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lunedì 18 gennaio 2021

Agenzia Fides 18 gennaio 2021

 

AFRICA/NIGERIA - Barbaramente ucciso un sacerdote cattolico
 
Abuja (Agenzia Fides) – Rapito e ucciso P. John Gbakaan, parroco della chiesa di Sant'Antonio di Gulu, nella diocesi di Minna. nell'area del governo locale di Lapai, nello Stato del Niger, che è stato ucciso il 15 gennaio lungo la strada Lambata-Lapai.
Lo ha confermato ieri, domenica 17 gennaio, il parroco di Santa Teresa a Madala, p. John Jatau, secondo il quale p. Gbakaan, insieme a suo fratello e ad un altro prete, il 14 gennaio si era recato a Makurdi nello stato di Benue per andare a trovare sua madre.
Il 15 gennaio, sulla via del ritorno, il sacerdote e il fratello sono stati attaccati da uomini armati lungo la strada Lambata-Lapai. L’assalto è avvenuto intorno alle 9 di sera, nei pressi del villaggio di Tufa. I due uomini sono stati catturati da banditi armati, che poi sabato 16 gennaio hanno chiamato la diocesi di Minna, chiedendo la somma di trenta milioni di Naira, poi ridotta a cinque milioni di Naira.
Nel frattempo però il corpo esanime del sacerdote è stato ritrovato legato a un albero, nei pressi della strada dove è avvenuto il rapimento. P. Gbakaan sarebbe stato ucciso a colpi di machete, talmente violenti da rendere difficile il riconoscimento.
Nella boscaglia è stata ritrovata anche la Toyota Venza su cui viaggiava il sacerdote. Non si hanno ancora notizie del fratello, che sarebbe ancora nelle mani dei banditi.
L'Associazione Cristiana della Nigeria, CAN, ha chiesto al governo federale di porre fine al rapimento e all'uccisione di leader religiosi da parte di banditi nel Paese. Il vicepresidente della CAN (regione settentrionale), Rev. John Hayab, ha definito "scioccante e dolorosa" l'uccisione del sacerdote cattolico, affermando che l'insicurezza nel Nord ha assunto una dimensione allarmante. “Abbiamo ricevuto la notizia del rapimento e dell'uccisione del nostro caro P. John con grande shock e dolore” ha detto il Rev. Hayab. “Oggi nel nord della Nigeria molte persone vivono nella paura e molti giovani hanno paura di diventare sacerdoti o pastori perché la vita di questi è in grande pericolo. “Quando banditi o rapitori si rendono conto che la loro vittima è un prete o un pastore, sembra che uno spirito violento si impadronisca del loro cuore per chiedere un riscatto maggiore e in alcuni casi arrivano al punto di uccidere la vittima” dice il responsabile della CAN. “Stiamo semplicemente supplicando il governo federale e tutte le agenzie di sicurezza di fare tutto il necessario per porre fine a questo male”. (L.M.) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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AFRICA/SUDAFRICA - La Chiesa lancia l’allarme sulla diffusione della “variante sudafricana” del Covid-19
 
Johannesburg (Agenzia Fides) – In Africa australe preoccupa il diffondersi della cosiddetta variante sudafricana del virus Sars-Cov2, responsabile della malattia Covid-19. "Siamo stati informati dal Ministero della Salute che la seconda ondata di Covid-19 sta colpendo lo Zambia", scrive in un comunicato Sua Ecc. Mons. Patrick Chisanga, Vescovo di Mansa, Presidente della Zambia Conference of Catholic Bishops (ZCCB). "C'è un'escalation sia nel numero di casi confermati che nel numero di morti. Questa ondata di casi è ulteriormente accompagnata da un aumento della gravità della malattia che richiede il ricovero in ospedale e l'ossigenoterapia” afferma Mons. Chisanga, che aggiunge: “i nuovi contagi sono più trasmissibili e più diffusi in termini di localizzazione geografica” quindi se la “traiettoria continua, il blocco del Paese sarebbe inevitabile, con tutte le conseguenze devastanti di una situazione del genere".
Il Jesuit Center for Theological Reflection (JCTR), dello Zambia, ha criticato il lassismo nell'attuazione delle misure anti Covid-19 che sarebbe la causa principale dell’aumento dei casi. “Quando la prima ondata di Covid-19 ha colpito lo Zambia, nel marzo 2020, siamo corsi prontamente al riparo seguendo con la massima attenzione nei primi tre mesi le linee guida per combattere il Covid-19. Abbiamo presto sviluppato familiarità con il virus poiché le statistiche hanno giocato a nostro favore con pochissimi decessi e un numero molto elevato di guarigioni", afferma una nota del JCTR. Ma in seguito “si è creato un compiacimento e un rilassamento delle misure di precauzione e ora siamo in pericolo, poiché il Covid-19 è riemerso in Zambia con un ceppo che si sta diffondendo più rapidamente e facilmente rispetto ai ceppi precedenti".
Anche in Sudafrica preoccupa l’aumento dei casi legati al nuovo ceppo. “Alla luce dell'attuale ondata di Covid-19 e delle restrizioni imposte dal Presidente dello Stato, nonché dell'incertezza su ciò che accadrà alla fine di questo mese, abbiamo deciso di tenere una riunione plenaria virtuale invece di riunione in presenza come previsto" ha annunciato la Southern African Catholic Bishops’ Conference (SACBC), la Conferenza che riunisce i Vescovi di Sudafrica, Botswana e Swaziland. La decisione è stata presa a causa dell’ondata di casi di Covid-19, in gran parte nella nuova variante del virus identificata in Sudafrica, che ha colpito tra gli altri, l'Arcivescovo Coadiutore di Durban, Sua Ecc. Mons. Abel Gabuza.
La nuova variante ha causato la morte di sei suore cattoliche delle Figlie di San Francesco a Port Shepstone, diocesi di Marianhill, morte in seguito complicazioni del coronavirus nel giro di una settimana, dal 10 al 17 dicembre 2020 (vedi Fides 22/12/2020). Il Sudafrica ha registrato il maggior numero di infezioni da coronavirus in Africa, avvicinandosi alla soglia di 900.000 casi, con oltre 20.000 decessi. (L.M.) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Appello dei Vescovi delle Visayas: fermare le uccisioni dei popoli indigeni
 
