AFRICA/UGANDA - Elezioni, i Vescovi: “No alla violenza della polizia, sì al dialogo e alla riconciliazione nazionale” | | Kampala (Agenzia Fides) – “No all’abuso delle autorità e alle violenze della polizia contro i cittadini innocenti e i legittimi rappresentati dell’opposizione” ammoniscono i Vescovi dell’Uganda, nella loro lettera pastorale per le elezioni presidenziali del 14 gennaio, pervenuta all’Agenzia Fides. Ricordando le settanta vittime della violenta repressione del 18 e 19 novembre di alcune proteste durante le elezioni primarie, i Vescovi denunciano “il fatto che molte delle vittime siano morte o siano rimaste ferite nelle mani di agenzie di sicurezza incaricate di proteggere la vita e la proprietà dei cittadini”. “Oltre a dimostrare la mancanza di maturità politica, tale violenza indebolisce le basi della democrazia poste dalla Costituzione della Repubblica dell'Uganda del 1995”. Ogni elezione, dall'indipendenza, ha prestato scarsa attenzione ai diritti umani. Tuttavia, i diritti umani sono inalienabili, sono radicati nella legge naturale” constatano i Vescovi, che denunciano inoltre la compravendita dei voti e la corruzione prevalente nel Paese. “Chiediamo quindi a tutti di comportarsi in modo da promuovere la pace, l'unità, l'uguaglianza, la libertà e la giustizia sociale. Dobbiamo tutti concentrarci sulla costruzione e non sulla distruzione della nostra casa comune, l'Uganda. Non possiamo farlo se non dimostriamo un alto livello di maturità politica. Ciò include l'accettazione di coloro che sono diversi da noi nelle loro opinioni” rimarcano i Vescovi. I Vescovi chiedono ai responsabili dell'organizzazione delle prossime elezioni, di stabilire un processo elettorale credibile, il cui esito sarà rispettato da tutte le parti interessate e agli elettori di partecipare in gran numero per votare i candidati di loro scelta. “E una volta terminate le elezioni, consigliamo al partito che salirà al potere di avviare un processo di dialogo e riconciliazione nazionale. Vi sono molte questioni in sospeso nel nostro Paese che non possono essere risolte con le elezioni o il semplice cambio di leadership. Gli ugandesi devono avere l'opportunità di tracciare un futuro insieme e sforzarsi di promuovere una società che si addice a Dio e all'umanità” concludono. (L.M.) (Agenzia Fides 11/1/2021)
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AFRICA/NIGER - Aumentano gli sfollati dopo i massacri del 2 gennaio |
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Niamey (Agenzia Fides) – Il terrore seminato dal duplice assalto a due villaggi in Niger il 2 gennaio (vedi Fides 4/1/2021), ha provocato la fuga di oltre 10.000 abitanti nella regione di Tillaberi, nell'ovest. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), circa 10.600 persone sono state sfollate dopo l'attacco che ha causato 105 vittime, 73 a Tchombangou e 32 a Zaroumadareye. Il governo del Niger ha fornito sostegno iniziale alle persone colpite, compresi cibo, forniture mediche alle strutture sanitarie e assistenza finanziaria alle famiglie dei civili deceduti. A seguito degli attacchi del 2 gennaio in due villaggi nella regione di Tillaberi, la maggior parte degli sfollati interni ha trovato rifugio nel villaggio di Mangaize presso famiglie che già vivono in condizioni precarie. Secondo le Nazioni Unite, attualmente più di 500 bambini sfollati non vanno a scuola. Dal 2017 la regione di Tillaberi è frequentemente presa di mira da gruppi terroristici basati in Mali. Il Niger, il Burkina Faso e il Mali nel Sahel sono l'epicentro di una delle crisi di sfollamento in più rapida crescita al mondo. Anche nel sud del Niger si registrano attacchi jihadisti. Il mese scorso, almeno 28 persone sono state uccise e altre centinaia ferite in un attacco, successivamente rivendicato dal gruppo terroristico