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martedì 23 febbraio 2021

Agenzia fides 23 febbraio 2021

 

AFRICA/CONGO RD - “L’Ambasciatore Attanasio era vicino al mondo missionario” dice una volontaria salesiana
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - Luca Attanasio, l’Ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, “era vicino al mondo missionario che opera nell’est del Paese”, dove è stato ucciso insieme al carabiniere di scorta, Vittorio Iacovacci, e all’autista congolese Mustafa Milambo. Lo afferma, in un colloquio con l’Agenzia Fides, Monica Corna, Capo missione salesiana VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) in RDC, che ha lavorato a fianco dei Salesiani per 18 anni.
“Il dottor Attanasio era bene conosciuto dalla comunità missionaria nel Nord Kivu” dice Monica Corna, che da 18 anni opera con il VIS presso il centro don Bosco a Goma, il capoluogo della provincia orientale congolese. “Era sicuramente una persona molto entusiasta, che credeva in quello che faceva” dice la volontaria. “L’Ambasciatore Attanasio si era recato nel Nord Kivu per constatare di persona la difficile realtà delle popolazioni locali: per lui era importante vedere una certa realtà per avere una visione diretta per essere un vero testimone”.
Sulla dinamica dell’agguato Monica Corna dice “non ho elementi per fare supposizioni su quel che è successo”, ma aggiunge che "se è comprensibile l’emozione che la morte dei nostri connazionali ha suscitato in Italia, non bisogna cedere alla rabbia e spero che un atto del genere non faccia dire a qualcuno 'basta aiuti al Congo'. Questo sarebbe andare contro lo spirito che ha animato l’Ambasciatore Attanasio, che credeva che la Repubblica Democratica del Congo dovesse avere il posto che le spetta tra le nazioni”.
“La reazione dei congolesi è di dolore e di sgomento” afferma la volontaria. “Molti si chiedono perché il nostro Paese deve far notizia a livello internazionale solo quando accadono tragedie del genere”.
In effetti la stampa internazionale si occupa della RDC e in particolare di questa area, solo quando nelle violenze sono coinvolti cittadini stranieri, soprattutto se occidentali. “Ma le violenze contro le popolazioni locali sono quasi quotidiane ma cadono nel silenzio” sottolinea la volontaria del VIS.
L’agguato che ha portato all’uccisione dei tre uomini è avvenuto nella mattinata di ieri, 22 febbraio, nei pressi del villaggio di Kibumba, tre chilometri da Goma. Le circostanze del triplice omicidio sono ancora in fase di accertamento. (L.M.) (Agenzia Fides 23/2/2021)



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AFRICA/COSTA D’AVORIO - "Sto bene dove Dio vuole": una missionaria laica testimonia la sua vocazione
 
Bondoukou (Agenzia Fides) - “La vocazione laicale missionaria deve essere percepita come una grazia da condividere, non solo a parole ma con atti concreti, materiali e spirituali, con gioia, sacrificio, convinzione e tanta passione”. Così scrive all'Agenzia Fides Annalisa Tognon, missionaria laica impegnata in un grande villaggio della diocesi di Bondoukou, Costa d’Avorio.
“Questo mio servizio all’Africa è donare la mia vita a Cristo e seguirlo nella sua missione” sottolinea Annalisa. “Attualmente - prosegue - i tempi non sono facili qui nell’estremo nord-est della Costa d’Avorio, al confine con il Burkina Faso diventato bersaglio dei jihadisti. Proprio perché siamo in una zona dichiarata ‘rossa’ per il pericolo del terrorismo, Mons. Bruno Essoh Yedoh, Vescovo di Bondoukou, e il suo Consiglio mi hanno ordinato di lasciare la missione di Téhini. Qui facevo parte di un’équipe pastorale insieme a due preti diocesani locali e a Marie, una signora di etnia koulango, originaria di Yamadougou, villaggio vicino a Bondoukou. Lei è rimasta a Tehini, per assicurare la presenza e alcuni servizi alla missione.”
La missionaria spiega che, per motivi di sicurezza, da gennaio 2020 ha vissuto a Bondoukou dove le è stata affidata la visita ai malati del Centro Saint Camille, affiliato all’Associazione per malati di Grégoire Ahongbonon. “Il fondatore del Centro è stato p. Giacomo Bardelli, sacerdote della Società per le Missioni Africane (SMA), che ha iniziato la costruzione nel 2001 di cui sono stata testimone. Tuttavia, da qualche mese – aggiunge Annalisa - il Vescovo mi ha proposto un’altra missione nel villaggio di Tambi, dove vive la popolazione di etnia Nafana, un ramo del grande popolo Senufo, che abita il nord della Costa d’Avorio. Il villaggio dipende dalla parrocchia della Cattedrale, si trova a circa 40 km da Bondoukou, e a 16 km dalla frontiera con il Ghana. La comunità cristiana di Tambi non è ancora Parrocchia: un prete diocesano viene periodicamente da Bondouko a celebrare la Messa. Forse l’anno prossimo – se Dio vorrà – diventerà ‘quasi-parrocchia’ con un proprio sacerdote.”
“La mia è una chiamata specifica: laica e missionaria e, sto bene dove Dio vuole!” conclude la missionaria.
(ST/AP) (Agenzia Fides 23/2/2021)
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ASIA/MYANMAR - I leader religiosi pronti alla mediazione: si chiede un intervento dell'ASEAN
 
Yangon (Agenzia Fides) - I leader religiosi birmani di tutte le comunità di fede, riuniti nell'organizzazione "Religions for Peace -Myanmar", sono "pronti a continuare il Forum consultivo sulla pace e la riconciliazione in Myanmar, come uno spazio aperto per il dialogo, quando le condizioni sono accettabili, affinché tutte le parti possano incontrarsi e riunirsi": è la disponibilità alla mediazione espressa in un appello diffuso da Religions for Peace Myanmar, inviato all'Agenzia Fides. Il Forum è presieduto dal Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo cattolico di Yangon e alto rappresentante della Chiesa cattolica in Asia in quanto Presidente della Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia (FABC).
In questa fase, segnata da proteste di piazza e da episodi di repressione (con oltre 600 arresti di manifestanti), i leader religiosi rivolgono, in particolare, "un forte appello all'Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN) come ente regionale impegnato per la pace, la stabilità e la prosperità, affinché offra urgentemente i suoi buoni servizi al Myanmar come stato membro". La Carta costitutiva dell'ASEAN, si ricorda, "impegna i suoi membri a favore della democrazia e dei diritti umani, dello Stato di diritto e del buon governo. È il momento di intensificare il servizio al popolo del Myanmar, comprese tutte le minoranze etniche, prima che sia troppo tardi", auspicano i capi religiosi chiedendo un diretto coinvolgimento dell'ASEAN.
"Con profonda angoscia, Religions for Peace Myanmar e Religions for Peace International, a nome di tutte le sue entità regionali e nazionali - si legge nel testo inviato a Fides - implorano tutte le parti interessate di smorzare la triste svolta degli eventi nelle strade del Myanmar. Tanto sangue è stato versato in questo mese. Religions for Peace è dalla parte del popolo del Myanmar nella sua ricerca della sacralità della vita. Condanniamo fermamente lo spargimento del sangue di innocenti". Religions for Peace riunisce leader di diverse tradizioni di fede, che promuovono "un mondo senza guerra e violenza": "Lavorando in Myanmar, abbiamo apprezzato i progressi della pace e della democrazia negli ultimi dieci anni. Abbiamo nutrito grandi aspettative di una nazione costruita su queste basi". La recente svolta degli eventi, con la contestazione del risultato delle elezioni, e la presa di potere dei militari "ha frammentato la nazione". Perciò i leader chiedono a tutte le parti interessate di "operare per la pace": "Una nazione a lungo sofferente può essere guarita solo attraverso il dialogo, non la violenza nelle strade". Le tensioni sociali e politiche giungono mentre "i poveri di questo paese, che già devono affrontare molteplici sfide tra cui la pandemia, la perdita di mezzi di sussistenza e l'insicurezza alimentare: essi hanno urgente bisogno di pace per sopravvivere".
Religions for Peace Myanmar, unendosi all'organizzazione buddista "Ma Ha Na" nel chiedere la pace e anche all'appello della Conferenza episcopale cattolica del Myanmar (CBCM), auspica: "Chiediamo a tutti, specialmente all'esercito, di tornare al tavolo di mediazione, per instaurare un dialogo, affrontare le questioni aperte e riconciliare la nazione".
(PA) (Agenzia Fides 23/2/2021)
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ASIA/PALESTINA - Il Presidente Abbas riserva 7 seggi (su 132) a candidati cristiani nel prossimo Parlamento palestinese
 
