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lunedì 4 aprile 2022

ilfriuli.it 42 aspiranti preti

 

Nelle Diocesi della regione è boom di vocazioni

Una decina di anni fa gli aspiranti preti si contavano quasi sulle dita di una mano. Oggi sono 42

Nelle Diocesi della regione è boom di vocazioni

L’eccezione non sempre conferma la regola, ma se la regola è un mondo di giovani nulla facenti e non inseriti in un percorso d’istruzione o formazione, ben vengano le eccezioni.

Il seminario interdiocesano di Castellerio frazione di Pagnacco, dedicato a San Cromazio di Aquileia, ospita ben 42 seminaristi. Di questi dieci stanno frequentando l’anno propedeutico a Gorizia e tornano a Castellerio ogni mercoledì. Conclusi i sette anni di formazione, diventeranno preti, una scelta per la vita che solitamente spaventa gli adulti, figurarsi i ragazzi che, in molti casi, entrano in seminario subito dopo il diploma.

Fino a qualche anno fa il seminario ospitava solo una decina di ragazzi. Oggi, anche grazie all’impegno di monsignor Andrea Bruno Mazzocato, “la ripresa dei giovani – spiega l’arcivescovo - che si preparano al sacerdozio è sorprendente. Undici anni fa Udine aveva sette seminaristi in tutto”.

Monsignor Mazzocato non si prende meriti, ma “certamente una delle priorità che mi sono dato al mio arrivo a Udine era quella d'impegnarmi per le vocazioni al sacerdozio e per il seminario. Non c’inventiamo noi le vocazioni. Uno si deve sentirsi chiamato. Però, collaborare e creare le condizioni più favorevoli è fondamentale. Perché uno può essere chiamato a dirigere la propria barca verso un certo porto, però se ha il vento contro... Se in una diocesi non c’è impegno, non ci si crede e non si creano le condizioni è come mettere il vento contro. Bisogna dare un incoraggiamento e il vescovo è chiamato a dare un segnale diocesano in questo senso. E’ come mettere il vento favorevole. In parte è dovuto anche a questo. Non ho fatto niente di straordinario. Mi pareva una priorità obbligata. Il Signore mi chiedeva di tenere alzate le armi, anche se non ero sicuro dei risultati. Abbiamo tenuto alte le armi e sono arrivati i risultati”.

“Non è una fuga dal mondo. Anche se genitori e amici spesso non ci capiscono”

Fare una scelta per tutta la vita fa sempre paura, anche agli adulti e soprattutto ai genitori di chi vuole diventare prete. “La prima reazione – spiega don Loris – è ‘per tutta la vita? Un po’ sì, ma non tutta la vita’. E poi, soprattutto le madri, hanno paura della solitudine dei preti. Una volta le sorelle li seguivano. Ora i tempi sono cambiati. Innanzitutto, nessuno è solo, se non lo vuole essere. Il prete è inserito in mezzo alla sua gente, nella sua comunità. E’ molto impegnato e vuole costruire relazioni. Non è solo”.

Ben inserito nella comunità è Stefano, 33 anni, di Coia di Tarcento.“Sono in servizio presso la parrocchia di San Giorgio di Nogaro – racconta – e sono al quarto anno di seminario, dopo l’anno propedeutico, importante anno di discernimento. Sia qui nel seminario, sia nella parrocchia, la comunità è una scuola, per poter crescere e costruire rapporti buoni. In seminario non è sempre facile, ma soprattutto per noi cristiani, nelle parrocchie, nella città e nel mondo in generale, s’impara a costruire rapporti buoni, rapporti di pace che in questo momento sono particolarmente urgenti. Questo per rispondere alla chiamata, alla vocazione”.

Matteo ha 23 anni ed è il seminarista al secondo anno più giovane di Castellerio. “Non bisogna isolarci – spiega -, ma mantenere il contatto con la parrocchia e anche con gli amici fuori. Io sento sempre i compagni delle superiori, che non hanno un’esperienza di fede immediata, anzi sono abbastanza freddi e lontani. Restano amici, però. Sono incuriositi, attratti e con certi loro modi di ragionare provocano e suscitano domande. La loro idea del seminario è ‘Il nome della rosa’: un convento senza illuminazione coi preti che cantano salmi da mattina e sera. Invece la nostra vita è concreta”.

E’ una scelta di vita, però, che potrebbe sembrare semplice, piuttosto che rimanere nel mondo esterno a combattere ogni giorno con mille preoccupazioni. “Se uno entra qui – continua Matteo -, credendo che sia più facile, crolla ai primi terremoti. Può nascondersi e mascherarsi, ma quando poi dovrà mettersi in gioco, non gli sarà né facile, né congeniale. Io non credo di aver rifiutato qualcosa. Ho forse rinunciato, ma la rinuncia è consapevole e non mi sento una persona con qualcosa in meno. Anzi, ho una marcia in più. Sono carico”.

La scelta di Stefano, che è entrato in seminario dopo aver frequentato l’università, “è una ricerca che continua e si configura come risposta. Non è molto capita dai coetanei - conclude -, ma per il cambiamento d’epoca e dei riferimenti diversi. Una scelta di questo tipo comporta risposte nuove. La mia non è una profezia eremitica, ma di speranza per la comunità”.

Anche il più sicuro sicuro, però, potrebbe aver sbagliato. “Finché non sono sbagli che rendono problematica la scelta - conclude Loris - , va bene. Nessuno vuole preti Superman. Nè il Signore, né le persone che non sbagliano mai. Siamo chiamati a rafforzare la nostra vocazione in un mondo che non ci aiuta. Anzi, caso mai ci propone altro. Ma è l’unico mondo nel quale viviamo. E’ il mondo di sempre, con alcuni aspetti nuovi, soprattutto sul fronte mediatico e tecnologico”.

Ragazzi come tutti gli altri, con un impegno in più

Ormai da una decina d’anni Don Loris Della Pietra è il rettore del Seminario interdiocesano di Castellerio. Un giovane, don Loris ha solo 45 anni, tra i giovani. I seminaristi rimangono o cambiano idea? “Di solito continuano. Dopo l’anno propedeutico, obbligatorio da cinque anni in tutti i seminari, durante il quale c’è il primo discernimento, seguono sei anni di teologia”.

Qual è l’età media di chi entra in seminario? “Negli ultimi anni il trend è l’età giovanile, terminate le scuole superiori. Questo aspetto è positivo, perché i giovani hanno energie più fresche e, soprattutto, mi pare abbiano maggiore slancio e disponibilità a guardare avanti senza troppe preclusioni”.

Ci vuole molta forza? “Ci vuole, perché la cultura attuale non aiuta una scelta di questo tipo, caso mai la scoraggia, la dissuade. In genere è così per tutte le scelte che impegnano tutta la vita, anche quella matrimoniale. Questi giovani sono per lo più emanazione delle parrocchie. Non sono allo sbaraglio, monadi isolate”.