Boko Haram, nella regione di Diffa sud-orientale del Niger. La regione ospita già 851.000 rifugiati e quasi 2 milioni di sfollati, secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Nonostante le violenze dei gruppi jihadisti, il Niger si appresta al pacifico passaggio di poteri dal Presidente uscente Mahamadou Issoufou, che lascia il potere dopo due mandati, e il successore che emergerà dal secondo turno delle elezioni presidenziali che si terranno il 20 febbraio. “Questa è la prima volta in sessant'anni che avviene un passaggio di consegne da un Presidente democraticamente eletto a un altro democraticamente eletto. Stiamo stabilendo una tradizione democratica” ha sottolineato il Presidente uscente che ha nettamente respinto ogni ipotesi di cambiare la Costituzione per presentarsi per un terzo mandato, a differenza da quanto fatto da alcuni suoi colleghi africani: “Non si possono avere istituzioni forti giocherellando con le Costituzioni, cambiando le regole del gioco durante il gioco, non posso imbarcarmi nell'avventura del terzo mandato. Ciò avrebbe indebolito le istituzioni che stiamo costruendo”. (L.M.) (Agenzia Fides 11/1/2021) |
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ASIA/KIRGHIZSTAN - Elezioni e referendum costituzionale: il paese verso il presidenzialismo con il leader Japarov |
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Bishkek (Agenzia Fides) - “Non sorprende che Sadyr Japarov sia risultato vincitore, con quasi l’80% delle preferenze, nelle elezioni presidenziali kirghise. Il dato significativo è un altro: ieri si è tenuto anche il referendum costituzionale che chiedeva agli elettori se avessero preferito continuare con un sistema istituzionale parlamentare o passare a un sistema presidenziale. I risultati preliminari raccontano che c’è stata una netta maggioranza per secondo. Il quadro del Kirghizistan, quindi, non sembra dei più rosei: hanno un presidente controverso, che fino a quattro mesi fa era in carcere e che è accusato di essere legato, in maniera più o meno esplicita, a organizzazioni criminali locali. A ciò si aggiunge che si sta procedendo verso un sistema presidenziale: il che, se di per sé non è un problema, potrebbe sfociare in atteggiamenti di autoritarismo, se inseriti in un contesto come quello del Kirghizistan in questa fase storica. Questo non rappresenterebbe una novità per l’Asia centrale, zona in cui già esistono regimi autoritari, ma colpisce che accada in Kirghizistan, che è sempre stato visto come il paese faro della democrazia in quell’area geografica”. E’ l’analisi, di Davide Cancarini, ricercatore ed esperto di politica dell’Asia centrale, che commenta in un colloquio con l’Agenzia Fides, le elezioni presidenziali e il referendum costituzionale, tenutisi ieri, 11 gennaio, in Kirghizistan. Il nuovo turno elettorale si è reso necessario dopo il caos dello scorso 4 ottobre. Nelle ore successive al voto, infatti, le evidenze di brogli avevano portato in piazza a Bishkek, capitale del paese centroasiatico, un nutrito gruppo di manifestanti, che chiedevano l’annullamento delle elezioni, da cui risultava vincitore il filorusso Sooronbay Jeenbekov. I dimostranti avevano occupato edifici governativi e liberato politici incarcerati, tra i quali l’ex presidente Almazbek Atambayev e Sadyr Japarov, poi nominato primo ministro e presidente. Gli scontri avevano provocato, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute kirghiso, un morto e 590 feriti. La crisi è rientrata solo dieci giorni dopo le elezioni, con le dimissioni del primo ministro Kubatbek Boronov, del presidente del Parlamento Dastanbek Jumabekov e dello stesso presidente eletto Jeenbekov. Tale situazione ha portato a un accentramento dei poteri nelle mani di Sadyr Japarov, nominato, in poche ore, Primo ministro e Presidente