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mercoledì 10 marzo 2021

Vatican News 10 marzo 2021

 

VATICANO - La gratitudine di Papa Francesco per il viaggio in Iraq: “I musulmani invitano i cristiani a ritornare, e insieme restaurano chiese e moschee”
 
Roma (Agenzia Fides) – I musulmani di Mosul che invitano i loro concittadini cristiani tornare, “e insieme restaurano chiese e moschee”. E’ questa l’immagine che Papa Francesco ha voluto suggerire come segno della germinale rinascita di quella città martire e dell’intero Iraq, dopo anni di guerre, invasioni e terrore. Lo ha fatto all’Udienza generale di mercoledì 10 marzo, interamente dedicata a ripercorrere la sua visita apostolica in Iraq, appena conclusa. “Nei giorni scorsi” ha esordito il Papa “il Signore mi ha concesso di visitare l’Iraq, realizzando un progetto di San Giovanni Paolo II. Mai un Papa era stato nella terra di Abramo; la provvidenza ha voluto che ciò accedesse ora, come segno di speranza dopo anni di guerra e terrorismo e durante una dura pandemia”. Papa Francesco ha ricordato l’“indimenticabile” incontro con il Grande Ayatollah Ali al Sistani, che lo ha ricevuto nella sua residenza di Najaf, e si è soffermato sul tratto “penitenziale” da lui conferito all’intero pellegrinaggio iracheno: “Non potevo avvicinarmi a quel popolo martoriato, a quella Chiesa martire” ha spiegato il Successore di Pietro “senza prendere su di me, a nome della Chiesa cattolica, la croce che loro portano da anni: una croce grande, come quella posta all’entrata di Qaraqosh. L’ho sentito in modo particolare vedendo le ferite ancora aperte delle distruzioni, e più ancora incontrando e ascoltando i testimoni sopravvissuti alle violenze, alle persecuzioni, all’esilio… E nello stesso tempo” ha aggiunto il Papa “ho visto intorno a me la gioia di accogliere il messaggero di Cristo; ho visto la speranza di aprirsi a un orizzonte di pace e di fraternità, riassunto nelle parole di Gesù che erano il motto della visita: ‘voi siete tutti fratelli’”. Una speranza che ila Papa ha detto di aver ritrovato anche “in tanti saluti e testimonianze, nei canti e nei gesti della gente. L’ho letta sui volti luminosi dei giovani e negli occhi vivaci degli anziani. La gente che aspettava il Papa da cinque ore, in piedi…; anche donne con bambini in braccio… Aspettava, e nei loro occhi c’era la speranza”.
Ripercorrendo i vari momenti della visita, il Vescovo di Roma ha ricordato anche l’incontro ecclesiale svoltosi nella cattedrale siro-cattolica di Baghdad, dove nel 2010 un attacco terroristico fece strage tra i fedeli riuniti per la celebrazione della messa. “La Chiesa in Iraq” ha sottolineato il Papa “è una Chiesa martire, e in quel tempio, che porta iscritto nella pietra il ricordo di quei martiri, è risuonata la gioia dell’incontro: il mio stupore di essere in mezzo a loro si fondeva con la loro gioia di avere il Papa con sé”. Accennando poi alle visite di Mosul e Quaraqosh, ancora segnate dalle devastazioni seguite all’invasione dei miliziani dello Stato islamico, ricordato “la fuga di migliaia e migliaia di abitanti, tra cui molti cristiani di diverse confessioni e altre minoranze perseguitate, specialmente gli yazidi” provocata dall’occupazione jihadista. “E’ stata rovinata l’identità di queste città. Adesso” ha aggiunto il Papa “si sta cercando faticosamente di ricostruire; i musulmani invitano i cristiani a ritornare, e insieme restaurano chiese e moschee. Fratellanza, è lì. E continuiamo, per favore, a pregare per questi nostri fratelli e sorelle tanto provati, perché abbiano la forza di ricominciare”.
Con un significativo riferimento alle vicende storiche recenti dell’Iraq, Papa Francesco ha ricordato che “La Mesopotamia è culla di civiltà” e “Baghdad è stata nella storia una città di primaria importanza, che ha ospitato per secoli la biblioteca più ricca del mondo. E che cosa l’ha distrutta? La guerra. Sempre” ha insistito il Pontefice “la guerra è il mostro che, col mutare delle epoche, si trasforma e continua a divorare l’umanità. Ma la risposta alla guerra non è un’altra guerra. La risposta alle armi non sono altre armi. E io mi sono domandato: chi vendeva le armi ai terroristi? Chi vende oggi le armi ai terroristi, che stanno facendo stragi in altre parti, pensiamo all’Africa per esempio? È una domanda a cui io vorrei che qualcuno rispondesse. La risposta non è la guerra ma la risposta è la fraternità”. Il Papa si è soffermato anche a ricordare l’incontro interreligioso svoltosi a Ur, dove il profeta Abramo “ricevette la chiamata di Dio circa quattromila anni fa. Abramo” ha proseguito Papa Francesco “è padre nella fede perché ascoltò la voce di Dio che gli prometteva una discendenza, lasciò tutto e partì. Dio è fedele alle sue promesse e ancora oggi guida i nostri passi di pace, guida i passi di chi cammina in Terra con lo sguardo rivolto al Cielo. E a Ur, stando sotto quel cielo luminoso, lo stesso cielo nel quale il nostro padre Abramo vide noi, sua discendenza, ci è sembrata risuonare ancora nei cuori quella frase: Voi siete tuti fratelli”. (GV) (Agenzia Fides 10/3/2021)
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EUROPA/ITALIA - Il Covid non faccia chiudere gli occhi sulle violenze e sugli abusi subiti dai migranti, soprattutto donne
 
Roma (Agenzia Fides) - “Il Covid non può far chiudere gli occhi davanti a una crisi economica e sociale senza precedenti e a un traffico di esseri umani che continua a contraddistinguere i Paesi più poveri del mondo. Più di una donna migrante su due è vittima di abusi psicologici e fisici, quasi quattro su dieci sono state colpite da torture. Sono questi numeri che devono far capire come l’aiuto alle donne che si trovano in situazioni che le rendono vulnerabili, in Italia, come nel resto del mondo, sia una delle priorità da seguire. Anche durante questo periodo di pandemia”. Lo sottolinea suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie Scalabriniane, congregazione che sin dalla loro fondazione si occupa di assistenza ai migranti. I dati citati si basano su uno studio della Fondazione Ismu/L’albero della vita su valori del 2019.
“Questi numeri testimoniano che nell’agenda dei politici non può esserci solo la gestione dell’emergenza coronavirus, anche se prioritaria e importante – aggiunge suor Neusa nella nota inviata a Fides –. Le donne hanno un ruolo fondamentale nella famiglia, nello sviluppo dei figli, della voglia di riscatto e crescita che deve contraddistinguere questo momento storico. Grazie al sostegno del Santo Padre abbiamo creato case di accoglienza ‘a tempo’, come quelle aperte a Roma del progetto ‘Chaire Gynai’ (Benvenuta Donna), dove diamo modo a persone in condizioni di fragilità e semi-autonome di potersi integrare e vivere una nuova vita” (vedi Fides 1/10/2018; 4/6/2019).
Suor Neusa infine lancia un appello: “Se da una parte la rete sociale vuole accogliere, integrare, proteggere e promuovere, dall’altra è opportuno che gli Stati di tutto il mondo decidano una linea chiara nella lotta contro la tratta, il traffico e la violenza contro le donne. Proteggerle vuol dire proteggere la vita, sempre, perchè un mondo senza le donne sarebbe sterile, perchè loro sanno guardare ogni cosa con occhi materni che vedono oltre e sono capaci di fare nascere la solidarietà e la fraternità universale dal di dentro dello stesso dramma dell’emigrazione, in vista di cieli nuovi e una terra nuova!". (SL) (Agenzia Fides 10/03/2021)
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AFRICA/SENEGAL - Appello al dialogo dei Vescovi dopo i violenti scontri dei giorni scorsi
 
