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giovedì 2 febbraio 2023

Vatican News 2 febbraio 2023

 


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Vatican News

Le notizie del giorno

02/02/2023

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Preghiera personale, sobrietà e libertà interiore, formazione costante: queste le raccomandazioni del Papa a sacerdoti, diaconi, consacrate, consacrati e seminaristi nell'incontro di preghiera svoltosi nella cattedrale di Kinshasa: vi auguro di essere persone che non si spezzano quando soffiano i ... 

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Una festa scandita da musica, cori, acclamazioni in uno Stadio dei Martiri gremito a Kinshasa. Il Papa incontra i giovani congolesI e indica loro preghiera, ... 

Il Papa con il gruppo di universitari cattolici della RD Congo
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Dopo l’incontro con i giovani allo Stadio dei Martiri di Kinshasa, Francesco si è intrattenuto in nunziatura con 38 giovani di università cattoliche del Paese, ... 

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L’abbraccio caloroso dei giovani a Francesco, nello stadio dei Martiri di Kinshasa, ha aperto la terza giornata del 40.mo viaggio apostolico in Repubblica ... 

Festa della presentazione di. Gesù al tempio
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In un messaggio per l’odierna Giornata mondiale della vita consacrata, Francesco mette in luce il carisma della loro vocazione. Il testo è stato letto ... 

SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO

Le testimonianze di alcuni vescovi africani: perdono e riconciliazione, le due strade da percorrere
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Il cardinale congolese Ambongo: “È servito coraggio per farlo, non dobbiamo lasciarci dividere dalla politica”. Il cardinale Kambanda, del Ruanda: “Le parole di ... 

Incontro di preghiera presso la Cattedrale di Kinshasa
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L'evangelizzazione nel Paese si svolge spesso in condizioni pericolose. Così il cardinale Ambongo che ringrazia dinanzi al Papa per il dono degli operatori ... 

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Papa Francesco incontrerà nello Stadio dei Martiri di Kinshasa i giovani del Paese. Sono la maggioranza della popolazione, ma vivono molte difficoltà. ... 

martedì 12 novembre 2019

Agenzia Fides 12 novembre 2019

EUROPA/ITALIA - Riconfermata alla guida delle Scalabriniane
suor Neusa de Fatima Mariano: “grandi sfide da affrontare nei prossimi sei anni”
 
Rocca di Papa (Agenzia Fides) - E’ stata riconfermata alla guida delle suore Missionarie di San Carlo Borromeo, note come Scalabriniane, suor Neusa de Fatima Mariano. Continuerà quindi a guidare la congregazione per i prossimi 6 anni, dal 2019 al 2025. Suor Neusa è brasiliana, ed è laureata in pedagogia. L’ha eletta il XIV Capitolo generale in corso a Rocca di Papa, che ha anche rinnovato le altre cariche del Consiglio (vedi Fides 28/10/2019). Le Scalabriniane sin dalla loro fondazione si occupano dei migranti in tutto il mondo.
“Ringrazio le sorelle che hanno partecipato al Capitolo e tutte quelle che, nei diversi luoghi del mondo dove operiamo, ci sono state accanto con la preghiera – ha detto suor Neusa de Fatima Mariano nella nota inviata all’Agenzia Fides –. Nei sei anni precedenti abbiamo avviato un profondo percorso di riorganizzazione, in grado di stare al passo con i tempi, con un mondo sempre più globalizzato e con esigenze ed emergenze migratorie profonde e diverse. I quattro verbi di Papa Francesco - accogliere, proteggere, promuovere e integrare -, sono per noi i punti cardinali di un cammino a sostegno dei migranti e dei rifugiati, per la loro tutela e la loro inclusione. Nei prossimi sei anni ci saranno grandi sfide da affrontare, tenendo presente che nel nostro cuore sono presenti le parole e gli insegnamenti di Gesù Cristo, che illuminano il mondo di speranza e gioia. Lo abbiamo fatto e lo faremo sempre, con gli esempi di vita cristiana di San Carlo Borromeo, del nostro fondatore il Beato monsignor Giovanni Battista Scalabrini, e dei nostri cofondatori, la Beata Madre Assunta Marchetti e il Venerabile Padre Giuseppe Marchetti”. (S.L.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AFRICA/KENYA - “Unitevi alla campagna contro la corruzione” chiedono i Vescovi
 
