collegamento orari cp
Visualizzazione post con etichetta Sciopero. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Sciopero. Mostra tutti i post

giovedì 21 novembre 2019

Mentre il Papa sta in Tailandia...Agenzia Fides 21 novembre 2019

AFRICA/SUD SUDAN - La comunità cristiana in attesa della visita di Papa Francesco per rilanciare la riconciliazione
 
Juba (Agenzia Fides) – “Credo che la visita di Papa Francesco in Sud Sudan sarà una missione congiunta, una visita congiunta insieme all'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby e all'Arcivescovo presidente della Chiesa presbiteriana in Scozia”, ha detto all’Agenzia Fides Mons. Edwardo Hiiboro Kussala, Vescovo di Tombura Yambo, dopo l’annuncio che Papa Francesco ha fatto in merito al suo desiderio di recarsi nel 2020 in Sud Sudan.
Secondo il Vescovo Hiiboro, che fino ad ottobre è stato Presidente della Conferenza episcopale cattolica del Sud Sudan, la visita di Papa Francesco e degli altri leader cristiani sarà “un'occasione speciale poiché riunirà tutte le comunità cristiane del Paese”.
“Ad aprile Papa Francesco, l'Arcivescovo di Canterbury e il leader della Chiesa presbiteriana in Scozia, hanno incontrato i nostri leader politici in Vaticano e hanno promesso di accompagnare il popolo del Sud Sudan fino a quando la nazione otterrà una pace duratura. Il Santo Padre ha espresso ripetutamente il suo desiderio di venire nel nostro Paese – evidenzia il Vescovo – e questo significa che lo vuole davvero. Per accogliere questo suo desiderio, come Chiesa locale e come Paese, abbiamo bisogno di una Chiesa inclusiva di tutta la regione AMECEA (che comprende l’Africa orientale)”, nota mons. Hiiboro.
A nome della Chiesa cattolica nel Sud Sudan, l’Arcivescovo ha ringraziato Papa Francesco per essere “padre, pastore, leader e Vicario di Cristo ed essere così vicino alla popolazione del Sud Sudan. La nostra gente si è dispersa nei conflitti, nel mondo della guerra, della divisione, della povertà. Papa Francesco continua a cercarci e lo ringraziamo anche per questo”.
Al termine dell’Angelus del 10 novembre 2019 Papa Francesco ha espresso il desiderio di visitare il Sud Sudan. La data ancora non è definita. Francesco, nell’appello rivolto per la riconciliazione, ha invitato tutti a pregare insieme con queste parole: “Il popolo sud-sudanese ha sofferto troppo negli ultimi anni e attende con grande speranza un futuro migliore, soprattutto la fine definitiva dei conflitti e una pace duratura” ha detto Papa Bergoglio. “Esorto pertanto i responsabili a proseguire, senza stancarsi, l’impegno in favore di un dialogo inclusivo nella ricerca del consenso per il bene della Nazione”, ha concluso.
(AP) (21/11/2019 Agenzia Fides)
 top^ 
 
 
 
AFRICA/BURKINA FASO - Il Congresso di Africa e Madagascar sulla Divina Misericordia è “una benedizione per il Paese”
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) - “Il vostro Congresso è una misericordia divina per il nostro tempo” ha affermato Siméon Sawadogo, Ministro dell’Amministrazione Territoriale, del Decentramento e della Coesione Sociale del Burkina Faso, che rappresenta il Capo dello Stato al 4° Congresso di Africa e Madagascar sulla Divina Misericordia che si tiene a Ouagadougou (vedi Fides 20/11/2019). Le parole del Ministro riflettono la grave situazione nella quale vive il Burkina Faso, per l’azione di gruppi jihadisti che sconvolgono ampie aree del Paese. Ieri le autorità hanno annunciato la morte di almeno 18 jihadisti, rimasti uccisi nell’assalto ad un posto di polizia nel nord del Paese.
La presenza di 900 delegati al Congresso della Divina Misericordia viene sentita come una testimonianza di vicinanza della Chiesa universale al Burkina Faso in questo momento così difficile. I delegati provengono oltre che dal Burkina Faso, da Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Congo-Brazzaville, Costa d'Avorio, Gabon, Kenya, Madagascar, Niger, Nigeria, Uganda, Rwanda, Tanzania, Togo, Belgio, Italia, Vaticano e Polonia.
Papa Francesco ha designato come suo rappresentato al Congresso Sua Eminenza il Cardinale Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. "La divina misericordia si riferisce all'amore, alla pace", ha detto il Cardinale, aggiungendo però che "Siamo prigionieri del male e la Parola di Dio dice che dove abbonda il peccato, abbonda la grazia. Questo è il motivo per cui diciamo che l'ultima parola non appartiene al male, alla morte o alla violenza. L'ultima parola appartiene all’amore, alla vita, alla riconciliazione e al perdono”. (L.M.) (Agenzia Fides 21/11/2019)
 top^ 
 
