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venerdì 24 settembre 2021

Agenzia Fides 24 settembre 2021

 

VATICANO - Papa Francesco ai Vescovi d’Europa: chiediamo aiuto ai Santi, invece di lamentarci dei tempi cattivi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Tanti in Europa pensano che la fede sia qualcosa di già visto, che appartiene al passato”. Ciò succede “Perché non hanno visto Gesù all’opera nelle loro vite. E spesso non lo hanno visto perché noi, con le nostre vite non lo abbiamo mostrato abbastanza. Perché Dio si vede nei visi e nei gesti di uomini e donne trasformati dalla sua presenza”. Così Papa Francesco ha ricordato di nuovo a tutti i battezzati che la fede cristiana si confessa e si comunica nel mondo attraverso la testimonianza, intesa non come ‘mobilitazione’ e “prestazione” di apparati e operatori pastorali, ma come riflesso del cambiamento che Cristo stesso può operare nelle vite di chi porta il suo nome. L’occasione colta dal Vescovo di Roma per riproporre il dinamismo intimo di ogni missione e di ogni opera apostolica, è stata la concelebrazione eucaristica da lui presieduta nel pomeriggio di giovedì 23 settembre nella Basilica di San Pietro, con i partecipanti all’Assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (C.C.E.E.), in occasione del 50° della sua istituzione. Rivolgendosi a vescovi appartenenti a Chiese di antica fondazione, il Successore di Pietro ha tratteggiato con cenni efficaci le strade che conviene percorrere e i criteri che conviene seguire per riproporre la salvezza annunciata dal Vangelo anche a chi oggi vive nei Paesi del Vecchio Continente, segnati da avanzati processi di de-cristianizzazione.
Papa Francesco ha richiamato con realismo gli effetti più eclatanti prodotti in Europa dalla “deforestazione” della memoria cristiana. Nelle terre europee – ha riconosciuto il Papa – “i templi si svuotano e Gesù viene sempre più dimenticato”. E ciò accade in primis non perché gli attuali abitanti dell’Europa siano diventati più cattivi, ma “perché manca chi faccia loro venire l’appetito della fede e riaccenda quella sete che c’è nel cuore dell’uomo: quella «concreata e perpetua sete» di cui parla Dante (Paradiso, II,19) e che la dittatura del consumismo, dittatura leggera ma soffocante, prova a estinguere”. In tale condizioni – ha aggiunto il Papa – i cristiani d’Europa sembrano presi da una sorta di torpore: appaiono “tranquilli perché in fondo non ci manca nulla per vivere”, e non sembrano lasciarsi attraversare dall’inquietudine che invece dovrebbero provare “nel vedere tanti fratelli e sorelle lontani dalla gioia di Gesù”.
Nella sua omelia, il Pontefice ha accennato in maniera sintetica e efficace alle false soluzioni, agli atteggiamenti fuorvianti a alle reazioni inconcludenti che prevalgono in ambienti ecclesiali davanti al venir meno di ogni relazione vitale tra il cristianesimo e il vissuto reale delle popolazione europee. La prima delle “risposte sbagiate” passate velocemente in rassegna dal Papa è quella di chi si lamenta del mondo e accusa la cattiveria dei tempi: “È facile” ha notato il Vescovo di Roma “giudicare chi non crede, è comodo elencare i motivi della secolarizzazione, del relativismo e di tanti altri ismi, ma in fondo è sterile”. L’altra pista che porta fuori strada è quella del ripiegamento che cerca protezione e consolazione creando isole felici, concepite come dei ‘mondi a parte’: “Oggi in Europa” – ha rimarcato Papa Francesco - noi cristiani abbiamo la tentazione di starcene comodi nelle nostre strutture, nelle nostre case e nelle nostre chiese, nelle nostre sicurezze date dalle tradizioni, nell’appagamento di un certo consenso”. Una introversione che spesso finisce per prendere le forme dell’auto-occupazione ecclesiale, la deriva che spinge tanti a “concentrarsi sulle varie posizioni nella Chiesa, su dibattiti, agende e strategie, e perdere di vista il vero programma, quello del Vangelo”. Queste reazioni fuorvianti hanno spesso l’unico effetto di dilatare il deserto. Perché “se i cristiani, anziché irradiare la gioia contagiosa del Vangelo, ripropongono schemi religiosi logori, intellettualistici e moralistici” ha fatto notare il Pontefice “la gente non vede il Buon Pastore. Non riconosce Colui che, innamorato di ogni sua pecora, la chiama per nome e la cerca per mettersela sulle spalle”.
Nell’omelia pronunciata davanti ai vescovi europei, il Successori di Pietro non si è comunque limitato a mettere in guardia da tentazioni e reattività che possono irretire gli apparati ecclesiali. Il Pontefice ha suggerito anche dove può venire, per grazia, una ripartenza dell’opera apostolica nelle terre europee.
In primis, il Vescovo di Roma ha invitato tutti a attingere di nuovo alla “Tradizione vivente” della Chiesa, sorgente inestinguibile che non ha niente a che fare con le mode clericali segnate da “quel ‘restaurazionismo del passato che ci uccide, ci uccide tutti”. Attingere alla Tradizione vivente della Chiesa – ha rimarcato il Papa – aiuta a “guardare insieme all’avvenire, non a restaurare il passato”. Conviene sempre “ripartire dalle fondamenta, dalle radici – ha insistito il Pontefice - perché da lì si ricostruisce: dalla Tradizione vivente della Chiesa, che ci fonda sull’essenziale, sul buon annuncio, sulla vicinanza e sulla testimonianza. Da qui si ricostruisce, dalle fondamenta della Chiesa delle origini e di sempre, dall’adorazione a Dio e dall’amore al prossimo, non dai propri gusti particolari, non dai patti e negoziati che possiamo fare adesso, diciamo, per difendere la Chiesa o difendere la cristianità”. Concretamente – ha suggerito il Papa – nella Chiesa c’è da semtre una via semplice e privilegiata per attingere alle sorgenti vive della fede, che consiste nel guardare al volto dei santi, e seguire i passi di coloro nelle cui vite opera in maniera efficace e sperimentabile la grazia di Cristo. Anche i grandi santi dell’Europa – ha ricordato Papa Francesco - “Hanno messo in gioco la loro piccolezza, fidandosi di Dio. Penso ai Santi come Martino, Francesco, Domenico, Pio che ricordiamo oggi; ai patroni come Benedetto, Cirillo e Metodio, Brigida, Caterina da Siena, Teresa Benedetta della Croce”. Tutti costoro – ha sottolineato il Papa – hanno visto cambiare la propria vita accogliendo la grazia di Dio. Non si sono preoccupati dei tempi bui, delle avversità e di qualche divisione, che c’è sempre stata. Non hanno perso tempo a criticare e colpevolizzare. Hanno vissuto il Vangelo, senza badare alla rilevanza e alla politica. Così, con la forza mite dell’amore di Dio, hanno incarnato il suo stile di vicinanza, di compassione e di tenerezza – lo stile di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza –; e hanno costruito monasteri, bonificato terre, ridato anima a persone e Paesi: nessun programma “sociale” fra virgolette, solo il Vangelo. E con il Vangelo sono andati avanti”.
Anche oggi, come ai tempi descritti nei Vangeli – ha proseguito il Papa nella parte finale della sua omelia “Questo amore divino, misericordioso e sconvolgente, è la novità perenne del Vangelo. E domanda a noi, cari Fratelli, scelte sagge e audaci, fatte in nome della tenerezza folle con cui Cristo ci ha salvati. Non ci chiede di dimostrare, ci chiede di mostrare Dio, come hanno fatto i Santi: non a parole, ma con la vita”. Per aiutare anche l’Europa di oggi, “malata di stanchezza” , a “ritrovare il volto sempre giovane di Gesù e della sua sposa”. (GV) (Agenzia Fides 24/9/2021)
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AFRICA/UGANDA - Riaperti i luoghi di culto dopo la chiusura a causa della seconda ondata di Covid-19
 
