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lunedì 25 ottobre 2021

Agenzia Fides 25 ottobre 2021

 

VATICANO - Il Papa nella Giornata Missionaria: grazie a chi testimonia il Vangelo nelle terre che non conoscono Gesù
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Un «grazie» e la richiesta di «un grande applauso» per «i tanti missionari e missionarie – sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici - che in prima linea spendono le loro vite energie al servizio della Chiesa, pagando in prima persona, a volte a caro prezzo, la loro testimonianza». Così, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, celebrata in tutto il mondo dalla Chiesa cattolica nella penultima domenica di ottobre, Papa Francesco ha voluto esprimere la sua gratitudine verso tutti i battezzati coinvolti nella “missio ad gentes”, attestando che il loro prendere parte all’opera apostolica non fiorisce «per fare proselitismo, ma per testimoniare il Vangelo nella loro vita nelle terre che non conoscono Gesù».
Le semplici parole di gratitudine nei confronti di chi opera nelle missioni sono state pronunciate dal Vescovo di Roma domenica 24 ottobre, dopo la tradizionale recita della preghiera mariana dell’Angelus. Parlando dalla finestra del Palazzo apostolico, davanti alla moltitudine presente a Piazza San Pietro, il Papa ha suggerito con un accenno lieve anche l’intima affinità genetica che corre tra la testimonianza resa da missionari e missionarie e quella offerta dai santi e dalle sante canonizzati dalla Chiesa. Richiamando le figure di suor Lucia dell’Immacolata – religiosa delle Ancelle della Carità beatificata a Brescia sabato 23 ottobre – e di Sandra Sabattini – studentessa figlia spirituale di don Oreste Benzi, beatificata a Rimini proprio domenica 24 ottobre, (vedi Fides 23/10/2021) – il Pontefice ha suggerito di guardare nella Giornata Missionaria Mondiale «a queste due nuove Beate come a testimoni che hanno annunciato il Vangelo con la loro vita».
Prima della recita dell’Angelus, commentando l’incontro tra Gesù e Bartimeo - il cieco di Gerico a cui Cristo ridona la vista - raccontato nel brano evangelico della liturgia del giorno, Papa Francesco aveva anche suggerito che un tratto inconfondibile della vita cristiana – e quindi anche di ogni opera missionaria e di ogni esperienza di autentica santità - è la mendicanza dei miracoli, gesti che possono essere compiuti solo da Cristo stesso, a cominciare dal miracolo del cambiamento che Lui solo può operare nel cuore degli uomini e delle donne di ogni tempo. «Bartimeo» ha fatto notare Papa Francesco «aveva perso la vista, ma non la voce! Infatti, quando sente che sta per passare Gesù, inizia a gridare: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me”. Gesù sente, e subito si ferma. Dio ascolta sempre il grido del povero, e non è per nulla disturbato dalla voce di Bartimeo, anzi, si accorge che è piena di fede, una fede che non teme di insistere, di bussare al cuore di Dio». A Gesù – ha aggiunto il Papa nella parte centrale della sua breve catechesi – Bartimeo «non chiede qualche spicciolo come fa con i passanti. No. A Colui che può tutto chiede tutto. Alla gente chiede degli spiccioli, a Gesù che può fare tutto, chiede tutto: “Abbi pietà di me, abbi pietà di tutto ciò che sono”». Quando la fede è viva – ha rimarcato il Papa – la preghiera « non mendica spiccioli, non si riduce ai bisogni del momento. A Gesù, che può tutto, va chiesto tutto. Non dimenticatevi di questo. A Gesù che può tutto va chiesto tutto, con la mia insistenza davanti a Lui. Egli non vede l’ora di riversare la sua grazia e la sua gioia nei nostri cuori, ma purtroppo siamo noi a mantenere le distanze, forse per timidezza o pigrizia o incredulità». Per offrire un’immagine concreta a concerma delle sue esortazioni, il Successore di Pietro ha anche riproposto un episodio attinto dalla sua lunga esperienza pastorale: «Tanti di noi, quando preghiamo» ha notato il Pontefice «non crediamo che il Signore può fare il miracolo. Mi viene in mente quella storia – che io ho visto – di quel papà a cui i medici avevano detto che la sua bambina di nove anni non passava la notte; era in ospedale. E lui ha preso un bus ed è andato a settanta chilometri al santuario della Madonna. Era chiuso e lui, aggrappato alla cancellata, passò tutta la notte pregando: “Signore, salvala! Signore, dalle la vita!”. Pregava la Madonna, tutta la notte gridando a Dio, gridando dal cuore. Poi al mattino, quando tornò in ospedale, trovò la moglie che piangeva. E lui pensò: “È morta”. E la moglie disse: “Non si capisce, non si capisce, i medici dicono che è una cosa strana, sembra guarita”. Il grido di quell’uomo che chiedeva tutto – ha rimarcato Papa Francesco - è stato ascoltato dal Signore che gli aveva dato tutto. Questa non è una storia: questo l’ho visto io, nell’altra diocesi. Abbiamo questo coraggio nella preghiera? A Colui che può darci tutto, chiediamo tutto, come Bartimeo, che un grande maestro, un grande maestro di preghiera. Lui, Bartimeo ci sia di esempio con la sua fede concreta, insistente e coraggiosa». (GV) (Agenzia Fides 24/10/2021).
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VATICANO - “La centralità del Regno” il filo conduttore del nuovo numero del Bolletino della POSI
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) -“La centralità del Regno” è il titolo e il tema del Bollettino di ottobre 2021 del Segretariato Internazionale della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI) in distribuzione in questi giorni. Il mese di ottobre, apertosi con la memoria liturgica di santa Teresina di Lisieux, è il mese missionario per eccellenza che è culminato domenica 24 ottobre con la celebrazione della Giornata Missionaria mondiale dal tema “Non possiamo tacere ciò che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20).
“Credo che il tema di quest’anno sia più̀ che mai a misura di bambino, poiché́ ne evidenzia due caratteristiche genuine quali la semplicità̀ e la spontaneità̀” scrive nel suo editoriale sr. Roberta Tremarelli, Segretario Generale della Pontificia Opera Santa Infanzia che riprende “Sono le stesse che ogni Cristiano, evangelizzatore, testimone, discepolo missionario dovrebbe avere nell’annunciare il Vangelo, sfruttando ogni occasione opportuna e inopportuna, come diceva San Paolo. Proprio come i bambini, nella loro semplicità̀ e senza veli. Chi meglio di un bambino e di un ragazzo può̀ insegnarci ad annunciare il Vangelo ed essere missionario? Il bambino non pensa né prevede le contrarietà̀, procede e basta, fidandosi”. Suor Tremarelli ricorda come questo spirito fosse già prefigurato in Pauline Marie Jaricot, fondatrice nel maggio del 1822 della prima Opera missionaria, quella della Propagazione della fede della quale è prossima la beatificazione: “in questi giorni è stata annunciata la data della sua beatificazione: il 22 maggio 2022 a Lione. Gioiamo con tutta la Chiesa per questa prossima nuova Beata, una donna di fede che nella sua sensibilità e semplicità ha dato vita ad un’Opera che da 200 anni sostiene i missionari e la missione della Chiesa universale”.
Il tema del Bollettino “La centralità del Regno” viene trattato da padre Leonardo Rodriguez, Direttore nazionale delle PP.OO.MM in Uruguay che, facendo riferimento all’invito di Gesù a diventare come i bambini, cerca di identificare alcune caratteristiche della capacità di legame/vincolo/ relazione del bambino per individuare da questa analisi le caratteristiche della spiritualità cristiana, mentre “Una spiritualità per l’infanzia missionaria secondo santa Teresa di Lisieux e san Giovanni Paolo II” è il contributo a firma di Rafael Santos, collaboratore della Direzione nazionale PP.OO.MM. in Spagna, che offre il seguente richiamo: “Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, patrona delle Missioni all’età di sette anni è entrata a far parte dell’Opera della Santa Infanzia, chiamata oggi Infanzia Missionaria, dettaglio importante perché “suggerisce che, ricondurre alla nostra epoca la vita e la spiritualità di questa Santa può far luce sulla vita e sulla spiritualità dell’Infanzia Missionaria dei giorni nostri”.
Fra gli altri argomenti trattato in questo numero: la voce dei bambini dalle direzioni nazionali Sri Lanka, Pakistan, Malawi, Colombia, Filippine; notizie dalle diocesi: Bolivia, Nicaragua, Nigeria, India, Liberia, Guinea Bissau, Perù. Si narra anche dei “Piccoli missionari in Burundi” e si raccontano progetti di educazione religiosa e assistenza di base per i bambini dei villaggi remoti di Babiko, Mou e Rapa, e il centro di reinserimento Ndjiatar per bambini diversamente abili.
(EG) (25/10/2021)



