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martedì 8 giugno 2021

Fides News 8 giugno 2021

 

VATICANO - Suor Palmide Gamba, con cuore di madre ha generato tanti figli e figlie nella fede
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Suor Palmide Gamba, delle Suore Francescane Missionarie di Maria, è morta il 18 maggio 2021, i funerali sono stati celebrati il 20 maggio nella cappella del convento delle suore, a Grottaferrata (Roma). “La sua solerte dedizione alla missione della Chiesa cinese e lo straordinario zelo apostolico posto nell’accompagnamento spirituale delle Suore cinesi in Italia e nel suo servizio a Propaganda Fide” sono stati ricordati dal Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il Cardinale Luis Antonio G. Tagle, nel messaggio di condoglianze alla Superiora generale del suo istituto. “Non ha mai mancato di affrontare ogni problematica con cuore di madre – prosegue il Cardinale – con discernimento e fiducia, figlia della virtù teologale della Speranza, si sentiva chiamata a comunicare la buona notizia del Vangelo a tutti”.
Nata a Brescia (Italia) il 21 luglio 1935, aveva frequentato il noviziato a Grottaferrata, dove aveva emesso i voti temporanei il 19 marzo 1965, e quelli perpetui a Macau, l’11 aprile 1971. Aveva studiato Lingue e letterature straniere all’Università di Pisa, Pastorale catechistica a Parigi e Letteratura cinese a Taiwan, dove per molti anni si è dedicata con generosità all’impegno pastorale. Nella vita religiosa ha ricoperto diversi incarichi di responsabilità: insegnante, superiora, consigliera generale e provinciale, formatrice, direttrice dell’associazione laicale, membro del “China team”…
Dopo alcuni anni di servizio negli uffici del Dicastero Missionario, in Vaticano, le era stato affidato l’incarico di occuparsi della formazione e dell’accompagnamento delle suore cinesi in Italia che sarebbero venute a Roma per completare i loro studi. Il suo desiderio era di andare a portare la Buona Novella in Cina continentale, ha ricordato chi la conosceva da lungo tempo. Non le è stato possibile a causa della situazione politica, ma allo stesso modo ha contribuito sia pure “a distanza” alla realizzazione del suo desiderio formando intellettualmente, spiritualmente e umanamente le suore cinesi che venivano a Roma.
Fede, semplicità, umiltà e gioia furono alcune delle virtù e delle qualità che suor Palmide ha incarnato. Era una donna piena di amore per Cristo, un bell’esempio di come si ama il Signore e i fratelli e le sorelle. E’ stata veramente una “madre” che ha generato tanti figli e figlie nella fede, soprattutto per la Chiesa in Cina, ha aiutato molti ad avvicinarsi a Cristo, a credere in Lui testimoniando l’amore al Vangelo non a parole, ma con la vita. Per molti è stata veramente madre, sorella, amica. Alla sua intercessione sono ora affidate le consorelle Francescane Missionarie di Maria e la Chiesa in Cina, affinché proseguano la provvidenziale opera evangelizzatrice percorrendo la stessa strada mostrata da lei. (SL) (Agenzia Fides 08/06/2021)
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AFRICA/MOZAMBICO - Donne e bambini le vittime più colpite dalla violenza jihadista
 
Maputo (Agenzia Fides) – Sono donne e bambini le vittime più colpite dalla violenza e dalle conseguenze dello sfollamento nella provincia di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico, dove dal 2017 oltre 700.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case per le azioni di gruppi jihadisti che si richiamano allo Stato Islamico. La situazione si è aggravata nel marzo di quest’anno con l’assalto alla città di Palma (vedi Fides 27/3/2021) con lo sfollamento di altre 67.000 persone. La metà di questi sono bambini. Gli sfollati sono arrivati con tutti i mezzi possibili, anche a piedi, nel capoluogo di Pemba, e sono accolti in campi gestiti da organizzazioni locali e internazionali. Ma le necessità sono molteplici e la situazione della sicurezza, specie per i più deboli, rimane precaria.
“Con le ragazze che non vanno a scuola e le famiglie che affrontano perdite economiche e difficoltà, il rischio di matrimoni precoci e gravidanze adolescenziali diventa fonte di crescente preoccupazione” afferma Andrea M. Wojnar, responsabile per il Mozambico dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (UNHCR).
Chi non è riuscito a fuggire ha dovuto subire conseguenze ancora più drammatiche. Centinaia di ragazzi e ragazze sono stati rapiti dai gruppi jihadisti, denuncia p. Kwiriwi Fonseca, responsabile delle comunicazioni della diocesi di Pemba. I ragazzi, afferma il sacerdote, sono reclutati a forza nelle file dei jihadisti, mentre le ragazze vengono date “in moglie” ai combattenti o servono come schiave.
P. Fonseca riporta la denuncia di suor Eliane da Costa, una religiosa brasiliana che si trovava a Mocímboa da Praia quando il villaggio costiero è caduto nelle mani dei terroristi, nell'agosto 2020, e decine di persone furono rapite. “Suor Eliane ha vissuto 24 giorni tra i terroristi, nella foresta, e mi ha avvertito dicendo: 'Padre Fonseca, non dimentichi le persone rapite, soprattutto bambini e adolescenti, anche loro addestrati per essere terroristi'”, afferma il sacerdote.
A Lichinga, provincia di Niassa, suor Mónica da Rocha, religiosa portoghese appartenente alla Congregazione delle Suore Riparatrici di Nostra Signora di Fátima, accoglie gli sfollati e dice che è “urgente ricostruire le vite distrutte”. “I rapimenti nel contesto della guerra sono più comuni nei giovani e nei bambini. Nel caso dei ragazzi rapiti, il più delle volte sono presi per essere addestrati a combattere a fianco dei terroristi e nel caso delle ragazze per essere schiave sessuali”.
Per aiutare le popolazioni del nord del Mozambico più di 30 organizzazioni della società civile portoghese, tra cui diverse istituzioni cattoliche, hanno lanciata la campagna “Cabo Delgado, non siamo rassegnati alla violenza”. I partecipanti hanno lanciato un appello al governo del Portogallo (il Mozambico è una ex colonia portoghese), all’Unione Europea e alle Nazioni Unite per la “consegna urgente di aiuti umanitari” a Cabo Delgado. (L.M.) (Agenzia Fides 8/6/2021)
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AFRICA/BENIN - I giovani seminaristi hanno scelto di servire l'Africa come missionari
 
Calavi (Agenzia Fides) - I giovani del Centro di Formazione della Società per le Missioni Africane (SMA) in Benin hanno scelto di servire l'Africa come missionari. “La mia missione l’ho esercitata in modo un po’ particolare a Calavi, dove la SMA ha un centro di formazione internazionale per i suoi seminaristi dei vari continenti” scrive padre Filippo Drogo al termine del quinquennio di formazione dei seminaristi SMA.
“Alla fine di questo cammino i nostri giovani seminaristi partono con un'idea nel cuore, che li motiva a dedicare tutta la loro vita alla missione in Africa: è l’idea che ha ispirato il fondatore della SMA, Mons. de Brésillac: ‘Andare verso i più abbandonati’.”
P. Drogo insiste sul fatto che i poveri, gli abbandonati purtroppo ci sono sempre. “Dobbiamo essere attenti ad ascoltare dove lo Spirito ci guida, per comprendere quali sono le povertà di oggi, e chi sono oggi i più abbandonati.” “Arrivando qui – conclude il missionario - ho scoperto la Chiesa del Benin: una Chiesa cosciente che la fede è stata portata in Africa grazie al dono della vita di tanti missionari. Molti sacerdoti beninesi sono cresciuti all’ombra dei padri SMA e delle suore missionarie venuti dall’Europa, e a loro devono tutto: la trasmissione della fede, ma anche l’aiuto materiale, la costruzione di chiese e seminari.”
Si tratta di una Chiesa giovane che solo 160 anni fa vide arrivare i primi missionari (vedi Agenzia Fides 14/4/2021). “Una Chiesa fresca, che ha voglia di mettersi in gioco, e di fare scelte evangeliche radicali. Il suo dinamismo è una ricchezza, è un aspetto importante di quello che ho vissuto in questi cinque anni, e lo porterò con me al mio ritorno in Italia. Cercherò di trasmetterlo alle nostre comunità cristiane in Italia e in Europa.”
(FD/AP) (Agenzia Fides 8/6/2021)
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ASIA/MYANMAR - Il Vicario di Loikaw: "Le chiese nel mirino dei militari"
 
Loikaw (Agenzia Fides) - E' una situazione grave e drammatica quella della diocesi di Loikaw, nello stato birmano di Kayah (Myanmar orientale), dove infuria il conflitto tra esercito birmano e forze di difesa popolari che si oppongono alla giunta militare, dopo il colpo di stato del 1° febbraio. La Chiesa cattolica locale sta prodigandosi con ogni mezzo e risorsa per aiutare gli sfollati interni ma "le chiese sono nel mirino dei militari": è quanto afferma in una accorata Lettera pastorale, inviata all'Agenzia Fides, padre Celso Ba Shwe, Vicario generale della diocesi cattolica di Loikaw. Data l'improvvisa scomparsa del Vescovo e la sede vescovile vacante, padre Celso Ba Shwe, Vicario generale, sta governando la pastorale ordinaria della diocesi.
Nella Lettera pastorale diffusa oggi, il Vicario riferisce degli intensi combattimenti tra esercito e forze della resistenza composte da giovani della società di ogni etnia e religione. In uno scenario critico dal punto di vista umanitario e precario per la sicurezza dei civili, "tutte le comunità religiose nella diocesi stanno dando rifugio e aiutando i civili nelle loro rispettive chiese ed edifici. Ma le chiese sono nel mirino dei militari", afferma con seria preoccupazione.
Di fronte auna violenza e a una ferocia senza precedenti, con bombardamenti indiscriminati su donne, anziani e bambini sfollati, il Vicario esorta tutto il popolo di Dio "a ricorrere alla Vergine Maria e a recitare ogni sera alle 19:00 il Rosario per la pace e per il ritorno della stabilità in Myanmar". Il testo della missiva sottolinea che "la popolazione è stanca e terrorizzata e ora, a causa dei bombardamento di chiese e monasteri, dove i civili avevano trovato riparo, sta fuggendo verso aree forestali che sono anch'esse non sicure", nota.
Come riferito all'Agenzia Fides, sono almeno sei le chiese colpite o interessate da violenza e raid militari nei giorni scorsi. Sacerdoti e religiosi locali stanno mettendo in campo tutte le loro energie fisiche e spirituali per restare accanto alla popolazione in una fase di reale emergenza umanitaria.
(PA-JZ) (Agenzia Fides 8/6/2021)