Dakar (Agenzia Fides) – “Finché siamo in tempo, facciamo del nostro meglio per limitare i danni e magari bloccarli. Fermiamo il ciclo di violenza!” chiede Sua Ecc. Mons. Benjamin Ndiaye, Arcivescovo di Dakar, in una dichiarazione, firmata a nome della Conferenza Episcopale della provincia ecclesiastica di Dakar, nella quale si chiede di mettere fine al ciclo di violenze che nelle ultime settimane stanno sconvolgendo il Paese.
Il messaggio invita a perseguire la via del dialogo definito come “essenziale” per instaurare un clima di pace e serenità. “Possiamo e dobbiamo, non solo difendendo i nostri diritti, ma anche assumendoci i nostri doveri, stabilire le condizioni adatte per una migliore convivenza".
Le violenze sono scoppiate dopo l’arresto, il 3 marzo, di Ousmane Sonko, il principale avversario del Presidente Macky Sall. Sonko, 46 anni, presidente del partito Pastef, terzo alle elezioni presidenziali del 2019, che è stato accusato all'inizio di febbraio di "stupro e minacce di morte" contro una lavoratrice in un salone di bellezza a Dakar. Sonko ha respinto le accuse ed ha ribattuto di essere vittima di un "complotto" e di un "tentativo di liquidazione politica" per impedirgli di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2024.
Per i suoi sostenitori, questa accusa è solo una manovra politica simile a quelle che negli ultimi anni, hanno portato alla rimozione per via giudiziaria di altri due grandi rivali del presidente, Karim Wade, figlio dell'ex Presidente Abdoulaye Wade, e Khalifa Sall, sindaco di Dakar.
Negli scontri tra polizia e dimostranti che hanno investito Dakar e le principali città del Paese sono morte una decina di persone, altrettante sono rimaste ferite, mentre 500 manifestanti sono stati arrestati. Inoltre diversi supermercati e diverse attività commerciali sono stati saccheggiati e distrutti.
"Vite umane sono state strappate, beni pubblici e privati, frutto di un patrimonio acquisito con il lavoro, sono stati saccheggiati e depredati senza alcuna considerazione morale o etica, sfidando ogni giustizia, rendendo ancor più precaria la situazione di molti lavoratori e delle loro famiglie” deplora Mons. Ndiaye.
Per placare gli animi il Presidente Macky Sall ha annunciato un allentamento del coprifuoco instaurato per bloccare il Covid-19 nelle regioni di Dakar e Thiès, che colpisce duramente i lavoratori dell'economia informale e ha promesso di reindirizzare le risorse finanziarie verso i giovani.
Al momento vige in Senegal una tregua precaria, ma si temono nuove violenze per le manifestazioni indette dai sostenitori di Ousmane Sonko per sabato 13 marzo, che si sono uniti sotto la sigla “Mouvement de défense de la démocratie” (M2D). (L.M.) (Agenzia Fides 10/3/2021)
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AFRICA/SUDAN - Covid-19: il Paese è il primo di Medio Oriente e Africa a ricevere le prime dosi di vaccino
 
Khartoum (Agenzia Fides) - Il Sudan ha iniziato a vaccinare gli operatori sanitari in prima linea contro il Coronavirus dopo aver ricevuto il primo lotto di 828.000 dosi del vaccino AstraZeneca, per i 414.000 operatori sanitari. La notizia è stata divulgata da un funzionario sanitario dall'ospedale Jabra nella capitale Khartoum; “Abbiamo iniziato a vaccinare gli operatori sanitari e altro personale delle strutture di isolamento”. Il ministro della Sanità, Omar al-Naguib, ha dichiarato che il vaccino ‘sarà disponibile gratuitamente’ e che avranno la priorità medici in prima linea, forze dell’ordine, anziani e persone di età superiore ai 45 anni affette da patologie croniche.
“I vaccini sono fondamentali per il controllo della diffusione del virus in Sudan e per tornare alla normalità” ha detto il ministro della Sanità invitando tutta la popolazione a registrarsi per farsi vaccinare.
La dottoressa Dalia Idris, membro del Comitato tecnico contro il Covid, ha spiegato che il programma inizialmente mira a vaccinare il 20 per cento del target totale. “La nostra speranza di riprenderci dalla pandemia sono i vaccini” ha affermato Abdallah Fadil, rappresentante di UNICEF Sudan. “I vaccini hanno ridotto il flagello di numerose malattie infettive, salvato milioni di vite e hanno efficacemente eliminato molte malattie potenzialmente letali”.
Attraverso COVAX, iniziativa congiunta guidata dalle Nazioni Unite in supporto ai paesi più poveri, il Sudan si è assicurato un totale di 3,4 milioni di dosi che dovrebbero arrivare in lotti fino alla fine di settembre 2021.
Il Sudan è stato il primo paese in Medio Oriente e Nord Africa (MENA) a ricevere vaccini. Secondo i dati ufficiali del Ministero della Sanità il Coronavirus, nel Paese africano, finora ha contagiato più di 28.500 e ucciso oltre 1.900, secondo i dati ufficiali.
(AP) (10/3/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/MYANMAR - Il Cardinale Bo fa rimuovere l'account di Twitter che era indebitamente a suo nome
 
Yangon (Agenzia Fides) - E' stato il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, a chiedere alla compagnia di social network "Twitter" di rimuove un account indebitamente a lui attribuito e recante il suo nome. Lo conferma all'Agenzia Fides la segreteria del Cardinale, che già il 10 febbraio aveva pubblicamente annunciato sulla pagina Facebook della Conferenza Episcopale cattolica del Myanmar e su quella dell'Arcidiocesi di Yangon di "non avere e non gestire alcun account Facebook o Twitter". Come confermato a Fides, nessuno dei post pubblicati era da attribuire al Cardinale. Non è stato possibile, finora, rintracciare, secondo le informazioni ricevuta da Fides, chi fosse dietro e chi operasse nell'account posto a nome del Cardinale, ripreso dai mass-media di tutto il mondo per i post sulla crisi birmana.
Non è stato, dunque il governo della giunta militare a oscurare l'account Twitter del Cardinale, come hanno riferito alcune fonti di stampa , ma lo stesso Cardinale a inviare una richiesta di rimozione, accolta ed eseguita dalla compagnia.
Come appreso da Fides, in questa fase delicata della crisi politica post golpe, il Cardinale Bo risiede a Yangon e non sta rilasciando dichiarazioni pubbliche, se non quelle date ai fedeli nelle omelie delle domeniche di Quaresima .
Nell'ultimo messaggio rivolto ai fedeli, il Cardinale ha detto che "un nuovo Myanmar è possibile, una nazione senza conflitti è possibile, se questa nazione si trasfigura nella gloria che merita. Rendiamo la pace il nostro destino, non il conflitto. Le armi sono inutili. Bisogna riarmarsi con la riconciliazione e il dialogo". Il Porporato ha ribadito che "la pace è l'unica via; la pace è possibile. Papa Francesco ha chiesto la risoluzione di tutti i conflitti attraverso il dialogo. Chi vuole il conflitto non augura il bene a questa nazione".
Il suggerimento dato dalla Conferenza episcopale cattolica a tutto il personale ecclesiastico è quello di non coinvolgersi direttamente nella protesta di piazza. Numerosi preti, religiosi e suore, pur seguendo questa indicazione, si sono attivati come mediatori per le strade, cercando di fermare le violenze, per salvare le vite umane dei giovani che protestavano pacificamente, nelle fasi di dura repressione della polizia..
(PA) (Agenzia Fides 10/3/2021)
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ASIA/VIETNAM - Quaresima di fede e preghiera tra distanziamento e festa buddista
 