 
 
ASIA/FILIPPINE - Proclamare il Vangelo in “modo creativo” sui social network
 
Manila (Agenzia Fides) - Proclamare il Vangelo in “modo creativo”, anche sui social network: è l'appello del Vescovo Mylo Hubert Vergara, alla guida della diocesi di Pasig, Presidente della Commissione per le comunicazioni sociali e i mass media della Conferenza episcopale, che ha invitato i fedeli a "diffondere la Buona Novella con dinamismo e nuovi approcci". "Il messaggio fondamentale dell'amore di Dio va comunicato in modo creativo, ogni giorno in modo nuovo"
Come appreso dall'Agenzia Fides, il Vescovo ha parlato della "comunicazione efficace del Vangelo" durante un raduno di tutti coloro che si occupano dei social media cattolici, come strumento della pastorale. Al raduno, promosso da "YouthPinoy", un'organizzazione che si definisce di "missionari on-line", hanno preso parte più di 200 delegati, riuniti il 16 novembre scorso nella città di Mandaluyong, vicino a Manila, in collaborazione con "Areopagus Communications Inc" e con la Commissione per i media della Conferenza episcopale delle Filippine.
Il Vescovo ha sottolineato che "urge comunicare il messaggio centrale della misericordia e dell'amore di Dio. Penso che questo sia il primo principio". "Presentare il messaggio centrale di Gesù, il suo amore salvifico, qualcosa che sperimentiamo qui e ore, che è poi il mistero pasquale: questo è il nostro compito", ha aggiunto. "Credo che questo messaggio debba avere un riverbero nel mondo digitale", ha detto.
Il contatto con tutte le persone, inoltre - ha ricordato, facendo eco al messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale delle comunicazioni di quest'anno - deve avere lo stile di "una comunione compassionevole".
"Quel messaggio fa capire che la comunità degli utenti nei social network dovrebbe contribuire a una comunità umana fraterna e solidale, fuggendo da inimicizia e ostilità", ha concluso. (SD) (Agenzia Fides 21/11/2019)


 top^ 
 
 
 
AMERICA - CELAM: “Camminare insieme per la pace dei nostri popoli”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – Vicinanza ai popoli latinoamericani che stanno attraversando gravi instabilità, solidarietà alle Chiese delle singole nazioni che danno testimonianza della loro fede, rifiuto di ogni forma di violenza e frattura sociale, necessità di un discernimento evangelico sugli eventi e del dialogo tra fratelli: questi i sentimenti espressi in un messaggio della Presidenza del CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano) indirizzato “al Popolo di Dio e alle Conferenze episcopali di America latina e Caribe”, intitolato “Camminare insieme per la pace dei nostri popoli”.
La Presidenza del CELAM, che si è riunita a Bogotà dal 19 al 21 novembre per discutere il rinnovamento e la ristrutturazione del CELAM, nel messaggio che porta la data del 21 novembre, pervenuto a Fides, si dice “unita a tutti i paesi che in questi momenti sono attraversati da situazioni di grave instabilità sociale e politica”.
“Negli ultimi mesi e settimane – prosegue il testo -, nei paesi fratelli come Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, Haiti, Nicaragua e Venezuela, si stanno verificando grandi mobilitazioni di cittadini, che protestano per le disuguaglianze e le ingiustizie che sono frutto del peccato che si è istituzionalizzato, voltando le spalle ai più poveri ed emarginati. Queste mobilitazioni in molte occasioni sono state duramente represse”.
“Il discernimento evangelico su queste realtà, che sono autentici segni dei tempi, è urgente e necessario” sottolinea il messaggio, ribadendo che “Gesù Cristo è l’unico che può redimere realmente le persone e le società” e quindi vengono appoggiate “tutte le iniziative di dialogo per la pace che consentano di ricostruire il tessuto sociale danneggiato”. “Solo con l’amicizia civile e l’impegno solidale, soprattutto con i poveri e gli esclusi – ribadiscono -, possiamo affrontare questa crisi, per progredire verso un futuro condiviso più ricco di speranza. Non dobbiamo desistere nella promozione del dialogo per la convivenza, la pace sociale ed il bene comune”.
Citando San Paolo, la Presidenza del CELAM esorta a “vincere il male con il bene” e, come Chiesa e come popolo di Dio, ad operare per la riconciliazione e la pace. Invita quindi le autorità “ad assumere le proprie responsabilità, garantendo il buon funzionamento dei rispettivi paesi e delle loro istituzioni; allo stesso modo tutti i cittadini devono partecipare con responsabilità al bene comune della nazione, e così sconfiggere l’insicurezza, la corruzione, l’impunità, la violenza e tutti i semi di morte. La violenza non si combatte con la violenza. Distruggere i nostri paesi non è una vera soluzione. E’ ora di agire come fratelli e non come nemici”.
Nella conclusione la Presidenza del CELAM sottolinea che “tutti i popoli sono responsabili gli uni degli altri”, per questo chiede “alle grandi nazioni del mondo di rispettare il cammino di ogni paese, pur piccolo che sia, lasciando da parte i propri interessi e optando per un aiuto solidale”. Il messaggio si conclude invocando l’intercessione di Santa Maria di Guadalupe per l’America latina, in questi momenti di tensione, affinchè conceda di fare di ogni angolo di questa regione, “un luogo dove si possa amare Dio, vivere con dignità e si possa godere del dono della libertà che rende possibile la giustizia e la pace autentica”. (S.L.) (Agenzia Fides 21/11/2019)
 top^ 
 