Come vivono a Castellerio? “Nel seminario non tutto è rosa e fiori. Stare gomito a gomito per sei anni è faticoso, ma estremamente arricchente. Non è il seminario di cinquant’anni fa. Adesso c’è Internet, i social, vanno e vengono quando vogliono, hanno la macchina. Il seminarista di oggi è un giovane come tutti gli altri, con un impegno in più, che è quello di fare discernimento della propria vita”.

lunedì 14 giugno 2021

 

AFRICA/BURKINA FASO - “A cosa servono le basi militari straniere nel Sahel?” chiedono i Vescovi dopo la strage di Solhan
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) – Il Burkina Faso è sotto choc per la strage di Solhan, il villaggio nel nord-est del Paese assalito nella notte tra il 4 e il 5 giugno, nel quale almeno 160 persone sono state uccise (vedi Fides 7/6/2021), affermano i Vescovi di Burkina Faso e Niger in un comunicato pubblicato al termine della loro seconda Assemblea Plenaria.
“Indubbiamente si stanno compiendo notevoli sforzi nella lotta al terrorismo e dobbiamo congratularci con tutte le parti coinvolte, in particolare le forze di difesa e di sicurezza. Il tragico evento di Solhan, ci ha però scioccati e fa apparire l'idra terrorista in una luce che uccide l'ottimismo che stava cominciando a rinascere tra le popolazioni” affermano nel documento pervenuto all’Agenzia Fides. All’Apertura dell’Assemblea, il Cardinale Philippe Ouedraogo, Arcivescovo di Ouagadougou, aveva espresso le condoglianza della Conferenza Episcopale di Burkina Faso e Niger alle vittime del massacro (vedi Fides 10/6/2021).
Nella nota i Vescovi si chiedono se la presenza di basi militari straniere nei Paesi del Sahel contribuisca o meno a rafforzare la sicurezza delle popolazioni locali. “La notte d’orrore di Solhan mostra che lo spettro terrorista sta diventando sempre più minaccioso per una popolazione che è tuttavia circondata da basi militari, sia nazionali che straniere. Questo crea forte perplessità nelle popolazioni, con una prospettiva allarmante di incommensurabile disagio degli sfollati in questo periodo di inizio inverno” scrivono i Vescovi facendo riferimento alla stagione secca saheliana, detta “invernale”.
“Naturalmente ci si interroga sul valore della presenza di tante forze straniere nei nostri territori, poiché la speranza dei frutti delude sempre più la promessa dei fiori. Questa osservazione è di grande preoccupazione per le popolazioni; preoccupazione che condividiamo. Quando arriva la fine del tunnel?” chiedono i Vescovi.
Il 12 giugno migliaia di persone si sono radunate a Dori, nel nord del Burkina Faso, per denunciare “l'inerzia” delle autorità dopo il massacro di Solhan (L.M.) (Agenzia Fides 14/6/2021)
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AFRICA - Terrorismo e violenza: situazione insostenibile nei paesi dell’Africa occidentale
 
Abidjan (Agenzia Fides) – "La subregione dell'Africa occidentale sta purtroppo diventando il bastione del terrorismo in Africa. Una situazione che diventa sempre più preoccupante" scrive all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane, esprimendo tutta la sua preoccupazione e l'allarme per la situazione dell'area. Il conflitto tra forze governative e gruppi armati legati a Isis e al-Qaeda, nella parte occidentale del Sahel, ha devastato gran parte della regione nell’ultimo decennio, innescando una significativa crisi umanitaria. Secondo i dati del progetto Armed Conflict and Location Event Data Project sono morte quasi 7.000 persone a causa del peggioramento dei combattimenti lo scorso anno. E, secondo quanto pubblicato dalle Nazioni Unite, le continue violenze hanno provocato lo sfollamento interno di oltre due milioni di persone.
Rileva padre Zagore: "Aumentano gli sfollati e i morti. Intere popolazioni che vivono in condizioni di totale precarietà non ce la fanno più - insiste il missionario -. Instabilità politica quasi permanente, violazione dei valori democratici, corruzione su vasta scala, povertà sempre più accentuata, ascesa al potere dei cartelli della droga e dell'oro clandestino, che contribuiscono enormemente al finanziamento del terrorismo, stanno aggravando le condizioni sociali, politiche ed economiche in questa parte dell'Africa".
"Fino a quando i nostri Stati rimarranno prigionieri di tutti questi mali senza mai combatterli con vigore, le loro porte saranno ampiamente aperte a tutte le forme di violenza e di terrorismo per eccellenza. Non è più tempo di discorsi ed eterni vertici sulla lotta al terrorismo. E’ il momento di agire. Le persone non devono diventare prigioniere nel proprio paese" dice accorato il missionario.
Tra gli altri gravi episodi di violenza registrati nella giornata di ieri, 13 giugno 2021, si segnala la morte di almeno due soldati e un gendarme, rimasti uccisi dall’esplosione del loro veicolo a causa di un ordigno esplosivo nella regione di Tèhini, nel nord-est della Costa d'Avorio, vicino al confine con il Burkina Faso. Secondo quanto riportato da fonti locali l'esplosione ha provocato anche tre feriti a meno di una settimana da un attacco di sospetti jihadisti nella cittadina di Tougbo, a pochi chilometri dal confine con il Burkinabè.
Il conflitto nella regione del Sahel ha causato una delle più grandi crisi umanitarie del mondo, con 24 milioni di persone bisognose di aiuti quest'anno e 13 milioni che soffrono la fame, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA). Con le sue vaste distese desertiche poco controllate e i confini porosi, il Sahel si è rivelato terreno fertile per l'ascesa della militanza islamista in una delle regioni più povere del mondo, mentre il cambiamento climatico ha peggiorato la competizione per le risorse in diminuzione. Secondo un recente studio commissionato dal Catholic Relief Services (CRS) in Mali, Burkina Faso e Niger la disoccupazione giovanile e la mancanza di opportunità economiche sono la causa principale della violenza, spingendo molti giovani a unirsi a gruppi armati. In Africa Occidentale una élites dell'1% possiede ricchezza più di tutto il resto della popolazione e i governi non fanno abbastanza per ridurre la disuguaglianza attraverso politiche come la tassazione e la spesa sociale, ha affermato l'Ong Oxfam.
(DZ/AP) (Agenzia Fides 14/06/2021)
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ASIA/MYANMAR - Preti cattolici arrestati e rilasciati dall'esercito: violenze a Mandalay
 
Mandalay (Agenzia Fides) - I militari birmani hanno arrestato e rilasciato sei sacerdoti cattolici e un laico cattolico nel villaggio di Chan Thar, nell'Arcidiocesi di Mandalay, 700 km a nord di Yangon. Come conferma all'Agenzia Fides p. Dominic Jyo Du, Vicario generale dell'Arcidiocesi di Mandalay, nella notte tra il 12 e il 13 giugno, militari birmani hanno fatto irruzione nel complesso della chiesa dell'Assunzione e nella annessa casa del clero arrestando il parroco e altri sacerdoti che erano in visita da lui, compiendo una capillare perquisizione della struttura. L'irruzione è stata motivata dal fatto che, secondo alcuni informatori, alcuni parlamentari della Lega nazionale per la democrazia si nascondono in chiese cattoliche e monasteri buddisti. Nel blitz compito nelle ore notturne, i militari hanno divelto il cancello del complesso della chiesa cattolica dell'Assunzione, costruita 200 anni fa dai missionari francesi delle Missioni Estere di Parigi (MEP). A causa dell'arrivo dell'esercito, molti abitanti del villaggio, compresi anziani, donne, malati, sono fuggiti nelle vicine foreste e poi il giorno dopo, alla fine dell'operazione, sono potuti rientrare nelle loro case.
Come riferisce p. Dominic Jyo Du, dopo una notte di interrogatori in stato di fermo, il 13 giugno, intorno all'1,30 di pomeriggio, tutti sono stati rilasciati: "E' stata comunque un'esperienza terribile, dal carattere intimidatorio. Non sono stati maltrattati o torturati ma, quando a un sacerdote è stato intimato di spogliarsi dell'abito sacro, il parroco si è opposto, dicendo che avrebbero potuto anche ucciderlo, ma non l'avrebbe fatto. E' stato coraggioso. I militari non hanno insistito e li hanno rispettati. A volte i militari rispettano gli uomini di Dio, a volte no. Dipende dalle persone".
La gente del luogo ha potuto riabbracciare i preti cattolici. Nel villaggio di Chan Thar si ricorda il primo sacerdote missionario cattolico francese, p. Joseph Pho, MEP, che arrivò in questo villaggio nel 1902, mentre oggi nel villaggio è ancora operante una clinica aperta dalle suore francescane nel 1919. La presenza cattolica è molto apprezzata da tutta la popolazione.
Nell'attuale situazione di crisi, migliaia di persone di ogni ceto sociale vengono arrestate, incarcerate "a causa di informazioni errate, fornite da informatori pro militari", segnala una fonte di Fides. A Mandalay proseguono gli scontri tra le locali di difesa del popolo (People's Defence force) e agenti di polizia e dell'esercito birmano che continuano a compiere raid e perquisizioni notturne nelle case, in edifici civili come scuole, in luoghi di culto come chiese, pagode, monasteri. In risposta le forze della resistenza si organizzano per colpire obiettivi militari.
Mandalay, antica capitale della Birmania (oggi Myanmar) prima dell’arrivo degli inglesi, è disseminata di templi buddisti e rappresenta lo spirito mistico del paese, segnata dal buddismo Hinayana.
(PA-JZ) (Agenzia Fides 14/6/2021)
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ASIA/AFGHANISTAN - Le donne afgane: senza giustizia, la guerra proseguirà
 