Kampala (Agenzia Fides) – Il presidente ugandese Yoweri Museveni ha annunciato la riapertura dei luoghi di culto dopo lo stop di oltre un anno. Nel mese di giugno 2020, infatti, tutti i luoghi di culto del paese vennero chiusi e vietati al pubblico a causa della forte impennata dei casi di Coronavirus.
Secondo le informazioni diffuse dalla piattaforma social Ugandan Catholics Online, Museveni ha dato indicazioni precise. “Limitare il numero dei fedeli contemporaneamente a non più di 200 a condizione che il luogo di culto possa garantire un distanziamento fisico di 2 metri da entrambi i lati e un'adeguata aerazione, totale adesione a tutte le normative previste, tra le quali il lavaggio delle mani/uso di disinfettanti a base di alcol, monitoraggio della temperatura e uso costante di mascherine per il viso da parte di tutti i fedeli, compresi il coro e i celebranti.”
Il presidente ha invitato i leader cattolici a collaborare con il governo per mobilitare la popolazione a vaccinarsi e a seguire tutte le altre misure di controllo. Al 22 settembre 2021, l'Uganda contava 123.502 casi confermati di Covid19, 3135 decessi e 340 ricoveri in ospedali, sia privati che pubblici”.
(AP) (Agenzia Fides 24/09/2021)
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ASIA/INDIA - I Vescovi si oppongono alla legge anti-conversione in Karnataka
 
Bangalore (Agenzia Fides) - I dieci Vescovi cattolici dello stato del Karnataka, nel Sud dell'India, hanno espresso al Primo ministro dello stato, Basavaraj Bommi, profonda preoccupazione per una proposta di legge che intende vietare le conversioni religiose nello stato. Guidando una delegazione che ha incontrato il Primo Ministro il 22 settembre, Mons. Peter Machado, Arcivescovo di Bangalore, ha presentato un Memorandum su varie questioni che toccano la vita dei cristiani in Karnataka. Secondo l'Arcivescovo Machado, agitare lo spauracchio di "conversioni forzate" è dannoso e inutile, e la Chiesa cattolica esprime tutto il suo disappunto.
La comunità cristiana nello stato gestisce centinaia di scuole, collegi e ospedali in varie diocesi. E milioni di studenti studiano in istituti educativi gestiti da cristiani. Milioni di persone beneficiano di queste istituzioni. A nessuno di costoro - sottolineano i Vescovi - si consiglia di abbracciare il cristianesimo. Potrebbero essersi verificati alcuni casi minori, ma sono stati gonfiati a dismisura, ha affermato l'Arcivescovo Machado. "La proposta di legge anti-conversione ha lo scopo di diffamare il cristianesimo", ha sottolineato l'Arcivescovo. La comunità cristiana infatti, si assume la piena responsabilità morale di non indulgere in alcun modo nel promuovere conversioni forzate: "Non costringiamo nessuno", ha detto.
Nel Memorandum consegnato al Primo Ministro, i Vescovi notano che qualsiasi legge anti-conversione potrà causare "problemi nei rapporti inter-comunitari e disordini non necessari" , generando dichiarazioni e reazioni controverse e portando subbuglio nella società e nelle comunità religiose.
Il 21 settembre, Goolihatti Shekhar, membro dell'Assemblea legislativa statale e appartenente al partito nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP), ha sollevato la questione nel Parlamento dicendo: “I missionari evangelici cristiani stanno indulgendo in una dilagante campagna di conversione religiosa nel mio collegio elettorale di Hosadurga. Hanno convertito al cristianesimo circa 20.000 persone di religione indù”.
In risposta a questo appunto, il presidente della Assemblea legislativa, Visheshwara Hegde Kageri, ha affermato che molti stati dell'India hanno già emanato leggi per frenare le conversioni religiose e ha proposto che il Karnataka possa avere una legge simile. Intervenendo nel dibattito, il ministro dell'Interno Araga Jnanedra ha affermato che il governo del Karnataka studierà le leggi in materia di altri stati e presenterà una propria versione. Il governo statale - ha detto - intende approfondire la questione per porre fine alle conversioni religiose operate con la forza e altre lusinghe.
La Costituzione indiana prevede che i cittadini abbiano la libertà di "professare, praticare e propagare" la religione. Tuttavia diversi stati della Federazione indiana hanno attuato e promulgato leggi o regolamenti per scoraggiare o vietare le conversioni religiose: sono Odisha, Uttar Pradesh, Arunachal Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Jharkhand, Himachal Pradesh, Madhya Pradesh e Uttrakhand.
Il Karnataka è governato dal partito BJP, al cui interno membri e politici si dimostrano ostili alle comunità religiose minoritarie. Seguendo una ideologia diffusa nel BJP (la cosiddetta "Hindutva"), alcuni vorrebbero trasformare l'India da paese laico a stato teocratico indù.
(SD-PA) (Agenzia Fides 24/9/2021)
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ASIA/LIBANO - Raphaël Bedros XXI Minassian è il nuovo Patriarca di Cilicia degli Armeni
 