LINK
Bollettini POSI -> https://www.ppoomm.va/it/documentazioni/documenti-posi/posi-bollettini.html
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AFRICA/SUDAN - I militari prendono il potere con un golpe, la gente scende in piazza
 
Khartoum (Agenzia Fides) - “Mentre siamo parlando si sentono spari. Come temevamo, l’esercito ha preso a sparare sui dimostranti che fin dalle prime ore della mattinata si sono riversati nelle strade per chiedere l’immediata fine del processo di golpe e il ritorno alla transizione democratica”. Lo riferiscono fonti di Fides nella Chiesa in Sudan, chiedendo “specie in questo momento di grandi incertezza e timori” di restare anonima. La fonte di Fides è stata raggiunta a fatica al telefono (dall’alba sono interrotti al 90% linee telefoniche, internet e strade) nella tarda mattinata di lunedì 25 ottobre, poche ore dopo l’avvenuto colpo di Stato. Il grande Paese africano, due anni e mezzo fa teatro di una “Primavera” che sorprese il mondo per la conduzione pacifica e incruenta, soprattutto, per la cacciata del dittatore Omar al-Bashir, sembra piombare di nuovo nel caos autocratico e alimentare i timori di un ritorno al passato.
“Nella notte – riferiscono le nostre fonti - dopo giorni in cui si rincorrevano voci e si temevano conferme, c'è stato il colpo di stato. Linee internet e telefoniche, strade e aeroporto sono chiusi. Alla radio, da questa mattina, passano solo ed esclusivamente l'inno nazionale. C’è una presenza militare massiccia e si tratterà di capire chi sarà il nuovo leader e, soprattutto, come reagirà la popolazione che, piuttosto che tornare indietro, è pronta a tutto. Da questa notte ci poniamo molte domande ma sono due gli aspetti che più ci preoccupano. Da una parte la reazione dei militari alle manifestazioni che stanno avvenendo: da queste prime avvisaglie, l’intenzione è di reprimere duramente anche se, nel frattempo, ci giungono notizie di soldati ai posti di blocco che invece fanno passare i manifestanti. Dall’altra chi ci sia dietro questa mossa. Chi sono i militari realmente alla testa del golpe? Sono islamisti? Una fronda più laica? E poi, nel gruppo dei militari golpisti rientrano forse anche i Janjaweed del Darfur (le famigerate milizie autrici di efferati eccidi e stragi nella regione centro-occidentale, ndr)? ”
Si accavallano, nel frattempo, notizie riguardo la situazione di tensione del Paese. Dopo l’arresto, avvenuto nelle prime ore dell’alba, del Primo Ministro Abdalla Hamdok e della moglie, camionette militari hanno circondato le abitazioni dei ministri civili dell’informazione Hamza Baloul, dell’industria Ibrahim al-Sheikh, del governatore della capitale Khartoum, Ayman Khalid, del consigliere per i rapporti con i media Faisal Mohammed Saleh e del portavoce per il consiglio sovrano Mohammed al-Fiky Suliman, per arrestarli.
“Sono persone buone che si erano impegnate in prima persona – riprende la fonte – e che pagano proprio per la lealtà al popolo. Sembra che i militari vogliano che il Primo ministro si dimetta ‘spontaneamente’ e si dichiari pronto a entrare in un esecutivo golpista; ma Hamdok tiene duro e anzi chiama la gente a protestare. Gli ufficiali vogliono il potere senza perdere la faccia, come se la gente fosse stupida e non sia già consapevole delle manovre”.
Il golpe avviene al culmine di un periodo di forti tensioni fra i militari e la società civile che 2 anni fa avevano siglato un accordo di transizione che prevedeva una “presidenza a rotazione” e che, il prossimo 17 novembre, avrebbe dovuto condurre a una presidenza espressa dalla società civile e alla prosecuzione dell’esperienza di governo al 50% e 50%. I militari, in realtà, hanno fatto comprendere con sempre maggiore chiarezza che non volevano lasciare la presidenza e, per diffondere caos e panico, hanno innescato e foraggiato manifestazioni di fette di popolazione invocanti il “pugno duro” per mettere fine alla pesante crisi economica e politica degli ultimi tempi.
Conclude la fonte di Fides: “Il presidente del Consiglio di transizione Abdel Fattah al-Burhan ha proclamato lo stato di emergenza in tutto il Paese, con la dissoluzione del suddetto Consiglio e del governo. Hanno sostanzialmente sciolto il consiglio sovrano e l’esecutivo, praticamente stracciato l’accordo fra civili e militari di 2 anni fa. Dicono di averlo fatto per salvare la rivoluzione ma è un atto che la seppellisce definitivamente”.
(LA) (Agenzia Fides 25/10/2021)
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AFRICA/SUD SUDAN - "School Children We Are for Peace": gli studenti celebrano la Giornata annuale delle scuole cattoliche
 