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ASIA/PAKISTAN - Antico collegio cristiano sottratto alla Chiesa: si calpestano i diritti delle minoranze
 
Peshawar (Agenzia Fide) - L'Edwardes College nella città di Peshawar, storico istituto della "Chiesa del Pakistan" (la Chiesa anglicana), nella diocesi anglicana di Peshawar, viene affidato alla gestione dello stato. Lo ha deciso la Corte Suprema di Peshawar pronunciandosi a favore del governo della provincia di Khyber Pakhtunkhawa, nell'ambito della battaglia legale in corso tra Chiesa e governo provinciale per il controllo e la gestione dell'istituto. La sentenza della Corte Suprema giunge dopo che, nell'ottobre 2019, l'Alta Corte di Peshawar aveva emesso un ordine di nazionalizzazione del più antico istituto di istruzione del territorio provinciale. Il recente verdetto della Corte Suprema viene totalmente rigettato dalle comunità cristiane che, come affermano i Vescovi anglicani in Pakistan, "non vedono tutelato il loro diritto costituzionale e vedono calpestata la giustizia".
Zeeshan Yaqub, attivista per i diritti delle minoranze di Peshawar rileva all'Agenzia Fides che "la comunità cristiana in Pakistan compie grandi sforzi nel campo dell'istruzione, della salute e di altri servizi umanitari, che vanno a beneficio di tutta la popolazione, di persone di ogni religione. Chiediamo la tutela dei diritti delle minoranze. come previsti dalla Costituzione del Pakistan, anche nelle loro proprietà".
L'Edwardes College nacque come scuola missionaria cristiana chiamata "Edwardes High School", fondata dalla "Church Missionary Society" britannica nel 1853. Nel 1900 si trasformò in Collegio e da allora ha funzionato come istituzione privata, gestita ufficialmente dalla "Chiesa anglicana". L'istituto è rimasto sotto la direzione della Chiesa anche dopo che, nel 1972, venne presa dal governo del Pakistan la decisione di nazionalizzare le istituzioni educative private. Molti istituti sono stati restituiti alle Chiese nei decenni successivi, secondo una politica di de-nazionalizzazione.
La controversia legale sull'amministrazione dell'Edwardes College è iniziata nel 2014, dopo che i missionari americani hanno lasciato la gestione dell'istituto a membri della Chiesa locale ed è stato nominato il primo preside cristiano pakistano. Un accademico musulmano, contestando tale nomina, ha portato il caso dinanzi all'Alta Corte nel 2016. In base alle decisioni dell'Alta Corte, il Vescovo anglicano di Peshawar Mons. Humphrey Sarfraz Peters (a cui intanto era passata la giurisdizione, con l'erezione di quella diocesi) ha ripristinato l'originario Consiglio di amministrazione, secondo la Costituzione promulgata dalla "Church Missionary Society". Tra l'altro la Chiesa è proprietaria esclusiva dei terreni e dei fabbricati del Collegio: per questo il Collegio non rientrava nei criteri della nazionalizzazione. Mons. Humphrey Sarfraz Peters ha ricordato che il Collegio ha sostenuto tutte le spese educative, proprio come qualsiasi altro istituto di istruzione privato, senza alcun aggravio di spesa per lo stato.
L'attuale governo della provincia di Khyber Pakhtunkhawa non ha accettato la configurazione del Collegio come "istituzione privata", di proprietà della Chiesa, e ha proseguito la battaglia legale cercando di strappare il controllo totale della struttura alla Chiesa. La sentenza dell'Alta Corte di Peshawar dell'ottobre 2019 ha dato ragione al governo civile e, dopo l'ultimo ricorso intentato dalla Chiesa, anche la Corte Suprema si è pronunciata a favore del governo della Khyber Pakhtunkhawa.
Una recente ricerca della Ong "Centro per la giustizia sociale" ha rilevato il forte indebolimento delle scuole e degli istituti un tempo cristiani, dopo la avvenuta nazionalizzazione, nella qualità dell'istruzione impartita.
(KN-PA) (Agenzia Fides 8/6/2021)
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AMERICA/MESSICO - I Vescovi dopo le elezioni: rispettare i risultati, lavorare per il dialogo, l’unità e lo sviluppo
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – Dopo le elezioni del 6 giugno, i Vescovi messicani hanno espresso la loro soddisfazione alla popolazione apprezzandone la maturità espressa “nell’ampia partecipazione dei cittadini e nel rispetto delle istituzioni elettorali”. “Tuttavia – proseguono - prendiamo atto che si è trattato di un processo politico segnato da una forte violenza, quindi eleviamo le nostre preghiere per coloro che, assumendo la vocazione politica e suscitando sogni per un Messico migliore, sono stati aggrediti o è stata loro tolta la vita”.
Il processo elettorale infatti è stato uno dei più violenti degli ultimi anni (vedi Fides 31/5/2021), dal settembre 2020 alla fine di Maggio sono stati assassinati 89 politici. Almeno 18 candidati hanno ritirato la loro candidatura per paura, minacce o violenze. Molti candidati hanno dovuto indossare un giubbotto antiproiettile nelle manifestazioni elettorali. Le bande di narcotrafficanti e la criminalità organizzata vogliono infatti collocare i propri candidati nei municipi più importanti, per poter continuare a controllare il territorio con le loro attività senza interferenza della polizia. Per quelle che sono state definite "le piu' grandi elezioni della storia del Paese”, 96,5 milioni di elettori sono stati chiamati a scegliere oltre 20 mila tra deputati, governatori, sindaci e consiglieri comunali. Secondo le prime indicazioni dei risultati, il partito del presidente, Andres Manuel Lopez Obrador, ha perso la maggioranza assoluta e quella qualificata con i suoi alleati alla Camera dei deputati.
Nel loro messaggio, reso pubblico il 7 giugno, i Vescovi “invitano tutti, forze politiche, governanti e membri della società civile, a rispettare i risultati del processo elettorale espresso attraverso il voto, a riprendere il dialogo e a trovare strade comuni al di là delle differenze di parte”. Quindi esortano gli eletti “a onorare la volontà del popolo, a lavorare per l'unità, lo sviluppo integrale e la dignità di quanti che vivono in questo Paese”. Ricordano quindi ai governanti che è urgente "recuperare la fiducia dei cittadini e il vero significato della politica”, e ai cittadini che “la democrazia non finisce con il voto, ma è necessario seguire questo processo”.
Infine i Vescovi messicani offrono la loro collaborazione alle istituzioni democratiche per affrontare le sfide poste alla nazione, ampliando le prospettive e operando affinché “ci sia un lavoro dignitoso, un'istruzione e un'assistenza sanitaria per tutti i cittadini".(SL) (Agenzia Fides 08/06/2021)
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AMERICA/NICARAGUA - Il Cardinale Brenes invita a pregare perché i giudici “prendano decisioni in accordo con la verità”
 
Managua (Agenzia Fides) - Il Cardinale Leopoldo Brenes, Arcivescovo di Managua, ha chiesto al paese, a maggioranza cattolico, di pregare affinché i giudici prendano decisioni "legate alla verità", in riferimento al caso della candidata presidenziale Cristiana Chamorro Barrios, che non ha menzionato, la quale è accusata di presunta "gestione abusiva e falsità ideologica, in concorrenza con il riciclaggio di denaro, proprietà e beni".
Durante la messa domenicale del 6 giugno, trasmessa dal Canale cattolico del Nicaragua dalla casa del Cardinale a causa della pandemia di Covid-19, Brenes ha chiesto di pregare "per tutti i nostri giudici nella delicata missione di assicurare la giustizia, affinché tutti si lascino guidare dallo Spirito che ci conduce sempre verso la verità, affinché tutti i loro giudizi e decisioni siano in accordo con la verità".
Nel video inviato a Fides attraverso i social media, il Cardinale Brenes ha detto di aver sentito "la preoccupazione di molti fratelli, che con grande tristezza vedono come molti dei nostri concittadini vengano convocati e interrogati".
A Managua, la figlia dell'ex presidente Violeta Barrios de Chamorro (1990-1997), accusata dalla Procura, è agli arresti domiciliari dal 2 giugno. A Cristiana Chamorro Barrios, che secondo la stampa locale ha abbastanza popolarità per vincere le elezioni generali del 7 novembre prossimo, la magistratura ha così impedito di concorrere alle elezioni, in cui il presidente Daniel Ortega cerca la sua terza rielezione per un quarto mandato consecutivo. La Procura ha convocato giornalisti e rappresentanti legali di diverse aziende per interrogarli la prossima settimana. Chamorro, secondo quanto dichiarato alle agenzie di stampa, ha definito l'indagine contro di lei “una farsa".
Quanto espresso domenica dal Cardinale Brenes è condiviso dai principali leader cattolici del paese. Il Vescovo della diocesi di Matagalpa, Mons. Rolando Álvarez, ha detto: "Non si può vivere escludendo l'altro, censurando e scartando l'avversario, perché poi la politica si militarizza e la si spoglia del suo vero significato, che è la ricerca del bene comune; mettiamo il Paese sull'orlo di una dinamica devastante". Il Vescovo ha raccomandato di "smettere di guardare indietro, smettere di ancorarsi al passato senza imparare da esso, perché si ipoteca il futuro della nostra gente, soprattutto dei più poveri e più deboli, che devono pagare in povertà e costi più alti" ha concluso. In Nicaragua, secondo il censimento ufficiale del 2005, il 58,5% dei suoi 6,5 milioni di abitanti fa parte della Chiesa cattolica.
(CE) (Agenzia Fides 8/06/2021)

lunedì 3 febbraio 2020

Agenzia Fides 3 febbraio 2020: ammazzato uno dei 4 seminaristi

EUROPA/ITALIA - Simposio internazionale “Pedagogia della santità. Una sfida universale per i fedeli laici
 


