preferenze statunitensi per pilotare i recenti sforzi di normalizzazione della Siria. Ciò che riecheggia la prassi vaticana è l'idea che i Paesi debbano impegnarsi per la pace, senza sapere in via preventive quali saranno i risultati esatti conseguiti; l'importante è avviare un processo verso migliori relazioni internazionali.

Porre fine alle sanzioni?
La Lega Araba è principalmente un'alleanza politica poco unita. Non ha il potere di portare un rapido sollievo alle numerose emergenze della Siria: una popolazione che vive una massiccia insicurezza alimentare e sanitaria, con un sorprendente 90% di persone che vivono in povertà.

Secondo molti esperti, la Siria è condannata a una sofferenza generalizzata, che colpisce quasi tutti I siriani, finché l'Occidente manterrà le sanzioni contro il Paese. Le sanzioni si applicano anche alla ricostruzione economica.
Rappresentanti della Santa Sede, Capi delle comunità cristiane locali (tra cui il Patriarca greco-cattolico melchita Youssef I) e rappresentanti di alto livello delle Nazioni Unite hanno deplorato le sanzioni punitive contro la Siria, perché puniscono le popolazioni impoverite e complicano gli sforzi di soccorso.

Il Consiglio delle Chiese per il Medio Oriente, che comprende le principali comunità cattoliche mediorientali, ha lanciato un monito severo: "Esortiamo a revocare immediatamente le sanzioni alla Siria e a consentire l'accesso a tutti i beni necessari, affinché le sanzioni non si trasformino in un crimine contro l'umanità”.


*Victor Gaetan è Senior Correspondent del National Catholic Register e si occupa di questioni internazionali. Scrive anche per la rivista Foreign Affairs e ha collaborato con Catholic News Service. L'Associazione della stampa cattolica del Nord America ha assegnato ai suoi articoli quattro premi, tra cui quello per l'eccellenza individuale. Gaetan ha conseguito una licenza (B.A.) in Studi Ottomani e Bizantini presso l'Università Sorbona di Parigi, un M.A. presso la Fletcher School of International Law and Diplomacy e un dottorato in Ideologia nella Letteratura presso la Tufts University. E' autore del libro God’s Diplomats : Pope Francis, Vatican Diplomacy, and America's Armageddon (Rowman & Littlefield, 2021). Il suo sito web è VictorGaetan.org
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ASIA/INDIA - Appello interreligioso in Manipur: porre fine alla violenza e assistere le vittime
 
Imphal (Agenzia Fides) - Fermare la spirale della violenza, che è sempre dannosa e lascia ferite profonde, fisiche e morali; offrire riparo e cura alle vittime; avviare un processo e un tempo di riconciliazione, a partire dall'esaminare le richieste delle esigenze delle comunità etniche coinvolte, Kuki e Meitei (vedi Fides 9/6/2023 e 9/5/2023). E' quanto chiedono i capi religiosi riunitisi al “Manipur Cultural Integration Council” nella città di Imphal, capitale dello stato indiano di Manipur, in India Nord occidentale. I 18 rappresentanti di comunità religiose come islam, cristianesimo, buddismo, culti locali e tradizionali, partecipando all'incontro, hanno deciso di lanciare un accorato appello per porre fine alla violenza in corso in Manipur e “affinchè siano intraprese ulteriori iniziative congiunte, grazie alla collaborazione di istituzioni civili e religiose, per assistere le vittime della violenza”. Il testo chiede di "fornire assistenza medica e fornire guarigione e cura a tutte le persone coinvolte, loro malgrado, dall'ondata di violenza a Manipur”, e invita espressamente tutte le comunità di fede "a partecipare, coinvolgersi direttamente e offrire un contributo alla riconciliazione”.
Afferma il testo inviato a Fides: “Noi, un gruppo di persone di diverse tradizioni religiose e di fede nel Manipur, piangiamo insieme con tutti coloro che hanno perso i loro cari e i loro vicini e condividiamo le sofferenze di molti altri che sono feriti nei loro cuori, menti e corpi, in mezzo alla violenza in corso”. E prosegue: “Questa violenza ha reso tutti noi, in diverse comunità religiose e tradizioni di fede, ugualmente impotenti e angosciati. Questa impotenza e angoscia condivise ha incoraggiato e riunito tutti noi a fare appello congiunto per porre fine a questa violenza”.
“Facciamo umilmente appello a tutti, da tutte le parti coinvolte – affermano i capi religiosi – affinché si lascino alle spalle la violenza per salvare l'umanità che ancora nei nostri cuori e nelle nostre menti. Questo è essenziale per salvare e proteggere le nostre generazioni presenti e future dal terrore di questa violenza che ci sta distruggendo. Preghiamo insieme il Dio in cui ognuno di noi crede per la guarigione delle ferite e il recupero dell'umanità che ci sta sfuggendo di mano”.
Tra i rappresentanti cattolici coinvolti nell’incontro vi è l’arcivescovo emerito di Guwahati, Thomas Menamparampil, che nei giorni scorsi ha visitato il Manipur, recandosi nelle aree degli indigeni Kuki e incontrando il loro rappresentanti; l'arcivescovo ha visitato, in seguito, le zone della comunità Meitei, incontrando i loro rappresentanti. L’arcivescovo ha speso la sua influenza contattando persone di entrambe le parti e implorando la pace. Ha incontrato rappresentanti di alto livello nella società e intellettuali che hanno un'autorità morale sulla loro comunità. “Ho avuto colloqui con leader religiosi di entrambe le parti e l'incontro dei leader religiosi che hanno lanciato un appello di pace è stato il frutto di questo sforzo, che deve continuare", spiega a Fides.
L’arcivescovo nota che “in questo momento vi sono forti tensioni e le ferite sono fresche. I giovani sono emotivamente coinvolti ed è anche difficile anche per gli anziani convincerli alla calma”. “La perdita di vite umane e la perdita di proprietà – nota – sono perfino superiori a quanto indicato dalle fonti ufficiali. Non vi sono facili soluzioni, ma stiamo tentando di avviare un percorso di dialogo. Come cristiani, cerchiamo di dare il nostro contributo alla pace”.
(PA) (Agenzia Fides 14/6/2023)
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AMERICA/HAITI - Alla crisi del Paese si aggiunge una recrudescenza di colera: i missionari Viatoriani accanto alla gente con fede e determinazione
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – “Ogni giorno porta la sua sofferenza. Purtroppo, ormai da anni, quando si parla di Haiti si pensa ad un paese di disastri: economici, ecologici, politici, demografici... ha detto all’Agenzia Fides padre Nestor Fils-Aimé, Superiore Provinciale del Canada dei Chierici di San Viatore, CSV. “Sfortunatamente ogni volta che si parla di questa terra, pur ricca di risorse naturali e umane e con una bellissima storia, si denunciano crisi, emergenze, violenze”. Il missionario ha fatto riferimento in particolare agli ultimi eventi di questa settimana di giugno che hanno visto il paese sommerso da frane, alluvioni e da ripetute scosse di terremoto (vedi Agenzia Fides 12/6/2023) e che attualmente sta vivendo una recrudescenza di casi di colera.
“I primi giorni del mese di giugno sono stati difficili – prosegue il Viatoriano. Forti piogge torrenziali hanno causato l’innalzamento delle acque provocando allagamenti con conseguenti danni materiali e perdita di vite umane nella regione metropolitana di Port-au-Prince, nelle aree di Croix-des-Missions, Tabarre, ecc.) così come nel sud del paese, nei distretti di Léogâne e Grand'Anse vicino Jérémie. Secondo una valutazione abbastanza prudente i morti potrebbero essere una sessantina, venti i dispersi, da 35 a 40.000 le case allagate... Inoltre, un terremoto di magnitudo 5.7 che il 6 giugno ha colpito Grand'Anse ha causato la morte di almeno 4 persone e si teme anche più di quaranta feriti.”
“Per noi è una grande sfida – sottolinea padre Fils-Aimé - sogniamo sempre un miglioramento che tarda a concretizzarsi. Tuttavia rimaniamo ottimisti e continuiamo ad agire con la stessa fede e determinazione per creare spazi di luce, gioia e speranza.”
Le infrastrutture dei Chierici di San Viatore non sono state direttamente interessate anche se hanno una casa di formazione a Cazeau molto vicino a Croix-des-Missions. I missionari gestiscono una scuola e sono responsabili di una parrocchia a Croix-des-Bouquets, quartiere vicino a Croix-des-Missions dove padre Jean-Yves Médidor, CSV, era stato rapito nel marzo scorso (vedi Agenzia Fides 14/3/2023). Fortunatamente non ci sono stati danni considerevoli neanche nella parrocchia di St-François d'Assise a Grand-Goâve, che i Viatoriani amministrano a una sessantina di chilometri a sud della capitale, non lontano dalla città di Léogâne.
Purtroppo venerdì 9 giugno le autorità sanitarie haitiane hanno confermato che una recrudescenza di colera ha provocato la morte di diverse centinaia di persone nel paese caraibico. Secondo i dati diffusi, l’epidemia che ha colpito per la prima volta Haiti nell’ottobre 2010 (vedi Agenzia Fides, 15/11/2010), ha ucciso 10.174 persone e dall’ottobre del 2022 sono morte 726 persone, di cui 26 dal 1 al 5 giugno di quest’anno. Nel periodo che va dal 1 ottobre dello scorso anno al 5 giugno 2023 i casi sospetti sono 45.248, 3007 confermati, 41.557 i ricoveri. L’età media dei contagiati ricoverati è di 17 anni. La crisi che esiste ora ad Haiti affonda le sue radici nel colpo di stato del 2004 (vedi Agenzia Fides 10/2/2004)
(AP) (Agenzia Fides 14/6/2023)