Tombura Yambio (Agenzia Fides) - Mentre il Paese continua a vivere una crisi umanitaria molto pesante, i ragazzi della diocesi di Tombura Yambio non rinunciano a celebrare la Giornata delle scuole cattoliche con l’obiettivo di portare speranza e fiducia in se stessi nel travagliato Stato dell'Equatoria occidentale.
La celebrazione, che si tiene ogni anno, rientra nei programmi della diocesi. Solitamente vede riunite tutte le istituzioni scolastiche cattoliche della diocesi. Tra queste l'Università Cattolica, le scuole superiori, le scuole secondarie, le scuole primarie e le scuole pre-primarie.
A guidare la celebrazione eucaristica di centinaia di studenti e alunni nella Parrocchia Santa Maria Madre di Dio di Yambio, il Vicario generale ad interim della diocesi, p. Tombe Charles. Ricordando San Daniele Comboni, patrono diocesano dell'istruzione che portò il primo seme della fede e dell'educazione cattolica nell'allora Sudan, p. Tombe ha detto: “San Daniele Comboni ci invita a ricominciare la vita di nuovo, per essere più vicini a Gesù Cristo, e attraverso l’istruzione ottenere qualcosa di nuovo che prima non c'era”.
“Nonostante le sfide, è importante concentrarsi su ciò che vogliamo essere – ha aggiunto il Vicario generale - . Tutti noi possiamo realizzarci solo se lavoriamo per la pace che viene da Dio, questo significa accettare completamente Lui” prosegue la nota pervenuta all’Agenzia Fides.
“Siamo uniti da Dio per la missione di portare la pace alle persone” ha puntualizzato p. Tombe, aggiungendo che gli studenti e gli alunni stanno ricevendo un'istruzione per essere persone competenti che dovrebbero lavorare per l'unità e l'amore per tutta l'umanità nel prossimo futuro.
“Crediamo che per raggiungere la missione dell'Educazione cattolica nella diocesi cattolica di Tombura-Yambio, dobbiamo sviluppare la nostra capacità di agire come una comunità in continuo apprendimento” ha detto il Vescovo della diocesi, Mons. Eduardo Hiiboro Kussala nel messaggio letto a suo nome dal Vicario durante la celebrazione. Incoraggiando alunni, studenti, insegnanti e tutti coloro che lavorano nel settore educativo della diocesi, il Vescovo ha affermato che l’obiettivo di tutte le scuole cattoliche è quello di fornire un'educazione cattolica che ispiri tutti gli studenti ad apprendere e sperimentare la crescita accademica in un ambiente sicuro e accogliente, basato sui valori del Vangelo. Il carisma delle scuole cattoliche diocesane è servire Dio e la comunità con coraggio e integrità; vedere la luce splendente in ogni bambino.
"School Children We Are for Peace" è stato il tema delle celebrazioni di quest'anno, iniziate con il raduno di tutte le scuole a Yambio Freedom Square al mattino e proseguite in marcia attraverso la città fino alla Parrocchia Santa Maria Madre di Dio di Yambio.
La diocesi cattolica di Tombura-Yambio ha attualmente cinque istituti di istruzione superiore, 8 scuole secondarie in otto diverse parrocchie, 28 scuole primarie e 24 scuole materne.
(AP) (Agenzia Fides 25/10/2021)
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ASIA/BANGLADESH - Il Cardinale D'Rozario: garantire dignità e protezione ai Rohingya
 