Nairobi (Agenzia Fides) - “Uniamo le forze per combattere la corruzione nel Paese”. Così i Vescovi del Kenya chiedono a tutti i keniani di sostenere la campagna intitolata “Spezziamo le catene della corruzione” da loro lanciata il 5 novembre (vedi Fides 6/11/2019).
“Ci impegniamo a sostenere questa campagna inizialmente per i prossimi sei mesi e poi di proseguirla” affermano i Vescovi in una dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Plenaria di novembre. “Continuiamo a contare sul vostro supporto perché il mostro della corruzione non può essere affrontato da soli. Dobbiamo unire le nostre forze nella lotta per eliminare questa piaga della nostra società. Rinnoviamo l’appello a tutte le Chiese, alle altre Fedi e alle persone di buona volontà per unirsi seriamente alla guerra contro la corruzione in modo da portare onestà e integrità nella nostra società”.
Nella dichiarazione si definisce uno spettro molto ampio di corruzione che va oltre quella praticata da politici e funzionari disonesti. “Tutto ciò che promuove la cultura della morte è la corruzione” affermano i Vescovi portando ad esempio: “La distruzione dell’ambiente è corruzione; uccidere i bambini non ancora nati, l'infedeltà nel matrimonio e la violenza domestica è corruzione della famiglia; vendere droga ai giovani, attirarli nella promiscuità e abusarne è la peggiore forma di corruzione; sollecitare favori e privilegi a svantaggio degli altri, corrompendo o usando la tribù, la religione, il clan, l'affiliazione politica, la carica pubblica o l'intimidazione è corruzione”. Anche “il cercare di imbrogliare gli esami è una terribile forma di corruzione che distrugge la credibilità del Paese”.
Tra gli altri temi affrontati dalla Plenaria c’è la conferenza dell’ONU sulla popolazione che si tiene a Nairobi, dal titolo “Nairobi Summit on International Conference on Population and Development (ICPD).
“Il summit, affermando di voler perseguire il progresso e lo sviluppo delle donne, sta promuovendo i cosiddetti 'diritti alla salute sessuale e riproduttive' come mezzo per raggiungere lo sviluppo delle donne” ricordano i Vescovi che affermano di non credere “che questi siano i problemi che riguardano veramente lo sviluppo delle donne e dell'umanità in generale”. Occorre invece “migliorare la condizione di donne e bambini che vivono nella povertà estrema, attraverso strategie per lo sviluppo, l'alfabetizzazione e l'educazione, incoraggiando la cultura della pace, sostenendo la famiglia come unità di base della società, e ponendo fine alla violenza contro le donne”.
“Respingiamo l'introduzione di ideologie incentrate sul genere e su altre pratiche estranee, che vanno contro la nostra cultura africana e il nostro patrimonio religioso. Consideriamo questo programma come un tentativo di corrompere la nostra gioventù e di renderla schiava di ideologie straniere, ad esempio le unioni omosessuali”. (L.M.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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ASIA/SIRIA - Prete armeno e suo padre uccisi presso Deir ez Zor. L’Arcivescovo Marayati: “per noi sono martiri. E la guerra non è finita”
 
Qamishli (Agenzia Fides) – Si sono svolti stamane a Qamishli i funerali del sacerdote armeno cattolico Hovsep Hanna Petoyan e di suo padre Hanna Petoyan, uccisi lunedì 11 novembre da due killer in moto mentre erano diretti in automobile verso la città di Deir ez Zor, nel nord–est della Siria. “Per noi sono martiri. E quello che è accaduto a loro è una conferma che la guerra qui non è finita, come invece avevamo sperato” dichiara all’Agenzia Fides Boutros Marayati, Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo.
Le esequie del sacerdote e di suo padre sono state celebrate nella chiesa armeno cattolica di San Giuseppe, alla presenza di sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli di tutte le comunità cristiane presenti nell’area. A presiedere la liturgia funebre è stato padre Antranig Ayvazian, Vicario episcopale della comunità armena cattolica dell’Alta Mesopotamia e della Siria del nord.
Padre Hovsep, 46 anni, sposato e padre di tre figli, ordinato presbitero da 5 anni, era il sacerdote della comunità armena cattolica di Qamishli, nella provincia siriana nord orientale di Hassake. “Nella città di Qamishli” racconta all’Agenzia Fides l’Arcivescovo Marayati “ sono confluiti anche tanti profughi cristiani fuggiti da Deir ez-Zor, quando quella città era stata devastata dalla guerra. Lui svolgeva anche tra di loro la sua opera pastorale, e da tempo seguiva anche i progetti messi in atto anche con l’aiuto di gruppi internazionali per ricostruire la chiesa e le case dei cristiani a Deir ez Zor, distrutte dalla guerra. Per questo si recava ogni due settimane a Deir ez Zor, per verificare lo stato di avanzamento dei lavori. Finora aveva compiuto a questo scopo già sei viaggi in quella città così cara alla memoria degli armeni, dove c’è il santuario dei martiri del genocidio, anch’esso devastato durante il conflitto. Lungo il tragitto, le altre volte, non c’erano stati problemi e tutto era andato liscio”.
Al momento dell’agguato, il sacerdote e suo padre viaggiavano insieme a un diacono armeno – rimasto ferito durante l’assalto – e a un altro accompagnatore. I due attentatori, in moto, avevano il volto coperto e sono fuggiti dopo l’agguato. Il padre del sacerdote è morto sul colpo. Padre Hovsep, ferito al petto, è stato portato dai soccorritori in un ambulatorio di Deir ez Zor e poi trasferito in ambulanza a un ospedale di Hassakè, dove è giunto già privo di vita.
La città di Deir ez Zor è controllata dall’esercito siriano, ma nell’area ci sono anche forze curde e operano ancora militari USA. Nel sotto-distretto di al-Busayrah, area dove è avvenuto l’agguato, sono concentrati anche gruppi armati affiliati al sedicente Stato Islamico (Daesh), che nella giornata di ieri ha anche diffuso sui siti jihadisti la rivendicazione del duplice omicidio (ma affermando, in maniera erronea, di aver eliminato “due sacerdoti”). “Si tratta di gruppi che agiscono come lupi solitari, non c’è più il Daesh con i blindati e l’artiglieria. Ma è evidente che questa volta non hanno colpito a caso. Sull’automobile con cui viaggiavano il sacerdote e i suoi accompagnatori c’era la scritta della Chiesa armena”.
La TV di stato siriana SANA ha definito "martirio" l’uccisione del sacerdote armeno cattolico e di suo padre, mentre i media curdi hanno presentato la recrudescenza di attacchi sanguinosi attribuibili a Daesh come una conseguenza indiretta dell’intervento militare turco in Siria, che avrebbe costretto le milizie curde operanti nell’area a rivedere le proprie strategie e a sospendere le operazioni militari rivolte contro le cellule jihadiste ancora presenti nel nord-est della Siria.
Secondo i curdi del Centro d’informazione Rojava, i jihadisti di Daesh avrebbero realizzato 30 attacchi nei primi dieci giorni di novembre, con un aumento del 300 per cento dai suoi livelli di attività rispetto al periodo precedente all’iniziativa militare turca in territorio siriano. (GV) (Agenzia Fides 12/11/2019).
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ASIA/INDIA - Violenze in crescita: i cristiani indiani reclamano i loro diritti costituzionali
 
