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martedì 7 febbraio 2023

Online il nuovo sito dedicato ai boschi di Muzzana

 

Online il nuovo sito dedicato ai boschi di Muzzana

Il progetto di Artetica, nato dal basso, punta a valorizzare l’antica Silva Lupanica

Online il nuovo sito dedicato ai boschi di Muzzana

L’associazione culturale Artetica annuncia che è online www.boschidimuzzana.it, il sito web interamente dedicato ai boschi di Muzzana del Turgnano.

Il progetto nasce all’interno della comunità da appassionati e studiosi che frequentano abitualmente i boschi, come iniziativa di valorizzazione dal basso del prezioso patrimonio forestale planiziale e degli habitat limitrofi presenti nel territorio, attraverso un'opera di sensibilizzazione e di comunicazione naturalistica e didattica.

Proprio qui, a sud del paese, si trovano due magnifici boschi di latifoglie, che costituiscono i resti più estesi dell’antica Silva Lupanica, la grande foresta che un tempo ricopriva l’intera pianura compresa tra i fiumi Livenza e Isonzo. I loro 300 ettari di estensione complessiva rappresentano un tesoro inestimabile di biodiversità.

A dieci anni dalla prima pubblicazione, dopo un lavoro durato un anno, il sito è stato completamente rivisto, aggiornato e arricchito di nuovi preziosi contributi. Al suo interno si possono trovare informazioni di carattere generale, curiosità, sezioni specifiche su flora e fauna, storia, itinerari, materiale didattico per i più piccoli utilizzabile anche dagli istituti scolastici e una ricca libreria con oltre cinquanta titoli di articoli e testi scientifici da scaricare.

I contenuti sono disponibili in tre lingue: italiano, friulano e inglese. Per la realizzazione del progetto, Artetica si è avvalsa della preziosa collaborazione delle associazioni del territorio, dello Sportello associato di lingua friulana dei comuni di Carlino, Gonars, Muzzana, Porpetto, Precenicco e San Giorgio di Nogaro e della consulenza scientifica di studiosi come Luca Lapini del Museo Friulano di Storia Naturale.

Il progetto è stato sostenuto da PrimaCassa Fvg, con il patrocinio del Comune di Muzzana. Il sito sarà presentato in una serata pubblica venerdì 10 febbraio alle 20.45 nella sala consiliare di Villa Muciana, a Muzzana.

Durante la serata interverrà Alessandro Fontana, professore associato di Geografia fisica e Geomorfologia del Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova con un intervento dal titolo “Boschi, fiumi e lagune: evoluzione paleoambientale e geomorfologia dell’area di Muzzana”.

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    martedì 2 agosto 2022

    A Precenicco 'Di pietra, di storia e di fede'

    A Precenicco 'Di pietra, di storia e di fede'

    Due mostre open air raccontano la bellezza unica dei cicli di affreschi presenti nelle chiesette della pianura friulana e del suo territorio

    A Precenicco \u0027Di pietra, di storia e di fede\u0027

    La bellezza del fiume Stella è fatta anche dalle storie fiorite nel tempo sulle sue rive e che si raccontano da sempre tra la gente della Bassa, tra Precenicco e Palazzolo.

    La storia di un nome antico: Anaxum, “fiume senza luce”, forse retaggio di un tempo in cui l’esuberante vegetazione ripariale ostacolava il riverbero dei raggi del sole sulle sue acque. O la storia della Bambina di Piancada, sepolta da 6.500 anni in un manto di conchiglie vicino al letto del fiume e che nella favola moderna diventa Chiara-Luna: una bambina sognatrice innamorata delle stelle, annegata mentre tentava di afferrare la luna nello specchio notturno delle acque dello Stella.

    Le storie segrete di una nave dell’Anno Mille arenata sulle sue rive: l’unico relitto fluviale in Europa di questo periodo, conservato integralmente. La storia dei Cavalieri Teutonici, avvolti in bianchi mantelli con la croce nera sulla spalla: storia di crociate, di violenza e di cura, di pellegrini venuti da distante e accolti nei loro Ospizi di Precenicco e Titiano.

