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giovedì 15 giugno 2023

 

MARANO LAGUNARE CELEBRA «SAN VÌO» TRA PREGHIERA, CULTURA E DEVOZIONE

Una tradizione plurisecolare di devozione e preghiera mai interrotta nel tempo che ogni anno si rinnova ripercorrendo i “passi” dei propri antenati per chiedere l’intercessione dei tre Santi Compatroni per i maranesi e per la gente di mare. L’atteso appuntamento con la “Festa de San Vìo”, promosso dalla Pieve di San Martino vescovo, è in calendario tra mercoledì 14 e domenica 18 giugno.

 

Le radici storiche

La devozione affonda le radici a partire dal 1362. Risalgono ad allora, infatti, notizie certe sul legame della comunità di Marano Lagunare ai Santi martiri Vito, Modesto e Crescenzia, grazie ad un’iscrizione posta sui reliquiari del noto “tesoro di San Vito” (poi rubato nel 1928) dono della Comunità civile. E documenti che attestano l’esistenza di una festa paesana si hanno poi a partire dal 1500. Incartamenti che “raccontano” di festeggiamenti che duravano giorni, con la sospensione di ogni attività lavorativa. Il momento centrale dell’evento era legato alla processione in mare – con le barche sulle quali venivano adagiate le statue dei Santi – e alla Santa Messa celebrata nella chiesetta dell’isola che accoglie anche il cimitero.

 

Il programma

Mercoledì 14 giugno, alle 20.30 in Pieve, don Loris Della Pietra, direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, parlerà di “Presente e futuro del canto patriarchino”.

Giovedì 15, memoria liturgica dei tre Santi, la giornata si apre all’alba con il suggestivo suono delle campane di Torre Civica e campanile della Pieve; alle 10, la S. Messa; alle 20.15, ci sarà la traslazione delle reliquie dei Santi dalla chiesetta del cimitero alla Pieve.

Venerdì 16, nel 255°anniversario dell’edificazione della Pieve, alle 10, la S. Messa e alle 18 l’Adorazione Eucaristica guidata.

Sabato 17, “el Sabo grando”, alle 9, in Pieve, le Lodi mattutine; alle 11, in piazza “Granda” il corteo storico con “La Fortezza” di Marano Lagunare, la Compagnia d’Arme “Malleus” e il Gruppo storico di Palmanova; a seguire, il suono dell’“Arengo”, l’arrivo delle autorità e la chiamata da parte del Sindaco dei sodalizi maranesi; il corteo sarà poi in Pieve alle 11.45 per l’omaggio della Civica comunità e dei sodalizi ai Patroni della “Magnifica Comunità del Maran”, la lettura dell’Atto di affidamento da parte del primo cittadino e la venerazione delle reliquie dei Santi Martiri. Seguirà lo scoprimento della targa commemorativa in memoria di mons. Elia Piu. Alle 18, la S. Messa prefestiva e il canto delle Litanie dei Santi in tono patriarchino.

Domenica 18 giugno, infine, la “Festa de San Vìo” con il canto delle Lodi mattutine alle 8.30; alle 9 l’avvio della processione a bordo delle imbarcazioni con le reliquie, accompagnata dalla Banda “Stella Maris” e presieduta da don Lorenzo Magarelli, Canonico del Capitolo della Cattedrale di San Giusto a Trieste. Saranno bendette le acque e saranno ricordati quanti sono morti in mare e in laguna. La S. Messa solenne sarà celebrata alle 10.30 in cimitero; al termine il rientro in Pieve; alle 17.30 la giornata si conclude con il canto dei Vespri solenni in tono patriarchino.

lunedì 4 aprile 2022

ilfriuli.it 42 aspiranti preti

 

Nelle Diocesi della regione è boom di vocazioni

Una decina di anni fa gli aspiranti preti si contavano quasi sulle dita di una mano. Oggi sono 42

Nelle Diocesi della regione è boom di vocazioni

L’eccezione non sempre conferma la regola, ma se la regola è un mondo di giovani nulla facenti e non inseriti in un percorso d’istruzione o formazione, ben vengano le eccezioni.

Il seminario interdiocesano di Castellerio frazione di Pagnacco, dedicato a San Cromazio di Aquileia, ospita ben 42 seminaristi. Di questi dieci stanno frequentando l’anno propedeutico a Gorizia e tornano a Castellerio ogni mercoledì. Conclusi i sette anni di formazione, diventeranno preti, una scelta per la vita che solitamente spaventa gli adulti, figurarsi i ragazzi che, in molti casi, entrano in seminario subito dopo il diploma.

