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mercoledì 24 febbraio 2021

Agenzia Fides 24 febbraio 2021

 

AFRICA/NIGERIA - “La Nigeria rischia di spaccarsi” avvertono i Vescovi
 
Abuja (Agenzia Fides) – “La Nigeria rischia di cadere a pezzi”. È il grido di allarme dei Vescovi nigeriani che notano un ripiegamento in se stessi dei diversi gruppi nazionali che compongono la Federazione, di fronte alle gravi mancanze delle istituzioni statali, in primo luogo l’incapacità di garantire a tutti la sicurezza.
“Le spinte all'autodifesa stanno rapidamente guadagnando terreno. Molti gruppi etnici stanno suonando rumorosamente i tamburi di guerra, chiedendo non solo una maggiore autonomia, ma anche la rinuncia definitiva a una nazione in cui hanno perso ogni fiducia e senso di appartenenza. Le richieste di secessione su base etnica non dovrebbero essere ignorate o prese alla leggera” avvertono i Vescovi in una dichiarazione firmata da Sua Ecc. Mons. Augustine Obiora Akubeze, Arcivescovo di Benin City e Presidente della Conferenza Episcopale nigeriana (CBCN), e da Sua Ecc. Mons. Camillus Raymond Umoh, Vescovo di Ikot Ekpene e Segretario della CBCN.
Alla base dello scoramento dei nigeriani nei confronti dell’unità nazionale, secondo i Vescovi, c’è il fallimento del governo: “Molti hanno rinunciato alla possibilità e persino all'aspirazione di una Nigeria come un Paese unito. Non c'è da stupirsi che molti attori non statali stiano riempiendo il vuoto creato dal fallimento tangibile del governo”.
“Il governo federale sotto il Presidente Muhammadu Buhari non può più ritardare l'assunzione del suo obbligo di governare la nazione; non secondo pregiudizi etnici e religiosi ma sulla falsariga di principi oggettivi e positivi di correttezza, equità e, soprattutto, giustizia” rimarca la dichiarazione.
“Noi, della Conferenza episcopale della Nigeria, con membri provenienti da tutte le parti della Nigeria, siamo molto turbati per l'attuale stato di instabilità del Paese” continua la dichiarazione. “Lanciamo questo allarme per un profondo amore patriottico per la nostra nazione, non per interessi settoriali, siano essi politici, etnici o anche religiosi” sottolineano i Vescovi.
“Nonostante il persistere delle crisi, omicidi, Covid 19, rapimenti, banditismo, rapine a mano armata, affermiamo sinceramente la nostra fede nella fattibilità e desiderabilità del Progetto Nigeria, come una nazione prospera sotto la protezione del Signore” concludono i Vescovi. “Ma siamo anche convinti che la costruzione di una nazione del genere, specialmente nelle nostre attuali circostanze, abbia un costo. Siamo anche convinti che l'alternativa di separarci, abbia un costo di gran lunga superiore a quello che serve per tenerci insieme” conclude il messaggio lanciando un appello a tutti per “fare i sacrifici necessari per gestire meglio le nostre differenze e trasformarle in una forza positiva invece che negativa”. (L.M.) (Agenzia Fides 24/2/2021)
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AFRICA/CONGO RD - “L’attacco all’Ambasciatore italiano è la manifestazione eloquente del terrorismo che la popolazione deve affrontare da anni”
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – L’ONG congolese per i diritti umani CEPADHO, nel porgere le condoglianze per l’uccisione di Luca Attanasio, del carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci e dell’autista congolese Mustafa Milambo, condanna fermamente questo crimine e qualifica “l’attacco come una manifestazione eloquente del terrorismo che la popolazione deve affrontare da diversi anni nel Nord Kivu”.
Nel comunicato inviato all’Agenzia Fides il CEPADHO “incoraggia le autorità congolesi a coinvolgere le forze armate congolesi, la Polizia, i Servizi di sicurezza civile e militare, nella ricerca attiva degli autori di questo barbarie, in modo che vengano arrestati e che rispondano penalmente per il loro atto. In questa occasione, CEPADHO invita le Grandi Potenze a mostrare più solidarietà con la RDC a caccia di gruppi armati e movimenti terroristici, in vista della loro eliminazione immediata e definitiva nell'est del paese”. (L.M.) (Agenzia Fides 24/2/2021)

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AFRICA/GHANA - Istruzione e Covid-19: la situazione delle scuole nelle zone rurali del Paese
 
