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giovedì 2 settembre 2021

Agenzia Fides 2 settembre 2021

 



AFRICA/NIGERIA - Rapiti 73 alunni di una scuola; i Vescovi: “Troppi rapimenti di ragazzi. Rischiamo una generazione traumatizzata di giovani”
 
Abuja (Agenzia Fides) – “I rapimenti di bambini in età scolare ci presentano la prospettiva di una generazione traumatizzata di giovani”. Risuonano come un grave ammonimento le parole dei Vescovi della Nigeria, dopo il rapimento, ieri 1 settembre, di 73 alunni della scuola secondaria diurna nel villaggio di Kaya, nello Stato di Zamfara nel nord-ovest del Paese.
La notizia dell’ennesimo rapimento giunge a pochi giorni dal rilascio di altri tre gruppi di ostaggi che erano stati sequestrati a maggio nello Stato federato del Niger nella Nigeria settentrionale, sembra dopo il pagamento di un riscatto. Da dicembre più di 1.000 studenti sono stati rapiti dalle scuole nel nord della Nigeria.
Una situazione intollerabile secondo i Vescovi, che nella dichiarazione pubblicata al termine della loro seconda riunione plenaria, denunciano come in Nigeria “la vita non è mai stata così a buon mercato”.
Oltre alla piaga dei rapimenti di studenti e di adulti, compresi membri del clero, i Vescovi sottolineano la violenza diffusa sul territorio della federazione nigeriana. “Purtroppo, ad eccezione della guerra civile, la nostra nazione non ha mai assistito a una così diffusa malvagità, con distruzioni incontrollate e così vasti spargimenti di sangue”. "Le uccisioni per mano di rapitori, pastori assassini, banditi, gruppi terroristici hanno reso la Nigeria uno dei Paesi più terrorizzati al mondo" affermano i Vescovi, che chiedono al governo di "assumersi la piena responsabilità dell’attuale cultura di violenza".
Rivolgendosi ai fedeli cattolici, i Vescovi sottolineano che “come cristiani, siamo chiamati a sperare costantemente in Dio che non fallisce mai. Pertanto, invitiamo i nigeriani a sperare in una Nigeria migliore, sapendo benissimo che senza speranza noi come popolo non possiamo andare avanti” “Possa la Beata Vergine Maria, Madre di ogni consolazione e Regina della Nigeria, continuare a intercedere per il nostro Paese” concludono. (L.M.) (Agenzia Fides 2/9/2021)
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ASIA/FILIPPINE - La Chiesa cattolica celebra il Tempo del Creato nello spirito della Laudato si'
 
Manila (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica nelle Filippine vive e celebra con pieno coinvolgimento il "Tempo del Creato". I Vescovi filippini esortato sacerdoti, suore, laici, famiglie, comunità e movimenti cattolici, a salvaguardare il Creato, dono di Dio, rispettando ogni creatura, la dignità della vita umana, l'ambiente. In una Lettera pastorale in occasione del “Tempo del Creato”, che la Chiesa universale celebra dal 1° settembre al 4 ottobre, Mons. Romulo G. Valles, Arcivescovo di Davao, presidente uscente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), ha affermato: “La nostra Casa comune è sull'orlo della catastrofe. Servono azioni urgenti. Speriamo che questo Tempo del Creato ci porti a rinnovare il nostro impegno ad agire per garantire che tutta la creazione abbia una casa sana e sicura, in cui prosperare e partecipare al rinnovamento dell'Oikos (casa) di Dio”.
“Siate amministratori responsabili del creato” ha detto il Cardinale Jose Advincula, Arcivescovo di Manila, alla celebrazione di apertura del “Tempo del Creato”, il 1° settembre, richiamando tutti i fedeli a “proteggere la creazione di Dio non come monopolio, ma come dono che va condiviso con tutti” . “Ciò che abbiamo ricevuto in dono, lo dobbiamo dare in dono. Qui entra in gioco la dimensione missionaria del nostro Tempo del Creato”, ha detto il Cardinale Advincula, parlando nella Cattedrale dell'Immacolata Concezione, a Manila. E “i doni di Dio non possono essere usati a scapito o vantaggio di altri. Gesù ci insegna che i doni non devono essere monopolizzati solo da pochi. I doni vanno condivisi e devono giovare a tutti", ha aggiunto. “Uniamoci a Papa Francesco nella sua intenzione di preghiera affinché tutti noi facciamo scelte coraggiose per uno stile di vita semplice ed ecologicamente sostenibile”, ha affermato il Cardinale. “E con l'ispirazione di san Francesco d'Assisi, intraprendiamo questo Tempo del Creato con gratitudine per i doni che abbiamo ricevuto e con la ferma determinazione di condividere ed essere amministratori responsabili dei doni di Dio”, ha aggiunto.
Dal 1° settembre al 4 ottobre, festa di San Francesco, tutte le comunità cristiane nel mondo celebrano la bellezza e la bontà del creato. Questa celebrazione globale è iniziata nel 1989 con il riconoscimento della Giornata della Creazione da parte del Patriarcato ecumenico, il 1° settembre, ed è ora abbracciata a livello ecumenico.
La Chiesa filippina ha prolungato il Tempo del Creato per un'altra settimana, fino al 10 ottobre, domenica dedicata ai popoli indigeni nel paese. I Vescovi esortano tutti a celebrare il "Tempo del Creato" con le famiglie, le comunità e le parrocchie, in linea con l'Enciclica Laudato si' del 2015 di Papa Francesco sulla cura della casa comune.
In tutto il paese sono state organizzate varie attività per lanciare la "Laudato Si’ Action Platform", programma di sette anni per vivere insieme la Laudato Si'. Nella Lettera Pastorale diffusa dai Vescovii in tutte le diocesi, i fedeli sono anche invitati a firmare una petizione che invita le istituzioni internazionali a fare di più per la tutela del pianeta e dunque dell'umanità . “Invitate le vostre famiglie e i vostri amici a firmare questa petizione per i prossimi due grandi incontri su Biodiversità e Cambiamento Climatico”, ha detto Mons. Valles.
“La Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP 15) riunisce nazioni di tutto il mondo per affrontare il problema della perdita di biodiversità, mene la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) affronta l'urgenza della crisi climatica. Queste due questioni, clima e biodiversità, sono strettamente collegate: il cambiamento climatico si prevede diventi un fattore sempre più importante della perdita di biodiversità", spiega la Lettera.
Citando il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, i Vescovi filippini affermano: “Il mondo è pericolosamente vicino al riscaldamento globale irreversibile, causato inequivocabilmente dalle attività umane. Questo è il contesto in cui siamo chiamati a celebrare il Tempo del Creato, rinnovando e rispettando la nostra Casa comune che è sull'orlo del baratro”.
Già nel 2003, attraverso la Dichiarazione Pastorale del Consiglio Permanente, “Celebrare il Giorno del Creato e il Tempo del Creato”, la CBCP ha chiesto a tutte le comunità locali di osservare e celebrare il "Tempo del Creato". Nel 2015, Papa Francesco ha aggiunto formalmente al calendario cattolico la "Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato" come giornata di preghiera da celebrare annualmente a livello universale. Nel 2016 il Papa ha invitato ufficialmente tutti i cattolici del mondo a celebrarla all'interno del "Tempo del Creato", un mese speciale per riflettere, accrescere consapevolezza, agire. Quest'anno, il tema per il Tempo del Creato è “Una casa per tutti. Rinnovare l'Oikos di Dio”.
(SD-PA) (Agenzia Fides 2/9/2021)
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ASIA/TERRA SANTA - Pannelli solari all’Università di Betlemme e nelle scuole cattoliche, per custodire la “casa comune” e concentrare risorse nelle attività didattiche
 