Roma (Agenzia Fides) - Il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale di Cilicia degli Armeni, convocato dal Santo Padre a Roma il 22 settembre 2021, ha eletto giovedì 23 settembre Patriarca di Cilicia degli Armeni, Raphaël François Minassian, finora Arcivescovo titolare di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e Ordinario per i fedeli armeni cattolici dell’Europa Orientale. L’eletto ha assunto il nome di Raphaël Bedros XXI Minassian.
Il nuovo Patriarca armeno cattolico è nato il 24 novembre 1946 a Beirut. Ha compiuto gli studi presso il Seminario Patriarcale di Bzommar (1958-1967) e ha studiato Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Gregoriana (1967-1973). Ha frequentato il corso di specializzazione in psicopedagogia presso la Pontificia Università Salesiana. Il 24 giugno 1973 è stato ordinato sacerdote come membro dell’Istituto del Clero Patriarcale di Bzommar. Dal 1973 al 1982 è stato Parroco della Cattedrale Armena di Beirut, dal 1982 al 1984 Segretario del Patriarca Hovannes Bedros XVIII Kasparian, e dal 1984 al 1989 incaricato di fondare il complesso parrocchiale della Santa Croce di Zalka, Beirut.
Dal 1975 al 1989, Raphaël François Minassian è stato Giudice al Tribunale Ecclesiastico della Chiesa Armena a Beirut. Ha insegnato liturgia armena all’Università Pontificia di Kaslik dal 1985 al 1989 e nel 1989 è stato trasferito negli Stati Uniti d’America, dove ha lavorato per un anno come Parroco a New York. Successivamente, fino al 2003, è stato Parroco per gli Armeni Cattolici in California, Arizona e Nevada.
Dal 2004, Minassian ha diretto Telepace Armenia, di cui è Fondatore. Nel 2005 è stato nominato Esarca Patriarcale di Gerusalemme ed Amman per gli Armeni. Il 24 giugno 2011 è stato nominato Ordinario per i Fedeli Armeni Cattolici dell’Europa Orientale, con assegnazione da parte del Santo Padre della Sede titolare vescovile di Cesarea di Cappadocia degli Armeni e del titolo di Arcivescovo ad personam. (Agenzia Fides 24/9/2021)
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AMERICA/VENEZUELA - “Ho sempre agito per la difesa della libertà, della giustizia e dei diritti del popolo venezuelano”: il testamento spirituale del Cardinale Urosa Savino
 
Caracas (Agenzia Fides) - Ieri, 23 settembre, il Cardinale Baltazar Porras, a nome dell'arcidiocesi di Caracas, ha comunicato la morte del Cardinale Jorge Urosa Savino, Arcivescovo emerito di Caracas, cui è seguita la nota della Conferenza Episcopale del Venezuela. La triste notizia ha molto colpito il popolo venezuelano, in quanto il Porporato era ben voluto e rispettato non solo in America Latina, dove era molto conosciuto. Il 28 agosto aveva compiuto, in ospedale, 79 anni. Era stato contagiato dal coronavirus più di un mese fa, e subito l'infezione era apparsa molto aggressiva.
Una settimana fa, l'Arcidiocesi di Caracas aveva pubblicato una riflessione, scritta dal Cardinale Urosa alla fine dello scorso agosto, in cui tra l’altro affermava: “Esprimo il mio grande affetto per il popolo venezuelano e la mia assoluta dedizione alla sua libertà, alle sue istituzioni, alla difesa dei diritti del popolo di fronte agli abusi che sono stati commessi dai governi nazionali. E in questo atteggiamento, ho sempre agito, non per odio o rancore, ma per la difesa della libertà, della giustizia e dei diritti del popolo venezuelano. Quindi spero che il Venezuela esca da questa situazione molto negativa".
Il Cardinale Jorge Liberato Urosa Savino, Arcivescovo Metropolita emerito di Caracas, era nato nella capitale venezuelana il 28 agosto 1942. Dopo aver compiuto gli studi primari e secondari presso il collegio «La Salle» di Tienda Honda, Caracas (1948-1959), ha frequentato il triennio filosofico nel Seminario interdiocesano di Caracas (1959-1962) e, per la Teologia, il «St. Augustine's Seminary» di Toronto, Canada, (1962-1965). A Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana (1965-1971), ha conseguito la Laurea (1967) e il Dottorato in Teologia (1971). Aveva ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 15 agosto 1967 e quella episcopale il 22 settembre 1982, creato Cardinale da Benedetto XVI nel Concistoro del 24 marzo 2006.
(CE) (Agenzia Fides 24/09/2021)
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AMERICA/PERU' - La Chiesa sempre disponibile alla collaborazione con lo Stato nei settori sociale, educativo e sanitario, per il bene comune
 
Lima (Agenzia Fides) - La presidenza della Conferenza Episcopale Peruviana il 22 settembre ha avuto un incontro con la presidente del Congresso della Repubblica, María del Carmen Alva Prieto, presso le strutture del Congresso della Repubblica. Durante l'incontro è stata ribadita la disponibilità della Chiesa ad aiutare e a collaborare con il Congresso in particolare nei settori sociale, educativo e sanitario del Paese. L'incontro si è svolto in un clima di fraternità, cordialità e amicizia sociale. La Chiesa peruviana prosegue così nella sua agenda di incontri con le diverse istanze del Congresso della Repubblica per contribuire alla costruzione del bene comune del Paese.
All'incontro erano presenti Monsignor Miguel Cabrejos Vidarte, Presidente della Conferenza Episcopale e Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam); Monsignor Robert Prevost, Vescovo di Chiclayo e secondo Vicepresidente; Monsignor Norberto Strotmann, Vescovo di Chosica e segretario generale; padre Guillermo Inca, Vicesegretario della Conferenza Episcopale peruviana.
L'incontro è servito anche per calmare una certa tensione popolare creatasi a causa dei tanti commenti e dibattiti dopo la morte in carcere del capo di Sendero Luminoso, avvenuta pochi giorni fa. L'Arcivescovo di Lima, Monsignor Carlos Castillo, aveva celebrato una messa il 12 settembre con i principali responsabili del Gruppo Speciale dell'Intelligence Peruviana, nella Cattedrale di Lima, proprio nell'anniversario della storica cattura di Abimael Guzmán, leader del gruppo terroristico Sendero Luminoso.
Nell'omelia l’Arcivescovo aveva detto: “Se ora abbiamo la possibilità di una democrazia, anche con i suoi problemi, è perché Voi avete seminato quel seme di speranza per il Paese. Siete la forza che dobbiamo avere per continuare quel cammino di speranza che avete iniziato in una domenica come oggi. Facciamo ogni sforzo per essere semi di speranza ed essere un miracolo per il nostro popolo".
(CE) (Agenzia Fides 24/09/2021)
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AMERICA/COLOMBIA - La centralità del kerygma nell'azione evangelizzatrice della Chiesa: nell’Ottobre missionario inizia un corso on line
 