Ramallah (Agenzia Fides) - Alle prossime elezioni politiche palestinesi, in programma il prossimo 22 maggio, almeno 7 dei 132 seggi parlamentari in palio saranno occupati da cittadini palestinesi di fede cristiana. Lo stabilisce un decreto emesso nei giorni scorsi dal Presidente palestinese Mahmud Abbas. Il decreto, secondo quanto riferito dai media palestinesi, dispone che 7 dei 132 seggi del prossimo Consiglio legislativo (il parlamento unicamerale palestinese) siano riservati a candidati cristiani. Il decreto presidenziale applica un emendamento alle disposizioni della legge elettorale approvata nelle scorse settimane in vista del prossimo, importante appuntamento elettorale.
Il mandato del Consiglio legislativo palestinese è ufficialmente di quattro anni, ma le ultime elezioni legislative palestinesi si sono svolte nel lontano gennaio 2006. In quella occasione, la legge elettorale in vigore riservava a candidati di fede cristiana 5 seggi parlamentari. L’anno successivo si verificò lo scontro militare tra al Fatah – l’organizzazione a cui appartiene anche il Presidente Abbas – e il movimento politico islamista Hamas, che prese il controllo della Striscia di Gaza. Dopo la ripresa dei rapporti tra le due organizzazioni, a metà gennaio il Presidente Abbas ha annunciato le date per le prossime elezioni politiche (22 maggio) e presidenziali (31 luglio), a cui seguiranno anche le elezioni del Consiglio nazionale palestinese (31 agosto 2021). Le date sono state concordate in seno alle organizzazioni politiche palestinesi, dopo un accordo di massima tra Fatah e Hamas. Le ultime elezioni presidenziali palestinesi si erano svolte nel 2005.
Alla chiusura delle liste degli elettori, oltre 2 milioni e 600 mila palestinesi (pari al 93% degli aventi diritto) si sono registrati per partecipare alle votazioni politiche e presidenziali di maggio e luglio in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Nei giorni scorsi, il Premier dell’Autorità palestinese Mohammad Ibrahim Shtayyeh ha rivolto un appello ad Hamas per la liberazione di 80 detenuti politici imprigionati nelle carceri di Gaza. Il movimento islamista ha risposto che i detenuti oggetto dell’appello di Shtayyeh sono condannati dalla magistratura per reati attinenti alla sicurezza nazionale. (GV) (Agenzia Fides 23/2/2021)
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ASIA/CINA - E’ morto Mons. Andrea Han Jingtao: dopo 27 anni ai lavori forzati si impegnò in particolare nella formazione di sacerdoti, suore e laici
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Nella notte tra il 30 e il 31 dicembre 2020 è deceduto, all’età di 99 anni, S.E. Mons. Andrea Han Jingtao, Vescovo “non ufficiale” di Siping, nella provincia di Jilin (Cina Continentale). Nato il 26 luglio 1921 da una devota famiglia cattolica di Shanwanzi, nella contea di Weichang, Hebei, durante la sua infanzia la famiglia si trasferì nella contea di Linxi, Mongolia interna. Nel 1932 entrò nel Seminario minore di Siping e nel 1940 nel Seminario maggiore di Changchun. Il 14 dicembre 1947 fu ordinato sacerdote. A causa della sua fede cattolica e della sua fedeltà al Papa, nel 1953 venne arrestato e, dopo un periodo di carcerazione, condannato ai lavori forzati per 27 anni, ben 6 dei quali vissuti in isolamento in un bunker.
Nel 1980, grazie all’intervento del Vice-Presidente Deng Xiaoping, venne liberato in considerazione dei servizi che, come studioso, poteva rendere allo Stato. Infatti, svolse attività di docente all’Università Normale di Changchun e all’Istituto di storia della civiltà classica dell’Università Normale del Nordest, con il titolo di professore associato. In tal modo, introdusse molti cinesi allo studio del latino e del greco e della cultura occidentale classica. Dedito allo studioso fin dalla più tenera età, egli, mentre era considerato dai fedeli “un gigante di cultura e di fede”, era apprezzato anche nel campo educativo civile. Tra i suoi lavori principali figura la traduzione in cinese della Summa Theologiae di San Tommaso d’Aquino.
Il 6 maggio 1982 fu consacrato segretamente Vescovo coadiutore di Siping, di cui nel 1986, dopo la morte di Mons. Chang Zhenguo, divenne Vescovo ordinario. Come tale si impegnò in modo particolare nella formazione dei sacerdoti, delle suore e dei laici, non mancando di sensibilizzare tutti i fedeli circa l’evangelizzazione e la carità. Nella Diocesi fondò la Legio Mariae e la Congregazione religiosa del Monte Calvario, ramo maschile e ramo femminile. Nel 1993 fondò il primo centro sanitario e la prima casa di riposo della Diocesi, nonché un orfanotrofio.
Negli ultimi anni Mons. Han Jingtao viveva sotto lo stretto controllo della polizia. Dopo i funerali, ai quali clero e fedeli non hanno potuto partecipare, la salma è stata cremata. Grazie alle insistenti richieste dei familiari, le Autorità locali hanno permesso che le ceneri del Presule fossero deposte nel cimitero del villaggio nativo, accanto ai genitori. Sulla sua lapide, però, non vi è alcun segno religioso né il titolo di Vescovo. (Agenzia Fides 23/02/2021)
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ASIA/CINA - Morto a 100 anni Mons. Giuseppe Zong Huaide, dedito alla preghiera e al servizio caritativo
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Alle ore 20 del 5 gennaio 2021 è deceduto, all’età di 100 anni, S.E. Mons. Giuseppe Zong Huaide, Vescovo emerito di Sanyuan, nella provincia di Shaanxi (Cina Continentale). Nato il 16 giugno 1920 in un villaggio di Wuguanfang, nella contea di Sanyuan, quarto di cinque figli di una famiglia cattolica, entrò nel Seminario minore di Tongyuanfang nel 1935. Una volta conclusi gli studi teologici, fu ordinato sacerdote il 5 giugno 1949.
Successivamente svolse il ministero pastorale a Fuping e poi a Tongyuanfang, come Parroco, quindi presso la Cattedrale di Sanyuan. Dal 1961 al 1965, essendogli proibito di esercitare il ministero, si ritirò presso la sua casa e si mise a lavorare la terra. A causa della sua fede, nel 1965 fu arrestato e nel 1966 fu condannato ai campi di lavoro forzato. Nel febbraio 1980 fu liberato e tornò a operare come sacerdote a Tongyuanfang.
Il 9 agosto 1987 fu ordinato segretamente Vescovo e dopo alcuni anni fu riconosciuto ufficialmente come tale dalle Autorità civili. Il 23 dicembre 1997 poté compiere un pellegrinaggio in Italia ed essere ricevuto in Vaticano dal Papa San Giovanni Paolo II.
Nel 2003 la Santa Sede accettò le sue dimissioni. Da quel momento Mons. Zong Huaide ha trascorso il suo tempo nella preghiera e nel servizio caritativo. Il suo carattere dolce e delicato lo faceva amare da tutti. Numerosi ricordi ed elogi della sua testimonianza sono stati diffusi dai social media dopo la sua morte.
Dal 5 al 10 gennaio scorsi la salma di Mons. Zong è stata esposta ai fedeli nella chiesa di Tongyuan: nel medesimo luogo sacro il giorno 11 sono stati celebrati i funerali ed il Presule è stato sepolto.
Attualmente, la Diocesi di Sanyuan conta circa 40.000 fedeli, con 46 sacerdoti e la presenza di diverse congregazioni di religiosi e religiose. (Agenzia Fides 23/02/2021)
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AMERICA - Inizia il cammino verso l’Assemblea ecclesiale di novembre: “L'identità dei discepoli missionari”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – Inizia il cammino di preparazione delle Chiese latinoamericane verso la prima Assemblea ecclesiale dell'America Latina e dei Caraibi, che si terrà dal 21 al 28 novembre nella Basilica di Guadalupe, in Messico (vedi Fides 23 e 25/01/2021). “L'Assemblea ecclesiale è la prima volta che si celebra. Non è una Conferenza dell'Episcopato latinoamericano come le precedenti, l'ultima, Aparecida. È un incontro del Popolo di Dio: laiche, laici, consacrate, consacrati, sacerdoti, vescovi, tutto il popolo di Dio che cammina. Si prega, si parla, si pensa, si discute, si cerca la volontà di Dio” ha spiegato Papa Francesco nel videomessaggio inviato il 24 gennaio, alla presentazione dell’Assemblea.
Ora il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) ha preparato e diffuso il primo sussidio dell'Itinerario Spirituale, al fine di "promuovere la partecipazione del popolo di Dio che vive la sua fede nelle diverse realtà presenti nel continente e per accompagnare il cammino della Chiesa in preparazione all'Assemblea ecclesiale”. Il sussidio è il primo di una serie, che saranno pubblicati bimestralmente, e potrà essere utilizzato nei mesi di febbraio e marzo.
Il tema di questo primo incontro è “L'identità dei discepoli missionari”, con il motto “Discepoli per il Regno”. “La proposta è di entrare nell'itinerario dei discepoli missionari, in una comunità di uguali – è scritto nell’introduzione -, camminando insieme, in sinodalità. In questa prospettiva, il primo incontro propone di conoscere la realtà e l'identità dei discepoli missionari secondo il Documento di Aparecida". Il sussidio è articolato in cinque tappe, che partono da una testimonianza di vita seguita da un tempo di meditazione e riflessione, quindi segue l’ascolto di un brano della Parola di Dio, l’assunzione di un impegno concreto di vita, e infine un momento celebrativo e di preghiera. (SL) (Agenzia Fides 23/02/2021)
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AMERICA/COSTA RICA - "Guardare alla storia ringraziando Dio, guardare al futuro fiduciosi nella sua potenza”: cento anni della Provincia Ecclesiastica
 
