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venerdì 9 settembre 2022

Agenzia Fides I miliziani islamisti di Tahrir al Sham consentono ai cristiani di celebrare pubblicamente una messa nella provincia di Idlib

ASIA/SIRIA - I miliziani islamisti di Tahrir al Sham consentono ai cristiani di celebrare pubblicamente una messa nella provincia di Idlib
 























Idlib (Agenzia Fides) – Hanno celebrato la messa in una chiesa chiusa da dieci anni. Lo hanno fatto nella provincia di Idlib, in un’area ancora controllata dalle milizie islamiste anti- Assad. E a concedere il permesso di riaprire il luogo di culto cristiano e celebrare la liturgia eucaristica in un clima sereno e festoso è stato lo stesso capo della fazione di matrice jihadista che negli anni passati aveva sequestrato beni e case dei cristiani come “bottino di guerra”.
Il fatto rappresenta una vicenda emblematica della condizione reale vissuta dalle comunità cristiane in quell’area della Siria. Quest’anno, dopo una sospensione durata dieci anni - riferiscono testate come al Monitor e Independent Arabia - hanno potuto celebrare la messa nella chiesa armena apostolica di Sant’Anna, presso il villaggio di Yacoubia, nelle campagne a nord-ovest di Idlib. In quella chiesa la festa dedicata alla madre della Vergine Maria si celebrava tradizionalmente nell’ultima domenica di agosto. Negli ultimi dieci anni, da quando quella zona era caduta sotto il controllo delle milizia jihadiste, la chiesa era chiusa, e negli ultimi tempi era stata utilizzata anche come rifugio per profughi. Decine di cristiani appartenenti a confessioni diverse hanno partecipato alla liturgia, le cui immagini sono state fatte circolare dalle stesse milizie islamiste che controllano l’area.
Lo scorso 19 luglio, Muhammad al Jawlani, capo delle milizie diHayat Tahrir al Sham – “Organizzazione per la Liberazione del Levante”, formazione di matrice jihadista conosciuta in passato come Jabhat al Nusra – aveva voluto incontrare i rappresentanti delle comunità cristiane ancora presenti nei villaggi di Qunaya, Yacoubia e al-Jadida, e aveva annunciato loro l’intenzione di voler ‘proteggere’ le loro celebrazioni liturgiche, garantendo anche la progressiva restituzione dei beni immobili sequestrati negli ultimi anni ai proprietari cristiani.I miliziani di Tharir el Sham – riferiscono le fonti locali – durante la celebrazione hanno istituito posti di blocco nelle vicinanze del villaggio, per garantire lo svolgimento della liturgia.
La mossa di al Jawlani e dei miliziani di Tahrir al Sham è divenuta oggetto di valutazioni diverse. Altre formazioni islamiste di matrice salafita come Hurras al Din, ancora collegate a al Qaida, hanno accusato al Jawlani di aver reso “meno musulmana” la provincie di Idlib.
Per analisti e osservatori delle travagliate vicende siriane, la scelta dei Tahrir el Sham va letta alla luce della strategia anche mediatica di riposizionamento avviata da quel gruppo islamista per ripulire la propria immagine e accreditare internazionalmente la propria ostentata “svolta moderata”. Miliziani di Tahir el Sham rilasciano dichiarazioni in cui sostengono ora la necessità di avviare una integrazione tra le varie comunità di fede presenti nella Provincia di Idlib, aprendo “una nuova pagina” e prendendo atto che l’islam non vieta ai non musulani – cristiani compresi – di praticare liberamente i propri rituali.
Nel 2013, lo stesso Al Jawlani era bollato come “terrorista globale” dal Dipartimento di stato degli Stati Uniti d’America. Adesso, anche analisti collegati a centri di studio statunitensi seguono con interesse l’evoluzione interna di gruppi all’interno della galassia jihadista. Aaron Y. Zelin, in un’analisi di Hayat Tahrir el Sham consultabile sul website del Washington Institute for Near East Policy, scrive che adesso “Jawlani non è più solo un leader di un gruppo terroristico o di una fazione ribelle” ma anche il rappresentante di una svolta che include anche un cambio di atteggiamento verso gli USA. “Secondo l'ambasciatore James Jeffrey, ex inviato speciale di Washington sia per l'impegno in Siria che per la Coalizione globale per sconfiggere l'ISIS” riferisce Zelin “Hayat Tahrir el Sham avrebbe usato canali secondari per inviare ai funzionari statunitensi il seguente messaggio: ‘Vogliamo essere vostri amici. Non siamo terroristi. Stiamo solo combattendo Assad. Non siamo una minaccia per voi’ ”.
Nei giochi di potere che coinvolgono nel nord della Siria l’esercito di Assad, i gruppi provenienti dalla galassia jihadista, potenze regionali come la Turchia e globali come Russia e Stati Uniti, desta ancor più stupore e gratitudine il miracolo dei cristiani che proprio in mezzo alle convulsioni sanguinose di quella zona hanno continuato a confessare in questo tempo tremendo la fede in Cristo, rendendo gloria al Suo nome.
(GV) (Agenzia Fides 8/9/2022).

