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lunedì 17 maggio 2021

Agenzia Fides 17 maggio 2021

 

EUROPA/POLONIA - La pandemia non ha fermato i piccoli missionari della Prima Comunione
 
Warszawa (Agenzia Fides) - Le feste per la Prima Comunione che caratterizzano il mese di maggio anche in Polonia, rappresentano una buona opportunità per sensibilizzare i bambini sulle necessità dei loro coetanei in tutto il mondo. “I Bambini della Prima Comunione per i Bambini delle Missioni” è una delle più importanti iniziative della Pontificia Opera della Santa Infanzia (POSI), attraverso cui si vuole suscitare la solidarietà di tutti i bambini. “Non possiamo dimenticare il profondo senso evangelizzatore di questo evento” sottolinea p. Maciej Będziński, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Polonia, nella nota inviata a Fides. “È proprio nella famiglia che si svolge la preparazione, la celebrazione e il rendimento di grazie per l'Eucaristia ricevuta. Questa gioia ha una prospettiva ancora più ricca quando condividi la tua felicità con gli altri” aggiunge.
Espressioni di ringraziamento ai bambini polacchi sono state inviate da suor Roberta Tremarelli, Segretaria generale della POSI. “Grazie per le vostre preghiere quotidiane per i bambini di tutto il mondo. Questa è la prima attività missionaria che Papa Francesco ci ricorda. Dobbiamo pregare per loro ogni giorno. Vi ringrazio anche per tutto quello che fate durante gli incontri nei vostri gruppi missionari e per aver sostenuto i progetti della POSI nelle zone di missione” ha scritto suor Roberta.
“L'anno scorso ci ha sorpreso la pandemia e le relative restrizioni. Non c'erano molti ospiti durante le celebrazioni della Prima Comunione. Il Signore Gesù, tuttavia, era lo stesso di sempre. Aspettava tutti allo stesso modo di sempre e i ragazzi hanno potuto offrire le loro preghiere per i missionari” osserva suor Monika Juszka RMI, Segretaria nazionale della POSI in Polonia. La Segreteria nazionale ha preparato uno schema di catechesi per una preparazione missionaria alla Prima Comunione, oltre a un poster, immaginette, sussidi liturgici per l'animazione missionaria della Santa Messa, commenti e preghiere.
La POSI ha ricevuto offerte da parte dei bambini della Prima Comunione per un importo di 846.643,63 PLN (nel 2019) e 776.342,47 PLN (nel 2020). Ciò dimostra che nonostante le restrizioni, la pandemia non ha certo fermato i bambini missionari della Prima Comunione. La POSI della Polonia nell'ultimo anno finanziario (2019) ha sostenuto 91 progetti in 14 paesi di 3 continenti, per un importo di 2.668.902,23 PLN. L'aiuto ha riguardato la pastorale dei bambini nelle diocesi, l’educazione e la promozione della vita e della salute. (AS/SL) (Agenzia Fides 17/05/2021)
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AFRICA/NIGERIA - Nuovo grido di allarme dei Vescovi sulla grave insicurezza nel Paese
 
Abuja (Agenzia Fides) - “La violenza, l’insicurezza e la paura che si vivono in diverse parti del nostro Paese, è fonte di grande preoccupazione per noi Vescovi. La nostra nazione è in grave pericolo, a meno che non portiamo un nuovo spirito, un nuovo approccio” affermano i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Onitsha and Owerri in un videomessaggio nel quale riaffermano la preoccupazione più volte espressa dalla Conferenza Episcopale della Nigeria (Catholic Bishops Conference of Nigeria - CBCN) sull’insicurezza del Paese.
Un’insicurezza dovuta non solo all’azione di gruppi jihadisti nel Nord, a bande armate di pastori Fulani nel centro-nord, e al banditismo diffuso ovunque, ma soprattutto alla corruzione e all’inefficienza delle forze di polizia, statali e federali. Carenze così gravi che hanno favorito la nascita di gruppi di autodifesa, col rischio di aggravare l’instabilità nel Paese, come già denunciato in precedenza dalla CBCN (vedi Fides 24/2/2021).
Nel loro messaggio i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Onitsha and Owerri denunciano però un “preoccupante sbilanciamento dell'applicazione della giustizia", perché "il governo ha ritenuto necessario disarmare coloro che stanno lottando per l'autodifesa lasciando liberi pastori armati, banditi e altri che uccidono e distruggono, invece di affrontare l’origine dei problemi, dando risposta alle grida della gente".
I Vescovi chiedono dunque al governo guidato dal Presidente Muhammad Buhari di "esaminare le questioni di sicurezza e frenare coloro che utilizzano le armi per intimidire la gente e creare disordini".
Dal conto suo in occasione della 55ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Vescovo di Ekiti, Sua Ecc. Mons. Felix Ajakaye ha invitato i politici ad evitare quella che ha definito come "idolatria politica", ovvero la consuetudine di saltare da un partito politico all'altro, spesso per ragioni pecuniarie, anziché di curarsi dell’interesse nazionale.
Nel rivolgersi ai giornalisti presenti Mons. Ajakaye li ha invitati a praticare il giornalismo “come mezzo di integrità e credibilità; non deve esserci spazio per un giornalismo da poltrona in cui un giornalista si basa su mera speculazione senza fare sforzi per condurre una vera inchiesta”. Mons. Ajakaye ha chiesto quindi al mondo dei media di contribuire alla vita sociale del Paese esercitando al meglio la propria professione. “Il segno distintivo della professione di giornalista è il giornalismo investigativo che è tutto basato sulla ricerca e orientato al positivo, richiede pazienza, sacrificio, impegno e forza di volontà, che è incentrato su giustizia, pace, unità, armonia, crescita e sviluppo”. (L.M.) (Agenzia Fides 17/5/2021)

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AFRICA/KENYA - Il Nunzio apostolico ai cristiani: No al tribalismo, si scelga l’unità
 