ad interim. Japarov si è poi dimesso da questo ruolo per potersi candidare alle nuove elezioni. Secondo Cancarini, il periodo che ha preceduto l’appuntamento elettorale di ieri non è stato caratterizzato da particolari instabilità: “Dopo il caos post-elettorale del 4 ottobre, la situazione si è normalizzata, c’è stata una campagna elettorale tutto sommato normale. Nel paese non ci sono stati scontri o crisi. Ma l’affluenza alle urne è stata davvero scarsa, pari al circa il 33% della popolazione. Nelle elezioni del 2017 si era superato abbondantemente il 50%: ciò denota una disaffezione molto forte dei cittadini verso la politica”. Una delle sfide che il governo kirgiso si troverà ad affrontare è quella della povertà: secondo l’Asian Development Bank, il 22,4% della popolazione kirghisa vive al di sotto della soglia di povertà. Soprattutto a questa fascia di persone si rivolge l’operato della piccola comunità cattolica: circa 1.500 fedeli, che portano avanti numerosi progetti facendo leva su carità ed istruzione, focalizzati particolarmente sui giovani provenienti da famiglie povere e villaggi rurali. (LF) (Agenzia Fides 11/1/2021) |
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ASIA/SINGAPORE - Il contributo delle infermiere cattoliche per l'assistenza sanitaria durante la pandemia: un canale dell'amore di Dio |
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Singapore (Agenzia Fides) - E' un valido e prezioso contributo quello offerto dalle infermiere cattoliche a Singapore, nel tempo della pandemia, ed è uno straordinari canale per comunicare l'amore di Dio: lo afferma l'Arcidiocesi di Singapore, apprezzando l'opera della "Catholic Nurses Guild of Singapore" (CNG), ente che riunisce le donne che operano nel campo della sanità, e che oggi è membro della Caritas Singapore. Secondo l'Arcivescovo di Singapore, William Goh, le infermiere "svolgono un ruolo vitale nella guarigione dei malati, avviando un processo integrale che include la guarigione del cuore, della mente e del corpo. La loro responsabilità è curare a volte, alleviare spesso e confortare sempre". “Essere infermiera è più di una professione e, soprattutto per una cattolica, è pura dedizione. Durante questa pandemia di Covid-19, le infermiere ci hanno dato un esempio di eroismo nella loro disponibilità a rischiare la vita per gli altri. Rendiamo omaggio al loro coraggio e al loro sacrificio guidato dal loro amore per Cristo”, afferma padre Johnson Fernandez, direttore spirituale di CNG, in una nota inviata all'Agenzia Fides. Secondo p. Fernandez, le donne della CNG, che accoglie circa 250 membri, portano da 50 anni, ogni giorno, "compassione, cura e conforto alle persone, specialmente durante una pandemia in corso". "Le infermiere cattoliche nel Paese sono il volto della Chiesa di Singapore e svolgono la missione di Gesù" rileva, elogiando l'organizzazione che ha celebrato nel 2020 il giubileo d'oro della sua esistenza. “Oggi siamo orgogliosi di essere un'associazione di 250 infermiere impegnate e premurose, vivendo la nostra vocazione e missione secondo i principi morali cristiani e l'insegnamento sociale cattolico. Non solo ci sforziamo di mantenere la massima competenza tecnica e medica, ma ci dedichiamo a favorire e promuovere lo sviluppo umano integrale dei nostri membri, non solo professionalmente ma anche socialmente e spiritualmente, per il bene comune dei nostri pazienti e della società” dice all'Agenzia Fides Theresa Cheong, ex presidente di CNG. Operando sotto l'egida della Caritas, prima della pandemia di Covid-19, CNG ha partecipato attivamente e sostenuto la Chiesa locale in molte attività per aiutare i malati, i portatori di handicap, gli anziani e i bambini con bisogni speciali. Collaborando con la Commissione pastorale diocesana per i lavoratori migranti e itineranti, offre