lunedì 15 giugno 2020

Angelus 14 giugno 2020

“E’ la Chiesa che fa l’Eucaristia, ma è più fondamentale che l’Eucaristia fa la Chiesa, e le permette di essere la sua missione, prima ancora che di compierla”. “Ricevere Gesù perché ci rasformi da dentro, e perché faccia di noi l’unità” spiegato il Papa, che durante l’Angelus di oggi, pronunciato dalla finestra del suo studio nel Palazzo apostolico davanti ai fedeli riuniti in piazza San Pietro rispettando le misure di distanziamento sociale imposte dall’attuale pandemia, si è soffermato ancora una volta – come aveva fatto nell’omelia della messa celebrata poco prima nella basilica di San Pietro – sulla solennità del Corpus Domini, che si celebra oggi in Italia e in altre nazioni. “Gesù è presente nel sacramento dell’Eucaristia per essere il nostro nutrimento, per essere assimilato e diventare in noi quella forza rinnovatrice che ridona energia e voglia di rimettersi in cammino, dopo ogni sosta o caduta”, ha ricordato Francesco: “Ma questo richiede il nostro assenso, la nostra disponibilità a lasciar trasformare noi stessi, il nostro modo di pensare e di agire; altrimenti le celebrazioni eucaristiche a cui partecipiamo si riducono a dei riti vuoti e formali”. “E tante volte qualcuno va a messa perché si deve andare, come un atto sociale, rispettoso ma sociale”, ha aggiunto a braccio: “Ma il mistero è un’altra cosa: è Gesù che viene per nutrirci”. “La comunione al corpo di Cristo è segno efficace di unità, di comunione, di condivisione”, ha proseguito il Papa a proposito della “comunione reciproca di quanti partecipano all’Eucaristia, al punto da diventare tra loro un corpo solo, come unico è il pane che si spezza e si distribuisce”: “Non si può partecipare all’Eucaristia senza impegnarsi in una  fraternità vicendevole che sia sincera. Ma il Signore sa bene che le nostre sole forze umane non bastano per questo. Anzi, sa che tra i suoi discepoli ci sarà sempre la tentazione della rivalità, dell’invidia, del pregiudizio, della divisione…Tutti conosciamo queste cose. Anche per questo ci ha lasciato il Sacramento della sua Presenza reale, concreta e permanente, così che, rimanendo uniti a Lui, noi possiamo ricevere sempre il dono dell’amore fraterno”. “Questo duplice frutto dell’Eucaristia: l’unione con Cristo e la comunione tra quanti si nutrono di Lui, genera e rinnova continuamente la comunità cristiana”, ha garantito il Santo Padre citando il Concilio. “Ricevere Gesù perché ci trasformi da dentro, e perché faccia di noi l’unità e non la divisione”, la sintesi a braccio del mistero dell’Eucaristia.

giovedì 7 maggio 2020

Celebrazioni con il popolo dal 18 maggio

Cardinale Bassetti (ANSA)

