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venerdì 27 agosto 2021

Agenzia Fides 27 agosto 2021

 

AFRICA/SUD SUDAN - “Basta con i messaggi incitanti all’odio sui social media”: appello del Vescovo di Tombura-Yambio
 
Juba (Agenzia Fides) – “Sui social media ci sono troppi messaggi incitanti all’odio” denuncia Sua Ecc. Mons. Eduardo Hiiboro Kussala Vescovo di Tombura-Yambio, in Sud Sudan, in una nota inviata all’Agenzia Fides, nella quale stigmatizza l’uso dei moderni mezzi di comunicazione di massa per perpetuare il clima di odio e violenza che da anni affligge la regione.
“Viviamo in un clima d’insicurezza che ha prodotto risultati così nefasti come forti perdite di vite innocenti, distruzione di proprietà, sfollamenti, dissidi, fame e sofferenze di ogni tipo” sottolinea Mons. Kussala. “Non possiamo sopportare più questa situazione, vediamo cosa possiamo fare per fermare la violenza”.
Una delle prime cose da fare, secondo il Vescovo di Tombura-Yambio, è fermare i messaggi che incitano all’odio che circolano incessantemente sui social media e sulle applicazioni di comunicazione.
“Sulle piattaforme social leggiamo un gran numero di messaggi incitanti all’odio, dove i Sud sudanesi si insultano a vicenda, e il mondo ci vede come un gruppo di nemici. Questa mentalità è contro l’unità e nemica della coesistenza reciproca”.
“La sicurezza inadeguata, la povertà, la mancanza di una cultura di pace sono tutti fattori che favoriscono la violenza” continua il Vescovo, che lancia un appello a tutti i leader religiosi perché continuino a promuovere comportamenti e pratiche per bloccare la violenza”.
Mons. Kussala vede dei segnali di speranza nel “dialogo incoraggiante promosso dal Vaticano tra il governo di unità nazionale e i gruppi di opposizione, e nel desiderio di rimpatriare i rifugiati. Il governo necessita del nostro apprezzamento e supporto nel difficile processo di attuazione dell’Accordo di pace rivitalizzato” conclude il Vescovo.
Il 18 luglio 2021, la Comunità di Sant’Egidio ha ospitato colloqui di pace tra il governo di transizione rivitalizzato di unità nazionale del Sud Sudan, e i movimenti che non avevano firmato gli accordi precedenti. (L.M.) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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AFRICA/EGITTO - Il Patriarca copto Tawadros ai giovani egiziani: “Con l’invenzione dei cellulari è finita l’era dell’umanità”
 
Il Cairo (Agenzia Fides) - “Un sociologo ha detto: con l’invenzione del telefono cellulare è finita l’era dell’umanità. E questa è una cosa grave: abbiamo iniziato a misurare la nostra umanità con gli strumenti tecnologici, ma le macchine non hanno sentimenti umani”. Con queste parole a effetto Papa Tawadros II, Patriarca della Chiesa copta ortodossa, ha voluto lanciare un ennesimo allarme sui rischi di disumanizzazione che minacciano una convivenza sociale condizionata in maniera invasiva dall’uso e dall’influenza delle reti sociali. Lo ha fatto, con scelta mirata, con un intervento rivolto ai circa 200 ragazzi e ragazze egiziani partecipanti al primo “Logos Forum” della gioventù della Chiesa copta ortodossa, raduno giovanile ospitato fino al prossimo 30 agosto presso il monastero di Anba Bishoy, nella regione desertica del Wadi Natrun.
Nelle parole rivolte in questi giorni ai giovani cristiani copri, Papa Tawadros li ha anche esortato a coltivare le proprie radici familiari e comunitarie, a fare tesoro dell’educazione ricevuta dai genitori, a nutrire sentimenti di compassione per chi soffre, e a seguire le orme di chi vive la propria vita con generosità e gratuità, considerando gli altri come fratelli da servire, e non come strumenti da sfruttare per perseguire il proprio meschino tornaconto.
Settori e singoli esponenti della Chiesa copta ortodossa da tempo si interrogano in maniera critica sull’impatto provocato dall’espansione delle reti sociali e dei social media nel vissuto concreto delle comunità ecclesiali. Un approccio critico ben diverso dal conformismo con cui in tante realtà e organismi ecclesiali si pretende di potenziare l’efficacia dell’annuncio della testimonianza cristiana proprio alla messa in campo di elaborate strategie “professionali” di comunicazione “social”.
Nel recente passato (vedi Fides 16/11/2020), proprio Papa Tawadros aveva ribadito che non saranno le reti sociali e le strategie di marketing e comunicazione a aprire agli uomini e alle donne di oggi le porte del Paradiso. “Ogni persona riceve da Dio il dono del tempo, 24 ore al giorno” aveva sottolineato il Patriarca copto ortodosso in un discorso rivolto ai membri del Rotary Club egiziano di Alessandria-Pharos, facendo notare che se si passa gran parte della propria vita nelle reti sociali, come capita a tanti giovani, si finisce per gettare nel nulla questo tesoro. (GV) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Digiuno e penitenza di 40 giorni in mezzo alla pandemia
 
Manila (Agenzia Fides) - La comunità cattolica di Zamboanga, sull'isola di Mindanao, nel Sud delle Filippine, vivrà 40 giorni di digiuno e penitenza mentre il Paese è alle prese con la pandemia di Covid-19. Come appreso da Fides, Mons. Moises Cuevas, Amministratore apostolico di Zamboanga, ha annunciato l'iniziativa da vivere “in solidarietà con coloro che soffrono gli effetti della pandemia”. La speciale "quaresima autunnale" inizierà il 13 ottobre con il rintocco delle campane delle chiese in tutta l'arcidiocesi alle 20, dopo la recita del Rosario. Nelle settimane che precedono il tempo penitenziale, in tutte le parrocchie si terranno catechesi per preparare i fedeli a questo speciale tempo di penitenza e di preghiera.
Il Presule ha chiesto alle parrocchie di mettere a disposizione il Sacramento della Riconciliazione per favorire un rinnovamento spirituale e morale di tutti i credenti. Il periodo di 40 giorni si concluderà il 21 novembre, domenica di Cristo Re, con uno speciale “cammino penitenziale” dalla Cattedrale Metropolitana dell'Immacolata Concezione al Santuario di Nuestra Señora La Virgen del Pilar, cui parteciperanno il clero e i religiosi e alcuni rappresentanti dei fedeli laici dell'arcidiocesi.
L'iniziativa è annunciata nella prima Lettera pastorale di Mons. Cuevas, da poco nominato da Papa Francesco Amministratore apostolico di Zamboanga. Nella lettera si annuncia anche uno speciale programma di “Catechesi sulla Parola di Dio”, in vista della "Domenica della Parola di Dio", che verrà celebrata il 23 gennaio del 2022. Mons. Cuevas rende noto che questa catechesi sarà condotta online “come un modo per accompagnare i nostri fedeli e coloro che cercano continuamente rifugio nella Parola di Dio in questi tempi difficili”.
Tra le altre iniziative in tempo di pandemia, l'Amministratore apostolico riferisce anche che l'Arcidiocesi sta creando nelle parrocchie dei punti di solidarietà e carità chiamati "Gifted to Give”, per continuare ad aiutare i poveri. “Vi sarà una distribuzione continua di beni materiali nelle nostre parrocchie per rispondere in modo appropriato e prenderci cura dei nostri fratelli e sorelle bisognosi”, spiega. Tutte le attività, ha affermato, saranno guidate e coordinate dal nuovo "Ufficio Arcidiocesano di gestione della pandemia".
(SD-PA) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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ASIA/MYANMAR - I Rohingya emarginati anche nella lotta alla pandemia: negato il diritto alla salute
 