    Nei giorni della festa della Madonna della Neve – il 5 agosto – rivive la memoria favolosa della statua di una Madonna in legno d’olivo (Madone Pizule), che dalla parrocchiale di Precenicco tornava misteriosamente ogni notte alla sua chiesetta ormai abbandonata e in rovina: silenziosa preghiera alla piccola comunità di Titiano a rimettere in piedi il piccolo edificio sacro, che la Madonna non voleva abbandonare.

    E' intorno alla chiesetta di Titiano, infatti, che si addensano le memorie più antiche del paese di Precenicco: è fatta risalire al XIII secolo, ma il ritrovamento di materiali di età romana che proseguono sotto la chiesa parrebbe portare a una riconsiderazione del succedersi delle varie fasi edilizie. L’edificio originario fu sottoposto, tra fine Quattrocento e inizi Cinquecento, a una radicale ristrutturazione ad opera dei Cavalieri Teutonici, signori di Titiano a partire dal 1348 e già padroni di Precenicco da oltre un secolo. I tre stemmi scolpiti sopra il portale d’ingresso sono la “firma” della loro committenza: al centro l’insegna del sodalizio cavalleresco e ai lati gli stemmi di due suoi commendatori. La chiesetta è consacrata al culto di Nostra Signora della Neve, di antichissime origini, che si celebra ogni anno il 5 agosto.

    Ed è per questa occasione che l’associazione anziani Stin Insieme, in collaborazione con la Parrocchia, il circolo culturale e fotografico Anaxum, la Pro Loco e con il sostegno del Comune di Precenicco, hanno allestito una piccola mostra open air, dal titolo: Di pietra, di storia e di fede. La chiesetta di Titiano, per raccontare con immagini e parole la vicenda di questo edificio sacro, lambito dalle acque di un’ansa secondaria del fiume Stella e reso straordinario da un contesto ambientale di rara bellezza.

    La piccola esposizione open air ha potuto arricchirsi dei pannelli – messi generosamente a disposizione dall’Associazione Culturale ad Undecimum di San Giorgio di Nogaro, che documentano gli affreschi più significativi di altre dodici chiesette di alcuni minuscoli paesi della Bassa Friulana e che prefigurano la progressiva individuazione di possibili itinerari di valorizzazione e scoperta dei frammenti di arte popolare sedimentati dalla fede che sono contenuti nei gusci scorticati dal tempo delle chiesette, forse troppo piccole e poco significanti se considerate singolarmente, ma che nel loro insieme formano una importante “massa critica”, ricca di potenzialità.

    Il percorso messo in sequenza dall’Associazione culturale sangiorgina (nell’ambito di un progetto di partenariato con la Croazia) parte idealmente da Lignano per innervarsi a raggera nella Bassa Friulana.

    Si tratta solo di una piccolissima campionatura delle centinaia di chiesette votive campestri di cui è ricco il Friuli: modeste, sobrie, le chiesette erano i luoghi dove si imploravano i santi patroni (Pietro, Paolo, Marco), i martiri primi di Aquileia, i santi che furono cari a Longobardi e poi ai Franchi (san Martino), i ‘taumaturghi’ come san Rocco, sant’Antonio abate, Sebastiano, Floriano e Cristoforo e poi la Vergine e la Maddalena; a intercedere benedizione al lavoro duro dei campi e protezione al bestiame.

    Meta degli antichi percorsi delle rogazioni, testimoni di un tempo scandito dai ritmi del lavoro e della fede, ex voto offerti in ringraziamento per la liberazione da una malattia, un’epidemia o da un sisma, le chiese raccontano di uomini e di santi, di leggende popolari e di avvenimenti storici, mescolati all’intonaco dei muri a formare un grande affresco della vita. Con gli alberi, i recinti di siepi, i viottoli segnati dalla polvere e dai sassi, gli incavi docili dei fossi, i campi coltivati e i vigneti, trasformano il paesaggio in un libro aperto, quasi un manuale di storia e di arte da leggere avvolti dai silenzi della campagna o dei tanti piccoli borghi che sembrano 'abitati più da nuvole che da persone', come dice lo scrittore Sergio Maldini in La casa a nordest. Per questo possono ancora parlare e toccare l’anima di visitatori e di turisti che privilegiano l’andare lento.