 
 
AMERICA/COLOMBIA - Oggi sciopero nazionale; non si ferma la violenza nel Cauca e nel Chocò
 
Cauca (Agenzia Fides) – Si svolge oggi 21 novembre, in Colombia il cosiddetto "Paro Civico": i sindacati colombiani, gli indigeni, gli studenti e i settori sociali hanno indetto una giornata di protesta. Lo sciopero nazionale e la marcia cittadina nazionale vogliono manifestare il rifiuto su varie questioni dell'agenda del governo, come la riforma del lavoro, la riforma delle pensioni, l’aumento delle aliquote energetiche, le riduzioni fiscali alle grandi multinazionali, reclamando la dignità dei salari e la lotta alla corruzione.
Mentre settori del governo sottolineano che le motivazioni della protesta si basano su notizie false, gli organizzatori accusano il governo di criminalizzare la mobilitazione. Proprio per questo clima di tensione che si è creato già da qualche settimana, la Conferenza Episcopale Colombiana aveva proposto 6 temi di riflessione (vedi Fides 15/11/2019). Domenica scorsa, 17 novembre, i Vescovi hanno anche invitato "tutti i cattolici e le persone di buona volontà a pregare per la nostra Patria", fornendo ad ogni parrocchia il testo di una “Preghiera per la Colombia” da recitare a conclusione della preghiera dei fedeli.
La Chiesa cattolica colombiana si è espressa a favore della protesta pacifica e ha chiamato alla costruzione di una nazione riconciliata e in pace: "il cammino per il superamento dei problemi sociali e per lo sviluppo integrale del nostro paese, passa per l’ascolto e il dialogo, con la partecipazione di tutti i protagonisti della società. La soluzione dipende da tutti, è necessario costruire, senza dilazioni, un progetto comune di paese, una casa comune in pace", ha ripetuto più volte in questi giorni Mons. Elkin Fernando Álvarez Botero, Vescovo ausiliare di Medellín e Segretario generale della Conferenza Episcopale.
Purtroppo in Colombia si verificano ancora episodi di violenza in diverse zone. In meno di 30 giorni nel dipartimento di Cauca ci sono stati veri massacri di indigeni e della popolazione civile, che vive ancora la tensione delle guerre del narcotraffico degli anni passati, senza poter verificare se ora si tratti di dissidenti delle FARC o di nuovi gruppi armati. E’ stato comunque annunciato l'invio di 2.500 militari nella zona.
Diego Jaramillo, della Rete dei diritti umani di Cauca, ha spiegato alla stampa internazionale che preoccupano le conseguenze dell'aumento della presenza militare governativa: "Il timore delle comunità è che l'aumento militare, come annunciato, radicalizzi molto di più la reazione delle organizzazioni armate contro la popolazione". Poi ha aggiunto: "è già stato visto molte volte che l'esercito entra nell'area senza rispettare la giurisdizione indigena, né l'autorità indigena".
Ma la tensione popolare a questo riguardo non si registra solo nel Cauca, ma anche nel Chocò, nel comune di Bojayà, si vive una situazione molto simile. “Mentre in questi giorni le comunità di afro-colombiani e le comunità indigene nel comune di Bojayá hanno ricordato i massacrati del fatidico 2 maggio 2002, veniamo a sapere di nuove minacce e di sfollamenti, reclusioni, massacri, torture, sparizioni e ricatti” ha affermato il sacerdote Sterling Londoño, della diocesi di Quibdó.
Padre Londoño lo ha afformato presentando una lettera firmata dalla diocesi di Quibdó, insieme al Forum interetnico di solidarietà di Chocó, dal Consiglio della Comunità dell'Associazione contadina integrale di Atrato, dalla Federazione delle Associazioni dei Consigli indigeni di Chocó (Fedeorewa) e dall'Ufficio Indigeno di Chocó.
In questa lettera, le comunità hanno denunciato che dopo la firma dell'accordo di pace nel novembre 2016, lo spazio lasciato dalle FARC è stato occupato dalla guerriglia dell'Esercito di liberazione nazionale (ELN), che "si è rafforzato militarmente e ha aumentato le sue aggressioni alla popolazione civile". Questo il motivo per cui hanno chiesto al presidente Duque di attuare gli Accordi di Pace in "modo tempestivo e globale, soprattutto per quanto riguarda il capitolo etnico, e di fornire garanzie costituzionali agli afro-colombiani e agli indigeni di Bojayá".
(CE) (Agenzia Fides, 21/11/2019)