Roma (Agenzia Fides) - Cosa significa oggi “santità”, diventare “santi”? Quali sfide la chiamata universale alla santità propria di tutti i cristiani pone ai laici impegnati nella vita quotidiana e in relazione con il mondo? Le sfide sono diverse per adulti e giovani? Nel nord o nel sud del globo?
Di tutto questo si parlerà nel corso del Simposio internazionale “Pedagogia della santità. Una sfida universale per i fedeli laici” che si svolgerà dal 5 al 9 febbraio a Roma (Casa s. Juan de Avila, via Torre Rossa 2). L’iniziativa è proposta dalla Fondazione Azione cattolica Scuola di santità “Pio XI” in collaborazione con il Segretariato del Forum internazionale di Azione cattolica.
Nell’ambito del simposio, cui parteciperanno i responsabili e assistenti nazionali dell’Azione cattolica di 13 Paesi (Albania, Argentina, Burundi, Italia, Malta, Myanmar, Perù, Romania, Ruanda, Senegal, Slovacchia, Spagna e Ucraina) è previsto un Momento pubblico nel pomeriggio del 6 febbraio nella Sala San Pio X.
Alle 16.30 i lavori saranno aperti dalla preghiera presieduta dal card. Baltazar Enrique Porro Cardozo, Arcivescovo di Merida, Amministratore apostolico di Caracas e Presidente della Fondazione Azione cattolica scuola di santità. La Vice Presidente della Fondazione, Silvia Correale, presenterà le attività dell’organismo nato nel 2007 per sostenere il lavoro di documentazione e curare la divulgazione di figure di testimoni formatisi in Azione cattolica “scuola di santità” in collaborazione con le chiese locali.
Seguirà la prolusione del Segretario di Stato, Sua Eminenza il Cardinale Pietro Parolin.
Le conclusioni sono affidate a Matteo Truffelli, Presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana e Vice Presidente della Fondazione. I lavori saranno coordinati dalla giornalista Chiara Santomiero, responsabile dell’Ufficio stampa del Fiac.
All’approfondimento della storia di santità fiorita in Azione cattolica e alla promozione delle attività della Fondazione e dell’Azione Cattolica nella prospettiva dell’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, saranno dedicati i giorni successivi del simposio che si concluderà domenica 9 febbraio con la partecipazione alla preghiera dell’Angelus con papa Francesco in piazza s. Pietro. (Agenzia Fides 3/2/2020)
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AFRICA/BURKINA FASO - Il Vangelo del regno di Dio seme dello sviluppo umano integrale
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) – “La corruzione è un male per la nostra umanità, ha effetti dannosi sullo sviluppo umano integrale in generale e in particolare”, ha detto all’Agenzia Fides padre Donald Zagore, teologo della Società per le Missioni Africane, in merito al simposio continentale sulla missione ad gentes dal tema ‘Testimoniare, annunciare e celebrare la fede nella missione di evangelizzazione in Africa oggi’ concluso di recente a Ouagadogou (vedi Agenzia Fides 28/1/2020).
Il missionario è intervenuto con un seminario su ‘Il Vangelo del Regno di Dio e lo sviluppo umano integrale nella lotta alla corruzione’ nel quale ha posto alcuni interrogativi sul fenomeno. “Il vangelo del regno di Dio, che Cristo stesso incarna, può svolgere oggi un ruolo decisivo in questo processo di guarigione e diventare così il seme dello sviluppo umano integrale? In che modo la corruzione è stata in grado di imporsi nel tempo come un parassita invasivo, quasi indistruttibile, che mina seriamente l’equilibrio e il dinamismo delle nostre società in generale e dell'Africa? Cosa ha alimentato e continua ad alimentare la corruzione? Qual è la sua radice? Cosa può fare l'uomo per rimediare? Come si possono curare le istituzioni o le strutture sociali interessate?”
Nella sua riflessione p. Zagore ha sottolineato che: “la corruzione è un peccato e come tale ha la sua fonte nel cuore umano ferito che continua ad essere vittima di due fattori in particolare: la cultura dell'individualismo e l'amore eccessivo per il denaro.”
“Il regno di Dio, con la forza del suo vangelo, - ha spiegato - restituisce all'umanità la sua più sublime vocazione che il peccato ha più volte tentato di pervertire: la libertà. Vivere secondo i valori evangelici del regno di Dio rimane la chiave per la liberazione e la guarigione dal potere del peccato della corruzione. Questo è il motivo per cui, quando viene chiesto se il vangelo che Cristo stesso incarna, può svolgere oggi un ruolo decisivo in questo processo di guarigione e liberazione dell'uomo e diventare così il fermento dello sviluppo umano integrale, rispondiamo di sì.”
Il teologo ivoriano ha concluso il suo intervento dicendo che “anche se la situazione storica può sembrare senza speranza, siamo chiamati ad ascoltare e ad accogliere questa potente e profetica voce di Cristo e del suo Vangelo che lacera le nuvole di angoscia e sofferenza che hanno creato la cultura dell'individualismo che ha generato la corruzione, per aprire una nuova era, quella del Regno di Dio. Per forza del nostro battesimo dobbiamo rimanere autentici testimoni di questa speranza e portatori dei frutti del nostro battesimo nelle nostre società.”
(DZ/AP) (3/2/2020 Agenzia Fides)
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Michael, è stato assassinato
AFRICA/NIGERIA - Ucciso uno dei 4 seminaristi rapiti; il Vescovo di Lagos: “La violenza va fermata, sennò gravi conseguenze sulla psiche dei nigeriani”
 
Abuja (Agenzia Fides) - "Con il cuore affranto, desidero informarvi che il nostro caro figlio, Michael, è stato assassinato dai banditi in una data che non possiamo confermare", ha affermato Sua Ecc. Mons. Matthew Hassan Kukah Vescovo di Sokoto della Nigeria nell’annunciare il 1° febbraio il ritrovamento del corpo di Michael Nnadi il più giovane (18 anni) dei quattro seminaristi rapiti dal seminario maggiore del Buon Pastore di Kakau, nello Stato di Kaduna, nel nord-ovest della Nigeria, da uomini armati nella notte dell'8 gennaio (vedi Fides 13/1/2020).
Uno dei quattro seminaristi era stato liberato sabato 18 gennaio, dopo essere stato rilasciato dai rapitori lungo l'autostrada della Nigeria Kaduna-Abuja (vedi Fides 21/1/2020).
Il 31 gennaio era stati rilasciati altri due seminaristi, ma mancava all’appello Michael Nnadi. Mons. Kukah ha dichiarato che il seminarista "e la moglie di un medico sono stati arbitrariamente separati dal gruppo degli ostaggi per poi essere uccisi”.
La notte dell'8 gennaio, uomini in uniforme militare sono penetrati nel Seminario maggiore del Buon Pastore che accoglie 268 seminaristi. Nel corso dell’operazione durata circa 30 minuti , i banditi dopo aver rubato laptop e telefoni cellulari, sono fuggiti portando con loro i quattro seminaristi: Pius Kanwai, 19 anni; Peter Umenukor, 23 anni; Stephen Amos, 23 anni; e Michael Nnadi, 18.
La notizia dell’uccisione del giovanissimo seminarista sta suscitando forte emozione in Nigeria.
In una dichiarazione pervenuta a Fides, dopo aver espresso la sua “profonda tristezza” per l’assassinio di Michael Nnadi, Sua Ecc. Mons. Alfred Adewale Martins, Arcivescovo di Lagos ha ricordato che quello di Nnadi “è solo uno dei numerosi casi di nigeriani innocenti uccisi quotidianamente da uomini armati mentre i nostri servizi di sicurezza e i loro capi rimangono a guardare come se fossero impotenti”.
Mons. Martins ricorda inoltre la recente uccisione del Lawan Andimi, dirigente locale dell'Associazione Cristiana della Nigeria (CAN) nello Stato di Adamawa (vedi Fides 22/1/2020), e gli attentati commessi da attentatori suicidi in alcune moschee. “Questa situazione spaventosa deve finire. Non possiamo semplicemente incrociare le braccia e permettere a queste mostruose attività di continuare a prosperare. Le conseguenze di queste malvagità sulla psiche dei nigeriani possono solo essere immaginate. Il governo federale deve agire ora prima che le cose sfuggano di mano” avverte il Vescovo di Lagos che chiede la sostituzione dei capi dei servizi di sicurezza. (L.M.) (Agenzia Fides 3/2/2020)
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ASIA/IRAQ- Patriarcato caldeo sul “Piano Trump” per il Medio Oriente: il “diritto alla terra” dei palestinesi è “inviolabile”
 
