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mercoledì 3 novembre 2021

Da Agenzia Fides: Appello internazionale islamo-cristiano per la protezione delle comunità di preghiera e dei luoghi di culto

 


ASIA/GIORDANIA - Appello internazionale islamo-cristiano per la protezione delle comunità di preghiera e dei luoghi di culto
 
Amman (Agenzia Fides) – Gli attacchi sanguinari a luoghi di culto che ospitano comunità di fede raccolte in preghiera o mentre prendono parte ad atti rituali, rappresentano “il vertice” di atrocità e violenze giustificate tirando in ballo argomenti “religiosi”. Di fronte al perpetuarsi di tali fenomeni, occorre favorire la creazione di una “rete globale” interreligiosa e inter-culturale, che operi a protezione dei siti di culto e di tutti i credenti che li frequentano, come contributo allo sviluppo di una “comune civiltà umana” alimentata dal riconoscimento e dalla condivisione di “valori umani comuni”. E’ questa l’urgenza rilanciata dall’Appello internazionale per la protezione dei Luoghi Santi da tutte le violenze e i soprusi che colpiscono le diverse comunità oranti e adoranti. L’iniziativa è promossa dal Principe giordano Hassan Bin Talal , che presiede l’Arab Thought Forum e anche il Consiglio del Royal Institute for Religious Studies. All’appello hanno aderito più di 40 sostenitori musulmani e cristiani, compresi alti esponenti di comunità del Medio Oriente e rappresentanti di istituzioni accademiche, teologiche e culturali di diversi Paesi.
Il testo dell’appello presenta accenti e contenuti originali, pur muovendosi nell’orizzonte già delineato nel Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, sottoscritto il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dallo Sheikh sunnita Ahmed al Tayyeb, Grande Imam di al Azhar. In particolare, il nuovo appello insiste sulla necessità di favorire tra le diverse identità confessionali e culturali un dialogo che valorizzi la ragione umana e la condivisione di valori comuni. Gli attacchi perpetrati contro i luoghi di culto vengono collegati alle vicende che anche in tempi recenti hanno visto presi di mira siti di valore culturale, biblioteche e “altri centri rappresentativi della civiltà araba islamica”, in analogia a quanto avvenne già all’immensa Biblioteca Bayt al Hikma (Casa della Sapienza) a Baghdad, distrutta dai Mongoli nel 1258.
I siti religiosi sono luoghi-simbolo “della nostra umanità, della nostra storia e delle tradizioni condivise delle persone in tutto il mondo”. E “senza la storia non possiamo sostenere il futuro. La storia e il suo patrimonio non sono altro che un pilastro del presente che cerchiamo di costruire”. Nei nostri tempi – rimarca l’appello promosso dal Principe Bin Talal - l'incitamento all'odio e le contrapposizioni che giustificano lo spargimento di sangue continuano ad aumentare, “accompagnati dal ricorso all'abuso di religioni e credenze come pretesto per violenza, esclusione e discriminazione”. Vengono presi di mira anche “siti storici e archeologici e il patrimonio architettonico, inclusi musei, biblioteche e manoscritti”, con l’intento evidente di “cancellare la memoria che preserva le civiltà dei popoli e il loro nucleo di valore dall'estinzione”.
A tale paura e rimozione della memoria storica dei popoli – sostiene l’appello – si può rispondere riconoscendo e promuovendo “il concetto di valori umani comuni”, e sperimentando che “contrariamente a quanto qualcuno potrebbe pensare, il concetto di ‘valori umani comuni’, nel suo senso più profondo, non indebolisce le specificità insite nelle diverse credenze religiose”, né “confligge con le identità culturali o nazionali”.
Nella lista di esponenti musulmani e cristiani che hanno sottoscritto l’appello del Principe Hassan bin Talal figurano, tra gli altri, il professor Ali Muhyiddin Al-Qura Daghi, Segretario Generale dell'Unione Internazionale degli Studiosi musulmani (Qatar); il professore turco Arshad Hormuzlu; il professore saudita Khalil al Khalil; il dottor Ahmed al Khamlichi, Direttore della Fondazione marocchina Dar Al-Hadith al Hassaniya; la studiosa libanese Nayla Tabbara, co-fondatrice della Fondazione Adyan; l’Imam Yahya Pallavicini, Presidente della Federazione delle Organizzazioni Islamiche Italiane; il dottor Martino Diez, Direttore della Fondazione internazionale Oasis; Atallah Hanna, Arcivescovo greco ortodosso di Sebastia; il Vescovo emerito Salim Sayegh, già Vicario patriarcale di Gerusalemme dei Latin per la Giordania; il sacerdote giordano Rifat Bader, direttore del Catholic Center for Studies and media. (GV) (Agenzia Fides 3/11/2021)