New Delhi (Agenzia Fides) – “Le atrocità contro i cristiani sono in aumento. Nel 2014 sono stati segnalati circa 150 episodi di violenza contro la comunità. Nel 2016 il conteggio è salito a 200 e nel 2017 è andato ulteriormente a salire fino a 270 incidenti. Nel 2018 ci sono stati 292 episodi di violenza contro i cristiani. E nel 2019 (fino a settembre) sono stati segnalati 247 casi, 60 dei quali nello stato dell’Uttar Pradesh. Nell'anno scorso, 40 chiese sono state chiuse per le violenze subite. In Chhattisgarh, le comunità e altri gruppi cristiani affrontano persino il boicottaggio sociale. Chiediamo al governo di porre fine alle molestie dei pastori e alla violenza contro la comunità cristiana”. Lo afferma all’Agenzia Fides la leader cristiana Minakshi Singh, tra i responsabili cristiani che nei giorni scorsi hanno convocato una manifestazione pubblica a Delhi. Tra i punti sollevati dalla comunità cristiana, quello di porre fine agli attacchi e alle violenze su preti, religiosi, suore e laici, spesso ingiustamente accusati di “conversioni fraudolente”.
I cristiani indiani chiedono al governo federale di proteggere il benessere delle minoranze religiose, in particolare i cristiani, in tutti i settori della vita. Le comunità cristiane si rammaricano del fatto che il governo del Primo Ministro Narendra Modi non abbia dato rappresentanza alle minoranze religiose, non includendo alcun ministro cristiano nel governo. “Auspichiamo che Modi possa presto nominare un ministro cristiano nel suo gabinetto che abbia la fiducia della comunità e sia in grado di salvaguardare gli interessi e i diritti dei cristiani nei tempi a venire" afferma Minakshi Singh.
“Le minoranze religiose, come cristiani e musulmani, sono prese di mira da gruppi nazionalisti di stampo induista. Per questo urgono misure rigorose e urgenti contro i gruppi responsabili di tali violenze”, ha detto a Fides A. C.Michael, leader indiano della “Alleanza per la difesa della libertà (ADF), organizzazione globale che difende i diritti dei cristiani. Secondo Michel, che è anche coordinatore dello United Christian Forum, i leader cristiani hanno anche attirato l'attenzione del governo sulle Leggi chiamate “Freedom of Religion Act”, in vigore in sette stati indiani, abitualmente utilizzate in modo scorretto come pretesto per colpire la comunità cristiana. “Queste leggi dovrebbero essere immediatamente ritirate per garantire la totale libertà religiosa” nota Michael, laico cattolico.
I leader cristiani hanno espresso preoccupazione per il rialzo dei casi di violenze sui fedeli, confermate dal National Crime Records Bureau (NCRB). Il Vescovo protestante emerito Karam Masih di Delhi, ha dichiarato: “I nostri diritti dovrebbero essere protetti. Siamo persone amanti della pace. Il governo dovrebbe fare di tutto per mantenere la pace. Il governo dovrebbe sostenere i valori costituzionali”. (SD) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AMERICA - Il Presidente del CELAM: “In tutta la nostra regione c'è una sorta di ‘esplosione sociale’ senza precedenti”
 
Trujillo (Agenzia Fides) – “Desidero esprimere il mio più forte rifiuto della violenza, da qualunque parte provenga, e appellarmi ai governanti e alle autorità della nostra regione perchè attuino politiche concrete e reali che garantiscano la promozione della persona umana e del bene comune, basate sui diritti fondamenti di libertà, rispetto, equità, giustizia e cura della nostra casa comune, in modo che i nostri popoli possano davvero avere uno sviluppo umano integrale”. Lo afferma Mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, OFM, Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), in un suo messaggio al popolo cileno, di fronte alla grave situazione che sta vivendo, simile a quella di molti altri paesi dell’America Latina. “È importante ricordare – sottolinea l’Arcivescovo - che la politica, che è innanzitutto un servizio, non è al servizio delle ambizioni individuali, né del potere delle fazioni, perché l'immunità di cui godono molti politici non dovrebbe mai diventare impunità”.
“Profonda solidarietà e vicinanza alla Chiesa e al popolo cileno che soffrono aggressioni e violenze, che colpiscono soprattutto le persone più umili e vulnerabili” sono espresse da Mons. Cabrejos Vidarte, che richiama le parole del Consiglio permanente della Conferenza episcopale del Cile: "le persone non sono solo stanche dell'ingiustizia, ma anche della violenza".
Nel suo messaggio dell’11 novembre, che ha per titolo un versetto del profeta Isaia: “La pace è frutto della giustizia” (Is 32,17), Mons. Cabrejos Vidarte, che è Arcivescovo di Trujillo e Presidente della Conferenza episcopale peruviana, ricorda anche “i nostri fratelli e sorelle nella regione dell'America Latina e dei Caraibi che stanno soffrendo per la violenza che affligge intere famiglie, specialmente in Bolivia, Venezuela, Haiti, Honduras, Nicaragua, Portorico, Ecuador, Cile e Perù”.
Per il Presidente del CELAM le cause di questa situazione “si trovano nella corruzione, nelle democrazie imperfette e nelle situazioni di povertà, disuguaglianza, disoccupazione o sottoccupazione, nella scarsa qualità e copertura dei servizi sanitari, educativi e di trasporto, che hanno fatto accumulare un grande malcontento. In tutta la nostra regione c'è una sorta di ‘esplosione sociale’ senza precedenti”.
Mons. Cabrejos Vidarte, dopo aver ricordato che la Chiesa in America Latina e nei Caraibi è un corpo unico e “quando una parte di quel corpo soffre, la Chiesa tutta ne soffre, condivide il suo dolore, ma anche la sua speranza”, insiste sulla necessità di “cercare la pace attraverso il dialogo, con la partecipazione di tutti i protagonisti e le istituzioni, per trovare soluzioni reali orientate al bene comune.” Alla Vergine Maria, il Presidente del CELAM chiede di aiutare, orientare e illuminare “la ricerca della pace, della giustizia e del bene comune”. (S.L.) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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AMERICA/MESSICO - Cinque temi all’esame dell’Assemblea plenaria dei Vescovi
 