mercoledì 11 settembre 2019

Notizie di oggi da Fides Nees 11 settembre 2019

EUROPA/PORTOGALLO - Oggi i funerali della suora uccisa che assisteva malati e bisognosi
 
Risultati immagini per sao joao da madeira portugal suor Antonia Pinho Joao da Madeira (Agenzia Fides) – Si tengono oggi pomeriggio nella località portoghese di Sao Joao da Madeira i funerali di una religiosa della Congregazione delle Serve di Maria Ministre degli infermi, suor Antonia Pinho, 62 anni, portoghese, che è stata uccisa in un appartamento della città. Era molto conosciuta per la sua generosità ed il suo impegno, in quanto si muoveva in moto per la città, indossando il suo abito religioso, per assistere in ospedale e a domicilio malati e infermi, e portare il suo aiuto a chi ne avesse bisogno, sia di giorno che di notte, secondo il carisma del suo istituto. Era infermiera e religiosa da 40 anni, e aveva svolto il suo servizio in Italia e in Spagna. Le Serve di Maria Ministre degli Infermi sono una congregazione religiosa sorta a Madrid nel 1851 per l’assistenza a domicilio degli infermi. Attualmente sono presenti in Europa, Africa, America e Asia.
Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il corpo della religiosa è stato trovato nell’appartamento di un tossicodipendente, che era uscito dal carcere tre mesi fa dopo aver scontato una pena per stupro. Probabilmente l’uomo si era fatto dare un passaggio in moto dalla suora la mattina di domenica. Una volta arrivato a casa, le avrebbe prima offerto un caffè per ringraziarla e poi ha tentato di abusare di lei. Al rifiuto di suor Antonia, l’ha soffocata e subito dopo ha abusato di lei, quando già era morta. Suor Antonia viveva a Sao Joao Madeira nella casa della madre per assisterla e intanto continuava la sua opera di aiuto ai malati della cittadina. (SL) (Agenzia Fides 11/09/2019)
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EUROPA/POLONIA - Le POM impegnate nella formazione degli insegnanti di religione delle scuole
 
Varsavia (Agenzia Fides) - Da qualche anno le Pontificie Opere Missionarie (POM) in Polonia hanno iniziato a organizzare dei ritiri per catechisti laici in varie diocesi del paese. La specificità della Polonia, informa la nota inviata all’Agenzia Fides dalla Direzione nazionale POM, è che le lezioni di religione si svolgono nelle scuole e hanno il taglio della catechesi. Gli insegnanti di religione vengono quindi chiamiati “catechisti” e non sono solo insegnanti della materia, ma soprattutto testimoni di Gesù Cristo, inviati nella scuola sulla base di una missione speciale loro affidata dal Vescovo diocesano.
Ogni catechista è quindi tenuto a curare la sua formazione permanente, che comprende anche i ritiri di tre giorni una volta all’anno. Tre anni fa, la prima diocesi chiese alle POM di guidare il ritiro e da allora le POM sono state presenti nella meta di tutte le diocesi della Polonia. Durante tali ritiri, nei momenti di preghiera e nelle conferenze, i catechisti vengono resi consapevoli della loro missione, della loro chiamata speciale e di essere missionari che proclamano la Parola. Durante i lavori di gruppo viene presentata la struttura delle POM e le diverse attività, incoraggiando alla cooperazione all’opera missionaria della Chiesa.
Quest'anno le POM sono state presenti a numerosi incontri dei catechisti prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, negli ultimi giorni di agosto. In tutte le occasioni è stato richiamato il tema della loro chiamata missionaria e della missione speciale come testimoni "battezzati e inviati" di Gesù Cristo. Sono state fatte conoscere le POM e gli obiettivi del Mese Missionario Straordinario.
La formazione permanente dei catechisti laici fa parte degli impegni statutari delle POM e attraverso gli insegnanti di religione si possono raggiungere un numero enorme di bambini e giovani. Questo è particolarmente importante ora, in vista del Mese Missionario Straordinario. Ogni anno aumenta in Polonia il numero di insegnanti e catechisti che realizzano progetti delle POM. (MJ/SL) (Agenzia Fides 11/09/2019)
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AFRICA/SUDAFRICA - Vescovi e leader africani prendono posizione contro le violenze xenofobe
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - Si levano le voci dei Vescovi dei Paesi africani contro le violenze xenofobe in Sudafrica. “I sudafricani non devono dimenticare che gli altri africani hanno avuto un ruolo guida nel contribuire a porre fine all'apartheid e a portare la libertà nel loro Paese” ha affermato il Cardinale Peter Appiah Turkson, Presidente del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, al Kofi Annan Peace and Security Forum di Accra. Il Cardinale ghaniano che è anche l'Ambasciatore di buona volontà del Kofi Annan International Peacekeeping Training Center (KAIPTC), ha inoltre sottolineato che l’ondata di violenza contro altri cittadini africani in Sudafrica rischia di provocare reazioni violente contro i sudafricani che vivono in diversi Stati del continente. “Questi incidenti possono provocare attacchi contro i sudafricani in altri Paesi. Non è la prima volta che succede. È successo nel 2008, 2012 e quest'anno”.
Anche i Vescovi dello Zambia hanno condannato le violenze xenofobe. "Siamo profondamente rattristati per il verificarsi degli attacchi xenofobi in Sudafrica” affermano in una dichiarazione del 6 settembre firmata da Sua Ecc. Mons. George Cosmas Zumaire Lungu, Vescovo di Chipata e Presidente della Zambia Conference of Catholic Bishops (ZCCB).
“Temiamo che se questa situazione dovesse continuare potrebbe causare spiacevoli conseguenze per i cittadini del Sudafrica che vivono in altre nazioni, ... chiediamo quindi al governo sudafricano di accrescere gli sforzi per gestire la situazione mantenendo i valori di civiltà, tolleranza e pacifica convivenza nella nazione arcobaleno” afferma il comunicato, facendo riferimento al concetto di “nazione arcobaleno” espresso da Nelson Mandela alla fine dell’apartheid, nella quale ogni etnia vive in pari dignità con le altre.
I Vescovi hanno anche messo in guardia i leader politici locali di evitare dichiarazioni che potrebbero incitare alla violenza contro gli immigrati africani, ed hanno esortato gli zambiani ad astenersi dal vendicarsi contro i sudafricani che vivono in Zambia.
Nel frattempo il consolato nigeriano di Johannesburg ha annunciato che 600 nigeriani saranno rimpatriati dopo l’ultima ondata di violenza xenofoba che ha provocato 12 morti la scorsa settimana. Zambia e Madagascar hanno cancellato delle partite di calcio contro la nazionale sudafricana mentre la Tanzania ha sospeso i voli verso il Sudafrica. (L.M.) (Agenzia Fides 11/9/2019)
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AFRICA/SUDAN - Tutela delle donne del Darfur da abusi, violenze sessuali, molestie e uccisioni
 