Baghdad (Agenzia Fides) – La questione palestinese è una “questione di diritto inviolabile”, visto che tocca il diritto dei popoli e delle nazioni a controllare e amministrare le proprie terre. Con questa espressione lapidaria, contenuta in un breve comunicato ufficiale, il Patriarcato di Babilonia dei Caldei ha espresso un giudizio fortemente critico sul cosiddetto “Piano del Secolo” lanciato a Washington il 28 gennaio dall’Amministrazione Trump come “ultima chance” per porre fine al conflitto israelo- palestinese. Nel comunicato, il Patriarcato caldeo ha ribadito il “diritto al ritorno” dei profughi palestinesi alle proprie terre di provenienza oggi governate da Israele, e ha deplorato l’unilateralismo della proposta statunitense: “Non c’è soluzione” si legge nel comunicato patriarcale “senza tornare sulla strada della diplomazia, attraverso negoziati diretti tra le due parti, che conducano all’istituzione di due Stati vicini in grado di convivere in pace, sicurezza e stabilità, nel reciproco riconoscimento delle rispettive sovranità d del controllo delle proprie risorse”, senza lasciarsi determinare dalle interferenze degli assi di allineamento geopolitico.
L’intervento del Patriarcato caldeo si aggiunge alle altre voci ecclesiali che nei giorni scorsi avevano espresso critiche o vere e proprie stroncature nei confronti di quello che l’Amministrazione USA aveva etichettato come il “Piano del Secolo” per il Medio Oriente (vedi Fides 31/1/2020). Il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai aveva definito il “Piano” come “un segnale di odio, guerra e oppressione”, che rischia di mettere “a ferro e fuoco” la Terra Santa dove è nato Gesù Cristo. Forti critiche al piano Usa “Peace for Prosperity” sono arrivate anche dai Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme, dalla Lutheran World Federation, dall’Assemblea dei Vescovi ordinari cattolici di Terra Santa, dal World Council of Churches (WCC), dalla Conferenza dei vescovi cattolici di Inghilterra e Galles e del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Middle East Council of Churches, MECC). Nel frattempo, dopo la presentazione del Piano da parte del Presidente USA Donald Trump, il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha annunciato la rottura di tutte le relazioni della Palestina con Israele e Stati Uniti. Nelle ultime ore è affiorata anche la “delusione” dell’Autorità nazionale palestinese per 'atteggiamento di alcuni Paesi arabi (tra cui Kuwait, Qatar, Emirati ed anche Arabia Saudita) nei confronti del Piano di Trump. Il ministro degli Affari Civili dell'Autorità palestinese Hussein al-Sheikh ha espresso la preoccupazione che le scelte di alcune nazioni arabe possano diventare "un pugnale nel fianco del popolo palestinese". (GV) (Agenzia Fides 3/2/2020).

martedì 21 gennaio 2020

Agenzia Fides 21 gennaio 2020

AFRICA/NIGERIA - Liberato uno dei quattro seminaristi rapiti
 
Abuja (Agenzia Fides) - “Siamo felici di apprendere che uno dei seminaristi rapiti è stato rilasciato, lungo l' autostrada Kaduna-Abuja. Preghiamo che Dio tocchi i cuori dei rapitori e rilasci i rimanenti tre”. Così un sacerdote dell’Arcidiocesi di Kaduna, al termine di un incontro di preghiera per i quattro seminaristi rapiti la sera dell’8 gennaio nel Seminario Maggiore “Buon Pastore di Kakau lungo l'autostrada Kaduna-Abuja (vedi Fides 13/1/2020), ha annunciato la liberazione di uno dei seminaristi sequestrati.
L’insicurezza nello Stato di Kaduna ha raggiunto livelli tali che Sua Ecc. Mons. Matthew Man-oso Ndagoso, Arcivescovo di Kaduna, in Nigeria, aveva denunciato “Siamo sotto assedio” ricordando che quello dei seminaristi è il terzo rapimento di personale ecclesiastico avvenuto nella sua diocesi (vedi Fides 20/1/2020).
La settimana scorsa 10 comunità nelle aree governative locali di Chikun e Brinin Gwari sono state assalite da banditi, che hanno ucciso almeno 35 persone e ne hanno rapite altre 58 a scopo di estorsione. (L.M.) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - “Le elezioni di ottobre siano trasparenti, credibili e pacifiche” auspicano i Vescovi
 
Korhogo (Agenzia Fides) - “Alla luce di questa situazione, la prima condizione da osservare nella preparazione delle elezioni deve essere la riconciliazione; la seconda condizione è quella della concertazione e del consenso al fine di tenere conto dei requisiti e delle aspirazioni legittime di tutti gli attori socio-politici e dei saggi consigli della comunità internazionale, infine la terza condizione è l'istituzione e il consolidamento dello Stato di diritto”: lo affermano i Vescovi della Costa d’Avorio nella dichiarazione pubblicata al termine della 114a Assemblea plenaria, tenutasi dal 13 al 19 gennaio presso il centro di spiritualità Notre Dame du Rosaire de Latha, a Korhogo, nel nord del Paese.
I Vescovi hanno espresso la loro preoccupazione per la situazione sociopolitica nella quale vive la Costa d’Avorio a pochi mesi dalle elezioni presidenziali di ottobre, e lanciano un appello urgente alla classe politica perché sia al servizio dell’interesse della nazione.
"Noi Arcivescovi e Vescovi cattolici della Costa d'Avorio, preoccupati per la situazione sociopolitica alla vigilia delle elezioni generali nel nostro paese, vi inviamo questo messaggio come un logico seguito a quello consegnato ad Agboville, nel giugno 2019, intitolato ' 'Evitiamo un'altra guerra' '”.
"Alla fine della crisi post-elettorale del 2010, le autorità statali si erano prefissate le priorità della riconciliazione e si erano impegnate a ricucire il tessuto sociale lacerato dalle divisioni. Questo grande progetto aveva suscitato un’immensa speranza con la successiva istituzione di due istituzioni: la Commissione Dialogo e Riconciliazione (CDVR) e la Commissione Nazionale per la Riconciliazione e il Risarcimento delle Vittime (CONARIV). Sfortunatamente, i risultati del loro lavoro non hanno avuto alcun seguito” osservano i Vescovi.
Secondo la Conferenza Episcopale, la riconciliazione deve avvenire prima del voto di ottobre: "Dobbiamo concordare sul fatto che le prossime elezioni devono essere trasparenti, credibili e pacifiche in modo che tutti accettino i risultati che emergeranno come espressione della volontà della maggioranza degli ivoriani. "
"La questione dell'indipendenza delle strutture che devono organizzare il voto, come la CEI (la Commissione Elettorale Indipendente), sta ancora dividendo e cristallizzando le tensioni", affermano i Vescovi che auspicano che sia garantita la totale indipendenza di questo organo fondamentale per la correttezza del voto.
I Vescovi hanno infine annunciato la pubblicazione a breve di una lettera pastorale dal titolo "La Chiesa in Costa d'Avorio, al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AFRICA/TOGO - E’ necessaria una riforma del sistema sanitario contro il traffico di falsi medicinali
 
Lomè (Agenzia Fides) – Nel corso del vertice sulla lotta contro il traffico di medicinali falsi è emersa la necessità di una seria riforma del sistema sanitario. Come appreso dall’Agenzia Fides, dal summit concluso di recente a Lomé, sono emerse due priorità: l'istituzione di strutture adeguate e l'adozione di leggi per arginare il fenomeno e bloccare le diverse forme di traffico. E’ risultata urgente la firma di un accordo tra le parti interessate per definire un quadro giuridico e imporre sanzioni penali.
“Il diritto alla salute è fondamentale per tutti. Nel nostro continente, il traffico di farmaci contraffatti è una vera tragedia, un flagello criminale che dobbiamo denunciare e contro il quale dobbiamo intervenire”, dice all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, teologo della Società per le Missioni Africane. “I medicinali falsi stanno uccidendo gli africani e in particolare i più poveri. Per superare seriamente questo fenomeno – insiste il missionario - bisogna che i nostri responsabili politici prendano consapevolezza della gravità dello stesso e creino sistemi sanitari che soddisfino efficacemente le esigenze delle popolazioni. Il traffico di medicinali falsi è solo il lato nascosto di un problema più grande che è la precarietà del sistema sanitario africano.”
“In Africa, - conclude Zagore - è difficile per i poveri ricevere una assistenza sanitaria adeguata perché i nostri sistemi stanno fallendo. I ricchi fanno ricorso agli ospedali europei, i poveri vengono curati per strada. Ed è purtroppo nella strada che fiorisce il traffico di medicine false. Possiamo organizzare conferenze sull’argomento, ma se non affrontiamo l'essenza del problema esse rimarranno sempre improduttive.”
(DZ/AP) (21/1/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/TAJIKISTAN - Il cammino della piccola comunità cattolica nel nuovo anno
 