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Mentre si apre anche quest’anno il “Tempo del Creato”, periodo dell’anno in cui cristiani di diverse confessioni in tutto il mondo sono invitati a pregare e operare insieme per la custodia della “casa comune”, la crescente sensibilità ecologica dei battezzati si riflette anche in scelte concrete e operative assunte da diverse istituzioni ecclesiali nell’ambito delle proprie attività pastorali, caritative e educative.
In questa cornice si inquadra anche la serie degli “accordi” stipulati dalla Missione Pontificia (“Pontifical Mission”) in Terra Santa con istituzioni accademiche e scolastiche cattoliche presenti in Terra Santa per incentivare presso tali istituzioni il ricorso a fonti di energia rinnovabili per sopperire ai propri bisogni energetici. In concreto, gli accordi prevedono l’avvio di una serie di progetti tecnici - finanziati anche grazie a fondi offerti dall’opera caritativa tedesca Misereor – che permetteranno di istallare presso scuole e istituzioni accademiche cristiane pannelli solari in grado di coprire fino alla metà del fabbisogno energetico dei singoli istituti.
Le prime istituzioni accademiche coinvolte nel progetto sono l’Università di Betlemme (nella foto) e due istituti scolastici - la scuola dei Fratelli delle scuole cristiane e il Terrasanta College – che sorgono a Beit Hanina, sobborgo di Gerusalemme. In un video diffuso dal Christian Media Center, i rappresentanti delle diverse istituzioni scolastiche e accademiche coinvolte (padre Peter Bray dell’Università di Betlemme, Georges al Neber, direttore dell’istituto dei Fratelli delle scuole cristiane a Beit Hanina e padre Ibrahim Faltas, della Custodia di Terra Santa) esprimono soddisfazione e riconoscenza per un’iniziativa che permetterà a tali istituzioni di risparmiare risorse finanziarie destinate a coprire il fabbisogno energetico, risorse che potranno essere investite nell’assunzione di nuovo personale e nel potenziamento di strutture necessarie a sostenere le attività didattiche e educative.
La “Missione Pontificia” (Pontifical Mission) in Terra Santa fu fondata nel 1949 su impulso di Papa Pio XII con l’intento primario di soccorrere i profughi palestinesi dopo la creazione dello Stato d’Israele. L’organizzazione anche oggi promuove e sostiene iniziative caritative, umanitarie e educative rivolte “ai bisognosi in Terra Santa, palestinesi e israeliani, di tutte le età e credenze”.
“Oggi – ha ricordato Papa Francesco durante l’Udienza generale svoltasi mercoledì 1° settembre nell’Aula Paolo VI - si celebra la Giornata mondiale per la custodia del creato”. Il Pontefice ha aggiunto che tale giornata segna “l’inizio del tempo del Creato, che si compirà il 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi. “Con il Patriarca Ecumenico Bartolomeo e l’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby” ha aggiunto il Vescovo di Roma, “abbiamo preparato un Messaggio che uscirà nei prossimi giorni. Insieme con i fratelli e le sorelle di diverse confessioni cristiane, preghiamo e operiamo per la nostra casa comune, in questiempi di grave crisi planetaria”. (GV) (Agenzia Fides 2/9/2021)
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AMERICA/NICARAGUA - Richiesta di indagini sulla strage di 13 indigeni
 
Matagalpa (Agenzia Fides) - "Possiamo, senza esclusione, fermarci, parlare, correggere, perdonarci, in base al diritto fondamentale alla verità (...), stabilire un documento che definisca le regole fondamentali, minime e non esclusive, per realizzare un'organizzazione sociale che viva nella convivenza e in pace", ha affermato Monsignor Rolando Álvarez, Vescovo di Matagalpa, lanciando un appello per la pace domenica scorsa, 29 agosto, dopo l'assassinio di un gruppo di indigeni nel nord del paese per mano dei coloni.
Il 27 agosto, l'organizzazione civile "Gobierno de las Mujeres Mayangnas" del Nicaragua, ha denunciato che almeno 18 indigeni sono stati assassinati sulle cime di una montagna, nella zona chiamata Caribe Norte, da presunti "coloni". Pochi giorni dopo, l'Organizzazione non governativa Articolazione dei Movimenti Sociali ha confermato la cosiddetta "strage indigena", e ha stabilito il bilancio delle vittime a 13. Di queste, due sono donne che sono state anche violentate. Tra le vittime c’è anche un bambino di sei anni, otto nativi di Miskito e due Mayangna. Sia il "Gobierno de las Mujeres Mayangnas" che il Centro nicaraguense per i diritti umani (Cenidh) hanno chiesto alle autorità nazionali di indagare sul caso, ma finora non ci sono state dichiarazioni ufficiali sul crimine denunciato.
"Dobbiamo osare - ha detto Mons. Alvarez nella sua omelia domenicale -, raccogliamo la sfida, scriviamo il nostro atto di indipendenza, di giustizia, pace, sicurezza, e mettiamolo in pratica; solo allora vivremo ed entreremo a prendere possesso della terra che ci promette il Signore" ha ribadito il Vescovo di Matagalpa.
Secondo dati raccolti da Fides, i popoli indigeni e di origine africana in Nicaragua vivono in 304 comunità stabilite in 23 territori, la maggioranza nelle aree più povere e isolate del Paese. Il Centro per la giustizia e il diritto internazionale (Cejil), che ha indagato sugli omicidi contro le popolazioni indigene in Nicaragua, ha lanciato l’allarme poichè queste popolazioni rischiano di essere sterminate a causa della costante invasione dei loro territori.
(CE) (Agenzia Fides 02/09/2021)
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AMERICA/MESSICO - Il governo respinga la riattivazione del protocollo di protezione dei migranti, che viola i diritti dei richiedenti asilo
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – “Il governo del Messico deve tenere una posizione che, sebbene rispettosa, deve essere ferma, chiara e di rifiuto assoluto dell'intenzione di riattivare il programma ‘Quédate en México’ (Restate in Messico)”: la richiesta al Presidente del Messico, Andres Manuel Lopez Obrador, al Segretario degli affari esteri, Marcelo Ebrard Casaubón, e al Sottosegretario per i Diritti umani, la popolazione e gli affari religiosi, Alejandro Encinas Rodríguez, viene da Monsignor J. Guadalupe Torres Campos, Vescovo di Ciudad Juárez, e Responsabile della Pastorale della Mobilità umana dell’Episcopato messicano.
“Con preoccupazione abbiamo ricevuto la notizia che si intende riattivare il Protocollo di Protezione dei Migranti (MPP) meglio conosciuto come ‘Quédate en México’, derivato dall'ordinanza della Corte Suprema degli Stati Uniti” scrive il Vescovo nella missiva, pervenuta all’Agenzia Fides. “Riteniamo che questo Protocollo sulla protezione dei migranti incida profondamente sui diritti umani delle persone richiedenti asilo. Le persone in cerca di asilo negli Stati Uniti sono costrette ad attendere la soluzione corrispondente alla loro situazione, al confine tra Stati Uniti e Messico, il che le espone a situazioni di vulnerabilità e a pericoli che mettono a rischio la loro vita, l'integrità fisica, emotiva e spirituale”.
Il Vescovo riconosce “la profonda crisi migratoria” che si sta verificando al confine meridionale del paese, dove centinaia di persone provenienti dal Triangolo Nord dell'America Centrale, cui se ne aggiungono ora altre provenienti da Haiti, è in attesa che le autorità dell’immigrazione risolvano la loro situazione legale. Il sovraffollamento, la mancanza di misure igieniche, di cibo, delle forniture di base, insieme alla lentezza nelle risoluzioni dell'Istituto nazionale delle migrazioni e della Commissione messicana per l'aiuto ai rifugiati, mettono le persone in una situazione di vulnerabilità, compromettendo l'esercizio dei loro diritti fondamentali, osserva il Vescovo. “I centri di accoglienza, le case dei migranti, le mense per i migranti, sono saturi e al limite della loro capacità – prosegue -, gli sforzi delle Chiese locali, delle parrocchie, delle diocesi, vengono sorpassati in assenza di una chiara politica migratoria, di una pianificazione strategica e di risorse scarse o nulle del Governo Federale”.
Monsignor J. Guadalupe Torres Campos condanna poi “i comportamenti repressivi, violenti e di contenimento delle migrazioni al confine meridionale, in particolare a Tapachula”; esorta le autorità competenti “a svolgere azioni concrete per assistere le persone nel contesto della mobilità, evitando così e prevenendo violazioni dei diritti umani”; infine chiede alle autorità di tutti i livelli di rispettare l'articolo 11 della Costituzione che sancisce il libero transito, “in modo che coloro che hanno già un permesso di soggiorno legale in Messico siano autorizzati a transitare attraverso il paese in cerca di opzioni di residenza e di lavoro che consentano loro di vivere con dignità e accedere ai servizi di base”.
Nella conclusione il Vescovo esprime particolare gratitudine alla Chiesa locale di Tapachula “per le sue espressioni di solidarietà e sostegno umanitario verso la popolazione migrante, sia a Tapachula che lungo la rotta migratoria che attraversa l'intera diocesi”, auspicando che il suo esempio motivi tutta la Chiesa messicana “affinché in ogni angolo del Messico ci siano comunità che accolgono, proteggono, promuovono e integrano i migranti”. Infine invoca l’intercessione di Dio perché continui ad incoraggiare e accompagnare “tutti gli operatori pastorali che difendono e promuovono generosamente i diritti di coloro che soffrono di più e li ricompensi per la loro generosità”. (SL) (Agenzia Fides 2/09/2021)
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OCEANIA/AUSTRALIA - No all'eutanasia, "la compassione non uccide mai": petizione dei cattolici e manifestazioni in strada
 