Danang (Agenzia Fides) - E’ una Quaresima che risente delle misure di “distanziamento sociale”, quella vissuta dalla comunità dei cattolici del Vietnam. Ma queste misure non intaccano a fede e la viva partecipazione spirituale dei fedeli. Nonostante il paese conti ad oggi solo poco più di 2500 casi e 35 morti legati al Covid-19, il governo sta continuando ad attuare misure di sicurezza sanitaria nelle zone considerate più a rischio: per questo, in alcune aree del paese, è stato impedito l’accesso alle chiese e l’organizzazione di eventi aperti al pubblico, tra i quali anche le messe. Le Chiese locali interessate da questi provvedimenti stanno comunque cercando di garantire le celebrazioni liturgiche in live streaming, giovandosi delle nuove tecnologie.
L’attività liturgica e pastorale continua con ardore, invece, nelle diocesi meno colpite: presso la Cattedrale di Danang, per esempio, la celebrazione del mercoledì delle Ceneri come quella delle Domeniche della Quaresima hanno visto una grande affluenza di fedeli, tenuti comunque a rispettare le norme sul distanziamento. Ogni venerdì, le varie parrocchie locali si riuniscono per rivivere la Passione di Cristo mediante la Via Crucis e per ricevere il sacramento della Riconciliazione. L’afflato spirituale e l’atteggiamento penitenziale di “conversione” caratterizza la partecipazione dei fedeli, tra i quali moltissimi giovani.
Va notato che in Vietnam, l’inizio della Quaresima coincide con una delle feste tradizionali più sentite del calendario nazionale: la festività del Tet, cioè il capodanno lunare, periodo caratterizzato da cerimonie e riti di ringraziamento a Buddha per l’anno trascorso e per quello che si apre. In questo contesto di festa, la Chiesa locale continua il suo cammino quaresimale con atteggiamento di preghiera comunitaria, digiuno ed elemosina, per prepararsi a celebrare la Pasqua. Come raccontano fonti di Fides, la festa e la gioia circostante, che coinvolgono tutti, non vengono rinnegate ma i fedeli cattolici del Vietnam accolgono poi calorosamente il tempo quaresimale, seguendo le indicazioni del Papa e della Chiesa per questo specifico tempo liturgico. Le parrocchie di tutto il paese si colorano di viola e ai fedeli viene chiesto di partecipare intensamente e in silenzio alla Quaresima, seguendo le tracce lasciate da Gesù e compiendo un cammino di purificazione interiore che porta alla celebrazione della Pasqua.
(AD-LF) (Agenzia Fides 10/3/2021)



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AMERICA/HAITI - I Religiosi al Presidente: “non può continuare ad essere uno spettatore, ha il dovere di dare risposte alle richieste della popolazione”
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – "Come religiosi e religiose, intervenendo in tutti gli ambiti della vita del popolo haitiano e nei luoghi più remoti e difficili del Paese dove lo Stato, sia per mancanza di mezzi, incompetenza, o disonestà, non arriva né manifesta l'intenzione di andare, siamo testimoni privilegiati della miseria del nostro popolo. Sfortunatamente, sembra che lo Stato ignori questa miseria. Forti delle nostre esperienze e della nostra missione profetica, siamo venuti, in questa data che ci ricorda il 38° anniversario della visita di Papa San Giovanni Paolo II, a ricordarLe queste famose parole della Chiesa ad Haiti dell'epoca, riprese nell'omelia per l'occasione: ‘Qui qualcosa deve cambiare e i poveri di ogni genere devono riprendere la speranza!’.”
Così si legge nella lettera inviata a Fides dalla Conferenza Haitiana dei Religiosi (CHR) indirizzata al Presidente di Haiti, Jovenel Moïse, in occasione del 38° anniversario della visita del Papa San Giovanni Paolo II all’isola (9 marzo 1983).
"Trentotto lunghi anni dopo questa visita del Papa - continua la lettera -, i semi della morte sembrano ora aver prevalso sui semi della vita. Il Paese sta morendo, l'insicurezza dilaga, i più poveri non ce la fanno più, la popolazione è allo sbando, al limite della disperazione, il Paese è senza governo. Siamo tutti testimoni e vittime di troppi crimini, troppe ingiustizie e troppe disuguaglianze".
I religiosi ricordano la denuncia dei Vescovi nel febbraio scorso: "Il paese è sull'orlo dell'esplosione! la vita quotidiana del popolo haitiano si riduce a morte, omicidi, impunità e insicurezza. Il malcontento è ovunque!" (vedi Fides 3/02/2021). Ricordano anche l'insicurezza alimentare (vedi Fides 27/02/2021), base fondamentale di un popolo.
Quindi proseguono: “Viene da chiedersi: che senso ha aggrapparsi al potere anche illegittimamente o illegalmente, quando più della metà della popolazione vive in condizioni di insicurezza alimentare cronica? Perché volere a tutti i costi estendere o revocare una parvenza di mandato senza poter garantire la sicurezza della vita e dei beni, la libera circolazione delle persone? A che serve un presidente o un governo incapace di fermare il treno della morte che semina quotidianamente il lutto nella popolazione?”
La lettera si conclude con un messaggio diretto al Presidente: "Di fronte a questo stato di cose, di fronte al processo costante di disumanizzazione di un intero popolo, Lei non può continuare ad essere uno spettatore. Al di là delle leggendarie menzogne e delle rozze giustificazioni, la Sua responsabilità in questa discesa agli inferi è totale, Lei ha il dovere di dare veloci e concrete risposte alle richieste del popolo, la prima delle quali è il rispetto delle leggi di questo bel paese".
(CE) (Agenzia Fides 10/03/2021)

mercoledì 11 novembre 2020

Agenzia Fides 11 novembre 2020

 

