Povertà: Caritas Friuli Venezia Giulia, “disagio economico e povertà educativo-culturale condizionano lavoro di under 34 relegati in un precariato permanente”
Oggi è stato presentato il rapporto Caritas sulle misure di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale in Italia, organizzato dalle quattro Caritas diocesane del Friuli Venezia Giulia (Concordia-Pordenone, Gorizia, Trieste e Udine), con particolare riferimento alla povertà dei giovani adulti. Il report “Tra fragilità e resilienza. Famiglie, giovani e comunità” è costituito da tre parti: un’analisi delle povertà incontrate nei Centri di ascolto delle Caritas, una prima valutazione delle riorganizzazioni e delle innovazioni che le Caritas del Fvg sono state in grado di attivare per sostenere le persone in situazione di disagio, un approfondimento qualitativo sul tema dei giovani adulti in difficoltà, raccogliendo il punto di vista diretto delle persone di età compresa tra i 18 ed i 34 anni che si trovano in una condizione di fragilità, perlopiù in povertà assoluta, ma anche ascoltando il punto di vista, mediato, dei referenti dei servizi che vengono attivati per costruire i progetti di supporto e integrazione sociale loro dedicati.
Il Friuli Venezia Giulia, viene spiegato nel rapporto, è una regione che offre opportunità d’eccellenza ai giovani, sia dal punto di vista formativo, sia rispetto alle opportunità lavorative, ma ci sono anche casi di giovani “invisibili” che non riescono a concludere gli studi e spesso non sono in grado di usufruire delle opportunità che il territorio offre. Povertà economica, educativa, relazionale che in buona parte affondano le radici del loro disagio in storie familiari complesse e multiproblematiche.
Il disagio economico e la povertà educativo-culturale condizionano le carriere lavorative degli under 34 relegati in una situazione di precariato permanente, con stipendi bassi, aumentando le file dei working poor.
Sembra necessario, secondo le Caritas, “rafforzare le competenze e le capacità critiche degli under 34. Investire nell’accompagnamento per consentire loro di orientarsi rispetto a temi essenziali quali la burocrazia, la conoscenza dei diritti del cittadino, la legalità, elementi di quotidianità nella gestione della casa, sui diritti del lavoro. Si potrebbero forse ipotizzare attività di scambio intergenerazionali in cui giovani e anziani possano acquisire nuove competenze, relazionarsi, ascoltarsi reciprocamente. Adottare nuovi linguaggi comunicativi per acquisire modalità più smart, immediate e accattivanti per attrarre l’attenzione dei giovani. Incentivare il sostegno psicologico per sostenere i giovani nella gestione ed elaborazione di vissuti e traumi familiari che condizionano indelebilmente la vita dei giovani. Lavoro con la comunità per creare spazi di confronto e di relazione, favorire la costruzione di reti relazionali efficaci, di prossimità anche tra pari, attività di mutuo-aiuto e scambio che possano portare a nuove relazioni di riferimento”.