San José (Agenzia Fides) – “È evidente che la fede cattolica del nostro popolo è stata un fattore fondamentale nella costruzione dell'identità che ci definisce nel mondo, come nazione che combatte per la pace, la democrazia, la giustizia sociale, l'ambiente e il rispetto dei diritti umani": si è espresso con queste parole il sindaco di San José, Johnny Araya, in una cerimonia tenutasi nel luogo in cui si trovava il primo eremo di San José, come parte di un ricco programma per la celebrazione del centenario della creazione della prima Provincia Ecclesiastica della Chiesa cattolica in Costa Rica.
"Quest'anno sarà il momento per rinnovare come Chiesa il nostro impegno a camminare con la storia del nostro popolo, per aiutare tutti noi a camminare sulla vera via che è Cristo" ha detto Monsignor Javier Román Arias, Vescovo di Limón, nella sua omelia in occasione dell'apertura delle celebrazioni del Centenario della Provincia Ecclesiastica della Costa Rica, il 13 febbraio nella Cattedrale di Limón.
Monsignor Román Arias ha sottolineato che "guardare alla storia ringraziando Dio" dovrebbe incoraggiarci anche a “guardare al futuro, fiduciosi nella sua potenza e misericordia. Facendo un viaggio attraverso i cento anni dalla creazione della Provincia Ecclesiastica, il Presule ha evidenziato la certezza “che il Vangelo di cui la Chiesa è portatrice non ha cessato di possedere la luce e la forza necessarie per continuare a rendere visibile, con parole e gesti, l'opera salvifica che Gesù è venuto a fare".
La Bolla di Papa Benedetto XV, firmata il 16 febbraio 1921, eresse la Provincia Ecclesiastica di Costa Rica, con Arcidiocesi San José, che già esisteva come diocesi dal 1850 e comprendeva tutta la Costa Rica, e la creazione della diocesi di Alajuela e del Vicariato apostolico di Limón. La storia della Chiesa in Costa Rica proseguì in seguito con la creazione di nuove diocesi e parrocchie fino ad oggi.
In seguito alla crescita demografica che ha avuto il Costa Rica durante i primi vent'anni del XX secolo, e della creazione in quello stesso periodo di altre Province Ecclesiastiche in El Salvador, Nicaragua, Honduras e Panama, il Centro America riprese, in quel periodo, la forza evangelizzatrice che i primi missionari avevano lasciato per continuare le missione nel Sud dell'America.
(CE) (Agenzia Fides 23/02/2021)

mercoledì 22 gennaio 2020

Agenzia Fides 22 gennaio 2020

AFRICA/KENYA - La buona gestione del Creato al centro della campagna quaresimale
 
Nairobi (Agenzia Fides) - “Crediamo che tutto ciò che Dio ha creato sia buono. L'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio e gli è stato comandato di governare razionalmente la creazione per produrre i frutti dalla terra” ha affermato Sua Ecc. Mons. John Oballa Owaa, Vescovo di Ngong, e Presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale del Kenya, nel presentare la campagna della Quaresima di quest’anno. Con il tema “La buona amministrazione per una nazione trasformata ... Il mio impegno”, l’iniziativa quaresimale si inserisce nella campagna per la lotta alla corruzione lanciata dai Vescovi il 5 ottobre 2019 a Subukia a Nakuru (vedi Fides 6/11/2019).
Il Presidente di “Giustizia e Pace” ha ricordato la speciale responsabilità che portano coloro che sono battezzati nel condividere la vita regale, profetica e sacerdotale di Cristo. “La nostra amministrazione deve imitare quella di Cristo. Tutto ciò che abbiamo e siamo appartiene a Dio. Siamo semplicemente manager o amministratori che agiscono per Suo conto” ha sottolineato Mons. Oballa.
Nelle cinque settimane quaresimali a partire dal 22 febbraio 2020, i fedeli keniani saranno chiamati a riflettere sui seguenti argomenti: agricoltura responsabile, gioventù e sviluppo, gestione passata e futura delle risorse naturali.
La campagna promossa dai Vescovi del Kenya vuole essere una risposta all'invito di Papa Francesco nella sua enciclica “Laudato Si '”, ad occuparsi della " casa comune", la terra
Nella quinta e ultima settimana, al centro della riflessione ci sarà la santità e la dignità della vita di ogni persona umana, che è creata a immagine e somiglianza di Dio. (L.M.) (Agenzia Fides 22/1/2020)
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AFRICA/NIGERIA - Ucciso il responsabile di una comunità cattolica nel centro della Nigeria
 
Abuja (Agenzia Fides) - Ucciso il responsabile della chiesa cattolica di Saint Augustine, nella Keana Local Government Area dello Stato Nasarawa, nel centro della Nigeria. Secondo quanto appreso dall’Agenzia Fides, nella mattina del 20 gennaio, alcuni banditi, forse pastori Fulani, hanno assalito la comunità di Abebe, sparando all’impazzata. Nella sparatoria è morto Augustine Avertse, il responsabile della comunità cattolica locale, insieme al padre, Akaa’am Avertse, e ad altre due persone.
Uno dei sopravvissuti, rimasto ferito, afferma che l'attacco non è stato provocato, in quanto non vi era mai stata alcuna forma di incomprensione tra i membri della comunità e i pastori Fulani che vivevano nella zona.
Nel frattempo ha suscitato emozione la conferma dell’uccisione di Lawan Andimi, dirigente locale dell'Associazione Cristiana della Nigeria, che era stato rapito all'inizio di gennaio da Boko Haram nella Michika Local Government Area nello Stato di Adamawa nel nord-est della Nigeria. In un comunicato, il Presidente nigeriano Muhammadu Buhari ha parlato di omicidio “crudele, inumano e deliberatamente provocatorio”, ed ha assicurato che i responsabili “pagheranno caro per le loro azioni”. (L.M.) (Agenzia Fides 22/1/2020)
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ASIA/PAKISTAN - L'avvocato di Asia Bibi: “Troppe pressioni religiose per i casi di blasfemia”
 
Roma (Agenzia Fides) – “In Pakistan gli avvocati che difendono casi di blasfemia sono duramente attaccati, abbandonati e isolati. Sebbene il Corano difenda chi è ingiustamente condannato con false accuse, la mentalità in Pakistan è fortemente condizionata da un pregiudizio religioso. Nel mio caso, ad esempio, quale difensore della cristiana Asia Bibi che era falsamente imputata di blasfemia, sono stato accusato di 'difendere gli infedeli' e sono stato completamente abbandonato ed isolato. Oggi per muovermi ho bisogno di guardie del corpo e potrei essere nel mirino di estremisti. Ma non mi pento di essermi impegnato per la giustizia e per il bene del Pakistan”: lo ha detto all'Agenzia Fides l'avvocato musulmano Saiful Malook, difensore di Asia Bibi, in occasione della “Giornata internazionale dell’avvocato minacciato”, che si celebra il 24 gennaio, iniziativa della “Day of the Endangered Lawyer Foundation", con sede in Olanda.
La celebrazione della Giornata, giunta alla decima edizione, nel 2020 è dedicata al Pakistan, nazione in cui negli ultimi anni “alcuni avvocati sono stati sottoposti ad atti di terrorismo di massa, omicidio, tentato omicidio, aggressioni, minacce di morte, procedimenti di disprezzo, intimidazioni nell'esercizio delle loro funzioni professionali”, rileva una nota della Fondazione pervenuta all’Agenzia Fides. “Sono stati arrestati, detenuti o torturati e in alcuni casi anche i familiari degli avvocati assassinati”, aggiunge. L'aggressione più nota agli avvocati pakistani è avvenuta l'8 agosto 2016 quando i terroristi hanno attaccato l'ospedale governativo di Quetta con un attentato suicida che ha provocato la morte di 54 avvocati, che erano riuniti in quel luogo. Da allora c'è stato un aumento allarmante del numero di avvocati uccisi, con nove vittime nell'ultimo anno.
La Fondazione, con altre organizzazioni partner, ha diffuso un Rapporto sulla situazione attuale degli avvocati in Pakistan, che rileva la difficile situazione in cui vivono e operano numerosi avvocati. Tra loro Saiful Malook che, a causa delle minacce di morte ricevute, ha dovuto chiedere protezione agli Stati dell’Unione Europea. Partecipando a una conferenza organizzata a Roma dall’Unione delle Camere Penali Italiane, il 20 gennaio, Malook ha rimarcato che “nei processi relativi ai casi di blasfemia, gli avvocati difensori degli imputati incontrano criticità e ostacoli: vi è una fortissima pressione religiosa, i giudici sono impauriti e, nella stragrande maggioranza dei casi, accolgono le prove condannando il soggetto accusato di blasfemia”. Solo nei successivi gradi di giudizio – davanti alla Corte di appello e alla Corte Suprema - si può tentare faticosamente di ribaltare le sentenza e far emergere la verità, rileva Malook, “ma lo si fa a proprie spese, mettendo in conto di poter finire nel mirino”, rileva.
Scopo della Giornata è richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sull'importanza della professione dell'avvocato come difensore dei diritti fondamentali della persona. La Giornata internazionale dell'avvocato minacciato intende ricordare la strage avvenuta il 24 gennaio 1977 a Madrid, quando un commando di terroristi fece irruzione in uno studio di avvocati giuslavoristi, uccidendone cinque e ferendone quattro. (PA) (Agenzia Fides 22/1/2020)


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ASIA/INDIA - Preghiera e adorazione dopo la profanazione del Santissimo Sacramento a Bangalore
 