VATICANO - Famiglia: Chiesa domestica, Chiesa missionaria
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – E’ dedicato alla famiglia cristiana oggi nel mondo l’ultimo numero del Bollettino della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) appena pubblicato. Citando vari documenti del magistero della Chiesa al riguardo, Suor Roberta Tremarelli, Segretaria Generale della POSI, rileva nell’editoriale: ”Anche oggi molte famiglie vivono nell’amore, nella fede e realizzano la propria vocazione di chiesa domestica, di chiesa missionaria, e di questo ringraziamo il Signore e lo Spirito Santo che continuamente aiuta e sostiene le famiglie nel ‘trovare nuove risorse e inventare nuovi metodi’.”
P. Dieu Béni Nicaise Yassigao, di Bangui (Repubblica Centroafricana) propone una riflessione su Gesù ragazzo e la sua esperienza nella famiglia umana: “Gesù bambino, il Figlio di Dio incarnato, ha avuto bisogno di un ambiente favorevole per sviluppare pienamente la sua missione sulla terra. Come ogni altro bambino la cui crescita richiede un ambiente familiare (per alcuni può essere la famiglia naturale, per altri un collegio, un orfanotrofio o altre strutture familiari), Egli aveva trovato nella casa di Nazareth un focolare favorevole per il suo pieno sviluppo”.
L’articolo centrale, dedicato alla “Formazione della fede dei bambini nelle famiglie cattoliche”, è di P. Linson K. Aradan, della diocesi indiana di Quilon. “In Asia, la famiglia occupa un posto centrale nella rete di relazioni e i bambini nella loro prima infanzia imparano il valore della famiglia e delle strutture familiari. Le esigenze dei bambini sono soddisfatte nella famiglia che fornisce loro sicurezza e senso di appartenenza. Imparano nella famiglia i valori dell'unità, della fratellanza, della cooperazione, della collaborazione e della simpatia.1 In famiglia, anche se i membri sono strettamente legati l'uno all'altro dal rapporto di sangue, lo sono ancor più profondamente per l'amore e la preoccupazione l'uno per l'altro”.
Anche questo numero del Bollettino riserva ampio spazio alle esperienze di impegno missionario dei ragazzi che non si arresta, ma assume forme e modalità diverse, durante la pandemia di Covid-19. Dalle Direzioni nazionali di Filippine, Libano, Messico, Kenya, Colombia, Malawi, Zambia, Angola vengono quindi le notizie su come i piccoli missionari mettano a frutto anche il tempo del confinamento continuando ad essere attivi e solidali. Viene quindi descritta la diffusione dell’Infanzia Missionaria nella parrocchia di sant’Ildefonso, diocesi di Lwena, in Angola, e altre notizie dalla diocesi di Pangkalpinang, in Indonesia, e delle attività in Benin e in Burkina Faso.
Dopo aver ripercorso la storia delle Pontificie Opere Missionarie in Guatemala, dalla fondazione nel 1973 fino ai giorni nostri, il Bollettino presenta alcuni progetti sostenuti dalla POSI: l’aiuto ai bambini con disabilità a Shimoga, in India; il sostegno ai bambini e alle loro famiglie nella diocesi di Paramaribo, in Suriname; l’organizzazione della pastorale dei bambini e dei giovani nella diocesi di Tshumbe, nella RDC Congo; la scuola materna per bambini diversamente abili nel nord-est del Kenya. Infine all’attenzione dei lettori viene proposta una pubblicazione realizzata dalle POM dell’Argentina che riunisce testi, racconti, riflessioni, giochi… sul tema della santità, con le testimonianze di bambini e adolescenti americani Santi ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa. (SL) (Agenzia Fides 11/11/2020)
LINK
Il Bollettino si può scaricare dal sito delle POM -> https://www.ppoomm.va
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AFRICA/CONGO RD - I Vescovi: “Il bene della popolazione deve essere al centro di ogni azione politica”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – “Il benessere della popolazione deve prevalere su ogni altra considerazione politica. Nessun compromesso politico può essere al di sopra dell’esigenza, per il potere politico, di fare di tutto per assicurare il bene della popolazione”. È il cuore del messaggio che i Vescovi membri della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO) hanno consegnato al Presidente Félix Tshisekedi nel loro incontro con il Capo dello Stato il 9 novembre 2020, in occasione delle consultazioni con gli esponenti politici, sociali e religiosi, al fine di trovare una soluzione alla crisi politica e istituzionale del Paese.
La coalizione governativa al potere dal gennaio 2019 comprendente esponenti legati al precedente Capo dello Stato, Joseph Kabila, è bloccata da spinte contrapposte dei suoi membri e sta frenando le ambizioni dichiarate di Tshisekedi di riformare un Paese segnato dalla corruzione e dalle violazioni dei diritti umani.
Per superare la crisi, il Presidente Tshisekedi il 23 ottobre ha promesso di avviare consultazioni con i leader politici e sociali per la creazione di un'unione della nazione. “Considerando che la salvezza del popolo è la legge suprema, ho deciso di avviare dalla prossima settimana una serie di contatti volti a consultare i leader politici e sociali più rappresentativi al fine di raccogliere le loro opinioni in merito creare un'unione sacra della nazione attorno agli obiettivi suddetti” aveva annunciato Tshisekedi, in un messaggio al popolo congolese.
Nel loro messaggio i Vescovi suggeriscono di affrontare la questione dal lato politico e da quello elettorale. Nel primo caso suggeriscono un chiarimento tra le componenti della coalizione governativa. “Una cosa ci appare certa” affermano. “La dinamica attuale della coalizione non permette la ricostruzione del Paese. Occorre una soluzione politica che rispetti il popolo congolese”.
Per quanto riguarda il percorso elettorale, la CENCO propone una riforma dell'apparato elettorale, insistendo soprattutto sulla "depoliticizzazione e rafforzamento dell'indipendenza dei membri della carica della Commissione Elettorale Indipendente (CENI)" e raccomanda "realistiche riforme consensuali della legge elettorale”.
La CENCO conclude riaffermando la sua disponibilità ad apportare il suo contributo ad ogni iniziativa che il Presidente prenderà per il bene della nazione. (L.M.) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AFRICA/TANZANIA - I missionari: riconoscenza ma anche timore verso il Presidente rieletto la scorsa settimana
 
Dar es Salaam (Agenzia Fides) - Riconoscenza, ma anche timore. Sono le reazioni dei missionari quando parlano del nuovo presidente tanzaniano John Magufuli, entrato in carica per un secondo mandato la scorsa settimana. «Nel primo mandato - spiegano a Fides alcuni missionari che chiedono l’anonimato -, il presidente si è distinto per il suo impegno nel realizzare le infrastrutture. Grazie all’aiuto della Cina, storico alleato della Tanzania, sono state costruiti strade, ferrovie. I collegamenti interni e internazionali sono migliorati. Non c’è paragone nei confronti del passato».
Magufuli si è impegnato molto anche sul fronte dell’educazione. «Su questo punto – continuano i missionari – non possiamo che lodare l’impegno del governo. Ha riorganizzato il corpo docente scegliendo gli insegnanti più qualificati e offrendo formazione a quelli meno preparati. Ha inoltre insistito affinché tutti i ragazzi avessero almeno un’istruzione di base. L’azione è stata capillare e ha interessato tutto il territorio. È un passo avanti importantissimo»
Un altro elemento giudicato positivamente è la lotta serrata alla corruzione. «Magufuli - continuano - è stato implacabile con i corrotti e con i concussi. Ha varato politiche severe che hanno ridotto drasticamente il fenomeno in tutto il Paese e a tutti i livelli». Questi investimenti hanno favorito l’espandersi dell’economia. Una crescita che è continuata anche nel 2020, nonostante l’epidemia di coronavirus. Il bilancio statale per l’anno fiscale 2020-21 prevede infatti una crescita del 5,5%, sebbene la Banca Mondiale ritenga che, pur essendo positiva, si attesterà intorno al 2,5%.
Sull’azione di governo di Magufuli si allungano, però, ombre non rassicuranti. «Ciò che ci spaventa – continuano i missionari – è lo stile con il quale agisce il presidente. Uno stile duro, deciso, a tratti dittatoriale». Secondo Freedom House, organizzazione che monitora il rispetto dei diritti umani e dei valori democratici nel mondo, «negli ultimi anni le autorità hanno intensificato gli sforzi per limitare i partiti di opposizione. Nel 2016, il governo ha vietato tutte le dimostrazioni e le manifestazioni politiche al di fuori del periodo elettorale, riducendo drasticamente la capacità dei partiti di mobilitare il sostegno pubblico. Nel gennaio 2019, il Chama Cha Mapinduzi [Ccm, partito al potere da 50 anni, ndr] ha utilizzato la sua maggioranza parlamentare per approvare emendamenti alla legge sui partiti politici che hanno ulteriormente eroso i diritti dei gruppi di opposizione».
Il governo ha arrestato diverse figure di alto profilo dell'opposizione nel 2019 e nel 2020, continuando una campagna di repressione. «Chiunque critichi il presidente - osservano i missionari – rischia di essere fermato dalla polizia e di finire in carcere. Durante le elezioni sono spariti politici dell’opposizione, giornalisti, membri delle organizzazioni non governative. I principi democratici sono in forse. Lo stesso presidente ha sta cercando di superare il limite dei due mandati per potersi candidare per la terza volta».
Oltre alla repressione preoccupa anche il carattere paternalistico del governo. «Nel Paese – concludono i missionari – non si parla né dell’emergenza Covid-19 né delle minacce dei jihadisti nei distretti meridionali. Il presidente assicura che stanno affrontando questi pericoli, ma non esiste alcun dibattito nazionale su di essi. I tanzaniani sono costretti a fidarsi e molti lo fanno. Affidandosi completamente a Magufuli e alle sue politiche». (E:C.) (Agenzia Fides 11/11/2020)

