Motu Proprio di Francesco per semplificare i meccanismi e garantire che sia migliorata la funzionalità del sistema alla luce delle "esigenze emerse nel corso ...
Filippesi 1,4 ... e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia...
Motu Proprio di Francesco per semplificare i meccanismi e garantire che sia migliorata la funzionalità del sistema alla luce delle "esigenze emerse nel corso ...
Non riesci a vedere la newsletter? Guardala online Le notizie del giorno 01/11/2020 E' la Solennità di Tutti i Santi e il Papa all'Angelus invita a riflettere sulla loro testimonianza che per noi è fonte di speranza nella risurrezione e modello di un cammino, fondato sulle Beatitudini, che possiamo percorrere tutti in modo unico e irripetibile con la mitezza di cui il mondo oggi ha ... Il pensiero di Francesco ancora una volta va alla regione del Caucaso. Nelle parole che seguono la preghiera dell' Angelus rinnova il suo dolore per il ... In occasione della Solennità di tutti i Santi, la testimonianza del padre spirituale della Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo diventa lo spunto per ... |
Non riesci a vedere la newsletter? Guardala online Le notizie del giorno 26/08/2020 All’udienza generale dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, Francesco prosegue il ciclo di catechesi sulla crisi del Covid-19 analizzando le gravi conseguenze di una crescita economica iniqua. Giustizia sociale e tutela del Creato sono imprescindibili, ripete, levando un forte appello per i tanti ... Durante i consueti saluti ai fedeli, al termine della catechesi dell'udienza generale, Francesco ricorda la sua visita al Santuario di Czestochowa, e affida la ... All’udienza generale Francesco esorta a chiedere l’intercessione dei due santi per giungere alla Verità del Vangelo esaltandone il singolare legame terreno e il ... Da mercoledì prossimo le catechesi del Papa si svolgeranno nuovamente con la partecipazione delle persone nel rispetto delle norme sanitarie. Gli appuntamenti ... SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO Il prefetto della Congregazione per il Clero ricorda Papa Luciani a 42 anni dalla sua elezione. La sua umiltà, dice, ha tracciato una strada, quella di un Papa ... 42 anni fa l’elezione di Giovanni Paolo I, che da vescovo aveva vissuto i lavori del Vaticano II e l’aveva spiegato con parole semplici ai suoi fedeli. Una ... Il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha nominato un gruppo di esperti per coordinare le attività di studio e di approfondimento sul pensiero e gli insegnamenti di Papa Luciani a 42 anni dalla sua elezione a Pontefice Arrivano dalla parrocchia latina di Gaza le parole di padre Gabriel Romanelli: abituati a vivere confinati e sotto embargo, gli abitanti della Striscia di Gaza, ... Nella settimana che la Chiesa brasiliana dedica alla vocazione dei laici cristiani, l'arcivescovo di Rio de Janeiro invita a testimoniare la fede in un mondo ... Nel bollettino settimanale del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale - Sezione per i migranti e i rifugiati, il sostegno della Chiesa a fianco dei più ... La Chiesa locale distribuisce i 50 termometri inviati dal Papa come contributo alle cure mediche dei pazienti affetti da Covid-19 nel Paese latinoamericano. Il ... Costretti a rientrare nel loro Paese a causa della pandemia ma bloccati sulla linea di frontiera anche per via della quarantena, sono tantissimi i migranti ... |
PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Biblioteca del Palazzo Apostolico
Mercoledì, 26 agosto 2020
Catechesi - “Guarire il mondo”: 4. La destinazione universale dei beni e la virtù della speranza
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Davanti alla pandemia e alle sue conseguenze sociali, molti rischiano di perdere la speranza. In questo tempo di incertezza e di angoscia, invito tutti ad accogliere il dono della speranza che viene da Cristo. È Lui che ci aiuta a navigare nelle acque tumultuose della malattia, della morte e dell’ingiustizia, che non hanno l’ultima parola sulla nostra destinazione finale.
La pandemia ha messo in rilievo e aggravato i problemi sociali, soprattutto la disuguaglianza. Alcuni possono lavorare da casa, mentre per molti altri questo è impossibile. Certi bambini, nonostante le difficoltà, possono continuare a ricevere un’educazione scolastica, mentre per tantissimi altri questa si è interrotta bruscamente. Alcune nazioni potenti possono emettere moneta per affrontare l’emergenza, mentre per altre questo significherebbe ipotecare il futuro.
Questi sintomi di disuguaglianza rivelano una malattia sociale; è un virus che viene da un’economia malata. Dobbiamo dirlo semplicemente: l’economia è malata. Si è ammalata. È il frutto di una crescita economica iniqua - questa è la malattia: il frutto di una crescita economica iniqua - che prescinde dai valori umani fondamentali. Nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Ripeto questo perché ci farà pensare: pochi ricchissimi, un gruppetto, possiedono più di tutto il resto dell’umanità. Questa è statistica pura. È un’ingiustizia che grida al cielo! Nello stesso tempo, questo modello economico è indifferente ai danni inflitti alla casa comune. Non si prende cura della casa comune. Siamo vicini a superare molti dei limiti del nostro meraviglioso pianeta, con conseguenze gravi e irreversibili: dalla perdita di biodiversità e dal cambiamento climatico fino all’aumento del livello dei mari e alla distruzione delle foreste tropicali. La disuguaglianza sociale e il degrado ambientale vanno di pari passo e hanno la stessa radice (cfr Enc. Laudato si’, 101): quella del peccato di voler possedere, di voler dominare i fratelli e le sorelle, di voler possedere e dominare la natura e lo stesso Dio. Ma questo non è il disegno della creazione.