giovedì 6 luglio 2017

Agenzia Fides 6 luglio 2017

AFRICA/BURKINA FASO - Allo studio la creazione di un fondo di solidarietà della Chiesa per le emergenze nazionali
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) – Si sta svolgendo a Ouagadougou, presso il Centro per lo sviluppo umano integrale, un workshop sulla creazione di un fondo di solidarietà da parte della Caritas nazionale, per far fronte alle diverse crisi e alle catastrofi naturali che il Burkina Faso si trova periodicamente ad affrontare. Come afferma la nota della Conferenza Episcopale del Burkina Faso, è emerso che a livello di Chiesa del Burkina, non esiste un meccanismo di gestione di tali situazioni, pertanto è necessario pensare a come intervenire nelle crisi umanitarie, in maniera rapida ed immediata, avendo particolare attenzione per le persone più vulnerabili, vittime o colpite in qualche modo. Inoltre la creazione di tale fondo di solidarietà si inserisce nelle dinamiche di auto-gestione della Chiesa locale.
Sono questi i motivi che hanno portato all’organizzazione di questo seminario, che si tiene dal 5 al 7 luglio, a cui partecipano i rappresentanti delle diverse diocesi del paese e delle varie strutture ecclesiali nazionali. Dopo lo scambio di esperienze di mobilitazione delle risorse locali all'interno della Chiesa, i partecipanti indicheranno una strategia per la realizzazione di questo fondo e la tabella di marcia per le prossime tappe. (SL) (Agenzia Fides 6/7/2017)
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AFRICA/SUDAN - Il colera raggiunge anche i campi profughi dell’ Est Darfur
 
Karthoum (Agenzia Fides) – Dopo i casi di colera registrati nel White Nile e nello Stato Settentrionale del paese (vedi Fides 14/6/2017), è la volta dei campi profughi dell’area sud sudanese e dell’est Darfur. Contagi e morti nel campo profughi di Kario, 35 km a sud di Ed Daein, oltre che a Khazan Jadeed, area di Shearia. In una settimana, i primi resoconti sulla diffusione dell’epidemia di colera in Nord Darfur sono stati accompagnati dai rapporti di contagi in Sud Darfur (Kalma camp) e est Darfur. Dall’inizio dell’epidemia negli Stati est e sud-est del Sudan, l’organizzazione mondiale della sanità e il Ministero della salute Sudanese non si sono mai riferiti alla pandemia come al colera, ma alla forma meno aggressiva di “diarrea acquosa acuta”.
Nel South Kordofan, in totale, il numero di contagi è salito a 207 oltre a 21 morti nel centro sanitario locale di Farshaya. Ulteriori contagi sono stati riportati nella parte occidentale di El Obeid, capitale del North Kordofan, dove la scuola El Sayed El Makki è stata trasformata in un centro per quarantena. Le persone della zona hanno espresso timori che questo possa portare ad una diffusione di infezioni tra gli studenti all'inizio dell'anno scolastico. Alcuni hanno preso in considerazione l’idea di prolungare il periodo di vacanza così da limitari ulteriori eventuali danni.
(AP) (6/7/2017 Agenzia Fides) 
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ASIA/FILIPPINE - Il Vescovo di Marawi: “Preghiamo e speriamo che la guerra finisca presto”
 
