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sabato 16 gennaio 2021

Agenzia Fides 16 gennaio 2021

 

AFRICA/ALGERIA - L’Arcivescovo di Algeri: “Un Chiesa dell’incontro, della fraternità, del servizio”
 
Algeri (Agenzia Fides) - “La Chiesa d'Algeria risale al II secolo, con i suoi martiri e Sant'Agostino. È una Chiesa che vive con il suo popolo e per il suo popolo che è in maggioranza musulmano. Sulle orme di Mons. Henri Teissier, continuerà ad essere una Chiesa dell’incontro, al servizio della fraternità con tutti e per tutti. Come ho scritto nella nostra rivista diocesana, “Rencontres”, l'8 dicembre è stato il giorno in cui il corpo del nostro fratello Henri ha ritrovato il paese e la terra dove ha amato e ha servito, un grande segno di fraternità tracciato nel cielo di Orano durante la beatificazione dei nostri diciannove martiri veniva rinnovato, esattamente due anni dopo”. Così mons. Paul Desfarges, Arcivescovo di Algeri, racconta in un colloquio con l’Agenzia Fides il momento e il volto della Chiesa d’Algeria, segnata in tempi recenti dalla morte di uno dei suoi più grandi testimoni, Mons. Henri Teissier (1 dicembre 2020), e dalla celebrazione del secondo anniversario della beatificazione dei 19 martiri d’Algeria (l’8 dicembre 2020).
Cos’ l’Arcivescovo ricorda mons. Teissier: “Per me era un fratello. Ha aperto e ha tracciato un sentiero e noi continueremo lo stesso percorso. Il Vescovo Jean-Paul Vesco, insieme al giornale ‘La Croix’, hanno definito il nostro fratello Henri 'il ventesimo beato'. Avrebbe potuto essere ucciso con gli altri 19 durante l'ondata di violenza che ha travolto l'Algeria, gli è stato concesso di continuare ad accompagnare la sua Chiesa nelle difficoltà, aiutandola a rimanere fedele, nel perdono, nella pace, nel vincolo di alleanza che la univa al suo popolo, anch’esso in un terribile calvario. Giornate cariche di emozione hanno mostrato la fraternità che ha attraversato le due sponde del Mediterraneo, da Lione ad Algeri, passando per Marsiglia. In quei momenti, tutti hanno potuto ascoltare e vivere la felicità delle Beatitudini. Si assaporava già il Regno di una fraternità che trascende ogni cultura e religione ed è realmente universale”.
Ben radicata e divenuta pienamente “Chiesa d’Algeria” e non “Chiesa in Algeria”, come amava ripetere Mons Teissier, la comunità cristiana vive con il popolo l’ennesima fase di fragilità, complicata dalla pandemia e dalla lunga assenza del presidente Abdelmadjid Tebboune ricoverato in una struttura ospedaliera in Germania. Racconta l’Arcivescovo: “Siamo una Chiesa cittadina al servizio della società che ama. I cristiani come tutti i cittadini stanno vivendo la situazione in cui la pandemia continua, anche se in declino, con tutte le restrizioni imposte dalle misure sanitarie. Il Paese resta chiuso ai voli commerciali all'estero e sono ripresi solo i voli interni. I mezzi di circolazione, specialmente tra i distretti, rimangono limitati. La crisi economica si sta facendo sentire e le famiglie bisognose aumentano in modo preoccupante. I nostri dipartimenti Caritas, Incontro e Sviluppo, le Conferenze di San Vincenzo de 'Paoli fanno del loro meglio, con mezzi limitati per distribuire alimenti e fornire aiuti quando possibile. Di recente è stata votata una riforma della Costituzione, anche se con una forte astensione (un referendum novembre 2020 ha sancito la riforma costituzionale con il 66,80 per cento dei voti, ma con un’affluenza che non arrivava al 24%, ndr). Promette una maggiore partecipazione della società civile, ma attualmente siamo piuttosto in una fase di grande controllo del potere”. L’Arcivescovo si dice preoccupato “per la cancellazione dell'articolo sulla libertà di coscienza anche se il testo non è ancora stato firmato dal presidente il cui rientro è atteso, dopo oltre due mesi di assenza per malattia. Vengono annunciate le elezioni regionali e legislative ma restano tante incertezze per l’anno 2021, con una situazione economica fragile”.
La Chiesa d’Algeria, una piccola presenza in termini numerici, continua a essere una realtà molto significativa nel Paese. La sua testimonianza e il suo annuncio, rappresentano un segno ormai stabilmente riconoscibile di dialogo e convivenza pacifica grazie anche alle esperienze di profonda condivisione dei 19 martiri e di grandi rappresentanti quali il Cardinal Duval e Mons. Teissier.
Conclude l’Arcivescovo Desfarges: “L'8 dicembre scorso, Maria, piena di grazia, ci ha accolto nella Basilica a lei dedicata, Notre-Dame d'Afrique, ad Algeri. Il vescovo Teissier ora riposa lì accanto al cardinale Duval. La Beata Vergine, con il nostro fratello Henri, il cardinale Duval, il beato Charles de Foucauld, i nostri beati martiri d'Algeria e tutti i santi, continuerà ad accogliere tutti coloro che ogni giorno le confidano le loro gioie, ma soprattutto i loro dolori e le loro sofferenze. Maria è la guida della nostra Chiesa e la Madre di tutti i suoi figli, cristiani, musulmani, cercatori di senso, i suoi figli della ricerca interiore. Li aiuta a riconoscersi e ad amarsi come fratelli e sorelle. Durante quei giorni di grazia, i nostri fratelli e sorelle musulmani hanno potuto pregare insieme attraverso la recita della Fatiha, cantata da una sorella della Tarîqa Alâwiyya (un ordine sufi, ndr) e dai cristiani presenti. In quei giorni Maria, piena di Spirito Santo, ci ha guidati con dolcezza a questo stesso Spirito che permette l’incontro, anche nella preghiera, delle spiritualità di ogni religione ”.
(LA) (Agenzia Fides 16/1/2021)
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AFRICA/TOGO - “Dopo un anno travagliato, il 2021 apra per il Togo una finestra sulla speranza”, dice un missionario
 
Sokodè (Agenzia Fides) - L’anno appena concluso è stato difficile e complicato per i tanti problemi che il Togo ha avuto. “Le ripercussioni si sono fatte sentire anche da noi a Kolowaré, dove l’esercito armato girava ed era spesso presente in modo pesante” scrive all’Agenzia Fides padre Silvano Galli, sacerdote della Società per le Missioni Africane.
“A partire dalle elezioni contestate dai diversi settori della società che hanno visto la conferma alla guida del Paese del presidente Faure Gnassingbé (vedi Fides 25/2/2020), al sopraggiungere del Covid che in qualche modo ha fatto passare sotto silenzio la crisi politica, la gente qui a Kolowaré si preoccupa prevalentemente di come sopravvivere.” Stando ad alcune testimonianze, racconta il missionario, i cristiani togolesi sperano che questo nuovo anno appena iniziato inviti tutti ad aprire la finestra sulla speranza, in qualunque situazione si trovi, nella preghiera e nell’azione. L’auspicio è che la situazione politica paralizzata, porti ad un dialogo tra i protagonisti e che i togolesi smettano di cercare affannosamente le cose materiali, per dedicarsi di più alla condivisione dei beni e alla serenità, si mettano in ascolto gli uni degli altri, per provare maggior empatia per una società più umana”.
(SG/AP) (Agenzia Fides 16/1/2021)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Ripensare i media cattolici ai tempi del Covid
 
Abidjan (Agenzia Fides) - Rilevare l'impatto negativo dell'insorgenza della crisi sanitaria del Covid-19 sul regolare svolgimento delle proprie attività e riflettere sul futuro dei principali media cattolici, come RNC, la Radio nazionale cattolica e Ecclésia TV, la televisione della Chiesa cattolica della Costa d'Avorio. E' quanto ha fatto la Commissione episcopale per i mezzi di comunicazione sociale della Chiesa della Costa d'Avorio, riunita dall'11 al 14 gennaio, presso il centro diocesano di Yamoussoukro, nella prima sessione ordinaria dell'anno 2021
I partecipanti erano una dozzina di responsabili della comunicazione delle diocesi e dei media della Chiesa locale. “Abbiamo discusso la gestione delle nostre strutture ai tempi di Covid; come siamo riusciti, cosa abbiamo fatto, quali sono le alternative che siamo riusciti a trovare affinché le nostre radio, le nostre televisioni, i nostri giornali e riviste possano funzionare?" ha detto a Fides p. Augustin Obrou, Segretario esecutivo nazionale della Commissione episcopale per i mezzi di comunicazione sociale.
Domande che, secondo p. Obrou, trovano la loro risposta nelle innovazioni apportate dal cambio di programma e di linea editoriale dei media che devono fornire oggi un nuovo modo di ripensare la loro missione di vicinanza ai fedeli segnati dalle conseguenze della pandemia. Sono stati quindi intensificati i programmi di dialogo e di ascolto con i fedeli e le trasmissioni delle messe e di momenti di preghiera.
Al termine dell'incontro il 14 gennaio, Sua Ecc. Mons. Raymond Ahoua, Vescovo di Grand-Bassam e presidente della commissione episcopale per i mezzi di comunicazione sociale ha affermato: “Penso che tutti dovrebbero mantenere la propria identità e avere obiettivi precisi. Non siamo nello stesso mercato con lo stesso prodotto in concorrenza con altri e per questo dobbiamo restare sereni”. (S.S.) (Agenzia Fides 16/1/2021)

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ASIA/SIRIA- Tornano a Raqqa ex jihadisti siriani e “vedove di Daesh” rilasciati dal Campo di detenzione di Al Hol
 