Kabul (Agenzia Fides) - È preoccupata Nargis Nehan, direttrice dell’Organizzazione non governativa “Equality for Peace and Democracy”. “Con il ritiro delle truppe, sembra che la società civile non sia più utile come prima alla comunità internazionale”. Già Ministra per il Petrolio e le risorse naturali, volto noto dell’attivismo nella capitale afghana, Nehan nota che al disimpegno militare sta corrispondendo un disimpegno diplomatico e finanziario. Il 14 aprile 2021 il Presidente degli Statu Uniti, Joe Biden, ha annunciato che il ritiro delle truppe statunitensi, incondizionato, avverrà entro l’11 settembre 2021. Lo stesso vale per i Paesi che contribuiscono coi i loro eserciti alla missione della Nato. Nelle ambasciate straniere si stilano piani di evacuazione. I donatori appaiono più riluttanti a sostenere nuovi progetti. “Non siamo coinvolte a sufficienza nelle discussioni di alto livello”, lamenta Nehan. Spesso, sostiene, “ le donne afgane sono chiamate a parlare soltanto di diritti delle donne, ma abbiamo idee su tutto: dal processo di pace al quadro regionale”.
Previsto dall’accordo bilaterale tra Usa e Talebani del febbraio 2020, il negoziato intra-afghano, tra Talebani e fronte repubblicano, è iniziato soltanto nel settembre 2020. Non ha prodotto risultati significativi. I Talebani hanno disertato una Conferenza dell’Onu prevista lo scorso aprile in Turchia, con il pretesto che la data scelta da Biden per il ritiro completo posticipava di 4 mesi quanto concordato a Doha. Da allora, la violenza è cresciuta.
"È la prima volta in vent’anni che mi sento veramente minacciata”. Così racconta all’Agenzia Fides Najba Ayoubi, giornalista, direttrice di “The Killid Radio”, rete indipendente di radio afgane con sedi in otto province del Paese. Negli ultimi mesi si sono registrati numerosi omicidi mirati contro giornalisti e giornaliste, membri della società civile, giudici, funzionari governativi. Nessun gruppo rivendica gli omicidi. La violenza cresce anche sui fronti militari, con i Talebani alla conquista di nuovi distretti e il governo concentrato nella protezione dei capoluoghi provinciali. Per Najiba Ayoubi “quando si entra in un negoziato il primo passo dovrebbe essere accettare un cessate il fuoco. Solo dopo si negozia”. I Talebani avrebbero scelto invece “la strada sbagliata. Vogliono andare al potere con la forza”. Per Najiba Ayoubi resta importante trovare un accordo politico tra il governo di Kabul e i Talebani. Ma nota che “firmare un documento non produrrà la pace”. “Il processo politico è importante, ma senza pace sociale ci saranno sempre altri conflitti. Qui c’è una società in guerra da 40 anni. Tante famiglie chiedono giustizia”. Se non si soddisfano le richieste di giustizia, la guerra proseguirà”, conclude la direttrice di The Killid Radio.
(GB-PA) (Agenzia Fides 14/6/2021)
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ASIA/TERRA SANTA - Gerusalemme, il Patriarcato latino indice la "Giornata annuale della pace per l'Oriente” e annuncia la consacrazione della regione alla Sacra Famiglia di Nazareth
 
Nazareth (Agenzia Fides) – Una “Giornata della Pace per l’Oriente”, da celebrare ogni anno con una speciale liturgia eucaristica “per implorare la Misericordia di Dio e la sua Pace su questo amato Medio Oriente, dove la fede cristiana è nata ed è ancora viva, nonostante le sofferenze”. L’inedita iniziativa è stata annunciata dall’Arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, Patriarca latino di Gerusalemme. Il Patriarca, che è anche Presidente della Assemblea dei Vescovi ordinari cattolici di Terra Santa, in aggiunta ha dato notizia che in quest’anno 2021, dedicato a san Giuseppe, nella Messa della prima Giornata per la pace, in programma domenica 27 giugno a Nazareth, presso la Basilica dell’Annunciazione, verrà compiuta anche una speciale Consacrazione del Medio Oriente alla Sacra Famiglia.
“In occasione della celebrazione del 130° anniversario della Rerum Novarum, l'enciclica emanata da Papa Leone XIII il 15 maggio 1891 sui ‘Diritti e doveri del capitale e del lavoro’ – spiega il Patriarca Pizzaballa in un messaggio diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato latino di Gerusalemme -, il Comitato episcopale ‘Giustizia e Pace’, che emana dal Consiglio dei Patriarchi cattolici del Medio Oriente, ha lanciato l’iniziativa della celebrazione annuale di una Santa Messa durante una giornata che si chiamerà ‘Giornata della Pace per l'Oriente’, e che quest'anno sarà domenica 27 giugno 2021, alle ore 10:00”.
Una liturgia eucaristica per la pace nella regione mediorientale verrà celebrata in ciascuno dei Paesi su cui il Consiglio dei Patriarchi cattolici del Medio Oriente esercita la sua opera di coordinamento. Domenica 27 giugno, a Nazareth, nella Basilica dell’Annunciazione, nella Messa presieduta dal Patriarca Pizzaballa e concelebrata dai Vescovi ordinari cattolici di Terra Santa, verrà benedetta un'icona della Sacra Famiglia, appositamente dipinta e intarsiata con reliquie custodite nella stessa Basilica. L'icona riproduce l’immagine della Sacra Famiglia raffigurata sopra l'altare della chiesa di San Giuseppe, a Nazareth, dove, secondo la tradizione, si trovava la casa dello Sposo di Maria.
“Una volta benedetta” riferisce il Patriarca Pizzaballa nel suo messaggio, “l'Icona sarà portata in pellegrinaggio, partendo dal Libano, verso i paesi dell'Oriente, fino al suo arrivo a Roma verso la fine dell'anno di San Giuseppe, l'8 dicembre 2021. Da Roma, l'Icona farà il suo viaggio di ritorno in Terra Santa”. Anche Papa Francesco, domenica 27 giugno, impartirà da Roma la sua speciale benedizione apostolica per la “Giornata della Pace per l'Oriente”. (GV) (Agenzia Fides 14/6/2021)
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AMERICA/MESSICO - Sacerdote ucciso in una sparatoria tra cartelli del narcotraffico
 