Bangalore (Agenzia Fides) - Il 24 gennaio l'intera comunità diocesana di Bangalore "è chiamata a fare penitenza e a vivere una speciale preghiera con veglie di Adorazione Eucaristica in riparazione della azione sacrilega e ignominiosa": è l'invito diffuso dall'Arcivescovo Peter Machado, alla guida della comunità cattolica di Bangalore, dopo il furto e la profanazione del Santissimo Sacramento avvenuti in una parrocchia dell'arcidiocesi di Bangalore. Come comunicato a Fides, il furto è avvenuto nella chiesa di San Francesco d'Assisi, nel sobborgo di Kengeri, nella notte del 20 gennaio. Il cappuccino padre Sathish Kumar, parroco della chiesa di San Francesco d'Assisi, ha presentato una denuncia alla polizia locale e sono in corso indagini. "Non solo sono terribilmente scioccato, ma sono anche profondamente rattristato. Questo sacrilegio compiuto verso il nostro Signore e Salvatore è fonte di grande preoccupazione per i parrocchiani, ma tocca i sentimenti religiosi di tutti noi in tutta l'arcidiocesi”, ha scritto l'Arcivescovo in una nota pervenuta a Fides.
Nei primi 19 giorni di gennaio, sono stati segnalati 17 episodi di violenza contro i cristiani in India, afferma lo "United Christian Forum" (UCF), sulla base delle denunce compiute tramite la linea telefonica di assistenza attivata dall'organizzazione, che documenta casi di violenza contro chiese e cristiani in India.
"Un Pastore è stato arrestato. C'è stata una aggressione fisica, mentre alcune attività religiose sono state fermate dalla autorità" ha detto a Fides A.C.Michael, un leader dell'UCF.
John Dayal, giornalista cattolico e attivista per i diritti umani, ha dichiarato a Fides: “La violenza avviene mentre la nazione vede le minoranze religiose discriminate con provvedimenti legislativi come il Citizenship Emendament Act (CAA), National Register of Citizens (NRC) e National Population Register (NPR). C'è uno stato di impunità e una campagna di odio che accompagna e aggrava questi fenomeni". (SD) (Agenzia Fides 22/1/2020)
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AMERICA/VENEZUELA - Ritrovato il corpo del sacerdote scomparso dal 16 gennaio
 
Tachira (Agenzia Fides) – La diocesi di San Cristóbal vive con costernazione la scoperta del corpo senza vita del sacerdote José Manuel Rondón Molina, scomparso dallo scorso giovedì, 16 gennaio. "Con dolore e tristezza devo comunicare che è stato trovato il corpo senza vita di p. Manuel Rondón, preghiamo per lui" ha detto mons. Mario Moronta, Vescovo della diocesi di San Cristobal (Venezuela) dove sono accaduti i tragici fatti.
Il presbitero, 47 anni e sacerdote da 14, risiedeva attualmente nelle vicinanze del convento delle Carmelitane scalze a Rubio, nel comune di Junín. Era direttore spirituale delle suore di clausura, dove tutti i giorni celebrava l'Eucaristia, ma dallo scorso giovedì né le religiose né i suoi parenti avevano saputo più nulla di lui, per cui il Vescovo aveva avvisato le autorità di polizia. Il suo corpo è stato ritrovato in una zona boscosa di Rubio.
La nota inviata a Fides dalla diocesi di San Cristobal, afferma: "La Chiesa di Táchira ripudia questo fatto terribile e quelli simili che accadono quotidianamente nella regione. A sua volta, implora la misericordia di Dio per le persone coinvolte e per il conforto della famiglia e degli amici di padre Manuel Rondón. Poiché il corpo senza vita del sacerdote è stato trovato in uno stato di decomposizione, dopo l'autopsia, che verrà eseguita mercoledì, è molto probabile che debba essere sepolto immediatamente per motivi sanitari e secondo le norme di legge". La diocesi di San Cristóbal informerà tempestivamente del luogo del funerale e chiede ai fedeli di accompagnare con la preghiera l'eterno riposo del sacerdote, conclude la nota.
(CE) (Agenzia Fides, 22/01/2020)
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AMERICA/COSTA RICA - Anno giubilare per i 100 anni della provincia ecclesiastica: “la gioia di essere la Chiesa di Cristo”
 
San José (Agenzia Fides) – Il primo incontro dell’attuale territorio che oggi costituisce la Costa Rica con un annunciatore del Vangelo, il sacerdote fray Alejandro, ebbe luogo nell’ambito del quarto viaggio di Cristoforo Colombo in America, nel 1502. Da allora ebbe inizio un cammino di evangelizzazione che è giunto fino ad oggi, e che ha avuto un momento storico fondamentale con la creazione della Provincia ecclesiastica, un secolo fa, il 16 febbraio 1921. Prima infatti la giurisdizione ecclesiastica di questo territorio apparteneva alla diocesi di Leon, in Nicaragua.
Fu quindi creata l’arcidiocesi di San José, la diocesi di Alajuela e il Vicariato apostolico di Limon, che furono le prime Chiese particolari della nazione, cui nel corso degli anni si aggiunsero le altre, fino alle 8 attuali. Lo ricorda la Conferenza episcopale del Costa Rica, in un comunicato giunto a Fides, con cui annuncia un Giubileo nazionale per il centenario della creazione della provincia ecclesiastica, dal 16 febbraio 2020 al 16 febbraio 2021.
Il centenario della provincia ecclesiastica del Costa Rica coinciderà con il bicentenario dell’indipendenza del Costa Rica, il 15 settembre 2021. “Sarà l’occasione per celebrare con gioia il profondo significato di essere e sentirci Chiesa, una Chiesa che ha saputo accompagnare, illuminare e animare il percorso storico della nostra nazione” scrive la Conferenza episcopale. “Per questo, dal 16 febbraio 2020 al 16 febbraio dell’anno 2021, la Conferenza episcopale del Costa Rica desidera celebrare questo anno centenario della Provincia ecclesiastica nel contesto di un Anno giubilare, così che possa godere delle grazie spirituali e pastorali che questo evento comporta, come segno della gioia di essere la Chiesa di Cristo che si alimenta della Santissima Eucaristia e conta sulla speciale protezione materna della Vergine Maria”.
L’Anno giubilare si aprirà a Limon il 13 febbraio, con la solenne Messa inaugurale e l’apertura della Porta santa. Durante l’anno sono previste celebrazioni e altre iniziative a San José, mentre la conclusione si svolgerà nella diocesi di Alajuela, con il Congresso Eucaristico nazionale, nel febbraio 2021. (SL) (Agenzia Fides 22/1/2020)
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AMERICA/NICARAGUA - Settimana missionaria nella diocesi di Matagalpa: l’obbedienza a Dio porta salvezza, la disobbedienza rovina
 
Matagalpa (Agenzia Fides) – "L'evangelizzatore deve ascoltare la voce di Dio, è un uomo o una donna che cerca, scopre e adempie la volontà di Dio" ha detto Mons. Rolando Alvarez, Vescovo della diocesi di Matagalpa, presiedendo la Santa Messa di Invio Missionario dei gruppi di operatori pastorali della parrocchia di San Ramón, il 17 gennaio. Come informa la nota pervenuta a Fides, centinaia di fedeli, insieme al loro parroco Mons. Isidoro Mora, svolgeranno la missione nei quartieri e nelle comunità rurali della parrocchia, portando le Sacre Scritture e il libro di preghiere offerto dalla Diocesi per questo anno, in cui ogni mese è dedicato ad un santo particolare con un'intenzione speciale.
Durante l'omelia della messa di invio, Mons. Alvarez ha ricordato che grandi miracoli possono accadere quando si è obbedienti alla voce del Signore e dei suoi profeti, perché l'obbedienza a Dio porta salvezza e la disobbedienza porta alla rovina. Quindi il missionario è un uomo o una donna che deve ascoltare la voce di Dio.
La “Settimana missionaria” nella diocesi viene organizzata ogni anno con qualche aspetto diverso. Tenendo conto della prossima “Domenica della Parola di Dio”, Mons. Alvarez ha sottolineato l'impegno missionario che si svolge in un ambiente non tanto propizio ad ascoltare una parola che invita alla giustizia, alla verità, quando il paese non vive una vera democrazia. Ieri ha scritto nel suo Twitter: "Solo una democrazia istituzionale e istituzionalizzata può interrompere i cicli di violenza che abbiamo trascinato". Poche ore fa ha sottolineato: "La base fondamentale di qualsiasi consenso è il rispetto illimitato per la dignità della persona e la libertà di espressione".
L’anno scorso, per la Settimana missionaria, Mons. Alvarez è andato insieme a centinaia di laici impegnati come missionari a predicare anche sugli autobus, annunciando il Regno di Dio e la predilezione dei più piccoli agli occhi di Dio. In particolare il Vescovo tiene in considerazione i giovani, come ha scritto il 14 gennaio: "Gli studenti hanno sempre espresso il loro profondo senso civico, istituzionale e democratico nei momenti appropriati. Hanno anche guadagnato il loro posto al tavolo (di Dialogo Nazionale). La loro riflessione matura e in crescita è un motivo in più perché siano ascoltati con serietà e responsabilità".
(CE) (Agenzia Fides, 22/01/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - L’istruzione dei giovani è responsabilità dei politici e dell’intera comunità
 