Capiz (Agenzia Fides) - "Un'indagine approfondita da parte di un ente indipendente per accertare cosa sia realmente accaduto lo scorso 30 dicembre 2020; la cessazione dell'intervento militare sulle comunità indigene, in modo che i nostri fratelli e sorelle, i Tumandok, possano tornare a casa e vivere di nuovo in pace; che la polizia e l'esercito seguano coscienziosamente gli standard etici nelle regole di ingaggio durante operazioni di polizia o militari, portando telecamere in tutte le operazioni per proteggersi da false accuse e per proteggere i civili dall'uso della violenza o dall'abuso di potere": lo chiedono i Vescovi delle isole Visayas occidentali nel centro dell'arcipelago delle Filippine, in una Lettera pastorale, pervenuta all'Agenzia Fides, che fa esplicito riferimento alla "difficile situazione dei nostri fratelli e sorelle Tumandok" e al massacro degli indigeni avvenuto alla fine del 2020 (vedi FIdes 16/1/2021).
La lettera - che porta la firma di 8 Vescovi, tra i quali il Cardinale Jose Advincula, Arcivescovo di Capiz; Mons. Jose Corazon Tala-oc, Vescovo di Kalibo; Mons. Narciso Abellana, Vescovo di Romblon; Mons. Jose Lazo, Arcivescovo di Jaro, e altri Vescovi della regione metropolitana di Jaro - sarà letta in tutte le messe, in tutte le chiese delle Visayas occidentali, il 24 gennaio 2021.
I Vescovi chiedono a tutti "di essere vigili nel difendere la sacralità della vita e nel rispettare e proteggere i diritti di tutti", esortando "a discernere e a pregare per la volontà di Dio in mezzo a tutte le uccisioni e violazioni dei diritti umani e ad agire guidati dai principi dell'azione non violenta". I Presuli lanciano un accorato appello a "fermare le uccisioni, rispettare i diritti delle perone, vivere in pace, fermare la militarizzazione delle comunità indigene".
"Noi, Vescovi delle Visayas occidentali - si afferma - condividiamo i dolori e le ansie dei nostri fratelli e sorelle della tribù Tumandok. Siamo addolorati con le famiglie delle nove tribù Tumandok che sono state uccise. Condividiamo le sofferenze degli arrestati e delle loro famiglie. Ci immedesimiamo con la paura e l'insicurezza di coloro che sono stati sfollati a causa della violenza. E condanniamo nel modo più forte possibile, tutte le uccisioni, e specialmente le uccisioni dei nostri fratelli Tumandok"
Prosegue il testo: "Le voci di quelle 27.000 vittime della guerra insensata contro le droghe illegali, gridano a Dio per la giustizia . Recentemente, dall'isola di Negros, molti sono etichettati come membri o sostenitori del Partito Comunista delle Filippine, New People’s Army (CPP-NPA). Ora, lo vediamo nell'isola di Panay. Un fratello Vescovo ha detto che le uccisioni sono la continuazione delle uccisioni di massa e degli arresti di altri attivisti nelle Filippine centrali negli ultimi mesi".
La Lettera pastorale ricorda che il 30 dicembre 2020 un'operazione congiunta dell'Esercito filippino e della Polizia nazionale filippina, con 28 mandati di perquisizione, ha provocato la morte di nove persone e l'arresto di 17 membri e leader delle tribù Tumandok di Tapaz, Capiz e Calinog, Iloilo (vedi Fides). Tra le persone uccise e arrestate c'erano ex o attuali leader del gruppo Tumandok.
I Tumandok, alleanza di 17 comunità di popoli indigeni a Capiz e Iloilo, si oppongono fermamente alla costruzione della mega diga di Jalaur. I leader indigeni e le organizzazioni per la difesa dei diritti umani credono che, a causa della loro forte opposizione al progetto, siano diventati vittime delle operazioni militari e siano accusati come membri o sostenitori dei guerriglieri comunisti.
Nella strage del 30 dicembre, mentre la polizia afferma che gli indigeni "hanno combattuto, ecco perché sono stati uccisi", le famiglie ribattono che le vittime non hanno resistito all'arresto e che "sono state assassinate".
"Le atrocità commesse - scrivono i Vescovi delle Visayas - hanno creato un clima di paura e incertezze tra i residenti delle comunità Tumandok. La paura ha costretto molti a lasciare le loro comunità e migrare verso luoghi più sicuri". La voce dei Vescovi, alzatasi in difesa delle popolazioni indigene, si affida all'intercessione della Vergine Maria, Nuestra Senora de la Candelaria, patrona delle Visayas occidentali, per riportare pace e giustizia nelle Filippine centrali.
(PA) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/FILIPPINE - L'amore verso il Santo Niño porta ad amare i poveri, in mezzo alla pandemia
 
Cebu (Agenzia Fides) - I devoti del Santo Nino, il Bambino Gesù, sono chiamati a "raggiungere e amare i poveri, nelle periferie, nel mezzo della pandemia": è l'esortazione rivolta a ai fedeli dall'Arcivescovo Jose Palma alla guida del diocesi di Cebu, celebrando ieri, 17 gennaio, la festa di Santo Niño (Gesù Bambino), noto evento che ogni anno segna la vita sociale, civile e religiosa a Cebu, nelle Filippine centrali, attirando milioni di persone.
Come appreso da Fides, nel 2021 la celebrazione è stata di basso profilo e le messe sono state celebrate a porte chiuse nella Basilica Minore del Santo Niño a causa dei protocolli sanitari. Migliaia di fedeli hanno potuto seguire la messa in diretta online. Tutte le fastose e affollate celebrazioni, le processioni all'aperto e gli eventi culturali che di solito occupavano la città, sono stati cancellati in conformità con le restrizioni del governo.
"Nel mezzo di una crisi come la pandemia, i battezzati devono rimanere saldi nel loro amore per Gesù e testimoniare il Vangelo, prendendosi cura dei poveri, dei vulnerabili e degli emarginati" ha detto l'Arcivescovo, invitando i fedeli a "prendersi cura l'uno dell'altro". “Il Santo Niño aveva bisogno delle cure di Maria e Giuseppe. Con spirito evangelico di amore e prossimità, siamo chiamati a stare accanto a persone emarginate o indigenti, nelle periferie esistenziali, la dove viviamo ma anche in altri luoghi, in altre nazioni" ha ricordato.
Lee Lim, uno dei devoti locali, ha detto a Fides: “Segnati da questa pandemia, continuiamo a mostrare il nostro amore per Gesù Bambino. Preghiamo perché la pandemia ci permetta di testimoniare il nostro amore verso il prossimo, specialmente i più poveri, sofferenti e bisognosi".
L'immagine del Santo Niño di Cebu è legata all'origine del cristianesimo nelle Filippine: fu portata nell'arcipelago 500 anni fa dall'esploratore portoghese Ferdinando Magellano il 14 aprile 1521, come dono alla regina Juana, che venne battezzata. Successivamente furono battezzati anche il marito di Juana, Rajah Humabon e circa 800 indigeni nativi. Fu la prima comunità cristiana nelle Filippine.
Nel 1565, quando il conquistatore spagnolo Miguel Lopez de Legazpi arrivò a Cebu, un soldato spagnolo trovò l'immagine all'interno di una casa bruciata di un abitante locale. Da allora, la festa e la devozione legata al Santo Niño è diventata la festa più popolare della regione e tra le più importanti feste religiose a livello nazionale.
(SD-PA) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/INDONESIA - Fioritura di vocazioni nell'emergenza pandemica: la gioia di essere missionari
 