RAQQA (Agenzia Fides) – Le Forze Democratiche Siriane, coalizione a guida curda che di fatto controlla il nord-est della Siria – ha disposto il rilascio di circa 400 famiglie di ex miliziani dell’autoproclamato Stato Islamico (Daesh) dal campo di prigionia di Al Hol, e il loro ritorno nella città di Raqqa, città che per lungo tempo, negli anni del conflitto, è stata la principale roccaforte di Daesh in Siria. Il rilascio delle famiglie di appartenenti a Daesh di nazionalità siriana è stato giustificato come misura volta a diminuire il sovraffollamento del Campo, dove le condizioni di vita sono sempre più intollerabili e continuano a registrarsi gravi episodi di violenza. Le famiglie rilasciate dal Campo di Al Hol sono composte in gran parte dalle vedove e dai figli di jihadisti rimasti uccisi durante il lungo conflitto che ha devastato la Siria negli ultimi anni. Non di meno, tra gli abitanti di Raqqa non è mancato chi ha espresso preoccupazione o aperta contrarietà davanti all’arrivo degli ex prigionieri provenienti da Al Hol.
Le Forze Democratiche Siriane (Syrian Democratic Forces, SDF) sono una alleanza di milizie a prevalenza curda, costituitesi nell’ottobre 2015 durante il conflitto siriano, che con l’appoggio della coalizione internazionale a guida USA controllano de facto ampie aree della Siria nord-orientale, coincidente con l'autoproclamata Federazione Democratica della Siria del Nord, detta comunemente Rojava.
Il presente e il destino delle famiglie di ex miliziani di Daesh prigionieri nei campi di detenzione in territorio siriano continua a rappresentare un nodo dai risvolti umanitari di difficile soluzione. Già nel 2020 le Forze democratiche Siriane hanno iniziato – con la mediazione di capi tribali locali - un processo di rilascio e ricollocamento progressivo di nuclei familiari prigionieri a Al Hol e in altri campi di detenzione. Dopo il crollo dello Stato Islamico, la Francia ha finora disposto il rientro in patria di 35 figli di jihadisti francesi che erano detenuti nei campi di detenzione sotto controllo curdo.
Nelle ultime settimane, nel nord e nel nord-est della Siria, divenuta area contesa tra diversi attori regionali e globali, si sono moltiplicate anche sanguinose operazioni “mordi e fuggi” messe in atto da cellule dormienti di Daesh ai danni delle forze militari governative, attacchi e attentati che hanno già provocato decine di morti.
A Raqqa, a quel tempo roccaforte siriana dei jihadisti di Daesh, il 29 luglio 2013 si sono perse le tracce del gesuita e islamologo romano Paolo Dall’Oglio, fondatore della Comunità monastica di Deir Mar Musa. (GV) (Agenzia Fides 16/1/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Fare luce sul massacro impunito a Panay: la richiesta della società civile e di organizzazioni religiose
 
Manila (Agenzia Fides) – Una seria e approfondita indagine giudiziaria perché un massacro non resti impunito e perchè si faccia luce su quanto avvenuto a Tapaz nella provincia di Capiz, sull’isola di Panay, nel centro del vasto arcipelago, due giorni prima della fine dell’anno. E’ quanto chiedono al governo laici e religiosi filippini, associazioni della società civile e diversi parlamentari dell’opposizione. Il 30 dicembre scorso infatti leader e membri di una importante comunità locale – gli indigeni Tumandok – sono stati oggetto di un durissimo intervento militare che ha lasciato sul terreno nove vittime e visto l’arresto di una ventina di persone. Per ora non si conoscono le ragioni e gli autori della strage e l’inchiesta interna aperta dalle autorità militari viene ritenuta insufficiente a rendere giustizia alle famiglie. Secondo i familiari delle vittime, i nove civili disarmati prima di essere uccisi sarebbero anche stati torturati. La polizia, che accompagnava l’operazione militare, sostiene invece che si trattasse di persone che avevano aperto il fuoco contro gli agenti e che fossero militanti del gruppo ribelle di matrice comunista New People’s Army, ipotesi respinta dalle famiglie.
La vicenda è connessa alla resistenza e alle proteste contro il progetto, a lungo contestato, dell’enorme diga di Jalaur, che ha l’obiettivo di fornire acqua per l’irrigazione su larga scala e produrre corrente elettrica. La seconda fase del progetto, dal costo di oltre 11 miliardi di pesos (circa 250 mln di dollari), ha preso il via nel 2019.
Nell’isola vi sono state manifestazioni e cosi in Europa: l’importante organizzazione della diaspora filippina “Promotion of the Church Peoples Response” (PCPR Europe), che ha pubblicato un messaggio di cordoglio e solidarietà con le famiglie Tumandok, ha organizzato nei giorni scorsi una manifestazione di sensibilizzazione online in appoggio alla missione di verifica che laici e religiosi stanno preparando per capire esattamente la dinamica di quanto successo, affinché venga avviato una procedimento giudiziario “civile”. “Sempre che – rileva all’Agenzia Fides il Camilliano Padre Aris Miranda – sia possibile recarsi sul luogo del crimine che è stato subito sigillato”.
La storia di Panay è purtroppo una storia di violenza contro le popolazioni indigene: “Non c'è solo il problema della diga ma più in generale – spiega a Fides P. Miranda – esiste un costante accaparramento delle terre indigene perché Panay è ricca di risorse naturali, agricole e minerarie, e investitori filippini e stranieri hanno sempre cercato di ottenere la terra indigena. I Tumandok sono una popolazione locale di circa 95mila individui, molto legati alla propria terra e alle proprie tradizioni. Furono tra i primi a opporsi alla conquista spagnola e ancora tra i primi a lottare contro le lobby sostenute dal dittatore Ferdinando Marcos. Panay è infatti un’isola dove impera il latifondo ed è terreno fertile per la canna da zucchero. E’ da sempre un luogo che risveglia grandi appetiti ma che conosce anche una lunga storia di resistenza locale agli invasori esterni”.
Proprio alla vigilia del massacro di Capiz, nel suo messaggio pastorale per il Natale, il Vescovo Gerardo Alminaza di San Carlos (diocesi che copre parte di quel territorio) ricordava le recenti stagioni di violenza sull’isola e ammoniva che “la pace non è negoziabile. Questo va oltre la tirannia di un leader politico. La pace è ancora più preziosa e dovrebbe essere l'obiettivo finale del motto della polizia e dei militari, ‘Per servire e proteggere: proteggere le persone, proteggendo lo Stato’. Sfidiamo il nostro governo locale a non diventare un ostaggio politico di questa oppressiva politica di uccisioni. Il Natale – concludeva il messaggio del Vescovo della diocesi suffraganea dell’arcidiocesi di Jaro a Panay – deve ispirarci e incoraggiarci a sostenere una città pacifica, un'isola pacifica e a paese pacifico, libero da assassinii senza senso”.
(MG-PA) (Agenzia Fides 16/1/2021)

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AMERICA/HAITI - I Gesuiti sulla crisi sociale e politica: esortiamo a rifare il gesto del 1804
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – E’ stato pubblicato in coincidenza dell’anniversario del terremoto del 2010 che ha distrutto Haiti, il rapporto dei Gesuiti che lavorano in questa terra martoriata e che più di una volta hanno proposto una visione con speranza nell’impegno cristiano di convivere con queste comunità martoriate dalla natura e la violenza.
“La profonda crisi che la società haitiana sta attraversando da diversi decenni ha ormai raggiunto dimensioni inimmaginabili. Ci sentiamo come se fossimo nel caos totale; in fondo a un baratro da cui non si vede alcuna via d'uscita all'orizzonte. L'incertezza e la sofferenza sembrano ahimè! portare via ogni speranza. La nostra nazione sta lentamente collassando e con essa le nostre istituzioni ei valori fondamentali su cui si basa la nostra esistenza collettiva. Questa triste situazione ci sfida come uomini e donne, cristiani e non cristiani e ancor più come religiosi gesuiti. Questo grido dell'apostolo Paolo risuona ora più che mai nelle nostre menti e nei nostri cuori e ci spinge all'azione: "Guai a me se non predico il Vangelo (1 Cor 9,16)"
Dopo un analisi su certi aspetti della società haitiana, il rapporto segnala che c’è una via di uscita dalla crisi, ecco perché concludono con esortare i diversi protagonisti della vita sociale e politica di questo paese a rifare il gesto del 1804:
“Se la tragedia che stiamo vivendo è il risultato dell'azione umana, una via d'uscita dalla crisi e un domani migliore può arrivare attraverso l'azione positiva dei figli e delle figlie del nostro Paese.
Esortiamo gli attori chiave, sia nazionali che internazionali, a prendere le decisioni appropriate, nel pieno rispetto dei principi democratici fondamentali, per aiutare a salvare questo paese.
Esortiamo le forze vitali della Nazione, chiediamo di alzarsi, in questo storico crocevia del nostro Paese, a rifare il gesto del 1804 e lanciare così questo vasto movimento di rinascita nazionale che ridarà speranza e dignità al nostro popolo.
Esortiamo inoltre tutti gli attivisti sociali e politici, le numerose organizzazioni della diaspora haitiana, a non scoraggiarsi e a continuare la lotta per invertire questa situazione insopportabile.
Esortiamo il valoroso popolo di Haiti, le persone coraggiose e resilienti, le persone orgogliose anche in mezzo alle avversità a continuare ad attingere alla loro fede, alla loro ricca cultura e alla loro storia unica, nuove ragioni di speranza e coraggio necessario per realizzare il suo sogno di una nuova Haiti.”
Il rapporto inviato a Fides è firmato da tutti i gesuiti che lavorano ad Haiti.
(CE) (Agenzia Fides 16/01/2021)

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AMERICA/ARGENTINA - I Missionari della Consolata: “Al fianco dei poveri e dei bisognosi, per riscoprire il volto di Cristo”
 
Buenos Aires ( Agenzia Fides) - “Qui lavoriamo nelle periferie urbane delle grandi città con un alto tasso di problemi sociali. Collaboriamo al miglioramento e alla promozione della dignità umana, attraverso l'istruzione scolastica, centri sanitari e centri di formazione professionale. È importante sensibilizzare i fedeli ad assumere la condizione missionaria ricevuta nel battesimo. Vogliamo formare giovani chiamati da Dio ad essere missionari della Consolata”. A dirlo all’Agenzia Fides è padre Dietrich Pendawazima, vice superiore generale dei Missionari della Consolata, di origini tanzaniane, parlando dell’opera e dell’impegno dei missionari in Argentina.
"Quali sfide bisogna affrontare dove veniamo inviati? Prendiamo e annunciamo Gesù dove ancora non lo conoscono”, afferma p. Dietrich “È necessario condividere il perché della nostra presenza e l’esperienza significativa che il Signore ci sta permettendo di vivere - prosegue - il carisma missionario e lo spirito del nostro fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, porta ad impegnarci laddove c’è bisogno del nostro aiuto”.
"All’inizio della nostra presenza in Argentina - racconta p. Pendawazima - ci siamo posti questa domanda: come missionari, come possiamo dare il nostro contributo? Conoscendo la realtà nella quale iniziavamo a muovere i primi passi, dopo tanti confronti tra di noi e altri missionari e agenti pastorali della diocesi, abbiamo ritenuto che una nostra presenza qui fosse significativa. Il luogo che più di altri aveva necessità di una presenza missionaria era quello della baraccopoli. Ecco perché abbiamo iniziato la nostra presenza in mezzo ai più poveri".
Continua il vice superiore generale: "Cerchiamo , nel limite del possibile, di farci prossimi , di assumere uno stile di vita semplice, essenziale e sobrio. Fin dagli inizi, il Signore ha messo lungo il nostro cammino, giovani laici pronti a condividere questa nuova missione con noi. Consacrati e laici insieme per l’annuncio della Buona Notizia in mezzo ai più poveri. La preghiera e la condivisione - rimarca p. Dietrich - sono il centro della nostra missione che poi si realizza nella attività concrete, dove la priorità è la visita quotidiana tra la gente. In questi anni -conclude - abbiamo capito quanto veri e significative siano le parole di Gesù quando dice che ogni volta che aiutiamo un povero, un bisognoso è Gesù stesso che stiamo aiutando”.
(ES) (Agenzia Fides 16/1/2021)
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Guarda la video intervista a padre Dietrich Pendawazima sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://youtu.be/OpG14H3smYo
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NEWS ANALYSIS - Verso una “nuova economia”: abolire i paradisi fiscali
 