Bereina (Agenzia Fides) - “Preghiamo e lavoriamo perché il diritto all’educazione di tutti i bambini possa essere davvero riconosciuto, non solo nelle carte o nei discorsi dei politici, ma anche concretamente realizzato dalla cura quotidiana dei loro genitori e comunità”: è l’auspicio di suor Giovanna Bordin, missionaria della “Fraternità Cavanis Gesù Buon Pastore” a Bereina, toccando un tasto molto importante, che anche la politica ha sottolineato di recente. “Il governo è profondamente convinto che l’istruzione è lo strumento che trasformerà e sosterrà la prosperità della Nazione” ha dichiarato in una lettera ufficiale James Marape, Primo Ministro della Papua Nuova Guinea, in prossimità dell’inizio dell’anno scolastico 2020-2021.
Fino allo scorso anno scolastico, in PNG, era in vigore una politica chiamata “Tuition Fee Free Education” (TFF) con la quale lo stato si assumeva piena responsabilità economica delle spese scolastiche. Da quest’anno è stato annunciato che sarà in atto un nuovo sistema chiamato “Government Tuition Fee Subsidy” (GTFS) con il quale lo stato si assumerà l’80% della spese scolastiche, lasciando ai genitori e alle famiglie il compito di coprire il restante 20%, con lo scopo di renderli più responsabili dell’educazione dei loro figli.
“Il governo vuole fermare la sindrome da assistenzialismo che è stata permessa fino ad ora e che si è sviluppata nella cultura papuana”, ha aggiunto Marape. “Il cambiamento della gestione finanziaria è stato deciso per rimotivare i genitori e le comunità a lavorare la terra e a lavorare sodo, a contribuire alla rinascita economica, rinnovando la nostra nazione e fermando la tendenza all’assistenzialismo e la sindrome di dipendenza.” Il Primo ministro continua scrivendo: “Per loro natura i Papuani sono grandi lavoratori, resilienti e indipendenti. Ma per molti anni, il Governo ha adottato e permesso politiche che hanno reso le persone pigre.”
Come spiega suor Bordin a Fides, “questa nuova decisione del governo Marape ha suscitato critiche ma, indipendentemente dalla posizione o dalle simpatie politiche, è certamente importante riconoscere i punti di forza della propria cultura e tenerli vivi, ma anche riconoscere quegli atteggiamenti di pigrizia e assistenzialismo che rischiano di bloccare lo sviluppo della nazione. Ogni iniziativa e decisione che possa aiutare a cambiare è importante, anche se criticata.” “La speranza seminata nell’educare i bambini possa risvegliare anche la forza e la capacità di sacrificio e cura degli adulti”, conclude la missionaria.
(GB/AP) (22/1/2020 Agenzia Fides)

mercoledì 18 dicembre 2019

Agenzia Fides 18 dicembre 2019

AFRICA/GUINEA BISSAU - Una preghiera ecumenica e inter-religiosa per la pace unisce cristiani e musulmani
 
Bissau (Agenzia Fides) - “Siamo tutti guineani e siamo un solo popolo; che ha un unico Dio Creatore di tutti”. È stata questa la preghiera ecumenica e interreligiosa per la pace e per il buon andamento del processo elettorale del secondo turno delle elezioni presidenziali, che si terrà domenica 29 dicembre. Il momento di preghiera ecumenica e interreligiosa alla quale hanno partecipato oltre ai capi religiosi, studenti, insegnanti e persone di fede impegnate per il bene della Guinea-Bissau, si è tenuto il 12 dicembre a Empada, nel sud della Guinea-Bissau, nella diocesi di Bafatá, presso il Liceo “Dom Settimio A. Ferrazzetta.
La comunità cattolica dell'Empada, insieme alle comunità evangelica e musulmana, ha ritenuto opportuno anticipare il momento di preghiera per la pace perché la situazione socio politica e religiosa del Paese vede accentuato il clima di profonda tensione. Una tensione alimentata dalle enormi difficoltà nelle quali vive la maggior parte della popolazione, con livelli di povertà estrema, e dalle notizie diffuse dai mass media tradizionali e dai social network che accrescono i timori di fratture sociali violente.
Dopo aver cantato l'inno nazionale, p. Augusto Mutna Tamba, parroco della chiesa di Nostra Signora della Consolata, ha dato il benvenuto ai presenti e ha ringraziato tutti coloro che hanno facilitato questa importante e storica giornata.
Nei loro interventi, i leader religiosi della Guinea-Bissau hanno fatto appello a tutti i guineani affinché preghino per la pace e l'unità nazionale, condizioni essenziali per lo sviluppo socio-economico del Paese. Nel suo discorso, Ustas Aladje Abubacar, Imam della Moschea centrale di Mansoa e Presidente dell'Associazione Imam della Guinea Bissau, ha elogiato l'evento svoltosi presso la scuola Mons. Settimio A. Ferrazzetta, primo Vescovo della Guinea-Bissau, figura di riferimento per la pace e l'unità del Paese. L’Iman ha invitato i guineani a seguire l'eredità del grande Vescovo e ha esortato la classe politica ad astenersi da un linguaggio violento, lamentando il fatto di aver ascoltato troppi discorsi che pongono l’accento sulle divisioni presenti nel Paese.
Sua Ecc. Mons. Pedro Carlos Zilli, Vescovo di Bafatá, ha ricordato il messaggio lanciato il 31 ottobre dei leader religiosi della Guinea-Bissau in occasione del primo turno elettorale del 24 novembre, sottolineando le parole finali del messaggio: “Dio ci benedica, benedica la nostra giovane democrazia e ci conservi la pace interiore e sociale". (C.J.C/A.B.) (L.M.) (Agenzia Fides 18/12/2019)
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ASIA - "Essere con" è la via per portare Cristo in Asia
 
Roma (Agenzia Fides) - "Essere con. Da qui inizia l'annuncio cristiano in Asia. 'Essere con' è la via per evangelizzare. E' importante in primis 'essere', la nostra presenza in un contesto, una comunità, una società. Poi viene il fare. La vita silenziosa, ricca, felice di ogni cristiano attrae perché comunica Gesù. L'annuncio cristiano è la testimonianza di una vita felice, traboccante di gioia: questa è la missione dei cristiani in Asia": lo dice all'Agenzia Fides il domenicano vietnamita p. Joseph Nguyen Tat Thang OP, a margine del convegno organizzato il 18 e 19 dicembre a Roma dalla Pontificia Facoltà Teologica "San Bonaventura" - Seraphicum, in collaborazione con la Pontificia Università Urbaniana.
Il Domenicano Tot Tahng, intervenuto sul tema "Tendenze della Vita consacrata nella Chiese del Sudest asiatico", nota a Fides che "tra le sfide più grandi per la vita consacrata nel continente asiatico, attraversato da rapidi cambiamenti sociali, antropologici, culturali, vi è la formazione, per comprendere, entrare in empatia con la cultura, facilitare l'incontro di ogni persona con Cristo. Siamo tutti asiatici, siamo messaggeri della Buona Novella, e la collaborazione tra i diversi carismi e le diverse famiglie religiose è importante, dato che ogni congregazione presenta e vive un aspetto del volto di Cristo, e tutti formiamo un mosaico che restituisce e dona il volto di Cristo alla società, in ogni nazione asiatica".
Inoltre, prosegue il Domenicano, "la via per l'annuncio è la testimonianza del Vangelo: le comunità cristiane nei diversi paesi asiatici, spesso piccole minoranze, sono un segno della presenza e della vita di Cristo. Come dice il n. 41 dell'Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Asia, la loro presenza testimonia la ricerca di Dio, mostra la comunione fraterna, esprime l'essere accanto ai fratelli, ovvero il servizio di carità al prossimo. Questa è la via per costruire il Regno di Dio in Asia oggi".
Infine il sacerdote vietnamita rileva che "in Asia molta dell'attività pastorale e missionaria della Chiesa è affidata ai catechisti. In Vietnam ne abbiamo 50mila. Nel primo millennio la Chiesa è andata avanti grazie alla responsabilità degli apostoli e dei sacerdoti; nel secondo millennio sono stati i religiosi e i consacrati i protagonisti della missione; il terzo è il millennio dei laici, in Asia e in tutto il mondo". (PA) (Agenzia Fides 18/12/2019)
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ASIA/INDIA - Impegno della Chiesa verso le persone colpite dalla lebbra
 
Chhattisgarh (Agenzia Fides) – La Chiesa ha una lunga tradizione missionaria di assistenza verso i malati di lebbra: questo è il caso del Jeevodaya Social and Leprosy Rehabilitation Center, che da cinquant’anni assiste le persone colpite da questa pandemia. L’istituto venne fondato dal sacerdote e medico polacco padre Adam Wisniewski, della congregazione dei Missionari della Sacra Famiglia, nel 1969, con l’obiettivo di creare una casa per i lebbrosi dove poter offrire non solo cure mediche ma anche riabilitazione in due fasi, fisica e sociale, fino al raggiungimento della totale accettazione e dignità umana all’interno della società che finora li aveva respinti.
Nella nota giunta all’Agenzia Fides emerge che Jeevodaya è anche una casa che accoglie i bambini delle famiglie colpite dalla pandemia. Qui i piccoli vengono istruiti e non corrono il rischio di tornare nei bassifondi delle colonie dove ancora vengono emarginate le persone colpite dalla lebbra. In questo modo, con una buona istruzione, i ragazzi possono essere in grado di iniziare una nuova vita e aiutare i loro genitori.
Alla cerimonia per il 50° della fondazione, celebrata il 9 dicembre a Jeevodaya Nagar, Abhanpur, distretto di Raipur. Chhattisgarh, hanno preso parte Mons. Victor Henry Thakur, Arcivescovo di Raipur, e Adam Burakowski, Ambasciatore della Repubblica polacca in India.
Purtroppo la lebbra esiste ancora e, negli ultimi anni, sta riprendendo piede in alcuni Paesi a causa della miseria, della povertà, oltre che dell’emarginazione. Secondo le statistiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle aree più povere del mondo si trova infatti il 94% dei nuovi ammalati. Il Paese più colpito dal morbo di Hansen si conferma l'India con 135.485 casi. Secondo l'ultimo Annuario Statistico della Chiesa, in India la Chiesa gestisce 248 lebbrosari su un totale mondiale di 646.
(AP) (18/12/2019 Agenzia Fides)
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ASIA/IRAQ - Patriarca caldeo: ìl Natale doni speranza per l’Iraq che soffre. No a“soluzioni militari”della crisi
 