Maumere (Agenzia Fides) - “In un contesto mondiale aggravato dalla pandemia del Coronavirus, nell’isola di Flores non mancano notizie positive. Nei prossimi mesi infatti sono in programma nuove ordinazioni sacerdotali, che si andranno ad aggiungere a quelle recenti di 20 Missionari Verbiti, 3 dell'Istituto dei Padri Vocazionisti e 1 Stimmatino”, scrive all’Agenzia Fides Padre Luigi Galvani, missionario Camilliano presente sull’isola da oltre 10 anni. A Flores si contano numerose vocazioni sacerdotali e religiose: “Sono tanti gli Istituti maschili e femminili che hanno realizzato i loro seminari e case religiose. Abbiamo il Seminario filosofico e teologico più grande della Chiesa cattolica nel mondo, dei Missionari Verbiti, con oltre mille e duecento studenti che Papa Giovanni Paolo II ha visitato nel 1989" ricorda p. Galvani.
Il Camilliano spiega che a Flores il Coronavirus ha limitato la sua presenza finora ma che, tuttavia, le difficoltà non mancano: “L'isola di Flores - rileva - è considerata tra le più povere dell'Indonesia ma ha la caratteristica di avere la più alta percentuale di cattolici (il 70%) delle 17 mila isole del grande arcipelago Indonesiano. La popolazione qui ha bisogno di tutto, generi alimentari, assistenza sanitaria oltre a necessità di base. Ogni mese distribuiamo pacchi alimentari a circa 200 famiglie particolarmente indigenti. Inoltre, curiamo sempre con passione la costruzione di casette speciali per malati con problemi mentali reduci da anni di emarginazione in misere situazioni igieniche e di povertà. Ne abbiamo realizzate già una cinquantina dando nuova gioia e speranza a tanti poveri malati" (vedi Fides 15/3/2019).
(LG/AP) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/LIBANO - Crisi libanese, il Patriarca maronita invoca una netta distinzione tra sfera civile e appartenenze religiose
 
Bkerké (Agenzia Fides) – Il Libano riuscirà a sopravvivere alla crisi di sistema che attraversa da anni solo quando verrà marcato in maniera più netta e decisa il confine che tiene distinto l’ambito politico-istituzionale dalle dinamiche di appartenenza religiosa. Lo ha ribadito con forza il Patriarca maronita Bechara Boutros Rai, inserendo l’appello al termine dell’omelia della liturgia eucaristica da lui presieduta domenica 17 gennaio nella chiesa delle sede patriarcale di Bkerké. Nel suo intervento, il Patriarca ha anche aggiunto che la messa a punto di una reale distinzione tra i processi politici e le dinamiche di appartenenza religiosa-confessionale permetterebbe al Paese di sollevarsi dalla crisi e riprendere il cammino anche conservando l’attuale sistema istituzionale libanese, fondato proprio sulla distribuzione degli incarichi istituzionali e politici in base alle diverse appartenenze confessionali.
“Se avremo” ha detto esattamente il Patriarca “un vero Stato di diritto, uno Stato che non mescola l’ambito civile e quello religioso, e dove i politici non sfruttano la loro affiliazione religiosa o confessionale per tornaconto personale, ma sono fedeli e leali solo nei confronti della Nazione libanese, allora noi potremo davvero dire che è sorta una nuova alba sul Libano. E in questo caso, non sarà necessario neanche modificare il sistema, ma piuttosto rispettarne le disposizioni”.
Nel corso della sua omelia, il Cardinale libanese ha di nuovo esortato il Presidente Michael Aoun e il Premier designato Saad Hariri, a mettere da parte incomprensioni e risentimenti personali, in modo da incontrarsi e dialogare sui nomi dei ministri da selezionare per la nuova compagine di governo. La situazione catastrofica del Paese - ha aggiunto il Patriarca Rai – non può tollerare ulteriori rinvii nella formazione del governo.
L’ultimo governo libanese in carica, presieduto dal Premier Hassan Diab, è caduto dopo le proteste seguite alle esplosioni nel porto di Beirut del 4 agosto 2020. Il Premier dimissionario Diab, insieme a tre ex ministri, è stato anche sottoposto a processo per responsabilità in quel disastroso evento. Il sunnita Hariri, leader del Partito politico “Futuro”, è stato incaricato di formare un nuovo governo il 22 ottobre 2020, ma da allora non è ancora riuscito a costituire il nuovo gabinetto, anche a causa delle tensioni istituzionali sorte tra il Premier incaricato e il Presidente Aoun intorno alla lista dei ministri che dovrebbero comporre la squadra di governo. A complicare lo scenario ci sono anche nuove pressioni internazionali che puntano a condizionare il profilo politico del nuovo esecutivo. (GV) (Agenzia Fides 18/1/2021)


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AMERICA/EL SALVADOR - L'Arcivescovo di San Salvador: dopo 29 anni gli accordi di pace devono essere ancora realizzati e l’ingiustizia continua
 
San Salvador (Agenzia Fides) - Nel suo consueto incontro domenicale con i giornalisti, l'Arcivescovo di San Salvador, Mons. José Luis Escobar Alas, ieri si è soffermato come primo punto, sulla richiesta fatta al Congresso per una modifica della Costituzione, in modo che vi sia scritto il diritto umano di ogni cittadino ad una alimentazione adeguata. I cittadini di El Salvador infatti non godono di questo diritto benché il paese abbia firmato gli accordi proposti dalle Nazioni Unite già dal 1948. Come ha sottolineato l'Arcivescovo, "il paese manca di una politica di sicurezza alimentare e nutrizionale. Si spera - ha aggiunto -, che sia approvata nell'assemblea del prossimo 19 gennaio".
L'Arcivescovo quindi si è soffermato sugli "Acuerdos De Paz" (Accordi di Pace) di 29 anni fa, evidenziando che non dovrebbero continuare a essere celebrati, in quanto la popolazione è ancora in attesa della loro realizzazione. Inoltre il cambio di nome fatto dal presidente Bukele, poco interessa, ha commentato, sono molto più importanti i contenuti che il nome.
Il 16 gennaio 1992 il governo firmò un Accordo di pace con la guerriglia di sinistra al castello di Chapultepec, a Città del Messico, mettendo fine a una guerra civile durata 12 anni e nella quale sono morte 75mila persone.
Gli Accordi di Pace inizialmente sono stati una cosa buona, ma tutto è rimasto lì, ha detto il Presule: “Non si è svolto il processo di pace richiesto, tutte le famiglie delle vittime sono rimaste deluse e tutta la popolazione è impotente davanti ad una legge dell’amnistia che non ha permesso la giustizia". "E' vero che il primo accordo è stato quello di vivere in democrazia, ma l'ingiustizia continua" ha sottolineato Mons. Escobar Alas.
"Sono trascorsi 29 anni da questa firma, e non si vede la vera riforma che si era proposta. E’ una cosa molto triste – ha affermato -. Per esempio, la riforma tributaria. Non si è fatto nulla al riguardo. I poveri continuano a pagare gli stessi tributi dei ricchi. La riforma delle pensioni, un altro caso simile. La riforma educativa, ancora niente. Solo con la riforma costituzionale dell'acqua siamo riusciti nell’intento, ma con molta fatica e senza le proposte di una vera riforma. Ecco perché questi Accordi di Pace non si vedono sotto questo aspetto. C'è sempre violenza. Ecco perché insistiamo che gli Accordi di Pace sono stati una cosa buona, ma si devono ancora realizzare, per dare origine ad una nuova società".
Poi ha sottolineato che "celebrare gli Accordi che non sono stati realizzati, è un vero peccato, non ha senso. Noi vogliamo giustizia, e giustizia per il popolo. Sono ormai 5 anni che abbiamo proposto la Legge di Riconciliazione, ma ancora niente" ha concluso l’Arcivescovo.
(CE) (Agenzia Fides 18/01/2021)
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AMERICA/BRASILE - I Vescovi di Amazonas e Roraima: “per l'amor di Dio, mandateci ossigeno per i malati di Covid-19”
 
