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domenica 15 agosto 2010

Da coppia a FAMIGLIA

CORSI PER FIDANZATI
La Regione a scuola dalle Parrocchie   versione testuale
Finanziati in tutto 87 progetti di formazione per coppie e genitori

UDINE - 12 agosto h.17.00 - La Regione  ha recentemente resa nota la graduatoria dei  progetti per favorire la formazione di  future famiglie. Si tratta di una proposta che ha  ispirazione dai corsi prematrimoniali di parrocchie e foranie. Tra i progetti finanziati c’è il percorso “Da coppia a famiglia” proposto dai salesiani della Viarte  di Santa Maria La Longa e che dovrebbe partire il prossimo autunno a San Giorgio di Nogaro e sarà aperto a tutti gli interessati.
“Si tratta di un corso sperimentale perché finora queste esperienze erano legate al celebrazione del matrimonio cattolico” spiega il dott. Cristian Vecchiet referente del corso. "Negli incontri verrà affrontata con particolare attenzione la questione della progettualità di coppia che oggi è spesso a termine ovvero finché tutto va bene" spiega Vecchiet. La Viarte attiverà presto anche un corso per genitori, su modalità in questo caso già sperimentate, che avrà diverse sedi: Palmanova Cervignano e San Giorgio di Nogaro. Tra i temi che verranno approfonditi c’è il recupero della dimensione dell’autorità distinta dall’autorevolezza che è legata alla dimensione soggettiva piuttosto che a quella istituzionale e sociale

sabato 5 giugno 2010

4 vescovi, il sacerdozio, le famiglie: letera pastorale

Aiutiamo i giovani a dire «sì» al sacerdozio versione testuale


Lettera pastorale comune dei vescovi del Friuli-Venezia Giulia



UDINE (4 giugno, ore 16) - La Chiesa può vivere senza preti? No. Ecco perché i vescovi del Friuli Venezia Giulia a conclusione dell’Anno Sacerdotale, indetto dal Santo Padre Benedetto XVI, scrivono, per la prima volta insieme, la Lettera pastorale «‘Seguitemi, vi farò pescatori di uomini’ (Mt 4,19). Come accompagnare i chiamati al presbiterato diocesano». Essa viene consegnata alle comunità, in particolare alle famiglie, “per raccomandare e sostenere l’interesse e l’impegno verso la vocazione al sacerdozio” delle chiese di Gorizia, Udine, Trieste, Concordia – Pordenone.



La Lettera “è nata dal desiderio di far comprendere quanto a noi Vescovi stiano a cuore i sacerdoti. E con la speranza che essa contribuisca a rinnovare, nelle nostre diocesi, la stima e l’amore verso di essi e il loro ministero e dia impulso per una più convinta azione a favore dei chiamati al presbiterato” che sono più numerosi di quanto non si creda.



Dino De Antoni, arcivescovo di Gorizia, Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo di Udine, Giampaolo Crepaldi, arcivescovo-vescovo di Trieste, Ovidio Poletto, vescovo di Concordia-Pordenone non nascondono il fatto che nelle nostre terre si stia perdendo il significato di una esistenza donata nel matrimonio cristiano, nella consacrazione verginale, nel presbiterato e si dicono preoccupati perché “si è steso un velo di silenzio, in particolare, sulla vocazione al sacerdozio. Non se ne parla nelle famiglie e poco anche nelle nostre comunità cristiane. I ragazzi e i giovani spesso non sanno più cosa sia il seminario. Se nasce in loro il desiderio di diventare preti non sanno neppure a chi rivolgersi per farsi aiutare”.



I vescovi ripropongono la figura del prete come “padre, guida e amico di tante sorelle e fratelli, capace di capirli perché condivide con essi la loro stessa vita”. Definiscono straordinaria la sua vocazione, perché “nessun altro uomo, per quanto santo, ha il potere di consacrare il pane e il vino nella celebrazione eucaristica e rendere realmente presente il Corpo e il Sangue di Gesù, crocifisso e risorto. Nessun altro uomo, può ardire di dichiarare in prima persona: ‘Ti assolvo dai tuoi peccati’ né può avere la forza di predicare il Vangelo con l'autorità di Gesù e della Chiesa”.



Forte, dunque, l’invito, quasi un appello alle famiglie perché aiutino i loro figli a scoprire la propria vocazione, comunque sia orientata, e alla Chiesa perché “non abbandoni a se stessi i figli che hanno nel cuore la vocazione al presbiterato”.



