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sabato 2 agosto 2025

Riflessioni su strutture parrocchiali del Veneto, storia e non solo

 L'attuale contesto sociale e culturale chiede un modo nuovo, adeguato al tempo, di concepire le strutture delle comunità: patronati, cinema, scuole materne, canoniche… Le comunità parrocchiali stanno infatti vivendo un profondo mutamento che investe anche i loro beni immobili; d’altra parte, il cammino sinodale delle Chiese in Italia ha affrontato, tra gli altri, anche il tema della gestione economica delle parrocchie e degli enti ecclesiastici. In quest’ambito la Facoltà teologica del Triveneto, con l’Istituto superiore di scienze religiose di Vicenza, ha svolto un seminario di studio dal titolo “Beni della Chiesa e futuro delle comunità” (febbraio-marzo 2025), i cui esiti sono ora pubblicati da Triveneto Theology Press, marchio editoriale della Facoltà, con il titolo Beni della chiesa e futuro delle comunità. Un laboratorio di ricerca e progettazione e i contributi di Alessio Dal Pozzolo, Davide Lago, Francesca Leto, Leopoldo Sandonà, Assunta Steccanella, Davide Viadarin (il libro è open access e si può scaricare gratuitamente su fttr.it). Non è un percorso concluso e definito, piuttosto un avvio di riflessione e discernimento che contamina alcune buone pratiche presenti nei territori con spunti provenienti dalla dimensione biblica, ecclesiologica e liturgica.

Imparare dalla storia
Con la Rerum novarum di Leone XIII (1891), per circa un secolo e mezzo le parrocchie venete sono state un unico immenso cantiere: caseifici sociali, cooperative di consumo, cantine e teatri sociali, casse rurali. Agli inizi del Novecento vennero gli asili infantili, «che rappresentarono per molti piccoli paesi la garanzia di un’educazione di base capillarmente diffusa e sostenibile in un ambito, quello della prima infanzia, non presidiato dallo Stato» spiega Davide Lago nel suo saggio. Una nuova tappa, nel secondo dopoguerra, vide fiorire case della dottrina cristiana, patronati, campi sportivi e sale teatro. Oggi appare importante interrogarsi sulle ricadute pratiche riguardanti i tanti beni immobili costruiti dalle comunità cristiane nell’ultimo secolo e mezzo e ora in evidente difficoltà.

Dalle buone pratiche ai principi
Il libro investiga alcune delle numerose e ancora poco conosciute innovazioni sociali che si stanno sperimentando in alcune parrocchie o congregazioni religiose. Il patronato della parrocchia di San Carlo a Padova, ad esempio, ha risposto a un bisogno comunitario, l’esigenza di aule studio, e ha rilanciato un’attività ormai esausta; e così Villa Angaran San Giuseppe a Bassano del Grappa, la collaborazione pastorale di Vedelago (Treviso), il Centro della famiglia di Treviso. Ad accomunarle, il fatto di avere adottato criteri che aprono prospettive feconde: la formazione di persone dedicate nelle comunità, la mappatura dei beni, la costruzione di tavoli di dialogo per un discernimento delle e nelle comunità. Ma non solo. «La dimensione etica nella gestione economica appare non accessoria ma necessaria – evidenzia Leopoldo Sandonà nel suo scritto – Gli strumenti etici sono originariamente inseriti nell’attività economica di una comunità cristiana che non può viversi in modo staccato dal contesto sociale e che quindi deve fare propri i valori dell’etica nell’impresa». È fondamentale precisare che, pur nel riconoscimento di gerarchie e di competenze, in un passaggio epocale così importante «tutti i soggetti coinvolti devono sentirsi parte integrante di questa crescita di coscienza comunitaria, rispetto al sentirsi puramente degli ingranaggi rispetto a scelte definite altrove». È quindi urgente formare le comunità ad adeguati processi di discernimento, «che sono cosa diversa dal semplice discutere e confrontarsi: implicano infatti l’impegno per tenere insieme spiritualità e pragmatismo, criteri evangelici ed esigenze del territorio, chiamando in causa diverse competenze professionali» sottolinea Assunta Steccanella. Il problema della gestione economica non può comunque diventare la ragione preponderante delle scelte che vengono fatte. «In gioco c’è proprio la nostra idea di comunità – si legge nelle conclusioni – Le strutture di molte parrocchie si trovano quasi sempre al centro dei nostri paesi e possono ricoprire ancora a lungo un’importante dimensione sociale, ma con formule tutte da reinventare».

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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