Karthoum (Agenzia Fides) – Le donne in Darfur continuano ad essere maltrattate, abusate, molestate sessualmente e uccise. Come appreso da Fides, a denunciare la condizione femminile in Darfur è la ricercatrice sociale Ibtihal Ishag, parlando durante una conferenza sulla violenza contro le donne in Darfur, organizzata dall'Unione Femminile Sudanese a Khartum.
Come hanno rilevato i presenti alla conferenza, il regime del presidente Omar Al Bashir è accusato di “aver distrutto il tessuto sociale solo per rafforzare la propria posizione e presenza”. L’appello della sociologa oggi chiede “sforzi concertati per raggiungere una pace giusta e globale nel Darfur e in tutto il Sudan”. Nel corso dell’incontro Ishag ha auspicato un risarcimento individuale per le vittime, la rimozione delle cause di sfollamento e l'inclusione dell'Accordo di Addis Abeba nel documento costituzionale.
Il “Darfur Women Group”, recentemente costituito e che conta membri in tutti e cinque gli stati, ha come obiettivo la pace e la sicurezza in tutte le zone di guerra in Sudan, nonché la promozione della partecipazione politica delle donne a tutti i livelli, ha sottolineato la ricercatrice. Il gruppo ha firmato un Protocollo d'intesa con la Darfur Bar Association, associazione di avvocati. Insieme organizzeranno un forum con i leader dei movimenti armati al fine di dare un contributo a raggiungere la pace. Ishag ha spiegato che il Gruppo cerca di sostenere i diritti delle donne che vivono nei campi per gli sfollati, sottolineando la necessità di affrontare le questioni delle donne del Darfur nel quadro delle questioni generali dell’intero Sudan.
La sociologa ha inoltre fatto appello ad un maggiore impegno per il coinvolgimento politico femminile tutti i livelli, in conformità con il Documento Costituzionale, e ha criticato la scarsa partecipazione delle donne ai negoziati tra la giunta e le Forze per la libertà e il cambiamento.
(AP) (11/9/2019 Agenzia Fides)
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ASIA/INDONESIA - Armonia e bene comune: il Cardinale Bo guida un gruppo di leader religiosi in Indonesia
 
Giacarta (Agenzia Fides) - Tolleranza, armonia e relazioni interreligiose in Myanmar e Indonesia: questi i temi al centro del viaggio di alcuni leader birmani di diverse confessioni religiose giunti in Indonesia per incontri istituzionali. La delegazione, guidata dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, ha incontrato il vicepresidente indonesiano Jusuf Kalla il 9 settembre a Giacarta. La visita è stata organizzata grazie alla cooperazione tra il governo e il Consiglio Interreligioso Indonesiano (IRC) avviato da Din Syamsuddin, noto leader musulmano indonesiano.  "Con i responsabili delle comunità religiose del Myanmar abbiamo parlato di come mantenere l'armonia interreligiosa nelle rispettive nazioni" ha affermato Syamsuddin.
Secondo Syamsuddin, il vicepresidente ha sottolineato i principi fondanti dell'Indonesia, ovvero la "Pancasila" (la "Carta dei cinque principi" alla base della convivenza civile) e il il motto nazionale indonesiano "Bhineka Tunggal Ika", cioè "Unità nella diversità".
Questi due binari, ha detto "hanno aiutato le persone a condurre un'esistenza armoniosa", facendo sì che questo approccio all'insegna della moderazione facesse da riferimento per altri paesi con struttura pluralistica.
Il leader delle delegazioni del Myanmar, il Cardinale Charles Bo, Arcivescovo di Yangon, ha lodato l'incontro ed ha espresso la speranza di "poter prendere spunto dall'Indonesia per coltivare l'uguaglianza tra persone di diverse fedi e promuoverla nel paese d'origine come in altre parti dell'Asia".
"Abbiamo potuto comprendere come questa nazione a maggioranza musulmana sostenga l'uguaglianza senza alcuna discriminazione", ha affermato il Cardinale Bo, che è anche presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (FABC), riferendosi all'Indonesia. Il Cardinale Bo e altri leader religiosi di entrambi i paesi hanno discusso in modo significativo su come promuovere l'armonia interreligiosa e lavorare per il bene comune.
In Myanmar, la religione gioca un ruolo chiave, ha rimarcato il Cardinale, ricordando la fase di transizione politica e i recenti sviluppi democratici cha ha vissuto la nazione. In quella cornice, ha detto, "desideriamo promuovere e favorire l'armonia religiosa e sociale tra tutte le componenti etniche e religiose nel paese, in modo da poter affrontare le disuguaglianze sociali, economiche e culturali e sviluppare l'unità nazionale".
Il Myanmar è un paese con oltre 48 milioni di buddisti, che compongono circa il 90% della popolazione. Il resto sono cristiani, musulmani, indù e di altri culti. Negli ultimi anni il paese ha dovuto affrontare tensioni tra buddisti e musulmani Rohingya nello stato di Rakhine, al confine con il Bangladesh. (SD) (Agenzia Fides 11/9/2019)
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ASIA/ARABIA SAUDITA - Il Principe Mohammed bin Salman riceve una delegazione di cristiani evangelici USA
 
Riyadh (Agenzia Fides) – Una delegazione di esponenti cristiani evangelici statunitensi in visita in Arabia Saudita è stata ricevuta dal Principe ereditario Mohammed bin Salman nella giornata di martedì 10 settembre, alla vigilia del 18esimo anniversario degli attacchi terroristi anti-Usa perpetrati l’11 settembre 2001 a New York. La delegazione era guidata dallo scrittore e stratega mediatico israelo-statunitense Joel Rosenberg, autore di romanzi in cui ha riletto anche il fenomeno del terrorismo moderno alla luce delle profezie bibliche.
Il Principe Mohammed Bin Salman – riferiscono le fonti ufficiali saudite – ha ricevuto gli illustri visitatori nel suo palazzo nella città di Gedda. Lo stesso Rosenberg, sul suo account twitter, ha riferito che nella conversazione col Principe si è parlato di “terrorismo, pace, libertà religiosa e diritti umani”.
Una analoga delegazione di cristiani evangelici, anch’essa guidata da Joel Rosenberg, aveva già visitato l’Arabia Saudita e incontrato alcuni suoi leader meno di un anno fa, agli inizi di novembre 2018.
La visita della delegazione evangelica allunga la serie di esponenti di Chiese e comunità cristiane che negli ultimi anni si sono recati in Arabia Saudita per avere incontri di alto livello con alti dignitari del Regno. Nell’aprile del 2018, le autorità saudite avevano ricevuto il Cardinale Jean-Louis Tauran, che allora era Presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso (e che sarebbe venuto a mancare il 5 luglio di quello stesso anno). Nel novembre 2017 anche il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai aveva compiuto una visita ufficiale in Arabia Saudita, nel corso della quale aveva incontrato il Re Salman e il Principe Mohammed bin Salman.
Secondo alcuni osservatori, anche gli inviti rivolti a esponenti di Chiese e comunità cristiane fanno parte della strategia perseguita dallo stesso Principe ereditario per accreditare un’immagine aperta e dialogante della Casa reale saudita nella terra che ospita La Mecca e Medina, città sante dell’islam, e dove la pratica pubblica di altre fedi è bandita.
Joel Rosenberg e la moglie Lynn hanno fondato nel 2006 The Joshua Fund, organizzazione nata dal desiderio di portare i cristiani “a benedire Israele e i suoi vicini nel nome di Gesù”. Nel novembre 2018, la precedente visita in Arabia saudita della delegazione guidata da Rosenberg era stata criticata da The American Conservative, rivista fondata nel 2002 per dar voce a settori conservatori USA che si opponevano alla guerra in Iraq e alle politiche interventiste di George W. Bush. “E’ difficile” scrisse The American Conservative “non considerare l'incontro come un esercizio cinico nell'uso di evangelici ‘pro-Israele’ per consolidare i legami tra il regno saudita, gli Stati Uniti e Israele”. La testata conservatrice USA citò in quell’occasione anche il sito di notizie del Jerusalem Post, sottolineando che il quotidiano israeliano aveva presentato la delegazione di evangelici “come ambasciatori non ufficiali di un governo israeliano che vuole allearsi con l'Arabia Saudita nel confronto con l'Iran”. (GV) (Agenzia Fides 11/9/2019)
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AMERICA/NICARAGUA - Il rappresentante della Santa Sede a Ginevra: dialogo e elezioni in Nicaragua
 