Baghdad (Agenzia Fides) - Quest’anno, in Iraq, il Natale arriva in mezzo a “circostanze tanto dolorose”, visto che nel Paese “le ferite dello Stato islamico non sono ancora state guarite”, e nel frattempo violenza, povertà e disoccupazione “hanno spinto migliaia di persone, soprattutto giovani, a manifestare pacificamente, chiedendo il diritto di vivere con dignità e libertà in una patria stabile, sicura, forte e indipendente”. In questa situazione, “Gesù Cristo nasce tra noi quando l'amore e la misericordia riempiono il nostro cuore; quando scegliamo la fraternità e la compassione e rifiutiamo di assecondare il male, allora avremo la gioia della pace”. Lo ha scritto il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako, nel suo messaggio di Natale diffuso attraverso i canali ufficiali del Patriarcato.
Nel messaggio, il Cardinale Primate della Chiesa caldea esorta a calare l’annuncio del Natale nella vita quotidiana per trovare consolazione, visto che la nascita di Gesù rappresenta per tutti l’annuncio di una vita felice. Riferendosi all’ennesima fase travagliata che sta attraversando il Paese, il Patriarca Sako ripete che in Iraq le attese oggi espresse dalle manifestazioni di massa vengono tradite dal 2003, anno in cui la fine del regime di Saddam Hussein era stata presentata come una chance di nuovo inizio per la storia nazionale. Invece sono continuati gli attentati, i conflitti, le stragi, e sembra che “gli iracheni non siano in grado di trovare un modo efficace per mettere il paese sulla strada giusta, eliminare il settarismo, la corruzione, l'arricchimento illegale e l'ingiusto sequestro di proprietà pubbliche e private”.
In una condizione così desolata, e prendendo atto che “nessuno sa dove andrà l'Iraq, il Patriarca invita politici e funzionari della sicurezza a “ascoltare la voce del loro popolo in questa terra benedetta di Abramo. La voce di coloro che sono stati uccisi e di coloro che sono ancora sottoposti a ingiustizia, miseria e umiliazione”. Soprattutto, il Patriarca chiede di “evitare soluzioni militari” alla crisi, esorcizzando una scelta che provocherebbe un’ulteriore escalation di morti e feriti.
Il Messaggio del Patriarca chiede anche ai battezzati di mostrare prossimità verso tutti gli iracheni, “cristiani, musulmani e tutti gli altri”, sia dal punto di vista spirituale che nella forma del soccorso caritativo e umanitario, “rispondendo ai loro bisogni con particolare cura, sull'esempio di Gesù Cristo. In definitiva, ricorda il Patriarca caldeo, “Dio ci riterrà responsabili del nostro amore e del servizio che offriamo agli altri”. (GV) (Agenzia Fides 18/12/2019).
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AMERICA/MESSICO - Per molti la migrazione è diventata l'unica opzione per salvare la propria vita
 
Madrid (Agenzia Fides) - “Nuovi volti, molto dinamici. Processi migratori in Messico" è il titolo del rapporto presentato a Madrid in occasione della Giornata internazionale dei migranti, che si celebra oggi, da Entreculturas, ong gesuita spagnola per la cooperazione e lo sviluppo. I dati sono stati raccolti dalla Rete di Documentazione delle Organizzazioni di difesa dei Migranti (Red de Documentación de las Organizaciones Defensoras de Migrantes, REDODEM), che comprende 23 ostelli, case, camere, mense e organizzazioni distribuite in 13 stati del Messico.
Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides, REDODEM ha censito oltre 36.000 persone, la maggior parte uomini, registrati nel sud del paese. La fascia di età maggioritaria è costituita da persone in età lavorativa, il che dimostra l'impossibilità di mantenere un'attività economica nei paesi di origine, condannando queste persone all'esilio. Le più vulnerabili sono le donne in gravidanza e i 3.881 bambini e adolescenti, che rappresentano il 10,7% dei dati totali. Il 57,7% dei bambini viaggiano da soli. Le ragazze e le adolescenti sono molto più esposte a rischi durante il viaggio rispetto ai ragazzi.
Elisabeth Figueroa Ruiz, segreteria tecnica di REDODEM, presentando il rapporto alla stampa, ha spiegato che, oltre all'accompagnamento, l'obiettivo della rete è registrare e documentare la situazione delle persone in mobilità, nonché i crimini e le violazioni dei diritti umani commessi contro di loro, al fine di basare le azioni di patrocinio, cambiare le politiche e avere un approccio ai diritti umani. La difficile situazione dei migranti è aggravata dalla politica migratoria attuata in Messico durante l'amministrazione di Peña Nieto, che ha dimostrato la mancanza di interesse istituzionale di rispondere ai bisogni delle persone in mobilità secondo un approccio basato sui diritti umani. Sebbene il Messico abbia firmato il Patto Mondiale sulle Migrazioni, a livello internazionale, la sua politica nazionale rimane dominata da un approccio basato sulla sicurezza e sulla criminalizzazione dei migranti.
Suor Magdalena Silva Rentería, coordinatrice di REDODEM, oltre che fondatrice e attuale direttrice della “Casa di accoglienza, formazione e responsabilizzazione delle donne migranti e rifugiate” (CAFEMIN), ha sottolineato il ruolo e l'impatto dei media nelle campagne xenofobe di criminalizzazione dei migranti, dei difensori dei diritti umani e dei centri di accoglienza. "Finora nel 2019 ci sono 9 casi documentati di interventi della Guardia nazionale in queste case, che hanno comportato una violazione sistematica dei diritti umani dei migranti". Suor Magdalena ha anche messo in luce la situazione al confine meridionale del Messico, caratterizzata dal "sovraffollamento di massa in situazioni disumane, con cui il governo cerca di fermare il flusso migratorio", e al confine settentrionale con gli Stati Uniti, dove "si verifica la stessa situazione di sovraffollamento e dove, dopo numerosi tentativi infruttuosi di richiedere lo status di rifugiato, le persone vengono deportate nei loro paesi di origine”.
La realtà del flusso migratorio in Messico è complessa, ed è molto difficile differenziare le ragioni della partenza, in quanto le cause sono molteplici: motivi economici, precarietà della vita, mancanze istituzionali, cambiamenti climatici e violenza diffusa. Così la migrazione è diventata l'unica opzione per preservare la propria vita. (SL) (Agenzia Fides 18/12/2019)
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AMERICA/COSTA RICA - Comunicato dei Vescovi: “lo Stato non adempie al suo dovere di garantire il diritto alla vita”
 
San José (Agenzia Fides) – “Come Pastori della Chiesa e cittadini del Costa Rica, basandoci sulla Parola di Dio e sul Magistero della Chiesa, siamo profondamente addolorati e reiteriamo il nostro rifiuto e la nostra indignazione di fronte alla firma del Presidente della Repubblica, Carlos Alvarado Quesada, del decreto ‘Comunicado Firma Norma Tecnica para el Procedimento Medico vinculado con el articulo 121 del Codigo Penal’, il 12 dicembre, giorno in cui celebriamo Nostra Signora de Guadalupe”. Inizia così il testo della Conferenza Episcopale del Costa Rica, pervenuto all’Agenzia Fides, che era stato annunciato nel precedente comunicato (vedi Fides 17/12/2019) e pubblicato il 17 dicembre, sulla firma della “Norma tecnica” che rende possibile l’interruzione della gravidanza quando è in pericolo “la vita o la salute della madre”.
I Vescovi lamentano che la redazione di questa Norma non ha preso in considerazione l’opinione degli esperti in diritto e in medicina, e ancora meno l’opinione di un’alta percentuale del popolo costaricano. Con la firma di questo decreto quindi “lo Stato non adempie al suo dovere di garantire il diritto alla vita di ogni essere umano dal suo concepimento, come è riconosciuto dalla nostra Costituzione e dal nostro ordinamento giuridico”.
Nel comunicato i Vescovi presentano 8 punti di riflessione. Sottolineano in primo luogo che l’articolo 121 del Codice penale del 1970 “ha stabilito una norma al fine di preservare la vita della madre in un caso urgentissimo e specialissimo in cui si trovi in un pericolo imminente”. La Norma tecnica si basa sul concetto di “pericolo per la vita o la salute della madre”, senza definire il termine “salute” che è quindi soggetto a libere interpretazioni, aprendo di fatto la porta all’aborto libero. La Norma poi parla del non nato come “un prodotto”, non parla di aborto né fissa un periodo gestazionale in cui si possa praticare il procedimento.
I Vescovi ritengono che questa Norma “apra la porta all’aborto eugenetico” contraddicendo così la dignità della vita umana, e proseguono: “Come Pastori, in unione con i nostri fedeli, manifestiamo il nostro irremovibile sostegno a tutti i medici, infermieri e infermiere, e tutti gli operatori sanitari del Costa Rica che lottano sempre per salvare le ‘due vite’…E’ inammissibile che medici o infermieri siano obbligati a collaborare per effettuare aborti e debbano scegliere tra legge cristiana e situazione professionale”.
Nell’ultimo punto i Vescovi ritengono “urgente e necessario che la Norma Tecnica sia sottoposta all’approvazione legislativa, attraverso una Legge della Repubblica, in quanto si tratta della regolazione della vita umana che costituisce il diritto di base di tutte le libertà pubbliche”.
Infine, rivolgendosi al Popolo di Dio, ricordano che un cristiano non può mai conformarsi ad una legge immorale in sé stessa, né promuovere norme favorevoli all’aborto o all’eutanasia, e invitano “ad alzare la voce a nome di coloro che non possono farlo per se stessi, a difendere i derelitti che sono nel ventre della loro madre, per preservare la cultura della vita, che sempre ci ha distinto come un paese pacifico e solidale, specialmente con i più bisognosi della nostra società”. (SL) (Agenzia Fides 18/12/2019)
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AFRICA/BURUNDI - Nomina del Vescovo di Ngozi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Santo Padre Francesco il 17 dicembre ha nominato Vescovo della Diocesi di Ngozi (Burundi), S.E. Mons. Georges Bizimana, finora Vescovo Coadiutore di Bubanza. (SL) (Agenzia Fides 18/12/2019)

