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domenica 5 ottobre 2025

Concetta Bertoli, la venerabile francescana

 


Concetta Bertoli, la venerabile francescana

Terziaria Francescana, in cammino verso gli altari più “elevati”

La sua malattia che la immobilizzò da giovane, fino a causarle la cecità, fu accolta con serenità e addirittura con una festa. Il suo funerale, invece, fu momento di gioia per tutti i presenti. Ora questa terziaria francescana , morta in odore di santità, è Venerabile e cammina verso altari più “elevati”. Si tratta della friulana Concetta Bertoli , classe 1908.

PERSE LA MAMMA A 20 MESI
Era nata il 14 aprile 1908 a Mereto di Tomba, in provincia di Udine, da Giuseppe e Felicita Marcuzzi . Al battesimo, due giorni dopo, riceveva il nome di Concetta Oliva. Ultima di dieci figli (tre morirono in tenera età) si può affermare che non conobbe la mamma, che morì a 43 anni, quando lei aveva appena 20 mesi.
Una vita di sacrificio e di lavoro nei campi, spiega l' Ordine Francescano Secolare del Friuli , che però non impediva a Concetta di sognare una vita serena e gioiosa. Dotata di carattere allegro e spensierato, partecipava a tutte le iniziative del paese e della parrocchia.

LA BRUTTA MALATTIA DEGENERATIVA
Ma un brutto giorno (lei aveva solo sedici anni) verso il Natale del 1924 si manifestarono i primi sintomi della malattia che la portarono lentamente e inesorabilmente ad una vita d'immobilità e di totale dipendenza: artrite deformante poliarticolare. Le ore lunghe e interminabili della solitudine erano riempite da domande sconvolgenti: «Perché a me? Perché così presto? Cosa ho fatto di male per soffrire così? Quando finirà?». E sempre c'era una sola risposta, gridata come una giovane gazzella ferita: «Non voglio! Non voglio!».
Il Signore aveva per Concetta un disegno meraviglioso che solo ai suoi intimi osa proporre fino in fondo: salire con lui sulla croce per la salvezza del mondo.

“ORA SONO CONTENTA”
Quella croce, aiutata dalle parole e dalla presenza santa del parroco don Nicodemo Zanin , un po' alla volta, crescendo in intensità, diventava per incanto sempre più leggero e fonte di amore che realizza e che salva. Un percorso non breve, ma continuo, che condusse Concetta a confessare che non avrebbe voluto cambiare il suo letto con nient'altro al mondo. Dichiarò: «All'inizio è stata dura e non potevo rassegnarmi, ma ora sono contenta. I dolori sono la mia compagnia».

IMMOBILE E CIECA
Nel 1930 Concetta, a ventidue anni, era già completamente immobilizzata. Poteva solo girare le pupille degli occhi. La bocca era ermeticamente chiusa. Alcuni numeri sono più eloquenti di un lungo discorso. Concetta visse 48 anni. Di questi 31 furono di malattia. 26 vissuti totalmente immobili. Cinque, gli ultimi della vita, anche completamente cieca.


FIGLIA ORGOGLIOSA DI FRANCESCO

Sempre aiutata dal parroco, ora don Eugenio Peressini che le fu un vero padre spirituale, e dai frati cappuccini di Udine, che venivano ad animare la locale fraternità francescana, chiese di entrare nell'Ordine Francescano Secolare.
Iniziò il suo periodo di formazione il 7 agosto 1940 e dopo un anno di noviziato professò il 7 settembre 1941
Era orgogliosa di sentirsi figlia di Francesco d'Assisi, un padre che portava nel suo corpo i segni della passione di Gesù, i segni dell'amore di Dio per l'umanità.

L'ULTIMA FESTA IN VITA
Consumata in tutto il corpo, presagì l'imminente sua morte. Prima volerà festeggiare il venticinquesimo di nozze con la sua malattia. Volle essere vestita da sposa e che le campane suoneranno a festa, per dire a tutti la sua gioia. Per l'occasione il parroco celebrerà la S. Messa nella sua cameretta. Diceva Concetta ad un sacerdote che cercava di consolarla: «Non so come ringraziare Dio del dono della vita: mi aiuti lei a ringraziarlo. Quante cose grandi possiamo fare noi in questo mondo per il Signore!».