Sittwe (Agenzia Fides) - Le autorità del Myanmar non hanno attualmente in programma di includere la minoranza musulmana Rohingya tra la popolazione da vaccinare contro il Covid-19 e sta negando loro l'assistenza sanitaria e il diritto alla salute. I Rohingya vivono in campi densamente affollati nello stato birmano di Rakhine, nel Myanmar occidentale. Oltre 700mila Rohingya sono fuggiti in Bangladesh durante le operazioni militari nel 2017 e coloro che sono rimasti in Myanmar lamentano discriminazioni e maltrattamenti in un paese che non li riconosce come cittadini.
Come appreso da Fides, l'amministrazione locale della cittadina di Sittwe ha confermato che la campagna di vaccinazione procederà per gruppi prioritari e fragili come anziani, operatori sanitari, personale governativo e monaci buddisti, e che per ora non includerà i Rohingya. Costoro vivono in ghetti, separati dal resto della popolazione, a Sittwe e, se ammalati di Covid, non possono nemmeno raggiungere un ospedale. "Viene loro negato il diritto alla salute" affermano i gruppi per i diritti umani come "Fortify Rights". "I Rohingya nel Rakhine hanno espresso paura e sfiducia nei confronti del sistema sanitario statale" afferma l'Ong. La stragrande maggioranza di loro è confinata in appositi campi: intorno a Sittwe sono 100.000 persone, mentre altri 500mila Rohingya rimangono nei villaggi del resto del Rakhine.
Intanto, nella lotta alla pandemia, il Myanmar sta cercando di procurarsi dosi di vaccino per la popolazione. Il precedente governo della Lega Nazionale per la Democrazia, rovesciato dal golpe militare del 1° febbraio 2021, aveva ordinato 30 milioni di dosi di vaccini per Covid-19 dall'India, noto come "Covidshield" sviluppato dall'Università di Oxford e AstraZeneca. I primi vaccini sono arrivati ​ dall'India nel gennaio 2021, ma poi disponibilità di dosi si è interrotta a causa dell'aumento dei casi in India. Il paese si è attivato per l'acquisto di vaccini anche da Cina e Russia. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nell'ambito del programma Covax, i paesi in via di sviluppo, incluso il Myanmar, riceveranno 1,8 miliardi di dosi di vaccini.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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AMERICA/PORTORICO - I Vescovi: il rifiuto del vaccino contro il Covid-19 non ha alcun fondamento nell’insegnamento della Chiesa
 
San Yuan (Agenzia Fides) – La pandemia di Covid-19 ha provocato finora nel mondo 4.459.946 vittime; a Porto Rico sono morte 2.742 persone, 164.179 sono state contagiate, e questi numeri continano ad aumentare, come le ospedalizzazioni. A ricordarlo è la Conferenza episcopale di Porto Rico, in un decreto che porta la data del 24 agosto 2021, in cui facendo eco ai numerosi interventi di Papa Francesco in cui il Pontefice ha sottolineato che vaccinarsi è “un atto di amore, un gesto di carità” verso se stessi e verso il prossimo, a favore del bene comune, ribadisce che non esiste "obiezione morale, etica o di coscienza" nella vaccinazione contro il Covid-19.
"La richiesta del Governatore ai dipendenti pubblici e privati di vaccinarsi di fronte a questa pandemia – sottolinea il testo pervenuto a Fides - non contraddice gli insegnamenti della Chiesa o le espressioni e le azioni di Papa Francesco in relazione alla vaccinazione contro il Covid-19". Il Governatore ha previsto una esenzione dal vaccino per i dipendenti e gli studenti il cui leader religioso dichiari, sotto giuramento, che gli insegnamenti della loro fede vietano questa vaccinazione. Dal momento che alcuni fedeli laici hanno chiesto a sacerdoti, diaconi o operatori pastorali di dichiarare che gli insegnamenti morali della Chiesa cattolica si oppongono a questa vaccinazione, i Vescovi di Porto Rico ribadiscono: "sacerdoti, diaconi o operatori pastorali della Chiesa non devono dichiarare sotto giuramento tali esenzioni che non hanno fondamento nell’insegnamento morale della Chiesa".
Sulla base del magistero della Chiesa e delle parole del Santo Padre, i Vescovi di Porto Rico comunicano quindi una serie di decisioni, tra cui: riservare uno spazio ai non vaccinati nelle celebrazioni liturgiche; si suggerisce ai non vaccinati di astenersi, per ora, dal partecipare alle altre attività comunitarie pastorali in presenza; dal 15 settembre tutti i sacerdoti e i diaconi che presiedono le liturgie devono essere vaccinati o almeno aver ricevuto la prima dose del vaccino; nessun sacerdote, diacono o operatore pastorale della Chiesa è autorizzato a dichiarare sotto giuramento, davanti ai notai, le esenzioni dal vaccino per motivi religiosi che non hanno fondamento; "Anche se i fedeli sono responsabili delle proprie azioni, dobbiamo educatamente chiarire loro che non possono usare gli insegnamenti morali della Chiesa cattolica come base per rifiutare i vaccini"; tutti gli impiegati e i volontari che lavorano o offrono la loro collaborazione alle nostre diocesi in modo continuativo e in presenza, dovranno essere vaccinati entro il 15 settembre, altrimenti non potranno continuare nel loro servizio. (SL) (Agenzia Fides 27/08/2021)
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ASIA/INDIA - Nomina del Rettore del Seminario regionale “Sant’Alberto” nell’arcidiocesi di Ranchi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Luis Antonio G. Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 6 maggio 2021 ha nominato Rettore del Seminario regionale “Sant’Alberto”, nell’arcidiocesi di Ranchi (India), il rev. Ajay Kumar Xalxo, del clero della diocesi di Jashpur.
Il nuovo Rettore è nato il 19 febbraio 1974 ed è stato ordinato sacerdote il 2 gennaio 2009. E’ stato Vicerettore di un Orientation center (2008-2011) e Viceparroco (2011-2012). Ha conseguito la Licenza in teologia morale alla Pontificia Università Urbaniana, a Roma (2012-2015). Dal 2015 è Professore nel Seminario di cui ora è nominato Rettore. (SL) (Agenzia Fides 27/08/2021)