I vescovi non si limitano all’esortazione, danno anche indicazioni pratiche. La prima è la preghiera, seguono l’annuncio e la testimonianza. Le famiglie possono far molto per individuare e sostenere i primi germi di una vocazione, ma molto può fare anche la comunità educante, dal sacerdote ai catechisti, agli altri educatori. E una volta scoperto il germe vocazionale, questo va coltivato. In che modo? Con la direzione spirituale e i gruppi vocazionali distribuiti sul territorio rivolti a fanciulli, giovani e adulti. Indispensabili, infine, una Comunità vocazionale per ogni diocesi ed il Seminario. In Friuli Venezia Giulia ce ne sono due: il Seminario diocesano di Concordia-Pordenone e il Seminario interdiocesano di Udine-Gorizia-Trieste. “Essi – scrivono i Vescovi – hanno alle spalle una lunga tradizione educativa che noi ci impegneremo a mantenere ed ulteriormente migliorare”. E concludono con questo appello ai sacerdoti, diaconi, consacrati e fedeli delle quattro diocesi: “Vi consegniamo questa Lettera pastorale nella speranza che essa contribuisca a rinnovare nelle nostre diocesi la stima e l’amore verso i sacerdoti e il loro ministero e dia impulso per una più convinta azione a favore dei chiamati al presbiterato. L’abbiamo scritta perché sia diffusa e sia letta dal maggior numero di cristiani; in tal modo ognuno potrà contribuire ad avere nuovi e santi sacerdoti”.

martedì 23 marzo 2010

Crisi dell'educazione c'è una crisi di fiducia nella vita

EDITORIALE Nuova Umanità - XXXI (2009/6) 186, pp. 685-690

LA SFIDA EDUCATIVA

Alla radice della crisi dell'educazione c'è una crisi di fiducia nella vita.

Ad affermarlo è Benedetto XVI [1], che con questa presa di posizione affronta le emergenze dell'educazione nella società contemporanea mettendo in luce la dimensione più profonda della crisi: quella di una sempre più diffusa perdita di significato della vita umana, almeno presso le correnti culturali che più si impongono, oggi, a livello di massa.

Da questo punto di vista, i problemi riguardanti le questioni dell'inizio e della fine della vita, che suscitano i dibattiti più feroci, sono l'esponente di un male di vivere che impregna l'esistenza lungo tutto il suo corso e che può rendere indecifrabili e privi di senso non solo le fasi iniziali e terminali, ma tutte le stagioni e i diversi ambiti nei quali l'esistenza si esprime. Si moltiplicano le opinioni più divergenti sui modi con i quali si potrebbe nascere e morire, perché diminuisce la capacità di riconoscere le bontà e le verità oggettive che appartengono alla logica dell'umana esistenza, e che dovrebbero accompagnarla in tutti i suoi momenti.

E come stupirsi della crisi educativa, se coloro stessi che educano (genitori, insegnanti e, in generale, tutti i soggetti con ruoli di esempio e di guida) sono prigionieri di una frattura esistenziale, frattura dell'identità che chiude la bocca dell'educatore quando dovrebbe proporsi come modello all'educando e dire: «fai come me»? La mancanza di senso, il dubbio sulla propria identità, impedisce all'educatore la trasmissione di sé.

L'educare, proprio in quanto e-ducere, cioè "condurre fuori", attraverso un processo che è ad un tempo di liberazione e di costruzione, verso una meta che costituisce il pieno significato dell'educando stesso, viene meno nei suoi tre aspetti "direzionali": non si riconosce una tradizione dalla quale ricevere le risorse e muoversi, non si vive una appartenenza comunitaria nella quale alimentarsi, non si vede una direzione verso la quale dirigersi.

La sfida educativa si rivela allora essere, nella sua radice, sfida antropologica. E proprio così la presenta e la analizza l'importante Rapporto-proposta sull'educazione recentemente presentato dal Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana [2]. Il Rapporto parte dall'analisi dell'emergenza educativa in Italia (ma si tratta di problemi che l'Italia condivide in gran parte con il resto dell'Occidente), svolta da più autori e sotto diversi aspetti, attingendo anche ai risultati di alcune serie indagini svolte negli ultimi anni da vari istituti di ricerca [3] e servendosi con competenza della letteratura recente, italiana e internazionale, sull'argomento.