Accra (Agenzia Fides) – A partire dal 18 gennaio le scuole dell’intero Paese hanno ripreso le attività. Tuttavia in diversi villaggi al momento della riapertura mancavano i dispositivi di protezione individuali (DPI) per tutti e la situazione non è ancora del tutto sotto controllo. “E’ stato un vero spettacolo vedere genitori e bambini in fila in attesa di essere registrati davanti ai compound delle scuole, dopo 10 mesi di chiusura a causa del Covid-19”, scrive all’Agenzia Fides padre Paul Saa-Dade Ennin, Superiore Provinciale dei missionari SMA in Ghana.
“Se da una parte c’erano i genitori sollevati dal fatto di poter riportare i propri figli a scuola, dall’altra gli scolari erano felici di tornare a rivedere i compagni e condividere questi lunghi mesi trascorsi chi in casa ad aiutare i genitori per le faccende domestiche, chi fuori per i mercati o per i campi.”
P. Paul spiega che nel villaggio di Babaso, distretto Ejura-Sekyeredumase della regione di Ashanti, i DPI dovevano ancora essere consegnati al momento della riapertura della scuola. Gli scolari indossavano le mascherine, e la chiesa parrocchiale locale aveva fornito i secchi e il sapone liquido per il lavaggio delle mani che purtroppo non sono stati sufficienti per tutti. “In questo contesto scolastico – racconta il missionario - il distanziamento sociale è la sfida principale. Nelle aule i banchi sono disposti tenendo conto delle distanze richieste, ma in alcune classi, a causa del numero di alunni e delle dimensioni dell'aula, è stato impossibile. Gli insegnanti hanno grandi difficoltà in particolare durante la ricreazione – spiega p. Paul -. È semplicemente impossibile lasciare che i bambini giochino insieme osservando i protocolli, serve un aiuto immediato concreto da parte del governo prima che nelle scuole, specialmente quelle nelle aree rurali svantaggiate come Babaso, scoppino nuove epidemie.”
Nel suo racconto il Superiore Provinciale SMA descrive la gioia di tanti piccoli che sono potuti rientrare a scuola in tempo di Covid, ma anche il rammarico per tanti altri compagni che per poter sostenere e aiutare le proprie famiglie, sono stati costretti a trasferirsi in città per lavorare come domestici. “Alcune delle ragazze sono purtroppo rimaste incinte durante il lockdown, altre sono state date in matrimonio per mantenere la famiglia e non torneranno” spiega p. Ennin. Il missionario evidenzia il fatto che queste sono solo alcune delle tristi realtà degli effetti del Covid-19 sui bambini: “Il loro futuro sarà gravemente compromesso se non vengono intraprese azioni e provvedimenti strategici e coscienziosi.”
(PE/AP) (24/2/2021 Agenzia Fides)
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ASIA/MALAYSIA - In Quaresima riaprono le chiese nello stato di Sarawak
 
Kuching (Agenzia Fides) - Le chiese di Kuching, capitale dello stato malaysiano del Sarawak in Malaysia (situato sull'isola del Borneo), hanno riaperto in occasione del tempo di Quaresima. Come comunicato all'Agenzia Fides dall'Arcivescovo di Kuching, Simon Poh, il governo locale ha permesso la riapertura della maggior parte delle chiese, dopo oltre due settimane di chiusura per contenere la diffusione del Covid-19. La celebrazione eucaristica nelle parrocchie che hanno avuto il permesso è iniziata tra il 20 e il 21 febbraio, in occasione della prima domenica di Quaresima. I fedeli sono stati invitati a verificare gli orari di riapertura e a conformarsi a tutte le informazioni e i protocolli sanitari per frequentare la chiesa nella massima sicurezza. Le chiese situate nelle aree in cui sono ancora presenti dei focolai di Covid-19 non possono riaprire. Lo stato di Sarawak è ancora strettamente bloccato fino al 1 marzo, con diversi focolai di Covid attivi.
“Affidiamo ai nostri leader della Chiesa cattolica e ai responsabili dei Consigli pastorali nei 300 villaggi cattolici dell'arcidiocesi, il compito di monitorare e garantire il rispetto delle procedure sanitarie necessarie durante le preghiere, le celebrazioni, i riti funebri. L'autorità statale considera tali raduni ad alto rischio di potenziali infezioni", rimarca l'Arcivescovo, invitando al massimo rigore e attenzione.
L'Arcivescovo invita i fedeli ad osservare nel tempo di Quaresima la pratica del digiuno, dell'astinenza, della preghiera e della carità, anche sfruttando i canali di comunicazione online per restare in contatto con le chiese, e a dare molto spazio ala preghiera in casa. "Tutti siamo chiamati a fare dei sacrifici e a fare del nostro meglio per contenere il Covid. Tutti i fedeli sono chiamati ad assumersi la responsabilità cristiana, sociale e morale, per ridurre il rischio di sviluppare nuovi focolai", ha detto.
“Rimanete vigili, seguite tutti i protocolli di sicurezza. Pregate, digiunate e fate l'elemosina. fate pratiche penitenziali. Offrite a Gesù i vostri sacrifici durante questa Quaresima. Convertitevi e credete al Vangelo", ha detto l'Arcivescovo.
Bernard Lim, leader laico cattolico, dichiara a Fides: “Siamo felici per la riapertura delle chiese durante la Quaresima. Ci impegneremo a seguire le misure sanitarie richieste. Vivremo questo tempo immersi nella preghiera".
(SD-PA) (Agenzia Fides 24/2/2021)
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ASIA/TURCHIA - Stop per la banda dei “ladri di chiese”. Provarono a vendere anche la Basilica di Sant’Antonio
 