mercoledì 25 marzo 2020

Agenzia fides 25 marzo 2020


 
News
 
EUROPA/ITALIA - “Oggi Don Orione siete voi, non più con la veste talare, ma con il vostro camice bianco”
 
Roma (Agenzia Fides) – “Don Orione ci ispira a vivere questo tempo di emergenza sanitaria e sociale con serietà, nel pieno rispetto delle norme e delle indicazioni pubbliche, ma anche con la fantasia della carità”. Lo scrive padre Tarcisio Vieira, Direttore generale dell’Opera Don Orione, in un messaggio inviato a tutti gli Orionini in questa situazione di pandemia da coronavirus. La Piccola Opera della Divina Provvidenza, fondata da San Luigi Orione, è impegnata nell'evangelizzazione con diversi tipi di apostolato, tra cui l’assistenza a malati, orfani, anziani, minorati fisici e psichici, in una trentina di nazioni di Europa, Africa, Asia e America.
In questi giorni di emergenza sanitaria sono mancati quattro membri della famiglia orionina: il 20 marzo è deceduto nell' ospedale di Novi Ligure Don Cesare Concas, 81 anni. Il 23 marzo all’ospedale di Tortona sono morte Suor Maria Ulisia (Evelina Felici), 86 anni, e Suor Maria Filomena (Rosaria Licitra), 98 anni. Sempre nell’ospedale di Tortona, il 24 marzo è deceduta Suor Maria Cristina (Hortencia Nicanora Fontes), nata a Maldonado (Uruguay), 91 anni.
Nella sua lettera padre Vieira informa, in mezzo a tante notizie tristi, di alcune “briciole” di bene. “Un sacerdote, l’unico “parente vicino”, che benedice una bara non lasciando mancare la preghiera della Chiesa. Un dottore, con tutti i suoi diplomi, che si mette a fare il servizio più semplice come quello di imboccare un anziano residente. Una dipendente che, nell’impossibilità della presenza del sacerdote (tutti in isolamento obbligatorio), “benedice” le bare mettendovi sopra un’immaginetta di San Luigi Orione. Un parroco che, in mattinata, fa il giro di telefonate tra i suoi parrocchiani, cercando di raggiungere particolarmente gli anziani isolati. Tanti laici che si “incontrano” nei media per pregare e sostenersi a vicenda. La Comunità del Santuario di Tortona, in quarantena, in preghiera davanti all’urna del Fondatore. I volontari che, nonostante il pericolo, continuano a preparare e a distribuire i pasti ai senza tetto. I seminaristi e i religiosi di Cordoba che fanno i turni per sostituire una parte del personale dipendente nell’assistenza ai residenti del Cottolengo. I chierici del Teologico che continuano a prestare il loro servizio nelle “docce vaticane” per aiutare i senza. fissa dimora”
In questa situazione inedita, gli Orionini si comportano come avrebbe fatto il Padre Fondatore, rileva il Direttore generale: “di fronte al continuo flusso di notizie, per non rimanere chiusi in un’emotività sterile, Don Orione ci invita a una compassione attiva”, privilegiando i poveri, “prendersi cura di loro è “prendersi cura di Gesù”. Nelle nostre strutture abbiamo tante persone in situazione di vulnerabilità, per cui è più importante che mai curare l’organizzazione e il coordinamento di tutte quelle iniziative che possono proteggerli”. Esortando a mantenere salda la fiducia nella Divina Provvidenza, che è nel nome dell’istituto, padre Vieira conclude con questa esortazione: “Dopo la crisi, ci sarà da correre per riavviare l’economia, ristabilire le scuole, riprogrammare le manifestazioni culturali e sportive e forse anche recuperare tutte quelle “feste” che si sono perdute. Non è che per caso ci dimenticheremo, ancora una volta, di quei valori imparati a caro prezzo? Tocca a noi, orionini, fare opera di accompagnamento e di formazione delle coscienze sulle priorità. Cominciamo già oggi a costruire il domani”.
Don Aurelio Fusi, direttore della Provincia "Madre della Divina Provvidenza" ha scritto una lettera agli operatori sanitari e agli amici del Centro Don Orione di Bergamo, un complesso socio-assistenziale diretto dagli Orionini che comprende 222 posti letto di RSA, 60 posti letto di Riabilitazione, 24 posti letto di persone in stato vegetativo persistente. “Da diversi giorni la vita di tutti è cambiata perché un nemico invisibile è venuto a stanziarsi in mezzo a noi. Di fronte a lui, voi e tutti noi, ci sentiamo impotenti” scrive don Fusi.
“Che fare, dunque? Dobbiamo arrenderci? C’è una luce in questa notte? Sì. La luce siete voi. Ho saputo - prosegue - che siete diminuiti perché alcuni di voi si sono ammalati, ma un drappello coraggioso, senza più badare ad orari, a ferie o ai diritti lavorativi, è presente ogni giorno per aiutare i nostri ammalati e per portare con la terapia, il conforto della presenza. Quanto vale per gli ammalati, vale ancor più per coloro che stanno passando al Signore”. “Carissimi amici, oggi Don Orione siete voi - conclude don Fusi - non più con la veste talare, ma con il vostro camice bianco. Oggi, il riflesso del volto di Don Orione siete voi che accompagnate le terapie con una parola di conforto e con uno sguardo amico. Vi ringrazio per la vostra presenza e per i vostri sacrifici. Verranno ricompensati dal Signore che è grande nell’amore”. (SL) (Agenzia Fides 25/03/2020)
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AFRICA/GIBUTI - Il Vescovo di Gibuti: “Il nemico Covid è arrivato, la Caritas riduce gli aiuti”
 