IL FUNERALE GIOIOSO
Il parroco le conferì il sacramento degli infermi, piangendo come un bambino. La sera dell'11 marzo 1956 Concetta entrava nella casa del Padre. Era domenica, giorno del Signore. L'inverno stava per finire e tra poco sarebbe iniziata la primavera.
Il suo funerale fu una festa. Ora i suoi poveri resti mortali sono conservati nella chiesa parrocchiale di Mereto di Tomba.
Il suo processo di canonizzazione, iniziato il 13 gennaio 1969. si è concluso il 24 aprile 2001 con il riconoscimento delle virtù vissute in modo eroico.





Mereto di Tomba piange don Giovanni Boz

 Portò in Vaticano la storia di Concetta Bertoli

Ordinato sacerdote nel 1968, da tempo era ammalato: aveva 81 anni. Missionario in Sud America, aveva incontrato papa Giovanni Paolo II per perorare la causa di beatificazione della venerabile concittadina

Comunità in lutto per la scomparsa dell’amato parroco don Giovanni Boz, 81 anni. È morto venerdì 4 ottobre alla Fraternità sacerdotale dove viveva da diverso tempo, accudito nel fisico minato da vari acciacchi e malattia, ma con la mente vivace e sempre pronta a dare buoni consigli.

Don Boz era lo storico parroco di Mereto di Tomba dal 1990, dove si era distinto anche per perorare la causa di beatificazione della venerabile Concetta Bertoli e per questo si era incontrato a Roma con papa Giovanni Paolo II. Era nato a Risano, in comune di Pavia di Udine, paese in cui sarà sepolto accanto ai genitori e a un fratello.

Da giovane, attratto dalla spiritualità dei missionari della Consolata di Torino, ne abbracciò il carisma e divenne sacerdote, ricevendo l’ordinazione presbiterale nel 1968. La congregazione torinese, di ispirazione missionaria, inviò quel giovane friulano in Colombia, dove visse per nove anni.

In Sud America la salute di don Boz registrò le prime difficoltà: contrasse infatti una malattia che costrinse la sua congregazione a farlo rientrare in Italia. Tornato in Friuli, nel 1977 l’arcivescovo monsignor Alfredo Battisti assegnò a don Giovanni Boz la guida delle comunità di Porto Nogaro e Villanova, allora riunite in un’unica parrocchia. Due anni dopo, nel 1979, don Boz fu incardinato nel clero dell’Arcidiocesi di Udine. Nel 1989 il trasferimento a Mereto di Tomba, parrocchia che il sacerdote ha formalmente guidato fino alla morte, pur essendo affiancato negli ultimi anni da altri sacerdoti, ultimamente da don Gabriel Vasile Cimpoesu. Uomo schivo e determinato dall’animo generoso, con una profonda fede e grande tenacia, don Boz assunse progressivamente la guida di tutte le parrocchie del comune di Mereto di Tomba, tutte guidate fino al momento della salita al cielo: Pantianicco nel 1990, Tomba di Mereto nel 1992, Plasencis nel 2001 e, ultima, San Marco nel 2012.

Alcuni anni fa le sue condizioni di salute, peggiorate progressivamente, hanno reso necessario il trasferimento del parroco alla Fraternità sacerdotale da dove, con l’aiuto di alcuni parrocchiani e di sacerdoti più giovani, ha continuato ad amministrare le sue cinque parrocchie. L’amministrazione comunale si unisce al cordoglio delle cinque comunità del territorio di Mereto di Tomba, dei familiari e degli amici nel saluto a Don Giovanni Boz: «Con gratitudine ricordiamo i suoi oltre 35 anni di instancabile impegno pastorale, dedicati con passione e dedizione al rafforzamento della fede e alla cura delle vocazioni».

«Tutta la mia generazione ha conosciuto solo questo parroco –, afferma il vicesindaco 38enne Mattia Mestroni –, era per noi il nostro punto di riferimento ne sentiremo sicuramente la mancanza». Il funerale, come da espressa volontà del sacerdote che lascia due sorelle, verrà celebrato dall’arcivescovo monsignor Riccardo Lamba martedì alle 15 a Pantianicco, la recita del rosario sempre nella chiesa parrocchiale di Pantianicco alle 18 cui seguirà la celebrazione di una messa dedicata.


Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Concetta Bertoli, la venerabile francescana

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