Marawi (Agenzia Fides) – “La situazione è estenuante: sono passati oltre 40 giorni di guerriglia e la nostra splendida città di Marawi è ridotta in macerie. Siamo in pena per padre Chito e gli altri ostaggi. Speriamo con tutto il cuore e preghiamo che la guerra a Marawi finisca al più presto”: lo dice all’Agenzia Fides il Vescovo Edwin De la Pena, che guida la Prelatura apostolica di Marawi, sull’isola di Mindanao, mentre il conflitto tra l’esercito filippino e i terroristi fedeli all’Isis, asserragliati dal 23 maggio nella città di Marawi, prosegue. Secondo stime ufficiali, fino al 5 luglio 351 sono i jihdisti uccisi, 39 i civili, 85 i militari filippini che hanno perso la vita, mentre i l’esercito filippino da alcuni giorni si avvale della consulenza strategica e delle tecnologie fornite dall’esercito americano.
In una battaglia che sta durando molto più del previsto – il che mostra la accurata preparazione dell’assalto terrorista – il presidente Duterte spera che la crisi termini prima di pronunciare il prossimo discorso sullo stato della nazione, il 23 luglio, stesso giorno in cui scadono i due mesi di legge marziale proclamata a Mindanao dal 23 maggio.
“C’è grande tensione. Non ci sono negoziati, ma si continua a combattere. Intanto molti profughi sono demoralizzati. Come leader cristiani e musulmani stiamo mostrando tutta la nostra solidarietà. La comunità dei battezzati continua a pregare. Parlerò della crisi di Marawi all’imminente assemblea plenaria dei Vescovi filippini, dove eleggeremo il nuovo Presidente. Siamo nelle mani di Dio. Speriamo che non venga fatto del male agli ostaggi. Continuiamo a sperare e pregare” conclude il Vescovo. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2017)
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ASIA/LIBANO - I Vescovi maroniti: servono misure urgenti contro la proliferazione delle armi private
 
Beirut (Agenzia Fides) – La proliferazione delle armi private tra i civili inquieta i Vescovi maroniti, che richiamano le autorità libanesi a contrastarla con misure efficaci, senza garantire alcuna tolleranza e “copertura” politica a un fenomeno che rappresenta un fattore di rischio oggettivo per la convivenza pacifica nel Paese dei Cedri. I Vescovi maroniti hanno espresso le loro preoccupazioni per la diffusione fuori controllo di armi individuali tra i civili, nella loro riunione mensile, svoltasi mercoledì 5 luglio nella Sede patriarcale di Bkerkè, sotto la presidenza del Patriarca Bechara Boutros Rai. Tale fenomeno – riferisce il comunicato diffuso dopo l'incontro - è collegato anche all'aumento della criminalità comune, dato allarmante per una società che sembra aver perso “ogni freno morale e legale”. Nel comunicato finale, pervenuto all'Agenzia Fides, i Vescovi stigmatizzano anche l'aumento sfrenato della corruzione, e nello stess o tempo rendono omaggio agli sforzi fatti dal Presidente Michel Aoun per infondere “un nuovo slancio nel Paese e a livello del governo”.
Mercoledì 5 luglio la questione della diffusione di armi tra i civili e soprattutto tra i rifugiati siriani è stata anche al centro di vivaci discussioni in seno alla compagine governativa. Nei giorni precedenti erano stati liberati la gran parte delle 80 persone arrestate di recente per aver esploso colpi di arma da fuoco durante momenti di festa e occasioni celebrative. A tale riguardo, il ministro degli interni Nouhad Machnouk aveva sostenuto che tali scarcerazioni erano avvenute in seguito a “pressioni politiche”, suscitando la reazione energica del ministro della giustizia Salim Jreissati.
A suscitare apprensione nella società libanese è soprattutto la presenza di armi all'interno dei campi che ospitano profughi fuggiti dalla Siria. Venerdì scorso, l'esercito libanese ha compiuto una serie di operazioni all'interno dei campi profughi di al Nour e al Qariya, nella regione di Ersal, al confine con la Siria, dove sarebbero presenti anche gruppi di orientamento jihadista. Durante tali operazioni dell'esercito, secondo quanto riportato dalle fonti delle forze armate, sono state arrestate circa 300 persone, e si è registrato anche l'attacco contro i soldati libanesi di cinque kamikaze, che si sono fatti esplodere ferendo sette militari e provocando la morte di una bambina. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2017).
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ASIA/TERRA SANTA - Comitato dell'Unesco: No alle misure unilaterali che alterano lo status di Gerusalemme e dei suoi Luoghi Santi
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) - La città vecchia di Gerusalemme e le sue mura storiche rimangono nell'elenco dei siti del patrimonio mondiale dell'umanità da considerarsi “in pericolo”. E vanno considerati nulli e da revocare tutti i “fatti compiuti” e le misure legislative o amministrative messi in atto da Israele che hanno alterato o preteso di alterare il carattere e lo status della Città Santa. Così si esprime la risoluzione sullo status della Città Vecchia di Gerusalemme votata mercoledì 5 luglio dai partecipanti alla 41esima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale dell'UNESCO, riunitosi a Cracovia. La risoluzione sulla Città Santa definisce Israele “potenza occupante” e invita lo Stato ebraico a sospendere “scavi, costruzione di tunnel, opere, progetti e altre pratiche” messe in atto a Gerusalemme Est e soprattutto nella Città Vecchia.
La presa di posizione dell'organismo che fa capo all'UNESCO è stata accolta con soddisfazione dal governo palestinese e dalla Giordania, dove i media presentano la risoluzione come un risultato positivo ottenuto grazie al lavoro della diplomazia del Regno Hascemita, che rivendica il ruolo di custode dei Luoghi Santi cristiani e musulmani della Città Santa. L'ambasciatore israeliano presso l'ONU Danny Danon ha invece definito “disgustoso” il linguaggio utilizzato dalla risoluzione, aggiungendo che “nessun falso comitato per il patrimonio universale può rompere il vincolo tra il nostro popolo e Gerusalemme”. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2017).
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ASIA/CINA - Nuovo slancio dal primo workshop dell’Evangelizzazione
 