Istanbul (Agenzia Fides) – La Basilica cattolica di Sant’Antonio da Padova, situata nella centralissima Istiklal Caddesi, uno dei viali più rinomati di Istanbul, non corre per ora alcun rischio di finire sul mercato immobiliare come un immobile privato di pregio. Nei giorni scorsi è stato arrestato e rinviato a giudizio - con la richiesta di condanna a 285 anni di carcere - il faccendiere Sebahattin Gök, l’uomo che lo scorso anno, con una rete di complici aveva architettato una complessa operazione truffaldina per entrare illegalmente in possesso della più grande chiesa cattolica di Istanbul e rivenderla al miglior offerente. Le indagini compiute intorno al caso hanno confermato che la “banda” di Gök e dei suoi sodali si stava specializzando in truffe immobiliari compiute ai danni di comunità ecclesiali e religiose, di proprietari stranieri o di gruppi etnici minoritari.
La prima chiesa sorta nell’area attualmente occupata dalla Basilica fu eretta già nel 1725 dalla comunità italiana di Istanbul. L’attuale luogo di culto (nella foto), officiato dai Francescani Conventuali, fu ricostruito in stile neogotico veneziano tra il 1906 e il 1912. Conformemente alla prassi dell’epoca, la proprietà della chiesa fu intestata a membri della famiglia reale italiana. Nel gennaio 1971, gli eredi di Casa Savoia rinunciarono ai diritti sull’immobile, a vantaggio della associazione Sent Antuan Kilisesi (Chiesa di Sant’Antonio) che risponde alla comunità cattolica locale.
Negli ultimi anni anni, Sebahattin Gök aveva compiuto diversi viaggi in Italia, Francia e Stati Uniti, raccogliendo procure e deleghe firmate da persone da lui presentate come eredi legittimi degli antichi intestatari della Basilica (compresi i membri di una famiglia di Saluzzo, che nel contenzioso sorto non hanno ancora del tutto rinunciato alle loro pretese). Con queste lettere, e dopo aver rastrellato anche dubbi “certificati di eredità” presso un tribunale civile di pace, il faccendiere turco si era presentato al locale distretto catastale, rivendicando il diritto di entrare in possesso del luogo di culto a nome dei legittimi proprietari. Lo scorso anno, i Francescani Conventuali affidatari della chiesa sono ricorsi alla giustizia turca, ottenendo un provvedimento cautelare volto a tutelare il luogo di culto e i locali ad esso collegati. Nel corso delle indagini, è emerso che la stessa rete di complici legata a Gök aveva messo in atto un tentativo analogo di appropriazione illegale della chiesa bulgara di Galata e di altri luoghi di culto e immobili eretti in passato dalle locali comunità armene, francesi, italiane ed ebraiche, collezionando per questi tentativi 34 cause legali intentate contro di lui. Un contenzioso analogo a quello sorto intorno alla Basilica di Sant'Antonio coinvolge anche uno storico istituto scolastico appartenente a una Congregazione religiosa femminile di origine piemontese.
L’arresto di Gök è avvenuto in base alle accuse di falsificazione di documenti ufficiali finalizzati e truffa aggravata. La vicenda ripropone a suo modo la controversa questione delle tante chiese e dei beni ecclesiastici disseminati in territorio turco dei cui titoli di proprietà, nel corso dei secoli, si sono perse le tracce, e che in vario modo, non sempre legale, sono finiti in possesso di privati, o in tempi anche recenti sono stati acquisiti dal Dicastero turco del Tesoro. (GV) (Agenzia Fides 24/2/2021)
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AMERICA - Assemblea continentale delle Pontificie Opere Missionarie: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito”
 
La Paz (Agenzia Fides) – “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e udito”: sotto questo slogan, dal 22 al 27 febbraio si sta svolgendo, in forma virtuale, l'Assemblea continentale dei Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie (POM) dell’America. Per le POM della Bolivia partecipano Mons. Waldo Barrionuevo CSsR, Direttore nazionale POM; Mons. Adolfo Bittschi, Vescovo responsabile per le Missioni della Conferenza Episcopale; Suor Cintia Vásquez, Coordinatrice nazionale delle POM, oltre ai collaboratori della Direzione nazionale.
Ogni giornata inizia con una preghiera dedicata a un continente. Lunedì 22 febbraio l’Arcivescovo Mons. Giampietro Dal Toso, Presidente delle POM, ha condiviso uno spazio di riflessione incoraggiando il lavoro missionario delle POM del continente. Ha anche ringraziato per l'animazione missionaria portata avanti in diversi modi, secondo il carisma missionario, e indicato come farla nel contesto attuale.
Martedì 23 febbraio la riflessione sul motto dell’anno e sul Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Missionaria 2021 è stata tenuta da P. Ricardo Guillén (Venezuela). Quindi è seguito un percorso di riflessione proposto dal team del CAM VI-Porto Rico, e infine la condivisione dell’esperienza di formazione e animazione missionaria virtuale portata avanti dalle POM Honduras.
Mercoledì 24 è prevista una riflessione in chiave missionaria dell’enciclica "Fratelli Tutti" a cura del Dottor Lucas Cerviño, quindi la condivisione dell’esperienza di formazione e animazione missionaria virtuale portata avanti dalle POM del Costa Rica.
Giovedì 25 febbraio, P. Mauricio Jardín affronterà le sfide missionarie del Sinodo. Seguirà la presentazione dell’esperienza della raccolta fondi da parte della Direzione Nazionale degli Stati Uniti. Quindi il webinar fundraising e uno spazio da condividere.
L’ultimo giorno, venerdì 26 febbraio, inviterà a guardare verso la Prima Assemblea Ecclesiale dell'America Latina e dei Caraibi, quindi ci sarà un incontro con i membri del CELAM. Infine la presentazione di Missio Invest dagli USA e la chiusura dell'Assemblea.
(PA/CE) (Agenzia Fides 24/02/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - Nuovo passo in avanti per il diritto all’acqua e all’alimentazione: i partiti firmano un impegno pubblico
 
San Salvador (Agenzia Fides) – Una nuova tappa è stata raggiunta nel percorso per l'approvazione definitiva della riforma della Costituzione che preveda i diritti umani all'acqua e all'alimentazione in El Salvador.
Dopo la vittoria ottenuta, nell'ottobre 2020 (vedi Fides 17/10/2020), con l'inserimento dell'accesso all'acqua e ai servizi igienici come diritto umano, il 28 gennaio l'Assemblea Legislativa ha approvato, con 57 voti favorevoli su 84, la riforma dell'articolo 69 che ora include il cibo come diritto umano. Ora la Chiesa cattolica e l'Alleanza per la Riforma Costituzionale di El Salvador hanno ottenuto la "Firma dell'impegno per i diritti umani all'acqua e all’alimentazione" da parte dei partiti politici, in un documento presentato ieri sui social media dell'Arcidiocesi di San Salvador.
Il documento esprime l'impegno pubblico dei partiti firmatari a votare a favore della riforma definitiva degli articoli 2 e 69 che riguardano questi diritti. Mentre la Chiesa cattolica diffondeva questo documento attraverso i suoi social media, membri dell'Alleanza per la Riforma hanno dato vita ad una carovana pubblica, i giorni 22 e 23 febbraio, per consegnare ad ogni sede di partito la lettera dell'impegno firmata.
(CE) (Agenzia Fides 24/02/2021)
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AMERICA/MESSICO - Migranti: i molti aspetti del circuito della mobilità nel Centroamerica
 