mercoledì 2 settembre 2015

Bollettino Fides News del 1 settembre 2015

ASIA/ISRAELE - Sciopero a oltranza delle scuole cristiane contro le “misure discriminatorie” del governo
Gerusalemme (Agenzia Fides) - Le scuole cristiane in Israele iniziano uno sciopero ad oltranza da oggi, 1 settembre, giorno in cui in tutto il Paese inizia il nuovo anno scolastico. Attraverso la misura estrema della sospensione di tutte le attività scolastiche, esse intendono protestare contro le politiche dello Stato ebraico nei loro confronti, giudicate “discriminatorie”. Lo riferiscono le fonti ufficiali del Patriarcato Latino di Gerusalemme, ricostruendo i motivi e i vari passaggi del contenzioso che da tempo vede contrapposte le scuole cristiane alle autorità politiche israeliane.
Alla radice della protesta ci sono le restrizioni di bilancio imposte dallo Stato ebraico. In pochi anni, i contributi pubblici alle scuole cristiane sono diminuiti del 45%, costringendo gli istituti ad aumentare le rette scolastiche a carico delle famiglie, spesso dotate di redditi bassi, sotto la media nazionale
Secondo gli organismi di coordinamento delle scuole cristiane, tali misure mettono a rischio l'esistenza stessa degli istituti educativi animati dalle Chiese e dalle comunità cristiane presenti in Israele. Le estenuanti trattative - durate otto mesi - tra il Comitato di rappresentanza delle scuole cristiane e il Ministero dell'educazione israeliano non hanno portato a soluzioni considerate accettabili. Il Ministero chiedeva la trasformazione delle scuole cristiane in scuole statali. Una proposta respinta, perchè secondo gli organismi rappresentativi delle scuole cristiane, essa avrebbe portato alla fine del contributo originale fornito da quella realtà educativa, e avrebbe inferto “un tragico colpo alla presenza cristiana in Terra Santa”.
Lo scorso 27 maggio, le scuole cristiane d'Israele – frequentate da 30mila studenti, dei quali solo la metà sono cristiani - avevano organizzato una manifestazione senza precedenti per denunciare le politiche discriminatorie di cui si sentono fatte oggetto da parte del governo (vedi Fides 27/5/2015).
Prima del fallimento definitivo dei negoziati, il Presidente israeliano Reuven Rivlin aveva convocato i rappresentanti delle scuole cristiane e il Ministro israeliano della Pubblica Istruzione Naftali Bennet per tentare una mediazione (vedi Fides 27/8/2015). L'Ufficio delle scuole cattoliche in Israele, che aveva in un primo tempo espresso un giudizio positivo rispetto all'iniziativa presidenziale, adesso ha diffuso un comunicato, pervenuto all'Agenzia Fides, in cui essa viene definita come un escamotage "per prendere tempo" e "porre fine alla protesta.". Lo sciopero a oltranza – si legge nel comunicato – verrà sospeso solo quando le richieste delle scuole cristiane verranno pienamente esaudite. (GV) (Agenzia Fides 1/9/2015).
ASIA/LIBANO - I Capi delle Chiese: le proteste di piazza rischiano di essere “infiltrate”
Beirut (Agenzia Fides) - Le proteste popolari contro la classe politica che da settimane agitano il Libano rappresentano una legittima espressione di pressione “democratica” nei confronti di fazioni e personaggi politici screditati, responsabili in larga misura della crisi del sistema Paese. Ma allo stesso tempo "il ricorso alla piazza cela pericoli, in particolare quando le tensioni sono esasperate e le fiamme che circondano il Libano rischiano di minare la sua stabilità". E' un messaggio allarmato e pieno di messe in guardia quello uscito dal summit dei Capi delle Chiese e delle comunità cristiane ospitato nella giornata di ieri presso la Sede patriarcale maronita di Bkerké.
Nel testo letto e diffuso alla fine dell'incontro, pervenuto all'Agenzia Fides, i Patriarchi e gli altri rappresentanti cristiani hanno puntato i riflettori sul rischio delle “infiltrazioni di facinorosi tra i manifestanti pacifici”, denunciando gli atti di violenza e di vandalismo già verificatisi durante le manifestazioni organizzate nel centro di Beirut e invitando tutti ad anteporre “l'interesse nazionale agli interessi privati, per evitare che il Libano sprofondi verso l'ignoto e per preservarlo dalle tragedie che ci circondano, e che inquietano il nostro popolo”.