Dushambe (Agenzia Fides) - Sono attualmente un centinaio, distribuiti tra le due parrocchie di Dushambe e di Qurǧonteppa, i fedeli che formano la comunità cattolica del Tajikistan, “i più assidui sono circa 70 nella capitale e 30 nell’altra città”. Lo racconta all’Agenzia Fides il sacerdote dell'Istituto del Verbo Incarnato, padre Pedro Ramiro López, responsabile della Missio sui iuris del Tajikistan dal 2013. Il missionario, attivo e presente nello stato dell'Asia centrale sin dal 2004, traccia all’Agenzia Fides un quadro incoraggiante, pur nella esiguità di una presenza, quella cattolica, per cui davvero si può usare l’espressione evangelica di Gesù “piccolo gregge”.
Infatti, nota p. Ramiro López, il numero dei partecipanti alla Santa Messa aumenta, come avvenuto durante le recenti celebrazioni natalizie: “La piccola comunità dei battezzati del Tajikistan ha festeggiato il Natale e le solennità dei giorni successivi, come la Gran Madre di Dio e l’Epifania, vivendo insieme le messe più importanti: il 24 dicembre c’è stata la celebrazione in russo a Dushambe, mentre il giorno successivo siamo stati a Qurǧonteppa dove abbiamo celebrato l’Eucarestia in inglese. Inoltre, nella nostra zona, vive un nutrito gruppo di lavoratori italiani, per questo abbiamo celebrato anche una messa nella loro lingua”.
A livello pastorale, la Chiesa si sta occupando di curare la preparazione di 25 bambini del catechismo: “I piccoli hanno vissuto il periodo di Avvento con grande intensità, scrivendo i loro buoni propositi per poi deporli davanti al presepe. Alla fine di questo percorso, il 5 gennaio, hanno realizzato un concerto di Natale dedicato a Gesù Bambino”.
Uno dei rami dall’opera pastorale che la comunità cattolica porta avanti è quello relativo alle attività caritative. Spiega p. López: “Vanno avanti tramite la Caritas, che ha avuto modo di realizzare di recente un piccolo progetto dedicato ad una quarantina di bambini disabili, accompagnandoli nel loro percorso di crescita, con dei volontari che donano loro tempo, sorriso, accoglienza, e anche piccoli regali”. Tutto questo, conclude il missionario, dona “nuova speranza nell’anno 2020, che affidiamo alle mani sapienti del Signore”.
La Missio sui iuris in Tajikistan è stata eretta da Giovanni Paolo II nel 1997: si trattò di una rinascita dopo le campagne antireligiose del dominio sovietico. Attualmente, i cattolici del Tajikistan sono assistiti da 3 sacerdoti argentini dell’Istituto del Verbo Incarnato, 4 suore Missionarie della Carità e 3 religiose dell’Istituto Serve del Signore e della Vergine di Matarà. (LF) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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ASIA/SIRIA - Patriarcati siro-ortodosso e greco-ortodosso: nessuna certezza sulla sorte dei Vescovi di Aleppo scomparsi
 
Aleppo (Agenzia Fides) - Negli ultimi mesi sono state diffuse molte ricostruzioni e “dichiarazioni inquietanti” riguardo al destino dei due Arcivescovi di Aleppo – il greco ortodosso Boulos Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim – scomparsi senza lasciare traccia il 22 aprile 2013 nell’area compresa tra Aleppo e il confine tra Siria e Turchia. Ma al momento, i massimi esponenti delle Chiese a cui appartenevano i due Arcivescovi spariti non sono in grado di fornire elementi utili a confermare o smentire tali dichiarazioni. Lo riferisce un comunicato congiunto, diffuso lunedì 20 gennaio attraverso i social media, dal Patriarcato greco ortodosso e dal Patriarcato siro ortodosso. Nel comunicato, i due Patriarcati dichiarano di aver seguito con attenzione le dichiarazioni e le ricostruzioni diffuse attraverso i social media, e nel contempo, sottolineano che tali interventi e ricostruzioni si configurano come iniziative spontanee, “totalmente indipendenti dagli sforzi da noi compiuti nella ricerca dei nostri due arcivescovi scomparsi”.
I massimi responsabili dei due Patriarcati - guidati rispettivamente da Yohanna X Yazigi, Patriarca greco ortodosso di Antiochia, e da Mar Ignatios Aphrem II, Patriarca siro ortodosso di Antiochia – confermano la condivisa determinazione “a non lasciare nulla di intentato” per fare luce sulla sorte dei due Vescovi scomparsi, e in questo orizzonte riconoscono di non avere elementi utili a confermare o smentire la validità delle ricostruzioni e delle considerazioni sul possibile destino dei due ecclesiastici diffuse da fonti diverse negli ultimi mesi. “Mentre manifestiamo la nostra sincera gratitudine verso tutti gli individui e realtà preoccupati per la sorte dei nostri Arcivescovi, e soprattutto verso coloro che portano avanti iniziative per contribuire a far luce sul loro calvario, chiediamo a tutti di pregare per i due Arcivescovi e invitiamo tutti coloro che possono sostenere i nostri sforzi volti a risolvere questo caso umanitario a mettersi in contatto con le nostre Chiese attraverso i canali ufficiali predisposti a questo scopo”.
La dichiarazione congiunta del Patriarcati di Antiochia dei siro ortodossi e dei greco ortodossi si presenta come una misurata e non polemica presa di distanze anche nei confronti della recente inchiesta giornalistica realizzata da una squadra investigativa guidata da Mansur Salib, ricercatore siriano residente negli Usa, e diffusa attraverso la piattaforma digitale medium.com, nuovo social media collegato a Twitter. Secondo tale inchiesta, i due Arcivescovi sarebbero morti come martiri, uccisi nel dicembre 2016 dalla banda di miliziani che li teneva in ostaggio da anni. A uccidere i due Arcivescovi sarebbero stati i militanti di Nour al-Din al-Zenki, gruppo indipendente coinvolto nel conflitto siriano, finanziato e armato durante il conflitto sia dall’Arabia saudita che dagli USA. La ricostruzione pubblicata su medium.com, come già sottolineato dall’Agenzia Fides (vedi Fides 15/1/2020), riporta notizie già note, insieme a illazioni esposte senza riscontri oggettivi. (GV) (Agenzia Fides21/1/2020)

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AMERICA/BRASILE - Al via il Corso universitario in Missiologia, perché la Chiesa assuma sempre di più una coscienza missionaria
 
Brasilia (Agenzia Fides) – Si è aperto ieri, 20 gennaio, presso la sede della Facoltà di Teologia (Fateo) dell'arcidiocesi di Brasilia, il 1° Corso universitario in Missiologia promosso dal Centro Culturale Missionario (CCM) della Conferenza episcopale del Brasile (CNBB), in collaborazione con la Facoltà di Teologia, con il sostegno delle Pontificie Opere Missionarie (POM), della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) e della rete ecclesiale pan-amazzonica (REPAM).
Padre Antônio Niemiec, Segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria, Coordinatore del corso, spiega che l’iniziativa rientra nelle indicazioni del Programma missionario nazionale, delle Linee guida generali per l'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile (DGAE 2019-2023), ed è frutto dell’esperienza vissuta per la preparazione e la celebrazione del Mese Missionario Straordinario dell'ottobre 2019.
L’obiettivo è di offrire ai partecipanti le basi che favoriscano la crescita della loro coscienza missionaria, attraverso lo studio, la ricerca e la riflessione, motivati dalla consapevolezza che “l'azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (EG 15). Il corso prevede 360 ore di lezione, suddivise in tre moduli, da gennaio 2020 a marzo 2021, distribuite in aula e in ore di studio virtuali.
Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale, pervenute a Fides, i circa 50 partecipanti provengono dalle 18 regioni della CNBB, e sono sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati e laici. Dopo la messa inaugurale, è seguita la prima lezione, che è stata tenuta dal Direttore generale della Fateo, il sacerdote nigeriano Godwin Nnaemeka Uchego, che ha approfondito il tema della missiologia come fondamento di tutte le scienze teologiche.
Il Sottosegretario generale aggiunto della CNBB, padre Dirceu de Oliveira Medeiros, presente per la celebrazione di apertura, ha affermato che il corso è una risposta all'insistente appello di Papa Francesco sulla Chiesa in uscita e sulle necessità di andare incontro alle periferie esistenziali: “Speriamo che i partecipanti al corso possano diventarne moltiplicatori nelle regioni della CNBB, aiutando a formare altre persone, perché la Chiesa assuma sempre più una coscienza missionaria”. (SL) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AMERICA/MESSICO - Violenza tra bande e gruppi armati: anche la Chiesa ne subisce le conseguenze
 
Celaya (Agenzia Fides) – Dopo i violenti fatti della settimana scorsa verificatisi a Celaya, dove un gruppo armato ha sparato colpi di arma da fuoco contro il bar "La Shula" e contro la chiesa della comunità di Pelavacas, il Vescovo della diocesi di Celaya (Guanajuato), Mons. José Benjamín Castillo Plascencia, ha parlato alla stampa locale per chiarire che "benché la Chiesa rispetti tutti, comprese le bande della zona, non possiamo stare apertamente contro nessuno perché ci uccidono, sappiamo che questi ultimi atti violenti sono opera del Cartel de Jalisco".
Mons. Castillo Plascencia ha commentato nella nota inviata a Fides: "Questi gruppi agiscono contro persone concrete, perché la loro guerra è questa, e non mancano anche le minace contro i sacerdoti e gli spari contro le nostre chiese". Poi ha aggiunto: "Non gli importa dei morti e dei feriti, fanno questo per seminare il terrore. Forse sarebbe il caso di consigliare alle autorità di agire con la prevenzione, non con la reazione”.
Il Vescovo ha aggiunto: "Purtroppo quando ci sono scontri tra bande, la gente ha paura di denunciare, molti sanno che ci sarà lo scontro, ma non lo possono denunciare, perché le bande hanno i loro ‘falchi’, quindi possono sapere chi ha denunciato".
Come in altri luoghi del Messico, la violenza fra le bande e i gruppi armati continua per il controllo del territorio, e anche la Chiesa paga le conseguenze di questa realtà vissuta da tutta la popolazione.
(CE) (Agenzia Fides, 21/01/2020)

lunedì 20 gennaio 2020

Agenzia Fides 20 gennaio 2020

AFRICA/NIGERIA - “Siamo sotto assedio” afferma l’Arcivescovo di Kaduna dove sono stati rapiti 4 seminaristi
 