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AFRICA/EGITTO - Il Ministro (musulmano) delle dotazioni religiose: proteggere insieme da ogni attacco chiese e moschee
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – Non c’è nessuna differenza tra chi muore per proteggere dagli attacchi una chiesa e chi condivide la stessa sorte per proteggere una moschea. Lo ha ripetuto con tono determinato il dottor Mohammed Mukhtar Juma, Ministro egiziano delle dotazioni religiose, durante il forum di iniziativa per la convivenza e il rispetto reciproco promossa al Cairo dalla Fondazione culturale Dar al Hilal. La tavola rotonda ha visto la partecipazione di membri del governo, intellettuali e rappresentanti di comunità ecclesiali e religiose. Durante il suo intervento, il Ministro Mukhtar Juma ha esposto argomenti volti ad attestare che l’Egitto, sotto la presidenza di Abdel Fattah al Sisi, sta diventando “un modello di coesistenza religiosa”, in grado di cancellare progressivamente ogni discriminazione di matrice settaria e affermare la piena uguaglianza tra i cittadini appartenenti a diversa comunità di fede. Il Ministro ha anche ribadito che le diverse tradizioni religiose rappresentano in se stesse un fattore di liberazione e di guarigione da ogni fanatismo, mentre ogni forma di violenza e intolleranza esercitata chiamando in causa parole e contenuti religiosi rappresenta in realtà una mistificazione e un rinnegamento delle identità e degli accenti spirituali di misericordia custoditi e spesso condivisi dalle diverse tradizioni religiose. “Abbiamo il dovere di proteggere insieme le nostre moschee e le nostre chiese” ha aggiunto il ministro, “perché in questo modo proteggiamo la nostra Patria”. (GV) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/INDONESIA - Organizzazioni cattoliche: giustizia per i catechisti uccisi in Papua
 
Jayapura (Agenzia Fides) - “Si fermino immediatamente le violazioni dei diritti umani in Papua, in particolare da parte dei membri delle forze di sicurezza indonesiane, e sia condotta senza indugio un'indagine indipendente e credibile sui casi dell’omicidio del catechista cattolico Rufinus Tigau e di Meinus Bagubau, coinvolgendo la Commissione nazionale per i diritti umani e i leader della Chiesa per portare i responsabili davanti alla giustizia”. Lo chiedono in un documento pervenuto all’Agenzia Fides, quattro organizzazioni della Chiesa cattolica nella Papua indonesiana: la Commissione “Giustizia e pace” della diocesi di Timika (SKP Timika); la Commissione “Giustizia e pace” dell’arcidiocesi di Merauke (SKP Kame); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” dei Francescani in Papua (SKPKC Fransiskan Papua); la Commissione “Giustizia e pace e salvaguardia del Creato” degli Agostiniani, nel Vicariato Cristus Totus in Papua (SKPKC OSA Papua); accanto a loro, inoltre, si è schierata e ha offerto il suo contributo l’Ong internazionale, accreditata all’Onu, “Franciscans International” (FI).
Si tratta di un rapporto molto dettagliato e documentato, frutto del lavoro di ricerca delle organizzazioni cattoliche, su un caso di omicidio avvenuto nella regione più orientale dell’Indonesia e sul caso del ferimento di un minorenne, avvenuto lo stesso giorno. Come riferito all'Agenzia Fides, la vicenda è ancora in attesa di un epilogo che renda giustizia alle vittime e alle famiglie. Nel rapporto “Extrajudicial killing of Mr Rufinus Tigau” si ricostruiscono i due casi di Rufinus Tigau e Meinus Bagubau, avvenuti il 26 ottobre 2020. Rufinus Tigau (28 anni), nativo papuano e catechista cattolico della diocesi di Timika (nella provincia di Papua), è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco da membri di un'operazione congiunta di esercito e polizia indonesiani a Kampung Jibaguge (nel distretto Sugapa, della Reggenza Intan Jaya a Papua). Anche Meinus Bagubau (12 anni), è stato colpito da colpi d'arma da fuoco e ha riportato diverse ferite nella stessa giornata.
Il rapporto ricostruisce le fasi dell’incidente del 26 ottobre di cui viene fornito un ampio background: “Dal dicembre 2019, nell'area di Intan Jaya Regency, si è svolta un'operazione congiunta tra esercito indonesiano (Tni) e polizia (Polri), nell'ambito degli sforzi per combattere un movimento indipendentista papuano denominato Tentara Pembebasan Nasional Papua Barat (Esercito di liberazione nazionale della Papua occidentale – TPN-PB). Vi sono stati diversi scambi di colpi di arma da fuoco – spiega il dossier – che hanno provocato vittime da entrambe le parti, così come nei civili che vivono nella zona”.
Già dopo l'uccisione del presbitero protestante Yeremia Zarambani, il 19 settembre 2020, spiega ancora il rapporto, “la Commissione nazionale indonesiana per i diritti umani (Komnas Ham) aveva rilasciato una dichiarazione pubblica sulle violenze nella Reggenza di Intan Jaya”, documentando almeno 18 casi di violenza che hanno coinvolto vittime civili e personale di sicurezza. Inoltre il rapporto ricorda che, oltre a episodi largamente noti, “quest'anno si sono verificati anche diversi incidenti nell'area delle attività minerarie di PT Freeport Indonesia”, in particolare nella miniera di Grasberg, nella regione di Timika, in Papua, e che “in due occasioni, i papuani indigeni sono stati erroneamente identificati come membri del TPN-PB e fucilati da membri delle forze militari e di sicurezza indonesiane” mentre la guerriglia ha giustiziato un lavoratore.
Si arriva così a ricostruire il tragico caso del 26 ottobre quando Rufinus Tigau si avvicina alle forze di sicurezza che hanno circondato la zona dove abita, e continuano a sparare. Rufinus vuole solo spiegazioni e cercare un gesto di conciliazione. Nota il rapporto: “Tigau si è avvicinato ai membri della sicurezza e ha detto: 'Per favore, smettete di sparare. Dobbiamo parlare con calma. Qual è il problema?' Un membro dell'operativo ha puntato una pistola contro di lui che ha immediatamente alzato le mani, in segno di sottomissione. Tuttavia, è stato ucciso sul posto”, a sangue freddo.
Nelle sparatorie che intanto vanno avanti, viene colpito anche Meinus. L’esercito nega l’incidente accusando Tigau di essere un membro del Gruppo armato separatista criminale (Kelompok Kriminal Separatis Bersenjata - Kksb), termine usato per indicare appartenerti al TPN-PB. “Tuttavia – scrive ancora il dossier – l'affermazione secondo cui Tigau era un membro del TPN-PB è stata respinta da padre Martin Kuayo, Amministratore della diocesi cattolica di Timika, Papua, che ha confermato che Rufinus Tigaus era un pacifico catechista della diocesi stessa”.
Le organizzazioni cattoliche denunciano un secondo omicidio avvenuto nei giorni precedenti: quello di Agustinus Duwitau, catechista cattolico nel villaggio di Emondi, distretto di Sugapa, fucilato il 7 ottobre 2020 mentre stava tornando o casa. Anch'egli, secondo fonti locali, sarebbe stato freddato perché sospettato di essere membro del TPN-PB.
La Intan Jaya Regency è la regione in cui si trova il Wabu Block, parte della concessione mineraria a Papua tra il governo indonesiano e l’azienda PT Freeport (che poi diventa PT Freeport Indonesia, poiché il governo indonesiano ha aumentato le proprie quote nella società). Nel luglio 2015, c'è stato un accordo tra il governo indonesiano e PT Freeport Indonesia per restituire il blocco Wabu – ricco di oro – al governo. Le organizzazioni per i diritti umani e le Chiese hanno più volte allertato il governo sulle violazioni dei diritti umani a Intan Jaya Regency. Diversi anni fa, il piano per estrarre le riserve auree della zona è stato rifiutato dagli abitanti che vivono nell'area per timore di gravi danni ambientali per le comunità indigene che vi risiedono.
La Papua (o Irian Jaya) è la provincia indonesiana che occupa la parte occidentale dell'isola della Nuova Guinea. Da decenni la popolazione locale lamenta discriminazione e abusi condotti dalle autorità e dalle forze di polizia indonesiane. La provincia, antica colonia olandese, è stata annessa dall’Indonesia nel 1969 in seguito a un controverso referendum. I papuani indigeni costituiscono circa la metà della popolazione, che rivendica un’indipendenza politica e chiede da anni un nuovo referendum, anche se nel 2002 il governo di Giacarta ha concesso alla regione un'autonomia speciale.
(MG-PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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ASIA/COREA DEL SUD - La fede nella pandemia: confessionali anti-Covid nella Cattedrale cattolica di Seoul
 