Manaus (Agenzia Fides) – Di fronte alla crisi sanitaria provocata dalla seconda ondata di pandemia da Covid-19 che sta colpendo lo stato di Amazonas, e in particolare Manaus, la Regione Norte 1 della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), che comprende il Nord di Amazonas e Roraima, ha lanciato la campagna "Amazonas e Roraima contano sulla tua solidarietà". L'azione mira ad aiutare le vittime di Covid-19 che soffrono senza cure adeguate negli ospedali.
Nella nota pubblicata dai Vescovi si afferma: "Come Chiesa cattolica, chiediamo alle autorità di sforzarsi per prevenire il maggior numero possibile di morti, e alla popolazione amazzonica, affinché la cura e il rispetto dei decreti promulgati siano assunti da tutti e da tutte, come strumento per contribuire a contenere gli effetti della seconda ondata della pandemia. Ci auguriamo che i più poveri non siano esclusi dalle cure e che la solidarietà e la cura comune siano assunte da tutti e da tutte, tenendo presente la ‘consapevolezza di essere una comunità mondiale che viaggia sulla stessa barca’ (FT 32)".
L'Arcivescovo di Manaus, Mons. Leonardo Steiner, ha lanciato un appello attraverso un video diffuso sui social network: "Nella prima ondata, le persone sono morte a causa della mancanza di informazioni, della mancanza di letti negli ospedali, della mancanza di letti nella terapia intensiva di Amazonas e Roraima. Oggi, nella seconda ondata, le persone muoiono a causa della mancanza di posti letto negli ospedali, per la mancanza di letti nella terapia intensiva e, sorprendentemente, per la mancanza di ossigeno. Le persone, anche se ricoverate in ospedale, non hanno ossigeno. Noi Vescovi di Amazonas e Roraima facciamo un appello: per l'amor di Dio, mandateci ossigeno, forniteci ossigeno. Le persone non possono più morire per mancanza di ossigeno, per la mancanza di letti in terapia intensiva".
Secondo la Fundação de Vigilância em Saúde do Estado do Amazonas, dall’1 al 14 gennaio, il numero di contagi è aumentato a 21.786 persone, con una media di 1.556 casi giornalieri e 635 morti, in media 45 morti al giorno, la stragrande maggioranza a Manaus. Il numero di sepolture nei cimiteri di Manaus, dove il 13 gennaio sono state sepolte 198 persone fa pensare che il numero delle vittime del Covid-19 sia maggiore di quanto indicato dai dati ufficiali.
I Vescovi della Regione Norte 1 rilevano che il rilassamento delle misure di distanziamento e la mancanza di cure personali, soprattutto l'uso di mascherina e gel alcolico, sono state una costante negli ultimi mesi. “Insieme a questo, siamo indignati per la situazione che stiamo vivendo, visto che non sempre sono state ascoltate le segnalazioni di scienziati ed epidemiologi, che da diversi mesi annunciavano l'arrivo di una seconda ondata, e non sono state prese adeguate misure sanitarie”. (SL) (Agenzia Fides 18/1/2021)
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ASIA/VIETNAM - Dimissioni e nomina del Vescovo di Xuân Lôc
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il 16 gennaio 2021, il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Xuân Lôc (Viȇt Nam), presentata da S.E. Mons. Joseph Đình Đúc Đao. Gli succede S.E. Mons. John Do Văn Ngân, finora Vescovo titolare di Buleliana ed Ausiliare della medesima Diocesi. (SL) (Agenzia Fides 18/1/2021)

venerdì 7 febbraio 2020

aGENZIA fIDES 7 FEBBRAIO 2020

AFRICA/NIGER - “La dittatura del jihad si è installata a 100 km dalla capitale”, denuncia un missionario
 
Niamey (Agenzia Fides) - “La visione apocalittica ha messo le sue radici a poco più di cento chilometri da Niamey. È questo il messaggio, accompagnato dalla prassi, dei missionari del jihad che opera al confine col Burkina Faso, in zona Gourmantché: convertitevi perché il tempo è compiuto” riferisce all’Agenzia Fides p. Mauro Armanino, missionario della Società delle Missioni Africane (SMA) che opera in Niger. “L’ultimo attacco in ordine di tempo è avvenuto nel pressi di Bomoanga, il villaggio dove il 17 settembre è stato rapito Pierluigi Maccalli (vedi Fides 18/9/2018), e risale alla sera del 5 febbraio. Almeno sei giovani armati in bicicletta hanno circondato, interrogato e poi frustato l’incauto tagliatore di alberi” dice p. Armanino. “Poco lontano hanno scoperto un suo amico col tabacco in tasca e, dopo aver bruciato il tabacco l’hanno minacciato di una punizione ben peggiore se l’avessero ancora sorpreso fumando” prosegue il missionario.
“Fortuna volle che il presidente della locale sezione dei genitori degli alunni fosse assente o nascosto. La sua moto è stata bruciata assieme al materiale scolastico e rubato il denaro che teneva nel negozietto informale che gestiva. Il presidente è scappato altrove, così come altre decine di famiglie, bambini delle elementari e adolescenti delle superiori. La maggior parte ha trovato rifugio nella meglio difesa cittadina di Makalondi a una quarantina di chilometri dal villaggio citato”. Secondo p. Mauro i jihadisti hanno “invitato gli abitanti a mettere in pratica quanto, secondo loro, è statuato dal profeta dell’Islam: niente feste, alcool, tabacco, taglio di alberi, scuole occidentali e cristiani. Le donne andranno velate e ciò le proteggerà da qualunque sopruso e così saranno protetti i bambini. Sono risparmiati dalla distruzione i centri di salute o dispensari perché, dicono, curando e nutrendo i bimbi si prepara il futuro dell’islamizzazione”.
Il missionario dice che i cristiani locali sono costretti a “pregare nelle case, nelle famiglie e di nascosto coi vicini ‘sicuri’, in un Paese che formalmente riconosce la libertà di religione, di culto e di lingua”. “Si è installata una dittatura chiamata Jihad che rimodella stili di vita, opzioni, scelte quotidiane e soprattutto instilla la paura come condizione per raggiungere l’obiettivo prefissato fin dal rapimento di p. Pierluigi: sradicare l’avventura cristiana dal suolo del popolo Gourmantché” denuncia il missionario. “I jihadisti presenti nella zona, di etnia fulani, parlano il fulfulde, lingua che tutti nella zona capiscono perché agricoltori e pastori hanno avuto contatti e conflitti costanti”.
“Quanto allo Stato, entità poco visibile nelle campagne dove vivono i poveri contadini di seconda categoria, era scomparso ancora prima che tutte queste cose accadessero. Assente prima e assente adesso malgrado i militari siano poco lontani dalle zone citate. Ci troviamo a poco più di cento chilometri da Niamey, la capitale del Paese, dove si trova la cattedrale cattolica dedicata a Maria, Madre del Perpetuo Soccorso” conclude. (M.A.) (L.M.) (Agenzia Fides 7/2/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Si apre la prossima settimana il consiglio nazionale delle POM ivoriane
 