Cox's Bazar (Agenzia Fides) – “Apriamo i nostri cuori alle persone che hanno bisogno del nostro sostegno per garantire la loro esistenza in questo mondo”: lo ha detto il Cardinale Patrick D'Rozario, dopo aver visitato, nei giorni scorsi, il più grande campo profughi del mondo a Cox's Bazar, dove vivono 1,1 milioni di Rohingya. In un videomessaggio diffuso per l'occasione e pervenuto all'Agenzia Fides, il Cardinale ha raccontato la sua esperienza dicendo: “Siamo accanto a loro. Chiediamo solidarietà alle persone di altre nazioni. Quando sono arrivato qui per la prima volta, tutti erano tristi. Non si avvicinavano nemmeno chiamandoli. Ora vedo campi ben organizzati e stanno vivendo in modo umano”.
Il Cardinale ha spiegato: “I Rohingya riescono a soddisfare alcune necessità di base della loro vita e dispongono di rifugi dignitosi. E' un passo avanti. Ho parlato del ruolo della Caritas. La dedizione, l'assistenza, una buona pianificazione degli aiuti hanno davvero dato all'ambiente un volto umano”.
Naturalmente l'auspicio è che i Rohingya possano tornare nella loro terra natale, in Myanmar: “Ma questa non è semplicemente una decisione bilaterale, tra Myanmar e Bangladesh. La comunità internazionale si sta impegnando per questo ed è coinvolta. Se i profughi non saranno sicuri dei loro diritti umani, della cittadinanza, della sicurezza, non saranno disposti ad andarci. Non possiamo costringerli a uscire, anche questo è disumano. Queste persone dovrebbero essere ben accolte, dovrebbero essere protette, dovrebbero essere accompagnate nello sviluppo e nella promozione umana. La situazione è molto difficile”.
Il Cardinale ha citato la preoccupazione di Papa Francesco per i Rohingya: “Il Santo Padre parla dei Rohingya, ricorda e prega per i Rohingya, e conserva sempre bei ricordi nel suo cuore", ha detto, ricordando che nel 2017 Papa Francesco ha incontrato alcuni rifugiati Rohingya durante la sua visita a Dhaka.
Dopo la visita del Cardinale, Immanual Chayan Biswas, capo delle operazioni del Programma di risposta alle emergenze in Caritas Bangladesh, dichiara a Fides: “In tre anni d impegno abbiamo lavorato a un programma di accoglienza, che ha visto i profughi passare da rifugi temporanei a rifugi più stabili. Con la nostra azione, cerchiamo di offrire solidarietà concreta e dare speranza. Nel 2017, la maggior parte delle donne e dei bambini Rohingya sono venuti qui con traumi psicologici e, in tre anni, grazie al nostro programma di sostegno psicologico e sociale, molte donne, molti bambini hanno iniziato a tornare alla vita normale".
Caritas Bangladesh opera in Cox's Bazar accanto all'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, mettendo a disposizione un centro comunitario e 175 rifugi per i residenti del campo. Diversi programmi di assistenza sociale promossi da Caritas Bangladesh stanno aiutando i rifugiati Rohingya nella promozione umana, per favorire condizioni di vita dignitose.
(FC) Agenzia Fides, 22/10/2021)
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ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita sugli scontri di Tayyouneh: chi ha difeso “la sicurezza del proprio ambiente” non diventi “capro espiatorio”
 
Beirut (Agenzia Fides) - Lo Stato, con le sue istituzioni, ha il compito di “proteggere il suo popolo”. E se ciò non accade in maniera efficace, quelli che hanno difeso “la loro dignità e la sicurezza del proprio ambiente” non possono essere trattati alla stregua di un “capro espiatorio”. Così il Cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca della Chiesa maronita, è intervenuto sulla delicata fase politica attraversata dal Paese dei Cedri, tintasi di sangue dopo che sette manifestanti sciiti sono stati uccisi giovedì 14 ottobre, a Beirut, da cecchini appostati sui tetti nel quartiere “cristiano” di Tayyouneh.
Le parole del Patriarca, pronunciate durante l’omelia della celebrazione liturgica da lui presieduta domenica 24 ottobre nella sede patriarcale di Bkerké, sono state lette da molti media nazionali come un implicito sostegno offerto dal Cardinale libanese alle posizioni di chi considera i fatti di sangue registrati a Tayyouneh come un fatale incidente, seguito al tentativo di auto-difesa messo in atto dagli abitanti del quartiere di fronte alle scorribande di militanti sciiti arrivati dall’esterno con armi intenti intimidatori. "Noi che crediamo nella giustizia” ha detto il Patriarca, “non accettiamo che coloro che hanno difeso la loro dignità e la sicurezza del loro ambiente siano trasformati in un capro espiatorio. Queste persone, insieme ad altre, avevano difeso il Libano e offerto migliaia di martiri per il bene della sua unità e sovranità".
Dopo la strage, il partito sciita di Hezbollah e i suoi media di riferimento avevano attaccato frontalmente, come autori del massacro, miliziani delle Forze Libanesi, Partito guidato dal leader cristiano Samir Geagea, che dal canto suo aveva respinto le accuse di aver realizzato un “agguato” premeditato, sostenendo che alcuni residenti di Ain al Remmaneh- Tayyouneh si erano soltanto “difesi” dai miliziani sciiti “che hanno cercato di entrare nelle loro case”. Sui media e nei contributi di alcuni analisti è cominciata a riaffiorare la retorica settaria sulle milizie impegnate a “difendere” e “proteggere” i quartieri cosiddetti “cristiani” dalle incursioni dei gruppi legati ai Partiti sciiti Hezbollah e Amal.
In seguito al massacro, ventisei persone sono state arrestate dopo le violenze nell'area di Tayyouneh-Ain al-Remmaneh, la maggior parte delle quali appartenenti alle Forze Libanesi. Riguardo a tali provvedimenti giudiziari, il Patriarca nella sua omelia ha chiesto che le indagini siano svolte senza mettere in atto "intimidazioni", e senza criminalizzare “una singola parte, come se fosse responsabile esclusiva degli incidenti".
Il Cardinale libanese ha anche messo in guardia da eventuali tentativi di utilizzare le indagini sugli incidenti di Tayyouneh-Ain al-Remmaneh per oscurare e rallentare quelle condotte dal giudice Tarek Bitar che ha messo nel mirino uomini di Amal – Partito sciita guidato dal Presidente del Parlamento Nabih Berri - per le loro presunte responsabilità penali in merito alle tragiche esplosioni avvenute nel porto di Beirut il 4 agosto 2020. (GV) (Agenzia Fides 25/10/2021)
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AMERICA/CILE - Crescono violenza e polarizzazione in vista delle elezioni: i Vescovi chiamano al dialogo e alla responsabilità
 