Jalisco (Agenzia Fides) - Il Ministro Provinciale della Provincia Francescana dei santi Francisco e Santiago in Messico, padre Angel Gabino Gutiérrez Martinez, OFM, ha informato della morte violenta del suo confratello, padre Juan Antonio Orozco Alvarado, OFM, vittima, insieme ad altre persone, di uno scontro fra bande armate tra i cartelli che si disputano il territorio.
La comunicazione del Superiore francescano porta la data del 12 giugno, ed è pervenuta a Fides domenica 13 giugno festa di Sant'Antonio di Padova. La notizia è stata confermata da una nota della Prelatura di Jesús María (del Nayar), suffraganea di Guadaljara, che indica la mattina di sabato 12 giugno come data del sanguinoso evento, in cui oltre al sacerdote ci sono altri morti e feriti.
La comunità cattolica di Guadalajara ha riferito che il sacerdote ha perso la vita mentre si stava recando a celebrare la messa nella comunità di Tepehuana de Pajaritos. Alcuni membri armati del cartello di Jalisco Nueva Generación (CJNG) e del cartello di Sinaloa hanno iniziato ad attaccarsi a vicenda, il sacerdote e il piccolo gruppo di fedeli della comunità che lo avevano accolto e con lui si stavano recando in chiesa, si sono trovati nel mezzo dello scontro.
Padre Juan Antonio Orozco Alvarado aveva 33 anni, era parroco a Santa Lucía de la Sierra, nel municipio di Valparaíso nello stato di Zacatecas, Jalisco. "Padre Juanito", come era conosciuto, aveva iniziato solo 6 mesi fa il suo lavoro pastorale nella zona.
La Conferenza Episcopale Messicana (CEM) ha deplorato il fatto, auspicando che Nostra Signora de Guadalupe "consoli il nostro dolore con il suo cuore di madre e ripristini la giustizia e la pace nella nostra società". La CEM ha inoltre ricordato che Fray Juan - originario di Monclova - è stato "vittima della violenza che esiste nel nostro Paese".
(CE) (Agenzia Fides 14/06/2021)

martedì 30 novembre 2010

Primo incontro del «senato del vescovo»


Il nuovo consiglio presbiterale diocesano si riunisce mercoledì a Castellerio
CASTELLERIO (30 novembre, ore 11.15) - Si riunirà per la prima volta mercoledì 1° dicembre il nuovo Consiglio presbiterale diocesano, ovvero l’organismo rappresentativo del clero della Chiesa Udinese.
Il «parlamentino» dei sacerdoti friulani si riunirà per la prima volta al Seminario di Castellerio dalle ore 9.30 alle 12.30. È formato in tutto da 60 membri, più l’Arcivescovo che lo presiede di diritto. Al suo interno eleggerà un moderatore.
 
Venticinque i membri eletti nel «doppio turno» di votazioni svoltesi all’inizio e alla fine dell’estate scorsa. I più votati (erano candidati di diritto tutti i sacerdoti) sono risultati don Luca Anzilutti (parroco di Torviscosa), mons. Ivo Belfio (parroco di Artegna), don Paolo Budai (vicario parrocchiale di Sedegliano), don Claudio Como (parroco di S. Quirino in Udine), don Giordano Cracina (parroco di Imponzo), don Enzo Cudiz (vicario parrocchiale di Tarcento), don Sergio De Cecco (parroco di Pagnacco), don Harry Della Pietra (parroco di Cercivento, Ligosullo, Sutrio e Treppo Carnico), don Angelo Fabris (parroco di Lignano), mons. Rinaldo Fabris (docente di Esegesi), don Roberto Gabassi (parroco del Buon Pastore, Sacro Cuore, S. Valentino e S. Gottardo in Udine), don Alessio Geretti (vicario episcopale per la Cultura), don Carlo Gervasi (parroco di S. Marco in Udine), mons. Giulio Gherbezza (parroco nelle parrocchie del Rojale), don Ezio Giaiotti (parroco di S. Osvaldo e S. Paolo in Udine), don Federico Grosso (amministratore parrocchiale a Campolessi e Ospedaletto), don Maurizio Michelutti (direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile e vocazionale), don Guido Mizza (parroco di Comeglians, Tualis e Ravascletto), don Pietro Moratto (parroco di Orsaria e Premariacco), mons. Angelo Rosso (parroco di S. Caterina e Colloredo di Prato), don Paolo Scapin (parroco di Cornino, Flagogna e Forgaria), don Edoardo Scubla (parroco di Lovaria e Pradamano), don Luciano Segatto (direttore dell’Istituto «Mons. F. Tomadini»), don Simone Vigutto (vicario parrocchiale a Pocenia, Rivignano e Varmo) e don Renato Zuliani (parroco di Passons). 
 
Ad essi si affiancono 5 membri di nomina arcivescovile: don Giovanni Del Missier (delegato arcivescovile per la formazione dei laici), mons. Sergio Di Giusto (direttore dell’Ufficio amministrativo diocesano), don Pierluigi Di Piazza (parroco di Zugliano e presidente del Centro Balducci), don Fabio Filiputti (vicario parrocchiale di Tolmezzo) e don Stefano Romanello (pro direttore dello Studio teologico interdiocesano), i 2 delegati dei religiosi (il Servita padre Cristiano Cavedon e lo Stimmatino padre Francesco Rossi) e i 24 vicari foranei.
 
«Espletate le procedure di elezione – ha sottolineato l’Arcivescovo mons. Mazzocato – ho costituito il nuovo Consiglio presbiterale diocesano. È il "senato del Vescovo" su cui conto molto per la guida pastorale della nostra Chiesa nei prossimi anni».

lunedì 6 settembre 2010

Pregate il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe

Messaggio d'invito dell'Arcivescovo
al Pellegrinaggio di Castelmonte versione testuale

Il santuario della Madonna di Castelmonte era familiare nella mia famiglia d’origine e fin da piccolo ne sentivo parlare dai nonni e dai genitori. È motivo, perciò, di particolare gioia essere ora vescovo della diocesi che può vantare questo santuario, meta d’incessanti pellegrinaggi e sorgente di grazie divine ottenute per la materna intercessione della Vergine.
A esso mi sono recato già il primo gennaio di quest’anno, per affidare a Maria, Madre degli apostoli, il mio nuovo ministero.
Attendo con particolare gioia il prossimo 8 settembre per vivere con tanti fedeli il tradizionale pellegrinaggio diocesano, di cui mi è stato parlato con tanto entusiasmo da sacerdoti e laici.
Invito fin d’ora i sacerdoti, i diaconi, le persone consacrate, le parrocchie, le associazioni e i movimenti a partecipare, perché sia più potente la nostra preghiera d’intercessione e cresca la comunione di fede dentro la nostra Chiesa.
Porteremo ai piedi di Maria, in modo tutto particolare, la nostra supplica per avere la grazia di nuovi e santi sacerdoti per la nostra diocesi.
In comunione con gli altri Vescovi della regione, ho inviato a tutti la lettera pastorale: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». In essa invito a un rinnovato impegno per accogliere e accompagnare i fratelli che Gesù chiama a seguirlo nella grande vocazione al presbiterato.
Il primo comando che il Signore ci dà è: «Pregate il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe».
Pregheremo, allora, senza stancarci per avere nuovi pastori per il gregge di Cristo.
Pregheremo in unione a Maria, madre appassionata dei sacerdoti, perché interceda presso suo Figlio come fece alle nozze di Cana.
Grazie alla potente intercessione della Madre di Gesù e nostra, Dio Padre ci esaudirà, come esaudirà anche gli altri desideri che porteremo al santuario di Castelmonte.
Il Signore sia con voi e vi benedica.
+ Andrea Bruno Mazzocato
Arcivescovo di Udine

sabato 5 giugno 2010

4 vescovi, il sacerdozio, le famiglie: letera pastorale

Aiutiamo i giovani a dire «sì» al sacerdozio versione testuale


Lettera pastorale comune dei vescovi del Friuli-Venezia Giulia



UDINE (4 giugno, ore 16) - La Chiesa può vivere senza preti? No. Ecco perché i vescovi del Friuli Venezia Giulia a conclusione dell’Anno Sacerdotale, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, scrivono, per la prima volta insieme, la Lettera pastorale «‘Seguitemi, vi farò pescatori di uomini’ (Mt 4,19). Come accompagnare i chiamati al presbiterato diocesano». Essa viene consegnata alle comunità, in particolare alle famiglie, “per raccomandare e sostenere l’interesse e l’impegno verso la vocazione al sacerdozio” delle chiese di Gorizia, Udine, Trieste, Concordia – Pordenone.