Tijuana (Agenzia Fides) - La frontiera a Nord, tra Messico e Stati Uniti d’America, è uno dei principali corridoi migratori del mondo, segnato da violazioni dei diritti fondamentali e da un alto rischio per la vita dei migranti, con discriminazione e xenofobia. Ma la migrazione nel Continente è anche altro: ce n'è una centroamericana di cui si parla meno. E’ quanto sottolinea il dossier “Mobilità alla frontiera: Tijuana come spazio di (ri)costruzione della vita” realizzato dal Csem, il Centro scalabriniano di Studi Migratori.
L’analisi fatta dai ricercatori del Csem, parte da Tijuana luogo di frontiera tra Usa e Messico dove proprio le suore Missionarie Scalabriniane hanno creato un modello di accoglienza nell’Istituto Madre Assunta. Secondo la nota inviata a Fides, il testo analizza la migrazione centroamericana da una prospettiva regionale più vasta, analizzando le differenze che hanno coinvolto i singoli Stati. El Salvador, Honduras e Guatemala possono considerarsi come nazioni che hanno avuto principalmente una emigrazione verso gli Stati Uniti. Il Belize, invece, ha la doppia caratteristica di essere sia recettore dei migranti centroamericani sia luogo di partenza verso gli Usa.
Il Nicaragua, invece, è l’eccezione regionale, con alti indici di intensità migratoria verso il Costa Rica. Panama ha flussi importanti di migranti verso gli Usa, a causa della sua condizione storica e politica con la federazione e, ora, è un Paese che ha mutato in parte la propria realtà e ne accoglie molti. Ma esistono anche circuiti migratori intraregionali in Centroamerica, facilitati dal programma di libera circolazione Ca4 e dall’uso del dollaro a El Salvador e a Panama.
In questo panorama risalta il caso del Messico, tanto che ora si parla di un circuito migratorio centroamericano. I dati parlano nel 2010 della presenza di 59.936 centroamericani nel Paese. Sono dodici milioni i messicani negli Usa, con una curva che ha avuto il suo picco nel 2007, con 6,9 milioni a partire da quell’anno.
Secondo lo studio che tocca l’America, dal 1970 al 2020 il contesto sociopolitico è cambiato. Se negli anni Settanta il tipo di migrazione era principalmente politica (a causa dell’esilio derivato da dittature e da regimi coloniali di Belize e Panama), si è passati ai lavoratori economici degli anni Novanta e ai primi rifugiati ambientali e agli sfollati interni degli anni Duemila. Dal 2010, invece, l’America è caratterizzata da rifugiati, dalle migrazioni familiari, infantili e giovanili e dalle carovane dei migranti.
Particolarmente critica è la violenza omicida che caratterizza alcuni Paesi: il tasso più elevato è a El Salvador (58 omicidi ogni 100.000 abitanti in media tra il 2016 e il 2019), poi Honduras (45 ogni 100.000), Belize (36,5 ogni 100.000). Le rimesse incidono parecchio sui sistemi economici dell’America Latina: a El Salvador contano il 21,4% del Pil, in Honduras il 20%, in Guatemala il 12%, in Nicaragua l’11,3%, in Belize il 5% e in Messico il 2,7%.
Uno dei temi maggiormente trattati è stato quello della violenza istituzionale. In 5 anni il Venezuela ha espulso 4,5 milioni di persone, specialmente verso i Paesi dell’America Latina. Nel 2014 solo il 2,3 per cento della popolazione venezuelana viveva all’estero e nel 2019 la cifra è cresciuta al 16%, la seconda dell’America Latina dopo El Salvador, la cui percentuale è al 25%. Il Messico ha il 10% dei suoi cittadini all’estero.
Ma nel Sud del continente, si legge ancora nello studio, “inefficienza, rozzezza e bassezza di molte istituzioni pubbliche e private, esercitano una violenza passiva sulla popolazione”. Oggi, “l’impunità istituzionale, la violenza sistemica e la povertà neoliberale hanno portato alle principali cause della migrazione”. (SL) (Agenzia Fides 24/02/2021)

mercoledì 30 dicembre 2020

Vatican news 30 dicembre 2020

 


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venerdì 23 ottobre 2020

Agenzia Fides 23 ottobre 2020

 

EUROPA/SPAGNA - Grazie delle POM a quanti hanno partecipato alla Giornata Missionaria “della pandemia”
 