Riguardo alla paralisi istituzionale e politica in cui si dibatte il Paese dei Cedri, i Capi cristiani hanno avuto parole dure sull' “impotenza della classe dirigente, incapace di garantire i servizi più elementari che sono necessari per una vita dignitosa”. Ma i leader spirituali delle Chiese e delle comunità cristiane libanesi hanno soprattutto espresso considerazioni nette ed esplicite circa la “tabella di marcia” che i politici devono seguire per uscire dalla crisi. Secondo i Patriarchi e gli altri capi cristiani, occorre a ogni costo iniziare con l'elezione del Capo di Stato, “in conformità alle norme costituzionali”, ponendo fine allo stallo e ai veti incrociati che hanno reso vacante la massima carica dello Stato dal maggio 2014. I leader che hanno preso parte al “summit” sottolineano con decisione che la scelta del nuovo Presidente deve precedere la convocazione di nuove elezioni politiche, opponendosi a chi sostiene che la crisi istituzionale si può superare solo s ciogliendo il Parlamento e chiamando il popolo alle urne. Il governo in carica – si legge nel messaggio – deve rimanere in carica almeno fino a quando non viene eletto il Presidente. E in futuro, un nuovo governo dovrà mettere mano a riforme elettorali e istituzionali per evitare nuove paralisi e vuoti di potere.
All'incontro di Bkerkè hanno preso parte, tra gli altri, il Patriarca maronita Boutros Bechara Rai, il Patriarca greco ortodosso di Antiochia Yohanna X, il Catholicos armeno apostolico Aram I, il Patriarca melchita Gregoire III, il Patriarca siro cattolico Ignatius Yussef III e l'Arcivescovo Gabriele Caccia, Nunzio Apostolico in Libano. All'incontro avrebbero dovuto prendere parte anche i rappresentanti delle comunità islamiche libanesi. Finora non sono state fornite ufficialmente le ragioni che hanno portato all'annullamento del summit islamo-cristiano. Secondo i media libanesi, la riunione sarebbe stata rinviata per la mancata partecipazione di alcuni leader musulmani. (GV) (Agenzia Fides 1/9/2015).
ASIA/INDIA - Preghiera interreligiosa nella Giornata per la Creazione
Hyderabad (Agenzia Fides) – La prima Giornata mondiale di preghiera per la salvaguardia del creato, che si tiene oggi, 1° settembre sarà celebrata in India con modalità e incontri interreligiosi. Lo riferisce all’Agenzia Fides, la Federazione delle Chiese dell’Andhra Pradesh, organismo che riunisce le comunità cristiane di varie confessioni nello stato dell’India meridionale. Come appreso da Fides, le comunità dei fedeli locali hanno organizzato diverse iniziative e celebrazioni coinvolgendo anche le comunità delle altre religioni che hanno apprezzato molto l’invito e aderito con entusiasmo alle attività proposte. “Facciamo in modo che, come ha chiesto il Papa, la Giornata sia una significativa opportunità per la preghiera, la riflessione, la conversione e l'adozione di stili di vita adeguati” afferma la nota della Federazione. Leader religiosi e fedeli indù, musulmani, sikh e di culti indigeni prendono parte agli incontri promossi dai cristiani. Tutti condividono il d esiderio di farsi “custodi della Creazione che Dio ha affidato all’umanità”.
Negli incontri, riferisce la nota giunta a Fides, saranno recitati il “Cantico delle creature” di san Francesco di Assisi e la preghiera composta da Papa Francesco, che conclude la Lettera enciclica Laudato si’. (PA) (Agenzia Fides 1/9/2015)
ASIA/COREA DEL SUD - Giovani amici dell’ambiente, a partire da piccole pratiche quotidiane
Seul (Agenzia Fides) – Tutelare l’ambiente, rispettare la natura, adottare nuovi stili di vita a partire dalla piccole pratiche quotidiane: con questo spirito alcuni giovani che hanno prestato servizio volontario durante la visita di Papa Francesco in Corea hanno lanciato una campagna che prende lo spunto dalla recente enciclica di Papa Francesco, Laudato si’.
Come riferito a Fides dall’arcidiocesi di Seul, la campagna è stata lanciata, a partire dai social network, a un anno dalla visita del Papa “per incoraggiare i giovani a concretizzare gli insegnamenti del Santo Padre nella vita quotidiana”. Lo slogan scelto è “Asciughiamo le lacrime della terra come Veronica asciugò il volto di Gesù”.