Il Rapporto non si interessa tanto delle tecniche educative - pur importanti - ma, come sottolinea il Cardinale Camillo Ruini nella sua prefazione, considera l'educazione come «un processo umano globale e primordiale, nel quale entrano in gioco e sono determinanti soprattutto le strutture portanti [...] dell'esistenza dell'uomo e della donna» [4]: la relazionalità, la conoscenza, la libertà, l'autorità... Non uno studio settoriale dunque, ma una riflessione sulle fondamentali questioni antropologiche e sociali.

Un Rapporto, inoltre, che non si limita all'analisi, ma che è anche proposta: «gli orientamenti di fondo qui proposti vengono assunti come ipotesi di lavoro nell'esame delle situazioni concrete dell'educazione in Italia [...]. L'obiettivo non è comunque soltanto descrittivo e interpretativo: è soprattutto offrire un contributo al fine di fare evolvere positivamente la situazione» [5].

Il Rapporto-proposta si rivolge, certamente, alla Chiesa cattolica; si raccorda infatti con gli "Orientamenti pastorali" per il prossimo decennio che verranno presentati dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 2010 e ai quali vuole offrire il contributo della propria riflessione culturale; ma si rivolge anche al Paese, al popolo come alla classe dirigente, nel tentativo di suscitare un dibattito e, soprattutto, di costruire un'«alleanza per l'educazione» che coinvolga più interlocutori possibile: l'educazione «è forse il tema pubblico per eccellenza, dove si gioca davvero il destino dell'intera comunità nazionale» [6].

Il Rapporto-proposta prende in considerazione, capitolo per capitolo, diversi ambiti che hanno una relazione stretta col tema educativo: famiglia, scuola, comunità cristiana, lavoro, impresa, consumo, mezzi di comunicazione, spettacolo, sport, offrendo in ogni caso contributi interessanti che costituiscono una base utile e fertile per il dibattito e l'approfondimento. Questa pluralità di approcci non riflette la frammentazione specialistica che caratterizza gran parte della cultura contemporanea: al contrario, ogni capitolo vuole essere proprio il tentativo di afferrare l'essere umano nella sua unità, e di rivendicare le esigenze di questa al di sopra di ogni visio­ne parziale. Su questa base Movimenti, Associazioni e i diversi soggetti che operano nel sociale e, in particolare, nel campo educativo, possono inserire e sviluppare il proprio originale contributo.

Interessante, in particolare, il saggio iniziale, che cerca di delineare una idea di educazione, confrontando l'impostazione personalistica cristiana, corroborata da una grande messe e varietà di esperienze che la sostengono, con altri modelli educativi oggi diffusi. Uno di questi si basa sulla separazione tra educazione e formazione: anziché perseguire il progetto di uno sviluppo integrale della persona, questo modello fornisce competenze prevalentemente tecnologiche; punta alla sola efficienza e assume come paradigma la razionalità di tipo tecnico-strumentale. Un altro modello, pure fortemente diffuso, si basa sulla spontaneità, valorizza la creatività del soggetto e l'autoeducazione, in funzione antiautoritaria.

Un elemento paradossale è dato dal fatto che questi due modelli, decisamente contrapposti perché basati, il primo sull'"oggettivismo razionale" e il secondo sul "soggettivismo emotivo", riproducono la spaccatura tra intelligenza e cuore, tra ragione e affetti; e finiscono per rivelarsi, nella pratica, complementari, perché la stessa persona può abbracciare il modello razionalistico nell'esercizio della professione, e quello soggettivamente emotivo nella sfera privata: la stessa persona si trova così a vivere due vite, entrambe squilibrate, in ognuna delle quali si sente incompleta.

Un altro elemento importante sottolineato dal Rapporto-proposta è la necessità di riconoscere l'autorità buona, quella di cui abbiamo bisogno perché la nostra originaria e personale capacità di fare esperienza e di crescere venga attivata e sostenuta. Spesso, oggi, il rifiuto di ogni autorità, che si traduce nella teorizzazione della "neutralità" educativa, cioè nella scelta di cercare di non trasmettere alcuna particolare tradizione culturale attraverso l'educazione, viene giustificato in nome della libertà, del non volere "condizionare" i giovani che vengono educati; ma è evidente che questo vuoto di autorità e di riferimenti viene immediatamente riempito «dalla pervasiva e spietata autorità dei molti poteri anonimi (massmediatici, pubblicitari e pubblicistici) che gestiscono sensibilità, affetti e pensieri di tutti i ceti sociali» [7].