Madrid (Agenzia Fides) - Domenica scorsa è stata celebrata la Giornata Missionaria Mondiale in tutto il mondo. Quest'anno, sebbene la pandemia abbia condizionato le iniziative, grazie alla creatività di diocesi, parrocchie, scuole, è stato comunque possibile realizzarla. Al termine della campagna di sensibilizzazione, d. José María Calderón, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna, ha voluto ringraziare in un video tutti coloro che hanno collaborato per le missioni. Anche il Presidente delle POM, Sua Ecc. Mons. Giampietro Dal Toso, ha ringraziato la Spagna per il suo grande impegno per questa Giornata, sia della comunità cristiana che delle POM.
"La Giornata Missionaria di quest'anno sarà ricordata come la Giornata Missionaria del confinamento o della pandemia" spiega d. José María Calderón. "Vogliamo ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile la celebrazione in questa strana situazione, che sono state generose e hanno condiviso con la Chiesa missionaria le loro donazioni".
Il Direttore nazionale sottolinea che la Chiesa in Spagna è molto generosa con le missioni e questo è possibile grazie a tante persone che hanno collaborato con le loro preghiere, offerte e sforzi - sia singole persone che scuole e parrocchie -. Ringrazia anche coloro che hanno contribuito attraverso i media. “I missionari vi ringrazieranno. La Chiesa continuerà ad evangelizzare grazie al vostro lavoro, al vostro impegno, al vostro sacrificio” conclude.
Anche l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Presidente delle POM, ha ringraziato i cattolici spagnoli per il sostegno che danno ai missionari. "È un contributo che mostra la grande sensibilità missionaria che esiste in Spagna", spiega in un video, registrato dalla corrispondente di COPE in Vaticano. “Sono tanti i missionari spagnoli, consacrati, sacerdoti e laici, che sono in giro nel mondo. Ma ci sono perché dietro c'è una comunità cristiana spagnola che è molto forte, e sente molto questa chiamata alla missione”.
Le POM della Spagna, considerata la situazione di emergenza sanitaria hanno proposto una edizione “più digitale” della Giornata Missionaria, con una pagina web dove sono state offerte in modo interattivo le testimonianze di sei missionari, e sono stati proposti nuovi modi per donare in modo digitale. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
LINK
Il sito delle POM della Spagna, con i video -> https://www.omp.es
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AFRICA/CAMERUN - La guerra di secessione della parte anglofona rischia di creare una generazione perduta
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - È in atto dal 2016 una crisi sociale e umanitaria nelle regioni anglofone del Camerun, dove vive il 20% della popolazione del Paese. La crisi segnala una frattura storica tra la maggioranza francofona e la minoranza anglofona, ma si è amplificata a seguito degli scioperi di ottobre 2016 da parte di insegnanti e avvocati, conseguenti all’invio nelle regioni anglofone occidentali di giudici e insegnanti francofoni. La forte centralizzazione ha generato un fenomeno di francesizzazione degli apparati pubblici e statali, cui ha fatto seguito una drastica diminuzione dei rappresentanti politici anglofoni all’interno degli organi decisionali. Una crisi che si è trasformata in tentativo di secessione messo in atto da gruppi armati che si sono scontrati fino ad oggi con l’esercito del Camerun generando una crisi umanitaria.
Secondo l'Unhcr sono 60.000 i rifugiati camerunesi che hanno trovato accoglienza in Nigeria. Come racconta Fratel Eric Michel Miedji, della Congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù di Foumban, «la violenza indotta dalla crisi e la radicalizzazione dei protagonisti è in gran parte il risultato della scarsa risposta del governo: negazione, disprezzo, intimidazione, repressione, prigionia e l'erosione della fiducia tra la popolazione anglofona e il governo nella misura in cui una probabile maggioranza degli anglofoni vede un ritorno al federalismo o alla secessione come un risultato possibile. Questa sporca guerra, con le sue insopportabili dimensioni politiche, economiche e sociali, ha generato gravi conseguenze, tra cui la fuga della maggior parte della popolazione da queste regioni verso i paesi vicini e le città del Camerun che confinano con l'area anglofona. Si stima quindi che nelle città e nei villaggi del Camerun ci siano più di un milione di sfollati interni, la maggior parte dei quali sono giovani che non frequentano la scuola. Sono fuggiti dalla violenza, dalla lotta armata e dalle uccisioni per cercare rifugio in luoghi sicuri e pacifici».
Qui a Foumban ci sono più di 4.000 sfollati (senza contare i bambini). Persone che rischiano di perdersi: dopo il trauma della guerra entrano nell’afasia della disoccupazione e sono a rischio delinquenza e prostituzione. I giovani non possono andare a scuola perché i loro genitori sono senza lavoro. «Noi - prosegue Fratel Eric -, seguiamo 250 giovani che cerchiamo di formare e reinserire nel loro ambiente di vita nel più breve tempo possibile. Ma ci sentiamo anche impotenti. Se potessimo avere maggiore sostegno potremmo trovare soluzioni concrete per lo sviluppo sociale ed economico e l'integrazione degli sfollati». (F.F.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/BENIN - I Vescovi: “Si guardi al voto con spirito costruttivo per il bene di tutti”
 