Nei giorni scorsi circa 70 giovani si sono riuniti al centro cattolico di Myeongdong, a Seul, e hanno ricevuto l’incoraggiamento del Cardinale Yeom Soo-jung, arcivescovo della città: “Voglio esprimere la mia sincera gratitudine a tutti voi, per aver offerto il vostro servizio durante la visita del Santo Padre. Ora, avete iniziato una campagna significativa che raggiunge chiunque abbia a cuore l'ambiente”, ha detto il Cardinale ai presenti.
Attraverso la pagina Facebook ufficiale della campagna, i giovani partecipanti possono annunciare il loro impegno e aderire alla campagna, raccontando e condividendo le piccole scelte quotidiane in favore della salvaguardia della natura. La campagna promuove, ad esempio, l’uso di fazzoletti di stoffa al posto di quelli di carta. Per innescare un circolo virtuoso, dei fazzoletti possono essere acquistati attraverso la casa editrice dell'arcidiocesi di Seul e i profitti dei fazzoletti saranno utilizzati per sostenere iniziative di protezione dell'ambiente. (PA) (Agenzia Fides 1/9/2015)
AMERICA/VENEZUELA - “I diritti umani sono gli stessi per tutti”: i Vescovi sulla situazione di conflitto con la Colombia
Caracas (Agenzia Fides) – “Chiediamo che venga ripistinata la normalità al più presto possibile, perché sono molte le difficoltà e le ansie che sperimentano quanti vivono su entrambi i lati del confine, e non solo loro, ma tutta la popolazione dei due paesi, che segue con stupore lo sviluppo degli eventi, che degradano la condizione di esseri civilizzati e fratelli”. Così si esprime la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale del Venezuela, sull’attuale situazione di conflitto della zona di confine con la Colombia, che ha portato alla chiusura della frontiera tra i due paesi decisa dal Presidente venezuelano, all’espulsione di un migliaio di colombiani e al richiamo dei rispettivi ambasciatori. La motivazione è la difesa dei diritti umani e della sicurezza alimentare dei venezuelani, in quanto, secondo il governo, quasi la metà dei prodotti alimentari venezuelani viene contrabbandata in Colombia. La frontiera inoltre è usata quotidianamente da contrab bandieri, trafficanti di esseri umani e narcotrafficanti per i loro crimini.
La Commissione Giustizia e Pace “è profondamente preoccupata per varie denunce di gravi violazioni dei diritti umani nell’ambito del decreto di sospensione delle garanzie costituzionali in diversi comuni del confine, è una situazione che riguarda tutti noi che viviamo in Venezuela, dal momento che è notevole la presenza di colombiani nella nostra terra, e sono molti i legami di fraternità e cooperazione esistenti… Non si può stigmatizzare un intero gruppo di presunti crimini senza un giusto processo e il diritto alla difesa”.
Quindi i Vescovi lanciano un appello alle autorità venezuelane, perché garantiscano “un giusto processo e l'integrità fisica delle persone, con particolare attenzione per il diritto alla vita” secondo quanto stabilito dalla Costituzione e dalle leggi. Alle autorità garanti dei diritti umani dei due paesi chiedono che questo problema “abbia una rapida soluzione e non diventi un problema ideologico o politico, né occasione per promuovere la xenofobia o il disprezzo di qualsiasi cittadino a motivo della sua origine”. Solidali con i milioni di colombiani che hanno arricchito il Venezuela con i loro valori e le loro capacità, i Vescovi invitano alla responsabilità, alla calma e alla preghiera, auspicando che il fatto di dichiararsi cristiani muova la solidarietà, la misericordia, il perdono, e respinga tutto quello che porta al disprezzo, alla violenza e alla guerra.
“Molti degli espulsi non hanno potuto prendere le loro cose, che hanno lasciato in territorio venezuelano – proseguono i Vescovi -, è giusto restituire ai proprietari i beni immobili e altri oggetti; è urgente che le famiglie si riuniscano nella totolità dei loro membri al fine di evitare una crisi umanitaria causata dalle deportazioni di massa; come venezuelani vogliamo vedere la risposta del Potere Morale in pienezza, lavorando perchè siano rispettati i diritti umani di tutti i cittadini, venezuelani o colombiani”.