Abidjan (Agenzia Fides) -La diocesi di Yamoussoukro nel centro della Costa d'Avorio, ospiterà dal 10 al 12 febbraio 2020 l'incontro di revisione delle Pontificie Opere Missionarie (POM) del Paese.
Durante questo incontro che riunirà i direttori diocesani delle POM, i segretari esecutivi diocesani delle opere insieme al direttore nazionale delle POM, ciascuno degli amministratori presenterà la revisione provvisoria del proprio esercizio finanziario.
Come preludio a questo incontro, p. Jean-Noël Gossou, direttore nazionale dell'OPM, ha tenuto una riunione preparatoria con il comitato organizzatore presso il CAM, (Centro di accoglienza missionario) di Abidjan.
Oltre alla sessione di revisione intermedia dal 10 al 12 febbraio prossimo, la direzione nazionale delle POM, attraverso la segreteria nazionale per la Santa Infanzia organizza dal 14 al 16 febbraio 2020 nella parrocchia di Saint Mathieu nella diocesi di Yopougon, la finale del concorso musicale per bambini "Cantare la missione", nel prolungamento del Mese Missionario Straordinario. Per la finale di questo concorso, il programma prevede, oltre al concorso coristico, una visita guidata con i bambini, nel pomeriggio del 14 febbraio presso il Santuario Nazionale mariano, Nostra Signora dell'Africa, Madre di tutte le Grazie ad Abidjan Attécoubé , con una riflessione sul tema “La missione del bambino nella Chiesa”. (S.S.) (Agenzia Fides 7/2/2020)
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AFRICA/EGITTO - La Chiesa copta celebra il V anniversario dell’eccidio dei “martiri di Libia”
 
Samalut (Agenzia Fides) – Nella diocesi copta ortodossa di Samalut sono in corso le celebrazioni indette per commemorare i “martiri copti di Libia”, nel V anniversario del loro martirio. Le celebrazioni, iniziate sabato 1° febbraio, si concludono domenica 16 febbraio e si svolgono principalmente presso la chiesa e presso il museo dedicati ai martiri, edificati in tempi rapidi con il sostegno concreto del governo egiziano e inaugurati entrambe nel 2018. Presso il museo, il prossimo 15 febbraio, verrà inaugurata l’esposizione di nuovo materiale documentario sula vicenda dei martiri copti di Libia, con legende, pannelli illustrativi e contributi audiovisivi predisposti in arabo, inglese e francese.
Nel sacrario-museo dei martiri copti di Libia (vedi Fides 12/7/2018) sono già custodite come reliquie anche le manette che legavano le mani dei martiri, mentre loro venivano sgozzati, e quel che resta delle divise color arancione che i carnefici affiliati al cosiddetto Statto Islamico ( Daesh) facevano indossare alle vittime della loro macabre esecuzioni, sempre filmate e diffuse via internet. Tra gli oggetti esposti nel museo ci sono anche le monete trovate nelle tasche dei corpi martirizzati e le loro scarpe, insieme a alcuni documenti di identità e ai registri di lavoro su cui due di loro segnavano le attività lavorative compiute giorno per giorno.
I 20 copti egiziani e un loro compagno di lavoro ghanese erano stati rapiti in Libia all'inizio di gennaio 2015. Il video della loro decapitazione fu messo in rete dai siti jihadisti il 15 febbraio successivo. Ad appena una settimana dalla notizia del massacro, il Patriarca copto ortodosso Tawadros II decise di iscrivere i 21 martiri sgozzati dal Daesh nel Synaxarium, il libro dei martiri della Chiesa copta, stabilendo che la loro memoria fosse celebrata proprio il 15 febbraio.
I resti mortali dei copti uccisi in Libia dai jihadisti erano stati individuati alla fine di settembre 2017 in una fossa comune sulla costa libica, presso la città di Sirte. I loro corpi erano stati rinvenuti con le mani legate dietro alla schiena, vestiti con le stesse tute color arancione che indossavano nel macabro video filmato dai carnefici al momento della loro decapitazione. “Il video che ritrae la loro esecuzione - riferì dopo il massacro all'Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico emerito di Guizeh - è stato costruito come un'agghiacciante messinscena cinematografica, con l'intento di spargere terrore. Eppure, in quel prodotto diabolico della finzione e dell'orrore sanguinario, si vede che alcuni dei martiri, nel momento della loro barbara esecuzione, ripetono ‘Signore Gesù Cristo’. Il nome di Gesù è stata l'ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell'ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio”. (GV) (Agenzia Fides 7/2/2020).
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ASIA/FILIPPINE - Le associazioni cattoliche: "No" alla legalizzazione di divorzio, che approda in Parlamento
 
Manila (Agenzia Fides) - Le associazioni laiche cattoliche si oppongono alla legalizzazione del divorzio nelle Filippine, mentre l'iter parlamentare per farlo è stato avviato. La Commissione parlamentare sulla popolazione e sulle relazioni familiari ha approvato il 5 febbraio un disegno di legge volto a legalizzare il divorzio nel paese, che sarà sottoposto alle Camere e sembra avere un generale consenso delle forze politiche.
"Il Congresso filippino (la Camera bassa) deve agire per rafforzare la famiglia e non per indebolirla", afferma in una nota inviata a Fides il forum chiamato "Laiko", ovvero il "Consiglio dei Laici delle Filippine", una piattaforma che raduna varie organizzazioni e movimenti ecclesiali. Il forum sottolinea che "il matrimonio e la famiglia sono un dono che dev'essere protetto".
"Il Consiglio dei Laici delle Filippine è fortemente contrario all'introduzione della legge sul divorzio come via più semplice per lo scioglimento del matrimonio nelle Filippine", afferma il presidente di "Laiko", Rouquel Ponte. "È nostro auspicio quindi, che le Filippine rimangano sempre come un faro di speranza per la famiglia e la società", ha detto. Le Filippine sono l'unico paese al mondo dove il divorzio è ancora illegale. Ponte rileva che "questo non è certo un buon motivo per permetterlo".
Il leader cattolico esorta, invece, i sostenitori del divorzio nella nazione a "imparare dall'esperienza di altri paesi nei quali il divorzio è legale, notando il forte indebolimento dell'istituzione della famiglia avvenuto in quelle nazioni". "Di conseguenza, sono sorti molti problemi per il coniuge abbandonato e per i loro figli", nota Ponte,.
Il progetto di legge messo a punto nella Commissione parlamentare, denominato "House Bill 100" o "Absolute Divorce Bill", intende garantire che i procedimenti per la concessione del divorzio siano accessibili ed efficienti.
Dicendosi consapevole della difficile situazione che vivono i cittadini filippini che soffrono per "matrimoni falliti", il capo di "Laiko" ha invitato le organizzazioni che si occupano della famiglia "a cercare di accompagnarli e seguirli con interventi pastorali utili", come "l'educazione, la formazione e l'accompagnamento umano e spirituale, che vanno insieme al riconoscimento di valori come la vita, l'amore, la fedeltà". "Il Consiglio dei Laici delle Filippine - nota - garantisce il pieno sostegno a chi si impegna in questo campo".
Jenlyen Passion, una madre cattolica impegnata in attività pastorali, dice a Fides: "Il matrimonio è un sacramento e non può essere infranto. Ciò che i legislatori stanno pianificando, ovvero legalizzare il divorzio, è un disegno sotto l'influenza di valori secolari, dunque lo contrasteremo". (SD-PA) (Agenzia Fides 7/2/2020)
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ASIA/INDIA - I Vescovi del Gujarat: "Sospendere le leggi sulla cittadinanza"
 