Pechino (Agenzia Fides) – E’ il momento di dare nuovo slancio alla mobilitazione missionaria, nutriti dalla Parola di Dio e dalla preghiera, guidati dallo Spirito Santo, con un maggiore coinvolgimento dei laici: sono le riflessioni dei partecipanti al primo Workshop dell’Evangelizzazione, organizzato dall’Unione delle Superiore Maggiori degli istituti religiosi femminili della Cina continentale. Dal 21 al 25 giugno, si sono incontrate a Pechino 51 suore, sempre sulla prima linea dell’evangelizzazione, di 19 congregazioni religiose, 17 sacerdoti e una ventina di laici attivi nella vita pastorale e missionaria.
Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, grazie alla testimonianza diretta di suore, sacerdoti e laici impegnati sul campo, i partecipanti hanno riflettuto durante il workshop su diversi aspetti dell’evangelizzazione: nel contesto urbano, del mondo rurale, dei mass media, dei giovani, dell’apostolato, dell’annuncio... Il direttore di Faith, don John Battista Zhang, che raccoglie ogni anno le statistiche dei battezzati in Cina, ha fatto riflettere tutti ponendo un interrogativo: “Con un miliardo e 300 milioni di popolazione, i 30/50 mila battezzati all’anno, non sono forse troppo poco?”.
A partire da questa domanda, i partecipanti hanno analizzato problemi, difficoltà ed ostacoli che rallentano l’evangelizzazione, hanno discusso il ruolo della parrocchia, del catechismo, dei catechisti, dei gruppi di evangelizzazione delle Comunità ecclesiali di base. Tutti hanno concordato sul fatto che le suore hanno una dote naturale per portare l’amore di Cristo alla gente, con la loro straordinaria dedizione e capacità di comunicare lo spirito d’amore del Vangelo. E’ stato anche rilevato come i laici oggi siano molto attivi e indispensabili all’evangelizzazione nel mondo contemporaneo.
Durante la condivisione, suor Nan Ying Hui della Congregazione della Presentazione di Nostra Signora di Shang Hai, ha detto: “Mi sembra di aver fatto un giro dell’evangelizzazione nelle diverse diocesi che mi ha aperto gli occhi e mi ha sensibilizzato sulla consapevolezza dell’urgenza missionaria”. Le suore di Shan Xi e della Mongolia Interna hanno aggiunto un'altra priorità: “Bisogna sempre migliorare noi stesse, come religiose, nella conoscenza e nell’approfondimento della fede nei confronti dei laici. Dopo aver sentito le testimonianze, mi sento in crisi. I laici di oggi sono formidabili, sia dal punto di vista teorico che pratico dell’evangelizzazione”.
“Gratitudine e mobilitazione” sono i due termini che i partecipanti hanno portato a casa: immensa gratitudine al Signore per tutti i successi avuti finora e mobilitazione per rilanciare con nuovo entusiasmo l’evangelizzazione.
(NZ) (Agenzia Fides 06/07/2017) 
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AMERICA/VENEZUELA - Nel giorno dell’Indipendenza assalto al Parlamento
 