Lasciando, ora, il testo del Rapporto-proposta, è da sottolineare come questo rapporto con l'autorità educante buona sia fondamentale per la conquista della piena libertà e che solo in tale rapporto si possa sviluppare un progetto educativo realmente personalistico. L'autorità buona è la forza intelligente che ci ha generati e ci ha aiutati a distinguerci da lei, facendoci incontrare noi stessi: «II bambino - spiega Michele De Beni - come in uno specchio, viene "mostrato a se stesso" attraverso l'opera dell'educatore che per primo e per dono si propone come modello. È attraverso questo particolare, ineffabile sguardo educativo che il figlio o l'allievo, a sua volta, impara a rispondere al dono ricevuto dai suoi maestri, in una danza dai vicendevoli aggiustamenti e rinforzi» [8]. È la "danza pericoretica" dove, nella descrizione di Pietro Cavaleri, i danzatori si muovono l'uno intorno all'altro in una cangiante reciprocità [9]. L'autorità educante, che genera e distingue da sé, permette all'educando di comprendere se stesso, sia attraverso i contenuti che gli sono stati trasmessi e che lo rendono simile all'educatore, sia attraverso la distinzione che il donatore, proprio perché dona, sempre crea, per rispetto di colui che ha generato, permettendo così a quest'ultimo di guardare alla tradizione e all'autorità con serenità e criticità, attraverso le quali costruisce la propria libertà.

Comprendere la tradizione e l'autorità dalle quali si proviene permette di valutare il proprio "punto di origine", di vederlo nella sua distinzione da altri punti originari e da altre possibili "visioni" che si possono acquisire. L'essere umano ha bisogno, ad un tempo, di questa appartenenza e di questa distanza, di ricevere un'identità e di sceglierla, vivendo la necessaria asimmetria del rapporto educativo: un'asimmetria non rigida, non definitiva, ma aperta e can­giante, in attesa sempre del proprio rovesciamento - quando si dovrà restituire ai padri e ai maestri per ciò che si è ricevuto come figli e discepoli - e pronta ad un nuovo rilancio.

Si esprime, in queste relazioni dinamiche così brevemente accennate, un'idea di reciprocità non improvvisata, ma che si è andata costruendo lungo un cammino millenario: «Come sottolinea sant'Agostino, potremmo dire che la "reciprocità" implica un Io che ama, un Tu amato che ri-ama e un Ideale che li unisce, vin­colo di responsabilità tra due, e tra due e un Ideale. Per cui, non si ama solo la persona che ci sta di fronte e il me che in ella ritrovo, ma si ama anche quella originaria legge universale, che è sconfinato, inesauribile, purissimo richiamo all'amore, che in lei e in me ritrovo, fatti simili tra noi, fratelli» [10].

È una reciprocità "elettiva", sottolinea De Beni, «una forma intenzionale di scambio gratuito, regolato da volontà di comunione» [11], nella quale Nedoncelle vedeva il confluire di due atti, «non come cose che si aggiungono ma intenzioni che si liberano superandosi» [12].

E in questa reciprocità si attua una nuova concezione dell'autorità, che arriva a conseguire pienamente il suo scopo proprio in questo dinamismo orizzontale, dove colui sul quale l'autorità si è esercitata è arrivato a rispondere con risposta d'amore; e diviene, per questo, autorevole a sua volta.

antonio maria baggio



[1] Benedetto XVI, Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell'educazione, 21 gennaio 2008.

[2] Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana (ed.), La sfida educativa. Rapporto-proposta sull'educazione, Laterza, Roma-Bari 2009.

[3] Cf. in particolare l'ultimo capitolo, Alcuni dati empirici, pp. 196-223.

[4] Ibid., p. X.

[5] Ibid., p. XI.

[6] Ibid., p. XVI.

[7] Ibid., p. 22

[8] M. De Beni, Reciprocità ed educazione. Per un nuovo rinascimento della persona e della comunità, in «Nuova Umanità» XXXI (2009/2) 182, p. 240.

[9] P. Cavaleri, Vivere con l'altro. Per una cultura della relazione, Città Nuova, Roma 2007, pp. 22-23.

[10] M. De Beni, Reciprocità ed educazione, cit., p. 239; il luogo agostiniano è De Trinitate, Vili, 10, 14.

[11] Ibid., p. 11.

[12] M. Nedoncelle, La réciprocité des constiences, Aubier Montaigne, Paris 1942, p. 19; cit. da De Beni, in ibid.