Santiago (Agenzia Fides) – “Preoccupati per l'attuale clima di belligeranza e polarizzazione nella vita politica, specialmente nella campagna presidenziale, che dovrebbe essere invece l'occasione per confrontarsi con idee, progetti e programmi sul presente e sul futuro della nazione, in un esercizio che infonda speranza, senso di appartenenza e impegno per il bene comune”, i Vescovi cileni hanno pubblicato un messaggio, pervenuto a Fides, ad un mese dalle elezioni presidenziali, parlamentari e regionali del 21 novembre.
Il Comitato permanente dell'Episcopato cileno, nella nota intitolata “Per vivere il processo elettorale nella pace e nella concordia cittadina”, rileva: “purtroppo le manifestazioni di violenza
stanno crescendo tra noi. La polarizzazione e l'aggressività si esprimono a molti livelli della nostra convivenza, anche nei nostri rapporti quotidiani con gli altri. Gli omicidi e altre azioni criminali sono aumentati ultimamente. Il traffico di droga e la criminalità occupano ampi settori e spazi delle nostre città. La legittima protesta politica diventa spesso, per l'azione di alcuni gruppi, distruttiva di beni e spazi pubblici e privati".
Di fronte a questa situazione, i Vescovi esortano i cileni a “rivedere seriamente il nostro modo di vivere insieme", a "fermare la violenza”, a “imparare a dialogare come fratelli, tutti abitanti dello stesso Paese e casa comune”. Un altro motivo di preoccupazione viene dallo scenario economico, con le sue conseguenze negative che colpiscono soprattutto i poveri e le famiglie vulnerabili, cui si aggiunge la pandemia che ha generato problemi che dureranno a lungo. "È contraddittorio – proseguono - che, mentre cerchiamo e aneliamo a livelli più elevati di benessere e giustizia, non costruiamo con l'azione politica scenari più stabili, che ci permettano veramente di affrontare le sfide sociali ed economiche che abbiamo. Dobbiamo scommettere ancora di più per il bene del Paese, al di là dei calcoli elettorali".
I Vescovi quindi invitano tutti “ad agire in modo responsabile”, sottolineando che “per chiunque verrà a governare il Paese nel prossimo periodo, il compito sarà difficile e complesso, a causa del contesto economico e politico che stiamo vivendo, senza dimenticare la presenza della crisi sanitaria”. Occorre quindi fare attenzione alle parole che vengono usate e alle iniziative che vengono intraprese, “per non generare quella polarizzazione che rende più opaco il nostro presente". Infine esortano i credenti a "pregare per la nostra Patria, per i suoi governanti e leader, per le sue istituzioni e per i processi politici e sociali in corso, per ciascuno dei suoi abitanti", affidando alla Vergine del Monte Carmelo “questo tempo di sfide per la nostra patria”. (SL) (Agenzia Fides 25/10/2021)

martedì 23 febbraio 2021

Agenzia fides 23 febbraio 2021

 

AFRICA/CONGO RD - “L’Ambasciatore Attanasio era vicino al mondo missionario” dice una volontaria salesiana
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - Luca Attanasio, l’Ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, “era vicino al mondo missionario che opera nell’est del Paese”, dove è stato ucciso insieme al carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci, e all’autista congolese Mustafa Milambo. Lo afferma, in un colloquio con l’Agenzia Fides, Monica Corna, Capo missione salesiana VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) in RDC, che ha lavorato a fianco dei Salesiani per 18 anni.
“Il dottor Attanasio era bene conosciuto dalla comunità missionaria nel Nord Kivu” dice Monica Corna, che da 18 anni opera con il VIS presso il centro don Bosco a Goma, il capoluogo della provincia orientale congolese. “Era sicuramente una persona molto entusiasta, che credeva in quello che faceva” dice la volontaria. “L’Ambasciatore Attanasio si era recato nel Nord Kivu per constatare di persona la difficile realtà delle popolazioni locali: per lui era importante vedere una certa realtà per avere una visione diretta per essere un vero testimone”.
Sulla dinamica dell’agguato Monica Corna dice “non ho elementi per fare supposizioni su quel che è successo”, ma aggiunge che "se è comprensibile l’emozione che la morte dei nostri connazionali ha suscitato in Italia, non bisogna cedere alla rabbia e spero che un atto del genere non faccia dire a qualcuno 'basta aiuti al Congo'. Questo sarebbe andare contro lo spirito che ha animato l’Ambasciatore Attanasio, che credeva che la Repubblica Democratica del Congo dovesse avere il posto che le spetta tra le nazioni”.
“La reazione dei congolesi è di dolore e di sgomento” afferma la volontaria. “Molti si chiedono perché il nostro Paese deve far notizia a livello internazionale solo quando accadono tragedie del genere”.
In effetti la stampa internazionale si occupa della RDC e in particolare di questa area, solo quando nelle violenze sono coinvolti cittadini stranieri, soprattutto se occidentali. “Ma le violenze contro le popolazioni locali sono quasi quotidiane ma cadono nel silenzio” sottolinea la volontaria del VIS.
L’agguato che ha portato all’uccisione dei tre uomini è avvenuto nella mattinata di ieri, 22 febbraio, nei pressi del villaggio di Kibumba, tre chilometri da Goma. Le circostanze del triplice omicidio sono ancora in fase di accertamento. (L.M.) (Agenzia Fides 23/2/2021)



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AFRICA/COSTA D’AVORIO - "Sto bene dove Dio vuole": una missionaria laica testimonia la sua vocazione
 