Roma (Agenzia Fides) - “L’abolizione dei paradisi fiscali è una priorità assoluta, perché essi rappresentano uno strumento di disuguaglianza in cui a pagare sono sempre i Paesi più deboli. Nel 2013, la banca Credit Suisse ha diffuso un grafico noto come ‘piramide della disuguaglianza’, che mostrava come in quell’anno il 91,7% della popolazione mondiale avesse accesso soltanto al 17% delle ricchezze, mentre lo 0,7% della popolazione accedeva al 41%. Questa immagine, che già appare piuttosto impietosa, in realtà ormai è diventata quasi una rappresentazione benevola, perché dal 2013 ad oggi la sperequazione tra ricchi e poveri, tra chi non paga le tasse e chi ne è vessato, si è persino allargata. E’ quindi evidente quanto sia necessario un patto fiscale: esso implicherebbe la ridistribuzione delle ricchezze e la creazione di un sistema di rimessa in circolo del denaro. Sentiamo sempre dire che mancano le risorse, ma in realtà si calcola che nei paradisi fiscali siano stati nascosti tra i 21mila ai 36mila miliardi di dollari. Una sana politica fiscale, basata su una tassazione progressiva, permetterebbe di rimettere in circolazione tutta questa ricchezza e di utilizzarla per la produzione di beni comuni”. E’ quanto spiega all’Agenzia Fides da Nicoletta Dentico, esperta di cooperazione internazionale e salute globale, offrendo una riflessione sulle strategie e le azioni da compiere per costruire la “nuova economia” promossa dall’iniziativa “The Economy of Francesco”. [ - continua]


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Continua a leggere la News analysis sul sito web Omnis Terra -> http://omnisterra.fides.org/articles/view/155

lunedì 7 settembre 2020

Agenzia Fides 7 settembre 2020

 

AFRICA/MOZAMBICO - Rilasciate le suore rapite, il Vescovo: "Chiediamo pace"
 
Mocímboa da Praia (Agenzia Fides) - Le due suore della congregazione di San Giuseppe di Chambery rapite il 12 agosto a Mocímboa da Praia (Mozambico) sono state rilasciate. Lo ha annunciato ieri, 6 settembre, Mons. Luiz Fernando Lisboa, Vescovo di Pemba. "Le suore – informa il Vescovo in una nota pervenuta all'Agenzia Fides – sono sane e salve. Le nostre Inês ed Eliane, che lavorano nella parrocchia di Mocímboa da Praia, dopo ventiquattro giorni passati in prigionia, sono tornate tra noi".
Le due religiose di origine brasiliana erano state rapite nel corso di un furibondo attacco che le milizie al-Shabab hanno portato, martedì 12 agosto, a Mocímboa da Praia, importante centro della provincia di Cabo Delgado. In quell’occasione, le forze dell’ordine e le forze armate sono state costrette a ritirarsi precipitosamente, lasciando per alcuni giorni campo libero ai miliziani. In quel frangente, le suore erano state prelevate dalla loro comunità e portate via. Per alcuni giorni non si è saputo nulla di loro, ma le autorità nazionali e internazionali si sono subito mobilitate per favorire il loro rilascio. Le trattative sono andate a buon fine.
L’azione contro Mocímboa da Praia ha dimostrato un salto di qualità nell’operatività di queste milizie che si proclamano "jihadiste". Se nel 2017, quando hanno iniziato ad attaccare i villaggi della provincia di Cabo Delgado, si spostavano a bordo di vecchi scooter e utilizzavano armi rudimentali (machete, lance, ecc.), nelle ultime operazioni hanno mostrato fuoristrada nuovissimi e armi automatiche e una grande capacità di muoversi sul terreno. Chi ha fornito loro gli armamenti? Chi ha addestrato questi miliziani? Secondo alcuni analisti, potrebbe trattarsi non tanto di gruppi jihadisti ma di milizie legate a grandi organizzazioni criminali, che stanno creando basi per il commercio internazionale di stupefacenti. Negli ultimi due anni le loro azioni hanno creato instabilità nella zona e hanno provocato centinaia di sfollati.
Le suore di San Giuseppe di Chambery si sono trovate in mezzo ai combattimenti e sono state rapite. Le religiose sono presenti nella cittadina di Mocímboa da Praia dal 2003. Negli anni hanno creato una fitta rete di scuole materne e un centro sociale. La loro presenza ha offerto un grande contributo all’alfabetizzazione dei ragazzi e delle ragazze locali. Purtroppo, con l’intensificarsi delle azioni militari sul territorio, molte di queste scuole hanno dovuto chiudere e le attività si sono concentrate soprattutto su Mocímboa da Praia.
"Innalziamo insieme un inno di ringraziamento a Dio - scrive il Vescovo Lisboa - e continuiamo a pregare per tutti coloro che sono ancora dispersi, sfollati e che subiscono le conseguenze della violenza e della guerra. Chiediamo la benedizione di Dio per Cabo Delgado e che ci conceda il dono di una vera pace di cui abbiamo tanto bisogno!".
(EC) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AFRICA/CENTRAFRICA - “I gruppi armati controllano quasi l’80% del territorio e minacciano il nostro futuro” denunciano i Vescovi
 
Bangui (Agenzia Fides) – “Ci sono segnali di speranza ma la continua presenza di gruppi armati minaccia il futuro del Paese”. Si può riassumere così il grido di allarme dei Vescovi della Repubblica Centrafricana contenuto nella loro Lettera pastorale “Fai uscire il mio popolo”, pubblicata ieri, domenica 6 settembre.
“Dopo il colpo di stato del marzo 2013, il nostro Paese si è dotato di istituzioni democratiche nel marzo 2016. Attraverso il voto e le elezioni, il popolo si è dato una nuova Costituzione e delle autorità legittime” ricordano i Vescovi. Tra i progressi effettuati c’è l’Accord Politique pour la Paix et la Réconciliation en République Centrafricaine (APPRCA) firmato nel 2019 da 14 gruppi armati con il governo.
“Cari fratelli e sorelle, a livello politico, ci interroghiamo sull'efficacia delle istituzioni repubblicane nella ricostruzione del nostro Paese” afferma però il messaggio pervenuto all’Agenzia Fides. “Notiamo con amarezza che il 70% o addirittura l'80% del nostro Paese è occupato da gruppi armati, alcuni dei quali sono guidati dai mercenari più feroci”. Questi gruppi - dicono i Vescovi - “sono coinvolti in crimini di guerra, crimini contro l'umanità, crimini ambientali e il saccheggio su larga scala delle nostre risorse minerarie. Hanno commesso crimini di sangue contro persone innocenti a Bocaranga, Bohong, Bozoum, Besson, Bouar, Birao, Ndélé, Bria, Lemouna, Koudjili”.
“I signori della guerra approfittano dell'Accordo politico per la pace e Riconciliazione, approfittando delle concessioni loro offerte da quest’ultimo, in particolare la piena libertà di movimento. Hanno imposto il business della guerra, un modello economico fondato sul sangue umano” affermano i Vescovi, che lanciano l’allarme sul fatto che alcuni di questi gruppi si stanno “rafforzando, reclutando nuovi combattenti e accrescendo le scorte di armamenti e munizioni”. “Non hanno ancora rinunciato al progetto di spartizione del nostro Paese? Cercheranno di raggiungere questo scopo interrompendo il processo elettorale?” si chiede il messaggio.
“Quando si viaggia attraverso la Repubblica Centrafricana, è terrificante incontrare interi villaggi costretti all'abbandono dalle loro popolazioni o incendiati da criminali impuniti. Le famiglie preferiscono vivere in esilio o rimanere nei campi per sfollati che a volte si trovano a cento metri dalle loro case”.
“Quali leader saranno in grado di far emergere gli abitanti della Repubblica Centrafricana dall’oppressione, dalla miseria e dall’ignoranza?” chiedono i Vescovi in vista delle elezioni presidenziali di dicembre. Il messaggio si rivolge in particolare ai giovani e alle donne. I Vescovi esortano i primi a non essere “un serbatoio inesauribile di carne da cannone, ma la risorsa più importante del nostro Paese”. Il messaggio chiede loro di rifiutare il voto di scambio e di astenersi dalla contestazione violenta dei risultati del voto. Alle donne chiedono di mobilitarsi per partecipare attivamente al processo elettorale come candidate, elettrici, educatrici e promotrici della non violenza a tutti i livelli dove potete essere utile al nostro Paese”.
“Che la Vergine Maria, Regina del cielo e della terra, renda fruttuosi gli sforzi per elezioni trasparenti, credibili e pacifiche, che ci diano dei veri leader al servizio delle persone sull’esempio di Mosè” conclude il messaggio. (L.M.) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AFRICA/TOGO - Verso la Giornata Missionaria Mondiale: riprese le attività “in presenza”
 
Lomé (Agenzia Fides) – Preparare le attività pastorali di animazione missionaria in vista dell'Ottobre missionario e della Giornata Missionaria Mondiale, il 18 ottobre: con questa finalità nei giorni scorsi, il Direttore nazionale e i Direttori diocesani delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Togo si sono incontrati - in una primo raduno "in presenza", dopo le riunioni online - a Lomé, per la sessione di rientro, presso la sede nazionale delle POM, situata all’interno del complesso che ospita la Conferenza episcopale togolese (CET).
Tra le tematiche affrontate, l'urgenza di riprendere tutte le attività e i programmi di animazione rimasti in sospeso a causa della crisi sanitaria del Covid-19, che ha portato al divieto di raduni e alla chiusura dei luoghi di culto. Come riferito a Fides, il Direttore nazionale delle POM, padre Donald Charif-Dine Fadaz, ha presentato una riflessione sulla mancata colletta, su tutto il territorio nazionale, dell’obolo di San Pietro Apostolo, che doveva aver luogo nei mesi estivi, ma che non si è potuto fare a causa della crisi sanitaria.
Data la particolare situazione dell'anno in corso - segnato dal lockdown per il Covid-19 - i Direittori presenti hanno concordato sulla necessità di garantire uno sforzo di animazione maggiore del solito, incidendo su parrocchie, comunità, associazioni, movimenti di fedeli, anche nelle aree remote. "La missione evangelizzatrice cui siamo chiamati - si è detto - non può passare in secondo piano: è un compito di tutti i battezzati ed è la vita stessa della Chiesa, chiamata a comunicare l'amore di Dio all'umanità".
E’ stato dato particolare rilievo ai risultati della celebrazione del Mese Missionario Straordinario di Ottobre 2019, e si è impostata la programmazione delle attività per l'anno pastorale 2020-2021. Sono stati inoltre presentati i rapporti delle attività della diocesi. Inoltre la Direzione nazionale ha provveduto alla distribuzione di materiale di animazione missionaria (documenti, depliant, notiziario delle POM in Togo), ai Direttori diocesani in modo da sensibilizzare i fedeli e coinvolgerli nella animazione e celebrazione del momento più importante dell'anno: la Giornata Missionaria Mondiale del 18 ottobre prossimo.
La diocesi di Kara è stata selezionata come diocesi ospitante dell'incontro ordinario dei delegati POM, che si terrà nell'aprile 2021, e di quello per gli anni 2021-2022 dal 6 all'8 settembre 2021.
(AP/DF)) (7/9/2020 Agenzia Fides)
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ASIA - Covid-19 e emergenza educativa: urge collaborazione tra governi e settore privato per il sostegno alle famiglie
 