Ciudad de Mexico (Agenzia Fides) – Mons. Rogelio Cabrera López, Arcivescovo di Monterrey e Presidente della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), all'inizio dellìAssemblea plenaria n.108, l'11 novembre, ha illustrato il programma dell'incontro: "Questa Assemblea - ha detto come premessa - è uno spazio privilegiato per ‘indicare priorità e linee pastorali di livello nazionale e incoraggiarne l'esecuzione’ come leggiamo nel nostro Statuto, che abbiamo incorporato nel nostro Progetto pastorale globale 2031 - 2033".
Mons. Cabrera ha poi presentato 5 punti di riflessione. Anzitutto vivere il ministero episcopale assumendo un atteggiamento critico, offrendo anche vie di soluzione alle difficoltà a livello economico, politico e sociale che vive il paese. Quindi svolgere una "Pastorale dell'intervento", che significa agire attraverso le nostre commissioni in tutte le dimensioni, con a fianco specialisti per illuminare la realtà del paese.
Secondo tema: avere occhi e cuore di Pastori, perché la pastorale ha sempre un doppio sguardo, vicino e lontano, locale e globale. Questa Assemblea proverà a rispondere a tre sfide: Kerigmatica-mistica: come va la nostra catechesi e l’evangelizzazione; Comunitaria-Sinodale: come va la comunione fra le parrocchie e i centri cristiani; Etico-Morale: come rispondiamo alla crisi antropologica attuale per la difesa della dignità umana e la ricostruzione del tessuto sociale.
Terzo argomento: vivere una sinodalità missionaria, sotto la guida del Pontefice, diventare Pastori missionari con l’odore delle pecore, con una vita austera e misericordiosa e ricordando le parole del Papa: "Mai un vescovo lontano dal Papa e dal popolo". Occorre seguire i consigli del CELAM come istituzione latinoamericana, perché conosce la nostra realtà e il nostro cammino di conversione.
Quarto tema: seguire un itinerario spirituale, con una formazione permanente e una forte spiritualità per realizzare il Progetto Globale di Pastorale (PGP).
Quinto argomento: concretizzare il tutto in una "Assemblea Nazionale della Chiesa in Messico", per incontrare tutti i membri, religiosi, seminaristi, laici, giovani, tutte le realtà sociali della nostra nazione. Saranno incontri a livello di provincia e diocesi.
Nella conclusione il Presidente della CEM ha ricordato che preparando la festa della Madonna di Guadalupe, “la Chiesa in Messico ha bisogno di vivere la speranza di essere un popolo unito, di ripristinare la responsabilità e annunciare la Redenzione”.
(CE) (Agenzia Fides, 12/11/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Un Vescovo australiano: “I rifugiati vivono in condizioni disumane”
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - “Avevo sentito parlare delle condizioni precarie dei rifugiati e richiedenti asilo in Papua Nuova Guinea. Tuttavia, dopo averne incontrati alcuni, ho capito che la situazione in cui vivono è disumana e disumanizzante: la loro storia di sofferenza mi ha toccato molto. Incontrare i richiedenti asilo mi ha dato anche l’occasione per esprimere la nostra solidarietà e trasmettere loro il sostegno, le preghiere e la buona volontà del popolo australiano, che vanta grande tradizione nella cura dei migranti e dei rifugiati. Sono grato per questo incontro, ma sono preoccupato per le loro condizioni”. E’ quanto racconta, in una nota inviata all’Agenzia Fides, Mons. Vincent Van Long, OFM, Vescovo della Diocesi di Paramatta, Australia, e responsabile della Commissione per i migranti e i rifugiati nella Conferenza episcopale australiana, dopo la visita compiuta in Papua Nuova Guinea e l’incontro con alcuni rifugiati e richiedenti asilo di Nauru e Manus Island.
Le due isole, situate nel pieno dell’Oceano Pacifico, sono sede di campi profughi dove vengono trasferiti e trattenuti in condizioni disumane i migranti e i richiedenti asilo diretti in Australia dopo essere stati respinti: i rifugiati presenti sull’isola vivono in quel limbo ormai da anni e alcuni di loro, in uno stato di disperazione e prostrazione fisica e psicologica, sono giunti a compiere atti di autolesionismo fino a tentare il suicidio per porre fine alle proprie sofferenze .
Le parole di Mons. Van Long giungono a commento dell’incontro, avvenuto nei giorni scorsi e a Port Moresby, tra una delegazione di sette membri della Chiesa australiana e alcuni dei rifugiati da anni bloccati in Papua Nuova Guinea. Nel corso della visita, il Vescovo ha avuto occasione di visitare le case offerte dal governo papuano ai migranti: l’iniziativa era stata lanciata lo scorso agosto con l’intento di trasferire i richiedenti asilo dall’Isola di Manus alla capitale papuana, offrendo loro una sistemazione dignitosa, con un’abitazione e assistenza sanitaria. “Questa soluzione, che pure rappresenta un passo avanti, non sembra comunque placare la disperazione dei rifugiati detenuti”, ha rilevato il Vescovo dopo aver visitato le case destinate ai migranti. “Esorto la Chiesa cattolica locale a proseguire i suoi sforzi di assistenza umanitaria e assicuro il pieno sostegno della Conferenza episcopale cattolica australiana e delle sue comunità”, ha concluso Mons. Long.
Dal 2013, il governo australiano ha adottato la politica del “No Way”, basata sulla totale chiusura nei confronti dei migranti: le coste sono sorvegliate da un massiccio schieramento di unità navali e chi arriva via nave non avrà il diritto di stabilirsi legalmente nel Paese. Alcuni migranti vengono riportati nel Paese di origine, mentre altri ottengono di essere reinsediati nell’isola di Manus, territorio della Papua Nuova Guinea, o nell’isola di Nauru, dove sono organizzati campi profughi e dove i richiedenti asilo restano per lungo periodo. (LF) (Agenzia Fides 12/11/2019)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Dialogo ed evangelizzazione nella famiglia
 