La Lettera “è nata dal desiderio di far comprendere quanto a noi Vescovi stiano a cuore i sacerdoti. E con la speranza che essa contribuisca a rinnovare, nelle nostre diocesi, la stima e l’amore verso di essi e il loro ministero e dia impulso per una più convinta azione a favore dei chiamati al presbiterato” che sono più numerosi di quanto non si creda.



Dino De Antoni, arcivescovo di Gorizia, Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, Giampaolo Crepaldi, arcivescovo-vescovo di Trieste, Ovidio Poletto, vescovo di Concordia-Pordenone non nascondono il fatto che nelle nostre terre si stia perdendo il significato di una esistenza donata nel matrimonio cristiano, nella consacrazione verginale, nel presbiterato e si dicono preoccupati perché “si è steso un velo di silenzio, in particolare, sulla vocazione al sacerdozio. Non se ne parla nelle famiglie e poco anche nelle nostre comunità cristiane. I ragazzi e i giovani spesso non sanno più cosa sia il seminario. Se nasce in loro il desiderio di diventare preti non sanno neppure a chi rivolgersi per farsi aiutare”.



I vescovi ripropongono la figura del prete come “padre, guida e amico di tante sorelle e fratelli, capace di capirli perché condivide con essi la loro stessa vita”. Definiscono straordinaria la sua vocazione, perché “nessun altro uomo, per quanto santo, ha il potere di consacrare il pane e il vino nella celebrazione eucaristica e rendere realmente presente il Corpo e il Sangue di Gesù, crocifisso e risorto. Nessun altro uomo, può ardire di dichiarare in prima persona: ‘Ti assolvo dai tuoi peccati’ né può avere la forza di predicare il Vangelo con l'autorità di Gesù e della Chiesa”.



Forte, dunque, l’invito, quasi un appello alle famiglie perché aiutino i loro figli a scoprire la propria vocazione, comunque sia orientata, e alla Chiesa perché “non abbandoni a se stessi i figli che hanno nel cuore la vocazione al presbiterato”.



I vescovi non si limitano all’esortazione, danno anche indicazioni pratiche. La prima è la preghiera, seguono l’annuncio e la testimonianza. Le famiglie possono far molto per individuare e sostenere i primi germi di una vocazione, ma molto può fare anche la comunità educante, dal sacerdote ai catechisti, agli altri educatori. E una volta scoperto il germe vocazionale, questo va coltivato. In che modo? Con la direzione spirituale e i gruppi vocazionali distribuiti sul territorio rivolti a fanciulli, giovani e adulti. Indispensabili, infine, una Comunità vocazionale per ogni diocesi ed il Seminario. In Friuli Venezia Giulia ce ne sono due: il Seminario diocesano di Concordia-Pordenone e il Seminario interdiocesano di Udine-Gorizia-Trieste. “Essi – scrivono i Vescovi – hanno alle spalle una lunga tradizione educativa che noi ci impegneremo a mantenere ed ulteriormente migliorare”. E concludono con questo appello ai sacerdoti, diaconi, consacrati e fedeli delle quattro diocesi: “Vi consegniamo questa Lettera pastorale nella speranza che essa contribuisca a rinnovare nelle nostre diocesi la stima e l’amore verso i sacerdoti e il loro ministero e dia impulso per una più convinta azione a favore dei chiamati al presbiterato. L’abbiamo scritta perché sia diffusa e sia letta dal maggior numero di cristiani; in tal modo ognuno potrà contribuire ad avere nuovi e santi sacerdoti”.

domenica 30 maggio 2010

Doni di Gesù

La Chiesa friulana ha due nuovi preti
L'arcivescovo Mazzocato: "Don Davide e don Ilario, doni di Gesù"

UDINE (30 maggio, ore 8) - La chiesa udinese ha due nuovi sacerdoti: don Davide Gani e don Ilario Virgili. Sabato, nella cattedrale di Udine si è svolta la celebrazione d’ingresso nel clero di questi due nuovi “doni”, come li ha definiti l’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato. “Siete un dono straordinario che Gesù, Buon Pastore ha riservato alla Chiesa di Udine – ha detto durate l’omelia - a conclusione del’Anno sacerdotale. E’ stato un anno di tante preghiere per i sacerdoti e per la loro santificazione e di tante grazie per loro perché abbiamo bisogno di pastori che siano, prima di tutto, santi, esempio di fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e di amore per i fratelli. L’anno sacerdotale si conclude per noi con la grazia più grande: la consacrazione di due giovani al presbiterato”.
La cattedrale era gremita di persone che non sono volute mancare all’appuntamento: parenti, amici e autorità dei paesi di provenienza dei due giovani. Don Davide Gani ha 25 anni e arriva dalla parrocchia di Fraforeano di Ronchis e svolge servizio diaconale a San Daniele. Don Ilario Virigili, invece è di Bertiolo e ha 34 anni. Lui svolge servizio diaconale nella pieve di Buja. “ I sacerdoti sono indispensabili e insostituibili nella Chiesa – ha detto l’arcivescovo - essa è ricca di tanti altri carismi e ministeri che, però, non possono supplire il servizio del vescovo con i suoi sacerdoti. Attraverso di essi Gesù continua a compiere quelle azioni grazie alle quali ogni credente può veramente incontrarlo: ascoltare ancora Lui che parla, entrare nel suo Cuore misericordioso che sempre ci perdona, partecipare della sua stessa vita mangiando il suo Corpo nell’eucaristia. Per questo non ci stanchiamo e non ci stancheremo di impegnarci a favore dei ragazzi, giovani, e anche adulti, che Gesù chiama a seguirlo nella grande vocazione al presbiterato”.

sabato 12 settembre 2009

Don Ivan tra i giovani di Codroipo

Nuovi parroci in Friuli versione testuale
A Codroipo don Bettuzzi, nella valle del But don Della Pietra, don Galasso a Udine
Nelle foto: da sinistra, don Della Pietra, don Galasso e don Bettuzzi.
Nelle foto: da sinistra, don Della Pietra, don Galasso e don Bettuzzi.

UDINE (4 settembre, ore 15.30) - Nuovi parroci a Codroipo, nelle parrocchie udinesi di S. Giorgio e S. Nicolò al Tempio e nelle comunità di Cercivento, Ligosullo, Sutrio e Treppo Carnico. Questi i principali nuovi incarichi decisi dall’amministratore apostolico mons. Pietro Brollo, comunicati ai consigli pastorali interessati venerdì 4 settembre.

Il nuovo arciprete della parrocchia di S. Maria Maggiore e vicario foraneo di Codroipo è don Ivan Bettuzzi, 44 anni, che lascia la parrocchia di Pagnacco e la direzione dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile. Sostituisce mons. Pietro Biasatti, 68 anni, che diventa canonico effettivo del Capitolo Metropolitano di Udine. Lo stesso incarico di canonico della Cattedrale assume don Antonio Castagnaviz, 76 anni, che lascia la guida delle comunità di Rive d’Arcano e Rodeano Basso.