Gandhinagar (Agenzia Fides) - Esistono seri dubbi sulla promulgazione di tre provvedimenti legislativi che hanno un serio impatto sulla società indiana, ovvero il Citizenship Emendamento Act (CAA), il National Register of Citizens (NRC) e il National Population Register (NPR). Per questo i Vescovi cattolici dello stato indiano del Gujarat (India Occidentale) chiedono al governo indiano di "sospendere immediatamente questi provvedimenti e le relative procedure, fino a quando non viene fornita adeguata considerazione a tutti gli aspetti umani esso correlati, in modo da tutelare il bene dell'intera comunità umana residente in India, perchè l'India emerga nel mondo come nazione esemplare, per la sua adesione alla Costituzione e la protezione dei diritti umani".
In un comunicato inviato all'Agenzia Fides, i Vescovi notano: "La comunità dei cattolici indiani, orgogliosi cittadini della nazione, è profondamente impegnata nella costruzione di una nazione basata sulla giustizia e l'equità. La Chiesa cattolica ritiene doveroso stare 'dalla parte del paese' in ogni momento difficile. La Madre India, da secoli, nutre ogni singolo cittadino, senza alcuna discriminazione basata su casta, religione, lingua o regione. Essendo culla di diverse religioni e culture, l'India ha dato al mondo l'ideale dell'unità nella diversità".
per questo, prosegue la nota "come fedeli e cittadini dell'India, i cattolici del Gujarat sono impegnati a salvaguardare la Costituzione e a garantire che tutte le comunità che vivono nel Paese godano di felicità, prosperità e diritti umani, senza discriminazioni".
Si afferma poi: "C'è stata una diffusa protesta contro il Citizenship Emendamento Act (CAA) da quando è stata approvata dal Parlamento. La Chiesa cattolica del Gujarat accoglie con favore il tentativo del governo di dare protezione ad alcuni rifugiati del Pakistan, del Bangladesh e dell'Afghanistan; tuttavia esprime preoccupazione e apprensione, nel processo di conferimento della cittadinanza, per l'esclusione di un particolare gruppo sulla base della religiosa . È incostituzionale determinare la cittadinanza su base religiosa".
"Le disposizioni proposte - rileva la nota dell'episcopato - sollevano anche serie apprensioni sui benefici per il paese, a fronte delle ingenti spese sostenute per l'attuazione di CAA, NRC e NPR. Vi sono anche domande sulla sicurezza degli immigrati "illegali" e, soprattutto, sulla dignità e sulle condizioni di vita quanti sono già confinati (o possono essere confinati) nei centri di detenzione".
Il testo dei Vescovi del Gujarat asserisce: "Siamo solidali con le proteste non violente nel paese, per la giustizia, come espressione del diritto alla libertà di parola e di espressione. Nello stesso tempo, condanniamo qualsiasi tentativo di mettere a tacere il dissenso e di reprimere le proteste non violente. Prendiamo atto del lassismo e della negligenza dell'amministrazione e della polizia nell'agire contro chi tenta violentemente di interrompere le proteste pacifiche".
La Chiesa cattolica solleva domande sull'applicazione dei provvedimenti sotto esame: ad esempio, la disponibilità del documento stipulato per dimostrare la propria cittadinanza; la competenza e la qualifica dei funzionari preposti a determinare la cittadinanza di un altro.
"Riteniamo sconsiderato e affrettato procedere con l'attuazione di CAA, NPR e NRC senza un'adeguata riflessione sui rimedi e sulle soluzioni di questi problemi relativi ai diritti umani e alla dignità umana, nonché alla pace e all'unità della nazione; e senza un'adeguata consultazione con il popolo indiano", concludono i Vescovi.(PA) (Agenzia Fides 7/2/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - La Chiesa esorta i giovani a un uso responsabile dei social media
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - Oltre trecento studenti dell'Istituto Tecnologico Don Bosco (DBTI) hanno preso parte al programma di orientamento della durata di quattro giorni in occasione dell’apertura dell'Anno accademico.
Dal 3 al 6 febbraio presso il DBTI si sono susseguite sessioni di studio e di confronto che hanno spaziato dalla vita del campus, a politiche accademiche, dall'uso delle tecnologie al codice di condotta della scuola, fino a toccare le tradizioni e l'approccio del del DBTI.
“L'intelligenza artificiale sta programmando le nostre vite, sta manipolando i nostri valori, i nostri atteggiamenti e sta distruggendo la nostra cultura” ha detto all’Agenzia Fides padre Ambrose Pereira, sdb, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, nella sua presentazione di una sessione di studio e di analisi sull'uso responsabile e sicuro dei media.
P. Pereira si è concentrato sui social media e sul loro scopo, sull’atteggiamento dell'umanità verso il mondo della tecnologia di oggi. Ha esposto un riferimento biblico per passare al tema della diffusione tecnologia, alla sua crescita esponenziale, alla iper-connessione con i "nativi digitali" di oggi.
Padre Ambrose ha spiegato come "le persone si stanno lentamente perdendo nel mondo dei social media" attraverso l'uso degli smartphone e ha incoraggiato gli studenti a "non permettere a questi prodotti di dominare le loro vite". Soffermandosi sull'intelligenza artificiale, ha descritto i telefoni come "oggetti senza anima", esortando gli studenti a valutare attentamente l'uso dei loro telefonini, ricordando la loro natura di "esseri umani dotati di intelletto, volontà e anima".
Come si evince dalla nota pervenuta a Fides, la risposta degli studenti è stata in linea con l’obiettivo dell’incontro. Alcuni di loro hanno riconosciuto di "dedicare tempo agli smartphone per fare cose improduttive", ritrovandosi a "trascorrere tempo con persone che non hanno incontrato piuttosto che con le persone che incontrano faccia a faccia". Gli studenti hanno accolto favorevolmente il discorso costruttivo sull'uso responsabile della tecnologia e dei social media, promosso dalla Chiesa. (AP) (7/2/2020 Agenzia Fides)

giovedì 16 gennaio 2020

Agenzia Fides 16 gennaio 2020

AFRICA/SUDAFRICA - Ucciso un missionario belga in un presunto tentativo di rapina
 