Bogotà (Agenzia Fides) - Con l'obiettivo di continuare nel modo migliore l’impegno di evangelizzazione in questi tempi di pandemia e post-pandemia, il Centro per l'Animazione Missionaria della Conferenza Episcopale della Colombia (CEC), ha organizzato un programma di formazione per evidenziare la centralità del kerygma cristiano in tutta l'azione evangelizzatrice della Chiesa. Come spiega nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, Padre Ramiro Antonio López, direttore del Dipartimento di Animazione Missionaria della CEC, si tratta di 7 incontri virtuali che saranno offerti gratuitamente, attraverso la piattaforma Zoom, ogni martedì dal 5 ottobre al 16 novembre, alle ore 19.
"Il Kerigma è il contenuto fondamentale dell'evangelizzazione, è il primo annuncio che riceviamo - afferma il sacerdote -. Abbiamo visto la necessità di presentare questo Kerygma con una sfumatura missionaria, cioè molto testimoniale, esperienziale, con un linguaggio vicino che possa raggiungere tutto il popolo di Dio. Questo corso sarà focalizzato con una tinta molto marcata per la missione, per questo vogliamo iniziarlo nel mese di ottobre, dedicato alle missioni".
L'invito a partecipare è rivolto a laici, religiosi, religiose e anche sacerdoti che vogliono approfondire questo tema e che desiderano prepararsi meglio per continuare il cammino dell’ evangelizzazione. I temi fondamentali degli incontri sono: introduzione al Kerygma; l'amore di Dio; Dio ha mandato suo Figlio per salvarci; colui che crede sarà salvato; convertirsi e credere al Vangelo; i figli di Dio nascono solo dallo Spirito. (SL) (Agenzia Fides 24/09/2021)

mercoledì 1 settembre 2021

Agenzia Fides 1 settembre 2021

 

AFRICA/CAMERUN - Liberato il Vicario generale della diocesi di Mamfe rapito domenica scorsa
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - È stato liberato senza il pagamento del riscatto il Vicario generale della diocesi di Mamfe, nel sud-ovest del Camerun, rapito domenica 29 agosto (vedi Fides 31/8/2021). Lo ha annunciato nella serata di ieri, 31 agosto, il cancelliere della diocesi camerunese, p. Sébastien Sinju.
“Ringraziamo l’Altissimo che ha tenuto al sicuro durante la prigionia Mons. Julius Agbortoko Agbor e lo ha riportato a noi sano e salvo” afferma un comunicato firmato da p. Sinju, giunto a Fides. Il cancelliere ringrazia “le comunità cristiane e tutti coloro che, in patria e all’estero, sono stati al nostro fianco mentre eravamo uniti in preghiera. (…). Che Dio vi benedica”.
Per la liberazione del sacerdote i rapitori avevano chiesto un riscatto di 20 milioni di franchi CFA (circa 30.489 euro). A quanto pare la somma non sarebbe stata pagata.
Mons. Agbortoko Agbor era stato catturato domenica 29 agosto da alcuni giovani armati, che si erano qualificati come separatisti, che avevano assalito il Seminario maggiore di Mamfe. La loro intenzione iniziale era quella di catturare Sua Ecc. Mons. Francis Teke Lysinge, Vescovo emerito di Manfe. Ma vista l’età avanzata del Vescovo, i separatisti hanno preferito prelevare Mons. Agbor. (L.M.) (Agenzia Fides 1/9/2021)
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AFRICA/LIBERIA - Catechisti d’Africa: punto di riferimento dei cristiani delle piccole comunità
 
Foya (Agenzia Fides) – “In Africa mai avrei potuto svolgere il mio servizio missionario senza l’aiuto e il sostegno di tanti catechisti” ha raccontato p. Walter Maccalli in riferimento al Motu Proprio “Antiquum ministerium” del 10 maggio 2021, con cui Papa Francesco ha istituito il ministero dei catechisti.
Il sacerdote, missionario della Società per le Missioni Africane (SMA), nella nota pervenuta all’Agenzia Fides, ha spiegato cosa fa il catechista nella Chiesa africana. “Sono loro il punto di riferimento dei cristiani delle piccole comunità, dato che vivono a stretto contatto con loro e animano le celebrazioni domenicali quando il missionario non può farlo. Ad esempio, in Angola, durante la lunga guerra civile i catechisti sono sempre rimasti al loro posto, anche quando preti e suore avevano dovuto abbandonare le missioni per ragioni di sicurezza. Hanno dato prova della loro fede, pur nel pericolo e nella persecuzione”, sottolinea p. Maccalli. “Non hanno mai interrotto l’opera dell’evangelizzazione, hanno continuato a dare formazione cristiana e assistenza ai fedeli, pur in condizioni precarie, in villaggi isolati della foresta, nei quartieri degli sfollati, o nei campi di rifugiati al di là delle frontiere angolane.”
A testimonianza del ruolo insostituibile dei catechisti, il missionario SMA ne ricorda uno, Estêvão Tomais, nato due anni prima del 1961, anno di inizio della guerra di liberazione angolana. “Era destinato a morire perché meticcio – racconta. Suo padre infatti era portoghese. Fu salvato dalla madre angolana, fuggita in foresta. Catechista per vocazione e responsabile delle comunità sparse nella grande parrocchia di Nambuangongo, è divenuto il fedele collaboratore dei missionari. È ancora oggi formatore di nuovi leader di comunità, ai quali insegna la liturgia e il modo di spiegare la Bibbia.”
“La Chiesa cattolica angolana deve molto ai catechisti per l’incalcolabile contributo che hanno dato all’evangelizzazione lungo i quarant’anni che è durata la guerra – ha dichiarato p. Walter. L’impatto della parola di un catechista africano sui cristiani delle loro comunità è molto forte, maggiore certamente di quella di noi missionari europei. In quanto conoscitore della cultura e delle tradizioni locali, la sua parola è di stimolo e incoraggiamento a vivere la fede cristiana in quelle situazioni in cui il Vangelo entra un pò in conflitto con certe pratiche e certe mentalità ancestrali. Essi sanno come fare la sintesi tra le tante cose buone che ci sono nella tradizione africana e la novità dell’annuncio di Gesù.”
“Qui nella missione di Foya, in Liberia, dove mi trovo ora, - conclude p. Walter - nella nostra parrocchia possiamo contare su un catechista inviatoci dalla diocesi. Tra i vari servizi offerti prepara i catecumeni adulti al Battesimo, esercita un ministero itinerante nei villaggi, per la catechesi e la liturgia in lingua locale, il kissi, oltre ad aiutare a riportare la pace nelle famiglie e nei villaggi dove sono nati dei conflitti.”
(WM/AP) (Agenzia Fides 1/9/2021)

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ASIA/MYANMAR - Militari dell'esercito birmano occupano e profanano due chiese
 