Gibuti (Agenzia Fides) – “Qui a Gibuti è arrivato il nemico: ci sono due casi accertati”, scrive all’Agenzia Fides mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti. “La nostra cattedrale è chiusa da sabato scorso: solo la decina di noi che viviamo all'interno del compound continuiamo a celebrare la Messa. Abbiamo cominciato a trasmettere su Facebook le Messe di giovedì, sabato e domenica sera, oltre alla Via Crucis del venerdì sera. I fedeli hanno capito e apprezzano l'importanza di queste iniziative”, continua il vescovo. “Mancano i volontari per il servizio che offriamo con la nostra Caritas Gibuti ai bambini di strada e siamo stati costretti a ridurre le attività. Potrebbero soffrire molto i più poveri. Tra le misure preventive disposte dalle autorità locali è stato chiuso l'aeroporto ed è stata interrotta la linea ferroviaria verso l'Etiopia. Inoltre il personale di servizio ritenuto non essenziale deve essere lasciato a casa, scuole chiuse da venerdì scorso. Anche le moschee sono chiuse.”
“La situazione non è così tragica – aggiunge mons. Bertin - ma bisogna stare in guardia perché le strutture sanitarie di qui sono veramente fragili. Coraggio a voi a Roma e in Italia”, conclude.
Il Ministero della Sanità locale ha istituito un numero verde per informare la popolazione in merito alle misure igieniche da osservare e al quale rivolgersi in caso di necessità di un team medico. Ogni giorno le autorità sanitarie inviano un messaggio su ciascun numero locale con le misure di prevenzione da seguire.
Le autorità sanitarie civili e militari hanno unito le forze per rafforzare il controllo sanitario ai punti di arrivo e allestire l’ospedale di Bouffard per la quarantena oltre ad un centro di cura per casi gravi nell’ospedale di Arta.
(GB/AP) (25/3/2020 Agenzia Fides)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Covid-19: le radio cattoliche mobilitate per permettere ai fedeli di seguire da case la Messa
 
Abidjan (Agenzia Fides) – I Vescovi della Costa d'Avorio nella loro dichiarazione del 17 marzo sulle misure di protezione dal coronavirus avevano dato ai fedeli una serie di raccomandazioni, come il divieto di riunione di più di 50 persone, e la sospensione di Via Crucis, pellegrinaggi e catechesi (vedi Fides 18/3/2020). Per quanto riguarda le Celebrazioni eucaristiche, la Conferenza Episcopale ha proposto che ogni diocesi le organizzi in modo responsabile nel rispetto gli standard stabiliti dal governo nel combattere COVID-19.
Per venire incontro alle necessità spirituali dei fedeli i Vescovi hanno chiesto ai media cattolici di trasmettere Messe e altre devozioni. Seguendo questa raccomandazione, Radio Nationale Catholique de Côte d’Ivoire (RNC) ha preso accordi per consentire ai fedeli di vivere la Messa ogni giorno.
"Abbiamo stabilito legami con alcuni dei sacerdoti in modo che vi sia ogni giorno la trasmissione della Messa alle 6.15, alle 12 e alle 18, mentre le Messe domenicali verranno trasmesse in diretta la domenica alle 7, alle 9 e alle 11” ha detto p. Emile Vangah, Direttore generale della RNC. L’emittente proporrà inoltre ai suoi utenti l’ascolto di devozioni spirituali, Via Crucis e una novena di preghiera. "Sulle antenne della nostra radio, viene trasmessa ogni venerdì a mezzogiorno e alle 17 la Via Crucis. Oltre a ciò, proponiamo una novena di preghiera che abbiamo chiamato 'Novena a Nostra Signora di Lourdes per la Salute dei Malati’ perché noi pensiamo e crediamo che la Beata Vergine di Lourdes può aiutare i malati”. La novena si terrà dal 1° aprile fino all’8 aprile.
Oltre a RNC altri media cattolici offrono trasmissioni e Messe ai fedeli per continuare a nutrire la loro fede.
Per contenere la diffusione del Coronavirus il governo ivoriano il 16 marzo ha adottato 13 misure; tra queste, la sospensione per un periodo di 15 giorni rinnovabile a partire dal 16 marzo, dell'ingresso nel Paese di viaggiatori non ivoriani provenienti da Paesi con oltre 100 casi confermati di malattia da Coronavirus, la chiusura di tutti gli istituti di istruzione prescolare, primaria, secondaria e superiore per un periodo di 30 giorni, il divieto di raduni di oltre 50 persone. (S.S.) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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ASIA/LIBANO - «Che Maria protegga il mondo». Cristiani e musulmani pregano insieme nella festa dell’Annunciazione
 