Un altro importante cambiamento vede don Plinio Galasso, 71 anni, attuale parroco di Basiliano, Blessano, Orgnano, Vissandone e amministratore parrocchiale di Basagliapenta, Variano e Villaorba, nonché vicario foraneo di Variano, diventare parroco delle comunità udinesi di S. Giorgio in Borgo Grazzano e di S. Nicolò al Tempio Ossario. Domenica 4 ottobre don Plinio saluterà le sue 7 comunità, con una Messa serale, mentre sabato 10 ottobre farà il suo ingresso a S. Giorgio e la domenica 11 al Tempio Ossario.

Un altro importante cambiamento riguarda Codroipo. Il vicario parrocchiale, don Harry Della Pietra (50 anni), diviene parroco a Cercivento, Ligosullo, Sutrio e Treppo Carnico, dove sostituirà don Giorgio Fabro.

Don Bettuzzi: «Con rispetto dentro la vostra storia»
«In queste ultime settimane sono stato attraversato da sentimenti diversi – rivela don Ivan Bettuzzi, in merito al suo nuovo incarico a Codroipo –: stupore per l’inaspettata nomina e riconoscenza all’Arcivescovo per la fiducia accordatami; ma anche tristezza per un distacco che non sarà facile, sia dalla comunità di Pagnacco che dalla pastorale giovanile diocesana. Ho avuto la benedizione di poter condividere un cammino di 11 anni con due realtà straordinarie dove ho incontrato persone ricche di fede e di umanità che mi hanno permesso di maturare sia come uomo che come prete. Un nuovo incarico segna una linea di confine che non divide solo gli spazi e i tempi del ministero ma attraversa anche il cuore. Questo, inevitabilmente, sarà un fardello interiore che non potrò scaricare tanto presto. Credo che per un prete stia nell’economia degli affetti la vera scelta di povertà che si rinnova ad ogni mandato».

Quali le attese verso la nuova realtà di Codroipo? «C’è ovviamente il forte desiderio e la trepidazione di incontrare la nuova parrocchia che mi è stata affidata – spiega don Bettuzzi –. In questi anni sono state frequenti le occasioni di incontro e di collaborazione fra l’Ufficio diocesano di pastorale giovanile e la realtà giovanile di Codroipo. Ne ho ricavato l’immagine di una comunità che fa sul serio, con operatori preparati, appassionati e tenaci che hanno cercato sempre risposte adeguate e anche coraggiose, alle nuove sfide pastorali. Sono a conoscenza di un impegno vasto, profuso in molte direzioni da molti laici e sacerdoti, con discrezione e fedeltà, soprattutto al servizio dei più poveri. Con "timore e gioia grande" cercherò di inserirmi dentro questa storia, rispettando e dando continuità al cammino di una Chiesa viva, mettendo a disposizione quanto sono riuscito a maturare nei diversi passaggi del mio ministero».

Don Galasso: «Ho fatto crescere i laici»
«Lascio la forania di Variano dopo 9 anni a servizio di 7 parrocchie, durante i quali ho cercato di creare unione tra le comunità ma anche di rispettarne l’identità – spiega don Galasso –. Il mio impegno, sulla base del metodo missionario che ho imparato in Brasile, è stato a servizio delle tradizioni religiose, delle feste popolari di ciascun paese. Mi sono sentito davvero un missionario chiamato a celebrare i sacramenti e ad animare il cammino di ciascuna comunità. La gente si è affezionata a me, ed altrettanto ho fatto io con i miei parrocchiani. Ma l’obbedienza è una base del nostro servizio sacerdotale e il 17 settembre scade il mio mandato di 9 anni, come stabilisce il Sinodo. A tutti quelli che mi chiedono il perché, rispondo: prendiamo le cose con fede e serenità».

In don Plinio c’è grande soddisfazione per il lavoro svolto: «Posso constatare che i laici sono cresciuti, non solo numericamente ma soprattutto ministerialmente. I consigli pastorali ed economico, le èquipe liturgica, cateschistica e della Caritas lavorano efficacemente per mantenere uno spirito comunitario anche collaborando tra parrocchie. La sfida ora è essere parroco di due grandi parrocchie cittadine completamente differenti tra loro».
Roberto Pensa

domenica 6 settembre 2009

Spostamenti dei parroci

Nuovi parroci in Friuli
A Codroipo don Bettuzzi, nella valle del But don Della Pietra, don Galasso a Udine
Nelle foto: da sinistra, don Della Pietra, don Galasso e don Bettuzzi.
Nelle foto: da sinistra, don Della Pietra, don Galasso e don Bettuzzi.

UDINE (4 settembre, ore 15.30) - Nuovi parroci a Codroipo, nelle parrocchie udinesi di S. Giorgio e S. Nicolò al Tempio e nelle comunità di Cercivento, Ligosullo, Sutrio e Treppo Carnico. Questi i principali nuovi incarichi decisi dall’amministratore apostolico mons. Pietro Brollo, comunicati ai consigli pastorali interessati venerdì 4 settembre.

Il nuovo arciprete della parrocchia di S. Maria Maggiore e vicario foraneo di Codroipo è don Ivan Bettuzzi, 44 anni, che lascia la parrocchia di Pagnacco e la direzione dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile. Sostituisce mons. Pietro Biasatti, 68 anni, che diventa canonico effettivo del Capitolo Metropolitano di Udine. Lo stesso incarico di canonico della Cattedrale assume don Antonio Castagnaviz, 76 anni, che lascia la guida delle comunità di Rive d’Arcano e Rodeano Basso.

Un altro importante cambiamento vede don Plinio Galasso, 71 anni, attuale parroco di Basiliano, Blessano, Orgnano, Vissandone e amministratore parrocchiale di Basagliapenta, Variano e Villaorba, nonché vicario foraneo di Variano, diventare parroco delle comunità udinesi di S. Giorgio in Borgo Grazzano e di S. Nicolò al Tempio Ossario. Domenica 4 ottobre don Plinio saluterà le sue 7 comunità, con una Messa serale, mentre sabato 10 ottobre farà il suo ingresso a S. Giorgio e la domenica 11 al Tempio Ossario.

Un altro importante cambiamento riguarda Codroipo. Il vicario parrocchiale, don Harry Della Pietra (50 anni), diviene parroco a Cercivento, Ligosullo, Sutrio e Treppo Carnico, dove sostituirà don Giorgio Fabro.

Don Bettuzzi: «Con rispetto dentro la vostra storia»
«In queste ultime settimane sono stato attraversato da sentimenti diversi – rivela don Ivan Bettuzzi, in merito al suo nuovo incarico a Codroipo –: stupore per l’inaspettata nomina e riconoscenza all’Arcivescovo per la fiducia accordatami; ma anche tristezza per un distacco che non sarà facile, sia dalla comunità di Pagnacco che dalla pastorale giovanile diocesana. Ho avuto la benedizione di poter condividere un cammino di 11 anni con due realtà straordinarie dove ho incontrato persone ricche di fede e di umanità che mi hanno permesso di maturare sia come uomo che come prete. Un nuovo incarico segna una linea di confine che non divide solo gli spazi e i tempi del ministero ma attraversa anche il cuore. Questo, inevitabilmente, sarà un fardello interiore che non potrò scaricare tanto presto. Credo che per un prete stia nell’economia degli affetti la vera scelta di povertà che si rinnova ad ogni mandato».

Quali le attese verso la nuova realtà di Codroipo? «C’è ovviamente il forte desiderio e la trepidazione di incontrare la nuova parrocchia che mi è stata affidata – spiega don Bettuzzi –. In questi anni sono state frequenti le occasioni di incontro e di collaborazione fra l’Ufficio diocesano di pastorale giovanile e la realtà giovanile di Codroipo. Ne ho ricavato l’immagine di una comunità che fa sul serio, con operatori preparati, appassionati e tenaci che hanno cercato sempre risposte adeguate e anche coraggiose, alle nuove sfide pastorali. Sono a conoscenza di un impegno vasto, profuso in molte direzioni da molti laici e sacerdoti, con discrezione e fedeltà, soprattutto al servizio dei più poveri. Con "timore e gioia grande" cercherò di inserirmi dentro questa storia, rispettando e dando continuità al cammino di una Chiesa viva, mettendo a disposizione quanto sono riuscito a maturare nei diversi passaggi del mio ministero».