Una segnalazione per i papà: una presenza desiderabile

CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI TAVAGNACCO

Istituto Scolastico Comprensivo

di Tavagnacco

promuove l’incontro con

Dott. Ezio Aceti - Psicologo

Il papà: una presenza

“desiderabile”

Il suo ruolo educativo nella relazione con i propri figli.

Giiovedìì 8 aprile 2010

Ore 20::30

Auditorium Comunale

di FELETTO UMBERTO

(ingresso gratuito)


L’incontro, senza voler escludere le mamme che ne fossero

interessate, è riservato ai papà che vogliono riflettere insieme

sull’importanza della loro figura e loro presenza nella

promozione di una crescita equilibrata dei loro figli.

Il dottor Ezio Aceti, laureato in Psicologia all'Università di Padova, è consulente

psicopedagogico del Comune di Milano, direttore del Consultorio familiare di

Erba (Como) ed è stato molte volte ospite in Friuli in diversi eventi.

In questo incontro vorrebbe affrontare, per la prima volta, parlandone

direttamente con gli interessati, il tema dell’importanza della presenza

del papà per la crescita dei propri figli.

Tra le sue pubblicazioni:

Dialogo per crescere, Ancora, Milano, 1995

Pronti? si parte!, Città Nuova, Roma 1998, 2003* (con Lino Fignelli)

Adolescenti a scuola, Città nuova, Roma 2001, 2001* (con Cristina Pochintesta)

Basta cavoli e cicogne!, Città Nuova, Roma 2002 (con Alberta Rotteglia)

Comunicare fuori e dentro la famiglia, Città Nuova, Roma 2004, (a cura di)

Finestre sul mondo - i ragazzi e l'uso dei media, Città Nuova, Roma, 2004

venerdì 5 marzo 2010

Portale dell'Arcidiocesi: suoceri

Così si impara a fare i suoceri
Al via oggi al Malgnani il ciclo di incontri «Famiglie in dialogo»

UDINE (5 marzo, ore 10.20) - Prende il via oggi il corso, rivolto ai suoceri, per insegnare loro a creare relazioni positive con la famiglia dei figli.
«Famiglie in dialogo», questo il titolo dell'iniziativa, ideata dall'Ufficio per la pastorale familiare dell’Arcidiocesi di Udine in collaborazione con il gruppo Selecta e con un piccolo contributo della Provincia di Udine. Gli incontri (oggi e i due prossimi venerdì) si terranno all’Istituto Malignani e saranno guidati da tre psicologhe. Riguarderanno semplici comportamenti quotidiani che però rischiano di mettere in crisi una relazione di coppia, come gli inviti a pranzo, la spesa e i regali dei nonni.
Nell'incontro di oggi Marina Driussi terrà una relazione dal titolo «E vissero felici e contenti. Relazioni familiari tra illusioni e realtà». Venerdì 12 marzo toccherà a Lucia Paturzo affrontare il tema «A pranzo con i miei. Storie di ordinaria amministrazione». Concluderà Gabriella Salanitro con la relazione dal titolo «Mi tieni il bambino? La solidarietà tra le generazioni».
«L’errore più comune tra i suoceri e quello di non pensarsi più come coppia, ma solo in relazione ai figli», spiega il direttore dell’Ufficio di pastorale familiare, don Giuseppe Faccin.
Se sarà confermato il sostegno della Provincia di Udine, la Pastorale della Famiglia intende riproporre il corso in montagna e nella Bassa Friulana. «Ancora una volta una realtà ecclesiale – osserva don Faccin – si pone come stimolo perché la società si occupi della famiglia».

martedì 24 marzo 2009

Bonus famiglia: chi ne ha diritto, come richiederlo

Notizia ricavata da

http://www.altroconsumo.it/famiglia-e-patrimonio/bonus-famiglia-chi-ne-ha-diritto-come-richiederlo-s229643.htm

Bonus famiglia: chi ne ha diritto, come richiederlo


Bonus famiglia: una somma una tantum per le famiglie a basso reddito prevista dal decreto Legge 185/2008. Somma che non è imponibile ai fini fiscali, previdenziali e assistenziali e si può cumulare alla social card. Vediamo chi ne ha diritto, a quanto ammonta e come fare per chiederlo. Penalizzate le famiglie con disabili.