Bungoma (Agenzia Fides) – I cristiani devono tenersi alla larga dal tribalismo che porta divisione tra il popolo di Dio e abbracciare l'unità per fare regnare la pace. Si è espresso così Mons. Bert van Megen, Nunzio apostolico in Kenya, rivolgendosi ai cristiani presenti alla consacrazione della Cattedrale di Cristo Re della Diocesi di Bungoma. “Siamo una nuova famiglia, la famiglia di Dio, che va oltre le differenze tribali che ci dividono” ha rimarcato il Nunzio nell’omelia. “Il mio augurio è che questo bellissimo edificio, a cui tanti di voi hanno contribuito, finanziariamente o attraverso il loro lavoro e impegno, possa contribuire a una maggiore unità nella diocesi, affinchè i cristiani di Bungoma diventino un'unica famiglia in Gesù Cristo. Tutti voi che avete collaborato siete le pietre, la muratura, i pilastri, le finestre, le tegole e, naturalmente, l'altare.”
“Questa è la Casa del Signore e nessun altro può rivendicare diritti. L'unica parola che deve essere pronunciata qui è la Parola di Dio, nessun dibattito politico, nessun battibecco e maldicenza” si legge nel documento pervenuto all’Agenzia Fides, dove il rappresentante del Santo Padre mette in guardia i fedeli dall'usare la Chiesa come piattaforma per le convenzioni politiche. “I seguaci di Cristo sono la dimora dello Spirito Santo chi ci chiama ad essere uniti.”
“Come dice San Paolo, c'è chi pianta, chi annaffia, chi diserba, e poi c'è chi raccoglie” ha detto Mons. Obanyi, Amministratore apostolico della Diocesi di Bungoma e Ordinario della diocesi di Kakamega, ringraziando i fedeli per il loro duro lavoro e dedizione fino al completamento della Cattedrale. “Sono uno di quelli che si sono trovati a raccogliere ciò che era stato piantato, e desidero esprimere tutta la mia gratitudine a coloro che hanno messo il cuore e la mente in questo lavoro”.
La Cattedrale è la più grande del Kenya, con una capacità fino a 4.000 persone, il progetto è nato su iniziativa dell'ex Ordinario di Bungoma, il Vescovo Norman King’oo Wambua, che ora presta servizio nella diocesi di Machakos. Anche lui era presente per l'occasione.
(AP) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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AFRICA/BURKINA FASO - Comunione e dialogo islamo-cristiano per la festa di fine Ramadan
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) - La comunione spirituale e la collaborazione tra cristiani e musulmani è molto importante per il futuro della società: con questo spirito l’Arcidiocesi di Ouagadougou ha aperto le sue porte ai membri della “Lega Islamica per la Pace in Faso” in occasione delle celebrazioni di fine Ramadan. Come si apprende da una nota inviata all’Agenzia Fides, il Cardinale Philippe Nakellentuba Ouédraogo, Arcivescovo Metropolita di Ouagadougou, ha acconsentito alla richiesta giunta dalla stessa associazione islamica, accogliendo nel complesso diocesano i fedeli islamici, salutati, in un atmosfera di amicizia e fraternità, dal Cardinale e dal Presidente della Lega Islamica.
Al termine della preghiera, il Card. Ouédraogo ha augurato ai presenti una felice festa di fine Ramadan, ricordando il “Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune” firmato da Papa Francesco e Amed Al Tayeb durante il viaggio apostolico del Santo Padre negli Emirati Arabi. Il Presule ha sottolineato l'importanza di abbattere i muri dell'odio per costruire ponti nella nazione segnata da conflitti e violenze: “Vediamo questa iniziativa come un cammino verso la pace, come un vero e proprio ponte. Siete venuti a costruire un ponte che ci condurrà verso un nuovo Burkina Faso, un Paese riconciliato nella giustizia e nella pace vera e duratura”, ha detto il Cardinale.
Il presidente della Lega islamica per la pace in Burkina Faso, Ousséni Tapsoba, ha commentato così l’iniziativa: “Questo momento, primo nel suo genere, riflette la volontà di promuovere la coesione, la convivenza politica e sociale e la volontà di instaurare un dialogo fecondo tra le religioni e nella intera società burkinabè. La scelta del luogo in cui abbiamo celebrato la fine del digiuno è stata dettata dall’impegno dello stesso Card. Ouédraogo, che da sempre si impegna per la ricerca della pace e della fratellanza tra figli e figlie dello stesso paese”.
Al termine dell’iniziativa, i due leader si sono incontrati personalmente per un confronto fraterno, al fine di rafforzare il dialogo interreligioso in un Paese colpito da diversi anni da attacchi terroristici, spesso di natura jihadista.
(EZ-LF) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Arrestato dai militari un sacerdote della diocesi di Banmaw
 
Banmaw (Agenzia Fides) - L'esercito del Myanmar ha arrestato padre Colombano Labang Lar Di, sacerdote cattolico della diocesi di Banmaw. Secondo informazioni confermate all'Agenzia Fides dalla Chiesa locale, il prete è stato arrestato il 14 maggio mentre si recava nella città di Myitkyina dove avrebbe dovuto ritirare degli aiuti in denaro per sostenere famiglie povere che sono senza lavoro e che stanno partecipando al movimento di disobbedienza civile contro il colpo di stato militare avvenuto in Myanmar il 1° febbraio scorso. Secondo persone a lui vicine, il sacerdote in questo tempo ha aiutato numerosi civili, occupandosi di assistere e portare aiuti umanitari a quanti sono scesi in piazza o hanno aderito in qualche modo alla protesta pacifica, operando in spirito di solidarietà e carità cristiana.
La notizia dell'arresto del sacerdote, subito divenuta virale sui social media, ha generato reazioni della società civile e nella Chiesa birmana, segnando un altro passo avanti di violenza da parte dei militari che intimidiscono il personale cattolico e i leader religiosi. Secondo alcune notizie circolate, il prete avrebbe dovuto essere rilasciato ma la parrocchia di Banmaw dove il sacerdote lavora ha smentito le voci del rilascio.
Numerosi sacerdoti, religiosi e suore in tutto il paese continuano ad aiutare la popolazione civile, inerme e indifesa, indigente o senza lavoro, procurando per loro aiuti umanitari e scorte di cibo. Questo servizio oggi viene pesantemente minacciato.
Larghe fasce di professionisti e lavoratori in Myanmar, la cui opera è vitale per l'economia del paese, stanno guidando il Movimento per la disobbedienza civile (CDM) contro la giunta militare. Operatori sanitari e medici, banchieri, avvocati, insegnanti, ingegneri, funzionari pubblici di tutta la nazione, hanno chiesto ai militari di ripristinare le istituzioni democratiche, rifiutandosi di tornare al lavoro.
Zwe Min Aung, chirurgo di Naypyidaw, ha spiegato che "questo speciale boicottaggio non ha un leader ma è nato spontaneamente dal basso, per protestare in modo pacifico e non violento", e che procede e si diffonde soprattutto grazie ai social media
Per ritorsione, al 16 maggio, la giunta militare ha licenziato più di 150.000 insegnanti di scuole di ogni ordine e grado, dalle scuole primarie alle università, arrestando nel complesso diecimila membri del personale civile in tutto il paese. Dal 1° febbraio scorso l'esercito ha arrestato centinaia di membri della Lega nazionale per la democrazia, il partito che era uscito vincitore elle elezioni di novembre 2020, guidato dalla leader Aung San Suu Kyi, anch'essa agli arresti.
La diocesi cattolica di Banmaw, con 34 mila cattolici, si trova nello stato Kachin, nel Nordest del Myanmar.
(JM-PA) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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ASIA/MYANMAR - Risuonano in Myanmar le parole del Papa: una benedizione per la nazione
 
Yangon (Agenzia Fides) - "Le parole di vicinanza così forti e chiare di Papa Francesco, quel messaggio 'Non perdete la speranza', sono un incoraggiamento speciale per tutto il popolo sofferente in Myanmar. Ci sentiamo chiamati a restare fedeli al Vangelo anche a rischio della vita. Ringraziamo di cuore il Santo Padre perché ha a cuore le sorti della nostra nazione": così dice all'Agenzia Fides Joseph Kung Za Hmung, leader laico cattolico, direttore di "Gloria News Journal", giornale cattolico birmano su web, esprimendo i sentimenti del popolo birmano che ha seguito grazie ai canali del web e dei social network la santa messa celebrata domenica 16 maggio in San Pietro da Papa Francesco, dedicata ai fedeli del Myanmar residenti in Italia.
Come appreso dall'Agenzia Fides, migliaia di fedeli cattolici si sono collegati e hanno seguito in diretta via web l'evento celebrato in San Pietro, collegandosi alle piattaforme Youtube e Facebook. "I fedeli birmani sono sorpresi e perfino commossi: non avremmo mai immaginato di poter ascoltare parole e suoni della nostra terra proclamati nella Basilica. Ci sentiamo davvero nel cuore della Chiesa universale. Grazie al Papa per la sua profonda umanità. Abbiamo avvertito la profonda comunione con la Chiesa universale" rileva Za Hmung a Fides.
In particolare una donna di Banmaw ha visto suo fratello, prete birmano che studia a Roma, leggere il Vangelo durante la celebrazione eucaristica. Esprimendo la sua grandissima gioia, ha detto. "Questa è una autentica benedizione di Dio sulla nostra famiglia e su tutto il nostro popolo".
Facendosi portavoce dei Vescovi, sacerdoti e religiosi e di tutti i cattolici birmani, il Cardinale Charles Maung Bo ha espresso profonda gratitudine, dicendo "grazie al Santo Padre per le sua preghiera e perché ha nel cuore il nostro amato popolo". La santa Messa è stata seguita anche da cittadini non cristiani che hanno apprezzato molto la speciale preghiera del Papa e la sua attenzione alla nazione, ancora sconvolta dalla repressione militare.
Il Papa ha chiesto ai fedeli, in Myanmar e all'estero, di custodire la fede, l’unità e la verità, rischiando anche la vita per il Vangelo. "Custodire la fede - ha sottolineato - è tenere lo sguardo alto verso il cielo mentre sulla terra si combatte e si sparge il sangue innocente. È non cedere alla logica dell’odio e della vendetta, ma restare con lo sguardo rivolto a quel Dio dell’amore che ci chiama ad essere fratelli tra di noi".
“Custodire la verità - ha proseguito il Pontefice - non significa difendere delle idee, diventare guardiani di un sistema di dottrine e di dogmi”, ma restare fedeli e legati a Cristo perché Lui è “la verità”. “Custodire la verità significa essere profeti in tutte le situazioni della vita” ed esserne testimoni: "Il Vangelo - ha detto Papa Francesco nella sua omelia - ci chiede di essere nella verità e per la verità, per la propria verità, donando la vita per gli altri. E dove c’è guerra, violenza, odio, essere fedeli al Vangelo e artigiani di pace significa impegnarsi, anche attraverso le scelte sociali e politiche, rischiando la vita. Solo così le cose possono cambiare. Il Signore non ha bisogno di gente tiepida: ci vuole consacrati nella verità e nella bellezza del Vangelo, perché possiamo testimoniare la gioia del Regno di Dio anche nella notte buia del dolore e quando il male sembra più forte".
Papa Francesco ha poi lanciato un appello alla fratellanza, contro ogni divisione: "Quanto bisogno c’è, soprattutto oggi, di fraternità. So che alcune situazioni politiche e sociali sono più grandi di voi, ma l’impegno per la pace e la fraternità nasce sempre dal basso: ciascuno, nel piccolo, può fare la sua parte. Ciascuno può impegnarsi a essere, nel piccolo, un costruttore di fraternità, a essere seminatore di fraternità, a lavorare per ricostruire ciò che si è spezzato invece che alimentare la violenza. Siamo chiamati a farlo, anche come Chiesa: promuoviamo il dialogo, il rispetto per l’altro, la custodia del fratello, la comunione".
Gesù Cristo, ha concluso, “prega il Padre e intercede per tutti noi, perché ci custodisca dal maligno e ci liberi dal potere del male”. E dunque, ha detto, non bisogna perdere la speranza.
(PA) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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ASIA/LIBANO - Patriarca maronita Raï: il Libano non si faccia coinvolgere nel conflitto militare israelo-palestinese
 