Abuja (Agenzia Fides) - “Nessun altro Paese può tollerare questi livelli di insicurezza senza che si scatenino proteste di massa. Sicuramente il nostro paese è sotto assedio” ha affermato Sua Ecc. Mons. Matthew Man-oso Ndagoso, Arcivescovo di Kaduna, in Nigeria, l’arcidiocesi dove la sera dell’8 gennaio quattro seminaristi sono stati rapiti nel Seminario Maggiore “Buon Pastore” di Kakau lungo l'autostrada Kaduna-Abuja (vedi Fides 13/1/2020). “Quello dei seminaristi è il terzo rapimento di personale ecclesiastico avvenuto nella nostra diocesi” ha ricordato l’Arcivescovo. “Non riesco a dormire al pensiero delle condizione che stanno vivendo i quattro studenti” ha aggiunto Mons. Ndagoso.
“Le persone non riescono più a dormire con due occhi chiusi, eppure i nostri leader hanno il coraggio di dire che c'è sicurezza nel Paese” sottolinea Mons. Ndagoso, che aggiunge che la popolazione sembra essere rassegnata all’insicurezza crescente. “Penso che ora le persone sembrano aver rinunciato alla sicurezza perché non c'è niente che possano fare, si sono semplicemente rassegnate al destino”.
L’Arcivescovo si chiede come mai non si riesca a ristabilire la sicurezza nell’area perché “con le tecnologie di sicurezza avanzate sviluppate nel 21° secolo, non c'è nessun posto al mondo, nemmeno sott'acqua, che i criminali non possano essere rintracciati”. “Ma le agenzie di sicurezza continuano a dire che hanno il controllo della situazione”.
Dopo aver affermato che “sono state rafforzate le misure di sicurezza nel seminario, “al fine di proteggere gli altri studenti”, Mons. Ndagoso conclude: “continueremo a pregare per i seminaristi rapiti, fino a quando non saranno liberati. Continuiamo a sperare che Dio converta coloro che stanno dietro l'insicurezza in questo Paese”. (L.M.) (Agenzia Fides 20/1/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Chiuse le celebrazioni degli 800 anni dell'incontro tra San Francesco e il Sultano: un impegno di pace in Pakistan
 
Lahore (Agenzia Fides) - Con una lettura congiunta di brani della Sacra Bibbia e del Corano, si è tenuta nei giorni scorsi a Lahore la cerimonia di chiusura delle celebrazioni che commemorano gli 800 anni dal colloquio tra San Francesco d'Assisi e il Sultan Al-Kamil, avvenuto nel 1219: l'ottavo centenario di quello storico incontro ha avuto vasta eco in Pakistan nel corso di tutto il 2019. A Lahore si è celebrata la chiusura dello speciale Giubileo, in un incontro alla presenza di numerosi leader cristiani e musulmani.
Come appreso da Fides, tra i presenti, l'Arcivescovo Christophe Zakhia El-Kassis, Nunzio Apostolico in Pakistan, ha sottolineato che "l'incontro di San Francesco d'Assisi con il Sultano si è verificato in una atmosfera di paura e pericolo, ma quella paura si è trasformata in dialogo che ha portato alla pace e all'amicizia". "Possiamo imparare a promuovere la pace e la coesistenza da San Francesco d'Assisi e dal Sultano", ha aggiunto, promettendo "sostegno per la promozione della pace, dell'armonia, della tolleranza nella società" e trasmettendo i saluti di Papa Francesco.
Accanto a lui, mons. Sebastian Francis Shaw, Arcivescovo di Lahore e Presidente della Commissione nazionale per il dialogo interreligioso e l'ecumenismo, nella Conferenza episcopale cattolica del Pakistan, ha concordato, affermando che "è necessario accettarsi l'un l'altro nella società, come hanno fatto San Francesco d'Assisi e il Sultan Al-Kamil, per promuovere una convivenza pacifica".
Tra le autorità civili, Ijaz Alam Augustine, Ministro provinciale per i diritti umani e le minoranze e Ministro del dialogo interreligioso in Punjab, ha dichiarato di "apprezzare la significativa cerimonia" notando che "il governo promuove la tolleranza e l'armonia nella società e intende continuare a sviluppare una politica di pace e armonia interreligiosa al fine di promuovere lo spirito di convivenza nella società".
Numerosi leader religiosi musulmani e indù hanno partecipato a questa cerimonia, assicurando il loro impegno "a sostenere la causa dell'umanità per una società prospera e armoniosa in Pakistan, tenendo presente l'iniziativa di pace vissuta secoli fa da San Francesco d'Assisi e del Sultano".
Nell'assemblea vi erano studenti di diverse scuole che hanno presentato una performance teatrale ispirata alla preghiera di pace di San Francesco d'Assisi e al brano nazionale pakistano "Is percham k saye talay eik hain - Siamo una cosa sola". I giovani dello studentato francescano Cappuccino a Lahore hanno presentato una drammatizzazione dell'incontro di San Francesco d'Assisi con il Sultano. La cerimonia si è conclusa con un solenne impegno da parte di tutti i presenti a essere "strumenti e operatori di pace in Pakistan". (PA) (Agenzia Fides 20/1/2020)
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AMERICA/MESSICO - Il Vescovo di Tapachula: dinanzi alla posizione ufficiale ambigua ed esitante, “vedere, sentire e trattare i migranti come fratelli”
 
Tapachula (Agenzia Fides) – “Tutti coloro che fanno parte di questa famiglia diocesana di Tapachula, ognuno secondo le sue possibilità e responsabilità, assicurino che a questi fratelli migranti non manchi un pezzo di pane, non vengano violentati o aggrediti nel passaggio attraverso la nostra diocesi, non ricevano manifestazioni di rifiuto né di disprezzo e sentano, nonostante le circostanze avverse, di camminare tra fratelli e come fratelli, non come estranei, né avventurieri, né criminali, né esiliati, né disprezzati. Dio ricompenserà lo sforzo di tutti di vederli, sentirli e trattarli come fratelli. Proprio come vorremmo che i nostri connazionali irregolari venissero trattati negli Stati Uniti”. E’ l’appello rivolto da Mons. Jaime Calderón Calderón, Vescovo di Tapachula, ai sacerdoti, ai seminaristi, alle religiose e ai laici della sua diocesi, dopo le notizie riguardanti una nuova consistente carovana di emigrati dell’Honduras che si sta muovendo per raggiungere gli Stati Uniti d’America.
“Le dichiarazioni del governo federale e il silenzio del governo statale ci fanno vedere che la posizione ufficiale è, come in altre occasioni, ambigua ed esitante” denuncia il Vescovo nel suo messaggio pervenuto a Fides, intitolato “Responsabilità e amore per i nostri fratelli”, non avendo certezza che la carovana dei migranti possa attraversare il confine, raggiungere Tapachula o proseguire oltre lo stato del Chiapas. “Data questa incertezza, ma consapevoli del nostro dovere cristiano di battezzati figli di Dio - Padre di tutti senza differenze o distinzioni - sentiamo il dovere di mostrare il nostro pensiero con semplicità, chiarezza e determinazione in relazione ai fratelli che vengono con la carovana” prosegue Mons. Jaime Calderón Calderón.
Il Vescovo ricorda che la famiglia diocesana di Tapachula “si è sempre distinta per essere una Chiesa locale fraterna e solidale che, dalla sua povertà, è sempre stata attenta a mostrare il volto misericordioso di Dio, essendo ospitale con i fratelli migranti”. Il suo volto è quello del buon samaritano, quindi “ci assicureremo sempre che, di passaggio o in una permanenza temporanea o stabile nel nostro territorio diocesano, i fratelli migranti non accumulino altre sofferenze oltre a quelle che comporta una strada lunga, tortuosa, accidentata, insicura e violenta”.
Nel suo comunicato il Vescovo assegna alle diverse comunità, coordinate dalla Commissione di emergenza e dai Vicari foranei, il compito di assistere i migranti che attraversano il territorio diocesano, invocando Dio “di aiutarci, ancora una volta, a fare questo lavoro con un alto senso di responsabilità e di amore per i nostri fratelli”. (SL) (Agenzia Fides 20/1/2020)
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AMERICA/COLOMBIA - “Non stiamo più vivendo un'emergenza, ma una situazione di sopravvivenza sociale” denuncia Mons. Darío de Jesús Monsalve
 