Hakha (Agenzia Fides) - L'esercito birmano ha requisito e profanato due chiese, la chiesa cattolica di San Giovanni e una chiesa battista, nel villaggio di Chat, nel comune di Mindat, nello stato birmano di Chin, nel Myanmar occidentale. Come confermano all'Agenzia Fides fonti ecclesiali nella diocesi di Hakha, dove si trova Mindat, l'assalto è avvenuto ieri, 31 agosto 2021. I militari del Myanmar hanno sequestrato gli edifici di culto e creato un loro quartier generale all'interno delle due chiese.
Il parroco cattolico della chiesa di san Giovanni, padre John Aung, scacciato, esprime a Fides tutto il suo sdegno: "E' esecrabile. I militari hanno requisito la chiesa per loro uso. Hanno aperto il tabernacolo, hanno preso le ostie consacrate e le hanno buttate a terra, calpestando e saccheggiando. Hanno distrutto tutti gli armadi chiusi a chiave. L'esercito dovrebbe rispettare gli edifici religiosi e non dovrebbe toccare nulla all'interno delle chiese. Condanniamo l'aggressione e la violenza gratuita e la profanazione della nostra chiesa, con la palese violazione della libertà di culto". Nel villaggio di Chat ci sono 68 case, 42 delle quali sono di famiglie cattoliche. Tutta la parrocchia abbraccia 20 villaggi dell'area. All'arrivo dei militari, che nell'area si sono scontrati con alcuni militanti delle forze di resistenza locali, il parroco è fuggito nella foresta con gli abitanti del villaggio.
Riferisce Shane Aung Maung, uno dei fedeli cristiani battisti del villaggio: "I soldati hanno distrutto le nostre bibbie, gli arredi sacri, i generatori elettrici e l'amplificatore dei suoni. Bevono alcolici all'interno dell'edificio della chiesa. Macellano il bestiame e cucinano carne nella chiesa". "Tatmadaw (l'esercito regolare birmano, ndr) sta destabilizzando il Paese, colpendo persone e proprietà delle Chiese cristiane, uccidendo civili disarmati e pacifici e bruciando villaggi e case. Siamo davvero sconcertati", aggiunge.
Commenta a Fides il sacerdote cattolico locale p. David Hmun: "Siamo scioccati. E' davvero impensabile. I militari del Myanmar non sono più un esercito popolare ma diventano così un gruppo militante terrorista, che compie violenza sul popolo, sui civili innocenti".
L'occupazione della chiesa da parte dell'esercito è avvenuta quando i combattimenti tra i militari e i gruppi di resistenza civile (Chinland Defence Force, CDF) si sono intensificati nello stato di Chin, area prevalentemente cristiana. L'Institute of Chin Affairs, ente non profit creato da leader di etnia Chin, attualmente con base in India, ha condannato gli atti di violenza compiuti dalle truppe durante l'occupazione delle chiese. "L'occupazione della chiesa e la devastazione delle proprietà della chiesa è una violazione della Convenzione di Ginevra. Chiediamo la fine immediata di atti contro il diritto internazionale umanitario e contro i diritti umani", afferma l'Istituto in un comunicato pervenuto a Fides. L'Istituto condanna l'uccisione di centinaia di civili Chin nei mesi scorsi e segnala che, come effetto del colpo di stato militare del 1° febbraio, "il paese sta scivolando in una guerra fratricida che conduce alla rovina". Data la reazione "intraprendente e resiliente della popolazione, il golpe è fallito", si afferma, notando la formazione e la tenacia delle "Forze di difesa popolare" in tutta la nazione.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 1/9/2021)
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ASIA/TURCHIA - La chiesa armena di Malatya riapre al culto dopo 106 anni
 
Malatya (Agenzia Fides) - La chiesa armena apostolica di Surp Yerrortutyun (Santissima Trinità), nella provincia turca orientale di Malatya, ha riaperto le porte al culto divino dopo una interruzione di 106 anni. La divina liturgia, celebrata nella chiesa domenica 29 agosto, è stata presieduta da Sahak Maşalyan, attuale Patriarca armeno di Costantinopoli, e ha visto la partecipazione di un cospicuo numero di cristiani armeni residenti nella regione. Il giorno prima, sabato 28 agosto, l’edificio era stato riaperto come “Centro culturale di arte e cultura Tashhoran”, L’opera architettonica, la cui costruzione era stata completata nel 1893, si trovava in uno stato di degrado dopo decenni di totale abbandono. L’ultima celebrazione liturgica vi si era svolta nel 1915, quando il luogo di culto era sotto la giurisdizione del Patriarcato armeno di Costantinopoli, e prima che l’Anatolia divenisse teatro delle deportazioni e dei massacri noti come “Genocidio armeno”.
I lavori di restauro e ripristino della chiesa – riferisce la testata bilingue armena-turca Agos - sono stati promossi dalla locale associazione Hayder. Le autorità politiche locali, presenti all’inaugurazione, hanno spiegato che il complesso architettonico viene riaperto al pubblico come centro culturale. Nel contempo, su richiesta, le locali comunità cristiane armene potranno utilizzare la chiesa per iniziative ecclesiali, celebrazioni di battesimi e matrimoni, incontri di preghiera e divine liturgie.
“La chiesa, restaurata 100 anni dopo come centro artistico e culturale” ha dichiarato il Patriarca Maşalyan nel discorso tenuto durante le celebrazioni inaugurali, “apre anche ai cittadini cristiani per il culto. Naturalmente, prendiamo questo come un messaggio molto importante in termini di pace, unità e fratellanza per questo Paese”.
In tempi recenti (vedi Fides 23/1/2021 e 27/1/2021) in Turchia aveva suscitato rammarico la sorte di antichi luoghi di culto cristiani ridotti in stato di abbandono che erano stati messi in vendita da proprietari privati o erano stati addirittura smantellati per liberare terreni a vantaggio di nuove iniziative edilizie e immobiliari.
Anche il Patriarcato armeno ortodosso di Costantinopoli aveva diffuso una dichiarazione al riguardo, esprimendo rammarico per il fatto che "edifici ecclesiastici siano percepiti come un bene commerciale e siano visti da alcuni come una fonte di guadagno". In passato – proseguiva la dichiarazione del Patriarcato armeno con sede a Istanbul – i luoghi di culto cristiani erano istituiti, costruiti o restaurati grazie agli ‘editti del Sultano’. Sappiamo che proteggere gli edifici ecclesiastici che contribuiscono alla ricchezza culturale del nostro Paese, che non sono più a disposizione delle comunità di riferimento, rappresenta comunque un dovere delle istituzioni competenti dello Stato”. (GV) (Agenzia Fides 1/9/2021)
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AMERICA/MESSICO - Ucciso un sacerdote nello stato di Morelos
 