Caracas (Agenzia Fides) – Una giornata di tensione è stata vissuta ieri dal Venezuela: da una parte la celebrazione del 206.mo anniversario della firma dell'Atto di Indipendenza, dall'altra la violenza che è entrata nel Parlamento, simbolo fino a ieri della democrazia intoccabile del paese. Secondo fonti di agenzia, un gruppo di circa cento militanti chavisti è entrato con la forza nella sede del Parlamento e circa 350 persone sono rimaste sotto assedio per oltre nove ore. Deputati, funzionari e giornalisti che si trovavano dentro hanno subito aggressioni, si parla di una decina di feriti. Alla fine dell’assalto, Julio Borges, il Presidente dell'Assemblea nazionale ha dichiarato alla stampa: "questo gruppo di persone, pagate dal governo, è venuto in questa sede per sequestrare non i deputati o i giornalisti, bensì la sovranità popolare venezuelana, la nostra democrazia...".
Attraverso i social media, sono pervenute a Fides numerose condanne di questo atto violento sia da parte dei governanti di molti paesi sudamericani che dal Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Solo pochi giorni fa, il Card. Urosa Savino, Arcivescovo di Caracas, aveva definito la posizione del governo del Presidente Maduro come "guerra di un governo contro il popolo", e aveva spiegato: "Noi Vescovi chiediamo al governo nazionale di riconsiderare la situazione, di deporre l'atteggiamento di voler impiantare in Venezuela un sistema totalitario militarista-marxista; e, naturalmente, chiediamo di desistere dall'utilizzare risorse legali per smantellare lo stato. Tutto ciò è riprovevole e intollerabile e non è ciò che desidera la maggior parte del popolo venezuelano" (vedi Fides 1/07/2017).
Papa Francesco, all’Angelus di domenica scorsa, 2 luglio, aveva ricordato che il 5 luglio ricorre la festa dell’indipendenza del Venezuela, assicuro la sua preghiera “per questa cara Nazione” mentre lanciava un appello “affinché si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi”.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2017)
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AMERICA/BRASILE - Delegazioni indigene al Ministero della giustizia: stiamo vivendo grandi difficoltà
 
Brasilia (Agenzia Fides) – Il 4 luglio le delegazioni dei popoli Pataxó, Tupinambá e Kaingang, ha presentato alcune richieste al Ministero della Giustizia, a Brasilia, alla Commissione dei Diritti Umani del Senato federale e alla Segreteria Speciale per la Sanità Indigena (SESAI). Il gruppo di 50 capi e dirigenti ha protestato per la demarcazione delle terre tradizionali, per le molestie morali e sessuali alle dipendenti presso le agenzie responsabili della sanità indigena a Rio Grande do Sul e Santa Catarina, e ha presentato una domanda di inchiesta sui servizi sanitari indigeni a Bahia.
"Ogni volta che mi sono seduto a parlare con il Segretario, dice sempre la stessa litania. Lui scrive carte, promette e non prende mai provvedimenti" afferma il capo Xaerru Pataxó del villaggio Caciana, di Porto Seguro, nella nota inviata a Fides dalle POM del Brasile. "Vogliamo sapere cosa decide di fare il Segretario. Stiamo vivendo grandi difficoltà. La nostra gente sta morendo per mancanza di cure, per la mancanza di responsabilità della SESAI".
Riguardo alle richieste, si è parlato dei tagli al bilancio che il Ministero della giustizia ha costantemente subito negli ultimi mesi. Lo stesso Ministro ha detto che ci sono problemi legali che coinvolgono la demarcazione delle terre indigene e ha proposto che le terre indigene diventino "economicamente produttive". "Abbiamo bisogno di pensare insieme come sfruttare economicamente le vostre terre, in modo tale da avere come ritorno la sanità, l'istruzione, la cultura. Questa è la mia proposta di lavoro" conclude la nota.
Il problema della terra in Brasile non è solo un problema dei popoli indigeni, ed è stato motivo di molta violenza: nel 2016 sono stati registrati 1.295 casi di conflitti per la terra e sono stati commessi anche 61 omicidi, con una crescita del 22% rispetto al numero di omicidi dell'anno precedente (vedi Fides 19/04/2017).
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2017) 
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AMERICA/MESSICO - I bambini dello Stato di Chihuahua iniziano a consumare droghe a 10 anni
 