Brisbane (Agenzia Fides) - Respingere la proposta di legge sull'eutanasia e il suicidio assistito: è quanto chiede una petizione lanciata dai cattolici australiani, che sarà presentata al Parlamento dello stato australiano di Queensland dove, nelle prossime settimane, i parlamentari discuteranno e poi voteranno un controverso disegno di legge sul suicidio assistito volontario, che legalizzerebbe l'eutanasia nello stato.
A sostegno della petizione si è schierato l'Arcivescovo di Brisbane, Mons. Mark Coleridge, che in una lettera aperta esorta i cattolici, le loro famiglie e gli amici, a firmare la petizione. "Queste leggi, se approvate, capovolgeranno i principi fondamentali che hanno sostenuto per secoli i nostri sistemi medici e legali: l'etica del 'non nuocere' e il divieto di uccidere", afferma l'Arcivescovo Coleridge nella lettera indirizzata a tutti gli "amici di Cristo".
“Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere gli abitanti del Queensland piuttosto che aiutarli a morire", rileva. “Le leggi sull'eutanasia e sul suicidio assistito - argomenta Mons. Coleridge - minano il fondamentale rapporto di fiducia che dovrebbe esistere tra un paziente e il proprio medico. Hanno il potenziale per mettere a rischio di morte illegittima gli abitanti vulnerabili del Queensland, anziani o malati terminali, esercitando pressione su di loro affinché si tolgano la vita in modo da non essere un 'peso' per la loro famiglia e i loro amici. Lo abbiamo visto accadere in paesi oltreoceano che hanno seguito questa strada".
L'Arcivescovo Coleridge invita i cattolici a firmare una petizione sponsorizzata da "Hope", coalizione della società civile di gruppi che si oppongono all'eutanasia e al suicidio assistito. L'Arcivescovo chiede ai cattolici “di inviare un'e-mail ai membri del Parlamento dello Stato del Queensland e di esortarli a opporsi all'introduzione di queste leggi”.
“La questione è ora urgente” ha detto l'Arcivescovo Coleridge. Voci cattoliche di dissenso tra la popolazione del Queensland si sono sollevate nelle scorse settimane e varie manifestazioni pubbliche contro l'eutanasia sono state organizzate prima del cruciale dibattito in Parlamento. La rete degli ospedali cattolici ha apertamente rifiutato la via dell'eutanasia: “I malati e gli anziani vulnerabili nel Queensland hanno bisogno del tuo aiuto per garantire che queste leggi letali non vengano approvate in questo stato. Vi esortiamo a firmare la petizione e inviare un'e-mail ai parlamentari e a chiedere ad amici e familiari di fare lo stesso", si legge in un appello diffuso negli ospedali cattolici.
Tra l'altro, notano i medici cattolici, le leggi proposte prevarrebbero sulla possibile “obiezione di coscienza” di ospedali, case di cura e personale medico che si oppongono all'eutanasia. Secondo il disegno di legge così com'è formulato, infatti, se i pazienti morenti sono troppo malati o fragili per spostarsi e chiedono l'eutanasia, gli ospedali potrebbero essere costretti a consentire l'eutanasia nelle loro istituzioni.
L'11 settembre a Brisbane si svolgerà una "Marcia per la vita" per protestare contro le proposte di legge sull'eutanasia. La mobilitazione della Chiesa e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica, grazie ad un'opera condotta sul territorio dalle varie parrocchie, anche andando casa per casa, mirano a far sì che la legge non venga approvata nell'assemblea legislativa dello stato. Il motto della campagna contro l'eutanasia è "La compassione non uccide mai".
(PA) (Agenzia Fides 2/9/2021)




venerdì 19 giugno 2020

Agenzia Fides 19 giugno 2020

  EUROPA/ITALIA - Missionari Comboniani: contempliamo il Cuore di Gesù aprendo i nostri cuori al mistero del suo amore
 
  AFRICA/MOZAMBICO - “Si ponga fine alla atrocità e alle violenze a Cabo Delgado”: l’appello dei Vescovi
 
  AFRICA/SUDAFRICA - Covid-19: dopo la morte della quinta religiosa, un convento trasformato in struttura di quarantena
 
  AFRICA/EGITTO - La pandemia non ferma le iniziative per promuovere pellegrinaggi lungo il “Cammino della Sacra Famiglia”
 
  ASIA/PAKISTAN - Obbligatoria l'istruzione coranica nelle università del Punjab: i cristiani disapprovano
 
  ASIA - La violenta contesa tra India e Cina mette a rischio la "pax asiatica"
 
  AMERICA/BRASILE - "Catastrofe umanitaria" in Brasile per la pandemia: denuncia dell'ambasciatore venezuelano all'ONU e del CIMI
 
  AMERICA/VENEZUELA - Più di 80 detenuti ricevono assistenza alimentare grazie alla solidarietà della Chiesa
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - "Ciascun salesiano deve sentirsi 'uno' con il popolo": 40 anni di presenza dei religiosi
 
  AMERICA/GIAMAICA - Nomina del Vescovo di Mandeville
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Dimissioni dell’Arcivescovo di Rabaul e nomina del nuovo Arcivescovo

giovedì 4 giugno 2020

Agenzia Fides 4 giugno 2020

 
  VATICANO - Il Segretario generale POPF: “Ogni emergenza nelle terre di missione è sempre una preoccupazione per le Pontificie Opere Missionarie”
 
  AFRICA - Covid-19, appello dei Vescovi africani: “Le grandi società che sfruttano le risorse africane ci aiutino in questo momento tragico”
 
  AFRICA/COSTA D’AVORIO - Nasce il movimento "Maschere bianche" per sostenere Vescovi emeriti, sacerdoti in pensione, pastori e imam anziani, in tempo di pandemia
 
  ASIA/TURCHIA - “Io amo la Turchia”. Dieci anni fa l’omicidio del Vescovo Luigi Padovese, “uomo di comunione”
 
  ASIA/FILIPPINE - Campagna della società civile e dei leder cattolici: "No" alla nuova Legge anti-terrorismo  
 
  AMERICA/STATI UNITI - Caso Floyd, il Cardinale Tobin: "Il peccato del razzismo può prosperare senza controllo"
 
  AMERICA/STATI UNITI - “Come Don Bosco non rimase a guardare, così anche noi non possiamo più voltarci”: i Salesiani di fronte alla violenza
 
  AMERICA/PERU' - Anno missionario della famiglia: in mezzo la pandemia, "riscoprire la bellezza della vita familiare"
 
  OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Il Centro diocesano di Bougainville trasformato in struttura di accoglienza per la quarantena
 
  AFRICA/GUINEA BISSAU - Nomina del Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, suor Ines Paulo Albinom, ASC
 
  ASIA/LIBANO - Conferma del Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie, d. Rouphael Zgheib

venerdì 29 maggio 2020

Agenzia fides 29 maggio 2020

AFRICA/KENYA - “Il Vangelo è attualizzato attraverso la carità” dice il Direttore Nazionale delle POM nel Kenya a rischio fame per il blocco da COVID-19
 


Nairobi (Agenzia Fides) – “La pandemia da COVID 19 ha influenzato negativamente la vita sociale, economica e religiosa, a causa della chiusura dei movimenti in entrata e in uscita da Nairobi, Mombasa, e dalla contee di Kwale e Kilifi, e del coprifuoco dall'alba al tramonto che è stato imposto il 27 marzo come misure di contenimento per frenare la diffusione del Coronavirus in Kenya” dice all’Agenzia Fides p. Bonaventure Luchidio, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Kenya.
“Questa situazione ha messo la maggioranza dei keniani che vive nei settori informali a rischio fame e malnutrizione. Questo perché il 48% della popolazione keniana vive di guadagni giornalieri nel settore informale. Quelli che hanno un impiego fisso hanno dovuto sopportare la riduzione dei salari fino al 50%, mentre ad altri è stato concesso un congedo non retribuito indeterminato. Queste circostanze hanno come conseguenza due problemi principali: la fame e lo stress nelle famiglie.” afferma p. Luchidio.
“Anche la Chiesa- dice il Direttore Nazionale delle POM- risente della situazione perché dipende interamente dalle offerte della domenica per realizzare le proprie attività e mantenere i sacerdoti. Coloro che vivono nelle aree rurali sopportano il peso maggiore perché, a parte la mancanza dei beni di base, la comunità in quelle aree guarda ai sacerdoti e ai religiosi per il sostegno spirituale e il sostentamento materiale. I sacerdoti devono interagire in modo creativo con i parrocchiani condividendo il poco che ricevono dalle persone di buona volontà”.
Il Fondo speciale di emergenza delle POM è quindi un’iniziativa più che benvenuta in Kenya. P. Luchidio dice che “il Fondo in primo luogo serve a sostenere le diocesi e i sacerdoti e i religiosi che sono rinchiusi in case e che stanno sperimentando la fame, dando loro l'opportunità di contattare i fedeli in difficoltà nelle loro parrocchie in cerca di cibo”.
“In secondo luogo, il Fondo aiuta le diocesi a pagare il personale che è stato mandato a casa in congedo non retribuito perché le diocesi non possono sostenere con i loro stipendi ogni mese. È diventato difficile per i Vescovi gestire i loro segretariati a causa di fondi insufficienti per pagare il personale” dice p. Luchidio.
“In terzo luogo, i fondi aiuteranno a rendere le chiese conformi ai protocolli governativi in modo che, quando verrà annunciata la loro riapertura saranno in grado di tenere le celebrazioni secondo le linee guida del Ministero di Salute”.
P Luchidio dice che “la Conferenza Episcopale ha lanciato un programma di raccolta chiamato “adotta un programma familiare” in cui una famiglia mantiene un'altra famiglia che ha bisogno di cibo. A seguito dell'appello dei Vescovi, le persone di buona volontà si sono organizzate. Siamo toccati dalle diverse forme di coesione sociale e solidarietà; le persone hanno aperto le loro case per accogliere i vicini bisognosi che non sono stati in grado di pagare l'affitto, altri hanno raccolto razioni alimentari per famiglie affamate. Alcuni hanno persino fatto di tutto per sostenere i sacerdoti in aree remote in modo che questi possano raggiungere le famiglie bisognose”. “Questi atti di carità e solidarietà hanno toccato il cuore di così tante persone e fatto capire loro che il Vangelo è attualizzato attraverso la carità” sottolinea p. Luchidio.
“Questa esperienza ci ha insegnato che in effetti è possibile nutrire 5000 persone con 5 pagnotte di pane e due pesci” conclude il Direttore Nazionale delle POM in Kenya. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AFRICA/MOZAMBICO - “Cabo Delgado è diventato il palcoscenico di una guerra misteriosa e incomprensibile” denunciano i Vescovi
 