Agenzia Fides 17 dicembre 2019

VATICANO - Le sfide della missione in Asia: un convegno all'Urbaniana
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - E' incentrato sulle sfide della missione cristiana in Asia il convegno che, in occasione del 20° anniversario della esortazione post-sinodale "Ecclesia in Asia", si tiene alla Pontificia Università Urbaniana il 18 e 19 dicembre. Organizzato grazie alla partenership tra la Pontificia Facoltà teologica di San Bonaventura - Seraphicum, la Pontificia Università Urbaniana e la Pontificia Unione Missionaria, il convegno, dal titolo "Trasforming Asia" analizzerà, nella prima sessione, lo stato dell'evangelizzazione nelle società del Sudest asiatico. Dopo il l'apertura affidata al Prof. Dinh Anh Nhue Nguyen OFMConv, Preside della Pontificia Facoltà Teologica di San Bonaventura e Direttore dell'Istituto Francescano di studi teologici asiatici, p. Gianni Criveller PIME, interverrà sulle "Trasformazioni antropologiche e sociali nell'Asia contemporanea", mentre il domenicano Fr. Joseph Nguyen Tat Thang OP si soffermerà sulle "Tendenze nella vita religiosa cattolica nel Chiese del Sudest asiatico". Nelle successive relazioni, con la moderazione di p. Fabrizio Meroni, Segretario generale della Pontificia Unione Missionaria, p. Paulus Y Pham tratteggia le "Prospettive vietnamite sull'Ecclesia in Asia", mentre Fr. Paulus Budi Kleden SVD parla delle "Sfide che la missione cristiana deve affrontare in Indonesia". Al francescano Fr. Francis Yongho Lee OFM è affidata una "Riflessione buddista sulla spiritualità francescana", secondo la teologia comparativa, alla luce di "Ecclesia in Asia".
La seconda giornata dei lavori si concentra, poi, sull'analisi della missione cristiana nella società indiana e in quella cinese. Il prof Gaetano Sabetta indaga le "Prospettive religiose cristiane di fronte a quelle asiatiche: necessità, possibilità e limiti del dialogo", mentre la prof.ssa Elisa Giunipero parlerà su "L'Accordo tra la Santa Sede e Cina: sviluppi e sfide". Infine una sguardo all'Asia del Sud con l'analisi di contesti come India, Sri Lanka, Pakistan. (Agenzia Fides 17/12/2019)
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EUROPA/ITALIA - Padre Maccalli è “un filo che ci unisce da 15 mesi: lo affidiamo al Signore”
 
Crema (Agenzia Fides) – Sono passati quindici mesi dal giorno in cui non si hanno più notizie di padre Luigi Maccalli, sacerdote della Società per le Missioni Africane rapito in Niger nel settembre 2018 (vedi Agenzia Fides 18/9/2018). Tante persone continuano a mantenere vivo il suo ricordo nonostante questi lunghi mesi di silenzio:
“Ti vorrebbero tutti subito nuovamente a casa per poterti abbracciare, pensarti al sicuro e in buona salute, stare in tua compagnia. Qualcuno ha detto che vorrebbe tanto poter accarezzare la tua barba. Manchi a tutti padre Gigi, a chi ha avuto la fortuna di conoscerti bene, ma manchi anche a chi ti ha conosciuto meno" scrive Lucia Pavan, laica che frequenta la comunità SMA di Crema.
Prosegue la lettera giunta a Fides: “Esiste una ‘comunione di vite’ che va al di là dei tempi e dei modi. E la tua vita sta coinvolgendo e interrogando oggi la vita di molte persone, vicine o lontane. Che conoscevi o anche no. C’è un filo che ci unisce. A volte non lo vediamo, non ce ne accorgiamo, ma siamo tutti legati, gli uni agli altri. E ciò che mi capita, porta sempre un significato e una domanda a chi mi sta accanto, e viceversa. Nessuno sa che cosa tu stia vivendo. Nessuno sa accettare un’ingiustizia come il tuo rapimento senza farsi domande, senza reagire emotivamente. Ci sono momenti nella vita in cui possiamo solo affidarci al Signore e lasciare che Lui faccia. E così oggi, padre Gigi, vogliamo credere che anche in questo momento il Signore sta agendo attraverso la tua vita di padre missionario lì dove ti trovi, con chi hai accanto”.
Dal Niger un giorno Padre Maccalli scriveva ai suoi amici: “La speranza è la virtù africana per eccellenza e molti sono coloro che sperano un futuro diverso”. “Non avresti mai voluto che tutte le nostre attenzioni – dicono oggi nella comunità che lo attende e prega per lui – si concentrassero solo per te. E così ti affidiamo al Signore, insieme ad ogni uomo che in questo momento è privato della sua libertà e della sua dignità. Dietrich Bonhoeffer dalla sua cella ad Auschwitz scriveva: Io credo che Dio può e vuole far nascere il bene da ogni cosa. Per questo egli ha bisogno di uomini che sappiano servirsi di ogni cosa per il fine migliore. Ciao Padre Gigi, chiediamo al Signore di custodirti, di darti forza e tanta speranza”.
(LP/AP) (17/12/2019 Agenzia Fides)
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AFRICA/MALAWI - Due importanti incontri ecclesiali in Malawi
 
Blantyre (Agenzia Fides) - "L'incontro ci ha aiutato a pianificare e a prepararci al meglio all'Anno della Bibbia", ha detto il Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM), p. Vincent Mwakwawa, al termine della riunione di pianificazione dell'anno biblico, tenutasi presso il Centro Pastorale Nantipwiri, nell'Arcidiocesi di Blantyre. All’incontro hanno partecipato i membri delle POM, i Coordinatori Pastorali e gli appartenenti all’Apostolato familiare del Malawi.
I partecipanti, provenienti dalle otto diocesi del Paese, hanno anche discusso della preparazione della festa dell'Epifania, che si celebrerà il 5 gennaio del prossimo anno nella diocesi di Karonga, nella Cattedrale di San Giuseppe operaio.“È stato anche un modo per capire come le POM possano aiutare a prendersi cura delle famiglie, in particolare formare i genitori come insegnanti dei bambini, e come trasformare una famiglia in una scuola di missione” ha aggiunto p. Mwakhwawa.
Un altro importante incontro è stata l’Assemblea Generale Annuale Nazionale della Catholic Women Organization (CWO) tenutasi presso il campus principale della DMI University, nella diocesi di Mangochi, dal 12 al 15 dicembre. Aprendo l’incontro Sua Ecc. Mons. Montfort Stima, Vescovo di Mangochi, ha invitato le donne a rispondere alla chiamata di Dio alla santità.
Sua Ecc Mons. Peter Martin Musikuwa, Vescovo di Chikwawa, durante la celebrazione dell'Eucaristia ha invitato le donne a essere operatrici di pace, giustizia e amore per i poveri nel Paese. Mons. Musikuwa, ha inoltre pregato le donne della CWO di usare correttamente i social media, dicendo che questi dovrebbero essere uno strumento per portare la salvezza alle persone e non indurle a peccare contro la volontà di Dio.
P. Vincent Mwakhwawa, responsabile nazionale per i laici ha elogiato le opere della CWO in tutte le otto diocesi del Malawi. Lucy Vokhiwa, presidente della CWO in Malawi, ha annunciato che i membri della CWO svolgeranno sessioni di studio su tematiche quali l’Enciclica Laudato Si; la cura dei vulnerabili della società; il lavoro missionario delle donne cattoliche. (Agenzia Fides 17/12/2019)
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ASIA/INDIA - La nuova legge sulla cittadinanza agli immigrati "è incostituzionale": appello alla "disobbedienza civile"
 
New Delhi (Agenzia Fides) - "La nuova legge sulla cittadinanza (Citizenship Amendment Act 2019), approvata dal Parlamento e promulgata il 12 dicembre dopo la firma del Presidente dell'India, è palesemente discriminatoria, divisiva e draconiana. Inoltre è incostituzionale e va contro lo spirito democratico dell'India": lo afferma all'Agenzia Fides il Gesuita indiano p. Cedrik Prakash, attivista impegnato nel Jesuit Refugee Service, esprimendo i sentimenti della comunità cristiana in India.
Il nuovo provvedimento rende ammissibili alla cittadinanza gli immigrati irregolari di comunità indù, cristiane, buddiste, sikh e zoroastriane provenienti da Afghanistan, Bangladesh e Pakistan, escludendo, in modo significativo, quelli di religione musulmana. Il governo opera una distinzione tra i musulmani, considerati "immigrati illegalmente", e i "rifugiati" che cercano di sfuggire alle persecuzioni nel loro paese di origine. Il Ministro degli Interni Amit Shah ha pubblicamente parlato di "infiltrati", riferendosi agli immigrati musulmani. La società civile indiana, scesa in piazza per protestare, lamenta la patente violazione degli articoli 14 e 15 della Costituzione indiana, che garantisce il diritto alla parità e alla non-discriminazione.
Nota p. Prakash all'Agenzia Fides: "La legge ha un chiaro costrutto maggioritario e discriminatorio. Esiste un piano per istituire in India un 'Regno induista', come si diceva tra i gruppi estremisti indù già negli anni '30 del secolo scorso. Ma poi, grazie a indiani illuminati come Gandhi, Nehru, Patel, Ambedkar e altri, questo piano non è riuscito. Tuttavia, in modo surrettizio e insidioso, oggi questa mentalità è di nuovo in in ascesa". Il Gesuita prosegue: "Il cosiddetto 'approccio umanitario' nei confronti delle minoranze perseguitate in altri paesi, se fosse autentico, dovrebbe prendere in considerazione anche i Rohingya del Myanmar, i Tamil e i singalesi dello Sri Lanka, gli Hazara afghani e gli Ahmadi dal Pakistan. Se fosse un reale approccio umanitario, non dovrebbe discriminare nessuno".
Ora, secondo gli attivisti cristiani in India, "il prossimo passo è un ricorso alla Corte Suprema, per far dichiarare la legge incostituzionale", nota. "L'unica opzione per noi, popolo dell'India - dice il Gesuita - è la disobbedienza civile. Diversi eminenti cittadini hanno intrapreso la disobbedienza civile. Per tutelare la nostra identità e democrazia, dobbiamo prendere spunto dal Mahatma Gandhi, che promuoveva la disobbedienza come forma di resistenza e di ribellione senza violenza".
Conclude p. Prakash: "Dobbiamo agire rapidamente per garantire che il Citizenship Amendment Act sia ritirato prima che gli estremisti prendano il controllo delle nostre vite e della nazione". (PA) (Agenzia Fides 17/12/2019)
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ASIA/TURCHIA - Il nuovo Patriarca armeno: la questione del Genocidio armeno strumentalizzata per strategie economico-politiche
 