Chihuahua (Agenzia Fides) - Il consumo di droghe, nello Stato di Chihuahua, inizia a partire dai 10 anni di età. La denuncia arriva dal Centro Statale di Tossicologia di PCE, dello Stato messicano che è il primo nel Paese dove si registrano casi allarmanti. I bambini di strada consumano inalanti e solventi, molti di loro per mitigare il senso di fame. Il fenomeno riguarda tutto il Paese dove i minori consumano alcune sostanze psicoattive como cocaina, eroina e benzodiazepine, sostanze che aiutano a dormire e a rilassare i muscoli oltre ad essere farmaci con indicazioni terapeutiche. Tuttavia, la droga di maggiore consumo rimane la mariuana, con l’ 81.8% nel 2012, al di sopra della media nazionale, che è del 79.5%. Un aumento del 500% è stato anche registrato nel consumo di sostanze di vetro negli ultimi 5 anni.
(AP) (6/7/2017 Agenzia Fides)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - “La Chiesa è chiamata dal Vangelo a operare per la giustizia”, dice mons. Panfilo
 
Rabaul (Agenzia Fides) – “Voglio informare tutti i candidati alle elezioni nazionali che l'Arcidiocesi di Rabaul e la Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone daranno peso alla vicenda dell’espulsione del missionario laico cattolico neozelandese Douglas Tennent, dato che in tal caso le istituzioni sembrano voler dire che operare per la giustizia non rientra nella sfera e nel compito dei leader religiosi”: con queste parole, espresse in una nota pervenuta a Fides, Mons. Francesco Panfilo, Arcivescovo di Rabaul, è tornato sulla vicenda che agita la Chiesa in Papua Nuova Guinea, mentre il paese ha vissuto una caotica settimana in cui i cittadini sono andati alle urne e, dopo alcuni problemi registratisi a Port Moresby, hanno completato il voto.
L’Arcivescovo si riferisce al caso che ha visto l’avvocato e collaboratore della sua diocesi, Douglas Tennent, improvvisamente espulso dal paese (vedi Fides 14 e 20/6/2017). Il provvedimento spiccato dal Ministero degli interni è conseguenza dell’impegno dell’Arcivescovo e della Chiesa locale in difesa della popolazione locale nel distretto di West Pomio, rispetto alla controversia nata per la presenza di una multinazionale malese che sfrutta il legname di quei territori per produrre olio di palma.
Tennent ha lavorato per tre anni come amministratore nell'Arcidiocesi di Rabaul (2014-2017) e il motivo ufficiale della sua espulsione è stata una presunta “violazione del visto” dato il suo coinvolgimento nella vicenda dei proprietari terrieri nel distretto di West Pomio, ma “Tennent stava soltanto offrendo consulenza legale per conto dell'arcivescovo”, ha ribadito mons. Panfilo
“Per il bene della gente comune della Papua Nuova Guinea, chiediamo al governo di chiarire una volta per tutte”, ha detto l'Arcivescovo Panfilo. “Preghiamo perché le elezioni in corso possano dare al paese leader impegnati per costruire una società giusta e pacifica”, ha concluso, ribadendo che per la Chiesa “sostenere la gente vulnerabile e emarginata a West Pomio è un mandato evangelico, così come è quello di educare o curare i malati”. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2017)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...