Beirut (Agenzia Fides) – Quest’anno cristiani e musulmani libanesi non potranno incontrarsi nelle piazze e nelle chiese per venerare insieme la Vergine Maria nella solennità mariana dell’Annunciazione del Signore, proclamata fin dal 2010 festa nazionale nel Paese dei Cedri. Le disposizioni emanate da istituzioni politiche e religiose per frenare la pandemia del coronavirus comportano la cancellazione di ogni evento che comporti assembramenti di persone. Per questo, ha preso forma in maniera spontanea una iniziativa per celebrare comunque la Vergine Maria nelle condizioni di restrizione e isolamento in cui si trova a vivere la popolazione libanese ai tempi della pandemia: cristiani e musulmani, ognuno nella propria casa, affacciandosi alla finestra o uscendo sul proprio balcone, potrà recitare insieme una preghiera alla Vergine diffusa in tutto il Paese attraverso le reti sociali dalla Fondazione Aydan, la nota associazione di promozione del dialogo e del pluralismo religioso inaugurata nel 2007 dal sacerdote Fadi Daou. «In occasione della festa dell’Annunciazione, e viste le restrizioni sanitarie» si legge nel messaggio diffuso da Aydan «recitiamo tutti insieme, dai balconi, con le candele accese, alle ore 19, la preghiera islamo-cristiana dedicata alla Vergine».
Si tratta di una preghiera composta ad hoc per la Festa dell’Annunciazione di questo anno 2020, che vede trutto il mondo afflitto dalla pandemia del coronavirus
La preghiera, composta da una invocazione iniziale e da cinque strofe, e letta in un video diffuso in rete da ???, nota “voce narrante” nazionale, è tutta intessuta di formule e parole familiari tratte dal lessico spirituale proprio del cristianesimo e da quello proprio dell’islam. L’orazione invoca Dio Signore del Creato e dell’umanità, che ha «scelto la Vergine Maria» e l’ha «prediletta tra tutte le donne del mondo», inviando l’angelo «che ha portato a Lei l’annuncio che noi oggi celebriamo insieme, cristiani e musulmani». La preghiera implora Dio «onnipotente e misericordioso», che ama «tutto il popolo» e ha regalato a tutti «il dono della vita» di salvarci «dal rischio di questa pandemia» e di aiutare tutti trovare nella Madonna «un modello per le nostre vite, da seguire per alimentare la condivisione nei tempi di tribolazione, affidandosi alla sua provvidenza per non «cedere alla paura o alla propria presunzione». Nel testo della preghiera, si invoca anche Dio come «Colui che aiuta» (uno dei cento nomi di Dio presenti nel Corano), implorandolo di soccorrere i malati, i medici e i sanitati che curano le vittime della pandemia.
In Libano, l’odierna solennità mariana dell’Annunciazione del Signore è stata proclamata Festa nazionale fin dal 2010. Negli ultimi anni si era registrato il moltiplicarsi di iniziative in cui cristiani e musulmani condividono insieme, in occasione di tale festa, atti di venerazione nei confronti della Vergine Maria. Lo Sheikh sunnita Mohamad Nokkari, professore di diritto islamico a Beirut, Dubai e Strasburgo, ha raccontato all’agenzia Fides il percorso che ha in Libano ha condotto crisriani e musulmani a valorizzare la condivisa venerazione verso Maria come fattore di coesione sociale e nazionale (vedi Fides 25/3/2020). La scelta della data per far celebrare Maria da cristiani e musulmani cadde sulla festa dell’Annunciazione, anche perché l’Annuncio dell’Angelo a Maria è raccontato sia nel Vangelo che nel Corano, che ne parla in due Sure diverse. Maria è l’unica donna citata per nome nel Corano ben 34 volte (mentre il nome di Maria appare nei Vangeli 19 volte).
La prima celebrazione islamo-cristiana della festa dell’Annunciazione fu ospitata nel santuario libanese di Nostra Signora di Jamhour, nel 2007. I leader politici rimasero impressionati dall’iniziativa, e nel 2010 il premier Saad Hariri, musulmano sunnita, proclamò festività nazionale il 25 marzo, giorno in cui si celebra l’Annunciazione. (GV/PR) (Agenzia Fides 25/3/2020).
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ASIA/AFGHANISTAN - Il paese è impreparato ad affrontare la crisi del Coronavirus
 
Kabul (Agenzia Fides) - “Le strutture sanitarie dell’Afghanistan non sono in grado di poter affrontare una pandemia come quella del Covid-19. Al momento è in difficoltà persino l’Occidente, quindi possiamo solo lontanamente immaginare cosa potrebbe accadere in una situazione come quella afghana: le attrezzature sanitarie, fatta eccezione per le città, sono carenti e sarebbe oggettivamente difficile non solo far applicare, ma anche semplicemente comunicare tutte le misure di sicurezza che in questo momento si seguono in Italia. Sarebbe un’impresa riuscire a fermare la vita di un villaggio e farvi arrivare degli aiuti. Riesco difficilmente a immaginare Kabul completamente bloccata”. E’ il commento rilasciato all’Agenzia Fides dal Barnabita p. Giuseppe Moretti, missionario in Afghanistan dal 1990 al 2015, che valuta le conseguenze di una eventuale espansione dei contagi da Coronavirus nel paese asiatico.
A peggiorare la già precaria situazione sanitaria, rileva il Barnabita, vi è l’instabilità del governo, caratterizzato dal dualismo tra il presidente eletto Ashraf Ghani e il suo avversario Abdullah Abdullah, entrambi autoproclamatisi vincitori delle ultime elezioni: “Mi chiedo chi dovrà le decisioni in un’eventuale crisi sanitaria. La speranza è che, di fronte a questo problema, possano trovare una soluzione unitaria. Ci auguriamo, inoltre, che i talebani abbiano quel minimo di umanità che permetta l’aiuto e le cure agli ammalati ”.
Proprio alcuni giorni fa, il movimento Taliban ha fatto sapere che non ostacolerà l’accesso di personale delle organizzazioni internazionali impegnate contro la diffusione del Covid-19 in Afghanistan.
Secondo quanto affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 34 le persone affette da Coronavirus in Afghanistan. Gli ultimi casi riguardano due diplomatici e quattro militari italiani e c’è il primo caso accertato nella capitale Kabul. Nel paese manca la consapevolezza del rischio legato alla pandemia. Come racconta all’Agenzia Fides il venticinquenne leader del movimento ambientalista “Friday For Future - Afghanistan”, Qais Murshid, infatti, “i primi casi afghani sono stati probabilmente importati dall’Iran: il confine è attraversato quotidianamente da circa 15mila persone, ma qui sono in molti a non aver ancora preso il problema sul serio”. (LF-PA) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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ASIA/INDIA - I cristiani in India: aiutare i più poveri in tempi di blocco della nazione per il Covid-19
 