Seoul (Agenzia Fides) - Il Covid-19 non deve avere l'effetto di privare i fedeli dell'accesso ai Sacramenti: come appreso dall'Agenzia Fides, con questa convinzione la Cattedrale cattolica di Seoul ha attrezzato dei confessionali appositamente adattati per permettere di celebrare il Sacramento della Riconciliazione in massima sicurezza, nel rispetto delle misure anti-Covid, sia per il sacerdote che per il penitente.
Nel complesso della Cattedrale di Myeongdong, nel cuore di Seul, i confessionali erano stati chiusi a febbraio del 2020, a causa della pandemia poiché il virus si diffonde facilmente via aerosol in spazi chiusi. Come riferisce una nota inviata a Fides dall'Ufficio Comunicazioni dell' Arcidiocesi, la Chiesa di Seoul ha riorganizzato le procedure operative e le strutture relative alle confessioni, aderendo alle linee guida di sanità pubblica emanate per la prevenzione della diffusione del coronavirus, rispettando i protocolli igienico-sanitari.
Nel nuovo assetto, lo spazio per il sacerdote e quello per il penitente nel confessionale sono ora completamente separati, mentre un apposito sistema di ventilazione è stato installato per impedire la trasmissione del virus tramite vie aeree. Inoltre, in ogni cabina è stata installata una protezione in plexiglas come barriera fisica tra il sacerdote e il penitente, per evitare l'esposizione alle goccioline respiratorie. Infine, dopo la celebrazione del Sacramento, l'intera cabina viene sanificata prima che il penitente successivo proceda alla confessione.
P. Matthias Young-yup Hur, portavoce dell'Arcidiocesi di Seoul e vicepresidente della Commissione diocesana per le Comunicazioni, commenta nella nota inviata a Fides: “La nostra comunità di fede ha dovuto affrontare tempi molto difficili, dato il prolungarsi della crisi pandemica. La riapertura dei confessionali completamente attrezzati è parte dei nostri sforzi per fornire assistenza pastorale ai fedeli. Per trasformare la crisi in un'opportunità, speriamo vi saranno altre iniziative efficaci nel campo del ministero pastorale anche nell'era post-Covid".
Secondo la Chiesa locale, afferma il sacerdote, la riapertura dei confessionali rappresenta un deciso segno di speranza che permette di guardare oltre la crisi, offrendo ai battezzati un messaggio essenziale: curare la vita spirituale, coltivare il contatto diretto con Dio, alimentare la fede attraverso i Sacramenti, sono la via maestra per superare, con la grazia di Dio, le difficoltà e le prove dell'esistenza. (PA) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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AMERICA/PERU’ - Destituito dal parlamento il Presidente Vizcarra, il paese è politicamente destabilizzato
 
Lima (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo di Lima, Mons. Carlos Castillo, ha affermato che al Congresso è mancato “il senso della misura" quando ha rimosso il Presidente Vizcarra, ciò è "qualcosa di molto serio". Questo commento dell'Arcivescovo segue la notizia che lunedì sera, 9 novembre, il Congresso peruviano ha destituito il Presidente Martín Vizcarra dopo che l'intero Parlamento lo ha dichiarato "moralmente incapace" nel processo politico aperto contro di lui per corruzione, per presunte tangenti ricevute nel 2014 quando era governatore. Il Presidente del Parlamento, del partito di Azione Popolare (AP), Manuel Merino, oppositore di Vizcarra, ha prestato giuramento ieri, martedì 10, come nuovo Presidente del Perù dinanzi al Congresso peruviano con tutti i membri presenti.
Le dimissioni del popolare Presidente sono state approvate con 105 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni, superando di gran lunga gli 87 voti richiesti, al termine di una maratona plenaria durata quasi otto ore.
Vizcarra ha dichiarato alla stampa che lascia il potere "a testa alta" e ha escluso di intraprendere un'azione legale per opporsi alla decisione del Congresso. "Lascio il palazzo del governo come sono entrato due anni e otto mesi fa: a testa alta" ha detto Vizcarra, circondato dei suoi ministri, nel cortile della sede del governo, annunciando che sarebbe andato immediatamente nella sua residenza privata.
"Me ne vado con la coscienza pulita e il mio dovere adempiuto" ha aggiunto Vizcarra, che ha goduto di livelli record di popolarità nei suoi 32 mesi di governo, tanto che ci sono state subito reazioni da parte della popolazione, come marce e “cacerolazos” a suo sostegno, nella capitale Lima e in altre città.
Questo processo di impeachment è stato una sorta di "remake" - ma con una conclusione diversa - di un altro processo di impeachment nel quale Vizcarra era uscito vincitore, il 18 settembre scorso. Vizcarra ha avuto un destino simile a quello del suo predecessore, Pedro Pablo Kuczysnki (2016-2018), che non è stato in grado di portare a termine il suo mandato poiché costretto a dimettersi a causa delle pressioni del parlamento.
Nel suo discorso di chiusura del mandato, Vizcarra, che si è caratterizzato per la lotta alla corruzione durante tutto il suo incarico, ha sottolineato che ci sono 68 parlamentari con processi in corso, senza che per questo motivo siano stati licenziati.
Il commento generale che circola è che l'unico a perdere in questa vicenda è proprio il Paese, perché ci sarà solo un Perù destabilizzato politicamente con un nuovo Presidente che è praticamente sconosciuto.
(CE) (Agenzia Fides 11/11/2020)
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sabato 21 dicembre 2019

Agenzia fides 20 dicembre 2019

EUROPA/GERMANIA - Al via la Campagna dei Cantori della Stella 2020: “Portare la benedizione, essere benedizione. Pace! In Libano e in tutto il mondo”
 