Dal 18 maggio celebrazioni con la presenza dei fedeli
L'intesa siglata tra la Chiesa italiana e il governo punta a garantire sicurezza di ogni fedele e fruibilità da parte di ogni comunità ecclesiale. Un passo reso possibile da una collaborazione mai interrotta



Gabriella Ceraso - Città del Vaticano

"Ciascuno ha fatto la propria parte con responsabilità". Così il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti, ha commentato la firma, questa mattina a Palazzo Chigi, del Protocollo che dà il via libera alla ripresa delle celebrazioni con la presenza del popolo a partire dal 18 maggio, ribadendo l’impegno della Chiesa a contribuire al superamento della crisi in atto. Il testo - fa sapere la Conferenza episcopale italiana - giunge a conclusione di un percorso che ha visto la collaborazione tra i vescovi, il Presidente del Consiglio, il Ministro dell’Interno - nello specifico il Prefetto del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, Michele di Bari, e il Capo di Gabinetto, Alessandro Goracci - e il Comitato Tecnico-Scientifico.

Le misure da rispettare

Nel rispetto della normativa sanitaria disposta per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, il Protocollo indica alcune misure da ottemperare con cura, concernenti l’accesso ai luoghi di culto in occasione di celebrazioni liturgiche; l’igienizzazione dei luoghi e degli oggetti; le attenzioni da osservare nelle celebrazioni liturgiche e nei sacramenti; la comunicazione da predisporre per i fedeli, nonché alcuni suggerimenti generali. Queste misure- ha spiegato il premier Conte - esprimono i contenuti e le modalità più idonee per assicurare che la ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo avvenga nella maniera più sicura.

Nello specifico si parla di accessi ai luoghi di culto ordinati e contingentati con l'aiuto dei volontari, e di presenze di fedeli ammessi solo con l'uso di mascherine e rispettando le distanze di sicurezza per “almeno un metro laterale e frontale”. A coloro che presentano sintomi influenzali/respiratori, con febbre uguale o superiore ai 37,5 gradi o che sono state in contatto con persone affette da coronavirus, è vietato l’ingresso ai luoghi di culto. Ingressi e uscite dovranno essere quanto più possibile distinti e si dovranno prevedere luoghi appositi per l'accesso dei disabili. Gli ambienti saranno igienizzati al termine di ogni cerimonia così come tutti gli oggetti utilizzati. Vuote le acquasantiere e omesso lo scambio del gesto di pace. Per i riti della Comunione sono richiesti al celebrante l'igienizzazione delle mani e l'uso di guanti e mascherina, vietato venir in contatto con le mani dei fedeli.

Per ragioni di sicurezza sanitaria è ridotta al minimo la presenza di concelebranti e Ministri, è omesso il coro come la presenza di sussidi per il canto o altro, mentre è prevista la possibilità della presenza di un organista.

Le regole valgono per tutti i tipi di celebrazione oltre quella Eucaristica. Nello specifico il Protocollo fa riferimento anche al sacramento della Penitenza da svolgersi solo in luoghi ampi e areati e il rinvio della celebrazione del sacramento della Confermazione.

Ove il luogo non sia idoneo al rispetto di queste norme - che devono essere affisse all'ingresso delle Chiese insieme al numero dei fedeli ammessi in base alla capienza massima del luogo - l'Ordinario può valutare la possibilità di celebrare all'aperto.
Salute, sicurezza e accessibilità

Nel predisporre il testo si è puntato - spia la Cei - a tenere unite le esigenze di tutela della salute pubblica con indicazioni accessibili e fruibili da ogni comunità ecclesiale. Il Protocollo - firmato dal dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese - entrerà in vigore da lunedì 18 maggio 2020. Dal governo il grazie alla Conferenza episcopale per il sostegno morale e materiale che sta dando all’intera collettività nazionale in questo momento difficile per il Paese”. “Fin dall’inizio - ha affermato il Ministro Lamorgese - abbiamo lavorato per giungere a questo Protocollo : il lavoro fatto insieme ha dato un ottimo risultato. Analogo impegno abbiamo assunto anche con le altre Confessioni religiose”.

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...