Bangkok (Agenzia Fides) - La pandemia di Covid-19 ha avuto un forte impatto sui sistemi educativi a livello globale. Secondo l’UNICEF, gli effetti della pandemia hanno toccato oltre 1,5 miliardi di studenti a livello globale, e 1 miliardo di studenti non hanno ancora avuto la possibilità di rientrare ancora a scuola. La chiusura delle scuole ha avuto un profondo impatto sui percorsi di apprendimento dei e delle giovani di tutto il pianeta, e si calcola che circa 430 milioni di bambini, ragazzi e giovani in Asia meridionale non abbiano avuto alcun accesso alla didattica a distanza. L'emergenza educativa si è abbattuta in modo più forte sui paesi più fragili e sulle fasce sociali più deboli e vulnerabili. Rileva una nota della campagna "Dacci oggi il nostro pane quotidiano", lanciata a livello internazionale dalla rete FOCSIV ("Federazione di organismi cristiani servizio internazionale volontario") e Caritas italiana, che "nei paesi più poveri, la scuola rappresenta uno dei pochi luoghi di promozione e protezione per i bambini provenienti da famiglie fragili e vulnerabili. La scuola è infatti è il luogo in cui almeno una volta al giorno tutti i bambini possono consumare un pasto decente; e con la chiusura delle scuole, sono stati almeno 346 milioni i bambini che hanno perso questa opportunità".
L'impatto della chiusura delle scuole si è avvertiot in molte nazioni asiatiche: con la pandemia, molti istituti di istruzione superiore nella maggior parte dei paesi asiatici sono passati all'apprendimento online. Tuttavia è stato difficile continuare la didattica per gli studenti senza accesso a Internet e queste disuguaglianze digitali persistono in tutti i paesi. Solo Singapore, Brunei e Malesia hanno oltre l'80% di persone che dispongono di Internet nella vita sociale. In Indonesia, Thailandia e Cambogia, meno del 60% della popolazione ha accesso a Internet, mentre solo il 40% circa ha accesso al web in Myanmar e Vietnam .
Il divario digitale va ben oltre l'accesso a Internet e tocca anche l'affidabilità, la velocità e l'accessibilità a dispositivi elettronici che favoriscono l'apprendimento. I più vulnerabili spesso affrontano più di uno svantaggio, il che ha amplificato l'impatto della pandemia. Alcune istituzioni o governi hanno introdotto un sistema di prestiti per fornire agli studenti bisognosi dispositivi appropriati.
Un altro aspetto fondamentale - ha affermato un recente approfondimento della Banca Mondiale - è come e se i sistemi, gli studenti e gli insegnanti siano preparati e siano riusciti ad adattarsi all'apprendimento online. Alcuni istituti superiori e università avevano un approccio "online" all'insegnamento già prima della pandemia. Ad esempio, la Taylor University in Malesia, istituto cristiano, ha reso noto che ciascuno dei suoi corsi aveva già il proprio sito virtuale, che ha consentito il coinvolgimento online per valutazioni, compiti, supporto tra studenti e docenti. I paesi con una solida infrastruttura Internet, come la Corea del Sud, hanno tratto importanti vantaggi quando si è trattato di continuare l'istruzione online. Le preoccupazioni si sono amplificate nei paesi con meno infrastrutture. In Indonesia, ad esempio, gli studenti hanno offerto risposte contrastanti per la recente transizione forzata ai corsi online. Alcuni ritengono che le lezioni online siano meno efficaci e faticano a interagire online con docenti e colleghi. Ciò non è solo a causa di problemi di accesso a Internet, ma anche perché gli studenti (e il personale docente) non sono abituati a tali ambienti o non hanno le competenze per fare un uso ottimale di tali piattaforme. In un sondaggio condotto su 1.045 studenti della "Indonesia University of Education" a Bandung, il 48% degli studenti ha detto di necessitare di più tempo per abituarsi all'apprendimento basato su Internet, nonostante la disponibilità di applicazioni didattiche .
Di fronte a queste sfide, è necessaria la piena collaborazioni tra istituzioni e tra settore privato e istituzioni e in molte nazioni asiatiche dove la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane sono direttamente impegnate nel'opera di istruzione, gestendo scuole di ogni ordine e grado, ci si concentra sul benessere degli studenti e sul sostegno a medio e lungo termine al sistema scolastico, decisivo per la società. Alcune istituzioni in Vietnam stanno fornendo borse di studio a studenti le cui famiglie sono le più colpite dalla pandemia. Nelle Filippine, le istituzioni stanno valutando se rimborsare le tasse universitarie agli studenti e in Thailandia 52 università si sono impegnate a ridurre le tasse scolastiche per alleviare la pressione sugli studenti. Queste iniziative di sostegno alle famiglie e di interventi delle istituzioni rappresentano interventi nella giusta direzione che, secondo le Chiese asiatiche, possono ridurre l'impatto della pandemia sulla scuola e dunque futuro dei giovani.
(PA) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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ASIA/MACAO - Da famiglia a famiglia: i missionari Clarettiani lanciano un'iniziativa per nutrire i bisognosi, ispirata a Madre Teresa
 
Macao (Agenzia Fides) - I missionari Clarettiani hanno dato vita a un'iniziativa per nutrire i bisognosi a Macao, ispirandosi a Madre Teresa di Calcutta, la santa che tanto ha fatto per i poveri e i diseredati in India. Come appreso dall'Agenzia Fides, l'iniziativa - avviata il 5 settembre, giorno in cui la Chiesa ricorda la Santa - è stata intitolata Mother's meal" ("Il pasto della Madre"). Per inaugurarla, missionari e i volontari hanno distribuito un kit alimentare di sopravvivenza a 50 famiglie di migranti, particolarmente colpite in tempo di Covid-19.
Padre Jijo Kandamkulathy, Clarettiano indiano, tra i fondatori del programma "Mother’s Meal, ha organizzato la distribuzione del kit per integrare le provviste alimentari a famiglia vulenerabili e indigenti. I pacchi sono stati preparati grazie a una raccolta operata nelle scorse settimane presso famiglie benestanti. L'idea del "Mother's Meal" è, infatti, quella di coinvolgere famiglie che possono permettersi di sostenere un'altra famiglia in difficoltà e si offrono per fornirle un aiuto costante per un anno.
Anche il Vescovo Stephen Lee Bun Sang di Macao , apprezzando l'iniziativa, ha voluto contribuire dando assistenza finanziaria, per consentire alle famiglie di sopravvivere in tempo di pandemia. “Ciascuna di queste famiglie viene selezionata in base alle proprie difficoltà socio-economiche. Meritano il nostro sostegno". ha rimarcato Terry, laica volontaria, coordinatrice del progetto.
Padre George Kannanthanam, il Clarettiano e Direttore di Mother’s Meal, ha detto: “Prendiamo esempio da Madre Teresa: se non possiamo nutrire 100 persone, possiamo sfamare almeno una persona. Mother’s Meal è la realizzazione di quel sogno di Madre Teresa". "Il movimento Mother’s Meal intende garantire cibo in ogni famiglia che deve affrontare la crisi economica a causa dell'impatto del coronavirus", ha detto.
Il movimento "Mother’s Meal" è stato già avviato in India nel 16 luglio 2020, in occasione del 50 ° anno di presenza clarettiana in India. Successivamente è stato esteso a 1.000 famiglie in diversi stati indiani, privilegiando famiglie con disabilità e malati terminali, oltre a vedove e anziani senza alcun sostegno. "Mother’s Meal è nato proprio per essere un sostegno per le famiglie più vulnerabili che lottano per sopravvivere. Ne sono molte anche a Macao e desideriamo estenderlo ulteriormente, in alte nazioni del mondo", ha detto p. Kannanthanam.
Secondo Sibu George, coordinatore del programma in India, già vi sono nuove richieste di attivarlo in Sri Lanka e in paesi dell'Africa.
L'idea di impegnarsi nell'iniziativa "Mother's Meal" è stata discussa e approvata dai Clarettiani dopo che l'Ong "Oxfam" (confederazione di 20 organizzazioni indipendenti che opera per alleviare la povertà a livello globale) ha affermato che fino a 12.000 persone potrebbero morire ogni giorno a causa della fame indotta dal Covid-19.
(SD-PA) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AMERICA/BRASILE - Festa dell’Indipendenza: “vedere le molte ricchezze che esistono nelle nostre differenze”
 