Maputo (Agenzia Fides) - “Siamo profondamente preoccupati per il peggioramento della situazione a Cabo Delgado che è diventato il palcoscenico di una guerra misteriosa e incomprensibile” affermano in un comunicato giunto all’Agenzia Fides, i Vescovi della Provincia Ecclesiastica di Nampula, nel nord del Mozambico, regione sconvolta dalle violenze di gruppi jihadisti (vedi Fides 31/3/2020 e 16/4/2020).
“La guerra iniziata dall'ottobre 2017, si sta diffondendo in tutta la Provincia e con essa molte altre forme di violenza e violazione dei diritti umani, deteriorando le condizioni di vita già precarie e causando grandi sofferenze alle popolazioni” denunciano i Vescovi.
“Le drammatiche conseguenze di questa crisi sono evidenti: incendi di villaggi, distruzione di infrastrutture economiche e sociali, popolazioni spaventate e affamate, famiglie in fuga, confuse e disorientate senza sapere dove cercare riparo e protezione” afferma la dichiarazione. “E come se ciò non bastasse, la stessa provincia di Cabo Delgado, già così duramente colpita, è purtroppo diventata, in Mozambico, l'epicentro dello scoppio della pandemia globale causato dal Covid-19”.
“Come pastori, vogliamo esprimere la nostra vicinanza e solidarietà con tutti i nostri fratelli e concittadini a Cabo Delgado e, allo stesso tempo, incoraggiarli a non perdere mai il coraggio e la speranza in tempi migliori. Gesù Cristo risorto e vincitore delle forze del peccato e della morte, ci assicura che l'odio, la distruzione e la morte non hanno l'ultima parola, ma la vittoria della vita, della giustizia e dell'amore” dicono i Vescovi che esprimono apprezzamento e riconoscimento “a tutti coloro che, dentro o fuori, prendono e moltiplicano le iniziative per mitigare la sofferenza delle persone.
I Vescovi raccomandano infine i fedeli della provincia di Cabo Delgado a non allentare le precauzioni necessarie per prevenire l'ulteriore diffusione del Coronavirus. “Per amore della vita, nostra e altrui, tutti dobbiamo osservare rigorosamente le misure di contenimento indicate dalle autorità sanitarie e dal nostro governo”. (L.M.) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AFRICA/ERITREA - I Lazzaristi accanto ai piccoli di ogni religione, sulle orme di san Giustino
 
Hebo (Agenzia Fides) - Sono vicini ai bambini da 73 anni. Li nutrono, li vestono, li aiutano a crescere e poi li inseriscono nella comunità di origine. Dal 1947, in Eritrea, i padri vincenziani (missionari Lazzaristi), insieme alla suore Figlie della Carità, non hanno mai smesso di stare vicino ai più piccoli, in particolare quelli più poveri e dimenticati. Senza chiedere nulla in cambio, anzi, rispettando le loro culture e le loro tradizioni.
Il progetto, che fin dall’inizio si chiama «Salvavita», affonda le radici nella storia. I padri Lzzaristi arrivano in quella che allora si chiama Abissinia nel 1839 sulle orme della predicazione di San Giustino de Jacobis. Creano strutture, aiutano la povera gente. Finché alla guida della congregazione non viene nominato un religioso francese. Le autorità coloniali italiane temono che i religiosi possano lavorare a favore della Francia, allora potenza nemica. I lazzaristi vengono così costretti a lasciare l’Eritrea, ma il loro ricordo non svanisce. E non si allenta neppure il legame tra la congregazione e il piccolo Paese. Negli anni Trenta, quando scoppia la guerra contro l’Etiopia, numerosi lazzaristi sono chiamati a servire come cappellani nell’esercito italiano. Si stringe nuovamente un rapporto con l’Eritrea.
Alla fine della Seconda guerra mondiale, una parte di essi decide di non tornare in Italia. «La situazione nel Paese è delicata - spiega a Fides Joseph Zeracristos, Lazzarista eritreo - la gente è poverissima. Molte mamme muoiono durante il parto e i bambini rimangono soli. Nel 1947 decidono, insieme alle suore Figlie della carità, di prendersi cura di questi piccoli. I primi quattro neonati vengono ospitati al primo piano della loro comunità».
Parte così il progetto «Salvavita» che, da allora, non si è mai fermato. «L’Eritrea è una nazione piccola e orgogliosa, ma anche molto povera – continua padre Zeracristos -. Nel tempo, purtroppo, la situazione sanitaria non è migliorata. Fatta eccezione per un breve periodo negli anni Novanta, dopo la fine della guerra civile, nel quale il governo ha creato molte strutture sanitarie, la condizione delle mamme è sempre stata molto precaria».
I religiosi e le religiose hanno così continuato a ospitare nella loro struttura di Hebo (la città nella quale sorge il santuario intitolato a San Giustino de Jacobis) ospitano ogni anno tra i 38 e i 45 bambini. Inizialmente li accudivano fino al 18° anno di vita, poi la decisione di curarli fino ai 6 anni e reintrodurli nelle loro comunità. «Arrivano bambini di famiglie ortodosse, musulmane, cattoliche – continua il padre Lazzarista -, noi li ospitiamo tutti, ma abbiamo sempre rispettato la loro cultura e la la loro fede. Se sono musulmani non li battezziamo, se sono ortodossi rispettiamo e accompagniamo la loro confessione di fede. Una volta reinseriti nelle loro comunità ci penseranno i parenti a formarli alla loro fede. Noi, una volta in famiglia, li seguiamo e li aiutiamo comunque».
Ogni anno, nel corso della festa di San Giustino de Jacobis (30 luglio), molti padri e figli tornano a Hebo sobbarcandosi anche viaggi lunghi per ringraziare i padri Lazzaristi per il sostegno dato loro. Ma qual è il segreto di questo progetto così longevo? «Ci sono tanti elementi - conclude padre Zeracristos -. Intanto direi che non è il progetto di un singolo missionario, ma della nostra intera comunità Lazzarista eritrea. Dal 1947 è la comunità a farsene carico e a portarlo avanti. In secondo luogo, direi che è importante la generosità di molti italiani che, attraverso il sostegno a distanza, ci aiutano ad accudire i piccoli. Noi non abbandoneremo mai i piccoli. Staremo loro vicino aiutandoli a crescere e a diventare buoni cittadini».
(EC) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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ASIA/INDIA - Preghiera, empatia solidarietà della Chiesa verso le vittime del ciclone Amphan
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Preghiera, empatia, vicinanza e solidarietà concreta: così la Chiesa cattolica in India mostra la sua vicinanza alle popolazioni vittime del ciclone Amphan che negli ultimi giorni ha colpito parti degli stati indiani di Odisha e Bengala Occidentale, e del Bangladesh.
"Nelle nostre preghiere, ricordiamo tutte le persone colpite da questo ciclone, dal Covid- 19 e tutti quei migranti che stanno ancora tornando a casa", ha dichiarato in una nota, pervenuta a Fides, il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale dell'India (Cbci). Esprimendo vicinanza e solidarietà, il messaggio invita le autorità civili, le organizzazioni umanitarie le comunità religiose a portare sollievo a tutte le persone colpite dal ciclone.
L'Arcivescovo Thomas D'Souza, alal guida della comunità cattolica di Calcutta, ha lanciato un appello tutte le parrocchie e le istituzioni ecclesiali a mobilitarsi per aiutare le persone colpite con materiale di soccorso (cibo e alloggio), in collaborazione di Caritas India e Seva Kendra, l'ente benefico dell'arcidiocesi.
Le strade sono state allagate a Calcutta, la capitale del Bengala occidentale, dove vivono 15 milioni di persone, mentre le linee elettriche sono state abbattute e gli alberi caduti hanno bloccato le strade. Circa 200 soldati dell'esercito indiano si sono uniti a oltre 4.000 agenti di soccorso e volontari locali che lavorano per le strade con la polizia dopo che la tempesta ha devastato la città.
L'intervento tempestivo da parte del governo del Bengala occidentale a l'evacuazione di milioni di persone dalle zone colpite ha evitato la strage ma almeno 112 persone nell'India orientale e in Bangladesh sono morte durante la tempesta, la più forte che ha colpito la regione dal 1999.
Oltre il 60% della popolazione è stata interessata dalle conseguenze del ciclone nel Bengala Occidentale con interi villaggi devastati. Le strade e l'elettricità rimangono tagliate in gran parte del Bengala Occidentale e oltre 5000 alberi sono caduti a causa di venti e forti piogge.
Una team delle Nazioni Unite in India ha definito il ciclone Amphan ancora più distruttivo del ciclone Aila, che nel 2009 ha causato danni diffusi nella stessa regione dell'India orientale e del Bangladesh meridionale.
(SD-PA) (Agenzia Fides 29/5/2020)