New Delhi (Agenzia Fides) - E'urgente prendersi cura dei più poveri durante i 21 giorni di blocco totale della nazione, imposto dal governo fino al 14 aprile, come misura per contenere la diffusione di COVID-19. Lo affermano i laici cristiani all'indomani dell'annuncio del primo ministro, Narendra Modi: per i prossimi 21 giorni, 1, 3 miliardi di cittadini indiani, quasi un quinto della popolazione mondiale dovrebbe "dimenticare cosa significa uscire". L'ordine di rimanere a casa per tre settimane mira a prevenire un disastro per la salute pubblica, ha detto, mentre al 25 marzo, il numero di casi di coronavirus è superiore a 469 infezioni e i decessi sono 11.
Il governo ha già introdotto misure rigorose per frenare la trasmissione locale in un paese in cui milioni di cittadini vivono in condizioni densamente popolate con carenti strutture igienico-sanitarie. Attualmente ci sono solo 40.000 ventilatori in India. Oltre 1,8 milioni di persone in tutto il paese vengono monitorate perché hanno mostrato sintomi della malattia, o sono state esposte a casi confermati. Si teme che le basse cifre del contagio siano legate alla mancanza di test, dato che solo 17.000 tamponi sono stati effettuati finora. Secondo gli esperti, il virus è diffuso in quasi tutti gli stati dell'India. “Se non saremo in grado di gestire questa pandemia nei prossimi 21 giorni, il Paese e la tua famiglia saranno arretrati di 21 anni. Se non saremo in grado di gestire i prossimi 21 giorni, molte famiglie saranno distrutte per sempre ", ha detto Modi nel suo messaggio.
Il blocco avrà un impatto devastante sui 300 milioni di indiani che vivono al di sotto della soglia di povertà e sopravvivono in base ai guadagni giornalieri. Il ministro delle finanze indiano Nirmala Sitharaman ha promesso l'adozione di uno specifico pacchetto di aiuti, destinato alle fasce meno abbienti.
In tale quadro i cristiani hanno fatto appello al governo affinché si prenda cura dei bisogni dei poveri. "Il blocco è necessario, ma non è chiaro è come sopravviveranno i poveri, gli emarginati, quanto vivono alla giornata. Milioni di poveri non hanno frigoriferi per conservare il cibo. Come sopravviveranno quelle famiglie? Come compreranno il cibo e dove lo compreranno?", dice a Fides Mathew George, un leader cristiano. George suggerisce di attivare una rete di organizzazioni per provvedere alle e necessità di persone indigenti, migranti, i lavoratori a giornata.
Padre Augustine Singh dell'arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar nello stato di Orissa, nell'India orientale, rileva a Fides : “Queste misure sono per il benessere della nazione. Dobbiamo collaborare e perseverare. Quindi, decidiamo di restare a casa". E Michael Pereira, laico cattolico, dichiara: “Ora è un momento critico per la nostra nazione, possiamo pregare da casa, ma evitare la diffusione di questa pandemia è di massima priorità. Preghiamo tutti il ​​nostro Signore per un calo della trasmissione del virus".
Sima Ranjit, un avvocatessa cattolica, aggiunge: “La preoccupazione riguarda soprattutto la sopravvivenza per migliaia di persone povere e per quanti vivono soli a casa". (SD-PA) (Agenzia Fides 25/3/2020)
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AMERICA/EL SALVADOR - Nel 40 anniversario di San Romero, la testimonianza dei fedeli attraverso i social media
 
San Salvador (Agenzia Fides) – El Salvador ha celebrato ieri il 40° anniversario del martirio di San Oscar Arnulfo Romero, assassinato il 24 marzo 1980 nella cappella dell'ospedale Divina Provvidenza mentre celebrava la messa. Nel 1994 il suo successore come Arcivescovo di San Salvador, Mons. Arturo Rivera y Damas, iniziò il suo processo di beatificazione. Nel 2000 la Congregazione per la Dottrina della Fede iniziò lo studio di tutti i discorsi di Romero. Nel 2005 il postulatore della causa, il Vescovo italiano Vincenzo Paglia, assicurò pubblicamente che "Romero non era un Vescovo rivoluzionario, ma un uomo della Chiesa, del Vangelo e dei poveri".
La causa di beatificazione di Romero infatti è stata bloccata per anni. Riprese sotto il pontificato di Papa Francesco nel 2013, e nel 2015 venne approvato il decreto che riconosce il martirio di Romero per "odio della fede" e quindi la sua beatificazione il 23 maggio 2015. Il decreto con il riconoscimento del miracolo avvenuto per intercessione del Beato Monsignor Romero è stato firmato da Papa Francesco il 7 marzo 2018, e ha aperto le porte alla sua canonizzazione, insieme a quella del Beato Paolo VI, di due sacerdoti, due religiose e un laico, il 14 ottobre 2018 a Roma. La liturgia della canonizzazione si svolse in piazza San Pietro, presieduta da Papa Francesco. Contemporaneamente, nel suo paese natale, si tenne una veglia per vivere la canonizzazione del primo Santo di El Salvador.
Questa nota sul 40° anniversario della morte del Santo salvadoregno, è arrivata a Fides insieme ad un video che presenta la testimonianza di gente comune, fedeli di tutto il paese, che vivono sull'esempio di colui che "è stato la voce di chi voce non ne ha avuta mai". La Messa di questo anniversario è stata celebrata dall'attuale Arcivescovo di San Salvador, Mons. José Luis Escobar Alas, sulla tomba di Mons. Romero e trasmessa in diretta Facebook per tutta la popolazione e i fedeli che non hanno potuto recarsi sulla sua tomba per l'emergenza sanitaria che colpisce anche questo paese.
(CE) (Agenzia Fides, 25/03/2020)

venerdì 10 gennaio 2020

Agenzia Fides 10 gennaio 2020

AFRICA/NIGER - Assalto contro militari al confine con il Mali; secondo un Vescovo i jihadisti intendono occupare il Sahel
 
Niamey (Agenzia Fides) - È di 25 soldati morti e 6 feriti, e 63 jihadisti uccisi, il bilancio dell’assalto di ieri, 9 gennaio, al posto militare avanzato di Chinégodar, un villaggio del Niger a 10 km dalla frontiera con il Mali.
Secondo le autorità di Niamey, l’assalto è stato condotto da almeno un centinaio di jihadisti a cavallo di motociclette. I militari nigerini sono riusciti a respingerli grazie all’appoggio aereo fornito dall’aviazione locale e da quello degli alleati (probabilmente droni americani o francesi).
Questo attacco arriva un mese dopo quello del campo di Inates nello stesso settore, che ha causato 71 morti.
Chinégodar ha accolto i primi rifugiati maliani nel 2012 dopo l'offensiva ribelle tuareg nel nord del Mali. Nell’area è stato proclamato lo stato di emergenza teso a prevenire ricorrenti incursioni jihadiste. Le autorità di Tillaberi hanno anche deciso di "vietare la circolazione di motocicli, notte e giorno" in diverse località, compresa la capitale regionale di Tillaberi.
Niger, Mali e Burkina Faso sono i tre maggiori Stati del Sahel colpiti dalle violenze di diversi gruppi terroristici che si muovono da un Paese all’altro. L'8 gennaio Mohamed Ibn Chambas capo dell'Ufficio delle Nazioni Unite per l'Africa occidentale e il Sahel (UNOWAS), ha dichiarato davanti ai membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che sono 4.000 le persone uccise in assalti jihadisti tra Niger, Burkina Faso e Mali nel 2019, rispetto ai 770 morti del 2016. Anche il numero di sfollati interni in questi tre Paesi è aumentato di dieci volte, arrivando a circa mezzo milione. Altre 25.000 persone hanno invece trovato rifugio nei Paesi vicini.
In Burkina Faso una delle diocesi maggiormente colpite dalle violenze dei jihadisti è quella di Fada'Ngourma, la più vasta del Paese. L’Ordinario del luogo, Sua Ecc. Mons. Pierre Claver Malgo, ha osservato che ci sono diversi gruppi islamisti che operano nella regione" e per lui "è chiaro che tutti hanno un piano: occupare l'intera regione del Sahel". Mons. Malgo ha denunciato che quando i fedeli cristiani vengono attaccati "viene sempre chiesto loro di convertirsi all'Islam e rinunciare alla loro fede. Per non parlare della distruzione e della profanazione dei simboli religiosi cristiani”.
In Burkina Faso nel 2019 sono stati uccisi tre sacerdoti, mentre è ancora nelle mani dei suoi sequestratori padre Pierluigi Maccalli, della Società delle Missioni Africane (SMA), rapito in Niger, nella missione di Bamoanga, nella notte tra il 17 e il 18 settembre 2018. (L.M.) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Manipolazione delle Costituzioni in Africa: un freno alla democrazia
 