I Vescovi sono consapevoli della sofferenza di tante persone a causa di questa situazione ed esprimono loro solidarietà. “Noi cittadini venezuelani ci sentiamo fratelli del paese vicino, non siamo mai stati estranei, perché abbiamo una storia comune” prosegue il testo, invitando a cogliere l’occasione di questi eventi per riflettere “sul futuro del nostro paese, sulle responsabilità della leadership politica e militare nel guidare la nostra nazione, sulla pace interna e su quello che vogliamo e desideriamo come venezuelani”.
Il comunicato si conclude ribadendo che “lo Stato ha l'obbligo di garantire i diritti umani di tutti i suoi cittadini, compresi gli stranieri sotto la sua giurisdizione”. (SL) (Agenzia Fides 01/09/2015)
AMERICA/ARGENTINA - “Non possiamo accettare la violenza, dobbiamo reagire”: l’Arcivescovo di Cordoba ai funerali del sacerdote ucciso
Alta Gracia (Agenzia Fides) – "Non possiamo accettare la cultura della morte, in cui sembra che la vita delle persone non abbia alcun valore. Non possiamo accettarla come un dato di fatto, casuale. Dobbiamo reagire, non possiamo accettare la violenza". Così si è espresso Sua Ecc. Mons. Carlos José Nanez, Arcivescovo di Cordoba, durante i funerali di don Luis Jesus Cortez, 73 anni, parroco emerito della parrocchia di Nostra Signora della Misericordia della città di Alta Gracia.
Il sacerdote è stato ucciso nella sua abitazione intorno alle ore 18 di sabato 29 agosto, quando i vigili del fuoco sono intervenuti per domare l’incendio che si era sviluppato. In un primo tempo si era pensato che il sacerdote fosse morto per le conseguenze dell’incendio, invece le autorità hanno rilevato sul corpo tracce di strangolamento, quindi probabilmente l’incendio è stato appiccato dai criminali per mascherare l’omicidio commesso. Le indagini sono ancora in corso.
"E’ un orrore, è un'ingiustizia al padre Luis" ha detto l'Arcivescovo durante i funerali, celebrati ieri. "Dobbiamo pensare anche a quello che il nostro paese sta attraversando. Le autorità devono garantire protezione e giustizia, ma la società deve reagire". Mons. Nanez ha sottolineato come molti siano rimasti scioccati quando, pochi mesi fa, i Vescovi hanno affermato che l'Argentina é “malata di violenza” (vedi Fides 14/5/2014), e indicando la bara del padre Luis ha ribadito: “Questa è la prova evidente che siamo malati”. (SL) (Agenzia Fides 01/09/2015)
OCEANIA/AUSTRALIA - Appello per liberare i bambini detenuti nel centro per immigrati di Nauru
Yaren (Agenzia Fides) - Una Commissione del Senato australiano ha appena presentato un documento che definisce del tutto “inadeguate, inappropriate e insicure” le condizioni di vita dei richiedenti asilo del centro di detenzione di Nauru, stato insulare indipendente dell’Oceania della Micronesia. Il 31 luglio erano presenti 637 immigrati, compresi 87 bambini e 111 donne. Per far fronte a questa grave emergenza, l’opposizione e diverse organizzazioni della società civile in Australia hanno lanciato un appello per la liberazione immediata delle famiglie con bambini.
(AP) (1/9/2015 Agenzia Fides)
ASIA/INDIA - Nomina del Rettore del Seminario filosofico “St. Francis Xavier” di Agra
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in data 5 marzo 2015 ha nominato Rettore del Seminario filosofico regionale “St. Francis Xavier” di Agra, il rev. Tharcius Britto.
Il nuovo Rettore è nato il 6 luglio 1960 ad Attipakkam, Tamil Nadu. Dopo il Seminario minore (St. John’s Seminary) ha studiato filosofia al Morning Star College di Calcutta e teologia al Dharmaram College di Bangalore. E’ stato ordinato sacerdote il 27 aprirle 1991 ad Oriyur, in Tamil Nadu. Dopo aver svolto il ministero in parrocchia per alcuni anni, ha conseguito il Dottorato in filosofia (1999-2003) a Roma, presso la Pontificia Università della Santa Croce. Quindi è stato formatore ed insegnante al Seminario filosofico regionale “St. Francis Xavier” di Agra, rettore del St. John’s Seminary a Jhansi, parroco e preside della Divine Merci School, a Jhansi. Dal 2012 è formatore ed insegnante al Seminario “St. Francis Xavier”. (SL) (Agenzia Fides 1/9/2015)