Galeana (Agenzia Fides) - Il corpo senza vita del sacerdote messicano don José Guadalupe Popoca è stato ritrovato la mattina del 31 agosto all'interno della parrocchia di San Nicolás de Bari, nella città di Galeana, municipio di Zacatepec, nello stato di Morelos. Secondo le prime informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il parroco è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco alla testa. Don José Guadalupe era nato a Jiutepec, Morelos, il 12 dicembre 1977, ed era stato ordinato sacerdote il 15 agosto 2007. Ha svolto il ministero sacerdotale in diverse parrocchie della diocesi di Cuernavaca, dedicandosi in particolare ai giovani.
Mons. Ramón Castro Castro, Vescovo di Cuernavaca, diocesi a cui appartiene la parrocchia, ha espresso in un videomessaggio costernazione e dolore, chiedendo alle autorità di indagare sui motivi del crimine, e ha invitato a pregare per l’eterno riposo del sacerdote e perché Dio conceda alla sua comunità il coraggio e la forza di affrontare questa perdita.
Monsignor Alfonso G. Miranda Guardiola, Vescovo ausiliare di Monterrey e Segretario Generale della Conferenza Episcopale Messicana (CEM), in un messaggio afferma: “Con profondo dolore, esprimiamo la nostra tristezza e sgomento per l'omicidio di p. José Guadalupe Popoca, appartenente al clero della diocesi di Cuernavaca. Esprimiamo le nostre condoglianze a Mons. Ramón Castro Castro, alla sua famiglia, agli amici e ai fedeli che ha servito nella vita come loro pastore. Chiediamo la conversione a coloro che producono dolore e sofferenza, affinché possano tornare sulla via del bene. Dio non ha creato nessuno per fare il male, ci ama perché siamo Suoi figli e Si aspetta che scegliamo la strada della vita”. Infine il Segretario generale della CEM ringrazia i sacerdoti, “che svolgono il loro lavoro in tutto il Paese” e chiede loro di “non perdere la speranza, di continuare con ardore la loro missione ecclesiale nonostante le difficoltà, sull'esempio di Gesù, il Buon Pastore”.
Secondo il Sistema nazionale di pubblica sicurezza, tra gennaio e luglio 2021 nello stato di Morelos ci sono stati 769 omicidi e 10 rapimenti. Secondo il Mexico Peace Index 2021, Morelos è il nono stato più violento dei 32 stati messicani. (SL) (Agenzia Fides 1/09/2021)
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AMERICA/CILE - Settembre: dal “Mese della Bibbia” al “Mese della Parola”
 
Santiago (Agenzia Fides) - La Commissione Nazionale per l'Animazione Biblica della Pastorale in Cile, ha deciso quest’anno di cambiare il nome del tradizionale "Mese della Bibbia", che si celebra a settembre in diversi paesi dell’America Latina, in "Mese della Parola". La ragione, spiega la nota pervenuta a Fides, è che i cristiani non sono una religione "del Libro", ma un popolo convocato, che ascolta la voce di Colui che è il "Verbo" fatto carne, e che questa Parola è quella che "ascolta con pietà, custodisce con devozione e spiega con fedeltà" come ricorda la Dei Verbum.
L'obiettivo di questo cambio di nome, prosegue la Commissione, è quello di sottolineare che la Parola di Dio va letta e messa in dialogo con le sfide del tempo presente. “La Parola guidi quindi il nostro processo di discernimento ecclesiale, personale e comunitario. Che possiamo scoprire nella Parola, la nostra vocazione di popolo sinodale che si fa pellegrino con il Signore”. Per dare vita a questo "Mese della Parola", sono state preparate diverse attività per tutto il mese di settembre, che saranno trasmesse sul canale YouTube della Conferenza Episcopale.
L’appuntamento è per ogni lunedì, martedì e mercoledì del mese di settembre, alle ore 19,30. Il lunedì, sul tema "Parola e Interpretazione", si cercherà di illuminare con la Parola alcuni grandi concetti come Popolo di Dio, Discernimento, Sinodalità… Il martedì, la "Lettura orante della Parola" raccoglierà il contributo di diverse diocesi e movimenti sui loro modi di fare lettura orante. Il mercoledì, con "La Parola e la Cultura", verranno presentati alcuni temi propri del momento culturale che stiamo vivendo: la Parola letta dai giovani, la Parola letta dalle Donne, la Parola letta dalle Migrazioni e la Parola letta in dialogo con i Popoli Indigeni. Tutte le informazioni e i materiali sono disponibili nell'apposito sito web preparato per l'occasione. (SL) (Agenzia Fides 1/09/2021)
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AMERICA/EL SALVADOR - Il 22 gennaio la beatificazione dei quattro martiri Rutilio Grande, Manuel Solórzano, Nelson Rutilio Lemus Chávez e Cosma Spessotto
 
San Salvador (Agenzia Fides) - La Chiesa cattolica salvadoregna ha annunciato che la Beatificazione dei martiri salvadoregni padre Rutilio Grande, gesuita, Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus Chávez, laici, e del francescano italiano Fray Cosme Spessotto, OFM, avrà luogo il 22 gennaio 2022, sul sagrato della Cattedrale metropolitana di San Salvador.
"E’ stato deciso che la beatificazione sarà a San Salvador, ma sta a noi Vescovi scegliere il luogo, e lo abbiamo già scelto, e sarà la Cattedrale di San Salvador" ha spiegato durante la conferenza stampa per l’annuncio, domenica 29 agosto, l'Arcivescovo di San Salvador, Monsignor José Luis Escobar Alas. Mons. Escobar Alas ha anche confermato che Papa Francesco ha nominato il Cardinale salvadoregno Gregorio Rosa Chávez suo Delegato speciale a presiedere la celebrazione per questi altri quattro martiri che saliranno “agli onori degli altari”, unendosi così a Sant'Oscar Arnulfo Romero, canonizzato nell'ottobre 2018 dallo stesso Papa Francesco.
L'Arcivescovo si è rammaricato in quanto la celebrazione della beatificazione dei martiri non sarà come quella di Sant’Oscar Arnulfo Romero, avvenuta in Plaza del Divino Salvador del Mundo, il 23 maggio 2015, con un numero considerevole di fedeli, perché il contesto della pandemia di coronavirus non lo consente. "Non pensiamo a una festa con un grande afflusso di persone, piuttosto a una celebrazione dove ci siano delle rappresentanze, in quanto la piazza può ospitare un buon numero di persone, sempre rispettando le misure di biosicurezza come mascherine e gel alcolico. La messa sarà trasmessa sulle reti sociali, in modo che le persone possano seguirla ed essere partecipi della beatificazione" ha spiegato.
Il sacerdote gesuita Rutilio Grande era nato il 5 luglio 1928 a El Paisnal, ed è stato assassinato il 12 marzo 1977 dagli squadroni della morte dell'esercito salvadoregno, mentre era parroco nella città di Aguilares. Fu amico di Sant'Oscar Arnulfo Romero, che fu assassinato tre settimane prima di lui. Insieme a padre Rutilio furono uccisi anche il 72enne Manuel Solórzano e Nelson Rutilio Lemus Chavez, 15 anni. Tutti e tre si trovavano su una jeep diretta a El Paisnal, dove il sacerdote avrebbe dovuto celebrare una messa, ma sulla strada furono fermati e fucilati. Il missionario francescano italiano p. Cosma Spessotto, OFM, nato a Mansué nel 1923, in El Salvador dal 1950, venne ucciso a colpi di arma da fuoco da alcuni sconosciuti a San Juan Nonualco, il 14 giugno 1980, mentre pregava davanti all’altare prima di celebrare la Santa Messa.
(CE) (Agenzia Fides 01/09/2021)

sabato 23 gennaio 2021

Agenzia Fides 23 gennaio 2021

 