Cotonou (Agenzia Fides) – “Le prossime elezioni siano pacifiche, inclusive e democratiche nello spirito della Conferenza nazionale del febbraio 1990”. È l’appello lanciato dai Vescovi del Benin nella dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Plenaria tenutasi presso il Centro Pastorale Mons. Nicolas Okioh, a Natitingou, nel nord-ovest del Benin.
I Vescovi invitano "i fedeli, i vertici dei partiti politici e i cittadini in generale, a fare una valutazione oggettiva, critica e costruttiva del quinquennio che sta volgendo al termine”. Le elezioni presidenziali sono previste l'11 aprile 2021. Il Presidente uscente, Patrice Guillaume Athanase Talon dovrebbe candidarsi per un secondo mandato.
La Conferenza episcopale del Benin è profondamente addolorata per le piogge torrenziali che hanno interessato diverse località, soprattutto nel Dipartimento di Alibori. Queste inondazioni hanno causato la perdita di vite umane, distrutto coltivazioni e bestiame, e ha lasciato le popolazioni povere e indigenti senza riparo. All'inizio del mese, più di 7.000 persone sono state sfollate a causa delle inondazioni nelle comunità di Kandi, Karimama e Malanville nella provincia di Alibori nel nord-est del Benin-
I Vescovi del Benin sono inoltre preoccupati per i diversi casi di suicidio specie tra i giovani. “Ricordano a tutti che la vita umana è sacra e appartiene a Dio dal concepimento al suo termine con la morte” afferma il messaggio pervenuto all’Agenzia Fides.
Infine la Conferenza Episcopale del Benin si dice “preoccupata per la promozione insidiosa e la graduale introduzione dell'omosessualità e dell'orientamento sessuale come diritti umani nella legislazione dei Paesi che aderiscono all'Organizzazione degli Stati dell'Africa, Caraibi e Pacifico (OEACP), in cambio del rinnovo degli accordi bilaterali e multilaterali per ottenere aiuti internazionale. Esorta il governo del Benin, i fedeli e gli attori della società civile a lavorare in sinergia per il rispetto delle leggi naturali”.
Il messaggio si conclude invitando i fedeli a recitare "la preghiera speciale per il Benin al termine di ogni messa, il Santo Rosario, la preghiera a San Michele Arcangelo di Papa Leone XIII e la Via Crucis". (L.M.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/EGITTO - Vigilia elettorale: i Vescovi copti esprimono “equidistanza” dai candidati e si augurano di vedere le file davanti ai seggi
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – A poche ore dall’apertura delle urne per le elezioni parlamentari egiziane, fissate per sabato 24 e domenica 25 ottobre, diversi Vescovi copti ortodossi diffondono nelle proprie diocesi sparse in tutto il Paese delle “dichiarazioni-fotocopia” per ribadire l’equidistanza della Chiesa copta dai candidati e dalle diverse formazioni politiche, e per invitare nel contempo tutti i cittadini a dare prova del loro senso civico e del loro attaccamento alla Patria, esercitando il diritto di voto. Anba Makarios, Vescovo della diocesi copta ortodossa di Minya, ha ricordato che la partecipazione alle elezioni esprime il senso di appartenenza alla nazione, e rappresenta nel contempo un “dovere civile” e un “diritto divino”. Anba Stephanos, Vescovo copto ortodosso di Beba, nel suo messaggio pre-elettorale ha ribadito che la Chiesa non esprime preferenze per candidati o Partiti in lizza, auspicando comunque che l’affluenza alle urne sia alta, e che le file di elettori davanti ai seggi elettorali possano offrire alla comunità internazionale un’immagine concreta della forza e della coesione della nazione egiziana.
Nelle scorse settimane (vedi Fides 1/10/2020) aveva suscitato dibattiti e polemiche il caso della candidatura alle elezioni parlamentari del sacerdote copto ortodosso Paula Fouad, parroco della chiesa di San Giorgio ad al Matarya, che dovrebbe candidarsi nella lista denominata “Coalizione degli indipendenti”, nella circoscrizione elettorale che comprende anche il Cairo.
In passato, in Egitto, diversi sacerdoti e Vescovi hanno fatto parte di formazioni politiche, in quanto nella Chiesa copta ortodossa solo i monaci sono tenuti a evitare ogni impegno personale diretto sul terreno della politica.
Le votazioni per scegliere i membri della Camera dei Rappresentanti nelle diverse aree del Paese si terranno in varie fasi, e si concluderanno l’8 novembre. Alle precedenti elezioni parlamentari del 2015 – riferisce CoptsToday – 36 seggi dei 568 a disposizione erano stati assegnati a candidati copti ortodossi. (GV) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/KIRGHIZISTAN - Si risolve la crisi politica con un accentramento dei poteri: deluse le aspettative del popolo
 
Bishkek (Agenzia Fides) - “La rivolta scoppiata in Kirghizistan dopo le elezioni parlamentari del 4 ottobre ha la sua origine nelle evidenze di acquisto di voti, questa volta più che in passato: nei giorni precedenti alle elezioni, infatti, si poteva assistere ad una visione plastica di quanto si stesse scivolando verso la corruzione. A questo si aggiunge che l’alta soglia di sbarramento del sistema elettorale kirghiso, pari al 7%, ha dato accesso al Parlamento a solo quattro dei sedici partiti che si sono presentati alle elezioni. Si tratta, ovviamente, dei quattro gruppi vicini al presidente eletto. Questa situazione, in un sistema già in fermento, ha fatto esplodere la protesta”. E’ l’analisi rilasciata all’Agenzia Fides, da Davide Cancarini, ricercatore ed esperto di politica dell’Asia centrale, spiegando le motivazioni alla base della crisi kirghisa dei primi giorni di ottobre.
Nelle ore successive al voto, le evidenze di brogli avevano portato in piazza a Bishkek, capitale del paese centroasiatico, un nutrito gruppo di manifestanti, che chiedevano l’annullamento delle elezioni da cui risultava vincitore il filorusso Sooronbay Jeenbekov. I dimostranti hanno occupato edifici governativi e liberato politici incarcerati, tra i quali l’ex presidente Almazbek Atambayev e Sadyr Japarov, poi nominato primo ministro e presidente. A queste clamorose azioni, la polizia aveva risposto con gas lacrimogeni e granate assordanti: gli scontri avevano provocato, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute kirghiso, un morto e 590 feriti.
La crisi è rientrata solo dieci giorni dopo le elezioni, con le dimissioni del primo ministro Kubatbek Boronov, del presidente del parlamento Dastanbek Jumabekov e dello stesso presidente eletto Jeenbekov. Tale situazione ha portato a un accentramento dei poteri nelle mani di Sadyr Japarov che, dopo essere stato nominato Primo ministro, ricopre anche il ruolo di Presidente. Secondo il dettato costituzionale kirghiso, infatti, fino all’elezione di un nuovo capo di stato, le sue funzioni devono essere svolte dal presidente del Parlamento. Se questi non può farlo, i poteri vengono trasferiti al Primo Ministro.
Spiega a tal proposito Cancarini: “Credo che la soluzione a cui si è arrivati tradisca le richieste più genuine dei manifestanti, che erano scesi in piazza chiedendo maggiore apertura del sistema democratico. Japarov, infatti, è una figura molto controversa, che non ha il sostegno di larga parte della popolazione. Quando sono scoppiate le proteste era in carcere per il sequestro di un funzionario. Inoltre, è vicino al clan dei Matraimov, una famiglia notoriamente legata a organizzazioni criminali kirghise. Al potere, quindi, c’è una figura discussa e non molto amata dal popolo: sicuramente non era questo lo scenario immaginato dai manifestanti quando sono scesi in piazza”.
Dalla caduta dell’Unione Sovietica ad oggi, il Kirghizistan ha attraversato altre due crisi: la “rivoluzione dei tulipani” del 2005 e la “seconda rivoluzione kirghisa” del 2010. In entrambe le occasioni, la popolazione era scesa in piazza per protestare contro corruzione e povertà, riuscendo ad estromettere i presidenti in carica, ma non portando, di fatto, ad un miglioramento delle condizioni del paese.
In Kirghizistan, secondo l’Asian Development Bank, il 22,4% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. In questo contesto si svolge l’operato della piccola comunità cattolica: circa 1.500 fedeli, che portano avanti numerosi progetti facendo leva su carità ed istruzione, che si focalizza particolarmente sui giovani provenienti da famiglie povere e villaggi rurali.
La comunità cattolica è organizzata attualmente in tre parrocchie nelle città di Bishkek, Jalal-Abad e Talas, ma molte piccole comunità sono distribuite nelle zone rurali del paese. I cattolici del posto possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane. Nel 1997, Giovanni Paolo II fondò la Missione sui iuris, come avvenne per gli stati limitrofi dell’Asia Centrale. Nel 2006, Benedetto XVI elevò la circoscrizione al rango di amministrazione apostolica. Oltre alla maggioranza musulmana, il 7% della popolazione è di fede cristiana, di cui il 3% di confessione ortodossa. Ebrei, buddisti e altre piccole minoranze costituiscono il 3% circa della popolazione.
(LF-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/VIETNAM - Consolare gli sfollati e portare aiuti: i Vescovi visitano le zone colpite dalle inondazioni
 