corsi di formazione sull'assistenza medica di base ai lavoratori domestici stranieri. Inoltre CNG si prende cura dei pazienti con HIV/AIDS nell'ambito del "Catholic Aids Relief Effort" (CARE), interagendo e fornendo loro educazione sanitaria due volte al mese. L'ente si occupa di fornire copertura medica e di pronto soccorso per eventi ecclesiali e organizza cliniche mediche gratuite e laboratori di assistenza pastorale per laici. Per le missioni all'estero, collabora cn il programma della Caritas Humanitarian Aid and Relief Initiatives (CHARIS). La CNG è stata avviata nel 1970, originariamente a Kedah, in Malaysia, da padre Albert Fortier, un prete francese. Successivamente CNG ha aperto le sue filiali in tutta la Malaysia, inclusa Singapore. Dopo l'indipendenza di Singapore nel 1965, nel 1969 CNG Malaysia e CNG Singapore divennero due realtà distinte, ciascuna delle quali si occupava delle infermiere cattoliche nei propri paesi. CNG è membro del Comitato Cattolico Internazionale degli Infermieri e Assistenti Medico-Sociali, che collabora con il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, il Pontificio Consiglio della Famiglia e il Pontificio Consiglio dei Laici della Santa Sede. (SD-PA) (Agenzia Fides 11/01/2021) |
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ASIA/IRAQ - “Siete tutti fratelli”. Pubblicati motto e logo della visita papale in Iraq |
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Baghdad (Agenzia Fides)- “Siete tutti Fratelli”. L’espressione di Gesù, tratta da un versetto del Vangelo di Matteo (“Ma voi non fatevi chiamare ‘rabbì’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli”, Mt 23, 8) è stata scelta come “slogan” ufficiale dell’annunciato viaggio di Papa Francesco in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo 2021. Le parole di Gesù, scritte in arabo, incorniciano il logo della visita, reso noto dal Patriarcato caldeo, e rinviano intenzionalmente anche al titolo dell’ultima Enciclica di Papa Francesco, “Fratelli Tutti”. Nel logo, su sfondo bianco, compare la foto di Papa Francesco in atteggiamento di saluto, accanto al disegno stilizzato della mappa del Paese, attraversata dai fiumi Tigri e Eufrate. A completare la simbologia del logo contribuiscono l’immagine di una palma e la colomba bianca che vola sopra le bandiere del Vaticano e della Repubblica dell'Iraq, portando il ramoscello d’ulivo, simbolo della pace. Un mese fa, in un messaggio rivolto “ai cristiani e a tutti gli iracheni” (vedi Fides 10/12/2020), il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako aveva scritto che l’annunciata visita apostolica di Papa Francesco in Iraq sarà per i battezzati iracheni e di tutto il Medio Oriente una occasione provvidenziale per compiere un “pellegrinaggio” di conversione e un “ritorno alle nostre prime sorgenti”, e annunciare con più entusiasmo la salvezza promessa nel Vangelo, a vantaggio di tutti. Per questo – aveva aggiunto il Patriarca - tutti sono chiamati a vigilare affinché questa circostanza propizia non passi “senza lasciare un segno in noi, nella nostra Chiesa e nel nostro Paese”. (GV) (Agenzia Fides 11/1/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - Violazioni al diritto all'informazione e al diritto al lavoro dei giornalisti denunciate dall'arcidiocesi di Caracas |