Cali (Agenzia Fides) –"Ho invitato diplomatici e rappresentanti di organizzazioni internazionali, come le Nazioni Unite e altri, a offrire la loro sede come protezione e rifugio” a quanti denunciano i responsabili degli attacchi contro leader sociali e difensori dei diritti umani in Colombia: lo ha detto Mons. Darío de Jesús Monsalve, Arcivescovo di Cali. "Dovete sapere – prosegue l’Arcivescovo nella nota inviata a Fides -, che all'interno del territorio nazionale non ci sono garanzie per proclamare la verità. Se credete che una sede diplomatica fuori del paese possa essere utile, spero che sarete accolti con favore, perché ciò che la Colombia sta vivendo non è più un'emergenza ma una situazione di sopravvivenza sociale, per garantire che la vita sia sostenuta in mezzo a così tante minacce".
Le dichiarazioni di Mons. Monsalve sono state fatte durante un atto civile e religioso della comunità di Cali per commemorare il giudice Alcibíades Libreros, assassinato alla fine di dicembre, che era il giudice responsabile di importanti indagini sul crimine organizzato. Secondo il Presule, dal momento che nel paese non ci sarebbero garanzie, le denunce dei responsabili degli attacchi ai leader sociali e ai difensori dei diritti umani, potrebbero essere fatte nei consolati situati in altri paesi e persino con l'accompagnamento di qualche ong. Il numero di leader sociali assassinati nel 2020 appena iniziato è di almeno 17 (vedi Fides 17/01/2020).
Allo stesso modo, l'Arcivescovo di Cali, ha affermato che gli assassini di pubblici ministeri, leader sociali ed ex combattenti dovrebbero essere indagati come una priorità, altrimenti si può ipotizzare una complicità in un settore dello stesso Stato.
La violenza in Colombia, specie contro leader sociali e giudici, è aumentata negli ultimi mesi, al punto che la Conferenza Episcopale ha chiesto pubblicamente il rispetto per la vita di ogni persona, "vita che è sacra", e di mettere fine agli omicidi e alle azioni violente "contro i nostri fratelli e sorelle" (vedi Fides 17/01/2020), in modo particolare nei dipartimenti di Chocó, Cauca, Valle del Cauca, Norte de Santander, Nariño e Arauca.
(CE) (Agenzia Fides, 20/01/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Giubileo della beatificazione di Peter ToRot, un esempio per tutti
 
Kavieng (Agenzia Fides) – “La difesa del sacramento del matrimonio come via di santità coniugale è stata la motivazione principale che ha condotto alla beatificazione di Peter ToRot” ha detto mons. Rochus Tatamai MSC, Vescovo di Kavieng - Lorengau e presidente della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, in occasione della celebrazione del Giubileo d’argento del Beato e martire, innalzato alla gloria degli altari 25 anni fa, laico e primo beato della Papua Nuova Guinea.
Nella sua omelia il Vescovo, che è anche nipote del beato, ha parlato a lungo della vita e del martirio di Peter ToRot, additandolo a tutti i fedeli come “esempio di vita cristiana” da seguire. Dalla sua storia e dalla sua vicenda il Vescovo ha tratto spunti utili per i catechisti, parlando del sacramento del matrimonio e della vita familiare, e soffermandosi sui rapporti tra fede e cultura.
La messa del Giubileo è stata un momento di grande devozione e partecipazione di fedeli: il coro e un gruppo di giovani donne hanno guidato la processione dell'offertorio con una danza e una melodia tradizionali delle Isole Duke of York, nella provincia della Nuova Britannia orientale. Tra i partecipanti anche un consistente gruppo di fedeli delle parrocchie dell'arcidiocesi di Port Moresby e membri di varie congregazioni religiose. Le celebrazioni principali del Giubileo si sono svolte nel villaggio di Rakunai venerdì 17 gennaio 2020, sono state coordinate dalla “Blessed Peter ToRot Foundation Inc”, una organizzazione laica fondata nel 1996 per promuovere la vita e il lavoro del Beato e per sostenere l'Arcivescovo di Rabaul nella causa della canonizzazione.
La presenza e il messaggio del Beato ha anche varcato i confini della Papua Nuova Guinea ed è giunto in Australia: il 19 gennaio il Cardinale Ribat ha benedetto una cappella dedicata a Peter ToRot nel Santuario di Nostra Signora Aiuto dei Cristiani, nella Marian Valley, a Brisbane.
Il beato Peter ToRot, catechista del villaggio di Rakunai nella penisola di Gazelle, provincia orientale della Nuova Britannia, fu ucciso dai giapponesi nel 1945, verso la fine della Seconda guerra mondiale, per essersi rifiutato di interrompere le sue attività di catechista e testimone della fede. In particolare ToRot difese la santità del matrimonio, sfidando così la pratica della poligamia, autorizzata dai giapponesi. Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò ufficialmente martire per la fede il 17 gennaio 1995 nel corso della cerimonia di beatificazione a Port Moresby. (AP) (20/1/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/MADAGASCAR - Nomina del Rettore del Seminario filosofico “Saint Paul Apotre” ad Antsirabé
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 1 marzo 2019 ha nominato Rettore del Seminario maggiore filosofico interdiocesano “Saint Paul Apotre” nella diocesi di Antsirabé, in Madagascar, il rev. Jean Nicolas Rakotojaona, del clero arcidiocesano di Antananarivo.
Il nuovo Rettore è nato il 18 gennaio 1973 ad Anosy Avaratra ed è stato ordinato sacerdote il 3 agosto 2002 a Faliarivo Ambanidia. Si è formato presso il Seminario minore e quello propedeutico di Ambohipo, quindi ha studiato filosofia al Seminario maggiore “Saint Paul Apotre” di Antsirabé e teologia al Seminario maggiore Sainte Thérèse de l’Enfant Jésus a Faliarivo. Ha proseguito gli studi all’Università cattolica del Madagascar e all’Università di Friburgo, conseguendo la laurea in Filosofia e il dottorato in teologia. Dopo l’ordinazione è stato impegnato nella pastorale parrocchiale, professore in diversi seminari e nei corsi di formazione per i laici. Dal 2017 era Vicerettore del Seminario “Saint Paul Apotre” di cui è stato nominato Rettore. (SL) (Agenzia Fides 20/1/2020)

lunedì 13 gennaio 2020

Agenzia Fides 13 gennaio 2020

AFRICA/NIGERIA - Ancora non ci sono notizie di quattro seminaristi rapiti a Kaduna
 
Abuja (Agenzia Fides) - Non si hanno ancora notizie dei quattro seminaristi rapiti la sera dell’8 gennaio dal Seminario Maggiore “Buon Pastore" a Kakau, lungo l'autostrada Kaduna-Abuja. Il villaggio si trova nei pressi di Kaduna, capitale dello Stato di Kaduna, nel centro della Nigeria. L’8 gennaio, tra le 22,30 e le 23,00 alcuni banditi hanno assalito il Seminario, sparando in maniera indiscriminata, senza per fortuna provocare vittime. Al termine dell’assalto, dopo aver proceduto all’appello degli studenti, ci si è resi conto che i banditi erano fuggiti portando con loro 4 seminaristi. Secondo un portavoce della polizia, nell’assalto durato una trentina di minuti, i banditi “hanno avuto accesso al dormitorio della scuola, che ospita 268 studenti”. Il rapimento a fine di estorsione di personale ecclesiastico è una triste realtà in Nigeria, nonostante da alcuni anni la Conferenza Episcopale locale abbia proibito il pagamento di riscatti per la liberazione di preti, religiosi/e e seminaristi sequestrati. (L.M.) (Agenzia Fides 13/1/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Si apre oggi la 114a Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale nel segno della riconciliazione
 
Abidjan (Agenzia Fides) - “La comunione al servizio della riconciliazione”. È questo il tema della 114a Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale della Costa d’Avorio, che si tiene dal 13 al 19 gennaio, presso il Centro Lataha di Korhogo, nel nord del Paese.
P. Emmanuel Wohi Nin, Segretario Generale della Conferenza Episcopale, ha annunciato che nel corso dell’Assemblea i Vescovi rifletteranno su una lettera pastorale sulla riconciliazione, "che costituirà l'aspetto principale dell’Assemblea plenaria”, al termine della quale verrà indirizzato un messaggio a tutti gli ivoriani. La lettera stessa verrà pubblicata qualche tempo dopo la conclusione dell’incontro.
Un altro argomento all'ordine del giorno è "il protocollo sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili", secondo le indicazioni di Papa Francesco che ha auspicato che ogni Conferenza Episcopale si doti di un simile documento. Sarà infine discusso il progetto di accordo quadro tra la Santa Sede e la Repubblica della Costa d'Avorio. Alla fine dell’incontro, un comunicato stampa finale sarà reso pubblico durante la messa di chiusura domenica prossima, 19 gennaio. (S.S) (Agenzia Fides 13/1/2020)
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ASIA/FILIPPINE - Si intensifica la preghiera mentre si rischia uno "tsunami vulcanico"
 