Brasilia (Agenzia Fides) – “La Festa dell’Indipendenza non va vissuta come un semplice giorno festivo, ma come un momento per celebrare la convinzione che tutti i brasiliani, ognuno con la propria differenza, dipendono l'uno dall'altro. Un paese migliore, più giusto e più fraterno, non può essere costruito con l'ostilità, con azioni che cercano di distruggere gli altri”. Lo afferma in un video messaggio per la Festa dell’Indipendenza del Brasile, che si celebra oggi, 7 settembre, il Presidente della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), Mons. Walmor Oliveira de Azevedo, Arcivescovo di Belo Horizonte. Nel messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, l’Arcivescovo ribadisce l'importanza della democrazia e della partecipazione dei cittadini come percorsi che consentono alle differenze di articolarsi e diventare ricchezza nella costruzione del presente e del futuro del Brasile, come risposta alle sfide poste dal Coronavirus.
"Celebriamo una Festa dell’indipendenza segnata da lutti e molte malattie" sottolinea il Presidente della CNBB riferendosi alla pandemia di Covid-19, ed esorta: “Questo momento impegnativo che affrontiamo non vincerà contro la società brasiliana che è forte, che sa combattere e ha superato tante altre avversità. Alla fine, la vita vince sempre, è ciò che ci mostra il Maestro Gesù… Insieme costruiremo una nuova era basata sulla forza della solidarietà”.
Nel suo messaggio Mons. Oliveira de Azevedo denuncia il clima ostile creato dal dilagare delle aggressioni, attraverso i social network, che allontanano dalla fraternità, dal rispetto per le differenze e dal dialogo. "La cultura della partecipazione responsabile e dei cittadini rimanga salda di fronte alle manifestazioni antidemocratiche e il principio di solidarietà prevalga in tutti i dibattiti" ha detto nel suo messaggio, sottolineando che l'indipendenza del Brasile deve essere costruita ogni giorno. "La democrazia e le sue istituzioni devono essere preservate e rafforzate" afferma l'Arcivescovo, chiedendo il rispetto della Costituzione federale del 1988.
In questa giornata l'Arcivescovo di Belo Horizonte invita a pensare ai brasiliani disoccupati o sottoccupati, ad ascoltare il grido dei più poveri e dei più vulnerabili, a rinnovare l’impegno per la vita, e conclude: “C'è una chiamata bellissima e stimolante in questo 7 settembre, la Giornata dell’indipendenza. Ognuno di noi brasiliani ha bisogno di vedere le molte ricchezze che esistono nelle nostre differenze. È essenziale riconoscere, soprattutto, che ogni persona è simile, un fratello, una sorella. Quando si riconosce la dignità della vita umana, che tutti sono figli e figlie di Dio, si rafforza la fedeltà ai principi etici che garantiscono la convivialità”. (SL) (Agenzia Fides 7/9/2020)
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AMERICA/HONDURAS - Il Cardinale Rodríguez Maradiaga per il Mese della patria: "Il potere è servizio e ricerca del bene comune"
 
Tegucigalpa (Agenzia Fides) - Il Cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa, nella sua omelia durante la messa di ieri, ha fatto riferimento al Mese della patria appena iniziato e alla classe politica dell'Honduras, che nella ricerca del potere ricorre a diversi mezzi illeciti, come l'uso della religione, la manipolazione delle leggi e la corruzione.
"Abbiamo iniziato queste celebrazioni del Mese della patria, che non sono semplicemente un ‘torcicollo’, un guardare insieme indietro, perché sarebbe ridicolo per un popolo che cammina verso un futuro migliore, visto che tutti noi vogliamo vivere non pensando solo a quello che è successo, dobbiamo pensare ad un futuro che deve essere costruito da tutti e, naturalmente, questa pandemia ci ha portato purtroppo molti altri problemi" ha esordito il Cardinale.
"Uno dei problemi è la miopia politica, la miopia spirituale. C'è un detto popolare che si ripete spesso: ‘Dio acceca quelli che vuole perdere’. Vale la pena che, in questo Mese della patria, coloro che cercano il potere tengano presente questa prospettiva, che non diventino ciechi nella ricerca del potere, perché perderanno" ha detto.
L'Arcivescovo di Tegucigalpa ha aggiunto che il principio fondamentale del potere è quello di servire e ha ricordato Madre Teresa: "Ieri abbiamo celebrato la festa di Santa Teresa di Calcutta, lei ha detto molto semplicemente, che bisogna servire, e chi non serve è inutile per esercitare qualsiasi potere". Il Cardinale ha avvertito che, secondo la storia dell'America Latina, chiunque abbia tentato di usare la religione per ottenere il potere ha fallito nel suo tentativo. "Chi ha voluto formare partiti politici usando la religione, è rimasto sconfitto. Il bene comune è ciò che dovrebbe guidare tutte le nostre attività, la gente se ne accorge e così i leader politici non devono pensare che con le manovre del passato otterranno il potere" ha rilevato.
"Questo Mese della patria non si può celebrare semplicemente con parole vuote, ma con fatti; i problemi principali del nostro paese non sono le leggi che vengono manipolate e usate per capriccio, i problemi principali rimandano a come possiamo unire questo popolo, nel servizio, nella ricerca del bene comune. Sono i criteri etici quelli che devono guidare le nostre azioni e la nostra vita" ha concluso.
L’Honduras celebra il Mese della patria a settembre: il primo giorno è la Giornata della Bandiera Nazionale, il 15 il giorno dell'indipendenza nazionale e il 29 l'Anniversario di Tegucigalpa e festa di San Michele Arcangelo, feste molto sentite a livello popolare.
(CE) (Agenzia Fides 7/09/2020)

mercoledì 2 settembre 2020

Agenzia Fides 1 settembre 2020

 

AFRICA/COSTA D’AVORIO - Elezioni presidenziali di ottobre; il Cardinale Kutwa chiede il rispetto della legge e del dialogo
 


Abidjan (Agenzia Fides) - “La vita socio-politica del nostro Paese è entrata in un tornante pericoloso. Con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali, siamo costretti a constatare la radicalizzazione delle posizioni di entrambe le parti, che si sono accentuate dopo che il Presidente della Repubblica il 6 agosto ha annunciato la propria ricandidatura” ha dichiarato Sua Eminenza il Cardinale Jean Pierre Kutwa, Arcivescovo metropolita di Abidjan in un messaggio consegnato ieri, 31 agosto, in un incontro con la stampa.
Ricordando le recenti manifestazioni di protesta che hanno causato diversi danni materiali, innumerevoli feriti e persino dei morti, il Cardinale Kutwa si è detto che, dopo un lungo momento di silenzio, in meditazione e preghiera, non può più tacere “davanti a uno spettacolo così triste e disonorevole per il nostro Paese e per l'Africa”. “Possiamo tacere e lasciare il presente e il futuro del nostro Paese divorato dalla spada e dal fuoco?” ha detto rimarcando che “in determinate circostanze, il silenzio non può essere sinonimo di codardia e di complicità con l’ingiustizia”.
Tuttavia, aggiunge, la sua responsabilità di pastore gli richiede di pronunciare parole di consolazione e di invitare alla non violenza, al dialogo, al rispetto delle leggi, “tutte cose senza le quali non si può costruire uno Stato moderno e pacifico”.
"La Costa d'Avorio, il nostro Paese è un Paese di dialogo per tradizione. Esorto tutti gli ivoriani a riprendere il dialogo in modo che la parola, rispettosa delle differenze, abbia la precedenza sui tentativi di incendiare il Paese” ha invitato.
Il Cardinale sottolinea che uno dei mezzi per promuovere la riconciliazione sia il rispetto delle leggi molto più delle elezioni. "Sarete d'accordo con me sul fatto che un ambiente negativo non promette nulla di buono per l'organizzazione delle elezioni e che la riconciliazione è più importante delle elezioni. Ecco perché è del tutto sbagliato pensare che basti organizzare un'elezione e dichiarare un vincitore. Ancora una volta vi supplico: riconciliamoci gli uni con gli altri! Tutto il resto andrà da sé” ha esortato.
"Dura lex, sed lex: la legge è dura ma è la legge" dice, sollecitando il rispetto della legge anche quando ci irrita e va contro i nostri interessi in quel momento.
"Che ciascuno, nell'esercizio delle proprie responsabilità, abbia la saggezza di compiere tutto nel rigoroso rispetto delle leggi e della Costituzione, in particolare per quanto riguarda il rispetto del diritto alla vita”,
Il Cardinale ha invitato tutti ad impegnarsi nel dialogo e nella concertazione, alla ricerca di soluzioni a questa crisi che non fa ben sperare per un domani migliore per quanto riguarda l'organizzazione pacifica delle elezioni: "Insisto ancora una volta per ricordarvi che il rispetto della legge è più importante delle elezioni. ". (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 1/9/2020)
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AFRICA/TOGO - “Siamo di nuovo confinati, ma è impossibile rispettare le misure sanitarie”: un missionario dalla diocesi di Sokodé
 
Kolowaré (Agenzia Fides) - “Coprifuoco dalle 18,30 alle 5 e di nuovo chiusura dei luoghi di culto. E’ di nuovo confino nelle città di Adjengré, Sokodé, Tchamba” scrive all’Agenzia Fides padre Silvano Galli, sacerdote della Società per le Missioni Africane, da Kolowaré.
“Sono stati trovati nuovi focolai nella zona e si cerca di circoscriverli, combatterli, con i mezzi che si hanno. Anche a Kolowaré, qualche giorno fa, è stato registrato un caso al Dispensario" – scrive il missionario. "Per portare il paziente all’ospedale di Sokodé sono riusciti a rimediare un motociclo e si sono messi in viaggio, accompagnati dal dottore. Dopo una decina di km, arrivati all’incrocio di Yelivo, l’ammalato è saltato dal veicolo e si è dileguato nella boscaglia. Non voleva fare la quarantena, che è a spese dell’ammalato”, racconta
Padre Silvano riferisce a che a Kolowaré è difficile, quasi impossibile, rispettare le misure sanitarie in vigore. “Ogni sabato vado al mercato: quasi nessuno ha la mascherina e, come tenere le distanze o igienizzare le mani in un luogo stipato di gente e mercanzie? Passo tra la gente, saluto, scherzo con loro, faccio qualche foto. Donne che vendono, un bambino che dorme, altri sdraiati in mezzo alla merce. E poi i funerali e i matrimoni in ambiente tradizionale. Ci sono misure precise precauzionali ma, come fare le cerimonie distanziati, senza essere vicini, senza toccarsi, senza danzare? E’ quello che pare sia successo a Sokodé, la cittadina vicina. Ecco allora nuovi contagi con le conseguenze: confino, chiusura dei luoghi di culto, coprifuoco.”
“Tutta l’équipe della Caritas diocesana, composta da 8 persone, è venuta sabato 22 agosto. Con due veicoli, a suon di musica e di canti, i volontari hanno percorso villaggio e mercato invitando tutti a prendere sul serio le misure proposte, fornendo indicazioni pratiche, in lingua kotokoli e francese. Alla fine sono poi passati alla missione. Oltre all’animazione e alla sensibilizzazione di carattere sanitario, sono venuti anche per portare materiale per il gruppo delle donne che lavorano la manioca e vedere i lavori eseguiti. Malgrado il Covid, la vita continua”, conclude p. Galli.
(SG/AP) (Agenzia Fides 1/9/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Forti inondazioni nella provincia del Sindh: i volontari cattolici in aiuto di bisognosi e sfollati
 