Hue (Agenzia Fides) - Esprimere solidarietà ed empatia agli sfollati, portare consolazione, speranza e aiuti materiali: con questo spirito una delegazione della Conferenza episcopale vietnamita ha visitato diverse aree del Vietnam centrale, colpite dalle recenti inondazioni. "Abbiamo pregato per le persone e con le persone colpite, esortandole affinché siano resilienti durante questi tempi di sofferenza", racconta in una nota pervenuta all'Agenzia Fides, il Vescovo Paul Nguyèn Thai Hop, alla guida della diocesi di Hà Tinh, che ha portato affetto e solidarietà alle famiglie in difficoltà nella parrocchia di Luong Van, nell'arcidiocesi di Hue. Il 21 ottobre, la delegazione dei Vescovi ha visitato le parrocchie di My Chanh e Trung Quan nella stessa arcidiocesi. "Questo è veramente un miracolo per la nostra parrocchia" ha detto il parroco di My Chanh, accogliendo una delegazione di Vescovi che si sono mostrati amorevoli, premurosi e portatori di consolazione spirituale.
Il Vescovo di Da Nang, Mons. Joseph Dang Duc Ngan, ha affermato che "le lacrime che cadono non sono dovute al dolore, alla sofferenza e alla perdita, ma alla gioia e alla felicità dei bambini, che si sentono amati dai loro genitori e da quanti consegnano aiuti umanitari con affetto e comprensione". Religiosi e religiose hanno accompagnato i Vescovi che hanno consolato le famiglie colpite.
La delegazione si è poi mossa su piccole imbarcazioni, che oscillavano sulla distesa di acqua che copre intere regioni, per raggiungere i fratelli e le sorelle della parrocchia di Trung Quan, nella diocesi di Ha Tinh, pur in condizioni atmosferiche piuttosto avverse, con pioggia e freddo.
Dopo le forti inondazioni del 16 ottobre, l'acqua sta ancora inondando varie regioni del Vietnam centrale, coprendo le case fino al tetto. Le persone qui sono ancora sotto shock perché l'alluvione è stato molto veloce e mai si era registrato un allagamento così terribile.
Racconta padre Quan Trung Quan: "Vedendo la situazione, nel cuore della notte, sentendo grida di aiuto, ha spedito in fretta i giovani del villaggio a salvare le famiglie, portandole in chiesa per trovare rifugio". Tra i luoghi più alti, ancora praticabili ci sono la chiesa, la Casa della cultura, un centro comunitario e una scuola materna. Le suore si sono alternate raccontando la tragica situazione in cui l'alluvione ha spazzato via tutto, e la gente si è ritrovata all'improvvise senza vestiti, senza cibo, senza casa. La gente è grata ai donatori che hanno portato pacchi di riso e aiuti per combattere la fame in questi giorni di difficoltà.
Ascoltando la gente e vedendo la situazione, Mons Emmanuel Nguyên Hong Son, Vescovo di di Bà Ria, parlando a nome di tutti i Vescovi vietnamiti, ha incoraggiato le persone con parole accorate, dicendo: "Nella sofferenza siate fiduciosi, resistete. Affidatevi all'amore del Signore che non vi abbandona mai. Preghiamo perchè la benedizione di Dio continui a riversarsi nei cuori di molti benefattori, che condividono i loro beni, per aiutarvi a ricostruire il vostro futuro. Dio vi ama sempre, vi ama moltissimo, e i fedeli in Vietnam e in altre parti del mondo rivolgono a Dio ferventi preghiere per voi e fanno gesti di carità fraterna per aiutarvi".
Attualmente 105 persone sono morte a causa di gravi inondazioni e smottamenti causati da settimane di forti piogge e 27 persone sono disperse. Secondo i mass-media, oltre cinque milioni sono sfollati dopo gli alluvioni che hanno sommerso oltre 178.000 case e quasi 7.000 ettari di colture.
(SD-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AMERICA/BRASILE - Dopo 10 anni nuova fase del Progetto missionario intercongregazionale ad Haiti
 
