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mercoledì 17 novembre 2021

Senza aiuti dall’estero la situazione sociale può degenerare in conflitto civile e disastro umanitario Agenzia Fides 17 novembre 2021

 


ASIA/AFGHANISTAN - Senza aiuti dall’estero la situazione sociale può degenerare in conflitto civile e disastro umanitario
 
Herat (Agenzia Fides) - La riapertura delle scuole di Herat alle ragazze dal 7° al 12° anno di corso potrebbe essere una mossa dei talebani per mostrare “un volto più umano” del regime, al fine di ottenere aiuti dall’Occidente. Lo spiega ad Agenzia Fides Luca Lo Presti, presidente della Fondazione Pangea Onlus, da 18 anni impegnato in attività di sviluppo e promozione della donna in Afghanistan. “Il Paese è al collasso – avverte Lo Presti - e si sta preparando a vivere una crisi umanitaria senza precedenti: si prevede che entro l’anno prossimo la malnutrizione dei bambini possa crescere fino al 97%. Senza aiuti dall’estero, la situazione potrebbe degenerare in guerre civili e disastri umanitari, uno scenario disastroso. Dare segnali di grande risonanza mediatica, come appunto la notizia che a Herat riapre la scuola per le ragazze, potrebbe dare impulso a quella corrente di pensiero secondo cui esistono talebani moderati”.
In breve tempo, ricorda Lo Presti, le agenzie dell’ONU gestiranno diversi miliardi di dollari stanziati in occasione dello speciale G20 sull’Afghanistan. Questi aiuti fanno gola ai talebani: “Concedendo qualche apertura, l’opinione pubblica potrebbe pensare che i talebani possano scegliere una via moderata. Tuttavia le voci insistenti di uccisioni indiscriminate (come ragazzi che sventolavano la bandiera afghana o altre 18 persone per aver suonato durante un matrimonio) destano forti preoccupazioni”.
L’associazione Pangea è presente in Afghanistan dal 2003 ed ha avviato numerosi progetti per l’emancipazione femminile. Dopo la presa del paese da parte del movimento Talebano, le donne, gli attivisti e le minoranze risultano essere particolarmente a rischio. Nei mesi scorsi, Pangea ha lanciato un appello ed una raccolta fondi per poter continuare a portare avanti progetti in territorio afghano, nonostante la situazione di crisi.
“La situazione in Afghanistan è molto grave per chi negli anni passati si è esposto in progetti e iniziative a favore della società civile; è ancor più grave per le nostre collaboratrici e che per vent’anni si sono battute per l’emancipazione e la promozione della donna. Essendo in pericolo di vita, siamo riusciti a nascondere o far espatriare alcune delle donne, ma ora sono le famiglie a pagare per loro: abbiamo avuto notizia di rappresaglie e sequestri in casa dei parenti” rileva Lo Presti.
“Tutte le imprese femminili che abbiamo creato hanno dato autostima e benessere economico alle famiglie, e questa stessa economia porta emancipazione e crescita culturale e sociale. Tutto questo va sostenuto da una serie di attività che non possono mancare, come la scolarizzazione, la formazione al lavoro e ai diritti umani, l'igiene sanitaria, ambulatori, asili, una scuola per bambine sordomute, persino scuole e associazioni sportive” conclude.
(LF-PA) (Agenzia Fides 17/11/2021)

lunedì 15 novembre 2021

Da Agenzia Fides :Rilasciati alcuni Salesiani, altri ancora in custodia; aiuti umanitari per l'Emergenza Etiopia

 


AFRICA/ETIOPIA - Rilasciati alcuni Salesiani, altri ancora in custodia; aiuti umanitari per l'Emergenza Etiopia
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) - Sono 14 le persone tuttora trattenute in custodia dalla polizia etiope, tra religiosi Salesiani, coadiutori, laici, impiegati. Altri sette Salesiani, più una donna impiegata, sono stati rilasciati dalla polizia nella giornata di sabato 13 novembre, e questa mattina sono comparsi davanti a un tribunale e, secondo fonti locali di Fides, dovrebbero essere rimessi in libertà su cauzione.
Nei giorni scorsi, tra i numerosi fermati dagli agenti, anche l'80enne coadiutore Salesiano italiano Cesare Bullo (il "Salesiano coadiutore" è un laico consacrato, che vive nella comunità religiosa insieme ai religiosi, ndr) è stato fermato e poi rilasciato, mentre Alberto Livoni, operatore umanitario del VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), è stato fermato per otto giorni e poi rimesso in libertà.
“Siamo felici di apprendere della liberazione di alcuni nostri fratelli missionari" – commenta all 'Agenzia Fides il Vescovo di Hosanna, Seyoum Fransua, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Etiopia. "Questa notizia è una prima gioia per tutti noi”, afferma, auspicando un rapido rilascio per tutti coloro che sono ancora in custodia delle autorità.
Secondo fonti di Fides, il governo sta promuovendo un controllo delle realtà di cooperazione internazionale - anche legate alla Chiesa cattolica, come sono le varie attività della Famiglia Salesiana, (vedi Fides 12/11/2021) - per assicurarsi che non promuovano attività politica e che non diano appoggio a gruppi ribelli.
Intanto, in un quadro sociale molto difficile, le opere Salesiane continuano a sostenere i giovani e le loro famiglie, mentre le condizioni si aggravano a causa del conflitto armato che dura da un anno nella regione del Tigray tra l'Esercito etiope e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray. Gli aiuti promossi dalle opere sociali Salesiane raggiungono 8.000 famiglie, prestando particolare attenzione alle mamme e ai bambini malnutriti.
La malnutrizione acuta aumenta ogni giorno. Quasi la metà delle donne in gravidanza e in allattamento soffre di malnutrizione acuta e non dispone di assistenza sanitaria a causa del numero di ospedali distrutti. Secondo l'Onu, la carestia generata dalla guerra potrebbe uccidere 100.000 bambini nei prossimi mesi, quando tre persone su quattro non avranno accesso al cibo.
L'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) riferisce che 400.000 persone sono stremate e sono sul punto di morire di fame. Altri 7 milioni di persone hanno bisogno di aiuto per sopravvivere nelle regioni di Tigray, Amhara e Afar. Si stima che il conflitto abbia causato due milioni di sfollati interni e più di 100.000 rifugiati fuggiti in Sudan.
In un quadro di grave emergenza, missionari salesiani, laici, volontari, continuano a fornire istruzione, aiuti umanitari e sostegno ai giovani e alle loro famiglie, anche grazia ad aiuti da tutto il mondo. La Procura Missionaria Salesiana di Madrid ha rilanciato l'appello per "L'Emergenza Etiopia", riportando l'appello di un religioso che così dice: "Genti di ogni condizione sociale bussano alla nostre porte. Ricchi e poveri di chiedono cibo per sopravvivere". "I missionari Salesiani - si riferisce - hanno trascorso più di tre mesi isolati nelle loro opere a Mekelle, Adigrat, Shire e Adwa, ma non hanno smesso di aiutare la popolazione con quel poco che avevano". “Il bisogno di cibo aumenta ogni giorno e ogni aiuto che arriva salverà la vita a molte malnutrite. Siamo grati per la solidarietà ricevuta da donatori tutto il mondo. Cerchiamo di ridare speranza ai più sperati", affermano i religiosi in Etiopia.
L'Etiopia è uno dei paesi più poveri del mondo con oltre il 38% della sua popolazione che vive in povertà e il 75% della popolazione non ha accesso all'istruzione.
(PA-EG) (Agenzia Fides 15/11/2021)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

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