Ginevra (Agenzia Fides) – Il Rappresentante della Santa Sede a Ginevra, Mons. Ivan Jurkovic, Osservatore permanente presso le Nazioni Unite, si è unito al coro delle nazioni che chiedono il dialogo e la giustizia in Nicaragua. Rivolgendosi alla Presidente, Michelle Bachelet, nel suo intervento pronunciato ieri, durante la 42.ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani sulla situazione in Nicaragua, inviato all’Agenzia Fides, l’Arcivescovo ha detto: “La Santa Sede ha seguito con grande attenzione la situazione sociopolitica in Nicaragua e ritiene che le controversie irrisolte debbano essere risolte al più presto, rispettando sempre i diritti umani fondamentali e i principi sanciti dalla Costituzione del Paese".
Quindi ha affermato: "Per facilitare l'armonia sociale nel Paese e costruire una base per un futuro stabile di pace e prosperità, la Santa Sede raccomanda che i diversi attori politici e sociali, con un rinnovato spirito di responsabilità e riconciliazione, trovino insieme una soluzione che rispetti la verità, ripristini la giustizia e promuove il bene comune".
Mons. Jurkovic ha concluso: "La Santa Sede crede fermamente che sia essenziale attuare gli accordi raggiunti lo scorso marzo, tornare immediatamente a negoziati aperti e reciprocamente rispettosi ed effettuare, quanto prima, le riforme elettorali per lo svolgimento di elezioni libere e trasparenti con la presenza di osservatori".
Nella giornata di ieri è stato presentato anche il rapporto della stessa Michelle Bachelet che, in poche parole, ha riassunto ciò che accade in Nicaragua: una continua violazione dei diritti umani da parte delle forze governative e la mancanza di garanzie delle principali libertà di un popolo democratico. "Non è possibile che una persona venga arrestata per aver cantato l'inno nazionale o per sventolare la bandiera del Nicaragua in una piazza o in una via pubblica" ha detto tra l’altro Bachelet, e ha aggiunto: “La libertà di espressione è stata limitata attraverso azioni che vanno dalla chiusura di media indipendenti e la confisca delle attrezzature, alla detenzione di giornalisti nazionali per mesi". Nella conclusione del suo rapporto, Michelle Bachelet ha annunciato che l'Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani (UNHCR) continuerà ad osservare la situazione del Paese e cercherà spazi di dialogo con la dittatura nicaraguense per trovare al più presto una soluzione alla crisi scatenatasi da aprile 2018.
(CE) (Agenzia Fides, 11/09/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - Vicinanza ai migranti da parte della Chiesa, che chiede agli Stati politiche pubbliche adeguate
 
Cochabamba (Agenzia Fides) – Preoccupazione e vicinanza ai migranti è stata manifestata dalla Chiesa cattolica della Bolivia in occasione della Giornata nazionale dei migranti e dei rifugiati, celebrata l’8 settembre. La Pastorale della mobilità umana ha organizzato una fiera gastronomica internazionale e interculturale di cui sono stati protagonisti gli stessi migranti, nell'ambito delle attività di raccolta fondi per continuare il suo lavoro al servizio di migranti e rifugiati che arrivano in Bolivia.
Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale boliviana (CEB), pervenute a Fides, Mons. Oscar Aparicio, Arcivescovo di Cochabamba e Vice Presidente della CEB, durante la sua omelia nella Cattedrale ha espresso preoccupazione e vicinanza ai migranti, evidenziando la situazione di quanti arrivano dal Venezuela, quella dei giovani migranti che lasciano i loro paesi per andare a studiare, i politici costretti a lasciare la loro nazione, coloro che cercano migliori condizioni di vita e lasciano la campagna per la città.
Il Vescovo ausiliare di La Paz e Segretario generale della CEB, Mons. Aurelio Pesoa, ha letto la dichiarazione emessa al termine della riunione dei Consigli episcopali permanenti delle Conferenze di Cile, Perù e Bolivia, tenutasi a Lima il 3 e 4 settembre, in cui si chiede ai governi e alle rispettive agenzie pubbliche degli Stati coinvolti, “di analizzare e dialogare in profondità le politiche pubbliche che devono essere attuate in modo coordinato per rispondere al fenomeno migratorio”.
“In questi giorni – è scritto nel documento delle tre Conferenze episcopali - abbiamo potuto riflettere e verificare la grave situazione migratoria di grandi proporzioni che esiste nei nostri paesi, in particolare per i nostri fratelli dal Venezuela”. Esprimono quindi “vicinanza e solidarietà al popolo venezuelano, che negli ultimi tempi ha sofferto di difficili condizioni economiche, sociali e politiche”, quindi rinnovano la gratitudine verso le istituzioni della Chiesa cattolica per l’impegno di accogliere “i nostri fratelli che cercano migliori prospettive di lavoro e sicurezza”, apprezzando “in particolare gli sforzi di molte persone che hanno dedicato il loro tempo e le loro risorse al servizio di coloro che soffrono delle condizioni migratorie più difficili”. (SL) (Agenzia Fides 11/09/2019)

giovedì 6 luglio 2017

Agenzia Fides 6 luglio 2017

AFRICA/BURKINA FASO - Allo studio la creazione di un fondo di solidarietà della Chiesa per le emergenze nazionali
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) – Si sta svolgendo a Ouagadougou, presso il Centro per lo sviluppo umano integrale, un workshop sulla creazione di un fondo di solidarietà da parte della Caritas nazionale, per far fronte alle diverse crisi e alle catastrofi naturali che il Burkina Faso si trova periodicamente ad affrontare. Come afferma la nota della Conferenza Episcopale del Burkina Faso, è emerso che a livello di Chiesa del Burkina, non esiste un meccanismo di gestione di tali situazioni, pertanto è necessario pensare a come intervenire nelle crisi umanitarie, in maniera rapida ed immediata, avendo particolare attenzione per le persone più vulnerabili, vittime o colpite in qualche modo. Inoltre la creazione di tale fondo di solidarietà si inserisce nelle dinamiche di auto-gestione della Chiesa locale.
Sono questi i motivi che hanno portato all’organizzazione di questo seminario, che si tiene dal 5 al 7 luglio, a cui partecipano i rappresentanti delle diverse diocesi del paese e delle varie strutture ecclesiali nazionali. Dopo lo scambio di esperienze di mobilitazione delle risorse locali all'interno della Chiesa, i partecipanti indicheranno una strategia per la realizzazione di questo fondo e la tabella di marcia per le prossime tappe. (SL) (Agenzia Fides 6/7/2017)
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AFRICA/SUDAN - Il colera raggiunge anche i campi profughi dell’ Est Darfur
 
Karthoum (Agenzia Fides) – Dopo i casi di colera registrati nel White Nile e nello Stato Settentrionale del paese (vedi Fides 14/6/2017), è la volta dei campi profughi dell’area sud sudanese e dell’est Darfur. Contagi e morti nel campo profughi di Kario, 35 km a sud di Ed Daein, oltre che a Khazan Jadeed, area di Shearia. In una settimana, i primi resoconti sulla diffusione dell’epidemia di colera in Nord Darfur sono stati accompagnati dai rapporti di contagi in Sud Darfur (Kalma camp) e est Darfur. Dall’inizio dell’epidemia negli Stati est e sud-est del Sudan, l’organizzazione mondiale della sanità e il Ministero della salute Sudanese non si sono mai riferiti alla pandemia come al colera, ma alla forma meno aggressiva di “diarrea acquosa acuta”.
Nel South Kordofan, in totale, il numero di contagi è salito a 207 oltre a 21 morti nel centro sanitario locale di Farshaya. Ulteriori contagi sono stati riportati nella parte occidentale di El Obeid, capitale del North Kordofan, dove la scuola El Sayed El Makki è stata trasformata in un centro per quarantena. Le persone della zona hanno espresso timori che questo possa portare ad una diffusione di infezioni tra gli studenti all'inizio dell'anno scolastico. Alcuni hanno preso in considerazione l’idea di prolungare il periodo di vacanza così da limitari ulteriori eventuali danni.
(AP) (6/7/2017 Agenzia Fides) 
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ASIA/FILIPPINE - Il Vescovo di Marawi: “Preghiamo e speriamo che la guerra finisca presto”
 