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Caracas (Agenzia Fides) - Sabato 9 gennaio 2021 si è svolta in modalità virtuale la terza sessione dell'Assemblea Plenaria Ordinaria dell'Episcopato Venezuelano (CEV), durante la quale gli Arcivescovi e i Vescovi hanno potuto conoscere il lavoro svolto durante il 2020 dall'Istituto di previdenza sociale del Clero, dalla Pastorale Sociale-Caritas del Venezuela e dall'Associazione di promozione e Educazione Popolare, nonché valutare la proposta di Ristrutturazione del Segretariato Permanente dell'Episcopato Venezuelano. Il Cardinale Baltazar Porras, Arcivescovo di Mérida e Amministratore Apostolico di Caracas, ha presentato il Riepilogo della Gestione di Cáritas Venezuela, in qualità di Presidente, illustrando le azioni pastorali intraprese a livello nazionale, durante l'anno 2020. Il rapporto evidenzia il servizio ai più svantaggiati, in tempi di pandemia, soprattutto attraverso consegne di medicinali, kit per l'igiene e alimenti, con oltre 9 milioni di beneficiari diretti e indiretti. "L'accompagnamento spirituale e il sostegno psicosociale è stato il lavoro essenziale di quest'anno, allo stesso tempo abbiamo lavorato duramente per contribuire alla vita materiale delle famiglie fornendo beni alimentari e di altro genere ad un gran numero di famiglie" ha detto il Cardinale Porras. A conclusione della giornata, l'Arcivescovo di Maracaibo e Presidente della CEV, Mons. José Luis Azuaje, ha rivolto parole di incoraggiamento ai Vescovi, per continuare l'azione pastorale e missionaria della Chiesa in Venezuela anche in mezzo alle difficili circostanze a cui devono adattarsi e reinventarsi. Una prova su come i Vescovi del Venezuela seguono da vicino la realtà delle proprie comunità è stata la denuncia, attraverso l’account Twitter dell’arcidiocesi di Caracas, guidata dal Cardinale Baltazar Porras, che sabato 9 gennaio ha scritto: “La libertà di espressione è sinonimo di democrazia. Se i media vengono violati, di conseguenza, la democrazia viene violata. Siamo solidali con gli operatori dell'informazione che questo venerdì hanno visto violato il loro diritto all'informazione e il loro diritto al lavoro”. Infatti, secondo fonti dell’arcidiocesi, venerdì 8 gennaio ci sono stati tre attacchi a due portali e ad una stazione televisiva. Il governo di Nicolás Maduro ha inviato al canale Venezolanos por la Información (VPItv) e Panorama, a Zulia, i funzionari della Commissione nazionale per le telecomunicazioni (Conatel) e del Servizio nazionale integrato di amministrazione doganale e fiscale (Seniat). Nel primo caso hanno confiscato le apparecchiature per la trasmissione, nonché i computer e altri strumenti di lavoro dal canale, che viene mantenuto solo con la promozione dei suoi programmi. Panorama è stato chiuso per cinque giorni per presunta violazione dei doveri formali. Il portale TalCualDigital ha subito un attacco digitale che è riuscito a superare in breve tempo, grazie all'impegno del proprio staff. Allo stesso tempo, media ufficiali come El Universal e Globovisión, hanno trasmesso presunti lavori di indagine, in cui hanno accusato i portali Efecto Cocuyo, El Pitazo, Caraota Digital, Radio Fe y Alegría e l'Unione nazionale dei lavoratori della stampa, di aver ricevuto finanziamenti dal governo dell'Inghilterra per attaccare Nicolás Maduro. (CE) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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AMERICA/HAITI - Liberata la suora rapita l’8 gennaio; ogni giorno si verificano decine di atti di violenza |
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Port-au-Prince (Agenzia Fides) - Secondo le informazioni pervenute a Fides dal Segretario Generale della Conferenza dei Religiosi di Haiti, padre Gilbert Peltrop, suor Dachoune Sévère, religiosa della Congregazione delle Piccole Sorelle di Santa Teresa di Gesù Bambino, che era stata rapita da banditi armati venerdì 8 gennaio (vedi Fides 10/01/2021) è stata rilasciata dai suoi rapitori la sera di ieri, domenica 10 gennaio 2021. Attualmente si trova nella sua comunità, da dove era stata rapita. “Rendiamo grazie a Dio per la liberazione della suora, e allo stesso tempo ringraziamo tutti coloro che hanno pregato per la sua liberazione” scrive padre Gilbert Peltrop. P. Renold Antoine, CSsR, missionario redentorista