Port Moresby (Agenzia Fides) – “Un dialogo costante ed eloquente nelle famiglie è essenziale per costruire relazioni sane”. Come appreso dall’Agenzia Fides, questo è stato il messaggio principale trasmesso dal Vicario generale della diocesi di Goroka, p. Piotr Michalski, MSF, durante il seminario annuale dei Coordinatori diocesani delle commissioni dedicate alla famiglia, in corso a Port Moresby.
“Quando preghiamo insieme con i bambini tendiamo a sentire la necessità di dare loro il buon esempio” ha detto p. Piotr sottolineando l’importanza di creare e mantenere e coltivare il dialogo nelle famiglie, come occasione per diffondere i semi del Vangelo.“Una famiglia che manca di uno stretto dialogo o di comunicazione tra i suoi membri tende a isolarsi” ha ricordato.
Suore, religiose, laici coordinatori diocesani delle realtà che si occupano della vita familiare provenienti da tutto il paese hanno preso parte al seminario che ha voluto riflettere sul ruolo che preti, religiosi e laici posso svolgere nella vita delle famiglie cattoliche, accompagnandole nel percorso di crescita spirituale e nell’approfondimento della fede. I partecipanti hanno la possibilità di condividere le loro esperienze ed evidenziare le sfide affrontate come coniugi nelle famiglie.
“La famiglia è il cuore della società e deve essere formata con valori cristiani per prosperare in felicità e unità”, ha detto suor Lucy D’Souza, MSI, Segretario nazionale della Commissione per la vita familiare.
Suor Hendrina Sinipo SSpS, coordinatrice della commissione per vita familiare dell'Arcidiocesi di Mount Hagen, ha espresso la sua gratitudine per il seminario, affermando che è necessario fare di più nella sua diocesi, in particolare per affrontare la poligamia e i matrimoni minorili. “Sebbene vi sia la tendenza alla poligamia e ai matrimoni minorili, sono pronta a fare tutto il possibile per aiutare le famiglie, in particolare le coppie, a migliorare le loro relazioni e dimostrare l'importanza di Dio al loro interno”, ha detto.
Il seminario è in corso presso la Conferenza episcopale a Port Moresby e si concluderà il 15 novembre. Tra gli ospiti attesi anche l’Arcivescovo di Madang, Mons. Anthon Bal, e il Segretario generale della Conferenza episcopale, P. Giorgio Licini PIME.
(AP) (12/11/2019 Agenza Fides)

giovedì 7 novembre 2019

Agenzia Fides 6 novembre 2019

AFRICA/KENYA - “No alla corruzione”: i Vescovi lanciano una campagna anticorruzione di sei mesi
 
Nairobi (Agenzia Fides) - “La corruzione è una putrefazione del cuore”. Non usano mezzi termini i Vescovi del Kenya nel lanciare la loro compagna anticorruzione che avrà una durata di sei mesi. Nell’ambito della lotta alla corruzione, tra l’altro, la Conferenza Episcopale keniana (Kenya Conference of Catholic Bishops) ha deciso di proibire donazioni in denaro contante e di accettare solo quelle effettuate elettronicamente per potere tracciare i donatori ed evitare compromissioni con denaro di dubbia provenienza.
Presentata ad inizio ottobre presso il Santuario Nazionale di Subukia, la campagna dal titolo “Spezziamo le catene della corruzione”, è incentrata su un’attività educativa e di preghiera. Per l’occasione è stata scritta una preghiera che recita:
“Padre che sei nei cieli, provvedi sempre a tutte le tue creature, affinché possano vivere come hai sempre voluto. Hai benedetto il nostro paese, il Kenya, con enormi risorse umane e naturali da utilizzare in tuo onore e gloria e per il benessere di ogni keniano.
Siamo profondamente addolorati per l'uso scorretto di questi tuoi doni e benedizioni attraverso la corruzione, a seguito della quale molti appartenenti al nostro popolo sono affamati, malati, senzatetto e sfollati, ignoranti e indifesi. Padre, solo tu puoi guarirci da questa malattia che porta alla morte.
Umilmente ti preghiamo, tocca le nostre vite e quelle dei nostri leader affinché possiamo comprendere che la corruzione è un male e impegnarci a lavorare duramente per eliminarla. Ad ogni cittadino che ha acquisito qualcosa con mezzi corrotti, Signore, dai a lui o a lei lo spirito di coraggio per restituire il maltolto e tornare da te.
Fai sì che leader timorati di Dio si prendono cura di noi e ci guidino sul cammino della pace, della giustizia, della prosperità, del progresso e soprattutto dell'amore”. (L.M.) (Agenzia Fides 6/11/2019)
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AFRICA/TOGO - Fede e preghiera a conclusione del Mese del Rosario e del Mese Missionario nella piccola comunità di Kolowaré
 