Bondoukou (Agenzia Fides) - “La vocazione laicale missionaria deve essere percepita come una grazia da condividere, non solo a parole ma con atti concreti, materiali e spirituali, con gioia, sacrificio, convinzione e tanta passione”. Così scrive all'Agenzia Fides Annalisa Tognon, missionaria laica impegnata in un grande villaggio della diocesi di Bondoukou, Costa d’Avorio.
“Questo mio servizio all’Africa è donare la mia vita a Cristo e seguirlo nella sua missione” sottolinea Annalisa. “Attualmente - prosegue - i tempi non sono facili qui nell’estremo nord-est della Costa d’Avorio, al confine con il Burkina Faso diventato bersaglio dei jihadisti. Proprio perché siamo in una zona dichiarata ‘rossa’ per il pericolo del terrorismo, Mons. Bruno Essoh Yedoh, Vescovo di Bondoukou, e il suo Consiglio mi hanno ordinato di lasciare la missione di Téhini. Qui facevo parte di un’équipe pastorale insieme a due preti diocesani locali e a Marie, una signora di etnia koulango, originaria di Yamadougou, villaggio vicino a Bondoukou. Lei è rimasta a Tehini, per assicurare la presenza e alcuni servizi alla missione.”
La missionaria spiega che, per motivi di sicurezza, da gennaio 2020 ha vissuto a Bondoukou dove le è stata affidata la visita ai malati del Centro Saint Camille, affiliato all’Associazione per malati di Grégoire Ahongbonon. “Il fondatore del Centro è stato p. Giacomo Bardelli, sacerdote della Società per le Missioni Africane (SMA), che ha iniziato la costruzione nel 2001 di cui sono stata testimone. Tuttavia, da qualche mese – aggiunge Annalisa - il Vescovo mi ha proposto un’altra missione nel villaggio di Tambi, dove vive la popolazione di etnia Nafana, un ramo del grande popolo Senufo, che abita il nord della Costa d’Avorio. Il villaggio dipende dalla parrocchia della Cattedrale, si trova a circa 40 km da Bondoukou, e a 16 km dalla frontiera con il Ghana. La comunità cristiana di Tambi non è ancora Parrocchia: un prete diocesano viene periodicamente da Bondouko a celebrare la Messa. Forse l’anno prossimo – se Dio vorrà – diventerà ‘quasi-parrocchia’ con un proprio sacerdote.”
“La mia è una chiamata specifica: laica e missionaria e, sto bene dove Dio vuole!” conclude la missionaria.
(ST/AP) (Agenzia Fides 23/2/2021)
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ASIA/MYANMAR - I leader religiosi pronti alla mediazione: si chiede un intervento dell'ASEAN
 
Yangon (Agenzia Fides) - I leader religiosi birmani di tutte le comunità di fede, riuniti nell'organizzazione "Religions for Peace -Myanmar", sono "pronti a continuare il Forum consultivo sulla pace e la riconciliazione in Myanmar, come uno spazio aperto per il dialogo, quando le condizioni sono accettabili, affinché tutte le parti possano incontrarsi e riunirsi": è la disponibilità alla mediazione espressa in un appello diffuso da Religions for Peace Myanmar, inviato all'Agenzia Fides. Il Forum è presieduto dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo cattolico di Yangon e alto rappresentante della Chiesa cattolica in Asia in quanto Presidente della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia (FABC).
In questa fase, segnata da proteste di piazza e da episodi di repressione (con oltre 600 arresti di manifestanti), i leader religiosi rivolgono, in particolare, "un forte appello all'Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN) come ente regionale impegnato per la pace, la stabilità e la prosperità, affinché offra urgentemente i suoi buoni servizi al Myanmar come stato membro". La Carta costitutiva dell'ASEAN, si ricorda, "impegna i suoi membri a favore della democrazia e dei diritti umani, dello Stato di diritto e del buon governo. È il momento di intensificare il servizio al popolo del Myanmar, comprese tutte le minoranze etniche, prima che sia troppo tardi", auspicano i capi religiosi chiedendo un diretto coinvolgimento dell'ASEAN.
"Con profonda angoscia, Religions for Peace Myanmar e Religions for Peace International, a nome di tutte le sue entità regionali e nazionali - si legge nel testo inviato a Fides - implorano tutte le parti interessate di smorzare la triste svolta degli eventi nelle strade del Myanmar. Tanto sangue è stato versato in questo mese. Religions for Peace è dalla parte del popolo del Myanmar nella sua ricerca della sacralità della vita. Condanniamo fermamente lo spargimento del sangue di innocenti". Religions for Peace riunisce leader di diverse tradizioni di fede, che promuovono "un mondo senza guerra e violenza": "Lavorando in Myanmar, abbiamo apprezzato i progressi della pace e della democrazia negli ultimi dieci anni. Abbiamo nutrito grandi aspettative di una nazione costruita su queste basi". La recente svolta degli eventi, con la contestazione del risultato delle elezioni, e la presa di potere dei militari "ha frammentato la nazione". Perciò i leader chiedono a tutte le parti interessate di "operare per la pace": "Una nazione a lungo sofferente può essere guarita solo attraverso il dialogo, non la violenza nelle strade". Le tensioni sociali e politiche giungono mentre "i poveri di questo paese, che già devono affrontare molteplici sfide tra cui la pandemia, la perdita di mezzi di sussistenza e l'insicurezza alimentare: essi hanno urgente bisogno di pace per sopravvivere".
Religions for Peace Myanmar, unendosi all'organizzazione buddista "Ma Ha Na" nel chiedere la pace e anche all'appello della Conferenza episcopale cattolica del Myanmar (CBCM), auspica: "Chiediamo a tutti, specialmente all'esercito, di tornare al tavolo di mediazione, per instaurare un dialogo, affrontare le questioni aperte e riconciliare la nazione".
(PA) (Agenzia Fides 23/2/2021)
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ASIA/PALESTINA - Il Presidente Abbas riserva 7 seggi (su 132) a candidati cristiani nel prossimo Parlamento palestinese
 
