La Chiesa ricorda il beato Frassati, giovane innamorato di Gesù e dei poveri
Nel
giorno in cui si celebra la memoria del giovane beato piemontese,
Pier Giorgio Frassati, l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare
Nosiglia, presiede stasera in suo onore, in cattedrale, la Santa
Messa. Papa Francesco nel 2015, incontrando a Torino giovani e
ragazzi, ha ricordato il motto che ha scandito la vita del beato
Frassati: "vivere, non vivacchiare"
Amedeo
Lomonaco – Città del Vaticano
"Era
un giovane di una gioia trascinante, una gioia che superava anche
tante difficoltà della sua vita. Diceva di voler ripagare l’amore
di Gesù che riceveva nella Comunione visitando e aiutando i poveri".
Con queste parole Papa Francesco descrive nell'Esortazione
apostolica "Christus vivit" la figura del
beato Pier Giorgio Frassati che la Chiesa ricorda oggi. La sua è la
storia di un giovane che ha dedicato la vita agli studi, alla pietà,
alle attività apostoliche e sociali, sportive e di carità. È
un luminoso esempio, per la gioventù, di un cristianesimo autentico.
Nasce a Torino il 6 aprile del 1901 in una famiglia ricca e borghese:
il padre, Alfredo, fonda e dirige il quotidiano “La Stampa”.
Quando scoppia la prima guerra mondiale, Pier Giorgio è adolescente.
Diversi episodi di quegli anni dimostrano la sua partecipazione alle
sofferenze dei soldati. A dodici anni frequenta il ginnasio ma viene
bocciato. Si rammarica per il dolore procurato ai genitori ma
promette di impegnarsi per rimediare. Si iscrive all’Istituto
sociale dei padri gesuiti, dove trova un vero trampolino di lancio
per una piena formazione umana e spirituale. Inizia ad accostarsi
quotidianamente all’Eucaristia. Dopo gli studi liceali, si iscrive
al Politecnico di Torino scegliendo la facoltà di Ingegneria
Mineraria. Il suo desiderio è quello di contribuire a migliorare le
condizioni dei lavoratori all’interno delle miniere.
La passione per la montagna e l’amore per la preghiera
Pier
Giorgio è un giovane che ama la poesia e le scalate in montagna.
Spesso raggiunge a piedi il Santuario della Madonna di Oropa e, al
ritorno, recita il Rosario e canta le Litanie. Soccorre tutti i
poveri che bussano alla porta della sua casa. Per questo suo impegno
caritatevole riceve l'appellattivo di "apostolo dei poveri".
La domenica partecipa spesso alla Santa Messa delle 4.30 per poter
poi dedicare la giornata, in compagnia degli amici, ad escursioni in
montagna. Di lui, un sacerdote ha scritto: “Com’era bello vederlo
entrare con i suoi compagni nelle prime ore della domenica in chiesa,
scarpe ferrate, bastoncini da sci o piccozza in mano, sacco in
spalla. Si dirigeva con passo rumoroso alla sacrestia, deponeva il
bagaglio e serviva all’altare con mirabile compostezza e pietà
vivissima”.