Kolowaré (Agenzia Fides) – “Bisognava essere presenti per essere immersi nell’atmosfera orante, permeata di fede, di quel momento. Il Mese Missionario e il Mese del Rosario dell’Ottobre 2019 hanno rappresentato un tempo di intensa preghiera, un tempo di grazia” ha detto all’Agenzia Fides padre Silvano Galli, sacerdote della Società per le Missioni Africane (SMA) in Togo.
“Il 1° ottobre, nella nostra missione di Kolowarè, abbiamo iniziato il Mese Missionario e il Mese del Rosario davanti alla grotta fiorita di Maria. Per il primo giorno le cinque comunità di base si sono date tutte appuntamento davanti alla grotta e nei giorni successivi ogni comunità ha pregato nel rispettivo quartiere”, racconta il missionario.”
“La conclusione delle celebrazioni è stata ancora più solenne e maestosa dell’apertura. C’è stata una grande assemblea di fedeli davanti alla grotta. Ogni fedele portava due ceri: uno veniva deposto acceso negli anfratti della grotta, e un altro lo tenevano in mano . La preghiera è stata animata dall’Armata Azzurra, un gruppo di preghiera legato a Fatima. Al termine tutti hanno acceso il secondo cero che avevano in mano, e hanno iniziato una serie di canti a Maria. L’intera folla seguiva osannante, con danze, alzando e porgendo, quasi offrendo la candela ad ogni Ave Maria cantata, al vicino e a tutta l’assemblea. Nella notte che ci avvolgeva, la preghiera aveva un gusto speciale. Davanti a noi la grotta illuminata con i ceri, la folla in piedi con le candele accese: eravamo tutti immersi nel mistero di Dio, in compagnia dei nostri defunti che riposano nel cimitero accanto.”
“Quella preghiera - conclude p. Silvano – ha avuto il suo completamento e culmine nel giorno dei Santi. Ogni anno celebriamo una cerimonia per ricordare i defunti. Dopo la comunione, davanti all’altare viene posto un bacile pieno di sabbia. Il catechista proclama il nome dei defunti deceduti dall’inizio dell’anno e un familiare viene ad accendere una candela al Cero pasquale, per poi deporla davanti all’altare. Al termine della preghiera, i fedeli si sono poi recati processione nei due cimiteri del villaggio per benedire le tombe e pregare per tutti coloro che ivi riposano”. (SG/AP) (6/11/2019 Agenzia Fides)
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ASIA/SINGAPORE - La compassione di Cristo nel braccio della morte
 
Singapore (Agenzia Fides) - Portare le misericordia e la compassione e l'amore di Cristo tra i detenuti nel braccio della morte: è la missione di suor Gerarda Fernandez, 81 anni, delle Suore del Buon Pastore, che da 40 anni vive e lavora a Singapore e, nei suoi lunghi anni di ministero pastorale in carcere, ha accompagnato e sostenuto 18 tra donne e uomini che erano reclusi nel braccio della morte, fino a quando sono stati giustiziati. Con somma sorpresa della Chiesa locale, la religiosa cattolica, nativa di Singapore, è stata inserita nella lista annuale stilata dalla BBC tra le 100 donne più influenti del mondo.
Suor Gerarda, nata nel 1938, racconta a Fides: “Vengo da una famiglia in cui i genitori mi hanno educato alla fede e hanno fatto conoscere i meravigliosi talenti che tutti noi avevamo per la musica. Abbiamo cantato e suonato diversi strumenti musicali; le nostre adunanze e liturgie domenicali erano all'insegna della preghiera in musica. Nella mia famiglia, tre di noi fratelli oggi sono consacrati".
La compassione di Gesù Buon Pastore ha avvolto il suo cuore e ha segnato il suo ministero. In 40 anni trascorsi a visitare i detenuti in prigione, il momento che definisce "speciale" è stato quello della vicinanza ai detenuti nel braccio della morte, nella prigione di Changi a Singapore. "L'amore di Dio per noi va oltre ogni comprensione: questo è il messaggio che lasciamo loro", dice.
Parlando della sua opera, rileva: "Tutte le persone nel braccio della morte hanno contrastato i piani di Dio e hanno distrutto le loro giovani vite. Ma, grazie alla misericordia di Gesù, Dio si fa presente e cambia quest'ultima fase della loro vita. Molti di loro hanno vissuto il miracolo della conversione e della trasformazione del loro cuore. Il Buon Pastore ha ritrovato le sue pecorelle. Ho avuto il privilegio di stare con loro negli ultimi istanti della loro vita terrena".
"La chiamata di Dio a camminare a fianco delle persone vulnerabili mi ricorda ogni giorno che Dio ci ha amati per primo", e dona loro "guarigione e perdono attraverso il suo amore". Un omicida, prima dell'esecuzione capitale, le ha detto: "Non preoccuparti sorella. So che Dio mi ama. Domani mattina lo vedrò faccia a faccia".
L'ispirazione per il ministero pastorale nel braccio della morte è nata dalla sua consorella suor Susan Chia che, nel 2005, aveva seguito il trafficante di droga Van Tuong Nguyen Caleb che si diresse verso il patibolo cantando l'inno "Amazing Grace". Suor Gerarda dice: “Ho chiesto al Signore come fosse possibile che, in un luogo dove si stava consumando un'esecuzione capitale, ci fosse tanta pace, persino gioia. Un amico sacerdote mi ha dato la risposta: perché il Bene ha trionfato sul male".
La suora dice di "detestare la pena di morte che è crudele, disumana e viola il diritto alla vita". “Ogni vita è sempre preziosa, anche quando è richiesta una punizione. La punizione e la giustizia devono sempre includere la rieducazione e la misericordia. Uniamo molte voci in tutto il mondo facendo appello ai nostri leader per cercare alternative alla pena di morte" afferma. Oggi, racconta con soddisfazione, "la nostra preghiera è stata ascoltata: c'è una revisione della pena di morte a Singapore e diversi detenuti nel braccio della morte hanno ricevuto una sospensione dalle loro sentenza capitale".
E conclude con una frase della fondatrice del suo istituto religioso, le Suore della Carità del Buon Pastore, suor Maria Eufrasia : "Una persona è più preziosa del mondo intero". (SD) (Agenzia Fides 6/11/2019)
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ASIA/BANGLADESH - Evangelizzare con il teatro e la musica
 