ad Haiti, ricorda che il rapimento della suora è solo un caso tra le decine che vengono registrati quotidianamente nell'area metropolitana di Port-au-Prince. Infatti la situazione si complica sempre di più su tutto il territorio nazionale. “Finora le autorità statali non hanno fatto nulla per fermare questa deriva che semina paura e lutto tra la popolazione haitiana. Poiché questa situazione rappresenta oggi una minaccia significativa per tutti i cittadini haitiani, imploriamo la misericordia di Dio su Haiti, in modo che cessi questo male che sta divorando la società”, conclude il missionario. (CE) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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AMERICA/CILE - Nuove violenze in Araucania: dichiarazione del Vescovo di Temuco, “solo la fraternità genera pace sociale” |
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Temuco (Agenzia Fides) – “In questi giorni la nostra regione, già profondamente colpita dalla pandemia, dalla povertà e dalla mancanza di opportunità, dalla polarizzazione, dal mancato mantenimento delle promesse fatte al popolo Mapuche e dal sentimento di abbandono per quella che considera una mancanza dello Stato, è stata sconvolta da nuovi atti di violenza gravissima che sono oggetto di indagine”: lo scrive il Vescovo di Temuco, Monsignor Héctor Vargas, in una sua dichiarazione del 9 gennaio giunta a Fides, in cui denuncia gli ultimi episodi di violenza avvenuti nell’Araucania. Anche nell’ultima Assemblea della Conferenza episcopale cilena, svoltasi a novembre, i Vescovi avevano ribadito “la ferita permanente che sanguina nella regione dell'Araucanía” (vedi Fides 27/11/2020). Le ultime violenze si aggiungono a quanti nel mondo rurale “hanno perso la vita, sono stati feriti o hanno visto violati i loro diritti, a causa di azioni indiscriminate indipendentemente da età, sesso, razza o condizione sociale". Il Vescovo sottolinea che le conseguenze di tali atti sono devastanti in molti modi, e alcune dureranno per tutta la vita, ricordando che il peccato più grande che esiste rimane quello di concedersi il diritto di porre fine alla vita di un altro essere umano. “Questa sarà sempre la base di una grande violenza, che può solo portare a nuovi e gravi mali. La storia insegna che la violenza non sarà mai il cammino migliore per un’autentica trasformazione, la dovuta giustizia e una sana convivenza sociale, ancor meno se irrazionale, indiscriminata e contro innocenti". Nell’Araucania, prosegue il Vescovo, all’origine di questa situazione ci sono anche profonde ingiustizie e conflitti politici, ideologici, sociali ed economici di lunga data, che né la società né le istituzioni democratiche hanno saputo valutare e risolvere. “Insieme a Papa Francesco, siamo fermi nella convinzione che solo la fraternità genera pace sociale, perché crea un equilibrio tra libertà e giustizia, tra responsabilità personale e solidarietà, tra il bene delle persone e il bene comune. Quindi la nostra comunità politica, ha l'obbligo inderogabile di promuovere tutto questo con trasparenza e responsabilità”. Il Vescovo ribadisce la vicinanza al dolore delle vittime di ieri e di oggi, invitando a non indurire il nostro cuore con odio, risentimento o vendetta, ma aspettando, con pazienza, il conforto di Dio e della sua giustizia. Infine, ricordando le parole di Papa Francesco, “la vita è l'arte di una cultura dell’incontro”, Monsignor Héctor Vargas evidenzia che “si tratta di costruire la società secondo un'altra logica, in cui accettando il grande principio dei diritti che derivano dal possesso di una dignità umana inalienabile, è possibile accettare la sfida di sognare e pensare un'altra politica, un'altra umanità e un'altra Araucanía”. (SL) (Agenzia Fides 11/01/2021)
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