Marawi (Agenzia Fides) – “La situazione è estenuante: sono passati oltre 40 giorni di guerriglia e la nostra splendida città di Marawi è ridotta in macerie. Siamo in pena per padre Chito e gli altri ostaggi. Speriamo con tutto il cuore e preghiamo che la guerra a Marawi finisca al più presto”: lo dice all’Agenzia Fides il Vescovo Edwin De la Pena, che guida la Prelatura apostolica di Marawi, sull’isola di Mindanao, mentre il conflitto tra l’esercito filippino e i terroristi fedeli all’Isis, asserragliati dal 23 maggio nella città di Marawi, prosegue. Secondo stime ufficiali, fino al 5 luglio 351 sono i jihdisti uccisi, 39 i civili, 85 i militari filippini che hanno perso la vita, mentre i l’esercito filippino da alcuni giorni si avvale della consulenza strategica e delle tecnologie fornite dall’esercito americano.
In una battaglia che sta durando molto più del previsto – il che mostra la accurata preparazione dell’assalto terrorista – il presidente Duterte spera che la crisi termini prima di pronunciare il prossimo discorso sullo stato della nazione, il 23 luglio, stesso giorno in cui scadono i due mesi di legge marziale proclamata a Mindanao dal 23 maggio.
“C’è grande tensione. Non ci sono negoziati, ma si continua a combattere. Intanto molti profughi sono demoralizzati. Come leader cristiani e musulmani stiamo mostrando tutta la nostra solidarietà. La comunità dei battezzati continua a pregare. Parlerò della crisi di Marawi all’imminente assemblea plenaria dei Vescovi filippini, dove eleggeremo il nuovo Presidente. Siamo nelle mani di Dio. Speriamo che non venga fatto del male agli ostaggi. Continuiamo a sperare e pregare” conclude il Vescovo. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2017)
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ASIA/LIBANO - I Vescovi maroniti: servono misure urgenti contro la proliferazione delle armi private
 
Beirut (Agenzia Fides) – La proliferazione delle armi private tra i civili inquieta i Vescovi maroniti, che richiamano le autorità libanesi a contrastarla con misure efficaci, senza garantire alcuna tolleranza e “copertura” politica a un fenomeno che rappresenta un fattore di rischio oggettivo per la convivenza pacifica nel Paese dei Cedri. I Vescovi maroniti hanno espresso le loro preoccupazioni per la diffusione fuori controllo di armi individuali tra i civili, nella loro riunione mensile, svoltasi mercoledì 5 luglio nella Sede patriarcale di Bkerkè, sotto la presidenza del Patriarca Bechara Boutros Rai. Tale fenomeno – riferisce il comunicato diffuso dopo l'incontro - è collegato anche all'aumento della criminalità comune, dato allarmante per una società che sembra aver perso “ogni freno morale e legale”. Nel comunicato finale, pervenuto all'Agenzia Fides, i Vescovi stigmatizzano anche l'aumento sfrenato della corruzione, e nello stess o tempo rendono omaggio agli sforzi fatti dal Presidente Michel Aoun per infondere “un nuovo slancio nel Paese e a livello del governo”.
Mercoledì 5 luglio la questione della diffusione di armi tra i civili e soprattutto tra i rifugiati siriani è stata anche al centro di vivaci discussioni in seno alla compagine governativa. Nei giorni precedenti erano stati liberati la gran parte delle 80 persone arrestate di recente per aver esploso colpi di arma da fuoco durante momenti di festa e occasioni celebrative. A tale riguardo, il ministro degli interni Nouhad Machnouk aveva sostenuto che tali scarcerazioni erano avvenute in seguito a “pressioni politiche”, suscitando la reazione energica del ministro della giustizia Salim Jreissati.
A suscitare apprensione nella società libanese è soprattutto la presenza di armi all'interno dei campi che ospitano profughi fuggiti dalla Siria. Venerdì scorso, l'esercito libanese ha compiuto una serie di operazioni all'interno dei campi profughi di al Nour e al Qariya, nella regione di Ersal, al confine con la Siria, dove sarebbero presenti anche gruppi di orientamento jihadista. Durante tali operazioni dell'esercito, secondo quanto riportato dalle fonti delle forze armate, sono state arrestate circa 300 persone, e si è registrato anche l'attacco contro i soldati libanesi di cinque kamikaze, che si sono fatti esplodere ferendo sette militari e provocando la morte di una bambina. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2017).
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ASIA/TERRA SANTA - Comitato dell'Unesco: No alle misure unilaterali che alterano lo status di Gerusalemme e dei suoi Luoghi Santi
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) - La città vecchia di Gerusalemme e le sue mura storiche rimangono nell'elenco dei siti del patrimonio mondiale dell'umanità da considerarsi “in pericolo”. E vanno considerati nulli e da revocare tutti i “fatti compiuti” e le misure legislative o amministrative messi in atto da Israele che hanno alterato o preteso di alterare il carattere e lo status della Città Santa. Così si esprime la risoluzione sullo status della Città Vecchia di Gerusalemme votata mercoledì 5 luglio dai partecipanti alla 41esima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, riunitosi a Cracovia. La risoluzione sulla Città Santa definisce Israele “potenza occupante” e invita lo Stato ebraico a sospendere “scavi, costruzione di tunnel, opere, progetti e altre pratiche” messe in atto a Gerusalemme Est e soprattutto nella Città Vecchia.
La presa di posizione dell'organismo che fa capo all'UNESCO è stata accolta con soddisfazione dal governo palestinese e dalla Giordania, dove i media presentano la risoluzione come un risultato positivo ottenuto grazie al lavoro della diplomazia del Regno Hascemita, che rivendica il ruolo di custode dei Luoghi Santi cristiani e musulmani della Città Santa. L'ambasciatore israeliano presso l'ONU Danny Danon ha invece definito “disgustoso” il linguaggio utilizzato dalla risoluzione, aggiungendo che “nessun falso comitato per il patrimonio universale può rompere il vincolo tra il nostro popolo e Gerusalemme”. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2017).
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ASIA/CINA - Nuovo slancio dal primo workshop dell’Evangelizzazione
 
Pechino (Agenzia Fides) – E’ il momento di dare nuovo slancio alla mobilitazione missionaria, nutriti dalla Parola di Dio e dalla preghiera, guidati dallo Spirito Santo, con un maggiore coinvolgimento dei laici: sono le riflessioni dei partecipanti al primo Workshop dell’Evangelizzazione, organizzato dall’Unione delle Superiore Maggiori degli istituti religiosi femminili della Cina continentale. Dal 21 al 25 giugno, si sono incontrate a Pechino 51 suore, sempre sulla prima linea dell’evangelizzazione, di 19 congregazioni religiose, 17 sacerdoti e una ventina di laici attivi nella vita pastorale e missionaria.
Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, grazie alla testimonianza diretta di suore, sacerdoti e laici impegnati sul campo, i partecipanti hanno riflettuto durante il workshop su diversi aspetti dell’evangelizzazione: nel contesto urbano, del mondo rurale, dei mass media, dei giovani, dell’apostolato, dell’annuncio... Il direttore di Faith, don John Battista Zhang, che raccoglie ogni anno le statistiche dei battezzati in Cina, ha fatto riflettere tutti ponendo un interrogativo: “Con un miliardo e 300 milioni di popolazione, i 30/50 mila battezzati all’anno, non sono forse troppo poco?”.
A partire da questa domanda, i partecipanti hanno analizzato problemi, difficoltà ed ostacoli che rallentano l’evangelizzazione, hanno discusso il ruolo della parrocchia, del catechismo, dei catechisti, dei gruppi di evangelizzazione delle Comunità ecclesiali di base. Tutti hanno concordato sul fatto che le suore hanno una dote naturale per portare l’amore di Cristo alla gente, con la loro straordinaria dedizione e capacità di comunicare lo spirito d’amore del Vangelo. E’ stato anche rilevato come i laici oggi siano molto attivi e indispensabili all’evangelizzazione nel mondo contemporaneo.
Durante la condivisione, suor Nan Ying Hui della Congregazione della Presentazione di Nostra Signora di Shang Hai, ha detto: “Mi sembra di aver fatto un giro dell’evangelizzazione nelle diverse diocesi che mi ha aperto gli occhi e mi ha sensibilizzato sulla consapevolezza dell’urgenza missionaria”. Le suore di Shan Xi e della Mongolia Interna hanno aggiunto un'altra priorità: “Bisogna sempre migliorare noi stesse, come religiose, nella conoscenza e nell’approfondimento della fede nei confronti dei laici. Dopo aver sentito le testimonianze, mi sento in crisi. I laici di oggi sono formidabili, sia dal punto di vista teorico che pratico dell’evangelizzazione”.
“Gratitudine e mobilitazione” sono i due termini che i partecipanti hanno portato a casa: immensa gratitudine al Signore per tutti i successi avuti finora e mobilitazione per rilanciare con nuovo entusiasmo l’evangelizzazione.
(NZ) (Agenzia Fides 06/07/2017) 
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AMERICA/VENEZUELA - Nel giorno dell’Indipendenza assalto al Parlamento
 