Bkerké (Agenzia Fides) - Le violenze subite dai palestinesi “fanno stringere il cuore”, e solo una soluzione autentica e definitiva della questione palestinese può fermare violenze e omicidi, “dopo 73 anni di guerre, devastazioni e oppressione israeliana”. Ma il Libano deve trovare “modi pacifici” per manifestare la propria solidarietà con il popolo palestinese, mantenendo la propria neutralità rispetto al conflitto armato e evitando ogni tipo di coinvolgimento militare.
L’appello a salvaguardare la neutralità libanese davanti alla spirale di violenza che avvolge la Terra Santa è stato lanciato domenica 16 maggio dal Patriarca maronita Béchara Boutros Raï, nel corso dell’omelia della liturgia eucaristica da lui celebrata presso la Sede patriarcale di Bkerké. Entrando nel dettaglio, il Patriarca ha invitato le autorità libanesi a tenere sotto stretto controllo il confine israelo-libanese, evitando che il territorio libanese diventi una piattaforma per “lanciare missili” in territorio israeliano. “Alcuni - ha aggiunto il Primate della Chiesa maronita, alludendo al Partito sciita Hezbollah, senza citarlo esplicitamente – sono coinvolti direttamente o attraverso gruppi ausiliari in quello che sta accadendo, ed espongono il Libano a nuove guerre”, ma il popolo libanese “non ha alcuna intenzione di distruggere il proprio Paese più di quanto esso non sia già devastato”, visto anche che “i libanesi hanno già pagato abbastanza per questi conflitti fuori controllo”. Nel corso dell’omelia, il Patriarca Raï ha anche ribadito che l’unica possibilità di porre fine ai conflitti arabo-israeliani passa attraverso il reale riconoscimento dello Stato palestinese, indipendente e sovrano, da parte di Israele.
La fuga verso il Libano di rifugiati palestinesi è iniziata nel 1948, anno della nascita dello Stato d’Israele. Secondo i dati forniti dall’ONU, nel Paese dei Cedri risiedono 300mila rifugiati palestinesi, raccolti in 12 campi profughi, dove vivono spesso in condizioni di estrema povertà.
Giovedì scorso, fonti militari israeliane hanno dato notizia di tre missili lanciati dal Libano sul territorio israeliano. Diverse manifestazioni pro-palestinesi si sono tenute negli ultimi giorni nei pressi del confine israelo-libanese, con i dimostranti che hanno tentato di lanciare bombe molotov contro le postazioni militari israeliane. L’esercito israeliano ha risposto con lancio di lacrimogeni e proiettili, provocando venerdì 14 maggio la morte di un manifestante libanese di 21 anni. (GV) (Agenzia Fides 17/5/2021)
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AMERICA/MESSICO - "Non possiamo accettare la violenza come stile di vita": aumentano omicidi e violenze contro i candidati
 
Città del Messico (Agenzia Fides) - "Il Messico non può accettare la violenza come stile di vita" ha esortato l'Arcidiocesi di Mexico, invitando i cittadini a scegliere il 6 giugno la migliore proposta politica che contribuisca a ricostruire il tessuto sociale. Attraverso il settimanale cattolico “Desde la Fe”, l'Arcidiocesi ha denunciato che il Messico affronta il secondo anno elettorale più violento della sua storia, ricordando le precedenti consultazioni del 2018. Con l'avvicinarsi delle elezioni del 6 giugno, il numero di omicidi e minacce contro i candidati alle cariche elettive è in aumento, sia per mano del crimine organizzato che degli avversari politici.
L'editoriale del settimanale cattolico riprende i dati della Segreteria di sicurezza e protezione dei cittadini, secondo cui "dal 4 marzo al 30 aprile di quest'anno, sono stati segnalati 234 casi di minacce o aggressioni contro i candidati, 12 dei quali sono stati assassinati". Inoltre il quarto rapporto sulla violenza politica in Messico 2021, preparato dalla società di consulenza Etellekt, "da settembre 2020 a maggio 2021, 79 politici sono stati assassinati, 33 dei quali durante il periodo della campagna elettorale". Sulla base di questi dati, l'editoriale nota che "queste cifre collocano l'attuale processo elettorale come il secondo più violento della storia, al di sotto solo delle elezioni del 2018, in cui 152 politici hanno perso la vita, 48 dei quali candidati e candidate".
"Desde la Fe" riconosce che le situazioni di violenza estrema "sono molto concentrate”, tuttavia esse “costituiscono segnali di allarme" che meritano di essere presi in considerazione e richiedono un lavoro comune di tutti i protagonisti sociali per favorire la famiglia, l'educazione e le istituzioni. "Scegliere quelle opzioni che favoriscono la ricostruzione del tessuto sociale ci permetterà di fare un passo avanti per trovare la pace di cui il nostro amato Messico, che rifiuta di accettare la violenza come stile di vita, ha tanto bisogno" scrive il settimanale.
In Messico il legame tra politica e Chiesa "è stato molto delicato", poiché i rapporti Chiesa-Stato hanno provocato almeno due grandi guerre interne (vedi Fides 3/05/2021), ma la Chiesa insiste nel denunciare il modo sbagliato di fare politica, cercando solo gli interessi personali o, ancora più grave, essendo complici di azioni politiche molto discusse, come permettere l'infiltrazione del crimine organizzato (vedi Fides 22/03/2021).
Domenica 6 giugno più di 90 milioni di messicani rinnoveranno completamente la Camera dei Deputati e 30 parlamenti locali, oltre ad eleggere 15 governatorati e 1.900 consigli comunali, per questo sono state definite come le più grandi elezioni nella storia del Paese. Consapevoli dell'importanza di questo evento, i Vescovi invitano la comunità nazionale a fare l'opzione migliore e a partecipare al voto con responsabilità, impegnandosi a costruire il futuro del paese (vedi Fides 12/05/2021).
(CE) (Agenzia Fides 17/05/2021)
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lunedì 12 aprile 2021