    I pannelli saranno visibili (dal mattino al tramonto) nei giorni 5 e 6 agosto sotto il porticato e nel parco adiacente alla chiesetta di Titiano, per trasferirsi il 7 agosto nell’ovale della piazza di Precenicco.

    sabato 14 novembre 2020

    Commento e preghiera in friulano della Parola della XXXIII dom T.O. A

     O sin ducj un spetacul! Diu nus à fats, par che lu mostrini in chest mont. Deventa no stes e mostralu Lui e je la stesse robe!

    Signôr,
    tu nus âs fats tu
    e ognun di nô al è un meracul
    jessût de fantasie dal to amôr.
    Dànus i tiei voi par viodisi
    come che tu nus viodis tu
    e cussì o rivarìn a savê
    cui ch’o sin, ce ch’o valìn
    e ce che o sin a fâ in chest mont.
    Parcè che ognun di nô,
    al è necessari par te,
    dentri tal disen de tô storie,
    e nol pues jessi rimplaçât di nissun.
    Danus il coragjo di jessi nô stes
    devant di chei altris,
    di jessi come che tu nus vuelis tu
    par che, midiant di nô,
    e vadi indevant la tô creazion
    e la tô storie, in chest mont;
    cussì la nestre vite no sarà vivude dibant.
    Judinus tu a no butâsi jù,
    a no pierdi il treno de vite,
    ma a vivile a plen e jentrâ te tô gjonde
    che tu sâs dânus za ca jù,
    prime di inneâsi in te là su!
    AMEN (Mt 25,14-30)

    lunedì 8 novembre 2010

    Quegli studenti laureati al fronte

    http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/07/news/meletti-8853274/

    Seguendo questo link troverete un interessante articolo di Repubblica su uno studio riguardante l'Università Castrense a San Giorgio di Nogaro durante la Prima Guerra Mondiale.

    giovedì 7 maggio 2009

    A Vittorio Veneto si parla di Torviscosa

    CASO MARINOTTI: UOMO, IMPRENDITORE, MECENATE, ARTISTA.

    Fonte
    Se ne parlerà in un convegno il prossimo 16 maggio
    Vittorio Veneto - Si parla ancora di Marinotti a Vittorio Veneto, dopo che nel 2006 gli esponenti della sinistra ne contestarono la possibile intitolazione dell’istituto IPSIA. L’occasione è un convegno organizzato dall’Associazione Amici di Vittorio Veneto, presieduta da Maria Grazia Gottardi, sabato 16 maggio alle 9.30 presso il Seminario a Ceneda. Relatori al convegno “Caso Marinotti: uomo, imprenditore, mecenate, artista” saranno lo storico Daniele Ceschin, il docente universitario Marco Pappini, il sindaco di Torviscosa Roberto Duz, il sociologo Ulderico Bernardi e l’architetto vittoriese Mario Da Re.
    Franco Marinotti nacque a Vittorio Veneto il 5 giugno 1891 e fu capitano d’industria che si dedicò ad attività commerciali d’esportazione verso la Russia, l’estremo Oriente e vari Paesi africani. Fu direttore generale della Snia di Milano, fondò lo stabilimento e la città di Torviscosa, in Friuli. Ricoprì cariche importanti come vice podestà di Milano, presidente della Provincia, presidente della Camera di commercio italo – sovietica.
    “Troppo spesso si è posto l’accento sui risvolti politici della carriera di Marinotti, in particolare sui rapporti con il regime fascista, quasi dimenticando che questi hanno caratterizzato necessariamente anche l’opera di altri industriali della prima metà del Novecento. E si è dimenticato che Marinotti ha sovvenzionato le formazioni partigiane” precisano gli Amici di Vittorio Veneto.
    C.B.

    lunedì 27 ottobre 2008

    Via Annia

    Itinerari Culturali
    VIA ANNIA: 200 KM DI STORIA, TRADIZIONI, ARTI E CULTURE TRA TERRA E MARE. A PADOVA 4 "NUOVE" SALE ALLESTITE AGLI EREMITANI