Ramallah (Agenzia Fides) - Alle prossime elezioni politiche palestinesi, in programma il prossimo 22 maggio, almeno 7 dei 132 seggi parlamentari in palio saranno occupati da cittadini palestinesi di fede cristiana. Lo stabilisce un decreto emesso nei giorni scorsi dal Presidente palestinese Mahmud Abbas. Il decreto, secondo quanto riferito dai media palestinesi, dispone che 7 dei 132 seggi del prossimo Consiglio legislativo (il parlamento unicamerale palestinese) siano riservati a candidati cristiani. Il decreto presidenziale applica un emendamento alle disposizioni della legge elettorale approvata nelle scorse settimane in vista del prossimo, importante appuntamento elettorale.
Il mandato del Consiglio legislativo palestinese è ufficialmente di quattro anni, ma le ultime elezioni legislative palestinesi si sono svolte nel lontano gennaio 2006. In quella occasione, la legge elettorale in vigore riservava a candidati di fede cristiana 5 seggi parlamentari. L’anno successivo si verificò lo scontro militare tra al Fatah – l’organizzazione a cui appartiene anche il Presidente Abbas – e il movimento politico islamista Hamas, che prese il controllo della Striscia di Gaza. Dopo la ripresa dei rapporti tra le due organizzazioni, a metà gennaio il Presidente Abbas ha annunciato le date per le prossime elezioni politiche (22 maggio) e presidenziali (31 luglio), a cui seguiranno anche le elezioni del Consiglio nazionale palestinese (31 agosto 2021). Le date sono state concordate in seno alle organizzazioni politiche palestinesi, dopo un accordo di massima tra Fatah e Hamas. Le ultime elezioni presidenziali palestinesi si erano svolte nel 2005.
Alla chiusura delle liste degli elettori, oltre 2 milioni e 600 mila palestinesi (pari al 93% degli aventi diritto) si sono registrati per partecipare alle votazioni politiche e presidenziali di maggio e luglio in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Nei giorni scorsi, il Premier dell’Autorità palestinese Mohammad Ibrahim Shtayyeh ha rivolto un appello ad Hamas per la liberazione di 80 detenuti politici imprigionati nelle carceri di Gaza. Il movimento islamista ha risposto che i detenuti oggetto dell’appello di Shtayyeh sono condannati dalla magistratura per reati attinenti alla sicurezza nazionale. (GV) (Agenzia Fides 23/2/2021)
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ASIA/CINA - E’ morto Mons. Andrea Han Jingtao: dopo 27 anni ai lavori forzati si impegnò in particolare nella formazione di sacerdoti, suore e laici
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2020 è deceduto, all’età di 99 anni, S.E. Mons. Andrea Han Jingtao, Vescovo “non ufficiale” di Siping, nella provincia di Jilin (Cina Continentale). Nato il 26 luglio 1921 da una devota famiglia cattolica di Shanwanzi, nella contea di Weichang, Hebei, durante la sua infanzia la famiglia si trasferì nella contea di Linxi, Mongolia interna. Nel 1932 entrò nel Seminario minore di Siping e nel 1940 nel Seminario maggiore di Changchun. Il 14 dicembre 1947 fu ordinato sacerdote. A causa della sua fede cattolica e della sua fedeltà al Papa, nel 1953 venne arrestato e, dopo un periodo di carcerazione, condannato ai lavori forzati per 27 anni, ben 6 dei quali vissuti in isolamento in un bunker.
Nel 1980, grazie all’intervento del Vice-Presidente Deng Xiaoping, venne liberato in considerazione dei servizi che, come studioso, poteva rendere allo Stato. Infatti, svolse attività di docente all’Università Normale di Changchun e all’Istituto di storia della civiltà classica dell’Università Normale del Nordest, con il titolo di professore associato. In tal modo, introdusse molti cinesi allo studio del latino e del greco e della cultura occidentale classica. Dedito allo studioso fin dalla più tenera età, egli, mentre era considerato dai fedeli “un gigante di cultura e di fede”, era apprezzato anche nel campo educativo civile. Tra i suoi lavori principali figura la traduzione in cinese della Summa Theologiae di San Tommaso d’Aquino.
Il 6 maggio 1982 fu consacrato segretamente Vescovo coadiutore di Siping, di cui nel 1986, dopo la morte di Mons. Chang Zhenguo, divenne Vescovo ordinario. Come tale si impegnò in modo particolare nella formazione dei sacerdoti, delle suore e dei laici, non mancando di sensibilizzare tutti i fedeli circa l’evangelizzazione e la carità. Nella Diocesi fondò la Legio Mariae e la Congregazione religiosa del Monte Calvario, ramo maschile e ramo femminile. Nel 1993 fondò il primo centro sanitario e la prima casa di riposo della Diocesi, nonché un orfanotrofio.
Negli ultimi anni Mons. Han Jingtao viveva sotto lo stretto controllo della polizia. Dopo i funerali, ai quali clero e fedeli non hanno potuto partecipare, la salma è stata cremata. Grazie alle insistenti richieste dei familiari, le Autorità locali hanno permesso che le ceneri del Presule fossero deposte nel cimitero del villaggio nativo, accanto ai genitori. Sulla sua lapide, però, non vi è alcun segno religioso né il titolo di Vescovo. (Agenzia Fides 23/02/2021)
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ASIA/CINA - Morto a 100 anni Mons. Giuseppe Zong Huaide, dedito alla preghiera e al servizio caritativo
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Alle ore 20 del 5 gennaio 2021 è deceduto, all’età di 100 anni, S.E. Mons. Giuseppe Zong Huaide, Vescovo emerito di Sanyuan, nella provincia di Shaanxi (Cina Continentale). Nato il 16 giugno 1920 in un villaggio di Wuguanfang, nella contea di Sanyuan, quarto di cinque figli di una famiglia cattolica, entrò nel Seminario minore di Tongyuanfang nel 1935. Una volta conclusi gli studi teologici, fu ordinato sacerdote il 5 giugno 1949.
Successivamente svolse il ministero pastorale a Fuping e poi a Tongyuanfang, come Parroco, quindi presso la Cattedrale di Sanyuan. Dal 1961 al 1965, essendogli proibito di esercitare il ministero, si ritirò presso la sua casa e si mise a lavorare la terra. A causa della sua fede, nel 1965 fu arrestato e nel 1966 fu condannato ai campi di lavoro forzato. Nel febbraio 1980 fu liberato e tornò a operare come sacerdote a Tongyuanfang.
Il 9 agosto 1987 fu ordinato segretamente Vescovo e dopo alcuni anni fu riconosciuto ufficialmente come tale dalle Autorità civili. Il 23 dicembre 1997 poté compiere un pellegrinaggio in Italia ed essere ricevuto in Vaticano dal Papa San Giovanni Paolo II.
Nel 2003 la Santa Sede accettò le sue dimissioni. Da quel momento Mons. Zong Huaide ha trascorso il suo tempo nella preghiera e nel servizio caritativo. Il suo carattere dolce e delicato lo faceva amare da tutti. Numerosi ricordi ed elogi della sua testimonianza sono stati diffusi dai social media dopo la sua morte.
Dal 5 al 10 gennaio scorsi la salma di Mons. Zong è stata esposta ai fedeli nella chiesa di Tongyuan: nel medesimo luogo sacro il giorno 11 sono stati celebrati i funerali ed il Presule è stato sepolto.
Attualmente, la Diocesi di Sanyuan conta circa 40.000 fedeli, con 46 sacerdoti e la presenza di diverse congregazioni di religiosi e religiose. (Agenzia Fides 23/02/2021)
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AMERICA - Inizia il cammino verso l’Assemblea ecclesiale di novembre: “L'identità dei discepoli missionari”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – Inizia il cammino di preparazione delle Chiese latinoamericane verso la prima Assemblea ecclesiale dell'America Latina e dei Caraibi, che si terrà dal 21 al 28 novembre nella Basilica di Guadalupe, in Messico (vedi Fides 23 e 25/01/2021). “L'Assemblea ecclesiale è la prima volta che si celebra. Non è una Conferenza dell'Episcopato latinoamericano come le precedenti, l'ultima, Aparecida. È un incontro del Popolo di Dio: laiche, laici, consacrate, consacrati, sacerdoti, vescovi, tutto il popolo di Dio che cammina. Si prega, si parla, si pensa, si discute, si cerca la volontà di Dio” ha spiegato Papa Francesco nel videomessaggio inviato il 24 gennaio, alla presentazione dell’Assemblea.
Ora il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) ha preparato e diffuso il primo sussidio dell'Itinerario Spirituale, al fine di "promuovere la partecipazione del popolo di Dio che vive la sua fede nelle diverse realtà presenti nel continente e per accompagnare il cammino della Chiesa in preparazione all'Assemblea ecclesiale”. Il sussidio è il primo di una serie, che saranno pubblicati bimestralmente, e potrà essere utilizzato nei mesi di febbraio e marzo.
Il tema di questo primo incontro è “L'identità dei discepoli missionari”, con il motto “Discepoli per il Regno”. “La proposta è di entrare nell'itinerario dei discepoli missionari, in una comunità di uguali – è scritto nell’introduzione -, camminando insieme, in sinodalità. In questa prospettiva, il primo incontro propone di conoscere la realtà e l'identità dei discepoli missionari secondo il Documento di Aparecida". Il sussidio è articolato in cinque tappe, che partono da una testimonianza di vita seguita da un tempo di meditazione e riflessione, quindi segue l’ascolto di un brano della Parola di Dio, l’assunzione di un impegno concreto di vita, e infine un momento celebrativo e di preghiera. (SL) (Agenzia Fides 23/02/2021)
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AMERICA/COSTA RICA - "Guardare alla storia ringraziando Dio, guardare al futuro fiduciosi nella sua potenza”: cento anni della Provincia Ecclesiastica
 