Agenzia Fides 12 aprile 2021

 

AFRICA/NIGERIA - Ennesimo sequestro di un sacerdote in Nigeria
 
Abuja (Agenzia Fides) – Secondo fonti locali, p. Marcel Izu Onyeocha è stato rilasciato dopo 24 ore dal suo sequestro. Si tratta dell’ennesimo rapimento di un sacerdote in Nigeria. La polizia dello Stato di Imo, nel sud della Nigeria, ha reso noto che ieri, domenica 11 aprile, p. Marcel Izu Onyeocha, missionario claretiano, che opera presso la Mother Theresa of Golgotha, è stato rapito lungo la strada tra Enugu e Owerri. Intorno alla 19:45 circa, il veicolo sul quale si trovava il religioso ha avuto un guasto a Ihube, nell'area del governo locale di Okigwe. Mentre p. Onyeocha e il suo accompagnatore scendevano per controllare il veicolo, un gruppo di persone che si suppone siano pastori Fulani, è apparso dalla boscaglia e, dopo aver ferito l’autista, ha rapito il religioso. (L.M.) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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AFRICA/GHANA - “Gli omicidi rituali sono una minaccia per la sicurezza nazionale” denunciano i Vescovi
 
Accra (Agenzia Fides) - “Dobbiamo proteggere i nostri giovani da certe cose. Quindi parte di ciò che i media propongono dovrebbe essere censurato per i giovani, in particolare certe presunte pratiche per ottenere rapidamente “soldi facili", ha detto Sua Ecc. Mons. Philip Naameh, Arcivescovo di Tamale, Presidente della Conferenza Episcopale del Ghana (GCBC), in una dichiarazione sugli omicidi rituali, dopo che la polizia ha arrestato due giovani, l’uno di 16 e l’altro di 18 anni, con l’accusa di aver assassinato in modo orrendo Ishmael Mensah Abdallah, un bambino di 10 anni, con l'intenzione di usare le parti del suo corpo per pratiche rituali.
"Questo triste e raccapricciante incidente, avvenuto in un sobborgo di Kasoa, nella Regione Centrale, ci interpella come popolo e come nazione, e richiede un intervento urgente per scongiurare ulteriori eventi in futuro” afferma Mons. Naameh. "L'azione orribile di questi adolescenti dovrebbe servire da campanello d'allarme per scoprire che forse abbiamo perso la nostra bussola morale come individui, popolo e nazione".
Mons. Naameh ha definito queste pseudo pratiche magiche “una minaccia per la sicurezza nazionale”. Nella sua dichiarazione, il Presidente della GCBC mette sotto accusa i media locali che diffondono programmi nei quali presunti “stregoni” insegnano pratiche magiche con la promessa di rendere le persone ricche in breve tempo. “Questo significa che non abbiamo preso precauzioni sufficienti per valutare ciò che stiamo alimentando nelle menti dei nostri giovani, al punto che pensano che la possibilità di uccidere qualcuno per ottenere ricchezza non sia sbagliata”.
Mons. Naameh, a nome di tutti i Vescovi del Ghana, chiede “a tutte le principali parti interessate, in particolare ai gestori del nostro spazio mediatico, di reprimere le attività di questi imbroglioni spiritualisti che attraverso i loro contenuti audiovisivi continuano a propagare il male e l’illusione del denaro facile, dalle emittenti televisive e dalle piattaforme di social media”
I Vescovi condannano la tendenza a celebrare la ricchezza, manifestata nell'adorazione dei ricchi senza mettere in dubbio la fonte della loro ricchezza, equiparando le donazioni a una buona leadership e la convinzione che il denaro debba essere fatto "con le buone o con le cattive", ed esortano i ghaniani "a tracciare un nuovo percorso verso i valori genuini, come il lavoro duro e l’onestà.
"Raccomandiamo l'anima del giovane Ishmael Mensah Abdallah alla misericordia di Dio e preghiamo per la consolazione dei genitori e dell'intera famiglia, e perché il Signore guidi gli adolescenti nel nostro mondo moderno” conclude il testo. (L.M.) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Rete della società civile: fermare le esecuzioni extragiudiziali, il "red tagging" e l'impunità
 
Manila (Agenzia Fides) - “Le comunità cattoliche sono veramente indignate, deplorano le innumerevoli violazioni dei diritti umani e le esecuzioni extragiudiziali commesse da forze governative e stigmatizzano la cultura dell'impunità prevalente nel nostro Paese”. E’ quanto afferma padre Aris Miranda, sacerdote Camilliano filippino, in un incontro svoltosi online tra diverse associazioni di difesa e monitoraggio dei diritti violati nelle Filippine. Le associazioni, tra le quali molte comunità cattoliche, sono parte di un’estesa coalizione internazionale che monitora, segnala e alza la voce per gli omicidi di persone, leader indigeni, avocati, attivisti che proseguono, ad opera delle forze di polizia. Molti di questi leader sono etichettati come “ribelli comunisti” ed eliminati con questo pretesto.
Nei giorni scorsi Mons. Gerardo Alminaza, Vescovo di San Carlos, chiedendo pubblicamente di fermare la cultura dell'impunità, ha sostenuto l'approvazione di un apposito disegno di legge, elaborato da alcuni parlamentari, che punisce il "red-tagging", ovvero la pratica di etichettare come "terroristi" o "comunisti" individui o organizzazioni, critiche verso governo di Duterte, esponendoli in modo pretestuoso a esecuzioni extragiudiziali. Il disegno di legge n. 2121 del Senato, noto come "Act Defining and Penalizing Red-tagging", punisce quanti sono stati giudicati colpevoli di "red-tagging" con il carcere per almeno 10 anni. La legislazione, ha detto il Vescovo, dovrebbe tutelare la libertà di parola e proteggere da perquisizioni, sequestri e omicidi quanti criticano l'amministrazione di Duterte.
P. Miranda, membro di "Promotion of Church People’s Response" (PCPR), e la rete delle associazioni che include, tra le altre, International Commission of Human Rights in the Philippines (ICHRP), Ecumenical Movement for Justice and Peace, ricordano l’omicidio di nove attivisti filippini, uccisi in un raid simultaneo della polizia il 7 marzo scorso, appena due giorni dopo che il presidente Rodrigo Duterte aveva emesso l’ennesimo appello a eliminare i “combattenti comunisti nelle Filippine”. Il raid si è svolto nelle province meridionali di Luzon (Laguna, Batangas, Cavite e Rizal).
“Quelli uccisi e arrestati sono stati etichettati come simpatizzanti o reclutatori del New People's Army, l'ala armata del Partito Comunista delle Filippine. Ma – ricorda il Camilliano - non sono membri del gruppo comunista. Le organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani, comprese le Nazioni Unite, hanno a lungo sottolineato come tutto ciò sia un incitamento alla violenza”.
“Chiediamo – dice a Fides padre Miranda - che tutti gli arrestati siano liberati e che un'indagine indipendente e credibile sui raid simultanei sia condotta dal Congresso e dalla Commissione per i diritti umani (CHR) per individuare i responsabili. Vogliamo anche che la Corte Suprema prenda provvedimenti immediati per prevenire ulteriori mandati di perquisizione o altri strumenti giudiziari per mettere a tacere attivisti, dissidenti politici e critici del governo. Invitiamo dunque il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e la Corte penale internazionale a occuparsi di questi casi, mentre va infine abolita la Task Force istituita per porre fine al conflitto armato ed eliminata la legge sul terrorismo voluta da Duterte”.
Il 7 marzo sono stati uccisi 9 attivisti ed altri 6 sono stati arrestati, rileva Luciano Seller del “Comitato di Amicizia Italo Filippino” (Italy – Philippine Friendship Association), una delle associazioni europee che ha partecipato al meeting online. Seller, che ne è portavoce, spiega a Fides che il Comitato, battendosi per una pace giusta nelle Filippine, “chiede al Parlamento italiano di promuovere un’azione dell’Unione Europea per la ripresa dei colloqui di pace fra il governo filippino e il National Democratic Front of Philippines, interrotti dal governo Duterte”.
(MG-PA) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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ASIA/PAKISTAN - Il nuovo Arcivescovo di Karachi si insedia, per essere "pastore con l'odore delle sue pecore"
 