Aachen (Agenzia Fides) - “Portare la benedizione, essere benedizione. Pace! In Libano e in tutto il mondo” è il motto della prossima campagna dei Cantori della Stella 2020 che come paese simbolo quest’anno ha scelto il Libano. La campagna verrà inaugurato a livello nazionale sabato 28 dicembre a Osnabrück.
Indossando i vestiti dei Re Magi, con la stella cometa ed i loro canti, nei giorni precedenti all’Epifania i “Cantori della Stella” bussano alle porte delle case tedesche. Circa 300mila bambini delle parrocchie cattoliche della Germania porteranno la benedizione “C+M+B” (“Christus mansionem benedicat - Cristo benedica questa casa”) alle famiglie, raccogliendo offerte per i loro coetanei che soffrono in tutto il mondo.
Ogni anno, dal 1984, i Cantori della Stella portano la loro benedizione “C+M+B” anche alla Cancelleria federale, a Berlino: 108 Cantori della Stella verranno nella capitale tedesca con le loro stelle dorate e le loro corone lucenti. Martedì 7 gennaio la cancelliera Angela Merkel accoglierà i piccoli e grandi membri dell’Infanzia Missionaria tedesca per la 15esima volta. I Cantori vengono da tutte le 27 diocesi tedesche in rappresentanza di circa 300.000 ragazze e ragazzi di circa 10.000 parrocchie che partecipano alla 62a campagna dei Cantori della Stella (Aktion Dreikönigssingen). Il giorno dell'Epifania, lunedì 6 gennaio, saranno accolti anche dal Presidente federale, Frank-Walter Steinmeier, nella sua residenza.
Rappresentanti degli Sternsinger di Germania, Austria, Svizzera, Slovacchia, Romania, Ungheria e Italia (Alto Adige) parteciperanno il 1° gennaio alla celebrazione della solennità di Maria Madre di Dio, Giornata Mondiale per la Pace, con Papa Francesco nella Basilica di San Pietro.
“Sono grato per questo nuovo compito e non vedo l'ora di conoscere e affrontare le nuove sfide. Insieme allo staff di Missio Aachen e dell’Infanzia Missionaria (Kindermissionswerk/'Die Sternsinger') continueremo a mettere in pratica la solidarietà universale della Chiesa per darle un volto credibile e vicino alle persone" aveva affermato il nuovo Direttore nazionale dell'Infanzia missionaria tedesca e di Missio Aachen, il rev. Dirk Bingener, dopo la sua nomina.
(MS) (Agenzia Fides 20/12/2019)
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AFRICA/NIGER - “Nella zona di Bomoanga minacce contro i cristiani e uccisioni mirate per gli altri”, riferisce un missionario
 
Niamey (Agenzia Fides) - Come va a Bomoanga? “Male. Le cose peggiorano”. “All’approssimarsi del Natale la domanda era scontata ma la risposta dell’animatore di comunità no” riferisce all’Agenzia Fides P. Mauro Armanino, delle Società delle Missioni Africane (SMA) da Niamey. Bomoanga è il villaggio dove il 17 settembre dell’anno scorso è stato rapito P. Pierluigi Maccalli, sempre della SMA (vedi Fides 18/11/2018), del quale non si hanno da allora notizie.
“L’animatore conferma con una serie di esempi concreti la sua affermazione. E cita, a titolo di esempio, la recente uccisione del capo villaggio e ‘consigliere’ nominato dal governo, del villaggio di Kouadjieni, ad appena una decina di chilometri da Bomoanga” afferma p. Armanino.
“Invece nel villaggio di Koutougou, a una quarantina di Km da Bomoanga, è stato ucciso lo ‘stregone’ locale, sul luogo stesso dove soleva fare i sacrifici rituali prescritti dalla religione tradizionale. La chiesa della comunità cristiana non è lontana dal luogo dell’assassinio. Poco dopo la sua uccisione, è stata la volta del nipote, cristiano, ad essere minacciato e ‘invitato’ dal capo del gruppo ad informare la comunità cristiana del villaggio che, se andranno a pregare in chiesa, le uniche persone a sopravvivere saranno le donne e i bambini”.
“Ciò che lascia perplessi in queste vicende - dice il missionario - è l’assoluta libertà di manovra e di azione di questi gruppi armati che, seppur localizzati, non sono minimamente disturbati dalle forze dell’ordine. Queste ultime sono stazionate nella scuola di Ngoula, ad appena una ventina di chilometri dal villaggio dove i cristiani sono stati minacciati. Testimonianze credibili dei contadini della parrocchia di Bomoanga attestano avvistamenti, in moto e armati, di elementi di questi gruppi terroristi”.
“Il prossimo Natale per la parrocchia di Bomoanga sarà molto vicino all’originale di Betlemme, con gli Erode del momento” conclude p. Armanino. (L.M.) (Agenzia Fides 20/12/2019)
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AFRICA/EGITTO - Sale a 1322 il numero di chiese e edifici ecclesiastici “condonati” dalle autorità egiziane
 
Il Cairo (Agenzia Fides) - Il governo egiziano ha emesso nei giorni scorsi un nuovo decreto in cui riconosce la piena conformità di altre 37 chiese con gli annessi 50 edifici ecclesiastici alle disposizioni che regolano la costruzione dei luoghi di culto cristiani. Con la nuova risoluzione governativa, pubblicata sulla gazzetta ufficiale, sale a 1322 il numero di chiese e edifici di servizio ausiliari che sono stati condonati da quando è iniziato il processo di “legalizzazione” dei luoghi di culto cristiani costruiti in passato senza i permessi richiesti.
La cadenza alquanto ravvicinata degli incontri in cui vengono verificati e approvati i procedimenti che attestano la piena rispondenza dei luoghi di culto cristiani alle norme sulla costruzione di tali edifici (vedi Fides 29/9/2019) conferma la determinazione con cui le autorità egiziane portano avanti il progetto di regolarizzazione delle chiese costruite in passato senza i permessi richiesti.
Il processo di verifica e regolarizzazione è iniziato a partire dall’approvazione della nuova legge sulla costruzione e la gestione dei luoghi di culto, ratificata dal Parlamento egiziano quasi tre anni fa, il 30 agosto 2016.
Le chiese sottoposte al vaglio del Comitato governativo costituito ad hoc sono soprattutto quelle costruite prima che entrasse in vigore la nuova legge sulla costruzione degli edifici di culto cristiani. Il Comitato è incaricato di verificare se migliaia di chiese e luoghi di preghiera cristiani costruiti in passato senza le autorizzazioni richieste, rispondano agli standard stabiliti dalla nuova legge. La verifica si risolve ordinariamente nella regolarizzazione dei luoghi di culto.
Nei decenni scorsi, molte chiese e cappelle erano state costruite in maniera spontanea, senza tutte le dovute autorizzazioni. Ancora oggi proprio tali edifici, tirati su dalle comunità cristiane locali senza permessi legali, continuano di tanto in tanto ad essere utilizzati come pretesto dai gruppi islamisti per fomentare violenze settarie contro i cristiani.
La legge sui luoghi di culto dell’agosto 2016 ha rappresentato per le comunità cristiane egiziane un oggettivo passo avanti rispetto alle cosiddette “10 regole” aggiunte nel 1934 alla legislazione ottomana dal Ministero dell'interno, che vietavano tra l'altro di costruire nuove chiese vicino alle scuole, ai canali, agli edifici governativi, alle ferrovie e alle aree residenziali. In molti casi, l'applicazione rigida di quelle regole aveva impedito di costruire chiese in città e paesi abitati dai cristiani, soprattutto nelle aree rurali dell'Alto Egitto. (GV) (Agenzia Fides 20/12/2019)
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ASIA - La missione nelle società "post-umane": l'Asia ha sete di Cristo
 