Caracas (Agenzia Fides) – Una giornata di tensione è stata vissuta ieri dal Venezuela: da una parte la celebrazione del 206.mo anniversario della firma dell'Atto di Indipendenza, dall'altra la violenza che è entrata nel Parlamento, simbolo fino a ieri della democrazia intoccabile del paese. Secondo fonti di agenzia, un gruppo di circa cento militanti chavisti è entrato con la forza nella sede del Parlamento e circa 350 persone sono rimaste sotto assedio per oltre nove ore. Deputati, funzionari e giornalisti che si trovavano dentro hanno subito aggressioni, si parla di una decina di feriti. Alla fine dell’assalto, Julio Borges, il Presidente dell'Assemblea nazionale ha dichiarato alla stampa: "questo gruppo di persone, pagate dal governo, è venuto in questa sede per sequestrare non i deputati o i giornalisti, bensì la sovranità popolare venezuelana, la nostra democrazia...".
Attraverso i social media, sono pervenute a Fides numerose condanne di questo atto violento sia da parte dei governanti di molti paesi sudamericani che dal Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Solo pochi giorni fa, il Card. Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas, aveva definito la posizione del governo del Presidente Maduro come "guerra di un governo contro il popolo", e aveva spiegato: "Noi Vescovi chiediamo al governo nazionale di riconsiderare la situazione, di deporre l'atteggiamento di voler impiantare in Venezuela un sistema totalitario militarista-marxista; e, naturalmente, chiediamo di desistere dall'utilizzare risorse legali per smantellare lo stato. Tutto ciò è riprovevole e intollerabile e non è ciò che desidera la maggior parte del popolo venezuelano" (vedi Fides 1/07/2017).
Papa Francesco, all’Angelus di domenica scorsa, 2 luglio, aveva ricordato che il 5 luglio ricorre la festa dell’indipendenza del Venezuela, assicuro la sua preghiera “per questa cara Nazione” mentre lanciava un appello “affinché si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi”.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2017)
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AMERICA/BRASILE - Delegazioni indigene al Ministero della giustizia: stiamo vivendo grandi difficoltà
 
Brasilia (Agenzia Fides) – Il 4 luglio le delegazioni dei popoli Pataxó, Tupinambá e Kaingang, ha presentato alcune richieste al Ministero della Giustizia, a Brasilia, alla Commissione dei Diritti Umani del Senato federale e alla Segreteria Speciale per la Sanità Indigena (SESAI). Il gruppo di 50 capi e dirigenti ha protestato per la demarcazione delle terre tradizionali, per le molestie morali e sessuali alle dipendenti presso le agenzie responsabili della sanità indigena a Rio Grande do Sul e Santa Catarina, e ha presentato una domanda di inchiesta sui servizi sanitari indigeni a Bahia.
"Ogni volta che mi sono seduto a parlare con il Segretario, dice sempre la stessa litania. Lui scrive carte, promette e non prende mai provvedimenti" afferma il capo Xaerru Pataxó del villaggio Caciana, di Porto Seguro, nella nota inviata a Fides dalle POM del Brasile. "Vogliamo sapere cosa decide di fare il Segretario. Stiamo vivendo grandi difficoltà. La nostra gente sta morendo per mancanza di cure, per la mancanza di responsabilità della SESAI".
Riguardo alle richieste, si è parlato dei tagli al bilancio che il Ministero della giustizia ha costantemente subito negli ultimi mesi. Lo stesso Ministro ha detto che ci sono problemi legali che coinvolgono la demarcazione delle terre indigene e ha proposto che le terre indigene diventino "economicamente produttive". "Abbiamo bisogno di pensare insieme come sfruttare economicamente le vostre terre, in modo tale da avere come ritorno la sanità, l'istruzione, la cultura. Questa è la mia proposta di lavoro" conclude la nota.
Il problema della terra in Brasile non è solo un problema dei popoli indigeni, ed è stato motivo di molta violenza: nel 2016 sono stati registrati 1.295 casi di conflitti per la terra e sono stati commessi anche 61 omicidi, con una crescita del 22% rispetto al numero di omicidi dell'anno precedente (vedi Fides 19/04/2017).
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2017) 
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AMERICA/MESSICO - I bambini dello Stato di Chihuahua iniziano a consumare droghe a 10 anni
 
Chihuahua (Agenzia Fides) - Il consumo di droghe, nello Stato di Chihuahua, inizia a partire dai 10 anni di età. La denuncia arriva dal Centro Statale di Tossicologia di PCE, dello Stato messicano che è il primo nel Paese dove si registrano casi allarmanti. I bambini di strada consumano inalanti e solventi, molti di loro per mitigare il senso di fame. Il fenomeno riguarda tutto il Paese dove i minori consumano alcune sostanze psicoattive como cocaina, eroina e benzodiazepine, sostanze che aiutano a dormire e a rilassare i muscoli oltre ad essere farmaci con indicazioni terapeutiche. Tuttavia, la droga di maggiore consumo rimane la mariuana, con l’ 81.8% nel 2012, al di sopra della media nazionale, che è del 79.5%. Un aumento del 500% è stato anche registrato nel consumo di sostanze di vetro negli ultimi 5 anni.
(AP) (6/7/2017 Agenzia Fides)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - “La Chiesa è chiamata dal Vangelo a operare per la giustizia”, dice mons. Panfilo
 
Rabaul (Agenzia Fides) – “Voglio informare tutti i candidati alle elezioni nazionali che l'Arcidiocesi di Rabaul e la Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone daranno peso alla vicenda dell’espulsione del missionario laico cattolico neozelandese Douglas Tennent, dato che in tal caso le istituzioni sembrano voler dire che operare per la giustizia non rientra nella sfera e nel compito dei leader religiosi”: con queste parole, espresse in una nota pervenuta a Fides, Mons. Francesco Panfilo, Arcivescovo di Rabaul, è tornato sulla vicenda che agita la Chiesa in Papua Nuova Guinea, mentre il paese ha vissuto una caotica settimana in cui i cittadini sono andati alle urne e, dopo alcuni problemi registratisi a Port Moresby, hanno completato il voto.
L’Arcivescovo si riferisce al caso che ha visto l’avvocato e collaboratore della sua diocesi, Douglas Tennent, improvvisamente espulso dal paese (vedi Fides 14 e 20/6/2017). Il provvedimento spiccato dal Ministero degli interni è conseguenza dell’impegno dell’Arcivescovo e della Chiesa locale in difesa della popolazione locale nel distretto di West Pomio, rispetto alla controversia nata per la presenza di una multinazionale malese che sfrutta il legname di quei territori per produrre olio di palma.
Tennent ha lavorato per tre anni come amministratore nell'Arcidiocesi di Rabaul (2014-2017) e il motivo ufficiale della sua espulsione è stata una presunta “violazione del visto” dato il suo coinvolgimento nella vicenda dei proprietari terrieri nel distretto di West Pomio, ma “Tennent stava soltanto offrendo consulenza legale per conto dell'arcivescovo”, ha ribadito mons. Panfilo
“Per il bene della gente comune della Papua Nuova Guinea, chiediamo al governo di chiarire una volta per tutte”, ha detto l'Arcivescovo Panfilo. “Preghiamo perché le elezioni in corso possano dare al paese leader impegnati per costruire una società giusta e pacifica”, ha concluso, ribadendo che per la Chiesa “sostenere la gente vulnerabile e emarginata a West Pomio è un mandato evangelico, così come è quello di educare o curare i malati”. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2017)

giovedì 7 luglio 2016

Bollettino agenzia fides del 6 luglio 2016

EUROPA/POLONIA - L’animazione missionaria punta ai giovani
 
Varsavia (Agenzia Fides) – Sono stati 42, provenienti da 15 diocesi della Polonia, i partecipanti al Corso per Animatori Missionari di secondo livello, organizzato dal Centro di Animazione Missionaria di Varsavia dal 27 giugno al 1° luglio. Secondo le informazioni inviate a Fides dal Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Polonia, mons. Tomasz Atlas, questo secondo anno del corso è stato una prosecuzione del primo, con approfondimenti dei temi della missiologia e delle attività delle POM. Inoltre, ricorrendo il centenario della Pontificia Unione Missionaria, è stato dedicato largo spazio a questo argomento. Sono stati realizzati anche laboratori sulla Nuova Evangelizzazione e laboratori per utilizzare efficacemente i media moderni, come Facebook e i siti web, nell’animazione missionaria.
“La novità è una nuova forma di formazione missionaria per i giovani, il Volontariato missionario giovanile, promosso dalla Pontificia Opera della Propagazione della Fede – racconta p. Maciej Bedzinski, Segretario nazionale delle opere della Propagazione della Fede e di San Pietro Apostolo -. Questa proposta è rivolta ai giovani dei college e delle scuole superiori. Vogliamo colmare una lacuna che abbiamo tra i foyer missionari dei bambini e i gruppi missionari degli studenti, dove il volontariato missionario opera, tra gli altri, con Salesiani, Pallottini, Salvatoriani. Vogliamo che i giovani imparino cos’è la spiritualità missionaria". (SL) (Agenzia Fides 06/07/2016)
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AFRICA/MALAWI - Giustizia e Pace: “I parlamentari che disertano l’aula tradiscono il mandato degli elettori”
 