Karachi (Agenzia Fides) - “Mentre viviamo l'emergenza per il Covid-19, forti piogge di questa stagione monsonica hanno colpito duramente la provincia del Sindh, soprattutto la grande metropoli di Karachi, capitale della provincia. È ora che tutto il Pakistan si faccia avanti per aiutare le persone colpite dalle alluvioni che hanno sommerso la città”: è quanto afferma in un messaggio inviato all'Agenzia Fides p. Qaisar Feroz OFM Cap, Segretario esecutivo della Commissione per le comunicazioni sociali dei Vescovi cattolici del Pakistan, parlando delle inondazioni che hanno messo a dura prova il Pakistan del Sud, devastando la città di Karachi.
P. Qaisar Feroz, che segue diversi gruppi di volontari come quello dei Cappuccini a Karachi, auspica: “I poveri non dovrebbero essere ignorati e il governo deve svolgere un ruolo vitale per aiutare le persone in questo momento di bisogno" P. Qaisar, che ha prestato servizio a Karachi per sei anni, osserva: “Entro una settimana le persone in città soffriranno anche a causa di malattie della pelle, malattie addominali e diverse altre infezioni a causa delle piogge e delle inondazioni che hanno fatto tracimare anche l'acqua delle fogne”.
P. Nazir John OFM Cap, incaricato dei Cappuccini a Karachi e coordinatore del gruppo di volontari denominati "Ambasciatori di Cristo", riferisce a Fides: “Negli ultimi tre giorni, abbiamo distribuito cibo a 600 persone, giornalmente serviamo 200 persone sfollate. Abbiamo iniziato a distribuire la colazione alle 100 famiglie della nostra zona". P. Nazir informa: "Senza alcuna discriminazione di credo, stiamo raggiungendo le persone negli slum, dove le persone sono in seria difficoltà e sono realmente indigenti".
Mansha Noor, Segretario Esecutivo della Caritas di Karachi, parlando a Fides afferma: “Dal primo giorno di emergenza il Comitato per la gestione dei disastri della Caritas Karachi ha organizzato la distribuzione di cibo e bottiglie di acqua minerale, raggiungendo più di 1000 famiglie. Abbiamo anche distribuito teloni in particolare alle famiglie che hanno visto il tetto della loro casa danneggiato a causa delle forti piogge". Mansha Noor inoltre riferisce: "Nei primi due giorni (28 e 29 agosto) è stato molto difficile raggiungere le persone, anche data la carenza di elettricità e l'assenza di rete dei telefoni cellulari. Molti si sono offerti volontari con noi per distribuire cibo porta a porta, camminando nell'acqua, nelle strade". Rileva il Segretario: "L'acqua piovana insieme all'acqua di fognatura è entrata anche nel nostro ufficio di Caritas, rovinando materiale e arredi, o distruggendo documenti. Ma, nonostante queste difficoltà, continuiamo la nostra missione di stare accanto ai bisognosi”.
Le piogge, tipiche della stagione dei monsoni, sono iniziate il 22 agosto, e un secondo periodo è durato dal 25 al 27 agosto causando danni ingenti. Molte infrastrutture di Karachi sono distrutte. La città è ancora sommersa e tutti e 7 i sottopassi per il traffico sono riempiti d'acqua. Le forze dei Ranger e della Marina pakistana hanno avviato le operazioni di soccorso.
Come ha informato il Commissario governativo responsabile per i soccorsi della provincia del Sindh, in venti distretti della provincia del Sindh, inclusi tutti e sei i distretti della città di Karachi, è stato dichiarato lo "stato di calamità". Il Primo Ministro Imran Khan ha assicurato pieno sostegno del governo alla città di Karachi, attivando un pronto intervento. (AG-PA) (Agenzia Fides 1/9/2020)
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ASIA/MYANMAR - Appello del Card. Bo per le elezioni: "La partecipazione attiva è essenziale. Votate per un vero federalismo"
 
Yangon (Agenzia Fides) - "Questi sono tempi difficili. La mia preghiera accompagna ognuno di voi mentre affronta la sfida della pandemia. Dio proteggerà la nostra nazione. Ora ci avviciniamo a un'altra tornata elettorale a novembre. Questo ci chiama a compiere il nostro dovere di cittadini, eleggendo i nostri rappresentanti. In questo momento storico, mi rivolgo a ciascuno di voi, non come politico ma come persona religiosa, come vostro fratello che desidera solo il bene comune e il benessere dell'intera comunità del Myanmar": con queste parole inizia l'appello diffuso dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, che si rivolge ai cittadini birmani in vista delle elezioni generali previste l'8 novembre 2020.
Nel messaggio articolato in 10 punti, inviato dal Cardinale all'Agenzia Fides, si afferma, in primis, "il sacro dovere del voto": "Il voto non è solo un diritto, ma un sacro dovere. Questo fa parte del nostro lungo pellegrinaggio verso la democrazia. Invito tutti ad assicurare che il suo nome figuri nella lista degli elettori e ad essere presenti in cabina elettorale in giorno delle elezioni. La partecipazione attiva dei cittadini è essenziale in democrazia".
In seconda battuta, il Presule osserva che "votare è l'unico modo per avere una pace durevole": "Il fiorire di una democrazia robusta è l'unica speranza per curare questa nazione, sanguinante per i conflitti intestini. Come figli e figlie di questa grande nazione d'oro, meritiamo la pace. La risposta armata ha dolorosamente ucciso migliaia di persone, creando migliaia di rifugiati e sfollati interni. Questa era oscura deve finire. Nessuno ha vinto una guerra in questo paese. La pace è possibile, la pace è l'unica via. Le nostre grandi religioni promuovono il principio della pace: vi esorto a votare per la pace".
Il terzo punto rimarca l'urgenza di "dare potere ai senza voce attraverso la democrazia": "La democrazia dà potere ai deboli e ai vulnerabili. Per la reale partecipazione dei poveri al governo, le elezioni sono fondamentali. Non lasciamo che la povertà ci dissuada dalla partecipazione alle elezioni. Bisogna scegliere partiti che operano per il benessere dei poveri".
Il messaggio chiede poi, come quarto nodo da affrontare, di "garantire la giustizia economica e ambientale": "Tutte le religioni hanno affermato che non c'è pace senza giustizia. La pace in questa nazione sanguinante non arriverà finché le risorse di questo paese non saranno messe al servizio di tutti, specialmente per le comunità povere ed marginate. Giudicate i candidati, evitate i saccheggiatori che hanno devastato tutte le nostre risorse e ci hanno resi poveri. I ladri non possono rappresentarci".
Al quinto punto si segnala l'urgenza di "identificare i mercanti di odio": "La comunità e la cura del bene comune sono i cardini sui quali marcia una democrazia. L'odio comune e il capro espiatorio stanno diventando potenti strumenti per la banca per il voto. La comunità mondiale ha espresso il suo orrore per le manipolazioni dei mercanti di odio in Myanmar, mascherati da protettori della religione e dell'etnia, incoraggiati da social media come Facebook. Queste persone sono in collusione con i saccheggiatori della nostra nazione, non ne sono i guardiani. Bisogna identificarli e consegnarli alla spazzatura della storia".
Il Cardinale chiede ai cittadini - sesto punto - di rigettare "i sostenitori delle mafie straniere": "Il Myanmar accoglie favorevolmente investimenti stranieri di buone intenzioni che costruiscono un futuro sostenibile per il nostro popolo. Sfortunatamente, orde di elementi stranieri in collusione con amici locali, hanno dichiarato il Myanmar come l'ultima frontiera per un bottino facile. Molte di queste persone non patriottiche partecipano a queste elezioni. Identificateli: non devono far parte di alcuna democrazia".
La settima richiesta è "investire nello sviluppo umano": "Per una nazione benedetta con risorse umane giovani ed energiche, un futuro ricco ci attende. I nostri governanti devono affermare lo sviluppo umano come un diritto fondamentale. I regimi precedenti negavano lo sviluppo del nostro popolo, riducendo questo paese, un tempo ricco, in un paese a basso sviluppo. Scegliamo candidati che abbiano un piano chiaro per lo sviluppo umano".
"Cercate integrità non solo intelligenza", esorta l'ottavo paragrafo. "Il Myanmar - si nota - ha bisogno di leader con intelligenza ma animati da un senso di leadership al servizio, che racchiude grandi valori di onestà, integrità, responsabilità e trasparenza. Il potere viene dal servizio. Il Myanmar ha già avuto leader forti. Ora è il tempo per leader servitori".
Al nono punto si lancia un appello per "leader che sappiano combattere le molteplici pandemie": "La risposta alla pandemia di Covid-19 ha mostrato come un governo determinato potrebbe ridurre le devastazioni. Il popolo del Myanmar ha subito altre pandemie: la pandemia della fame, la pandemia dei conflitti e degli sfollamenti, la pandemia della migrazione non sicura, la pandemia dell'istruzione di bassa qualità. Lasciate che queste elezioni ci portino guerrieri capaci di combattere contro tutte queste pandemie".
Infine, alla decima e ultima istanza del documento, il Card. Bo auspica: "Votate per un vero federalismo politico ed economico: il generale Aung San visse e morì per il sogno di un autentico federalismo politico ed economico. Votate per quanti sostengono il sogno del generale Aung San. Che sorga una nuova alba di pace e prosperità".
(PA) (Agenzia Fides 1/9/2020)
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AMERICA/HAITI - "Un attacco alla vita, alla giustizia e alla pace": i Vescovi denunciano la violenza incontrollabile
 
Port au Prince (Agenzia Fides) - "Noi, Vescovi cattolici di Haiti, condanniamo fermamente l'assassinio del maestro Monferrier Dorval, Presidente dell'Ordine degli avvocati di Port-au-Prince, nonché tutti questi ultimi assassinii con armi da fuoco perpetrati nel Paese. Cogliamo l'occasione per porgere le nostre più sincere condoglianze alla famiglia della vittima e all'Ordine degli avvocati di Port-au-Prince. Purtroppo questa realtà è diventata la quotidianità della popolazione che ora vive sotto shock, con traumi, rabbia, indignazione, rivolta e preoccupazione. Non è solo un attacco, estremo e grave, alla vita, che viene così banalizzata, ma è anche un attacco alla giustizia, al diritto, alla pace, alla convivialità sociale, alla convivenza per la costruzione di una società giusta, fraterna, armoniosa e pacifica". Con queste parole inizia la dichiarazione della Conferenza Episcopale di Haiti, inviata all'Agenzia Fides,, in cui i Presuli stigmatizzano la "insicurezza endemica, la violenza delle bande armate che affligge il Paese, seminando morte, lutto, afflizione, desolazione e paura nelle famiglie". "Queste situazioni - ammoniscono - portano Haiti dritta nell'abisso".
Il documento si rivolge poi alle autorità: "Perché le autorità e le forze dell'ordine rimangono indifferenti, a braccia conserte, senza fare nulla? Perché il paese è stato consegnato a banditi e assassini? Non si può più andare avanti. La pacifica popolazione civile è stanca. La gente ne ha abbastanza di retorica vuota, promesse false e inchieste infruttuose. Chiede immediatamente azioni concrete e forti per sradicare definitivamente l'insicurezza e l'impunità che aumentano la miseria e la disperazione. Diciamo insieme alla popolazione: Quando è troppo è troppo!"
I Vescovi chiedono dunque "un intervento immediato", temendo che, se non si agirà tempestivamente, "sarà troppo tardi". "Il paese sta sprofondando nell'oscurità della stagnazione economica, della sofferenza e della disperazione. Ci deve essere assolutamente un'azione nazionale, di tutte le forze morali e spirituali del paese, altrimenti si sprofonderà per sempre nell'abisso. E saremo tutti perdenti, governanti e governati", conclude il testo pervenuto a Fides.
Tra gennaio e giugno, circa 243 persone sono state vittime di violenza armata nella sola capitale di Haiti, secondo un rapporto della Commissione episcopale haitiana per la giustizia e la pace. Giovedì scorso un uomo d'affari è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella sua auto, nella capitale, a mezzogiorno, senza che gli autori fossero identificati o arrestati. Alla fine di giugno e all'inizio di luglio, due manifestazioni pacifiche organizzate Port au Prince per denunciare questo clima di insicurezza, sono state oggetto di repressione della polizia.
Parte degli ultimi episodi di violenza sono dovuti agli scontri tra bande armate nella zona della capitale Bel Air, che hanno costretto i suoi residenti a fuggire dalle proprie case per rifugiarsi negli Champs de Mars, la piazza principale di Haiti. Nella giornata di ieri le bande hanno dato fuoco a diverse case e le vittime hanno perso la vita nel fuoco incrociato. Una marea umana ha inondato le vicinanze del Palazzo Nazionale e ha chiesto aiuto alla polizia.
Secondo i mass-media, almeno 20 persone sono state uccise, in quello che sarebbe un nuovo massacro in un quartiere svantaggiato di Port-au-Prince
(CE) (Agenzia Fides 1/09/2020)

martedì 28 aprile 2020

Agenzia Fides 28 aprile 2020


News
 
EUROPA/ITALIA - Le suore di Don Orione continuano nella pandemia ad assistere disabili, minori e anziani, “ora abbiamo bisogno di un aiuto”
 