    Padova, 25 ottobre 2008 (dall'inviato A. Miatello e la collaborazione di July). "Il Progetto Via Annia - finanziato da ARCUS S.p.A. e sostenuto dalla Regione del Veneto e dal Comune di Padova (costo 1.800.000 euro) - ha come obiettivo il recupero e la valorizzazione dell'antico tracciato romano del II sec. a.C. che collegava un capolinea meridionale, ipoteticamente individuato in Adria passando per i centri di Padova, Altino e Concordia", così inizia Fausta Bressani, responsabile della Direzione Beni Culturali della Regione Veneto, nel suo breve intervento alla conferenza stampa che si è svolta ieri alla sala del Romanino. In epoca romana la Via Annia era una principale "strada" di comunicazione tra il Delta del Po e Aquileia e grazie ad una serie di collegamenti secondari, garantiva un'agevole penetrazione verso altre direzioni dell'entroterra. "Una sorta di spina dorsale lungo la quale si è sviluppata l'identità dei territori circostanti e che ha avuto un ruolo fondamentale nel proiettare la cultura romana verso il Nord Est della penisola ed il centro dell'Europa".

    Il percorso, ricavato dai romani su precedenti piste protostoriche, oggi è parzialmente rintracciabile nella strada statale Triestina, malgrado le vicende climatiche e i dissesti idrogeologici di epoca tardoantica e altomedioevale che ne hanno cancellato le tracce, facendo perdere per lungo tempo la memoria di questa importante via di comunicazione. "La valorizzare del tracciato di questa antica via romana significa" - come ha spiegato Girolamo Zampieri, conservatore del Museo Archeologico patavino - "recuperare quel filo conduttore che unisce, oggi come ieri, le terre del nord-est italiano con il cuore d'Europa. Il recupero non può che partire da tutte quelle testimonianze, spesso conosciute soltanto dagli studiosi, che parlano della storia del territorio". Il Progetto Via Annia mira nella sua globalità (si spera che i fondi siano sufficienti anche per le prossime tappe, ndr.) a fare dell' antico tracciato romano una sorta di perno da cui incentivare il processo di crescita dei territori del Nord-est; una promozione culturale, dunque, che proceda di pari passo con progetti di valorizzazione paesaggistica e di recupero delle antiche tradizioni eno-gastronomiche oggi esistenti. L'obbiettivo del progetto è di rendere la Via Annia un patrimonio culturale accessibile, trasformando quello che oggi è per i più un "non luogo" in una realtà percepibile.
    In pratica sarebbe la prima volta che si lavora ad un progetto su un "piano orizzontale" e "non verticalistico", come ha precisato l'on. Andrea Colasio, forse il vero fustigatore per il raggiungimento di questo obiettivo. Non più dunque calato dall'alto (di solito sono le soprintendenze che dettano la loro governance) ma con una articolata politica di aggregazione tra enti locali diversi (fondazioni private, comuni, musei, università e naturalmente le soprintendenze). Una sorte di federalismo avanzato che in altri paesi europei esiste da molti decenni.
    Il recupero e la valorizzazione della Via Annia, che sinceramente la conoscevamo nei libri di storia o di "miscellanea" memoria (ad esempio nei Tre Volumi "Venetia" della Casa editrice Cedam del 1967, vi è un'ampia descrizione), dovrebbe stimolare la rinascita di altre vie romane, come la via Postumia (da Verona a Vicenza a Concordia, in cui si intrecciava con la via Annia, o la via Claudia Augusta che andava da Altino verso Belluno). Nel Triveneto abbiamo diversi musei che sono ricchi di collezioni archeologiche ma purtroppo il sistema museale è come una pelle di leopardo. Belluno, Rovigo, Vicenza, Verona ed altre città d'arte non fanno sistema. Mancano i fondi ma anche le persone non brillano. Le fondazioni bancarie ed i privati preferiscono puntare sui titoli ...fantasma delle borse mondiali!
    L'allestimento museale archeologico a volte è obsoleto dal punto di vista della presentazione o persino non perfettamente adatto a tutte le "stature" dei visitatori (le vetrine hanno le scaffalature oltre il mt. 160) che impediscono di concentrarsi sui rari oggetti esposti. Poi certi pannelli con le spiegazioni sono sempre con caratteri troppo piccoli. A questo punto i musei comunali dovrebbero disporre di audioguide gratuite ed essere pagate dal Ministero della pubblica istruzione. Ma così purtroppo non lo è perchè un tale servizio è solo offerto dalle mostre miliardarie che da tempo vanno di moda in Italia. L'ultima nella città del Cagnan sembra si aggiri attorno ai sette milioni di euro!