Johannesburg (Agenzia Fides) - Gli Oblati di Maria Immacolata in Sudafrica (OMISA) sono devastati dalla morte di P. Jozef (Jef) Hollanders, ucciso in una rapina nella parrocchia della città di Bodibe, vicino a Mahikeng, nella provincia nord-occidentale del Sudafrica, domenica notte 12 gennaio” afferma un comunicato inviato all’Agenzia Fides. “Il suo corpo è stato scoperto lunedì pomeriggio da un parrocchiano. La polizia è impegnata a fondo nell’indagare sul suo omicidio”.
“Siamo profondamente colpiti da quello che è successo. P. Jeff è stato trovato legato mani e piedi e con una corda intorno al collo. Una morte terribile per qualcuno che ha dedicato tutta la sua vita alla sua missione ", afferma p. Daniël Coryn, superiore provinciale dei Missionari Oblati di Maria (OMI), da Blanden in Belgio. Secondo Sua Ecc. Mons. Victor Phalana, Vescovo di Klerksdorp, nella cui giurisdizione si trova Bodibe, il missionario probabilmente è morto a causa di un infarto o di uno strangolamento.
Non si esclude che p. Hollanders sia stato vittima di un tentativo di rapina, ma secondo Mons. Phalana, i rapinatori erano male informati: “Tutti sanno che non aveva soldi. Ha servito una comunità povera. Ha usato ogni centesimo che abbia mai posseduto per il suo popolo. Ha dato via tutto quello che aveva”. Secondo il Vescovo, la comunità ecclesiale è stata colpita duramente. P. Hollanders era "pieno di entusiasmo, vita e dedizione" e parlava fluentemente afrikaans e tswana, una lingua bantu parlata in Sudafrica e Botswana. "Faceva parte della vita delle persone."
P. Hollanders era nato in Belgio il 4 marzo 1937. Ha emesso i primi voti come Oblato l'8 settembre 1958 ed è stato ordinato sacerdote il 26 dicembre 1963. È arrivato in Sudafrica il 31 gennaio 1965.
“Per 55 anni è stato un missionario dedicato e fedele nell'area di lingua Tswana, ora Provincia del Nord Ovest del Sudafrica” sottolinea il comunicato. “Gli piaceva creare nuove comunità cristiane, che sono diventate parrocchie o stazioni parrocchiali in quella che è diventata la diocesi di Klerksdorp”. “Ci è stato ricordato che Gesù è morto per mano di altri e abbiamo immaginato che anche padre Jef avrebbe detto: "Perdonali, perché non sanno quello che fanno" conclude il comunicato dell’OMISA. Il funerale di p. Hollanders, si terrà mercoledì 22 gennaio, alle ore 10, nella Cattedrale di Klerksdorp. (L.M.) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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AFRICA/NIGER - P. Luigi Maccalli ancora prigioniero: il filo della speranza non è spezzato
 
Niamey (Agenzia Fides) - “Nel cortile della missione di Bomoanga, sempre tenuta in ordine, ora non c’è più nessuno a ricevere chi desiderava ascolto, conforto e una mano aperta per condividere il dolore” scrive p. Mauro Armanino, della Società per le Missioni Africane, confratello di p. Luigi Maccalli, rapito il 17 settembre 2018 e tuttora nelle mani di ignoti sequestratori. Nonostante le note di scoraggiamento che si vanno diffondendo a causa del prolungato silenzio da quel giorno di sedici mesi fa, quando il missionario venne prelevato dalla sua missione di Bomoanga (vedi Agenzia Fides 18/7/2018), la preghiera e la speranza di tante persone continua incessante.
“Una signora del posto, che si occupa di bambini malnutriti, diceva che la partenza del padre ha rappresentato la morte della comunità. Ha aggiunto che è sorpresa del ‘mancato agire’ di Dio che, secondo lei, si limita a ‘guardare’ ” nota ancora p. Armanino. “Forse non si è accorta che da Niamey, passando per Bomoanga, il villaggio del rapimento di Pierluigi, c’è un filo sottile che non è stato spezzato. Un filo di fuoco e di sabbia chiamato speranza”. Sono tanti infatti i confratelli del missionario rapito e i fedeli in Niger, in Italia e in altre parti del mondo, che continuano a pregare e sperare di poter riabbracciare padre Luigi Maccalli.
(MA/AP) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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ASIA/BANGLADESH - Formazione e dialogo interreligioso: le priorità della diocesi di Khulna  
 
Khulna (Agenzia Fides) - La formazione permanente dei fedeli cattolici e il dialogo interreligioso sono le priorità del piano pastorale della diocesi di Khulna per il 2020. "La nostra gente ha bisogno di sviluppo e promozione umana, per un miglioramento sociale ed economico delle condizioni di vita, ma è entusiasta di crescere nella fede", ha detto all'Agenzia Fides il Vescovo James Romen Boiragi, che guida la comunità ecclesiale a Khulna. "In generale - ha notatao il Vescovo - esiste una certa timidezza tra i fedeli nel testimoniare la propria fede o annunciare il Vangelo" ha detto. In tale contesto la diocesi di Khulna ha intrapreso diversi programmi di formazione permanente nelle parrocchie rivolti ai battezzati, "in modo che le persone possano rafforzare la loro fede e affrontare le sfide della vita" afferma Mons. Boiragi.
Un aspetto su cui si focalizza la pastorale, rileva, è anche quello di "impegnarsi nel dialogo e a vivere in armonia con persone di altre fedi, in un paese a maggioranza musulmana" racconta il Vescovo.
"La maggior parte dei servizi offerti da strutture e istituti cattolici, come programmi educativi, sanitari e di sviluppo sociale, sono pensati e rivolti indistintamente a tutti, senza alcuna discriminazione di fede o etnia. Attraverso questo impegno nella società e per il benessere della popolazione, promuoviamo la convivenza pacifica e reciproca con persone di altre religioni”, riferisce.
Va notato, poi, che il Bangladesh è un paese soggetto a calamità naturali come inondazioni, tifoni e cicloni, effetti dei cambiamenti climatici. L'impatto più forte di tali fenomeni si rileva soprattutto sulla vita di fasce della popolazione già indigenti o vulnerabili, che si ritrovano sotto la soglia di sopravvivenza. Le varie diocesi cattoliche bengalesi, inclusa quella di Khulna, organizzano e partecipano, accanto a gruppi governativi e della società civile, a programmi di sensibilizzazione e prevenzione rivolti alla popolazione che vive in aree a rischio.
La diocesi di Khulna è stata creata nel 1952 e oggi ha oltre 35.000 cattolici sparsi in 10 parrocchie, in cui operano 42 sacerdoti e oltre 80 suore, su una popolazione complessiva di circa 15 milioni di abitanti, per lo più musulmani. (SD) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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ASIA/TURCHIA - Scarcerato il monaco siro ortodosso accusato di complicità con il PKK
 
Mardin (Agenzia Fides) – E’ fuori dal carcere, ma non potrà allontanarsi dalla sua residenza il monaco siro ortodosso Sefer Bileçen, arrestato lo scorso 9 gennaio dalle forze di sicurezza turche con l’accusa di aver offerto aiuto e copertura a militanti del PKK, il Partito Curdo dei Lavoratori bollato come organizzazione terroristica dal governo di Ankara. La scarcerazione del sacerdote è avvenuta martedì 14 gennaio su istanza dei suoi avvocati, e dopo che il religioso si era impegnato a non lasciare la sua abitazione e a vivere in una condizione di libertà parziale fino a quando le accuse di complicità con i membri del PKK non saranno confermate e smentite.
Padre Sefer Bileçen, sacerdote del Monastero di Mor Yakup a Nusaybin (l’antica Nisibi, attualmente compresa nella Provincia turca di Mardin), dopo il suo arresto era stato condotto davanti a un giudice del tribunale locale con l’accusa di fiancheggiamento nei confronti di “un'organizzazione terroristica"”. Per lui si erano aperte immediatamente le porte del carcere.
Nei giorni successivi all’arresto, i media turchi avevano riferito che le indagini sul monaco erano iniziate nel settembre 2018, quando le telecamere montate su due droni dei servizi di sicurezza turchi avevano filmato due militanti del PKK che entravano nel monastero di Mor Yakup. Da quel momento, il monastero e in particolare il monaco Sefer erano stati posti sotto sorveglianza dai servizi di intelligence. Nel settembre 2019, un miliziano del PKK arrestato dalle forze di sicurezza turche aveva confessato di aver visitato più volte il monastero di Mor Yakup per mangiare, bere e rifocillarsi. Anche altre testimonianze riportate sui media turchi confermano che la presunta “complicità” contestata dalle autorità turche al monaco siro-ortodosso si è limitata alla semplice offerta di cibo e bevande a persone che dicevano di essere affamate e di aver sete. (GV) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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AMERICA/REP. DOMINICANA - I Vescovi per le elezioni del 2020: “Come dominicani e come Pastori ci preoccupa tutto ciò che riguarda l'essere umano"
 