San José (Agenzia Fides) – “È evidente che la fede cattolica del nostro popolo è stata un fattore fondamentale nella costruzione dell'identità che ci definisce nel mondo, come nazione che combatte per la pace, la democrazia, la giustizia sociale, l'ambiente e il rispetto dei diritti umani": si è espresso con queste parole il sindaco di San José, Johnny Araya, in una cerimonia tenutasi nel luogo in cui si trovava il primo eremo di San José, come parte di un ricco programma per la celebrazione del centenario della creazione della prima Provincia Ecclesiastica della Chiesa cattolica in Costa Rica.
"Quest'anno sarà il momento per rinnovare come Chiesa il nostro impegno a camminare con la storia del nostro popolo, per aiutare tutti noi a camminare sulla vera via che è Cristo" ha detto Monsignor Javier Román Arias, Vescovo di Limón, nella sua omelia in occasione dell'apertura delle celebrazioni del Centenario della Provincia Ecclesiastica della Costa Rica, il 13 febbraio nella Cattedrale di Limón.
Monsignor Román Arias ha sottolineato che "guardare alla storia ringraziando Dio" dovrebbe incoraggiarci anche a “guardare al futuro, fiduciosi nella sua potenza e misericordia. Facendo un viaggio attraverso i cento anni dalla creazione della Provincia Ecclesiastica, il Presule ha evidenziato la certezza “che il Vangelo di cui la Chiesa è portatrice non ha cessato di possedere la luce e la forza necessarie per continuare a rendere visibile, con parole e gesti, l'opera salvifica che Gesù è venuto a fare".
La Bolla di Papa Benedetto XV, firmata il 16 febbraio 1921, eresse la Provincia Ecclesiastica di Costa Rica, con Arcidiocesi San José, che già esisteva come diocesi dal 1850 e comprendeva tutta la Costa Rica, e la creazione della diocesi di Alajuela e del Vicariato apostolico di Limón. La storia della Chiesa in Costa Rica proseguì in seguito con la creazione di nuove diocesi e parrocchie fino ad oggi.
In seguito alla crescita demografica che ha avuto il Costa Rica durante i primi vent'anni del XX secolo, e della creazione in quello stesso periodo di altre Province Ecclesiastiche in El Salvador, Nicaragua, Honduras e Panama, il Centro America riprese, in quel periodo, la forza evangelizzatrice che i primi missionari avevano lasciato per continuare le missione nel Sud dell'America.
(CE) (Agenzia Fides 23/02/2021)

mercoledì 30 dicembre 2020

Vatican news 30 dicembre 2020

 


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