Barisal (Agenzia Fides) - “Nel distretto di Barisal, nel centro-sud del Bangladesh, per tradizione culturale la gente ama il canto e la musica. In questa zona circolano diverse opere teatrali di carattere e tema religioso. L'opera teatrale di contenuto biblico oggi è per noi uno strumento importante per annunciare il messaggio cristiano ed è un valido aiuto per l'opera di evangelizzazione”. Lo afferma all'Agenzia Fides padre Anol Terence D'Costa, Segretario della Commissione per la Comunicazioni sociali nella diocesi di Barishal, raccontando di un recente seminario organizzato in loco per sacerdoti, religiosi e soprattutto laici, in cui si è fatto il punto sulle attività di evangelizzazione attraverso le performance teatrali e la musica.
"Abbiamo notato che le persone assistono alle opere teatrali in numero maggiore che alla messa. Pertanto, abbiamo preso l'iniziativa di organizzare meglio questo servizio come forma di opera missionaria", ha spiegato padre Anol. Oggi nella diocesi opere teatrali e musical sulla vita di Gesù , Maria e sulle vite dei Santi sono molto popolari e attraggono molti giovani. Attori e musicisti sono soprattutto volontari laici e questo impegno è stato anche molto apprezzato dai Vescovi bengalesi.
Padre Anol dice: “Abbiamo lanciato un appello per reclutare registi, cantati e attori e ora esiste un comitato che si occupa di creare nuove sceneggiature e opere teatrali".
Ruben Dewri, 32enne cattolico e giovane cantante dice a Fides: “Il canto è nel nostro sangue. Adoriamo cantare e così predichiamo la Parola di Dio con le canzoni. Con il canto il Vangelo può attrarre e raggiungere il cuore delle persone. Fedeli cristiani e non cristiani vengono a godersi il nostro spettacolo".
Come spiega padre Anol, la Commissione per le comunicazioni sociali, in tal modo, "cerca di rispondere alla missione di promuovere la Buona Novella di Cristo attraverso i mezzi di comunicazione sociale; di stimolare, sviluppare e risvegliare la coscienze; di ispirare e formare il personale della Chiesa all'uso dei mezzi di comunicazione". (FC) (Agenzia Fides, 6/11/2019)
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AMERICA/BRASILE - Il CIMI: gli indigeni non possono più muoversi in sicurezza nei loro territori
 Articolo e foto del 3 novembre clicca
Brasilia (Agenzia Fides) – "Il Consiglio Indigenista Missionario (CIMI), con indignazione e tristezza, accusa e incolpa lo Stato e il governo brasiliano per l'assassinio codardo di Paulo Paulino Guajajara, avvenuto la sera di venerdì 1 novembre all'interno del territorio indigeno Arariboia a Maranhão. L'indigeno aveva 26 anni e lascia moglie e figlio": questo il comunicato del CIMI inviato a Fides. Paulino Guajajara e Laércio Souza Silva avevano lasciato il villaggio di Lagoa Comprida, a nord della Terra indigena, a 100 km dal comune di Amarante, per andare a caccia. Nei boschi sono stati sorpresi da cinque taglialegna armati, riferisce la nota.
Gli uomini, con le armi in mano, hanno chiesto a Paulino e Laercio di consegnare archi e frecce, strumenti tradizionali usati per la caccia. I Guajajara non avevano molte possibilità di difesa.
Membri della polizia civile di Amarante sono andati sul posto con un elicottero, per prelevare il corpo di Paulino e portarlo nella sua comunità per i funerali. Un primo rapporto della polizia parla di un agguato.
La regione del villaggio di Lagoa Comprida viene regolarmente invasa dai taglialegna già da molti anni. Nel 2007 l'indigeno Tomé Guajajara venne assassinato proprio in quella zona. L'anno seguente, nel 2008, i taglialegna invasero il villaggio di Cabeceira, sparando agli indigeni.
Il territorio indigeno Arariboia è riconosciuto ufficialmente e registrato dal 1990 con 413 mila ettari. Qui vivono circa 6 mila indigeni Guajajara, o Tenetehar, e Awá-Guajá.
Il CIMI ha denunciato l'aumento delle invasioni dei territori indigeni, in seguito all'incoraggiamento di quanti si oppongono alla regolarizzazione dei territori censiti dalla Costituzione federale. Oggi non è esagerato affermare che gli indigeni non possono più muoversi in sicurezza nei loro territori.
Il CIMI oltre a chiedere un'investigazione sul tragico fatto, denuncia chi ha incoraggiato e permesso le invasioni delle terre indigene, associate ad attacchi, omicidi, minacce, rivolte, incendi dolosi.
I discorsi ricorrenti del Presidente della Repubblica contro la delimitazione e la regolarizzazione dei territori, sommati ad un ambiente regionale prevenuto contro le popolazioni indigene, sono stati il principale invito alle invasioni e alla violenza contro le popolazioni indigene in Brasile, sostiene la nota.
Inoltre il CIMI ricorda che il sangue di Paulino e di tanti altri indigeni è stato e sarà versato “perché coloro che possono prevenire la barbarie tacciono, non fanno nulla”, e ribadisce la necessaria indagine sui fatti e la punizione esemplare dei colpevoli come il minimo che si possa fare in questa situazione. In sintonia con le famiglie degli indigeni assassinati, il CIMI ritiene l'attuale governo colpevole di non aver rispettato la Costituzione federale in difesa dei territori indigeni.
Il documento è firmato dal Segretariato generale del CIMI, con la data 2 novembre 2019. Da gennaio a settembre 2019, la Commissione contro la violenza sui popoli indigeni del Brasile, ha contato 160 casi di invasioni in 153 territori indigeni in 19 stati del Brasile.
(CE) (Agenzia Fides, 06/11/2019)
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AMERICA/PANAMA - Per i Vescovi servono “ascolto, rispetto e dialogo per costruire la patria”
 