Chi ne ha diritto, a quanto ammonta
L'ammontare del bonus è variabile da 200 fino a 1.000 euro in funzione dei redditi e della composizione della famiglia. Il nucleo familiare cui fare riferimento è costituito da:

  • richiedente;
  • coniuge non legalmente ed effettivamente separato;
  • figli (compresi quelli naturali riconosciuti, adottivi, affidati e affiliati);
  • altri familiari conviventi (genitori, generi, nuore, suoceri, fratelli e sorelle).

Tutti i familiari, escluso il coniuge, devono essere a carico del richiedente.
In tabella trovate i limiti di reddito, rapportati alla composizione della famiglia, per avere diritto al bonus dell'importo indicato .

Bonus

Beneficiari

Limite di reddito

200 euro

pensionati single

15.000 euro

300 euro

famiglie di due persone

17.000 euro

450 euro

famiglie di tre persone

17.000 euro

500 euro

famiglie di quattro persone

20.000 euro

600 euro

famiglie di cinque persone

20.000 euro

1.000 euro

famiglie di oltre cinque persone

22.000 euro

1.000 euro

famiglie con familiari a carico portatori di handicap ai sensi della 104 del ‘92

35.000 euro


Come reddito di riferimento, si può scegliere se considerare quello del 2007 o 2008: soluzione da seguire se si avevano i requisiti per ottenere il bonus nel 2007 e non nel 2008. Nella compilazione del modello occorre quindi indicare i redditi percepiti da ciascun familiare reperibili, a seconda della scelta dell'anno, dal Cud 2008 o dal Cud 2009. Redditi che devono essere aumentati dal reddito derivante dal possesso di fabbricati e terreni e compresa la rendita dell'abitazione principale e delle relative pertinenze. In caso di pagamenti i ritenuta d'acconto si fa riferimento alla certificazione che deve essere consegnata al prestatore d'opera.

In alternativa al Cud, potete far riferimento ai dati contenuti nel 730 (il reddito è quello scritto al rigo 6) o al modello Unico (rigo RN1).

Come richiederlo ed entro quando

  • Chi ha un sostituto d'imposta:

    Chi ha un sostituto d'imposta (datore di lavoro o ente pensionistico) deve compilare il "Modello sostituto", scaricabile dal nostro sito internet o da quello dell'Agenzia delle Entrate e lo deve consegnare al sostituto d'imposta.
    A seconda dell'anno per il quale si sceglie di chiedere il bonus, variano le scadenze di presentazione della richiesta:

Presentazione

Anno

Scadenza

Al sostituto d’imposta

2007

28/02/2009

2008

31/03/2009


  • Dopo la presentazione, il bonus è erogato dal sostituto d'imposta direttamente nella pensione o nella busta paga in tempi diversi:

Sostituto d’imposta

Anno di riferimento

Pagamento entro

datore di lavoro

2007

31/03/2009

2008

30/04/2009

ente pensionistico

2007

31/03/2009

2008

31/05/2009


  • Chi NON ha un sostituto d'imposta
    Il richiedente, nei casi in cui non abbia il sostituto d'imposta o se quest'ultimo per qualche motivo non eroga il bonus, deve compilare il "Modello Agenzia", anch'esso scaricabile dal sito nostro sito e da quello dell'Agenzia delle Entrate, e trasmetterlo per via telematica all'Agenzia delle Entrate stessa.

In ogni caso, la richiesta può essere presentata anche presso un centro di Assistenza fiscale (CAF) o altro intermediario abilitato (commercialista, ragioniere…), che ne cura, gratuitamente, la trasmissione telematica al datore di lavoro/ente pensionistico o all'Agenzia delle Entrate.

I termini di presentazione sono i seguenti:

Presentazione

Anno

Scadenza

All’ Agenzia delle Entrate

2007

30/04/2009

2008

30/06/2009


Le somme spettanti, in questo caso, possono essere erogate mediante accredito nel conto corrente intestato al richiedente che quindi deve indicare il corrispondente codice Iban, composto da 27 caratteri,
Se nel modulo non vengono indicati gli estremi del conto corrente l'Agenzia procederà tramite invio al domicilio dell'interessato di un modulo per la riscossione in contanti presso un qualsiasi ufficio postale.

In alternativa, per il solo anno d'imposta 2008, chi presenta la dichiarazione dei redditi, può richiedere il bonus tramite modello 730 o Unico 2009, dove verrà predisposto un quadro destinato al bonus familiare e che quindi verrà rimborsato con i tempi e i modi tipici della dichiarazione dei redditi.

venerdì 2 gennaio 2009

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...