Fino a qualche anno fa il seminario ospitava solo una decina di ragazzi. Oggi, anche grazie all’impegno di monsignor Andrea Bruno Mazzocato, “la ripresa dei giovani – spiega l’arcivescovo - che si preparano al sacerdozio è sorprendente. Undici anni fa Udine aveva sette seminaristi in tutto”.

Monsignor Mazzocato non si prende meriti, ma “certamente una delle priorità che mi sono dato al mio arrivo a Udine era quella d'impegnarmi per le vocazioni al sacerdozio e per il seminario. Non c’inventiamo noi le vocazioni. Uno si deve sentirsi chiamato. Però, collaborare e creare le condizioni più favorevoli è fondamentale. Perché uno può essere chiamato a dirigere la propria barca verso un certo porto, però se ha il vento contro... Se in una diocesi non c’è impegno, non ci si crede e non si creano le condizioni è come mettere il vento contro. Bisogna dare un incoraggiamento e il vescovo è chiamato a dare un segnale diocesano in questo senso. E’ come mettere il vento favorevole. In parte è dovuto anche a questo. Non ho fatto niente di straordinario. Mi pareva una priorità obbligata. Il Signore mi chiedeva di tenere alzate le armi, anche se non ero sicuro dei risultati. Abbiamo tenuto alte le armi e sono arrivati i risultati”.

“Non è una fuga dal mondo. Anche se genitori e amici spesso non ci capiscono”

Fare una scelta per tutta la vita fa sempre paura, anche agli adulti e soprattutto ai genitori di chi vuole diventare prete. “La prima reazione – spiega don Loris – è ‘per tutta la vita? Un po’ sì, ma non tutta la vita’. E poi, soprattutto le madri, hanno paura della solitudine dei preti. Una volta le sorelle li seguivano. Ora i tempi sono cambiati. Innanzitutto, nessuno è solo, se non lo vuole essere. Il prete è inserito in mezzo alla sua gente, nella sua comunità. E’ molto impegnato e vuole costruire relazioni. Non è solo”.

Ben inserito nella comunità è Stefano, 33 anni, di Coia di Tarcento.“Sono in servizio presso la parrocchia di San Giorgio di Nogaro – racconta – e sono al quarto anno di seminario, dopo l’anno propedeutico, importante anno di discernimento. Sia qui nel seminario, sia nella parrocchia, la comunità è una scuola, per poter crescere e costruire rapporti buoni. In seminario non è sempre facile, ma soprattutto per noi cristiani, nelle parrocchie, nella città e nel mondo in generale, s’impara a costruire rapporti buoni, rapporti di pace che in questo momento sono particolarmente urgenti. Questo per rispondere alla chiamata, alla vocazione”.

Matteo ha 23 anni ed è il seminarista al secondo anno più giovane di Castellerio. “Non bisogna isolarci – spiega -, ma mantenere il contatto con la parrocchia e anche con gli amici fuori. Io sento sempre i compagni delle superiori, che non hanno un’esperienza di fede immediata, anzi sono abbastanza freddi e lontani. Restano amici, però. Sono incuriositi, attratti e con certi loro modi di ragionare provocano e suscitano domande. La loro idea del seminario è ‘Il nome della rosa’: un convento senza illuminazione coi preti che cantano salmi da mattina e sera. Invece la nostra vita è concreta”.

E’ una scelta di vita, però, che potrebbe sembrare semplice, piuttosto che rimanere nel mondo esterno a combattere ogni giorno con mille preoccupazioni. “Se uno entra qui – continua Matteo -, credendo che sia più facile, crolla ai primi terremoti. Può nascondersi e mascherarsi, ma quando poi dovrà mettersi in gioco, non gli sarà né facile, né congeniale. Io non credo di aver rifiutato qualcosa. Ho forse rinunciato, ma la rinuncia è consapevole e non mi sento una persona con qualcosa in meno. Anzi, ho una marcia in più. Sono carico”.

La scelta di Stefano, che è entrato in seminario dopo aver frequentato l’università, “è una ricerca che continua e si configura come risposta. Non è molto capita dai coetanei - conclude -, ma per il cambiamento d’epoca e dei riferimenti diversi. Una scelta di questo tipo comporta risposte nuove. La mia non è una profezia eremitica, ma di speranza per la comunità”.