Città di Panama (Agenzia Fides) – Un appello a cittadini e autorità perché prevalgano “rispetto reciproco, ascolto attento, dialogo, saggezza e tolleranza come modi per trovare il consenso nazionale su una questione così delicata e importante come le riforme costituzionali” è stato lanciato dal Comitato permanente della Conferenza Episcopale di Panama all’inizio del mese della Patria.
Nel comunicato, pervenuto a Fides, i Vescovi rilevano che il clima di tensione e di violenza degli ultimi giorni, che ha causato feriti e danni, desta “grande preoccupazione per gli abitanti di questo paese”, e sebbene “il diritto fondamentale di protestare e manifestare su questioni nazionali e vitali per il paese non è negoziabile”, non meno importante è che tutto avvenga senza violenza e nel rispetto, “in modo che la voce della gente non sia distorta”.
“Le riforme costituzionali richiedono la piena partecipazione di tutti i settori del paese, senza l'esclusione di nessuno – ribadiscono i Vescovi -, quindi dobbiamo garantire che ciò sia possibile attraverso un meccanismo serio, agile e trasparente, in cui tutti i contributi possano essere registrati, per raggiungere un consenso nazionale. Panama merita una Costituzione che risponde alle sfide del mondo di oggi, fatti salvi i valori e i principi etici e morali che l'hanno sostenuta nel corso della sua storia”.
Le riforme che il governo di Panama vuole attuare, modificano 40 articoli della Costituzione, e toccano temi fondamentali come la salute, l’educazione e l’ambiente. Secondo la popolazione, i cambiamenti potrebbero causare un aumento delle discriminazioni, oltre a favorire l’impunità e la corruzione. Da qui nascono le proteste popolari e gli scontri, che erano iniziate da diverse settimane e che si sono inasprite negli ultimi giorni. A Panama infatti si registra un grande malcontento per una distibuzione della ricchezza che privilegia solo una classe ristretta di persone cui si contrappongono folle di poveri e di emarginati.
Il comunicato dei Vescovi si conclude sottolineando l’urgenza di “restituire la speranza persa a causa dell'ingiustizia, della corruzione e dell'esclusione” e per raggiungere questo scopo ognuno deve “seminare segni visibili e tangibili che fanno germogliare credibilità e fiducia nel Panama”. (S.L.) (Agenzia Fides 06/11/2019)
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AFRICA/GABON - Nomina del Rettore del Seminario maggiore “Saint Augustin” a Libreville
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 30 luglio 2019 ha nominato Rettore del Seminario maggiore interdiocesano “Saint Augustin” nell’arcidiocesi di Libreville, in Gabon, il rev. Yves-Edgard Pambou, del clero diocesano di Mouila.
Il nuovo Rettore è nato il 18 settembre 1971 a Tchibanga ed è stato ordinato sacerdote l’8 giugno 2008. Nel 1994 è entrato al Seminario maggiore Saint Augustin a Libreville per il ciclo propedeutico, quindi ha studiato filosofia al Seminario maggiore internazionale spiritano Daniel Brottier. Dopo un anno di stage pastorale, dal 1998 al 2001 ha studiato teologia all’UCAC di Yaoundé, in Camerun, conseguendo la licenza. Dal 2004 al 2009 ha studiato a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito il dottorato in Storia della Chiesa. E’ stato viceparroco e parroco, vicario generale della diocesi di Mouila, professore alla facoltà di teologia dell’UCAC, oltre che segretario particolare e delegato del rettore, membro del GRFCAC (Gruppo di ricerca Fede e Cultura in Africa centrale). (SL) (Agenzia Fides 6/11/2019)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...