Lilongwe (Agenzia Fides) - “I parlamentari sono diventati dei leader, perché il popolo li ha votati per rappresentarlo al Parlamento. Scegliendo di non partecipare alle sessioni parlamentari senza una valida ragione, tradiscono il popolo che ha affidato a loro il mandato di rappresentarlo” afferma Martin Chiphwanya, Coordinatore facente funzione della Commissione Episcopale Giustizia e Pace del Malawi, dove buona parte della popolazione è a rischio fame (vedi Fides 5/7/2016). In questa situazione i deputati che saltano le sessione del Parlamento, danno un segnale di profondo disinteresse sulle sorti di coloro che li hanno eletti.
“I cittadini devono protestare con forza nei confronti di questi parlamentari, e chiedere loro spiegazioni. Ancora più importante, gli elettori devono essere tanto coraggiosi da non votarli più alle prossime elezioni, perché hanno deliberatamente scelto di abbandonarli”.
In Malawi i parlamentari ricevono circa 56 dollari al giorno di indennità, e circa 14 dollari come assegno di partecipazione per ogni seduta parlamentare, che viene versato prima dell'inizio della riunione. Secondo la Banca Mondiale, il reddito medio annuale di un cittadino del Malawi è di 250 dollari all’anno. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2016)
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AFRICA/SUD SUDAN - “La giustizia acceleri le indagini sulla morte di suor Veronika” chiede il Vescovo di Yei
 
Juba (Agenzia Fides) - “La giustizia non deve ritardare i risultati dell’inchiesta, ed i colpevoli devono essere portati al processo” ha affermato Sua Ecc. Mons. Erkolano Lodu Tombe, Vescovo di Yei, in Sud Sudan, lanciando un appello alle autorità perché accelerino le indagini sulla morte di suor Veronika Theresa Rackova, la missionaria slovacca delle Missionarie Serve dello Spirito Santo, morta dopo essere stata raggiunta da colpi d’arma da fuoco esplosi dai militari ad un posto di blocco (vedi Fides 21/5/2016). Mons. Ludu ha ulteriormente incoraggiato i fedeli “ad avere coraggio e a rimanere uniti nella fede per servire Dio e il suo popolo”.
Nella notte del 16 maggio Suor Veronika dopo aver accompagnato una partoriente all’Harvester’s Health Center di Yei, sulla strada di ritorno era stata raggiunta dai colpi esplosi da alcuni uomini armati, sembra soldati dell’Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese (SPLA, l’ex movimento di guerriglia che dopo l’indipendenza del Paese nel 2011 ha preso il potere). Subito soccorsa è stata trasportata a Nairobi a causa della gravità delle sue lesioni. Il 20 maggio è spirata dopo quattro giorni d’agonia. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2016)
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AFRICA/SUDAN - Gli studenti del Darfur chiedono maggiore sicurezza nelle università sudanesi
 
Khartoum (Agenzia Fides) – L’Associazione Studentesca del Darfur, delle università sudanesi, ha contestato la pena di morte chiesta per uno studente accusato dell’omicidio di un altro studente. Secondo quanto riferisce l’emittente radiofonica Radio Dabanga, l’assassino era stato condannato a cinque anni di reclusione per omicidio colposo a seguito di uno scontro mortale presso il Sharg El Nil College campus di Khartoum. Vittima delle violenze uno studente dell’ala islamista del Partito Nazionale attualmente in carica. L’associazione studentesca si è rivolta al Governo del Sudan in una conferenza stampa chiedendo di non politicizzare i tribunali e di impegnarsi per l’imparzialità e la giustizia. Inoltre, i portavoce degli studenti hanno richiesto il disarmo delle forze jaidiste nelle università. Dal canto suo il Ministro dell'Istruzione ha proposto di vietare le attività politiche armate nei campus e di avere un corpo di polizia in grado di controllar e le armi e gli strumenti di violenza. In una dichiarazione al Parlamento, il Ministro ha detto che il suo ministero aspira a vedere le università libere dalla violenza attraverso la promozione di una cultura di pace e di accettazione di altri studenti.
(AP) (6/7/2016 Agenzia Fides)
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AFRICA/EGITTO - Uccisa da proiettili vaganti una suora copta ortodossa
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Non è stato un attentato mirato, ma una tragica fatalità a causare la morte di madre Athanasia, la monaca copta ortodossa uccisa ieri, martedì 5 luglio, da colpi di arma da fuoco mentre si trovava in viaggio a bordo di un'automobile, sulla via che collega il Cairo a Alessandria d'Egitto, diretta verso il monastero di Mar Girgis a al Khatatba. Il veicolo su cui la monaca viaggiava insieme all'autista e a due sue consorelle - riferisce un comunicato ufficiale diffuso dal monastero di Mar Girgis al Cairo – si è trovato coinvolto in una sparatoria in corso sulla strada tra due clan familiari locali. Alcuni proiettili vaganti hanno raggiunto l'autovettura, provocando la morte di suor Athanasia.
La ricostruzione dei fatti – riferisce il comunicato, pervenuto all'Agenzia Fides – smentisce le prime versioni giornalistiche, che parlavano di un agguato terroristico contro l'auto delle monache, ed è stata confermata dalle forze di polizia operanti a Guizeh, che stanno realizzando indagini per risalire ai responsabili dell'omicidio. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2016). 
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ASIA/BANGLADESH - Il Vescovo di Rajshahi: “Dietro la radicalizzazione dei giovani c’è il fallimento della famiglia”
 
Rajshahi (Agenzia Fides) – “I genitori non si curano dei figli: c’è un fallimento della famiglia. Hanno dato loro solo denaro e vita agiata senza curarsi della loro formazione, idee, mentalità. Li hanno esposti alla propaganda ideologica che ha promesso loro di diventare eroi o di avere il Paradiso, uccidendo. C’è un gap generazionale. E non si può, poi, dimenticare la questione delle madrase (le scuole coraniche gratuite) dove si fa un vero lavaggio del cervello ai giovani, formandoli a idee radicali. Questo è davvero un problema nazionale”: lo afferma in un colloquio con l’Agenzia Fides, S. Ecc. Mons. Gervas Rozario, Vescovo di Rajshahi, commentando gli elementi emersi dopo la strage di Dacca del primo luglio, quando un commando di sette giovani terroristi tra i 20 e i 22 anni ha ucciso 20 ostaggi.
I giovani erano tutti provenienti da famiglie ricche o della medio-alta borghesia e avevano frequentato scuole private di livello internazionale. Uno di loro, Rohan Imtiaz Kahn, era figlio di un politico del partito Awami League, partito che è al governo in Bangladesh. Suo padre ha chiesto pubblicamente perdono alla popolazione, ammettendo il suo “fallimento”. “Quello che colpisce l’opinione pubblica è che questi terroristi erano tutti ragazzi per bene”, nota il Vescovo, che lancia un appello ai leader islamici: “Ci sono leader islamici bengalesi che hanno condannato la violenza, ma bisogna fare di più nel paese e farlo insieme. Tutte le forze sane devono unirsi, a partire dalle istituzioni, per riportare i valori di pace e tolleranza al centro dell’agenda politica e sconfiggere insieme la minaccia terrorista”. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2016)
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ASIA/MYANMAR - Le Ong al governo: “Proteggere le minoranze religiose dagli attacchi dei nazionalisti buddisti”
 