AFRICA/BURKINA FASO - Prete ucciso: si rafforza la pista jihadista. Nel Sahel le violenze dei terroristi hanno provocato 2 milioni di sfollati
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) – Si rafforza l’ipotesi che don Rodrigue Sanon, il parroco di Soubaganyedougou (diocesi di Banfora) sia stato vittima di un gruppo jihadista (vedi Fides 21 e 22 gennaio 2021). Secondo gli inquirenti, il sacerdote, bloccato lungo la strada Soubaganyedougou - Banfora, nei pressi di Toumousséni, sarebbe stato ucciso dai suoi rapitori una volta scopertisi braccati dalle forze dell’ordine. Un modo di agire più simile a quello di un gruppo terroristico che non di una banda di delinquenti comuni. È stato scoperto un coltello vicino al corpo insanguinato del sacerdote.
La scomparsa del prete cattolico ha suscitato forte emozione tra i fedeli che si stanno mobilitando nella cattedrale di San Pietro per pregare per l'anima del defunto. Una messa verrà celebrata in assenza del corpo di don Sanon. Su indicazione del procuratore presso il Tribunal de Grande Instance di Banfora, la salma è stata infatti trasferita ieri sera a Ouagadougou per l'autopsia, dove è stata organizzata una veglia di preghiera.
La violenza jihadista nel Sahel ha provocato la fuga di milioni di persone. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il numero di persone in fuga dalla violenza nella regione del Sahel in Africa occidentale è quadruplicato negli ultimi due anni, con 2 milioni sfollati all’interno del proprio Paese. Il Sahel ha anche più di 850.000 rifugiati in altri Paesi principalmente provenienti dal Mali.
I militanti legati ad al Qaeda e allo Stato Islamico hanno ampliato il loro raggio d'azione nella regione semiarida ai margini del Sahara, alimentando conflitti etnici in Burkina Faso, Mali e Niger e costringendo intere comunità a fuggire dalle proprie case. Più della metà degli sfollati all'interno del proprio Paese si trova in Burkina Faso, dove molti sono costretti a dormire all'aperto e non hanno abbastanza acqua.
"Le comunità che ospitano gli sfollati hanno raggiunto un punto di rottura", ha detto il portavoce dell’UNHCR Boris Cheshirkov. "La risposta umanitaria è pericolosamente sotto pressione e l'UNHCR sta sollecitando la comunità internazionale a raddoppiare il suo sostegno alla regione”. (L.M.) (Agenzia Fides 23/1/2021)
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ASIA/INDIA - Il Gesuita Stan Swamy in carcere: "La solidarietà mi dà forza e coraggio immensi"
 
Mumbai (Agenzia Fides) - "Apprezzo profondamente la travolgente solidarietà espressa da molte persone in tutto il mondo, in questi 100 giorni dietro le sbarre. A volte la notizia di tanta solidarietà mi ha dato una forza e un coraggio immensi, soprattutto quando l'unica cosa certa in carcere è l'incertezza": sono le parole, pervenute all'Agenzia Fides, dell'83enne Gesuita indiano padre Stan Swamy, in carcere dall'8 ottobre scorso con l'accusa di sedizione. Dietro le sbarre a Mumbai, nonostante l'età e la grave forma di Parkinson di cui soffre, il Gesuita condivide la prigionia con altri 15 tra attivisti e membri di Ong, accusati, in base alla "Unlawful activities prevention act", di terrorismo e di complicità con i ribelli maoisti. Tutti erano a fianco e promuovevano i diritti degli adivasi del Jhakarland indiano, gli indigeni che subivano abusi e patenti violazioni dei loro diritti umani, sociali, culturali, perpetrate da grandi proprietari terrieri o da multinazionali.
In un messaggio di padre Swamy - raccolto dai confratelli Gesuiti indiani che lo hanno visitato in carcere e inviato all'Agenzia Fides - il religioso racconta: "Un altro punto di forza durante questi ultimi cento giorni è stato osservare la difficile situazione degli altri detenuti in attesa di processo. La maggior parte di loro proviene da comunità economicamente e socialmente più deboli. Molti di questi poveri non sanno quali accuse sono state loro rivolte, non hanno visto il loro foglio di accusa e rimangono in prigione per anni, senza alcuna assistenza legale o di altro tipo. Nel complesso, quasi tutti i detenuti e sono costretti a vivere con il minimo indispensabile, ricchi o poveri che siano. Questa condizione crea un senso di fratellanza e di solidarietà comunitaria: sentiamo che è possibile stare vicini e sostenersi l'un l'altro in queste avversità".
Padre Swamy conclude ricordando gli altri attivisti con lui imputati per gli stessi presunti reati: "Noi sedici coimputati non abbiamo potuto incontrarci, poiché siamo alloggiati in carceri diverse o in diverse sezioni all'interno della stessa prigione. Ma canteremo ancora in coro. Un uccello in gabbia può ancora cantare".
Un accorato messaggio di solidarietà in suo favore lo ha pronunciato oggi, in un video messaggio diffuso in tutto il mondo, padre Arturo Sosa, Preposito Generale della Compagnia di Gesù, affermando: "Padre Stan ha dedicato l'intera esistenza ai più poveri fra i poveri: gli indigeni adivasi e i dalit. E' la voce di chi non ha voce. Ha affrontato i potenti e ha detto loro la verità, è impegnato nella difesa dei diritti umani delle minoranze". La Compagnia di Gesù ha lanciato un appello internazionale per il suo rilascio immediato, affermandone la piena innocenza e notandone le precarie condizioni di salute.
Finora i tentativi di segnalare al governo indiano la sua situazione e gli appelli per la sua liberazione - l'ultimo compiuto da tre Cardinali indiani che hanno incontro nei giorni scorsi il Primo Ministro Narendra Modi - non hanno sortito alcun effetto.
(PA) (Agenzia Fides 23/1/2021)
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ASIA/TURCHIA - In vendita una chiesa armena del XIX secolo. Patriarcato armeno: “E’ triste che edifici sacri diventino fonte di guadagno”
 