«All’inizio, Dio ha affidato la terra e le sue risorse alla gestione comune dell’umanità, affinché se ne prendesse cura» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2402). Dio ci ha chiesto di dominare la terra in suo nome (cfr Gen 1,28), coltivandola e curandola come un giardino, il giardino di tutti (cfr Gen 2,15). «Mentre “coltivare” significa arare o lavorare [...], “custodire” vuol dire proteggere [e] preservare» (LS, 67).Ma attenzione a non interpretare questo come carta bianca per fare della terra ciò che si vuole. No. Esiste «una relazione di reciprocità responsabile» (ibid.) tra noi e la natura. Una relazione di reciprocità responsabile fra noi e la natura. Riceviamo dal creato e diamo a nostra volta. «Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla» (ibid.). Ambedue le parti.
Difatti, la terra «ci precede e ci è stata data» (ibid.), è stata data da Dio «a tutto il genere umano» (CCC, 2402). E quindi è nostro dovere far sì che i suoi frutti arrivino a tutti, non solo ad alcuni. E questo è un elemento-chiave della nostra relazione con i beni terreni. Come ricordavano i padri del Concilio Vaticano II, «l’uomo, usando di questi beni, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui ma anche agli altri» (Cost. past. Gaudium et spes, 69). Infatti, «la proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della Provvidenza, per farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri» (CCC, 2404). Noi siamo amministratori dei beni, non padroni. Amministratori. “Sì, ma il bene è mio”. È vero, è tuo, ma per amministrarlo, non per averlo egoisticamente per te.
Per assicurare che ciò che possediamo porti valore alla comunità, «l’autorità politica ha il diritto e il dovere di regolare il legittimo esercizio del diritto di proprietà in funzione del bene comune» (ibid., 2406).[1] La «subordinazione della proprietà privata alla destinazione universale dei beni [...] è una “regola d’oro” del comportamento sociale, e il primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale» (LS, 93).[2]
Le proprietà, il denaro sono strumenti che possono servire alla missione. Però li trasformiamo facilmente in fini, individuali o collettivi. E quando questo succede, vengono intaccati i valori umani essenziali. L’homo sapiens si deforma e diventa una specie di homo œconomicus – in senso deteriore – individualista, calcolatore e dominatore. Ci dimentichiamo che, essendo creati a immagine e somiglianza di Dio, siamo esseri sociali, creativi e solidali, con un’immensa capacità di amare. Ci dimentichiamo spesso di questo. Di fatto, siamo gli esseri più cooperativi tra tutte le specie, e fioriamo in comunità, come si vede bene nell’esperienza dei santi.[3] C’è un detto spagnolo che mi ha ispirato questa frase, e dice così: florecemos en racimo como los santos. Fioriamo in comunità come si vede nell’esperienza dei santi.
Quando l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare. No, questo è desolante. Non possiamo stare a guardare! Con lo sguardo fisso su Gesù (cfr Eb 12,2) e con la certezza che il suo amore opera mediante la comunità dei suoi discepoli, dobbiamo agire tutti insieme, nella speranza di generare qualcosa di diverso e di meglio. La speranza cristiana, radicata in Dio, è la nostra àncora. Essa sostiene la volontà di condividere, rafforzando la nostra missione come discepoli di Cristo, il quale ha condiviso tutto con noi.
E questo lo capirono le prime comunità cristiane, che come noi vissero tempi difficili. Consapevoli di formare un solo cuore e una sola anima, mettevano tutti i loro beni in comune, testimoniando la grazia abbondante di Cristo su di loro (cfr At 4,32-35). Noi stiamo vivendo una crisi. La pandemia ci ha messo tutti in crisi. Ma ricordatevi: da una crisi non si può uscire uguali, o usciamo migliori, o usciamo peggiori. Questa è la nostra opzione. Dopo la crisi, continueremo con questo sistema economico di ingiustizia sociale e di disprezzo per la cura dell’ambiente, del creato, della casa comune? Pensiamoci. Possano le comunità cristiane del ventunesimo secolo recuperare questa realtà - la cura del creato e la giustizia sociale: vanno insieme -, dando così testimonianza della Risurrezione del Signore. Se ci prendiamo cura dei beni che il Creatore ci dona, se mettiamo in comune ciò che possediamo in modo che a nessuno manchi, allora davvero potremo ispirare speranza per rigenerare un mondo più sano e più equo.
E per finire, pensiamo ai bambini. Leggete le statistiche: quanti bambini, oggi, muoiono di fame per una non buona distribuzione delle ricchezze, per un sistema economico come ho detto prima; e quanti bambini, oggi, non hanno diritto alla scuola, per lo stesso motivo. Che sia questa immagine, dei bambini bisognosi per fame e per mancanza di educazione, che ci aiuti a capire che dopo questa crisi dobbiamo uscire migliori. Grazie.
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Color...