 
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ASIA/UZBEKISTAN - La pandemia rallenta la registrazione di una nuova parrocchia, ma la vita della Chiesa continua grazie alla tecnologia
 
Tashkent (Agenzia Fides) - “Il lockdown ha avuto l’effetto di bloccare la procedura di costruzione e registrazione di una nuova parrocchia nella città di Angren. All'inizio dell’anno avevamo iniziato a raccogliere i documenti necessari per l’apertura ufficiale di un nuova chiesa e di una nuova unità pastorale, ma tutto si è fermato a causa della pandemia, perché gli uffici amministrativi sono chiusi. Ci rimetteremo a lavoro non appena sarà possibile. In Uzbekistan, la quarantena durerà almeno fino al 1° giugno. I luoghi di culto sono chiusi e per ora non si hanno notizie sulla riapertura, perché, nonostante il numero di contagi da coronavirus non sia altissimo, ogni giorno continua a registrarsi qualche nuovo caso. Certamente tutto ciò comporta delle difficoltà, ma cerchiamo di avere pazienza. In questo tempo intensifichiamo la preghiera affinché Dio possa aiutarci a fermare l’epidemia in tutto il mondo”. Lo riferisce all’Agenzia Fides l’Amministratore Apostolico dell’Uzbekistan, il francescano p. Jerzy Maculewicz.
Il distanziamento sociale non ha frenato, comunque, il fervente dialogo interreligioso che caratterizza il paese dell’Asia centrale: “Tramite la chat di Telegram che tiene in contatto noi leader religiosi, lo scorso 14 maggio ho chiesto a tutti di unirsi alla giornata di preghiera interreligiosa promossa dall’Alto Comitato per la Fratellanza Umana. Noi cattolici abbiamo organizzato l’esposizione del Santissimo, a cui molti hanno preso parte da casa grazie a internet”. All’inizio della pandemia, infatti, p. Maculewicz ha chiesto ai sacerdoti più giovani di cercare dei mezzi tecnologici per rimanere in contatto con i fedeli durante il tempo di isolamento: “Abbiamo acquistato una videocamera per poter garantire una buona qualità delle riprese. Trasmettiamo messe, momenti di preghiera e incontri biblici su piattaforme online. Le celebrazioni si tengono a porte chiuse a Tashkent, ma siamo felici di sapere che, grazie alla tecnologia, vi partecipano anche i fedeli delle altre città”.
Il missionario racconta che nel paese dell’Asia centrale il numero di contagi si aggira intorno al numero complessivo di 3mila unità, mentre la riapertura sta seguendo passi graduali: da alcuni giorni, alcune fabbriche e imprese di costruzione hanno ripreso le attività, mentre scuole, università, trasporti pubblici, bar e ristoranti restano ancora chiusi. Il diritto all’istruzione viene garantito a distanza, grazie alla rete Internet. Coloro che non sono dotati di computer, usano lo smartphone o possono seguire le lezioni trasmesse da un’emittente televisiva nazionale.
Attualmente la piccola comunità cattolica uzbeka, composta da circa 3.000 battezzati ha, nel complesso, in tutto il paese, 5 parrocchie: ai circa 700 fedeli di Tashkent, se ne aggiungono altri presenti tra Samarcanda, Bukhara, Urgench e Fergana. Ad Angren, dove si vuole costruire la nuova chiesa, vi sono 25 fedeli.
Su 30 milioni di abitanti, la popolazione uzbeka è al 90% musulmana. Circa il 3,5% è di fede cristiana ortodossa russa, mentre un altro 3% comprende piccole comunità cristiane di altre confessioni, inclusi i cattolici.
(LF) (Agenzia Fides 29/5/2020)
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AMERICA/CILE - I candidati al diaconato permanente in formazione attraverso la connessione virtuale
 
La Serena (Agenzia Fides) - Nel bel mezzo delle difficoltà che affronta la nazione, tra tensioni sociali e pandemia, la scuola di diaconi di San Lorenzo de La Serena, entità responsabile della formazione dei candidati per il diaconato permanente non ha interrotto la su attività e ha continuato il loro percorso di formazione online.
Le riunioni si svolgono regolarmente dal lunedì al giovedì, utilizzando una piattaforma virtuale.
Padre José Luis Flores, direttore della Scuola Diaconale arcidiocesana, parlando a Fides, ha fatto riferimento alla sfida di iniziare le attività nel mezzo di una pandemia: "All'inizio - racconta - abbiamo ascoltato le notizie sull'invito a lavorare dalle nostre case, tramite telelavoro, e anche a insegnanti e studenti per tenere lezioni online. Questa situazione sanitaria non solo ha reso difficile la relazione personale, ma anche la vita di fede, attraverso la partecipazione e l'accesso all'Eucaristia domenicale. La sfera digitale ci offerto nuove possibilità. Il virtuale non toglie lo reale, lo completa. Alla fine dell'anno scorso è stato difficile tenere lezioni o incontri nel bel mezzo della crisi sociale".
Nella Chiesa si sono affrontate le sfide poste dal Covid-19: "Pertanto - prosegue p. Flores - abbiamo deciso di iniziare a lavorare online. La grande preoccupazione era come farlo, se non usiamo mai quei mezzi. Eravamo scettici e dubbiosi di questo strumento di apprendimento a distanza. Tuttavia, col tempo, abbiamo scoperto che non è un problema acquisire conoscenze attraverso l'ambiente online . Ci siamo resi conto che questa opzione di utilizzo della tecnologia è possibile, che non ci sono barriere all'apprendimento, alla comunicazione e che tutto viene realizzato con un po' di adattamento, impegno, costanza e coerenza".
Il sacerdote ha aggiunto che “stare insieme è il sogno di Gesù di costruire un mondo in cui tutto può essere migliore. È importante essere presenti per ascoltarci, pregare, condividere i nostri bisogni e seminare speranza", ha concluso".
In Cile, varie difficoltà sono sorte dallo scorso ottobre. Manifestazioni e protesti sociali, movimenti di studenti e operai. Negli ultimi mesi l'incertezza causata dall'epidemia sociale e le conseguenze della pandemia di Coronavirus ha cambiato il normale funzionamento di molte attività di diverso tipo, nella soceità, nel mondo del lavoro, nella Chiesa.
(CE) (Agenzia Fides 29/05/2020)
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AMERICA/GUATEMALA - La tecnologia, "buon alleato" per portare la Parola di Dio nelle case
 
Città di Guatemala (Agenzia Fides) - La tecnologia è diventata "un buon alleato" perfetto per le Chiese guatemalteche, nel raggiungere migliaia di fedeli a cui è proibito incontrarsi per le liturgia, causa il blocco imposto aella assemblee per fermare la diffusione del Covid-19. Sia la Chiesa cattolica che la Chiesa evangelica in Guatemala invitano i fedeli a "non perdere la fiducia in Dio e a non disperarsi" nel bel mezzo della pandemia. "Questa passerà presto, a Dio piacendo ma, come popolo santo di Dio, manteniamo la speranza, proteggiamo la vita", dice in un messaggio ai fedeli padre Donaldo Rodríguez parroco della parrocchia di San Pedro nella capitale di Guatemala.
La tecnologia, spiega a Fides il parrco, è diventata uno strumento utile per portare la Parola di Dio nelle case dei guatemaltechi, ma è anche una sfida: “Questa realtà e la nuova modalità ha rappresentato per noi una vera sfida,. Non sapevamo usare i media come Internet, Facebook, questi media attuali ", racconta. E ora, rileva, "anche il lavoro del prete è aumentato: a volte devo predicare otto volte, la domenica".
"Il fatto che la comunità non venga fisicamente in chiesa - spiega - e il fatto che non possiamo recarci noi nelle comunità, non significa che il bisogno di Dio sia stato sospeso: al contrario, oggi rimane forte nel cuore dei fedeli, soprattutto in questo tempo di difficoltà. La Parola di Dio ha la forza di portare, allora, consolazione e speranza tra la gente", afferma padre Rodríguez. E i fedeli, rileva, cercano la vicinanza e l'annuncio della Parola di Dio attraverso Internet, che si rivela un mezzo utile in questa precaria situazione di impedimento di ogni relazione umana.
Guatemala, El Salvador, Honduras e Costa Rica tengono tuttora chiusi i loro templi religiosi. In Nicaragua rimangono aperte solo le chiese evangeliche. (CE) (Agenzia Fides 29/05/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - I giovani: confidare in Dio per superare ogni difficoltà
 