Yangon (Agenzia Fides) – Adottare misure urgenti per proteggere le minoranze religiose più vulnerabili del paese: è l’appello lanciato da un forum di undici Ong impegnate per la tutela dei diritti umani in Myanmar, dopo i due recenti attacchi violenti contro i musulmani da parte di gruppi buddisti. Il 1° luglio, una moschea è stata distrutta da una folla ad Hpakant, villaggio nello stato Kachin. Il 23 giugno, un attacco di massa ha distrutto una moschea, una scuola e alcune case in un villaggio del distretto di Bago, nel centro del Mynamar.
Nell’appello del forum di Ong, pervenuto a Fides, si legge: “Questi attacchi sono gli ultimi di una campagna anti-musulmana di odio, guidato da militanti nazionalisti buddisti e cresciuto nel corso degli ultimi quattro anni: la campagna ha incluso attacchi violenti, espressioni di odio e, a livello politico, è sfociata nell'introduzione di una legislazione discriminatoria che limita le conversioni religiose e il matrimonio interreligioso”.
Il Myanmar vive una nuova stagione politica dopo che, con il voto di novembre 2015, è salita al potere la Lega nazionale per la democrazia (Nld). La Lega ha promesso di “sradicare l’odio dalla società e tutelare le minoranze”. Le Ong, che includono “Christian Solidarity Worldwide” (CSW), invitano il governo birmano “a garantire che gli autori di questi due attacchi siano assicurati alla giustizia, e che la polizia possa prevenire ulteriori attacchi”. Sollecitano poi le istituzioni a garantire il rispetto della libertà di religione o di credo e a invitare il nuovo Relatore speciale Onu sulla libertà di religione a visitare il paese. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2016)
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ASIA/TERRA SANTA - Lanciata una raccolta fondi per lo sminamento del sito del Battesimo di Gesù
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) - Il progetto di sminamento dell'area di Qasr al-Yahud, che si estende intorno alla riva occidentale del fiume Giordano, all'altezza del luogo che la tradizione identifica come il sito del Battesimo di Gesù, durerà due anni e richiederà l'impiego di risorse finanziarie pari almeno a 4 milioni di dollari. Per questo la Halo Trust, società britannica specializzata a cui sono stati affidati i lavori di bonifica, ha lanciato una sottoscrizione per finanziare il progetto, rivolta in particolare alle Chiese e comunità cristiane sparse in tutto il mondo.
Qasr el-Yahud, a pochi chilometri dalla città di Gerico, si trova nei Territori Palestinesi occupati da Israele nel 1967, proprio sul confine con la Giordania. L’area comprende antiche chiese e monasteri finora ritenuti non sicuri per via delle mine disseminate nella zona al tempo della Guerra dei Sei Giorni (5-10 giugno 1967).
L'area in procinto di essere bonificata si estende su circa 100 ettari. In un primo momento, la fine dei lavori di sminamento era stata preannunciata per la fine del 2016. La bonifica dei campi minati - sottolineano i responsabili della società nei comunicati diffusi per lanciare la sottoscrizione – permetterà ai luoghi di culto presenti nell'area, appartenenti alla Chiesa cattolica, alla Chiesa copta, alla Chiesa siro-ortodossa e a diverse Chiese ortodosse – di essere restaurati per poter ospitare liturgie e offrire cura pastorale alle centinaia di migliaia di pellegrini che potrebbero tornare a visitare il sito.
A supporto della propria campagna di raccolta fondi, la società specializzata nella rimozione di mine e ordigni bellici inesplosi rende note anche le espressioni di sostegno giunte da alcuni capi di Chiese e comunità cristiane, compreso padre Pierbattista Pizzaballa OFM, già Custode di Terra Santa e da poco nominato Amministratore apostolico sede vacante del Patriarcato latino di Gerusalemme. “Attendiamo il giorno in cui, grazie alla Halo, lì saremo in grado di celebrare in sicurezza il sacramento del battesimo” dice tra l'altro padre Pizzaballa, in una dichiarazione rilasciata quando era ancora Custode di Terra Santa. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2016).
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AMERICA/COLOMBIA - I Vescovi si interrogano su come sostenere il processo di pace
 
Bogotà (Agenzia Fides) – Il Presidente della Conferenza Episcopale della Colombia, l’arcivescovo di Tunja, Sua Ecc. Mons. Luis Augusto Castro Quiroga, I.M.C. parlando alla stampa locale ha affermato che il processo di pace con le FARC è sulla buona strada, ma è necessario spiegare gli accordi a tutti i colombiani e con un linguaggio semplice e chiaro. "Per esempio un grande difetto, per me, è che non è stata offerta una pedagogia per spiegare tutte queste cose del processo di pace. Si è fatta una pedagogia con una elite, da avvocato a avvocato, ma non per la gente semplice" ha detto l'Arcivescovo, secondo la nota inviata a Fides.
Mons. Castro Quiroga ha inoltre commentato il referendum che dovrebbe approvare gli accordi di pace: "sarebbe meglio per tutti andare a votare non solo per la fiducia, ma con un voto razionale, perché si è capito il motivo per cui è stato fatto il processo di pace, quindi esprimendo un voto consapevole".
Il Presidente della CEC si è espresso così tre giorni prima dell'incontro di tutti Vescovi del paese, fissato a venerdì 8 luglio a Bogotà, dove uno dei temi centrali sarà stabilire come la Chiesa cattolica sosterrà la pace nelle regioni che saranno concesse dal governo agli ex guerriglieri delle FARC. Il tema non è facile se si considera che buona parte della popolazione vive ancora nel dolore per la perdita di qualche familiare vittima di questa guerra fratricida finita dopo quasi 52 anni.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2016)
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AMERICA/ECUADOR - Celam: l’America Latina continua a camminare con le famiglie
 
Quito (Agenzia Fides) – E’ in corso a Quito, in Ecuador, l’Incontro latinoamericano dei rappresentanti delle Conferenze Episcopali e dei responsabili nazionali di pastorale familiare, al quale partecipano anche i rappresentanti dei movimenti che hanno la promozione della famiglia come proprio carisma. L’incontro intende promuovere l’integrazione nei piani pastorali nazionali della cura della famiglia, alla luce dello studio e dell'applicazione pastorale dell’Esortazione apostolica post-sinodale "Amoris Laetitia".
Organizzata dal Dipartimento famiglia, vita e gioventù del Celam (Consiglio Episcopale Latinoamericano e dei Caraibi), la riunione è iniziata il 4 luglio e si concluderà l’8 luglio. Padre Antonio José Velázquez, Segretario esecutivo del Dipartimento famiglia, vita e gioventù, ha informato Fides che l’Esortazione sarà oggetto di un’attenta riflessione, a partire dalle diverse presentazioni e linee guida predisposte dal Celam.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2016)
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AMERICA/BRASILE - Zika e dengue: precauzioni alle Olimpiadi
 
Rio de Janeiro (Agenzia Fides) - A partire dal 5 agosto il Brasile, Paese maggiormente colpito dal virus zika, accoglierà i Giochi Olimpici nonostante mesi di critiche e discussioni. Gli operatori sanitari hanno avvertito le delegazioni sportive, oltre al mezzo milione di persone che si recheranno nel Paese latinoamericano, che il rischio di contagio è 15 volte maggiore rispetto a quello del virus della dengue. Secondo le informazioni pervenute a Fides, già dal mese di giugno i presidenti e i servizi medici delle federazioni sportive hanno partecipato ad una sessione informativa prima di partire per l’evento.
Tuttavia, secondo le stime dell’Università di Sao Paulo, non si registreranno più di 16 casi di contagi di zika, mentre la preoccupazione maggiore dovrebbe essere rivolta verso la dengue, malattia che negli ultimi decenni ha avuto un aumento enorme. A differenza della zika, la dengue può degenerare in un quadro potenzialmente mortale.
Il suggerimento della Oms è che le donne incinte evitino di recarsi in zone dove la trasmissione del virus è molto attiva e può portare casi di microcefalia nei nascituri. Inoltre, ricordano gli epidemiologi, il rischio di trasmissione causata da mosquitos durante i Giochi Olimpici sarà basso perchè si terranno in quello che in Brasile corrisponde al periodo invernale.
(AP) (6/7/2016 Agenzia Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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