    La Via Annia, fatta costruire nel 131 a.C. dal pretore Tito Annio Rufo e costituita in gran parte da una superficie di ghiaia -viae glarea stratae- (essa doveva essere ricoperta di basoli solo in prossimità dei centri urbani più rilevanti), collegava Adria ad Aquileia, attraversando i territori dei tre importanti centri di Padova, Altino e Concordia. Più in dettaglio, in corrispondenza di Mestre, il tragitto lambiva la costa, mentre nel tratto tra Altino e Concordia, esso ripercorreva il preesistente sistema viario paleoveneto. La direttrice venne utilizzata fino al periodo tardo imperiale (cronache del tempo riferiscono che, nel corso del IV d.C, numerosi imperatori vi transitarono al fine di difendere il confine orientale dell'Impero). Una rete di collegamenti terra-laguna-corsi d'acqua. Interessante notare che la via terrestre (che attraversava la pianura perilagunare e delimitava a nord una vasta campagna centuriata e più a sud un territorio fluvio-palustre) era collegata anche ad un itinerario endolagunare segnato da fosse di navigazione e vie fluviali, che spesso consentivano di raggiungere l'interno con più facilità. Nel corso dei secoli l'instabilità dell'ambiente palustre e lagunare mutò ripetutamente l'assetto del territorio a sud dell'Annia, modificando anche il tracciato della stessa. Le varizazioni delle condizioni ambientali, già a partire dal II sec. d.C., ridussero in questa area traffici e commerci dando inizio ad un irreversibile processo di decadenza economica e culturale . E' in età imperiale tuttavia che si origina il vero declino del tracciato, dopo il 410 d.C., ed è legato al lento spopolamento delle campagne a causa delle invasioni barbariche. ll Veneto infatti era un punto di passaggio obbligato per le invasioni barbariche dell'Italia provenienti dalle pianure dell'Est. Nel corso delle lotte combattute dai popoli barbarici - Ostrogoti, Franchi, Longobardi - fra loro e contro gli imperatori di Bisanzio che tentavano di riconquistare l'Italia, il Veneto conobbe periodi di grave decadenza economica e sociale. Dopo la caduta dell'impero romano, in Veneto come nel resto d'Italia, non c'era più nessuno che curasse la manutenzione delle strade e quindi queste andarono in forte declino: le belle strade selciate romane o le più semplici inghiaiate furono sommerse da alluvioni o i loro blocchi regolari vennero usati come materiale da costruzione di Venezia e le isole della laguna).

    - Tra i rinvenimenti più significativi riconducibili al tracciato stradale della via Annia, vanno menzionati tra le provincie di Padova e Venezia i quattro miliari rinvenuti a Stanga (Pd), Dolo, Campalto e Quarto d'Altino nonchè le stazioni di ristoro per viaggiatori e cavalli scavate a San Bruson di Dolo e Marghera.
    - Due miliari della metà del IV sec. d.C. sono stati ritrovati a San Giorgio di Nogaro , in provincia di Udine, nella frazione di Chiarisacco. Gli studiosi concordano nel situare la mutatio ad Undecimum. Recenti lavori di dragaggio e pulitura del fiume Corno (sempre presso la frazione di Chiarisacco) hanno permesso di individuare la presenza di una imponente struttura muraria composta da grosse pietre e laterizi di epoca romana che attraversa l'intero alveo del corso d'acqua.
    - Anche all'altezza di Ceggia- da dove la strada ripartiva per raggiungere Concordia Sagittaria ed Aquileia - sono stati rinvenuti i resti di due piloni e delle testate di un ponte a tre arcate.
    - Lungo le vie d'acqua invece sono emersi un gran numero di insediamenti, per lo più ville rustiche (tra cui quella di Ca' Tron a Roncade- , che si avvalevano dell'abbondanza di corsi d'acqua per commerciare i loro prodotti, primo fra tutti il vino.

    Fonte: www.aidanews.it

    Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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