Port Moresby (Agenzia Fides) - Positività, fiducia, condivisione, speranza sono alcuni punti cardine sui quali un gli studenti della "Don Bosco Technical School" (DBTS), a Gabutu, si sono confrontati sulle onde radio del programma “Chat Room”, della stazione radiofonica cattolica Tribe 92 FM, dedicata e incentrata sui giovani in Papua Nuova Guinea. In tempo di Covid-19, tra tanta disperazione e negatività i giovani papuani hanno esortato i coetanei a mantenere uno stato d’animo fiducioso nonostante le difficoltà, a confidare in Dio per superare ogni ostacolo.
Focus dell’incontro sono stati l'importanza della positività in tutte le sue forme nei giovani e la solidarietà. Tra gli intervenuti c’è stato chi ha definito una mentalità positiva come " trampolino di lancio verso il successo nella vita per grazia di Dio".
Nella nota pervenuta all’Agenzia Fides i ragazzi definiscono il processo di crescita "una fonte di confusione e distrazione": “Dobbiamo quindi rimanere sempre positivi ed impegnarci ad essere la migliore versione di noi stessi per ispirare gli altri verso obiettivi sempre più alti, nella consapevolezza della vocazione e della missione che Dio ci ha dato”, ha detto. “Per sviluppare una struttura mentale positiva in un giovane - ha detto un altro studente - la strada inizia da noi stessi e da cosa ci viene insegnato nelle nostre case. Se siamo costantemente incoraggiati, verrà fuori una mente positiva che si rifletterà nella nostra persona”.
“In passato non ero fiducioso come lo sono oggi – aggiunge un altro studente intervenuto alla trasmissione. Stavo seguendo un percorso negativo fino a quando non mi sono iscritto alla DBTS, dove mi sono stati ricordati i miei valori personali.”
“Alla DBTS abbiamo anche i Family Days ai quali mio padre è sempre stato presente per darmi il suo sostegno. Mi ha incoraggiato a partecipare alle attività della scuola e sapere che è lì per me è una grande motivazione”.
A concludere il dibattito uno studente ha messo in luce le tre caratteristiche essenziali necessarie per far prevalere una mente positiva. “La presenza di Dio nella nostra vita ha la precedenza in tutto ciò che facciamo; in secondo luogo dobbiamo poterci affidare a persone con le quali relazionarci, e infine bisogna lasciarsi guidare da una forte pratica di autodisciplina”, ha detto. Facebook e i social media hanno l'effetto di isolanre le persone, c’è bisogno di "disconnettersi e riconnettersi alle persone che ci circondano", hanno detto i giovani.
“Continuate ad essere l'ispirazione per molti giovani”, ha detto p. Ambrose Pereira sdb, Segretario per le comunicazioni sociali della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, ringraziando i ragazzi per aver condiviso il loro ottimismo, la loro genuinità e le loro convinzioni.
(AP) (29/5/2020 Agenzia Fides)

lunedì 18 maggio 2020

Agenzia Fides 18 maggio 2020

VATICANO - L’ansia missionaria di San Giovanni Paolo II, “Pastore vicino al popolo”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Mentre nel mondo si celebrava la Giornata Missionaria Mondiale, domenica 22 ottobre 1978, il nuovo Papa, Giovanni Paolo II, iniziava in Piazza San Pietro il suo ministero di Pastore universale con una vigorosa esortazione che sarebbe stata l’emblema del suo pontificato: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!”. L’Arcivescovo di Cracovia, il Card. Karol Wojtyla (1920-2005), era stato eletto il 16 ottobre successore di Pietro.
La circostanza dell’inizio del ministero petrino venne evidenziata dallo stesso Pontefice nel suo primo Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, il 14 giugno 1979, in cui ricordava la “felice coincidenza”: “Non potei omettere, tra le intenzioni primarie che fervevano nel mio animo in quella solenne circostanza, il riferimento al problema sempre attuale ed urgente della dilatazione del Regno di Dio tra i popoli non cristiani”.
Beatificato da Benedetto XVI il 1° maggio 2011 e canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile 2014, San Giovanni Paolo II è stato definito “il Papa itinerante, il Papa missionario, il Papa evangelizzatore”. Papa Francesco, celebrando questa mattina la santa Messa nella Basilica Vaticana sull’altare che custodisce le sue spoglie mortali, nel centenario della nascita di Karol Wojtyla, ha sottolineato la sua ansia missionaria, definendolo “uomo di vicinanza”. “Non era un uomo distaccato dal popolo – ha detto Papa Francesco -, anzi andava a trovare il popolo e girò il mondo intero, trovando il suo popolo, cercando il suo popolo, facendosi vicino. E la vicinanza è uno dei tratti di Dio con il suo popolo… Una vicinanza di Dio con il popolo che poi si fa stretta in Gesù, si fa forte in Gesù. Un pastore è vicino al popolo, al contrario non è pastore, è un gerarca, è un amministratore, forse buono ma non è pastore. Vicinanza al popolo. E san Giovanni Paolo II ci ha dato l’esempio di questa vicinanza: vicino ai grandi e ai piccoli, ai vicini e ai lontani, sempre vicino, si faceva vicino”.
I suoi intensi 26 anni di pontificato, a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo, sono stati interamente caratterizzati da una forte connotazione missionaria espressa in mille modi, a cominciare dai messaggi per l’annuale Giornata Missionaria, che hanno avuto come filo conduttore l’invito alla corresponsabilità di tutte le componenti della Chiesa all’opera di evangelizzazione del mondo, sottolineando il ruolo centrale svolto dalle Pontificie Opere Missionarie per l’animazione e la cooperazione missionaria.
Il suo ricco Magistero ha segnato inequivocabilmente la storia della missione, aprendo nuovi sentieri, indicando nuovi traguardi. La sua eredità principale resta l’Enciclica “Redemptoris Missio” (1990), sulla perenne validità del mandato missionario, definita la magna charta della missione del terzo millennio. Nel 1995 Giovanni Paolo II dedicò un ciclo di 9 catechesi durante l’udienza generale del mercoledì, agli elementi fondamentali ed essenziali della missione della Chiesa, ai capisaldi su cui essa si fonda, nonché alle nuove sfide della missione ed alle questioni legate al crescente impegno per l’ecumenismo. Tutti i suoi documenti, dalle esortazioni apostoliche agli incontri con i Vescovi per le visita ad limina, alle omelie, sono intessuti dall’invito a proclamare il Signore risorto, a non tirarsi indietro dall’annuncio, a non lasciarsi vincere dallo scoraggiamento e dal pessimismo. Per la prima volta nella storia della Chiesa ha convocato Assemblee speciali del Sinodo dei Vescovi dedicate ad analizzare e studiare la situazione dell’evangelizzazione nei diversi continenti, facendo convenire a Roma gli Episcopati di Africa, Asia, America, Oceania, Europa.
Spiccano in questo ministero i suoi 104 viaggi internazionali, ad imitazione dell’Apostolo Paolo, con cui ha raggiunto le comunità missionarie sparse nel mondo, anche quelle più distanti geograficamente e numericamente esigue, avendo sempre cura di incontrare non solo sovrani e capi di stato, ma soprattutto i poveri, i malati, gli anziani, i carcerati, gli handicappati e quanti sono generalmente messi ai margini della società, come “un pastore vicino al popolo, vicino ai grandi e ai piccoli” ha ricordato Papa Francesco. (SL) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - L'impegno delle POM ai tempi di Covid-19: i mezzi di comunicazione sociale, una risorsa missionaria
 
Abidjan (Agenzia Fides) – - “Il periodo che stiamo attraversando è un periodo difficile in tutti gli aspetti della vita umana e la Chiesa non sfugge alle conseguenze; ma la missione continua a essere svolta” afferma p. Jean Noel Gossou, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Costa d'Avorio, in un colloquio con l’Agenzia Fides sulle conseguenze della pandemia da Covid-19 sulle attività della missione nel Paese.
P. Gossou ricorda che “la missione è il comandamento di Cristo, il volere di Cristo è che andiamo da tutte le nazioni e facciamo discepoli, è un andare verso gli altri, ma oggi con questa pandemia, questo andare diventa difficile e quindi sono stati trovati altri mezzi per svolgere la missione affidata alle POM”.
Secondo il Direttore nazionale delle POM, “la missione viene svolta oggi grazie all'intelligenza degli uomini attraverso i mezzi di comunicazione: radio, tv, reti sociali o messaggi (i versetti biblici vengono inviati ai cristiani per incoraggiarli, mantenere accesa la fiamma del risveglio missionario)”.
P. Gossou afferma che il Covid-19 non dovrebbe fermare la missione: "anche se limitati negli spostamenti, possiamo continuare la missione dando testimonianza dell'amore di Cristo ovunque ci troviamo".
Secondo lui, "quando testimoniamo, siamo testimoni dell'amore, della solidarietà, della carità, nell'ambiente di vita, e quindi è la missione che continua", e questo fatto è una realtà in questo periodo di crisi sanitaria in cui i gesti di solidarietà si moltiplicano da un ambito all'altro.
P. Jean Noel Gossou aggiunge che “nonostante la pandemia di Coronavirus, la missione viene svolta anche con la preghiera, che è una parte essenziale delle Pontificie Opere Missionarie e della Chiesa Universale”. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AFRICA/MALAWI - “No alla violenza politica”: i leader religiosi condannano il massacro di Lilongwe
 