sabato 30 agosto 2014

La situazione per gli istituti cattolici resta molto precaria e molti sono a rischio chiusura

ASIA/TERRASANTA - Sciopero revocato per le scuole cattoliche, ma il governo israeliano vuole “assorbirle”
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Gli ultimi due anni sono stati difficili per le scuole cattoliche in Israele, soprattutto dal punto di vista piano finanziario: il Ministero dell’educazione ha ridotto sempre più le sovvenzioni, limitando i contributi alle famiglie. Questo ha generato, lo scorso anno, un forte deficit in diverse scuole. Secondo le autorità israeliane, le scuole cattoliche dovrebbero diventare “pubbliche”: così potrebbero certo sopravvivere, ma al caro prezzo di perdere la loro specificità e identità. Posizione, questa, considerata discriminatoria e inaccettabile per la Chiesa cattolica in Terrasanta.
Come comunicato a Fides dal Patriarcato Latino di Gerusalemme, l'Ufficio delle scuole cattoliche ha tentato di organizzare una serie di incontri a vari livelli per trovare soluzioni. L'assemblea dei Vescovi cattolici della Terra Santa ha inviato diverse lettere al Ministro israeliano della pubblica istruzione per chiedere un incontro, ma negli ultimi due anni non ha ricevuto alcuna risposta.
Da qui l’annuncio di uno sciopero da tenersi il 1° settembre, primo giorno di scuola: lo aveva deciso all’unanimità il collegio dei presidi delle scuole, denominato “G14”, presieduto dal direttore, p. Abdelmassih Fahim, in presenza del vescovo Boulos Marcuzzo. I cattolici intendevano stigmatizzare il silenzio del governo israeliano, sordo a qualsiasi sollecitazione per affrontare la situazione di disagio e difficoltà in cui versano gli istituti cattolici di Terrasanta.
All’annuncio dello sciopero, il Ministero dell’istruzione ha risposto immediatamente, fissando una data per un incontro in cui esaminare i problemi e proporre nuove soluzioni. Dato questo cambiamento positivo di atteggiamento, il G14 ha mostrato la sua disponibilità all’ascolto e ha revocato lo sciopero. La situazione per gli istituti cattolici resta molto precaria e molti sono a rischio chiusura. (PA) (Agenzia Fides 30/8/2014)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...