Abidjan (Agenzia Fides) - In vista delle prossime elezioni presidenziali, Guinea e Costa d'Avorio sono intenzionate a rivedere le rispettive Costituzioni nazionali al fine di assicurare ai vari poteri in uscita la possibilità costituzionale di ottenere un terzo mandato di governo. “Questo continuo desiderio di rivedere costantemente le Costituzioni dei nostri paesi, specialmente a fini elettorali, non aiuta a rendere i nostri stati stabili e democratici”, dichiara all’Agenzia Fides il teologo ivoriano p. Donald Zagore della Società per le Missioni Africane.
“La stabilità democratica dei nostri stati e delle nostre istituzioni – spiega - dipende essenzialmente dalla stabilità delle nostre Costituzioni nazionali. I nostri stati sono democraticamente instabili, perché le nostre Costituzioni sono instabili. Rimaneggiare continuamente i testi è solo fonte di ulteriori tensioni e violenze.”
“Per avere uno stato di diritto stabile bisogna garantire una democrazia costituzionale durevole nel tempo, vincolante per tutti i cittadini. Tutte le grandi nazioni e le democrazie del mondo sono state costruite grazie a questo processo. Se vogliamo diventare grandi, dobbiamo imparare a sacrificare gli interessi narcisistici in favore del bene comune e per l'interesse supremo delle nostre nazioni”.
“Attualmente – conclude p. Zagore - la democrazia in Africa fa un passo e il passo del gambero, uno avanti e due indietro. Quando crediamo di aver acquisito qualcosa, siamo immediatamente sopraffatti dall'illusione politica che poi viene smentita. Senza fondamenti reali di democrazia e stabilità non si può costruire nulla”.
(DZ/AP) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AFRICA/EGITTO - “Questionario anonimo” per monitorare impatto (e danni) dei social media sulla vita della Chiesa copta
 
Hamden (Agenzia Fides) – La Chiesa copta ortodossa da tempo si interroga sull’impatto provocato dall’espansione delle reti sociali e dei social media nel vissuto concreto delle comunità ecclesiali. Adesso, la Holy Sophia Coptic Orthodox Schools of Theology, organismo teologico-accademico copto con sede ad Hamden, nel Connecticut (USA), ha lanciato l’iniziativa di un “questionario anonimo” da diffondere su vasta scala per raccogliere dati e opinioni utili a misurare quanto, e in che modo, lo sviluppo nei nuovi media stia condizionando, nel bene e nel male, l’immagine e la missione della Chiesa copta nel tempo presente.
Padre Abraham Azmy, direttore dell’US International Relations and Database Operation Office della Chiesa copta, ha presentato l’iniziativa sui media egiziani, sottolineando che sarà possibile compilare il questionario online entro il prossimo 26 gennaio. Padre Amzy ha riferito che il questionario punta anche a documentare l’effetto di siti e blog che promuovono campagne polemiche e vere e proprie aggressioni ad personam nella rete, alimentando le contrapposizioni nella Chiesa e utilizzando in materia impropria formule e contenuti di carattere dottrinale e teologico.
L'abuso di internet per manipolare contenuti e dinamiche di carattere ecclesiale è un fenomeno che le Chiese devono affrontare in tutto il mondo, e che negli ultimi tempi sembra alimentare particolare preoccupazione tra le Chiese d'Oriente. In Egitto, la tragica vicenda dell'omicidio in monastero del Vescovo copto ortodosso Epiphanius - e dell'arresto di un monaco accusato di essere l' esecutore del crimine - ha accelerato negli ultimi anni il processo di discernimento intorno alla vita monastica già avviato da tempo in seno alla Chiesa copta ortodossa. Già pochi giorni dopo l'omicidio di Anba Epipanius (vedi Fides 6/8/2018), il comitato per i monasteri del Santo Sinodo copto ortodosso ha disposto 12 regole - ratificate dal Patriarca Tawadros II - rivolte a tutti coloro che vivono la condizione monastica nella Chiesa copta ortodossa. Tra le altre cose, ai monaci e alle monache copti è stato chiesto anche di chiudere i propri account personali e gli eventuali blog gestiti sui social media, considerati con sguardo critico come strumenti utilizzati soprattutto per diffondere “idee confuse” e alimentare personalismi. (GV) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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ASIA/INDIA - La Corte Suprema dell'India esaminerà il ricorso in favore dei dalit cristiani  
 