Lilongwe (Agenzia Fides) – "Ogni vita umana è sacra" ha dichiarato in una nota la Commissione per gli affari pubblici (PAC), un organismo che riunisce tutte le comunità religiose del Malawi, dopo l’attacco condotto con bottiglie incendiarie contro una famiglia a Lilongwe che ha causato la morte di almeno 4 persone, bruciate vive.
La famiglia viveva nei locali usati dal partito United Transformation Movement (UTM), obiettivo dell’attacco. L’UTM è il partito del vicepresidente Saulos Chilima, che ha rotto l’alleanza con il Presidente Peter Mutharika.
"L'incidente è da condannare nei termini più severi, in quanto viola i diritti umani e mira a intimidire il confronto democratico delle idee e a mettere a tacere le voci alternative", afferma la dichiarazione del PAC firmata dal Presidente Mons. Patrick Thawale, Vicario generale di Lilongwe e dal Segretario per le comunicazioni, il Vescovo Dr. Gilford Emmanuel Matonga dell'Associazione evangelica.
I membri del PAC hanno avvertito che "gli atti di violenza barbarici, codardi e incivili manifestano un senso di disperazione mentre il Malawi si appresta alle nuove elezioni presidenziali".
Per questo motivo, i leader religiosi chiedono un’indagine seria: "Il PAC desidera aggiungere la sua voce alle richieste di indagini rapide e imparziali sugli atti di violenza politica senza compiacenze nei confronti di chiunque" si legge nel comunicato dell’organismo costituito nel 1992 durante la transizione politica del Paese dal sistema a partito unico al multipartitismo.
“Il PAC chiede un dialogo aperto e inclusivo nella gestione delle controversie politiche - un meccanismo che ha il pieno sostegno di tutti i malawiani amanti della pace. Chiediamo inoltre a tutti i cittadini di rispettare la legge e di evitare qualsiasi forma di violenza politica”.
La violenza politica è in aumento in vista del voto del 19 maggio, convocato dopo che la Corte costituzionale ha annullato quelle tenute lo scorso maggio. (L.M.) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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ASIA/BANGLADESH - Il Covid-19 tra i rifugiati Rohingya: "Urgono misure di prevenzione e sensibilizzazione"
 
Cox's Bazar (Agenzia Fides) - "E' un lavoro difficile, ma ora la priorità è fermare l'infezione. In questi insediamenti, dove è quasi impossibile mantenere la distanza fisica, i rifugiati Rohingya sono ad alto rischio per la veloce diffusione del contagio da Covid-19. Urge mettere in campo tutte le misure necessarie": lo dice all'Agenzia Fides il cattolico bangladese George Mithu Gomes, che lavora a Cox's Bazar come "Program Manager for Disaster Response" della Ong "World Renew" . Nei campi profughi a Cox's Bazar è scattato l'allarme dopo la conferma che due donne e tre uomini di etnia Rohingya sono infetti nel campo di Lambashia, uno dei 34 insediamenti che accolgono i profughi.
Nella località di Cox's Bazar, poco oltre il confine tra Myanmar e Bangladesh, il governo bengalese ospita la più grande comunità di rifugiati del mondo: qui vivono 1,1 milioni di rifugiati di etnia Rohingya e di religione musulmana, fuggiti dal Myanmar. Tra questi, 700.000 sono arrivati ​​nel 2017 mentre un sanguinoso conflitto etnico ha avuto luogo in Myanmar tra l'esercito e i gruppi armati Rohingya.
George Mithu Gomes afferma a Fides: "La preoccupazione è alta. In queste precarie condizioni di vita, non è possibile controllare l'infezione e il contagio potrebbe velocemente diffondersi nei 34 campi profughi dove vivono i Rohingya. Bisogna agire prontamente per fermare l'infezione nei campi profughi. "Bisognerebbe effettuare tamponi e controlli, allestire strutture e luoghi per una quarantena. È inoltre necessario sensibilizzare la popolazione dei Rohingya, che non sono istruiti sulla malattia, bisogna insegnare loro i comportamenti necessari per prevenire e contenere la diffusione del Covid-19" prosegue.
Fides ha raccolto le parole di alcuni rifugiati Rohingya, i quali pensano che, se l'infezione di coronavirus si diffonderà nei campi, non riceveranno trattamenti necessari : "Nei campi non abbiamo ricevuto cure mediche adeguate: se il virus arriva, moriremo senza cure" afferma Mahammod Jubiar, 65enne Rohingya. Un altro rifugiato Rohingya, Iqubal Islam, ritiene urgente la sensibilizzazione tra i rifugiati: "Essendo molti analfabeti, i rifugiati non sanno come si può diffondere il virus, non sanno come possono difendersi, non hanno idea delle misure di prevenzione". Come riferito a Fides, all'opera di prevenzione si stanno dedicando Caritas e altre Ong, che da settimane hanno attivato in campo programmi specifici per informare i rifugiati.
Abu Toha Bhuya, a capo del sevizio sanitario dell'Ufficio governativo per i soccorsi e il rimpatrio dei rifugiati, spiega: "Di notte i Rohingya spesso vanno fuori dai campi. Comprano medicinali e altri beni per le necessità quotidiane. Alcuni, poi, sono anche coinvolti nello spaccio di droga: ecco come il virus può essere arrivato qui". Inoltre nei campi di Rohingya a Cox's bazar, operano 30.000 lavoratori di 140 Organizzazioni Non Governative, che vanno spesso a Dhaka e in altre città. In questo modo potrebbero essere vettori del coronavirus.
In Bangladesh attualmente sono 22.268 le persone infettate da Covid-19. Tra questi 4.373 sono guarite e 328 sono morte.
(FC) (Agenzia Fides, 18/5/2020)
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ASIA/INDIA - La "Settimana Laudato Si'", per un domani migliore
 
Mumbai (Agenzia Fides) - "Come comunità cattolica in India vogliamo riflettere, pregare, confrontarci e agire per un domani più giusto e sostenibile": lo dice all'Agenzia Fides p. Joseph Gonsalves, capo dell'ufficio arcidiocesano per l'ambiente di Bombay, raccontando come la Chiesa indiana celebra il 5° anniversario della enciclica “Laudato Si”, vivendo la speciale "Settimana Laudato Si' " dal 16 al 24 maggio.
L'Ufficio arcidiocesano per l'ambiente ha preparato un breve opuscolo suggerendo varie attività per gruppi e famiglie, anche nel periodo di confinamento, imposto per contenere il coronavirus. Si consigliano comportamenti e iniziative di sensibilizzazione per uno stile di vita sostenibile durante tutto l'anno, per genitori, giovani, studenti. Nel frattempo, p. Ivel Mendanha, Redentorista, ha realizzato una serie di video che riflettono sul documento di Papa Francesco: “Insieme con una riflessione quotidiana su un diverso aspetto della tutela del Creato, forniamo anche attività che si possono praticare ogni giorno, durante la settimana dal 16 al 24. Uniamoci per proteggere la nostra Casa comune " ha detto a Fides p. Ivel. Mentre il mondo è bloccato a causa della pandemia di Covid-19, riponiamo la nostra fiducia in Dio e facciamo la nostra parte per costruire un mondo migliore. Siamo una famiglia unita con Dio, con l'umanità, con il Creato: prendiamoci cura gli uni degli altri, per la generazioni future” aggiunge P. Mendanha, esortando tutti i battezzati indiani a prendere sul serio un cammino di riflessione e di azione, seguendo i criteri indicati nella Laudato si'.
Tra le varie comunità e ordini religiosi impegnati nella sensibilizzazione, i Gesuiti indiani hanno rilanciato l'importanza dell'enciclica Laudato Si' per le scuole, raccomandando tutta una serie di risorse e azioni. Gli studenti sono incoraggiati a unirsi a "Tarumitra" ("Amici degli alberi"), grande organizzazione studentesca in India, che ha come missione "proteggere e promuovere un ambiente sano sulla Terra". Il movimento studentesco è stato concepito e lanciato dai Gesuiti della provincia di Patna nel 1998 e ora è un progetto della Conferenza dei gesuiti dell'Asia meridionale. Il movimento copre una rete di centinaia di scuole superiori e college in tutta l'India: nella Settimana Laudato si' tutti i membri sono invitati a diffondere una sensibilità ecologica e promuovere una spiritualità e una visione del mondo che siano "amiche della terra" e non considerino la "Casa comune" come un ambiente da sfruttare . (SD-PA) (Agenzia Fides 18/5/2020)


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ASIA/VIETNAM - Riprendono le attività pastorali, con attenzione alla solidarietà interreligiosa
 