Istanbul (Agenzia Fides) - “Ci addolora vedere gli eventi capitati agli armeni 100 anni fa su queste terre, trasformati in strumenti di pressione economica, politica o strategica da parte dei Parlamenti di altri Stati. Riteniamo che questo conduca a una situazione che si rivolta in maniera inappropriata contro i nostri antenati”. Lo ha detto il nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli, Sahak II Machalyan, nelle prime dichiarazioni pubbliche diffuse dalla stampa turca dopo la sua elezione patriarcale e con evidente riferimento alla risoluzione approvata giovedì 12 dicembre dal Senato USA che ha riconosciuta il carattere genocidario dei massacri di armeni perpetrati durante la Prima Guerra Mondiale nei territori della Penisola anatolica.
I media nazionali danno ampio spazio alla netta presa di posizione da parte del nuovo Patriarca, proposta come un tratto di forte connotazione dei primi passi del suo nuovo mandato ecclesiale. In un’intervista rilasciata a Sabah, subito dopo il voto del Senato USA, il neoeletto Patriarca armeno aveva minimizzato: “Queste cose non vanno prese troppo sul serio” aveva detto Sahak II, facendo notare che i parlamenti hanno il compito istituzionale di approvare leggi e risoluzioni, e questo non comporta nessun coinvolgimento da parte delle comunità e delle autorità ecclesiali armene. Nel contempo, il Patriarca ha comunque suggerito che le campagne di mobilitazione sul riconoscimento del Genocidio armeno fanno parte di strategie più ampie, e vengono usate come strumenti di pressione geopolitica.
“Avremmo voluto” ha aggiunto il nuovo Patriarca “che gli eventi vissuti su queste terre fossero trattati dalle persone che vivono in queste terre; avremmo voluto il miglioramento delle relazioni tra Turchia e Armenia. E che le due parti potessero dialogare tra loro. È proprio perché le due parti non parlano tra loro che altri Paesi, dell'altra sponda dell'Atlantico, si arrogano il diritto di immischiarsi in queste vicende”.
In altre dichiarazioni rilanciate negli ultimi due giorni dai media turchi, Sahak II ha richiamato la condizione singolare vissuta dagli armeni In Turchia, che in parte li differenzia dal resto delle comunità armene sparse nel mondo, anche riguardo alla memoria dei sanguinosi eventi del 1915. “Come armeni” ha detto il Patriarca di Costantinopoli “siamo integrati in Turchia e abbiamo legato il nostro avvenire con quello della Turchia. Siamo in armonia con tutte le componenti di questa nazione”. La scelta di vivere in Turchia – ha riconosciuto Sahak – comporta un modo particolare di vivere la memoria dei fatti di sangue vissuti dagli armeni nella Penisola anatolica (eventi che il Patriarca non definisce mai pubblicamente con l’espressione “Genocidio”). “Abbiamo vissuto il trauma del 1915” sottolinea Sahak II “e l'abbiamo superato in qualche modo, continuando a vivere qui. E naturalmente gli sviluppi politici registrati al di fuori della comunità armena della Turchia ci riguardano. E l'eccitazione provocata in Turchia ha come effetto quello di fomentare odio”. (GV) (Agenzia Fides 17/12/2019).
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AMERICA/COSTA RICA - “La vita è sacra”: i Vescovi indignati per le norme sulla depenalizzazione dell’aborto
 
San José (Agenzia Fides) – “Netto rifiuto e indignazione” per la firma della cosiddetta “Norma tecnica” sulla depenalizzazione dell’aborto da parte del Presidente Carlos Alvarado Quesada, è stata espressa della Conferenza Episcopale del Costa Rica, in quanto “contraddice il sentimento espresso, in modo molto chiaro, da un popolo convinto del suo amore per Dio e per la vita nascente".
Nel comunicato intitolato “La vita umana è sacra”, pervenuto all’Agenzia Fides, i Vescovi ricordano di essersi sempre espressi “contro questa e ogni azione che intenda aprire la porta per attentare alla vita umana, specialmente quella dei più vulnerabili, come il bambino che deve nascere, perché il Vangelo della Vita è al centro del messaggio di Gesù”. Allo stesso tempo i Vescovi riconoscono l’onestà e l’impegno di quanti “hanno sostenuto che ogni vita ha valore”, specialmente i legislatori e i diversi settori sociali che lo hanno ribadito con fermezza. “I credenti devono difendere e promuovere il diritto alla vita” prosegue il comunicato, che invita a chiedere al Signore della vita che guidi il nostro cammino “come un paese sovrano, e non continui ad allinearsi alla cultura della morte che gli si sta imponendo”.
Il Presidente della Costa Rica, Carlos Alvarado Quesada, ha firmato il 13 dicembre il decreto contenente il “regolamento tecnico” relativo alla depenalizzazione dell’aborto. L’interruzione volontaria della gravidanza era stata depenalizzata nel Paese nel 1970, se fatta “allo scopo di evitare un pericolo per la vita o la salute della madre”. In assenza di un decreto attuativo, tale normativa non era però applicabile nella sua interezza. Dopo le sollecitazioni della Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), lo Stato ha predisposto il regolamento tecnico, che è stato approvato dal Fondo di previdenza sociale nazionale, ed è stato firmato dal Capo dello Stato il 13 dicembre.
I Vescovi hanno sempre sostenuto la sacralità della vita umana fin dal suo concepimento e nel comunicato del 10 ottobre avevano espresso pieno appoggio alla campagna “40 giorni per la vita” che invitava a pregare “perché l’aborto non venga mai legalizzato in Costa Rica”. Con rispetto e piena convinzione che “la vita umana è inviolabile” secondo la Costituzione del Costa Rica, invitavano il Presidente della Repubblica “a non firmare la norma tecnica”, in quanto bisogna difendere quanti non hanno la possibilità di gridare per la loro vita. (SL) (Agenzia Fides 17/12/2019)
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AMERICA/MESSICO - Tendere una mano ai migranti: iniziativa congiunta delle diocesi di frontiera di Brownsville e Matamoros
 
Matamoros (Agenzia Fides) - La Casa del Migrante San Juan Diego e San Francisco, nella città di Matamoros, stato messicano di Tamaulipas, confinante con la parte meridionale dello stato statunitense del Texas, ha ricevuto tre tonnellate di cibo, oltre a una donazione in denaro, dall'organizzazione internazione dei Cavalieri di Colombo degli Stati Uniti. Secondo le informazioni diffuse dalla diocesi di Matamoros, pervenute a Fides, si tratta di una delle iniziative congiunte promosse dai Vescovi di questa regione di frontiera per assistere i migranti, attraverso la Pastorale Sociale nel nord di Tamaulipas e la Caritas del Texas.
“In questo momento l'attenzione solidale è focalizzata su Matamoros, considerando l'arrivo di molti fratelli migranti in questa regione” ha detto il Vescovo di Brownsville, Mons. Daniel Flores, che insieme al suo Ausiliare, Mario Aviles, ha partecipato alla consegna degli aiuti. Quindi ha aggiunto: “invitiamo tutti e ognuno a continuare a sostenere la comunità migrante, senza giudicare e condannare". Il Vescovo di Matamoros, Eugenio Lira, ha commentato: "è un bel segno di solidarietà dei Cavalieri di Colombo, che hanno fatto uno sforzo per sostenere questa Casa del Migrante, dove si cerca di tendere una mano ai nostri fratelli e sorelle che, per vari motivi, hanno dovuto lasciare le loro case e sono venuti a cercare il sogno americano".
La consegna degli aiuti è stata l’occasione, per i Vescovi, di incontrare i migranti del sud del Messico e del Centroamerica che sono temporaneamente ospitati nella Casa del Migrante, di ascoltare le loro angosce, necessità, tristezze e illusioni, prima di condividere la cena in un clima di fraternità e di speranza. Erano presenti anche i membri dei Cavalieri di Colombo della diocesi di Matamoros, l’équipe di coordinamento della Pastorale sociale, i collaboratori della Casa del Migrante, oltre a giornalisti di entrambi i paesi. (SL) (Agenzia Fides 17/12/2019)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

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