New Delhi (Agenzia Fides) - La Corte Suprema dell'India esaminerà il ricorso presentato che chiede pari trattamento e opportunità per i dalit cristiani nella legislazione indiana, ritenuta "discriminatoria rispetto alla religione". Il ricorso contesta il paragrafo tre dell'Ordine Costituzionale del 1950 che esclude i dalit dallo status di "Caste riconosciute" (Scheduled castes), tagliandoli fuori, solo a causa della loro religione, da misure che ne promuovono l'istruzione e lo sviluppo economico, sociale e culturale. Il ricorso, presentato dal Consiglio nazionale dei cristiani Dalit (NCDC), chiede alla Corte Suprema, che le quote riservate ai dalit siano rese "neutrali rispetto alla religione". Circa 14 gruppi cristiani, tra i quali la Conferenza Episcopale cattolica dell'India, hanno appoggiato il ricorso, presentando alla Corte una petizione che chiede di includere i dalit cristiani nelle misure riservate ai dalit di altre fedi, per l'accesso all'occupazione nel governo e all'istruzione. La Corte Suprema ha accettato di esaminare i motivi alla base dl'appello.
I dalit sono membri del gruppo sociale più basso dell'antico sistema di caste indù. L'Ordine del 1950 garantisce loro alcuni diritti e "quote riservate" nel mondo del lavoro e dell'istruzione, per consentire loro di avere un migliore tenore di vita. Finora questi diritti sono stati concessi a indù, sikh e buddisti, ma negati a cristiani e musulmani.
Secondo il ricorso, "il terzo paragrafo dell'Ordine Costituzionale del 1950 viola il diritto fondamentale all'uguaglianza, alla libertà religiosa e alla non discriminazione". Il NCDC afferma che “la conversione religiosa non muta l'esclusione sociale. La gerarchia delle caste continua a rimanere forte anche per i dalit cristiani”. Il testo del ricorso, pervenuto a Fides, osserva: “Bisogna estendere lo status di Casta riconosciute ai dalit cristiani, offrendo loro borse di studio, opportunità di lavoro, misure di welfare, possibilità di essere eletti nei 'panchayat' (i Consigli dei villaggi), nelle assemblee legislative a livello statale, fino al Parlamento e di avvalersi della protezione legale garantita dal Casted Scheded e Scheduled Tribes (Prevention) of Atrocities Act, del 1989 modificato nell'anno 2018".
"Da decenni promuoviamo, a diversi livelli, la parità di diritti per i cristiani di dalit e ora speriamo che questa battaglia abbia risultato positivo", dice a Fides Raj Kumar, un attivista per i diritti dei dalit. I cristiani dalit sono circa 20 milioni e rappresentano il 75% del totale della popolazione cristiana dell'India. Nell'intera nazione dell'India circa il 16,6% della popolazione complessiva è formata da Dalit, delle diverse fedi religiose. (SD) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AMERICA - Messaggio del CELAM: “Camminiamo e preghiamo insieme per la pace nel mondo”
 
Bogotà (Agenzia Fides) – “Ci uniamo in preghiera con il Papa, rifiutiamo ogni forma di violenza e di frattura sociale, e chiediamo alle grandi nazioni del mondo, in particolare ai loro governanti, il rispetto reciproco, l'armonia e la buona comprensione, e a non risparmiare ogni sforzo per evitare uno scenario di maggiore tensione". Con queste parole la Presidenza del CELAM, Consiglio Episcopale Latinoamericano, si rivolge al popolo di Dio e alle Conferenze episcopali dell’America latina e dei Caraibi, con un messaggio intitolato “Camminiamo insieme per la pace nel mondo”.
Il messaggio invita a pregare per la pace nel mondo, perché abbiano fine i conflitti che fanno soffrire famiglie e popolazioni intere, e “in particolare, per la grave tensione che si vive in questi momenti tra vari paesi: la guerra porta solo morte e distruzione”. Unendosi all’appello del Papa, la Presidenza del CELAM invita tutte le parti coinvolte a “dare priorità alla via del dialogo, della soluzione pacifica delle controversie e del rispetto incondizionato del diritto internazionale”.
“Camminiamo e preghismo insieme – esortano - perché mai nella nostra storia abbiamo a vergognarci del modo in cui un essere umano ha eliminato l’altro perché non sono stati capaci di dialogare e trovare il consnso per camminare insieme”. La Presidenza del CELAM invita infine le Conferenze episcopali dell’America latina e dei Caraibi e di tutto il mondo, a promuovere giornate di preghiera per la pace, invocando “Maria Santissima, Regina della Pace” perchè “ci conceda questo dono”. (SL) (Agenzia Fides 10/1/2020)
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AMERICA/PERU’ - Conclusa l’Assemblea sinodale dell’arcidiocesi di Lima: sintonia con quanto vive il popolo e con Dio
 
Lima (Agenzia Fides) – Tre giorni di intenso lavoro, dal 6 all’8 gennaio, presso il Colegio San Agustin di Lima (Perù), hanno caratterizzato l'Assemblea Sinodale Arcidiocesana di Lima. Gli 800 partecipanti, tra laici delegati, religiosi, parroci e vicari dell'arcidiocesi, si sono incontrati in un evento storico per discutere e condividere le linee comuni che saranno oggetto della Lettera pastorale e del Piano pastorale arcidiocesano.
Secondo quanto riferito a Fides da padre Luis Sarmiento, portavoce dell'Assemblea arcidiocesana sinodale di Lima, ogni giorno è stato aperto dall’intervento di un Vescovo, che ha indicato la linea da seguire nei lavori in gruppo per riflettere sul documento di lavoro consegnato a tutti i delegati delle parrocchie. Ogni parrocchia è stata rappresentata dai sacerdoti e da quattro laici: due giovani e due adulti. Padre Sarmiento sottolinea che la presenza dei giovani delegati di ogni parrocchia è stata voluta per avere rappresentate opinioni diverse. “Papa Francesco ci invita a frequentare le periferie, che potrebbero essere anche dentro casa mia, nella stessa parrocchia” ha detto il portavoce.
Mons. Carlos Castillo, Arcivescovo di Lima, ha presieduto la celebrazione eucaristica di ringraziamento per questi tre giorni di riflessione e dibattito. Hanno concelebrato il Nunzio apostolico in Perù, Mons. Nicola Girasoli, i Vescovi ausiliari di Lima, Mons. Ricardo Rodríguez e Mons. Guillermo Elías, e tutti i sacerdoti dell'arcidiocesi.
"Tutti i nuovi problemi che vediamo e che avremo davanti a noi, hanno una possibilità di soluzione se abbiamo un cuore ampio e uno spirito aperto, che è lo Spirito di Dio. Con la sua forza e la sua ispirazione possiamo trovare soluzioni a tutte le cose" ha detto durante la sua omelia. Commentando il Vangelo proclamato (Mc. 6,34) l'Arcivescovo ha detto tra l’altro che la grande questione che ci si è posti in questi giorni è stata quella di “cercare di sintonizzarci con ciò che il nostro popolo vive, per dargli risposta, sempre in sintonia con Dio, che vive nel nostro popolo, nel popolo unto da Dio, che soffre, che domanda, che può aver commesso molti errori ma che però ha anche cose interessanti da dire".
(CE) (Agenzia Fides, 10/01/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 24 novembre 2024

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