Hanoi (Agenzia Fides) - Sono riprese in Vietnam, seppure con le dovute cautele, le attività religiose pubbliche bloccate per almeno sei settimane a causa dell’emergenza Covid-19. Il via libera delle autorità è arrivato l’8 maggio quando Vu Chien Thang, a capo del Comitato per gli affari religiosi del governo, ha reso noto che il virus era ormai “sotto controllo” e che tutte le province erano ormai a basso rischio infezione. Il Comitato ha pertanto autorizzato tutte le organizzazioni religiose a riprendere le normali attività, purché siano garantite le misure preventive necessarie, compresa la quarantena per chi viene da fuori. Una notizia accolta con sollievo anche dalla Chiesa cattolica: “Siamo lieti di ringraziare Dio e di credere che le preghiere dei fedeli di tutto il mondo abbiano contribuito a contrastare la pandemia”, è stato il commento a caldo dell'Arcivescovo Joseph Vu Van Thien di Hanoi.
Sebbene non vi siano stati contagi del virus nel paese per più di un mese e il Vietnam non abbia registrato nessun decesso, l’attenzione resta alta. Osservare le precauzioni, però, non significa stare fermi: con questo spirito i Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani) a Hue, l’antica capitale, stanno lavorando fianco a fianco di suore buddiste con un obiettivo specifico: le persone con gravi disabilità fisiche, segmento molto vulnerabile della popolazione. Come appreso da Fides, alcuni giorni dopo la riapertura, alcuni sacerdoti e volontari laici guidati da padre Joseph Phan Tan Ho, responsabile della Congregazione del Sacro Cuore a Hue, hanno visitato e offerto doni al Centro buddista per bambini disabili di Hue, dove sono stati ricevuti dalla monaca buddista Thich Nu Thoai Nghiem, vicedirettore della Pagoda di Long Tho: “Il Centro si basa principalmente sulle donazioni e chiediamo sostegno perché abbiamo carenza di cibo a causa dell'epidemia di Coronavirus” ha detto. La giornata ha visto sacerdoti e volontari cucinare, servire pasti e giocare coi bambini.
La situazione per le comunità più vulnerabili della popolazione, infatti, si è aggravata col Covid-19: l’Ufficio Onu per gli affari umanitari di Ginevra ha pubblicato una guida apposita mentre il locale ufficio del Programma Onu per lo sviluppo (Undp) ha appena reso nota una ricerca su virus e disabilità nel Paese (“Rapid Assessment of the Socio-economic impact of COVID-19 on persons with disabilities in Viet Nam”). Secondo i risultati dell’inchiesta, l'82% degli intervistati è preoccupato per gli effetti del virus e il 70% fra loro ha difficoltà non solo ad accedere all’assistenza medica e ai servizi di riabilitazione, ma anche ai controlli e ai medicinali. Il 25% fra loro ha infine difficoltà nel procurarsi mascherine e disinfettanti. (MG-PA) (Agenzia Fides 18/5/2020)
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AMERICA/CUBA - "Dignità e libertà valgono le nostre preghiere con tutte le forze": l'arcidiocesi dell'Avana dinanzi all'emergenza sanitaria
 
L'Avana (Agenzia Fides) - Cuba sta vivendo momenti di sconforto dinanzi all'emergenza sanitaria. La popolazione, sebbene informata della necessità di seguire le misure di mantenere la distanza sociale per evitare i contagi di Covid 19, non ha fermato l'attività commerciale e gli incontri di gruppi in tanti luoghi. "Osservando gli agglomerati reiterati di migliaia di cubani che si affannano per avere 'il nostro pane quotidiano', qualcuno ha detto, solo pochi giorni fa: "Non c'è dubbio, solo Dio protegge questo popolo". Lo ha scritto la rivista Palabra Nueva dell'Arcidiocesi dell'Avana in riferimento alle enormi code che si verificano in tutta Cuba nonostante la pandemia di Covid-19.
Secondo la pubblicazione ufficiale della Chiesa cattolica dell'isola, Papa Francesco e i Vescovi cubani hanno invocato la speranza in mezzo alla pandemia che il mondo sta soffrendo in questi giorni, e l'hanno definita "una dura prova" in una nota pubblicata sul suo account Facebook. "Guardiamo attraverso gli occhi di Gesù, l'autore della speranza. Facciamolo, credenti o no, gente semplice, sovrani. Dignità e libertà valgono le preghiere con tutte le forze" conclude il testo.
Su questa linea di vicinanza da parte della Chiesa, l'Arcivescovo dell'Avana, il Cardinale Juan de la Caridad García Rodríguez, due giorni fa ha inviato un messaggio ai giovani cubani: "Siete la nostra speranza, guardate quante sono le persone anziane, voi siete sempre molti di più. Siate attenti dinanzi a questa situazione nuova" ha ribadito, poi li ha esortati a imitare l'esempio delle persone anziane che sono rimaste fedeli alla Chiesa nel corso degli anni difficili. "Cercate di non deludere Gesù, che è e sarà sempre il nostro punto di riferimento" ha concluso in un video messaggio attraverso il Facebook dell'arcidiocesi.
Dinanzi all'emergenza sanitaria, in seguito alla decisione della Conferenza Episcopale di sospendere tutte le celebrazioni religiose pubbliche, con un gesto inedito senza precedenti, il governo cubano ha autorizzato l'accesso della Chiesa cattolica alla radio e alla televisione ufficiali per trasmettere le liturgie, dal momento che la popolazione è soggetta all'isolamento.
A Cuba sono stati registrati circa due mila casi confermati di Covid 19, con 79 decessi.
(CE) (Agenzia Fides 18/05/2020)
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OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - I cattolici non credono alla magia: l'impegno per sradicare le pratiche violente della superstizione
 
Bereina (Agenzia Fides) – “La polizia ha salvato due donne mentre venivano torturate, accoltellate e bruciate con spranghe di ferro; intorno a loro, una folla di cinquecento persone osservava. Poche settimane fa questa notizie era nella prima pagina del giornale nazionale, in Papua Nuova Guinea. Come può essere che una tortura avvenga sotto gli occhi di così tante persone? Quello che è successo è stato un episodio di violenza, tristemente frequente in questo Paese, correlata ad un’accusa di stregoneria. Ma ancor più triste è dover parlare di omicidi per accuse di stregoneria, quando la violenza sorpassa ogni limite". A parlare all’Agenzia Fides di questa grave emergenza è suor Anna Pigozzo, missionaria della Fraternità Cavanis Gesù Buon Pastore a Bereina.
“Così, mentre il pandemico Coronavirus sta mietendo molte vittime, queste notizie ci ricordano che nel mondo ci sono persone che ancora soffrono e muoiono per terribili ingiustizie" spiega la missionaria.
“Qui in Papua Nuova Guinea, infatti, il credere alla magia e alla superstizione è ancora molto radicato: se per esempio, una persona muore improvvisamente e senza nessuna visibile malattia, la gente tende a pensare che la morte sia stata causata da un maleficio da parte di ‘nemico’. Per questo, cercano di identificare il ‘nemico’ per punirlo e vendicare la morte. È considerata una forma di giustizia e, fino al 2013, anche la legge teneva in considerazione questo tratto culturale, alleggerendo la punizione di una sentenza per omicidio qualora ci fosse stata una presunta accusa di magia contro la vittima. Nel 2013 la legge è stata modificata e nel 2015 il Governo ha approvato il Sorcery National Action Plan, la cui realizzazione è ancora evidentemente lunga e difficoltosa. Infatti, la Papua Nuova Guinea, sia nelle zone rurali che nelle città, ha registrato un aumento di attacchi violenti da parte di gruppi numerosi che, accusando le vittime di stregoneria, vogliono farsi giustizia da soli. Testimoni oculari dell’omicidio di una vittima accusata di stregoneria non denunceranno il crimine, per paura di perdere anche la loro vita o quella dei loro familiari.”
“Tutti parlano dell’importanza dello sviluppo della Papua Nuova Guinea, ma focalizzandosi solo su quello economico. Senza una crescita morale, questo Paese non potrà progredire. Anzi, si smarrirà, per sempre. Oggi è il momento di allontanare questa grande vergogna dalla nostra comunità, dal nostro Paese, dalla nostra fede. Ora” scriveva nel 2012 p. Donald Lippert, O.F.M. Cap, Vescovo di Mendi, una zona dove l’accusa di stregoneria è una problematica grave e che necessita un’azione urgente.
Suor Anna sottolinea il fatto che “violenza e odio non possono certo essere combattute con ulteriore violenza e odio e che, riflettendo su queste problematiche, siamo ancor più convinte di quanto sia importante continuare il lavoro di evangelizzazione ed educazione in questo Paese, dove la fede cristiana è arrivata da soli centotrenta anni.” La missionaria ricorda inoltre: "Già nel 2012 p. Lippert diceva alla gente che non si può essere cattolici e credere nel sanguma (magia), nelle pozioni, nella stregoneria. La mancata denuncia di torture o di omicidi di vittime accusate di stregoneria significa credere nella stregoneria. Tutto ciò è incompatibile con la fede cattolica. E così domandava ai suoi fedeli di pregare, digiunare e rigettare questo peccato.”
“In questa battaglia culturale - conclude - abbiamo come strumenti l’educazione, per sviluppare un pensiero critico e un senso di responsabilità, per imparare a distinguere fatti da opinioni. Abbiamo la preghiera, i sacramenti, la nostra fede cattolica nella quale professiamo di credere in Dio, Padre, Onnipotente, per aiutare ad allontanare violenza, superstizione, odio e qualsiasi altro peccato. Non possiamo essere testimoni silenziosi di violenze, abusi e crimini. Ogni volta e in qualsiasi modo, impegniamoci a condividere la carità e la pace di Cristo.” (AP/AP) (Agenzia Fides 18/5/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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