Karachi (Agenzia Fides): “Ringrazio Dio per avermi scelto come Arcivescovo di Karachi e ringrazio Papa Francesco per avermi considerato degno di guidare l'arcidiocesi. L'umiltà e l'amore del Santo Padre per coloro che sono nelle periferie e, in particolare, il richiamo ai Pastori a vivere con l'odore delle pecore, saranno sempre il principio guida nel mio ministero episcopale”. Con queste parole Mons. Benny Mario Travas ha rivolto il suo saluto al clero, ai religiosi e ai fedeli, dalla Cattedrale di San Patrizio a Karachi, nel momento del suo insediamento avvenuto ieri, domenica 11 aprile 2021. Si tratta del sesto Vescovo dell'Arcidiocesi di Karachi.
“L'Arcidiocesi di Karachi ha un gran numero di giovani sacerdoti, religiosi e suore e assicuro a tutti il mio impegno ad essere un buon pastore. All’insegna del mio motto episcopale ‘Comunione’ - prosegue il Presule - sarà mia missione sradicare ogni divisione. Con il lavoro di squadra, pregando insieme e facendo del bene a tutti, possiamo curare le ferite dell'arcidiocesi di Karachi”.
“Dobbiamo lavorare per promuovere lo spirito di umiltà, di amore, di cura e di comprensione sotto la guida del nuovo Pastore dell'Arcidiocesi” ha detto il Nunzio Apostolico in Pakistan, l'Arcivescovo Christophe Zakhia El-Kassis. “È così che costruiamo e rafforziamo la Chiesa e questo è il modo in cui lo Spirito Santo ci guida sin dall'inizio”.
La presenza alla celebrazione della Santa Messa è stata limitata a causa dell'inizio della terza ondata di Covid-19 nel Paese. Seguendo rigorose procedure operative standard (SOPs) hanno preso parte circa 300 fedeli provenienti da tutte le diocesi cattoliche del Pakistan, inclusi sacerdoti, religiosi e suore. Insieme al nuovo Arcivescovo hanno celebrato il Nunzio Apostolico Mons. Christophe Zakhia El-Kassis, il Cardinale Joseph Coutts, suo predecessore, l'Arcivescovo Joseph Arshad della diocesi di Islamabad-Rawalpindi, l'Arcivescovo Sebastian Francis Shaw, OFM, di Lahore, Mons. Indrias Rehmat di Faisalabad, Mons. Khalid Rehmat OFM, Cap di Quetta e Mons. Evarist Pinto, Arcivescovo emerito di Karachi.
Mons. Benny Mario Travas è nato il 21 novembre 1966 a Karachi. Dopo gli studi compiuti nel Seminario Minore e Maggiore di Karachi, è stato ordinato sacerdote per l’Arcidiocesi di Karachi il 7 dicembre 1990. Dopo sette anni di ministero pastorale è stato inviato a Roma per la Licenza in Diritto Canonico, ottenuta presso la Pontificia Università Urbaniana nel 1997. Tornato in patria, ha svolto l’ufficio di Vicario Generale di Karachi e, nel contempo, di Rettore del Seminario Minore S. Pio X della medesima Arcidiocesi, nonché docente al National Catholic Institute of Theology di Karachi. È stato pure Giudice del Tribunale ecclesiastico di Karachi e Membro del Collegio di Consultori e del Consiglio presbiterale. Dopo aver svolto per 9 mesi l’incarico di Amministratore Apostolico della Diocesi di Multan, il 29 maggio 2015 ne è stato nominato Vescovo. L’11 febbraio 2021 Papa Francesco lo ha nominato Arcivescovo Metropolita di Karachi.
(AG/AP) (12/04/2021 Agenzia Fides)

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ASIA/IRAQ - Il Patriarca caldeo nel ‘messaggio per il Ramadan’: togliamo dai testi scolastici le definizioni che offendono i cristiani
 
Baghdad (Agenzia Fides) – “In occasione dell'avvento del mese sacro del Ramadan, estendo le mie sincere congratulazioni e le mie sincere benedizioni ai nostri fratelli e sorelle musulmani, chiedendo a Dio Onnipotente di benedire il loro digiuno e di fargli godere la salute, la sicurezza e di risparmiare loro e tutta l'umanità dal pericolo della pandemia da Covid-19”. Lo scrive il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako, in un breve e intenso messaggio augurale rivolto ai suoi concittadini di fede islamica all’inizio del mese sacro del Ramadan, il tempo speciale che le comunità islamiche di tutto il mondo dedicano al digiuno, alla preghiera e all’elemosina.
Nel testo del messaggio, pervenuto all’Agenzia Fides, il Patriarca auspica che questo tempo speciale per i musulmani “diventi un'opportunità per avvicinarsi a Dio e alle persone attraverso il digiuno, la preghiera, gli atti di carità, misericordia, perdono e riconciliazione, e per approfondire i legami di fratellanza, amicizia e rispetto che Papa Francesco ha richiamato durante la visita da lui compiuta nel nostro Paese dal 5 all'8 marzo”.
Il Primate della Chiesa caldea si augura che anche il Ramadan diventi occasione per “promuovere i principi di pace, stabilità e convivenza, così da aprire una nuova pagina positiva nella vita degli iracheni, così che tutti possano godere di gioia e felicità dopo tutti i mali che hanno sofferto”. Il messaggio non si limita a considerazioni generali a favore della convivenza tra diverse componenti della società irachena, ma si conclude con una richiesta molto concreta: “In questa occasione” scrive il Patriarca Sako, “chiedo l'adozione della denominazione dei cristiani come ‘Popolo del Libro’, che deve essere inclusa nei libri di testo usati nelle scuole nazionali in sostituzione di altre definizioni errate e inaccettabili”.
In alcuni libri scolastici, anche in Iraq, i cristiani vengono ancora indicati come “infedeli” o “politeisti” (takfir, kafir), espressioni tipiche della polemica anti-cristiana di matrice islamica. La definizione che il Patriarca suggerisce di adottare per indicare i cristiani nei testi scolastici è anch’essa di matrice islamica, essendo riportata nel Corano. (GV) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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AMERICA/HAITI - Nella domenica della Divina Misericordia rapiti 5 sacerdoti, 2 suore e 3 laici
 