Don Galasso: «Ho fatto crescere i laici»
«Lascio la forania di Variano dopo 9 anni a servizio di 7 parrocchie, durante i quali ho cercato di creare unione tra le comunità ma anche di rispettarne l’identità – spiega don Galasso –. Il mio impegno, sulla base del metodo missionario che ho imparato in Brasile, è stato a servizio delle tradizioni religiose, delle feste popolari di ciascun paese. Mi sono sentito davvero un missionario chiamato a celebrare i sacramenti e ad animare il cammino di ciascuna comunità. La gente si è affezionata a me, ed altrettanto ho fatto io con i miei parrocchiani. Ma l’obbedienza è una base del nostro servizio sacerdotale e il 17 settembre scade il mio mandato di 9 anni, come stabilisce il Sinodo. A tutti quelli che mi chiedono il perché, rispondo: prendiamo le cose con fede e serenità».

In don Plinio c’è grande soddisfazione per il lavoro svolto: «Posso constatare che i laici sono cresciuti, non solo numericamente ma soprattutto ministerialmente. I consigli pastorali ed economico, le èquipe liturgica, cateschistica e della Caritas lavorano efficacemente per mantenere uno spirito comunitario anche collaborando tra parrocchie. La sfida ora è essere parroco di due grandi parrocchie cittadine completamente differenti tra loro».
Roberto Pensa

venerdì 26 giugno 2009

Preghiamo per loro!

Chiesa udinese in festa per due nuovi preti


Sabato 27 giugno, l'ordinazione in Cattedrale a Udine

UDINE (26 giugno, ore 13) - Cresce l’attesa nella Chiesa udinese per il grande evento ecclesiale che si vivrà sabato 27 giugno, alle ore 16 in Cattedrale (DIRETTA su Radio Spazio 103), quando l’arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, ordinerà due nuovi presbiteri. Riceveranno il sacramento don Luca Calligaro, di Buja, che diventa presbitero nel clero diocesano, e don Denis Iurigh, di S. Giovanni al Natisone, che diventa sacerdote nell’ordine dei Saveriani.

Ma cerchiamo di conoscere più da vicino i nuovi sacerdoti, a cominciare da quello diocesano.
Don Luca Calligaro, nato a Gemona del Friuli nel 1982, è cresciuto nella fede nella Pieve di S. Lorenzo di Buja. Dopo aver completato gli studi superiori, ha frequentato la comunità vocazionale e quindi ha scelto di entrare in Seminario nel 2001 per diventare sacerdote. Dopo aver prestato servizio pastorale nella parrocchia di origine, attualmente è in forza da più di un anno nella parrocchia di Lignano Sabbiadoro accanto al parroco don Angelo Fabris.

Don Denis Iurigh, 33 anni, originario di Bolzano, piccola frazione di San Giovanni al Natisone, ha iniziato, una decina di anni fa, gli studi nell’ordine dei missionari Saveriani nelle case di Desio, Ancona, Parma. Ha trascorso l’infanzia e la giovinezza con un’entusiasta e costante presenza in parrocchia, nell’animazione dei giovani. Assieme ad alcuni di essi ha frequentato per lungo tempo la casa Saveriana di Udine, maturando l’amore per l’unità della Chiesa e per il suo compito missionario. A fianco dello studio teologico e della preghiera padre Denis ha sempre privilegiato, oltre all’animazione dei giovani nelle parrocchie, il servizio nelle cooperative di disabili e alle persone più emarginate come i carcerati: negli ultimi anni, infatti, è stato assistente spirituale nel carcere di massima sicurezza di Parma.

Quella di sabato 27 giugno è una festa per tutte le comunità cristiane del Friuli, ma in particolare per quelle che hanno visto crescere al loro interno questi due «sì» a Dio per tutta la vita. E infatti Buja, Lignano e S. Giovanni al Natisone saranno presenti «in forze» in Cattedrale.

Don Luca Calligaro celebrerà la sua prima S. Messa a Buja domenica 28 giugno alle ore 10.30 nel Duomo di S. Stefano. Al termine della celebrazione eucaristica, presso la Casa della gioventù, seguirà un momento conviviale a cui tutti sono invitati. Nel pomeriggio, alle ore 15, sempre in Duomo, vespro solenne con il canto del «Te Deum» di ringraziamento per il dono che Dio ha voluto fare alla comunità.

Padre Iurigh celebrerà la sua prima S. Messa nella chiesa parrocchiale di San Giovanni al Natisone, domenica 28 giugno, alle ore 10.30. Giovedì 2 luglio, è in programma un momento di festa per padre Denis con le comunità parrocchiali di San Giovanni, Dolegnano e Bolzano, alle ore 20.30 nella canonica di San Giovanni.

domenica 14 giugno 2009

Un estratto da Vita Cattolica

LA TESTIMONIANZA DI TRE PARROCI HA CONCLUSO

L’ANNUALE INCONTRO RESIDENZIALE DEL CLERO UDINESE,

SVOLTOSI A PIANI DI LUZZA DAL 3 AL 5 GIUGNO

La domenica è ancora festa

LA DOMENICA, nonostante i centri

commerciali aperti e la tentazione

per l’uomo moderno di viverla solo

come tempo libero, in Friuli è

ancora un importante spazio per

vivere la dimensione della festa, in cui la

presenza del sacerdote è accolta come

preziosa dalla comunità cristiana: è emerso

venerdì 5 giugno, nella tavola rotonda

che, presso il villaggio Getur di Piani

di Luzza (in comune di Forni Avoltri),

ha concluso l’annuale incontro residenziale

del clero diocesano di Udine.

Tre giorni (dal 3 al 5 giugno) in cui sacerdoti

e diaconi friulani hanno dedicato

del tempo alla formazione (con gli apprezzati

interventi sul senso cristiano

della festa da parte del prof. Andrea Grillo,

docente di Liturgia agli istituti S. Anselmo

di Roma e S. Giustina di Padova) e

al libero confronto tra di loro sulle difficoltà

del ministero, in un clima di comunione

e privi dell’assillo degli impegni

pastorali quotidiani.

Nella tavola rotonda i tre arcipreti di S.

Giorgio di Nogaro (mons. Livio Carlino),

Ampezzo (mons. Pietro Piller) e S. Pietro

al Natisone (mons. Mario Qualizza) hanno

fatto emergere l’immagine di parroci

friulani che, nelle diverse realtà della Bassa,

della Carnia e della Slavia Friulana, respingono

«la tentazione di trasformarsi

in burocrati del sacro, per essere invece

sempre di più ministri del mistero», come

ha sintetizzato il moderatore, mons.

Duilio Corgnali (arciprete di Tarcento).

Il senso della festa è più vero e sentito

nelle comunità più piccole e povere dal

punto di vista della presenza umana.

«Nelle piccole comunità le relazioni sono

molto più semplici – ha raccontato don

Carlino –. E così è più facile vivere il senso

della festa. Nel paese grande invece c’è

più la sensazione di avere di fronte un’assemblea

fedele ad un precetto, ad un appuntamento

». Non tutte le Messe domenicali,

però sono uguali: «In Duomo a S.