Roma (Agenzia Fides) – Le suore di Don Orione (Piccole Suore Missionarie della Carità, PSMC) della Provincia italiana hanno lanciato un appello per affrontare questo momento molto difficile, in cui la pandemia del Covid-19 ha colpito duramente soprattutto le regioni e le attività nel Nord Italia. Le PSMC anche in questo tempo di emergenza continuano a svolgere la loro opera di assistenza in tutto il mondo, cercando di fare fronte alle nuove difficoltà. In Italia si prendono cura dei bambini disabili del Piccolo Cottolengo, delle disabili di Casa Serena, delle comunità di minori di Cusano Milanino, di Palermo, di Castelnuovo Scrivia e di tutti gli ospiti delle case di riposo, nonché delle suore anziane della Casa madre.
“È passato più di un mese e mezzo - scrive suor Gabriella Perazzi, economa provinciale - da quando all’improvviso la vita di tutti è stata modificata per tante cose in peggio, il meglio spero e penso che lo vedremo più in là. Qualcosa però è rimasto anche di stabile: il nostro lavoro di assistenza e il prenderci cura dei nostri disabili, anziani e minori nelle tante realtà che gestiamo insieme al personale laico. In questo tempo di prova che cerchiamo di superare come meglio si può, abbiamo purtroppo dovuto piangere anche la perdita di 9 nostre consorelle e continuiamo a trepidare per tante altre che combattono ancora con questo nemico invisibile”. C’è bisogno, scrive suor Gabriella, di un “aiuto, sia economico, ma anche di beni di prima necessità: prodotti alimentari, articoli per l’igiene personale e detergenti per la casa, pannolini, guanti, farmaci, articoli medicali, ecc. Il tutto verrà distribuito, in base alle necessità, nelle nostre case della Provincia italiana”.
La Superiora generale delle PSMC, suor M. Mabel Spagnuolo, partendo dalla Lettera del Santo Padre a tutti i fedeli per il mese di maggio 2020, pubblicata il 25 aprile, ha invitato tutta la congregazione a celebrare un Mese mariano speciale, “con lo scopo di affidare a Maria tutta l’umanità in questo tempo di grande sofferenza e chiedere a Dio, per Sua intercessione, la grazia della fine di questa pandemia”. “Don Orione – scrive la Superiora generale - ha tante volte consacrato e affidato la sua Piccola Opera e i suoi figli e figlie a Maria Santissima, Immacolata e Madre di Dio, e lui stesso avrebbe accolto questo invito del Papa con grande fede, entusiasmo e devozione, coinvolgendo il maggior numero di persone”. (SL) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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AFRICA/SUDAN - Nel tempo del Covid-19 niente scontri e ostilità: le speranze della Chiesa
 
El Obeid (Agenzia Fides) - “In parte a causa del terrore per la diffusione del coronavirus, in parte perché il dialogo continua, qui da noi in Sudan da tempo non si registrano scontri”. Esordisce così, in un colloquio con l’Agenzia Fides, Mons. Tombe Trille, Vescovo di El Obeid, e Presidente della Conferenza Episcopale di Sudan e Sud-Sudan. Con un sistema sanitario precario e una situazione socio-economica che sconta anni di dittatura, il Sudan, appena entrato in una nuova fase politica, guarda con terrore alla diffusione del coronavirus. I casi accertati sono oltre 240 mentre i morti 21.
“Il governo – spiega il Vescovo - ha chiesto di evitare assembramenti (e imposto il lockdown totale nello Stato di Khartoum da metà aprile) e abbiamo celebrato la Settimana Santa con numeri di fedeli limitati, massimo 50. Ovviamente, se il governo ce lo chiederà, chiuderemo tutto fino a che non ci sarà sicurezza. Siamo preoccupati per i campi profughi sia per le condizioni generali, sia perché non ci è possibile assicurare la nostra costante presenza pastorale e sociale. In ogni caso, la Pasqua non è un momento isolato ma è permanente per la Chiesa: continua tutto l’anno, ogni messa è una Pasqua e avremo occasioni di celebrarla come si deve più in là”.
Nel frattempo, domenica 22 marzo Stephen Ameyu Mulla, ha potuto finalmente insediarsi come nuovo Arcivescovo della capitale del Sud Sudan, Juba. La sua nomina è stata fin dall’inizio avversata da un gruppo di laici e religiosi sulla base di divisioni sostanzialmente etniche ed è avvenuta con ritardo, solo a seguito di un’indagine della Santa Sede.
“Dall’installazione di Mons Ameyu, non ci sono stati più contestazioni né proteste. Anche grazie al suo discorso inaugurale impostato tutto sulla riconciliazione, gli animi si sono molto calmati. È un bel segnale che ci fa sperare per un futuro unito e di pace sia per il Sud Sudan che per il Sudan. La popolazione ha bisogno e comincia a intravedere segni di nuova speranza”.
A un anno esatto dalla cacciata di Omar al-Bashir (11 aprile 2019), il despota giunto al potere nel 1989 con un colpo di Stato sostenuto dagli islamisti, il Sudan, tra mille sfide di carattere politico, sociale ed economico, continua a rappresentare una buona notizia per l’Africa. Il rating di democrazia stilato dall’Economist ogni anno, lo vede in salita: dagli ultimissimi posti è salito al 147°, scalando in un anno 8 posizioni. (LA) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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AFRICA/TOGO - Alle prese con il coronavirus in missione, tra culti animisti e pratiche religiose
 
Sokodé (Agenzia Fides) - “Siamo anche noi confinati, niente più messe domenicali e feriali. Dunque niente più collette alla domenica. Ne facevamo due: una per la missione e una per la chiesa. Da due mesi non c’è più nessuna entrata e dobbiamo continuare a vivere oltre a mantenere le spese fisse”, scrive all’Agenzia Fides dal Togo padre Silvano Galli, sacerdote della Società per le Missioni Africane (SMA).
“Anche qui a Sokodé siamo tutti sotto controllo da quando l’epidemia si è diffusa da un Centro Rasta del villaggio di Kuvon, nelle periferia della città. Il Centro, attrezzato con una serie di abitazioni per ospitare i visitatori – secondo le informazioni raccolte – è conosciuto e frequentato come luogo per una pratica religiosa legata ai culti animisti locali: è un luogo di iniziazione per un grande feticcio kabié, originario di Sundina. E’ conosciuto ovunque, anche all’estero, ed è gestito da un uomo di etnica kotokoli, chiamato Grande Maestro del feticcio, di nome Naba Lamoussa Bassirou, che definisce la sua struttura come un Centro di spiritualità. Di recente c’era stato un incontro con osservatori giunti anche da Stati Uniti e Canada. Sono state sacrificate diverse vittime, e poi c'è stato un grande banchetto. Purtroppo gli stranieri erano infetti da virus e sono stati trasferiti a Lomé. I partecipanti al banchetto, circa 180, sono stati sottoposti al test ma sono risultati negativi.”
Padre Galli riporta la dichiarazione di Naba Lamoussa il quale ha riferito "che all’infuori dei casi riconosciuti, di cui un solo togolese, tutta la comunità è stata sottoposta a controlli ed è risultata negativa", ma che si sono tutti messi in quarantena e a disposizione di una équipe medica per vedere in che misura la quarantena potrà essere tolta. Il ‘Gran Maestro del feticcio’ conclude auspicando che "con la grazia di Dio, che noi tutti imploriamo, il coronavirus passerà rapidamente come un vento cattivo con zero morti a Sokodé affinché ognuno possa riprendere, nella quiete, le sue attività".
Oltre alle misure preventive diffuse a livello nazionale, a Sokodè vige il coprifuoco notturno dalle 20 alle 6 del mattino. “Per i confinamenti il problema è più complicato – spiega p. Silvano -. Come sussidio il governo ha promesso, per i prossimi tre mesi, a tutti i confinati un aiuto mensile di 12500 franchi (20 €) alle donne, e 10500 agli uomini. Per ricevere il contributo bisogna presentare la tessera elettorale. Alcuni hanno detto che se vengono confinati magari non muoiono di coronavirus ma di fame.”
Il missionario conclude dicendo che “la gente qui vive del suo lavoro. Se non va nei campi, se non va al mercato, non può vivere. Ma qui tutti sono abituati a lottare e a convivere con la morte, e a sorridere anche nelle situazioni più tragiche.
(SG/AP) (28/4/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/PAKISTAN - Operatori ecologici, quasi tutti non musulmani, ad alto rischio di contagio per
 coronavirus
 