Port au Prince (Agenzia Fides) - Nella seconda domenica di Pasqua, mentre la Chiesa universale celebrava la Divina Misericordia, la Chiesa cattolica di Haiti, in particolare la Società dei Sacerdoti di Saint Jacques e l'Arcidiocesi di Cap Haitien, lamentavano il rapimento di 5 loro sacerdoti, due suore e 3 parenti di padre Jean Arnel Joseph. Il sequestro è avvenuto ieri, domenica 11 aprile, nella città di Croix-des-Bouquets, vicino alla capitale Port-au-Prince. Padre Stevenson Montinard, sacerdote di Saint Jacques ha confermato la notizia alla fonte di Fides e ha chiesto preghiere per il rilascio dei Padri: Michel Briand (di nazionalità francese), Jean Nicaisse Milien, Joël Thomas, Evens Joseph, e Jean-Hugues Baptiste (sacerdote dell'Arcidiocesi di Cape Haitian, studente di medicina) e di suor Agnès Bordeau, della Congregazione della Provvidenza di Pommeraye, di nazionalità francese, e di suor Anne Marie Dorcelus, della Congregazione delle Piccole Sorelle di Gesù Bambino.
Le vittime sono state rapite mentre si dirigevano verso la parrocchia di Galette Chambon, per partecipare all’insediamento come parroco di padre Jean Arnel Joseph. Secondo padre Stevenson Montinard, i rapitori chiedono una ingente somma di denaro per il rilascio dei rapiti.
Purtroppo i casi di sequestro di persona avvengono quotidianamente nel Paese, che da anni affronta una crescente ondata di insicurezza. "Questo nuovo caso è un riflesso del crollo dell'apparato di sicurezza dello Stato e del Paese. Nessuno sembra essere più al sicuro" afferma all’Agenzia Fides P. Renold Antoine, C.Ss.R, che lavora sul posto. "I gruppi fuori legge continuano a seminare paura e tristezza nel cuore della popolazione" ha concluso padre Renold.
La polizia sospetta che dietro al rapimento ci sia una banda armata attiva nell'area, soprannominata "400 Mawozo", secondo una fonte locale. La Conferenza dei religiosi haitiani (CHR) ha informato in un suo comunicato che sono state rapite anche altre tre persone, parenti di un altro sacerdote che non erano inizialmente considerate nel numero dei rapiti. "La CHR esprime il suo profondo dolore ma anche la sua rabbia per la situazione disumana che stiamo attraversando da più di un decennio" si legge nel comunicato.
La violenza delle bande e l'instabilità politica nel Paese hanno recentemente portato a manifestazioni per le strade della capitale (vedi Fides 10/03/2021). Haiti, il paese più povero del continente americano, è precipitato da tempo in una profonda crisi politica. Il presidente Jovenel Moïse ritiene che il suo mandato scadrà il 7 febbraio 2022, mentre per l'opposizione e parte della società civile è terminato il 7 febbraio 2021. Questo disaccordo è dovuto al fatto che Moise era stato eletto in una votazione annullata per frode, poi rieletto un anno dopo.
(CE) (Agenzia Fides 12/04/2021)
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AMERICA/ECUADOR - Appello dei Vescovi dopo il secondo turno delle presidenziali: “E' l’ora dell'Ecuador”
 
Quito (Agenzia Fides) – Ieri, domenica 11 aprile, si è svolto in Ecuador il secondo turno delle elezioni presidenziali. Lo scrutinio ufficiale realizzato dal Consiglio nazionale elettorale (Cne) del 97,97% dei voti, ha decretato che Guillermo Lasso, banchiere e uomo d’affari, ha ottenuto il 52,48% dei voti, mentre il suo concorrente Arauz, si è fermato al 47,52%.
In un loro comunicato pubblicato con la data dell’11 aprile, pervenuto a Fides, i Vescovi della Chiesa cattolica, “come fratelli e servi di tutti”, invitano “le autorità elettorali a garantire la trasparenza e la veridicità dei risultati, i candidati simpatizzanti e i cittadini tutti ad attendere e ad accettare i risultati con dignità e patriottismo", in quanto "la campagna è ormai passata. È l’ora dell'Ecuador!”
I Vescovi si rivolgono a chi è stato eletto per ricordare l’impegno di “dare il meglio di se stessi, in modo che le aspirazioni del nostro popolo siano soddisfatte, come è stato promesso durante la campagna elettorale”. Chiedono inoltre “il superamento del fanatismo ideologico e di posizioni estremiste”, e di "governare saggiamente, legiferare in modo equo e controllare con trasparenza". Inoltre è necessario il rispetto di quanti pensano diversamente e ribadiscono che il dialogo, in un sistema democratico, “è imprescindibile” per garantire la credibilità delle autorità e la fiducia dei cittadini.
"Il nostro appello è ad essere sempre vicino alla popolazione, condividendo e ascoltando le sue necessità, soprattutto delle persone più vulnerabili, per trovare insieme le soluzioni migliori" chiedono i Presuli, ribadendo la necessità di “una cultura dell’ascolto”, in modo che nessuno si attribuisca il diritto di pensare e decidere per gli altri.
Nel loro appello chiedono a chi viene eletto, di "assumere il potere come un servizio alla comunità" e "non come strumento di dominio, prestigio sociale o di privilegi personali, familiari e di parte. I poveri non sono oggetto o mezzo per conquistare il potere e perpetuarlo". Infine ribadiscono l’appello al rispetto dei diritti umani fondamentali, cominciando dalla vita in tutte le sue espressioni, la libertà individuale, sociale, politica e religiosa, il diritto ad un'istruzione completa, ad un lavoro dignitoso e adeguato, il diritto alla salute, assicurare i diritti della donna e i diritti della natura, infine, scrivono i Vescovi, "rivendichiamo il nostro diritto ad alzare la nostra voce profetica per denunciare l'oblio dei deboli". (SL) (Agenzia Fides 12/4/2021)
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AMERICA/PARAGUAY - L’Arcivescovo di Asunción alla Messa crismale: "In questo tempo di pandemia come si sente il valore della vita!"
 
Asunción (Agenzia Fides) – Sabato 10 aprile, nella Cattedrale metropolitana di Asunción, è stata celebrata la Messa crismale, che normalmente si celebra durante la Settimana santa, ma a causa della pandemia e delle restrizioni vigenti in Paraguay, è stata posticipata. L'Arcivescovo di Asuncion, Mons. Edmundo Valenzuela, ha presieduto la celebrazione con la presenza di solo 20 sacerdoti del clero diocesano, ma il suo messaggio è stato diffuso dai media a tutta la comunità nazionale.
L’Arcivescovo ha commentato la difficile situazione che vive il paese: da una parte tutti sentono il valore della vita che se ne va a causa del virus, dall'altra parte non si capisce come si voglia imporre l'aborto e l'eutanasia come soluzioni o perfino come diritti delle persone. "In questo tempo di pandemia come si sente il valore della vita!" ha esclamato nell'omelia, e ha continuato: "Noi continueremo a difendere la vita, dal suo concepimento fino alla morte naturale!". In tale contesto l'Arcivescovo ha fatto un appello alle autorità per avere soluzioni veloci alla mancanza di medicine e di vaccini per i malati, verificatasi in queste ultime settimane.
Il Paraguay sta vivendo in modo più drammatico del 2020 questa seconda ondata di contagi e di morti a causa del Covid. I primi giorni di marzo la popolazione ha manifestato per le strade contro la cattiva gestione dell'emergenza sanitaria nel paese e la mancanza dei vaccini (vedi Fides 9/03/2021).
Ieri il ministro della Salute del Paraguay, Julio Borba, ha annunciato che le 100.000 dosi di vaccino indiano contro il coronavirus Covaxin sono pronte per essere somministrate, dopo che il farmaco ha ricevuto l'autorizzazione della Commissione federale per la protezione contro i rischi sanitari (Cofepris) del Messico, primo Paese nel mondo ad averlo approvato, secondo il sito d'informazione Ultima Hora. Le dosi donate dall'India erano state messe in 'quarantena' dalle autorità sanitarie paraguaiane a fine marzo, in attesa di accertarne la sicurezza, a seguito della mancata approvazione dell'Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa) del Brasile. A seguito dell'autorizzazione dal Messico, il vaccino ha ottenuto il via libera delle autorità del Paraguay e inizierà a essere distribuito nelle diverse regioni del Paese.
La popolazione del Paraguay ha seguito ieri attraverso i social media la Messa della Divina Misericordia, espressione del culto popolare molto sentita in Paraguay, celebrata dal Vescovo della diocesi di Caacupé, Mons. Ricardo Valenzuela, che ha pregato in particolare per i malati di Covid e per gli operatori sanitari che, malgrado ancora non siano stati tutti vaccinati, assistono i malati in ogni angolo del paese.
(CE) (Agenzia Fides 12/04/2021)