Santo Domingo (Agenzia Fides) - La Conferenza Episcopata Dominicana (CED), nella sua Lettera pastorale intitolata "Elezioni 2020: spazio per la partecipazione e l'impegno", che porta la data del 21 gennaio, “nel 60° anniversario della Lettera pastorale del gennaio 1960”, invita i candidati alle elezioni comunali di febbraio e a quelle generali di maggio, a presentare proposte basate sulla soluzione delle esigenze più urgenti del popolo dominicano, “evitando intrighi, calunnie e manipolazioni delle cosiddette campagne sporche, nonché lo spreco di risorse economiche in pubblicità eccessive”.
Nel lungo e dettagliato documento di 24 pagine, giunto all’Agenzia Fides, i Vescovi ricordano che nell’agenda delle azioni concrete dei candidati non devono mancare la lotta alla corruzione amministrativa, pubblica e privata, la difesa della vita della madre e del nascituro, la violenza cittadina e all’interno delle famiglie, i cambiamenti climatici, il rispetto dell'ordine giuridico e costituzionale. Inoltre sono necessarie politiche di gestione dell'immigrazione, investimenti nella sanità, nella giustizia e nella sicurezza sociale, politiche occupazionali, salari equi e riduzione della povertà.
Agli eletti ricordano che quanti assumono incarichi pubblici devono mettersi a servizio con sobrietà, educazione, saggezza, senso del governo, dignità, autenticità, trasparenza, saggezza e giustizia, in modo che non debbano "sentirsi indispensabili o arrivino a credersi dei messia politici”. Il Consiglio elettorale centrale “merita il nostro sostegno e quello di tutti i dominicani, soprattutto al fine di garantire un processo elettorale trasparente”, in quanto “non si può ammettere la pratica corrotta e illegale di acquistare e vendere schede davanti a tutti, senza agire contro questa infrazione elettorale".
A quanti mettono in dubbio il diritto della Chiesa ad esprimere la propria opinione su questioni politiche o sui processi elettorali, i Vescovi rispondono: “come dominicani e Pastori di questo popolo, ci preoccupa tutto ciò che riguarda l'essere umano". Inoltre sottolineano che la Chiesa rispetta la libertà di scelta, che il voto è un diritto e un dovere di coscienza che non deve essere motivato da interessi personali e che un vero esercizio democratico è possibile solo in uno Stato di diritto in cui la legge prevale "al di sopra di interpretazioni congiunturali e accomodanti".
Nella loro lettera, i Vescovi esprimono il desiderio che i leader politici firmino un patto nazionale di impegno sulle priorità per la società dominicana, "stilando un'agenda nazionale e provinciale che superi gli interessi personali e di gruppo a favore del benessere collettivo della nazione". Oltre ad una quota riservata per ricoprire cariche pubbliche, i Vescovi sottolineano la necessita di offrire maggiori opportunità per mostrare il valore incommensurabile della donna e la sua dignità, esprimendo anche la loro preoccupazione per il notevole aumento dei femminicidi.
Quest'anno la Conferenza Episcopale Dominicana commemora il 60° anniversario della Lettera pastorale pubblicata nel gennaio 1960 contro il regime di Rafael Leónidas Trujillo, firmata dai sei Vescovi di quel tempo, che “nell'esercizio della loro missione profetica”, alzarono la voce per reclamare la difesa dei diritti umani, il rispetto e la promozione della vita e della dignità umana. Quel documento “irradiò luce in un momento critico della vita nazionale, caratterizzata dalla sofferenza generalizzata imposta dalla tirannia”. Anche se oggi viviamo in una situazione diversa, evidenziano i Vescovi, “ci sono ancora molti ostacoli da superare per ottenere una migliore qualità della vita per tutti e per una ricomposizione sociale”. (SL) (Agenzia Fides 16/1/2020)
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AMERICA/NICARAGUA - Denunciate nuove intimidazioni contro la Chiesa, l’unità del popolo per costruire un nuovo Nicaragua
 
Managua (Agenzia Fides) – Il Vicario generale dell'Arcidiocesi di Managua, Mons. Carlos Avilés, ha denunciato l'intimidazione contro i fedeli cattolici da parte dello stato: "Membri delle forze dell'ordine prendono nota della targa delle auto dei fedeli solo per il fatto che vanno a messa in una parrocchia, è ridicolo. Ma la Chiesa ha fatto questa esperienza di persecuzione già negli anni 80. Noi, malgrado questo, non ci fermiamo nel nostro lavoro e nella nostra missione, evangelizzare e stare a fianco del popolo. Dall'aprile 2018, quando il popolo è uscito pacificamente a manifestare la protesta contro la riforma del ‘Seguro Social’ ed è stato brutalmente fermato con violenza dalla dittatura, la Chiesa cattolica si è messa ancora una volta dalla parte dei più deboli".
Le dichiazioni di Mons. Aviles sono contenute in un video condiviso con Fides e diffuso sui social media, in cui informa che c'è stata una denuncia ufficiale della Chiesa su questi fatti, pubblicata anche sui media. Il video contiene una intervista al giornale La Prensa del Nicaragua, dove il Vicario generale della diocesi descrive la situazione della Chiesa: "Grazie a Dio, la Chiesa riflette quanto vive la società, quanto vive il popolo. Non abbiamo nessun potere, né militare, né politico, per affrontare e lottare contro una repressione gratuita solo per stare dalla parte del popolo, o solo per denunciare le richieste di giustizia del popolo".
Mons. Avilés conclude chiedendo ai membri della polizia di fermare la persecuzione contro la Chiesa e i suoi fedeli: "Non possiamo vivere in un ambiente di repressione. Bisogna vivere con spirito cristiano, in pace e armonia".
La situazione in Nicaragua è sempre di continua tensione. Sono inutili i tentativi del governo di presentare alla stampa internazionale un paese tranquillo e sereno quando i leader sociali e contadini sono perseguitati, minacciati o addirittura uccisi. Gli imprenditori non sostengono più la politica economica del governo, con conseguenze negative immediate da parte del mercato internazionale; alla stampa nazionale è impedito di informare sui fatti quotidiani; i partiti dell'opposizione si trovano senza strumenti politici dinanzi alle prossime elezioni.
Tuttavia le testimonianze dei giovani in molte città del paese, attraverso i social media, confermano che un Nicaragua Libero e Unito non solo è possibile, ma sarà frutto di ogni piccolo contributo, secondo le parole di Mons. Rolando Alvarez, Vescovo di Matagalpa: "Il popolo sta dando lezione di unità. Lo fa con la vita quotidiana, mirando ai grandi ideali per costruire un nuovo Nicaragua, una grande nazione. Perché la vera unità la fa il popolo".

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...