Giorgio di Nogaro nell’Eucaristia delle

8.30, quella degli anziani, percepisci subito

il senso della festa. L’assemblea canta,

risponde, è vivace». Alle 11 ci sono più

laici che si impegnano nella liturgia, il coro

che anima, «ma nel complesso l’assemblea

è più eterogenea, fredda. Ed ancor

peggio la domenica sera».

Celebrando nelle sue parrocchie di

Ampezzo, Sauris, Socchieve e Raveo,

mons. Piller trova un clima «di festa familiare

», un «rapporto bello, caratterizzato

da amicizia e stima reciproca». Peccato

che la partecipazione alle liturgie riguardi

ormai solo il 10% della popolazione

con la «grande assenza della fascia di età

che va dal post-cresima ai 30-40 anni».

Fanno eccezione le feste patronali, percepite

ancora da tutti come qualcosa

«che tiene vive l’identità e la storia del

paese». Occasioni importanti per «riallacciare

relazioni umane vere» e per far

riemergere che «il senso della festa è nel

Signore Gesù e nel messaggio del Vangelo

».

«Sono parroco in una zona un tempo

servita da 10 sacerdoti», ha sottolineato

mons. Mario Qualizza, evidenziando soprattutto

alcuni dati riferiti al territorio di

Pulfero: popolazione sparsa in 47 borgate

collegate da 50 chilometri di strade comunali,

ben otto chiese aperte al culto,

con l’aiuto di due sacerdoti, don Davide

Larice e don Sandro Piussi (il primo attivo

in zona da oltre 20 anni, il secondo da

qualche mese). E le piccole comunità sono

un patrimonio che non può andare

disperso, ha evidenziato mons. Qualizza:

«Incontrando le persone, specie nei paesi

più poveri dal punto di vista della presenza

umana, si scoprono tesori bellissimi di

partecipazione alla festa cristiana. Ho

fatto mie le parole del Vangelo: "essere

lievito e sale". In ogni paese ci deve essere

un gruppetto che poi trascina tutti gli

altri, come accade nei nostri paesi in occasione

del rosario in maggio. Invece di

guardare la massa che non c’è, dobbiamo

dare importanza al lievito e al sale».

Esperienze, confermate da altri interventi

nel dibattito, che hanno evidenziato

la necessità che in nessun paese alla

domenica sia lasciata la chiesa chiusa. Una

posizione ribadita nel suo intervento

conclusivo dal vicario episcopale per la

pastorale, mons. Igino Schiff, che ha sottolineato

l’importanza della presenza e

della vocazione laicale anche nella liturgia,

da coltivare e promuovere: «È una

presenza attiva e fondamentale. Certo, i

soggetti e le responsabilità che si moltiplicano

possono dare l’impressione di un

fenomeno un po’ disordinato, ma la crescita

di questa coscienza diffusa di corresponsabilità

è fondamentale». Proprio i

laici vanno responsabilizzati per tenere

vivo il senso della festa con la celebrazione

della Parola di Dio laddove non ci può

essere la S. Messa: «Tutti i cristiani devono

restare alla domenica nella propria

comunità – ha ribadito mons. Schiff –.

Magari, dopo aver partecipato alla celebrazione

della Parola di Dio, chi lo desidera

può anche spostarsi per andare a

partecipare alla Messa. Ma se i più forti,

quelli che possono muoversi, se ne vanno,

e lasciano soli i più "deboli", quelli

che sono impossibilitati a farlo, così accelerano

il disfacimento della comunità,

senza la quale non si celebra più l’Eucaristia

».

ROBERTO PENSA

lunedì 16 marzo 2009

Dalla Radiovaticana: Anno Sacerdotale


Il Papa annuncia l'indizione a giugno di uno speciale Anno Sacerdotale: il presbitero sia un testimone "riconoscibile" di Cristo

◊ Quello che inizierà il prossimo 19 giugno, per concludersi nella stessa data del 2010, sarà un “Anno Sacerdotale” che avrà lo scopo di sottolineare che ogni sacerdote deve tendere alla “perfezione spirituale”, perché il suo ministero sia efficace. L’annuncio è stato dato questa mattina da Benedetto XVI durante l’udienza alla plenaria della Congregazione per il Clero, che terminerà dopodomani. E’ importante, ha affermato fra l’altro il Papa, che il sacerdote sia ben formato sulla scia degli insegnamenti conciliari e sia sempre riconoscibile, nella moralità e nell’aspetto. Il servizio di Alessandro De Carolis

Santificare, insegnare, guidare. Dal momento in cui un vescovo gli impone le mani sul capo, la vita di un sacerdote deve dare testimonianza di questi tre valori. Valori che, ha affermato Benedetto XVI, “prima di essere un ufficio” sono “un dono”, grazie al quale il sacerdote partecipa a una “vita nuova”, acquisisce quello “stile” che fu di Gesù e quindi degli Apostoli. Ed è questa “partecipazione” alla vita di Cristo, che diventa anche una potestà, a rendere “necessaria, anzi indispensabile” la “tensione verso la perfezione morale”, ha indicato il Pontefice. Che ha poi annunciato:


“Proprio per favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero, ho deciso di indire uno speciale ‘Anno Sacerdotale’, che andrà dal 19 giugno prossimo fino al 19 giugno 2010. Ricorre infatti il 150.mo anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, vero esempio di Pastore a servizio del gregge di Cristo”.


Poco prima, il Papa aveva ricordato che pure se duemila anni di “tradizione ecclesiale” hanno “svincolato l’efficacia sacramentale” di un sacerdote da quella che è la sua “concreta situazione esistenziale”, l’importanza della “formazione permanente” dei presbiteri resta una grande e delicata priorità, da condurre - ha rimarcato - “in comunione con l’ininterrotta tradizione ecclesiale, senza cesure né tentazioni di discontinuità”. Ai vescovi, Benedetto XVI ha chiesto di coltivare “relazioni umane veramente paterne” con i loro primi collaboratori, “soprattutto - ha detto - sotto il profilo dottrinale”:


“E’ importante favorire nei sacerdoti, soprattutto nelle giovani generazioni, una corretta ricezione dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano II, interpretati alla luce di tutto il bagaglio dottrinale della Chiesa. Urgente appare anche il recupero di quella consapevolezza che spinge i sacerdoti ad essere presenti, identificabili e riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali sia anche per l’abito, negli ambiti della cultura e della carità, da sempre al cuore della missione della Chiesa”.


A sollecitare questa attenzione da parte del Papa è la consapevolezza dei “radicali cambiamenti sociali degli ultimi decenni”, che richiedono l’utilizzo delle “migliori energie ecclesiali” per la cura dei candidati al sacerdozio. Sacerdozio, ha insistito Benedetto XVI, che deve essere debitamente valorizzato poiché la sua missione, “nella Chiesa”, prende forma da Cristo, che ne è “il centro propulsore”:


“In tal senso è necessario vigilare affinché le 'nuove strutture' od organizzazioni pastorali non siano pensate per un tempo nel quale si dovrebbe 'fare a meno' del ministero ordinato, partendo da un’erronea interpretazione della giusta promozione dei laici, perché in tal caso si porrebbero i presupposti per l’ulteriore diluizione del sacerdozio ministeriale e le eventuali presunte 'soluzioni' verrebbero drammaticamente a coincidere con le reali cause delle problematiche contemporanee legate al ministero”.


Benedetto XVI ha anche ricordato i quattro aspetti della missione sacerdotale. Essa, ha ribadito, è “ecclesiale” perché “nessuno annuncia se stesso” ma Dio. E’ “comunionale”, perché si svolge “in un’unità e in una comunione”. Ed è, infine, “gerarchica” e “dottrinale”: aspetti, ha osservato il Papa, che sottolineano “l’importanza della disciplina ecclesiastica” e, ancora una volta, della “formazione dottrinale, e non solo teologica, iniziale e permanente”.

inizio pagina

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...