lunedì 6 luglio 2015

Bollettino di lunedi 6 luglio 2015

AFRICA/BURUNDI - Spaccature nel partito presidenziale e nell’esercito sul terzo mandato di Nkurunziza
Bujumbura (Agenzia Fides) - Il Burundi appare sempre più diviso, visto che appaiono spaccature anche all’interno del partito presidenziale CNDD-FDD. “Il Presidente dell’Assemblea, Pie Ntavyohanyuma, e il Vice Presidente, Gervais Rufyikiri, entrambi del CNDD-FDD, e rifugiatisi all’estero hanno scritto una lettera alla Comunità dell’Africa dell’Est (EAC), nella quale respingono l’ipotesi di un terzo mandato per il Presidente Pierre Nkurunziza” dicono all’Agenzia Fides fonti locali da Bujumbura, che per sicurezza chiedono l’anonimato.
L’EAC ha tenuto un vertice dedicato alla crisi in Burundi che è stato però disertato da Nkurunziza.
“La situazione è calma, ma si avverte la tensione mentre si avvicina la data delle elezioni presidenziali del 15 luglio” proseguono le nostre fonti.
Le elezioni locali e legislative del 29 giugno, boicottate dall’opposizione (vedi Fides 26/6/2015 e 1/7/2015) sono state dichiarate dall’Onu viziate da intimidazioni e violenze. “La milizia legata al partito al potere intimidiva gli elettori perché andassero a votare nonostante gli appelli dell’opposizione a boicottare il voto” confermano le nostre fonti. “Comunque molti elettori non hanno votato e diversi tra chi lo ha fatto, nel segreto dell’urna hanno votato contro il partito al potere”. Tra le persone minacciate di morte e costrette a fuggire all’estero ci sono anche quattro sacerdoti cattolici.
“Le divisioni attraversano anche esercito e polizia. I militari contrari al terzo mandato del Presidente uscente sono l’80% mentre tra i poliziotti questa percentuale scende al 60%. Purtroppo sembra esserci la volontà di risolvere la crisi con la violenza, come minacciato dagli ex golpisti (protagonisti del fallito golpe di maggio, vedi Fides 15/5/2015) che hanno annunciato che se Nkurunziza non se ne va spontaneamente, lo cacceranno manu militari” concludono le fonti. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2015)
AFRICA/NIGERIA - Nuovi attentati di Boko Haram: presi di mira una moschea e una chiesa protestante
Abuja (Agenzia Fides) – E’ almeno di 44 morti e 48 feriti il bilancio provvisorio del duplice attentato perpetrato domenica 5 luglio a Jos, capitale dello Stato di Plateau (nella Nigeria centro-settentrionale), attribuito a Boko Haram La prima esplosione è avvenuta alle nove e un quarto di sera nei pressi della locale università. La seconda poco dopo, nei pressi della moschea nel quartiere di Yantaya, dove predica l’Imam Sani Yahaya Jingir, da tempo schierato contro il gruppo islamista.
Poche ore prima a Potiskum, importate città commerciale nello Stato di Yobe, un attentatore suicida si era fatto esplodere nella Redeemed Christian Church of God, uccidendo 5 fedeli. (L.M.) (Agenzia Fides 6/7/2015)
AFRICA/EGITTO - La chiesa copta dei santi Antonio e Paolo distribuisce viveri ai poveri musulmani per il Ramadan
Il Cairo (Agenzia Fides) – La chiesa copta ortodossa dei Santi Antonio e Paolo, nel distretto egiziano di Nasser (provincia di Beni Suef) sta curando la distribuzione settimanale di pacchi viveri a centinaia di famiglie povere musulmane in occasione del Ramadan, il mese sacro dei musulmani particolarmente connotato dalla pratica del digiuno unito alla preghiera. Lo riferiscono fonti copte consultate dall'Agenzia Fides. I pacchi viveri offerti dalla parrocchia copta vengono distribuiti in collaborazione con la locale moschea, e la sinergia tra imam, monaci e sacerdoti e cristiani laici contribuisce a rafforzare i legami di familiarità e solidarietà che rappresentano un antidoto efficace alla predicazione settaria e alle manovre dei gruppi integralisti.
La scelta di distribuire in maniera mirata beni di prima necessità ai musulmani più poveri segna un cambiamento rispetto al passato, quando durante il Ramadan le comunità cristiane organizzavano cene e momenti conviviali da condividere con i musulmani alla fine del digiuno quotidiano.
“In realtà - spiega all'Agenzia Fides Anba Antonios Aziz Mina, Vescovo copto cattolico di Guizeh - quei banchetti serali negli ultimi tempi si erano trasformati in momenti troppo formali, e cominciava a calare la partecipazione. Così molte comunità cristiane hanno avuto la felice idea di utilizzare i fondi prima destinati a tali cene per interventi a favore dei musulmani poveri. Una scelta che mi sembra molto appropriata, anche alla luce della crisi economica che colpisce fasce sempre più ampie della popolazione, in maniera feroce”. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2015).
AFRICA/NIGER - Il noma colpisce gravemente i bambini più poveri e malnutriti
Niamey (Agenzia Fides) – La malnutrizione severa in Niger continua a spianare la strada ad una malattia generata da mancanza di igiene, fame e povertà. Si tratta del noma, che provoca la distruzione dei tessuti ossei e molli del viso. Attualmente colpisce soprattutto i bambini della fascia di età tra 2 e 6 anni che vivono nelle regioni più povere del mondo. “E’ una malattia che si sviluppa in maniera molto rapida”, si legge in una nota della Fondazione caritativa svizzera Sentinelles impegnata in Niger. La necrosi si sviluppa in 72 ore. Secondo le Nazioni Unite, la malnutrizione in Niger è in gran parte causata dalla mancanza di nutrienti essenziali per i bambini, che indebolisce il loro sistema immunitario contro malattie comuni. La malnutrizione causa ogni anno nel Paese la morte di 4/6 mila bambini. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, molti Paesi africani e sudamericani contano casi di infezione, ma il Niger conta gran parte delle 140/180 mila vittime c he si registrano ogni anno in tutto il mondo. (AP) (6/7/2015 Agenzia Fides)
ASIA/LIBANO - Il Patriarca maronita: la tempesta passerà, e i cristiani rimarranno in Medio Oriente
Beirut (Agenzia Fides) - I cristiani del Medio Oriente non fuggiranno dalla loro terra, che è la terra in cui è nato Gesù, se davvero avranno il dono di veder custodita la propria fede come esperienza dell'amore di Cristo. Ne è convinto il Patriarca maronita Boutros Bechara Rai, che ha espresso tale fiduciosa speranza durante la Messa celebrata ieri davanti ai ragazzi e alle ragazze del primo Global Forum della Gioventù maronita, il meeting di giovani provenienti soprattutto dalle comunità maronite sparse nel mondo, venuti in Libano per prendere parte ad una serie di incontri, conferenze e iniziative sociali e culturali.
Anche nella precedente giornata di sabato 4 luglio, il Primate della Chiesa maronita aveva espresso parole di incoraggiamento sul futuro dei cristiani mediorientali durante la sua visita alle chiese e ai monasteri del distretto di Matn. “Non c'è da aver paura. La tempesta passerà” ha dichiarato in quell'occasione il Card. Rai, aggiungendo che “l'importante è rimanere radicati nella fede e non arrendersi”. Nella stessa giornata, il Patriarca maronita ha visitato anche il campo profughi palestinese di Dbayeh, criticando in tale circostanza l'immobilismo della comunità internazionale davanti alla tragedia dei rifugiati palestinesi che da tre generazioni vivono nei campi profughi sparsi in Libano, spesso in condizioni disumane. (GV) (Agenzia Fides 6/7/2015).
ASIA/NEPAL - Terremoto: l’aiuto delle congregazioni religiose
Kathmandu (Agenzia Fides) – E’ un forte impegno quello messo in campo dalle congregazioni religiose presenti in Nepal in favore delle vittime del sisma del 25 aprile. Come riferisce una nota inviata a Fides dal Vicariato Apostolico del Nepal, tra gli ordini più attivi c'è la “Congregazione delle Suore di Gesù” che a Gorkha e Kathmandu hanno aperto le loro strutture e le scuole mettendole a disposizione degli sfollati. Inoltre, nell'ambito delle operazioni di soccorso, la Scuola di Santa Maria a Kathmandu tramite l'aiuto di genitori, studenti, ex studenti e personale, ha organizzato gli aiuti per sei villaggi più colpiti intorno alla valle di Kathmandu, fornendo beni di prima necessità.