Brasilia (Agenzia Fides) - Il 2020 segna dieci anni di vita del progetto di collaborazione missionaria tra la Chiesa del Brasile e la Chiesa di Haiti: Il "Progetto di Solidarietà Intercongregazionale" è nato dalla collaborazione della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) e della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) con l'arcidiocesi haitiana di Port-au-Prince e la Conferenza dei Religiosi (CHR) di Haiti. Il 12 gennaio 2010 infatti Haiti ha subito il più grande terremoto della sua storia, che ha causato la morte di oltre 300.000 persone e ha lasciato più di 1 milione di senzatetto.
Di fronte a questa tragedia, la Chiesa brasiliana, attraverso i religiosi e Caritas Brasile ha dato inizio al lavoro missionario nell’isola, assicurando una presenza di solidarietà, di accoglienza e di evangelizzazione ad Haiti, inserendosi nella ricostruzione e nell’impegno di assicurare condizioni dignitose per i poveri (vedi Fides 20/9/2010; 21/2/2011; 13/5/2011).
Nel settembre 2010 la prima équipe missionaria, composta da tre religiose, venne inviata ad Haiti. Da allora hanno lavorato ad Haiti le religiose di 17 congregazioni. Attualmente sono quattro e operano in una comunità estremamente povera alla periferia di Port-au-Prince. Le religiose contribuiscono alla formazione della leadership, all'alfabetizzazione delle donne, alla cucina comunitaria, all'accompagnamento psicologico, ai laboratori d'arte musica e teatro, di taglio e cucito, di panetteria e pasta. Sono inoltre impegnate nella formazione degli adolescenti e dei giovani, e seguono circa 50 bambini in malnutrizione estrema.
Suor Fatima Kapp, consigliera del settore Missione della CRB, sottolinea che la miseria affligge senza pietà la maggior parte del popolo haitiano, l’elevata disoccupazione genera fame e violenza. Inoltre fino ad oggi, tutto è molto difficile, non esiste neanche una residenza fissa per le religiose che lavorano nei progetti. Nel settembre 2020 il termine dei 10 anni stabilito per l'attuazione del progetto è scaduto. Ma la CRB, con il sostegno della CNBB, si è assunta la responsabilità di continuare l'azione socio-pastorale nella regione e ha iniziato una nuova fase della missione intercongregazionale ad Haiti. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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OCEANIA/AUSTRALIA - Oltre 360 scuole cattoliche coinvolte nella speciale Giornata dell'Infanzia missionaria
 
Sydeny (Agenzia Fides) - La speciale Giornata missionaria dedicata ai Bambini è stata organizzata da "Catholic Mission", direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie e intitolata "Socktober Day": l’iniziativa, che unisce il termine "socks" e "October", si ricollega all'espressione "sock it to something", tipica australiana, che significa "colpire". Catholic Mission invita ogni ragazzo a dare il suo contributo per risolvere le questioni sociali, attraverso il gioco del calcio: il motto del 2020 è "sock it to poverty", ovvero "dai un calcio alla povertà". I bambini australiani calciano un "sockball" (un pallone fatto con tanti calzini) realizzato a mano, sperimentando come si gioca a calcio nei paesi più poveri, laddove i ragazzi mettono insieme tanti stracci per fare una palla, giocando su campetti di terra.
Oltre 360 ​​scuole cattoliche, in rappresentanza di quasi tutte le diocesi australiane, hanno aderito al movimento "Socktober" nel 2020, contribuendo a raccogliere fondi che vanno a beneficiare i bambini bisognosi in Cambogia e in altre nazioni del mondo. Il 21 ottobre migliaia di studenti si sono cimentati e hanno messo alla prova le loro abilità calcistiche, prendendo parte alla speciale competizione nel tirare "calci di rigore" e migliorando le loro abilità in uno sport che unisce i bambini di ogni angolo del mondo.
Come afferma in una nota inviata all'Agenzia Fides Matt Poynting, di Catholic Mission, "la Giornata è stata dedicata alla celebrazione dello spirito missionario nei bambini a livello globale. Nonostante gli anni molto difficili che le scuole e le famiglie hanno vissuto, la generosità degli studenti australiani e delle loro famiglie verso chi è in forte difficoltà è fonte di ispirazione. La Giornata dell'Infanzia missionaria è un evento che aiuta a riconoscere l'impegno missionario dei bambini, che fanno del bene per i loro fratelli e sorelle all'estero, anche se significa sacrificare qualcosa di quello che hanno".
Oltre a partecipare alla celebrazione online oggi sul sito web www.socktober.org.au, molte scuole hanno scelto di ospitare i propri "Socktober Event Days", organizzando seminari o sessioni in cui si tiravano i calci di rigore sui campetti da calcio, o utilizzando altre modalità di animazione, proposte da Catholic Mission.
"Il nostro team di educatori ha messo insieme un programma per coinvolgere la testa, il cuore e le mani degli studenti, nelle loro comunità scolastiche. Il feedback degli insegnanti è che gli studenti amano davvero le attività e la riflessione che avvengono durante il programma", ha rimarcato Poynting.
Le scuole di tutta l'Australia sono nel pieno delle attività previste durante il Mese missionario, promuovendo un importante sforzo di raccolta fondi. Nel 2020 sono già stati raccolti oltre 50.000 dollari australiani per l'evento Socktober e l'obiettivo è raddoppiarli.
"Catholic Mission" è la Direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie. Fondata a Sydney nel 1847, Catholic Mission contribuisce a finanziare progetti pastorali e sociali per le Chiese in Africa, Asia, Oceania e Sud America, inerenti la formazione spirituale, la cura pastorale, l'istruzione, la salute, i servizi igienico-sanitari e i programmi agricoli.
(PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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