Manila (Agenzia Fides) - Mentre Manila e molte province adiacenti si preparano all'eruzione del secondo vulcano più attivo del paese, il Taal, vicino a Manila, i fedeli cattolici intensificano le preghiere per la sicurezza delle popolazioni a rischio. Un'enorme nuvola di cenere è fuoriuscita questa mattina dal cratere centrale del vulcano che si trova a 60 chilometri a sud della capitale delle Manila, oscurando il cielo. "Preghiamo per la sicurezza delle persone che vivono nelle aree vicine al vulcano Taal", ha detto Mons. Pablo Virgilio S. David, Vescovo di Caloocan e vicepresidente della Conferenza episcopale delle Filippine.
Il Taal, a circa 40 miglia a sud di Manila, ha iniziato a mostrare segni di attività. Si sono avvertite scosse sull'isola del vulcano e nei villaggi intorno alla vicina città di Agoncillo, nella provincia di Batangas, dove rumori fragorosi dal vulcano hanno creato paura tra i residenti.
Decine di migliaia di persone sono state evacuate dalle loro residenze e comunità. Il governo ha disposto la chiusura delle scuole e degli uffici pubblici il 13 gennaio. Le autorità hanno inoltre emesso un avvertimento pubblico per la regione di Luzon centrale, che comprende sette province: Aurora, Bataan, Bulacan, Nueva Ecija, Pampanga, Tarlac e Zambales, nell'isola centrale di Luzon. L'allarme vale anche per la regione di Calabarzon che comprende cinque province: Cavite, Laguna, Batangas, Rizal, Quezon e Lucena, oltre alla regione di Metro Manila.
L'Istituto filippino di vulcanologia e sismologia ha alzato il livello di allarme per il vulcano Taal fino al livello quattro (su cinque esistenti), affermando che "un'eruzione esplosiva pericolosa è possibile in poche ore o giorni".
L'Istituto ha avvertito che l'eruzione potrebbe causare uno "tsunami vulcanico" e ha consigliato alle comunità vicine di prendere precauzioni contro eventuali onde del lago che circonda il vulcano. Circa 6.000 persone vivono sull'isola e domenica la popolazione locale è stata trasferita in salvo a Batanga.
A causa degli avvertimenti sullo "Tsunami vulcanico", il governo ha consigliato alle persone di rimanere in casa poiché, in seguito all'eruzione, le ceneri sono molto dannose per la salute, contenendo particelle con anidride carbonica, anidride solforosa, fluoro, acido cloridrico.
L'arcipelago filippino si trova sul cosiddetto "anello di fuoco" del Pacifico, dove le placche tettoniche si scontrano, causando terremoti e regolare attività vulcanica. Nel gennaio 2018, decine di migliaia di persone furono evacuate a causa di un'eruzione del Mont Mayon, nella regione centrale di Bicol. L'ultima eruzione di Taal risale al 1977. La più forte eruzione che ha colpito un'area densamente popolata fu quella del vulcano del Monte Pinatubo nel giugno 1991. (SD) (Agenzia Fides 13/1/2020)
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AMERICA/HAITI - “Il terremoto del 12 gennaio 2010 ci ha lasciato molti insegnamenti”: la testimonianza di un missionario redentorista
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – “Port-au-prince è totalmente devastata, ovunque si sentono grida da sotto le macerie” raccontava il Nunzio apostolico a Fides, l'Arcivescovo Bernardito Auza, 10 anni fa, informando così il mondo del terremoto che aveva devastato l'isola e provocato quasi 300 mila morti. Era il 13 gennaio 2010 (vedi Fides 13/01/2010).
Oggi, dopo 10 anni, Fides ha raccolto la testimonianza di uno dei sopravvissuti al sisma, padre P. Renold Antoine, CSsR, che con i missionari redentoristi ha vissuto momento dopo momento le terribili conseguenze di questa tragedia naturale ed è ancora ad Haiti. "Per molti di noi - dice a Fides padre Renold -, la storia di Haiti si divide prima e dopo il terremoto. Una data indimenticabile per l'intero popolo haitiano, dal momento che, in soli 35 secondi, gran parte del paese ha sperimentato la furia della natura per un terremoto che ha lasciato oltre 300.000 morti e migliaia di feriti. Come Redentoristi, abbiamo sofferto in prima persona le conseguenze della tragedia, quando sono crollate le due case principali che avevamo a Port-au-Prince (il monastero di San Gerardo e la casa di San Clemente). Allo stesso tempo, sono crollate la chiesa parrocchiale di San Gerardo e la scuola parrocchiale con centinaia di bambini e insegnanti morti. I confratelli, per grazia di Dio, sono rimasti tutti vivi, alcuni feriti non gravemente. Nelle strade l'immagine era desolante: corpi ammucchiati, feriti e macerie ovunque. La Cattedrale di Port-au-Prince, il palazzo nazionale, il Parlamento e molte parrocchie e centri educativi non hanno resistito alle forti scosse”.
“Il terremoto ad Haiti del 12 gennaio 2010 ci ha lasciato molti insegnamenti, soprattutto che tutti siamo a rischio, e in un minuto possono sparire i sogni di benessere di migliaia di famiglie – prosegue il missionario -. Ma la vera tragedia che sconvolge il nostro paese, in modo estremo, è che la nostra società affronta quotidianamente scenari drammatici di rischio concentrati in alcuni settori della popolazione che hanno subito esclusione storica, povertà estrema, violenza, insicurezza alimentare, corruzione, ingiustizia sociale. Questo è il vero disastro di Haiti: quella lezione dovrebbe essere il contributo indelebile al dolore di così tante persone. Nonostante la natura molte volte inclemente con noi, e la diffusa corruzione che scuote il paese, Haiti è anche un paese che nel suo dolore riesce ancora a sorridere, che ha sempre insegnato la resilienza, la capacità di recuperare e andare avanti. Noi preghiamo che la Nostra Madre del Perpetuo Soccorso, patrona di Haiti, ci assista sempre, in modo che qualcosa di simile non si ripeta mai più" conclude padre Renold.
(CE) (Agenzia Fides 13/01/2020)
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AMERICA/COLOMBIA - Vescovi del Pacifico e del sud-ovest: rispetto dei diritti umani, dei popoli e del diritto internazionale
 
Quibdò (Agenzia Fides) – “In diverse occasioni abbiamo richiamato l’attenzione sulle difficoltà che molte persone vivono nella regione del Pacifico e del Sud-ovest e abbiamo chiesto allo Stato colombiano una soluzione globale che risolva le cause strutturali che sono alla base della crisi umanitaria… >Alziamo di nuovo la nostra voce di Pastori e chiediamo di riprendere il cammino della pace nella prospettiva del rispetto dei diritti umani, dei diritti dei popoli e del diritto internazionale umanitario". E’ quanto chiedono i Vescovi del Pacifico e della regione sud-occidentale della Colombia, esprimendo solidarietà e preoccupazione per la riacutizzazione del conflitto nel dipartimento del Chocò, nella diocesi di Quibdò e in altre regioni di questa area del paese (vedi Fides 18/6/2019; 17/4/2019; 12/10/2017; 2/10/2017; 1/9/2017).
In questi territori vivono soprattutto comunità indigene e afro-discendenti, che vivono “una situazione drammatica”, per questo i Vescovi, attraverso il loro comunicato intitolato “Rafforzare la costruzione della pace di fronte all'acuirsi del conflitto”, si appellano al Governo nazionale e alle altre istanze statali, "perché stabiliscano condizioni per una vita dignitosa e meccanismi di protezione per le comunità e i leader sociali". Chiedono anche attenzione “per possibili collusioni tra membri della Forza pubblica e gruppi illegali, segnalate da organizzazioni sociali e dei diritti umani e dalla diocesi di Quibdó negli anni precedenti e reiterate negli ultimi due anni”. Da parte loro, “i gruppi armati devono essere consapevoli del loro status di aggressori della popolazione civile e, pertanto, accettare il rifiuto di cui sono oggetto a causa delle loro azioni criminali”.
All'inizio del nuovo anno, tra le numerose preoccupazioni in cui vivono tanti cittadini colombiani, i Vescovi ribadiscono la necessità di trovare soluzioni politiche e pacifiche al conflitto armato, con l’ELN (Ejército de Liberación Nacional) per raggiungere un accordo di pace, e con l'AGC (Autodefensas Gaitanistas de Colombia) e altre strutture simili. “Attendiamo la risposta sincera dei vari protagonisti, attraverso gesti concreti di una autentica volontà di pace” concludono il comunicato, chiedendo al popolo colombiano di “pregare e impegnarsi nella costruzione di un paese equo, fraterno e senza violenza”. Il documento è firmato dagli Arcivescovi e Vescovi ordinari di Cali, Popayán, Quibdó, Istmina – Tadó, Apartadó, Mocoa – Sibundoy, Buenaventura, Ipiales, Tumaco, Palmira. (SL) (Agenzia Fides 13/1/2020)
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OCEANIA/AUSTRALIA - Catholic Mission si mobilita per le necessità della popolazione australiana, colpita dagli incendi
 
Sidney (Agenzia Fides) – “Catholic Mission” Australia, che è la Direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Australia, ha annunciato una immediata collaborazione con la St. Vincent de Paul Society per offrire un contributo concreto nell’opera di cooperazione e solidarietà, al fine di rispondere all’emergenza nazionale degli incendi che, dallo scorso settembre, stanno devastando l’habitat naturale della nazione. “Si tratta di una strage infinita, senza precedenti, una vera e propria catastrofe ambientale che si stima abbia bruciato un’area grande oltre 84 mila chilometri quadrati” afferma una nota di Catholic Mission inviata all’Agenzia Fides.
Per rispondere alla crisi, i Vescovi cattolici australiani, oltre a promuovere una raccolta fondi a livello mondiale, hanno voluto predisporre un piano nazionale che coinvolge tutte le comunità cattoliche. Le Pontificie Opere Missionarie sono da sempre rivolte, per vocazione, alle esigenze delle comunità oltre confine, ma ”riconosciamo che è difficile concentrarsi sulla necessità all’estero quando in Australia è in corso una crisi senza precedenti”, ha affermato Padre Brian Lucas, Direttore nazionale di Catholic Mission.
Per questo le POM sensibilizzano i propri donatori e benefattori a contribuire oggi alle necessità della popolazione all’interno dell’Australia: “Abbiamo molti sostenitori nelle diocesi, gravemente colpite, di tutto il paese. E’ nostro dovere offrire una risposta missionaria e consentirla anche a coloro che vogliono dare la priorità ai loro amici, famiglie e compagni australiani colpiti da questi devastanti incendi boschivi”, nota p. Lucas.
“Le comunità lungo la costa meridionale stanno lottando con grande difficoltà. Tante persone, dalle parrocchie locali alle celebrità, si sono messe insieme per sostenere quanti hanno perso tutto. Faremo la nostra parte”, dice David Harrison, direttore diocesano di Catholic Mission a Wollongong, anch’essa devastata.
L'organizzazione missionaria conferma, però, che i piani di emergenza rivolti alla situazione australiana non interromperanno la distribuzione dei fondi e i progetti già avviati in Africa, Asia e Pacifico dalle POM australiane. “Riconosciamo la gravità della situazione locale ma dobbiamo anche rispettare la nostra missione, restando impegnati nelle comunità che hanno un grande bisogno in tutto il mondo”, conclude padre Lucas.
(AP) (13/1/2020 Agenzia Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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