Anche i Gesuiti del “Nepal Jesuit Social Institute” (NJSI) hanno organizzato campi medici e distribuito materiali di soccorso nelle aree più colpite, avviando progetti di riabilitazione e ricostruzione. L'Istituto ha avviato l’ “Earthquake Relief and Rehabilitation Programm Nepal” per servire i sopravvissuti al terremoto e rafforzare la speranza tra loro. In particolare il NJSI ha fornito a 23 scuole materiali didattici, mobili, articoli di cancelleria, libri, per oltre 2.200 studenti, operando nei nove distretti maggiormente colpiti dal sisma, dove ha sostenuto più di 6.827 famiglie, per un complesso di oltre 30.000 persone. Altro settore di impegno del gesuiti è quello dell’agricoltura: si aiutano i contadini fornendo sementi e utensili.
Tra le atre congregazioni impegnate sul terreno, c’è anche la “Congregazione dei Padri di S. Teresa” (o “Little Flower Society”) che si è concentrata soprattutto sull’aiutare la popolazione indigena dei chepang. Una speciale Commissione per la riabilitazione ha preparato un programma di soccorso, mentre religiosi e volontari della congregazione lavorano instancabilmente nella solidarietà, anche grazie alla partnership con l'arcidiocesi di Mumbai, in India. Finora hanno aiutato oltre 2.100 famiglie indigene. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2015)
ASIA/CAMBOGIA - Un nuovo sacerdote nella Chiesa di Phnom Penh: fioriscono le vocazioni
Phnom Penh (Agenzia Fides) – La Chiesa di Phnom Penh ha accolto un nuovo sacerdote diocesano, padre Pierre Sok Na. Come riferisce a Fides il Vicario apostolico, Sua Ecc. Mons. Olivier Schmitthaeusler, MEP, il nuovo prete opererà nell’area sud di Phnom Penh. “Rendiamo grazie a Dio per questo dono e chiediamo al Signore di riempire col suo amore il suo ministero di servizio e di amore per i fedeli, ma anche per tutti coloro che cercano la luce, la pace e la misericordia nelle loro vite spezzate” dice a Fides il Vicario Apostolico.
Il nuovo sacerdote è stato ordinato il 27 giugno. I fedeli del Vicariato si sono riuniti per una speciale “notte di preghiera per le vocazioni”. “Certamente il Signore ascolta la preghiera di coloro che implorano” nota mons. Schmitthaeusler.
Il Vicariato di Phnom Penh ha ordinato, a partire dal 2001, tre sacerdoti cambogiani. E le vocazioni non mancano. “A settembre 2015 avremo tre seminaristi al secondo anno e due al terzo anno” ricorda. La formazione dei seminaristi è distribuita su un ciclo di sei anni ed è garantita in lingua cambogiana da numerosi sacerdoti missionari: “Costoro si rendono disponibili per questo servizio di vitale importanza per la costruzione della Chiesa locale” prosegue il Vicario.
“Non va dimenticata la nostra Scuola di formazione per i laici – aggiunge – dove 50 adulti battezzati vengono a formarsi su teologia, spiritualità, storia, Bibbia, etica e dottrina sociale per rafforzare la loro fede. Questa è la nostra Chiesa che getta un seme per il suo futuro”.
Inoltre nei mesi di luglio e agosto i giovani cattolici parteciperanno alla Giornata della Gioventù organizzata dalla Conferenza Episcopale di Laos e Cambogia dal 10 al 16 agosto in Cambogia, mentre dal 20 al 23 agosto a Sihanoukville si terrà un campo per i giovani dedicato al tema della vocazione. (PA) (Agenzia Fides 6/7/2015)
AMERICA/ECUADOR - Ben preparati sul tema della famiglia, 10 mila da Santo Domingo a Quito per la Messa del Papa
Santo Domingo en Ecuador (Agenzia Fides) – “Assistere significa essere benedetti e partecipare alla storia della misericordia che il mondo vive con Papa Francesco” afferma Martha Lopez, membro del movimento Juan XXIII, che sarà presente alla Santa Messa che Papa Francesco celebrerà martedì 7 luglio, a Quito, con altri diecimila pellegrini della diocesi di Santo Domingo en Ecuador. Questi gruppi per raggiungere Quito dovranno percorrere circa 180 km di terreno accidentato e collegamenti precari.
Dalle fonti di Fides in Ecuador si apprende che la Conferenza Episcopale ha preparato e distribuito ai pellegrini uno zaino con una t-shirt, una sciarpa, un bracciale, un rosario, piccoli depliant con delle preghiere e una edizione dei quattro Vangeli. Secondo sua Ecc. Mons. Bertram Wick, Vescovo di Santo Domingo en Ecuador, il gruppo dei fedeli che partiranno per Quito dovrà leggere come preparazione all’evento il “messaggio sulla famiglia” suggerito dalla diocesi, che sarà sicuramente tra i temi di cui parlerà Papa Francesco.
"Riteniamo che la famiglia si trovi in un vortice di forze che cercano di disgregarla, con situazioni e problemi, come la migrazione e altri fattori, che la ostacolano nella realizzazione di quello che deve essere" ha commentato il Vescovo.
Fra le note della visita del Papa in Ecuador, per la prima volta nella storia dell’Ecuador un evento di quella nazione viene trasmesso in diretta tv da 200 reti televisive di tutto il mondo.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2015)
AMERICA/HONDURAS - Ancora manifestazioni contro la corruzione, mentre altri scandali vengono alla luce
Tegucigalpa (Agenzia Fides) – "La Conferenza Episcopale, rappresentando il popolo cattolico pellegrino in Honduras, si unisce a tutti coloro che lottano per un paese migliore e proclama che non potrà esserci la pace senza la giustizia sociale, la fraternità senza la riconciliazione, la solidarietà senza la compassione con i più poveri, l'armonia sociale senza togliere definitivamente l'impunità, né il progresso senza cacciare la corruzione che tanto male arreca a tutti": così affermava il documento dei Vescovi pubblicato il 2 luglio (vedi Fides 3/07/2015) e poco dopo è venuto alla luce un enorme scandalo di corruzione.
Ieri, 5 luglio, le principali agenzie informavano che la vicepresidente del Congresso, Lena Gutiérrez, è agli arresti domiciliari insieme a suo padre e a due fratelli, con l’accusa di corruzione e di frode ai danni dello stato. Secondo l’accusa la Gutiérrez, proprietaria di un’azienda farmaceutica, ha venduto farmaci a prezzi maggiorati al ministero della salute e anche medicine scadute e adulterate.
La popolazione è scesa in piazza a Tegucigalpa, per chiedere le dimissioni del governo e del Presidente Juan Orlando Hernández. L’opposizione chiede che sia aperta un’inchiesta indipendente sullo scandalo della corruzione che ha coinvolto alcuni funzionari dell’Istituto per la sicurezza sociale, ma il Presidente ha negato di essere personalmente coinvolto nella vicenda.
(CE) (Agenzia Fides, 06/07/2015)
AMERICA/VENEZUELA - Isolate 35 mila persone per le inondazioni, altre 25 mila a rischio
San Fernando de Apure (Agenzia Fides) – Le incessanti inondazioni, causate dalle piogge iniziate tre settimane fa, hanno lasciato isolate circa 35 mila persone a Guasdualito, città nello Stato venezuelano di Apure. Le famiglie colpite sono 9 mila. Lo straripamento dei fiumi Arauca e Sarare ha inondato il 90% delle zone. La mancanza di corrente elettrica e di mezzi di trasporto mantiene la popolazione isolata e costringe molti ad evacuare. Diverse famiglie si rifiutano di lasciare le proprie abitazioni e il governo della regione provvede a portare soccorsi in canoa. Inoltre tre aerei militari da trasporto hanno portato all’aeroporto locale 28 tonnellate di generi alimentari, 15 mila litri di acqua, medicine e altri generi per far fronte all’emergenza. Nello Stato di Táchira oltre 12 mila persone che vivono in villaggi e frazioni potrebbero rimanere isolate se continuerà a cedere il tratto di strada tra San Cristóbal e la parrocchia Francisco Romero Lobo. (AP) (6/7/2015 Agenzia Fides)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...