Anche il più sicuro sicuro, però, potrebbe aver sbagliato. “Finché non sono sbagli che rendono problematica la scelta - conclude Loris - , va bene. Nessuno vuole preti Superman. Nè il Signore, né le persone che non sbagliano mai. Siamo chiamati a rafforzare la nostra vocazione in un mondo che non ci aiuta. Anzi, caso mai ci propone altro. Ma è l’unico mondo nel quale viviamo. E’ il mondo di sempre, con alcuni aspetti nuovi, soprattutto sul fronte mediatico e tecnologico”.

Ragazzi come tutti gli altri, con un impegno in più

Ormai da una decina d’anni Don Loris Della Pietra è il rettore del Seminario interdiocesano di Castellerio. Un giovane, don Loris ha solo 45 anni, tra i giovani. I seminaristi rimangono o cambiano idea? “Di solito continuano. Dopo l’anno propedeutico, obbligatorio da cinque anni in tutti i seminari, durante il quale c’è il primo discernimento, seguono sei anni di teologia”.

Qual è l’età media di chi entra in seminario? “Negli ultimi anni il trend è l’età giovanile, terminate le scuole superiori. Questo aspetto è positivo, perché i giovani hanno energie più fresche e, soprattutto, mi pare abbiano maggiore slancio e disponibilità a guardare avanti senza troppe preclusioni”.

Ci vuole molta forza? “Ci vuole, perché la cultura attuale non aiuta una scelta di questo tipo, caso mai la scoraggia, la dissuade. In genere è così per tutte le scelte che impegnano tutta la vita, anche quella matrimoniale. Questi giovani sono per lo più emanazione delle parrocchie. Non sono allo sbaraglio, monadi isolate”.

Come vivono a Castellerio? “Nel seminario non tutto è rosa e fiori. Stare gomito a gomito per sei anni è faticoso, ma estremamente arricchente. Non è il seminario di cinquant’anni fa. Adesso c’è Internet, i social, vanno e vengono quando vogliono, hanno la macchina. Il seminarista di oggi è un giovane come tutti gli altri, con un impegno in più, che è quello di fare discernimento della propria vita”.

sabato 9 ottobre 2021

Auguri Matteo Lanaro

 

Chiesa udinese in festa per l’ordinazione di cinque giovani diaconi

Domenica 10 ottobre la solenne celebrazione in Duomo a Udine, presieduta dall’arcivescovo monsignor Andrea Bruno Mazzocato

Chiesa udinese in festa per l’ordinazione di cinque giovani diaconi

Chiesa udinese in festa per l’ordinazione diaconale in vista del sacerdozio di ben cinque giovani che domenica 10 ottobre vivranno la tappa più importante del loro percorso verso il “sì” al Signore per tutta la vita. La celebrazione – presieduta dall’arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato – si terrà alle 16 in Cattedrale.

Ecco chi sono i cinque nuovi diaconi. Matteo Lanaro, 34 anni, di Povoletto, è attualmente in servizio pastorale nella Parrocchia di Treppo Grande, nella Collaborazione Pastorale di Colloredo di Monte Albano. Davide Larcher, 23 anni, di Imponzo, presta servizio nella Parrocchia (e Collaborazione pastorale) di San Daniele del Friuli. Gabriele Pighin, 24 anni, di Rivignano, svolge il suo servizio nella Collaborazione Pastorale di Reana del Rojale. Mario Pulvirenti, 38 anni, è originario di Catania, ma risiede in Friuli da molti anni; si è avvicinato alla vocazione nella parrocchia udinese di San Pio X. Ora svolge servizio a Tarcento. Alberto Santi, con i suoi 23 anni, è il più giovane del gruppo, originario di Ursinins Piccolo, nella parrocchia di Buja, svolge servizio a Basiliano.

"Si tratta di giovani molto diversi tra loro per età ed esperienze, e questo dice molto sulla fantasia dello Spirito" commenta il rettore del Seminario interdiocesano, don Loris Della Pietra, che conferma la loro grande emozione per il momento che stanno per vivere.

"Quest’emozione – osserva don Della Pietra – è anche determinata dal fatto che ora per loro si concretizzano le premesse, le promesse, le attese e la preparazione di tanti anni. Tutto ciò che hanno ricevuto, assimilato, e il discernimento che hanno fatto in loro stessi, sta per tradursi in realtà. A questi giovani viene chiesto un passo in avanti, che fa sì appello alla loro responsabilità, ma è anche un dono immenso, dato loro dallo Spirito. E a chi è dato tanto viene anche chiesto anche tanto: la dedizione totale di tutta la vita".

Nella foto da sinistra, Alberto Santi, Davide Larcher, Gabriele Pighin, Matteo Lanaro e Mario Pulvirenti


Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...