Roma (Agenzia Fides) - "In Asia le grandi trasformazioni sociali, antropologiche, culturali, tecnologiche generano in alcuni casi, società post-umane. Accanto a questo fenomeno, vi è quello di persone che vivono in condizioni sub-umane. Intanto fenomeni come il nazionalismo religioso o l'intolleranza religiosa , già menzionati nel documento post-sinodale 'Ecclesia in Asia' vent'anni fa, continuano a crescere. In questa cornice la Chiesa cattolica annuncia il Vangelo all'uomo di oggi ed esercita la sua missione profetica": lo ha detto il Carmelitano indiano p. Benedict Kanakappally OCD, vice rettore della Pontificia Università Urbaniana, a margine del congresso "Transforming Asia", tenutosi il 18 e 19 dicembre a Roma, organizzato congiuntamente dalla Pontificia Facoltà teologica S. Bonaventura-Seraphicum, dalla Pontificia Università Urbaniana e dalla Pontificia Unione Missionaria. "Ci siamo interrogati su come, e se è possibile, contribuire a trasformare, e come rinnovare l'opera missionaria nel contesto del continente asiatico, così vasto e plurale. L'Asia ha sete di Cristo, diceva Ecclesia in Asia. A vent'anni da quel documento, le comunità cristiane in Asia possono riflettere e fare il punto sull'opera di evangelizzazione e su come è necessario trasformare anche la missione della Chiesa", ha spiegato il vice Rettore.
Ribadisce all'Agenzia Fides il prof. Dinh Anh Nhue Nguyen OFMConv, Preside della Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura e Direttore dell'Istituto Francescano di studi teologici asiatici: "Il continente asiatico è una realtà diversificata e complessa, in tutti i suoi aspetti e le sue dinamiche, nei diversi contesti regionali e nazionali. La Chiesa con il Sinodo e con l'Ecclesia in Asia ha compiuto un 'opera di riflessione sulla presenza della fede in quel continente. Oggi ci chiediamo se l'Ecclesia in Asia sia rilevante e quali sono le nuove sfide che oggi si pongono alla missione della Chiesa in Asia. Crediamo si debba ripartire dalla Bibbia, dalla centralità della Parola di Dio, vissuta, celebrata e annunciata".
"La sfida irrinunciabile - prosegue p. Anh Nhue - è l'annuncio del Vangelo, cui seguono altre sfide come l'inculturazione, la teologia missionaria, l'adattamento della pastorale ordinaria, a seconda dei contesti. Questo annuncio si fa carne nella testimonianza di vita, nelle opere sociali, nella prossimità verso ogni uomo. Queste attività non sono appannaggio solo della Chiesa, ma i cristiani le portano avanti per amore di Gesù Cristo, e questo fa la differenza. E' importante dirlo sempre con chiarezza, dando ragione della speranza che è in noi, senza paura di offendere le cultura o le altre religioni, riscoprendo la ragione profonda del nostro essere e operare".
Conclude il Preside: "L'annuncio del Vangelo in Asia passa anche attraverso il dialogo, ed è una missione molto delicata. Non bisogna avere paura del dialogo, ma rifuggire i due estremi: il primo è evitare il dialogo per non compromettersi; il secondo è compiere una sorta di autocensura della propria identità cristiana, per dialogare. In Asia i cristiani sono comunque ben riconoscibili nelle società: oggi sentiamo il bisogno di un rinnovamento e un ripensamento della missione, di fronte alle nuove sfide". (PA) (Agenzia Fides 20/12/2019)
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AMERICA/HAITI - Avviata la discussione tra governo, opposizione e società civile, ma una soluzione alla crisi è ancora lontana
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – E’ purtroppo fallito il secondo incontro fra rappresentanti del governo e membri dell'opposizione per risolvere la drammatica crisi che vive il paese. Mercoledì 18 dicembre, su iniziativa di Helen La Lime, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite ad Haiti, si è tenuto il secondo giorno di discussione nella sede della Nunziatura apostolica, cui hanno preso parte leader di partiti e gruppi di opposizione politica, rappresentanti della società civile, autorità locali, della presidenza, la stessa Helen La Lime e rappresentanti dell'Organizzazione degli Stati americani (OAS), lontani da microfoni e telecamere, nel tentativo di trovare una soluzione consensuale alla crisi.
A questo incontro non era presente Rosemond Pradel, rappresentante del gruppo "Maché kontre", affermando che le discussioni non stavano andando nella giusta direzione e ricordando la posizione assunta da coloro che avevano stipulato l'accordo di Marriott, che richiede le dimissioni del Capo dello Stato come prerequisito.
Alla fine di questo secondo giorno di incontro, i partecipanti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, pervenuta a Fides e pubblicata dai media locali: “Noi, partiti, gruppi politici dell'opposizione, rappresentanti della presidenza, delle organizzazioni della società civile e delle autorità locali riuniti alla nunziatura il 17 e 18 dicembre 2019, abbiamo completato due giorni di riflessioni e scambi intorno della crisi politica, sociale ed economica che ha scosso il paese da diversi mesi. Questo è un passo positivo e un approccio costruttivo che deve continuare per riunire tutti i rappresentanti della società al fine di risolvere la crisi. Cogliamo l'occasione per ringraziare la Nunziatura Apostolica per la sua ospitalità e gli attori internazionali che hanno accompagnato questo sforzo, in particolare le Nazioni Unite e l'OAS. Petion Ville, 18 dicembre 2019".
Il documento è firmato dal senatore Joseph Lambert, coordinatore di Konbit Masyonal (KONA); dall’ex senatore Paul Denis, coordinatore di Inifos; da Éric Jean-Baptiste, segretario generale di RNPD, come testimoni di questo dialogo.
La nota inviata a Fides da un missionario, commenta che, sebbene l'incontro sia già un passo avanti perché il governo ha partecipato alla riunione, si vede che ancora non c'è una via di uscita chiara.
La situazione continua ad essere bloccata nonostante gli aiuti dall’estero per programmi sociali. L’ Unione Europea, attraverso il suo ambasciatore nella vicina Repubblica Dominicana, Gianluca Grippa, ha dichiarato una settimana fa che attende una soluzione veloce per riattivare i programmi di aiuti umanitari offerti ad Haiti da un decennio. Ieri la UE ha destinato più di 15 milioni di euro come aiuti per l'America Latina e i Caraibi, tra cui Haiti.
Due giorni fa la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR), ha iniziato la sua visita ad Haiti, rispondendo all’invito delle autorità, per verificare la segnalazione dell'ONU secondo cui si sono registrati più di 42 morti in due mesi per gli interventi della polizia alle manifestazioni che chiedono le dimissioni del Presidente Jovenel Moïse.
La Chiesa cattolica, presente anche con i missionari in tutto il territorio dell’isola, non riesce ad organizzare il proprio lavoro pastorale e sociale a causa della crisi, come testimoniano a Fides alcuni missionari presenti da tempo ad Haiti.
(CE) (Agenzia Fides, 20/12/2019)

domenica 13 maggio 2018

Notizie della domenica 13 maggio da Vatican News

VaticanNews
Le notizie del giorno
13/05/2018
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Papa Francesco, al termine del Regina Caeli, ha espresso la sua vicinanza alle comunità cristiane della città di Surabaya, in Indonesia, colpite da una serie di attacchi terroristici con una decina di vittime. 
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Papa Francesco: "L’Ascensione ci esorta ad alzare lo sguardo al cielo, per poi rivolgerlo subito alla terra, attuando i compiti che il Signore risorto ci affida".
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Il 13 maggio la Chiesa celebra la Beata Maria Vergine di Fatima. Nell’occasione, ripercorriamo a ritroso i pellegrinaggi dei Pontefici al Santuario portoghese, ... 
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Il Papa ai giovani che oggi partecipano alla Veglia mariana internazionale presso il nuovo Santuario di San Gabriele dell'Addolorata: "Non innalzate muri, costruite ponti! Unite le sponde degli oceani che vi separano con l'entusiasmo, la determinazione e l'amore di cui siete capaci"
Papa Francesco riceve in dono la Lamborghini
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Rispettando la volontà del Papa, il ricavato della vendita all’asta di una Lamborghini che gli era stata donata, è andato ad opere di carità. 
SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...