Lahore (Agenzia Fides) - In Pakistan circa il 95% degli operai addetti alla pulizia e alla sanificazione di strade, ospedali, scuole e istituti pubblici, fogne appartiene alle minoranze religiose: si tratta di uomini e donne, soprattutto indù e cristiani, che sono ad alto rischio per il contagio da coronavirus. Sono quelli che raccolgono i rifiuti contaminati nei reparti di quarantena degli ospedali e in tutto il paese, e rischiamo di essere i più negletti. Per la loro protezione le autorità non hanno adottato misure adeguate. La Corte Suprema del Pakistan, in una sentenza del 13 aprile, ha rilevato "anche le condizioni del personale addetto alla sanificazione che opera negli ospedali e in altri luoghi", richiedendo che "riceva la protezione necessaria".
Questi operai, responsabili di mantenere la pulizia e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi di ogni tipo, sono quasi sempre senza alcun equipaggiamento protettivo, nè dispositivi di protezione individuale mentre svolgono le loro funzioni. "Sollecitiamo una rapida risposta delle autorità per far fronte alla situazione perchè, secondo le indicazioni della Corte Suprema, gli operai addetti alla sanificazione e in particolare tutto il personale che lavora al fianco di medici, sia dotato di adeguati apparati di protezione" ha dichiarato a Fides Samuel Piyara, presidente del Forum per l'attuazione dei diritti delle minoranze.
Shahid Mushtaq Asi, presidente del Sindacato degli operatori ecologici ha dichiarato che tutta la spazzatura e i rifiuti di ogni genere, inclusi quelli di carattere sanitario, vengono raccolti da questi lavoratori, senza alcuna precauzione apposita. "Abbiamo chiesto alle autorità di fornire disinfettanti e guanti a questi lavoratori. E nessuno di loro è stato sottoposto a un test per il coronavirus. Non viene rispettato il verdetto della Corte Suprema".
Il Prof. Dr. Muhammad Ashraf Nizami, Presidente della "Pakistan Medical Association", sottolinea a Fides che "il verdetto della Corte Suprema è corretto e va rispettato: gli operatori sanitari che lavorano nei reparti infettivi hanno bisogno di attrezzature adeguate, in quanto fanno parte dei professionisti medici che sono direttamente collegati nella cura dei pazienti".
"Apprezziamo l'intervento della Corte Suprema e ci impegniamo a seguire le sue indicazioni per le misure di sicurezza degli operatori sanitari e addetti alla sanificazione" ha affermato Ijaz Alam Augustine, Ministro federale dei diritti umani e degli affari delle minoranze, dopo aver visitato un ospedale dove tutto il personale era dotato di protezioni adeguate.
Il fatto che questi operatori ecologici e pulitori degli ambienti appartengano alle minoranze religiose si lega all'antica concezione castale ancora presente nelle società del subcontinente indiano. In Pakistan tale pratica discriminatoria è stata anche incentivata e perpetrata dalle istituzioni pubbliche, che mettono a bando dei posti di lavoro "riservati ai non musulmani". Sono lavori che i musulmani rifiutano. "Si tratta di un doppio standard”, afferma la Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani e di “un trattamento discriminatorio riservato alle minoranze religiose”. (KN-PA) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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ASIA/VIETNAM - Nella nazione con zero decessi da Covid-19, la Chiesa riprende a celebrare le messe
 
Hanoi (Agenzia Fides) – Data l’ottima gestione dell’emergenza coronavirus e la limitata diffusione del morbo, la comunità cattolica in Vietnam ha potuto riprendere a celebrare l’Eucarestia. Come appreso dall’Agenzia Fides, il 24 aprile il Vescovo di Vinh, Mons. Alphonse Nguyên Huu Long, ha permesso ai sacerdoti di riprendere a celebrare la messa “per soddisfare i bisogni spirituali dei cattolici e il forte desiderio di Eucaristia". Finora le funzioni erano solo online ma dal 25 aprile, ha spiegato il Presule, tre diocesi in Vietnam (Vinh, Ha Tinh e My Tho) sono potute tornare a una sorta di “semi-normalità” dopo che il governo ha allentato le misure anti-coronavirus. Il Vescovo di Vinh (diocesi con circa 290mila fedeli) ha però chiesto ai sacerdoti di celebrare messe brevi, con esigua presenza di fedeli e nel rispetto del distanziamento sociale, limitando inoltre la celebrazione di due messe nei giorni feriali e quattro la domenica.
La disposizione data dai leader della Chiesa, che offre grandi segni di speranza ai fedeli cattolici in Vietnam, è stata possibile perché negli ultimi dieci giorni il Vietnam non ha visto aumentare i casi di coronavirus se non per due giovani studenti che, rientrati dal Giappone dove si trovavano per motivi di studio, si sono rivelati positivi e sono stati subito isolati. Uno tra i Paesi del Sudest asiatico che confina con la Cina – e dunque assai più vicino di altri all’epicentro iniziale della pandemia mondiale – può dunque vantare un risultato molto soddisfacente: il Vietnam conta oggi infatti un numero totale di pazienti infetti a livello nazionale di 270 con un numero quasi equivalente di dimessi e soprattutto con un bilancio pari a zero per quanto riguarda i decessi. E’ tra i pochi Paesi del mondo che può esibire questo risultato, pur essendo stato tra i primi a registrare il virus uscito dai confini cinesi il 23 gennaio scorso. Attualmente, quasi 70mila persone sono in quarantena e oltre 350 sono ospitate in apposite strutture sanitarie.
Il Vietnam, come altri Paesi, ha segnalato casi in pazienti che non venivano dalla Cina ma che hanno contratto il virus da qualcun altro che aveva visitato Wuhan, come probabilmente è accaduto ai due studenti di ritorno dal Giappone. Non di meno, il piccolo ma densamente popolato Paese asiatico ha messo in piedi prestissimo misure di lockdown che hanno impedito la diffusione del Covid-19: blocchi selettivi – in parte ancora attivi - che sono arrivati a chiusure totali di intere aree o villaggi. Tale modello di “gestione controllata”, e affidata anche alla responsabilità dei singoli e al forte senso di responsabilità di ogni individuo verso l’intera comunità, è stato seguito poi anche da altri Paesi dell’area.
In Vietnam i cattolici sono oltre 6 milioni e 300mila ossia circa il 7% della popolazione di 95 milioni di abitanti di un Paese.
(MG-PA) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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AMERICA/MESSICO - Sacerdote minacciato di morte, ma la Chiesa non si ferma nella difesa dei diritti della popolazione
 
San Cristobal (Agenzia Fides) - La quarantena per combattere la pandemia non basta a fermare il crimine organizzato che in Messico continua a minacciare la popolazione. Così succede nel Chiapas, dove i sacerdoti sono stati minacciati di morte con delle telefonate da presunti membri del Cartello Jalisco Nueva Generacion (CJNG), che secondo informazioni dei media locali sono nella zona solo da pochi mesi.
Padre Marcelo Perez infatti ha ricevuto una telefonata con minacce di morte a lui e alla sua famiglia. La diocesi di San Cristobal de las Casas, in un comunicato inviato a Fides, informa le autorità che padre Marcelo, responsabile della pastorale sociale della diocesi, è stato minacciato non solo lui, ma anche la sua famiglia e i suoi fedeli membri del Consiglio Parrocchiale di San Antonio di Padova, se non ubbidiranno alle richieste del CJNG.
Secondo la telefonata minatoria, la Chiesa cattolica attraverso i suoi sacerdoti deve "allinearsi" e riconoscere il CJNG come padrone del territorio, in cambio ci sarà pace nella zona, altrimenti il sangue scorrerà nella comunità.
Non è la prima di questo tipo di azioni da parte del CJNG, che cercano di intimidire e sottomettere con la paura i gruppi di cittadini delle zone rurali, ma questa volta si tratta della Chiesa cattolica in una zona dove la pastorale sociale si è organizzata così bene che è riuscita ad unire 18 comuni della zona in difesa dei diritti umani, secondo le informazioni della diocesi di San Cristobal de las Casas. La diocesi conclude il messaggio firmato dal Vescovo, Mons. Rodrigo Aguilar, affermando che non si fermerà il lavoro dei cattolici perché si tratta di un impegno riuscito dopo tanti anni di impegno della diocesi con la popolazione.
(CE) (Agenzia Fides 28/04/2020)
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AMERICA/BRASILE - La sospensione delle messe per la pandemia è dolorosa, ma può contribuire a salvare vite umane
 
Belo Horizonte (Agenzia Fides) - Le misure di isolamento sociale decise dalle autorità per frenare la crescita dei casi e la diffusione di covid-19 in Brasile, sono state adottate anche dalle arcidiocesi e diocesi brasiliane, che hanno sospeso, sia pure con grande dolore, le attività religiose compresa la celebrazione delle messe con la partecipazione dei fedeli, come avvenuto in quasi tutto il mondo. Secondo i risultati di uno studio diffusi dalla Conferenza nazionale dei Vescovi brasiliani (CNBB) tale provvedimento potrebbe aver prevenuto oltre 120 morti nel paese.
Lo studio è stato realizzato dalla Società brasiliana degli Scienziati cattolici (SBCC), di cui fa parte il settore universitario della Commissione episcopale per la cultura e l'istruzione della CNBB e il Gruppo di ricerca modellistica dei problemi biologici del Centro federale di educazione tecnologica del Minas Gerais (CEFET-MG). “Il numero approssimativo di vite salvate dipende dal numero dei morti durante il periodo di isolamento per la sospensione delle messe in Brasile” ha affermato il professor Rodrigo Cardoso, docente nel Dipartimento di matematica del CEFET. Secondo il ricercatore, il numero varia tra 46 e 120.
Nell’ambito dei casi considerati per questa stima, i risultati indicano che questa misura restrittiva può essere stata responsabile della riduzione del 2,6% del numero di casi di infezione e decesso nel paese e della riduzione di circa il 9, 7% del numero di casi di ricovero durante il picco dell'epidemia. "Con questo studio – commenta il comunicato diffuso dalla Conferenza episcopale -, la SBCC intende collaborare alla divulgazione scientifica tra il pubblico cattolico, e mettere in rilievo per la società in generale gli sforzi della Chiesa per aiutare ad affrontare la pandemia". (SL) (Agenzia Fides 28/4/2020)
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AMERICA/ECUADOR - Commissione Governo-Vescovi al lavoro per la riapertura delle chiese secondo la situazione concreta di ogni città
 
Quito (Agenzia Fides) – Il Consiglio di Presidenza e alcuni Vescovi della Conferenza episcopale dell’Ecuador (CEE) si sono incontrati con la Ministra del governo, Maria Paula Romo, e i suoi assessori, per discutere il tema della riapertura delle chiese e la ripresa delle diverse attività pastorali.
Come informa il comunicato diffuso dalla Conferenza episcopale, pervenuto all’Agenzia Fides, “i Vescovi, oltre a ratificare il loro impegno di collaborazione, come Chiesa, alle campagne di solidarietà a favore dei più poveri e di accompagnare spiritualmente le famiglie, hanno fatto presente che la riapertura delle chiese risponde al desiderio spirituale di un popolo che è in maggioranza credente e cattolico”.
Per raggiungere questo obiettivo, informa il comunicato, una Commissione formata da rappresentanti del Governo e della Chiesa, elaborerà i protocolli che saranno applicati, “in forma progressiva, secondo la situazione concreta di ogni città e settore”. “Questo passo così importante – conclude il comunicato del Consiglio di presidenza della CEE – ci aiuti a mantenere viva la speranza e a trovare soluzioni adeguate sia per la salute che per l’economia del nostro Paese”. (SL) (Agenzia Fides 28/4/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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