Bursa (Agenzia Fides) – Una chiesa storica costruita dalla comunità armena nella regione di Bursa, e attualmente in possesso di proprietari privati, è stata posta in vendita sul mercato immobiliare locale, mentre i responsabili delle comunità armene presenti in Turchia esprimono rammarico e riferiscono di non avere strumenti né giuridici né economici per poter recuperare il luogo di culto cristiano. La chiesa, secondo le indagini compiute dal ricercatore Raif Kaplanoglu, rilanciate anche dal periodico armeno-turco Agos, è stata costruita negli anni Trenta del XIX secolo in un’area a quel tempo abitata da popolazione armena. Essa era intitolata a Surp Krikor Lusavoriç (San Gregorio Illuminatore) ed era officiata da sacerdoti della Chiesa armeno-cattolica.
Dopo gli anni in cui fu perpetrato il Genocidio armeno, l’area intorno alla chiesa rimase spopolata, e l’edificio sacro fu utilizzato anche come deposito di tabacco. I privati che ora ne detengono il possesso hanno provato a venderlo al distretto di Bursa Yildirim, che ha declinato l’offerta per mancanza di fondi. Anche l’Arcivescovo armeno cattolico Lévon Boghos Zékiyan, Arcieparca di Costantinopoli, ha riferito di aver contattato la società immobiliare che pubblicizza la vendita dell’edificio. "Sfortunatamente” ha dichiarato ad Agos l’Arcieparca Zékiyan “non abbiamo il potere di comprare la chiesa. Non ci disturba il fatto che la chiesa abbia una funzione pubblica come luogo culturale. Speriamo di potervi celebrare una liturgia all'anno. Ho intenzione di incontrare le autorità locali della regione nei prossimi giorni”.
Anche il Patriarcato armeno ortodosso di Costantinopoli ha diffuso una dichiarazione al riguardo, esprimendo rammarico per il fatto che "edifici ecclesiastici siano percepiti come un bene commerciale e siano visti da alcuni come una fonte di guadagno". In passato – prosegue la dichiarazione del Patriarcato armeno con sede a Istanbul – i luoghi di culto cristiani erano istituiti, costruiti o restaurati grazie agli “editti del sultano. Sappiamo che proteggere gli edifici ecclesiastici che contribuiscono alla ricchezza culturale del nostro Paese, che non sono più a disposizione delle comunità di riferimento, rappresenta comunque un dovere delle istituzioni competenti dello Stato”.
Di recente, il deputato armeno Garo Paylan, dell’HDP (Partito Democratico dei Popoli, formazione d'opposizione che unisce forze filo-curde e forze di sinistra) ha rivolto una interrogazione parlamentare al ministro turco della Cultura Mehmet Nuri Ersoy, riportando il caso della antica chiesa armena della Vergine Maria, oggi in stato di abbandono nel villaggio di Germuş, non lontano da Urfa, dove ultimamente una comitiva di amici si è data appuntamento per il loro barbecue conviviale. “Migliaia di chiese” si legge nell’interpellanza di Paylan “sono in attesa di essere restaurate nel nostro Paese. Perché vengono abbandonate al loro destino?”. (GV) (Agenzia Fides 23/1/2021)
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AMERICA/CILE - Dopo 15 anni di lavoro la “Bibbia della Chiesa in America” è ora disponibile per tutti
 
Santiago (Agenzia Fides) - La “Bibbia della Chiesa in America” (BIA), un progetto del Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) che si assunse l’incarico di eseguire una traduzione in lingua corrente delle Sacre Scritture da offrire agli ispanofoni di tutte le Americhe, è arrivato a compimento e ora chiunque può acquistarla. Secondo la nota della Conferenza episcopale cilena, pervenuta a Fides, un team di 26 specialisti latinoamericani – sotto la responsabilità del Vescovo cileno Santiago Silva Retamales, Ordinario militare – ha lavorato per 15 anni alla traduzione dei contenuti da ebraico, aramaico e greco, in fedeltà al testo originale ma anche al lettore contemporaneo, cercando di tradurre i significati genuini in lingua corrente.
La “Bibbia della Chiesa in America” include una ricca serie di note pastorali
e teologiche, introduzioni, glossario, mappe e altre risorse, che ne fanno uno strumento fondamentale per l’evangelizzazione e la catechesi nelle comunità cristiane, e può anche essere utilizzata per la formazione biblica permanente e la "lectio divina". Ne sono stati realizzati diversi formati, per le esigenze pastorali. (SL) (Agenzia Fides 23/01/2021)
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AMERICA/MESSICO - A novembre l'Assemblea ecclesiale dell'America Latina e dei Caraibi: "Siamo tutti discepoli missionari in uscita"
 
Città del Messico (Agenzia Fides) - Nell'ambito della “Domenica della Parola di Dio” e della 55esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM) presenta l'Assemblea ecclesiale di America latina e Caraibi, domenica 24 gennaio, dalla Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, a Città del Messico, alle ore 10:45 (ora locale), attraverso i social network del Celam.
Il motto scelto, "Siamo tutti discepoli missionari in uscita", “ci chiama, in comunione con Papa Francesco, a intraprendere un cammino partecipativo per discernere le nuove strade che dobbiamo percorrere per rispondere alle sfide pastorali della Chiesa in America Latina e nei Caraibi, nel contesto attuale, mentre ricorderemo la V Conferenza Generale dell'Episcopato latinoamericano tenutasi ad Aparecida (Brasile), nel 2007” spiega la nota della Commissione della comunicazione del Celam.
Per il suo carattere sinodale, la realizzazione di questa Assemblea ecclesiale – tra il 21 e il 28 novembre 2021, a Città del Messico – così come il suo processo di ascolto del Popolo di Dio, il suo cammino spirituale e la sua successiva attuazione, “segneranno una pietra miliare nel cammino dei discepoli missionari del nostro continente. Laici, religiosi e religiosi, diaconi, seminaristi, sacerdoti, Vescovi, Cardinali e persone di buona volontà, faranno parte di questo grande evento ecclesiale, sotto la protezione di Santa Maria di Guadalupe, Patrona dell'America Latina e dei Caraibi, mentre ci avviciniamo alla celebrazione dei 500 anni dell'Evento di Guadalupano e ai 2000 anni della nostra Redenzione (2031+2033)”.
La nota infine sottolinea che sarà un'esperienza di ascolto, dialogo e incontro, alla luce della Parola di Dio, del Documento di Aparecida e del Magistero di Papa Francesco, “per contemplare la realtà dei nostri popoli, approfondire le sfide del continente nel contesto della pandemia di Covid-19, ravvivare il nostro impegno pastorale e cercare nuove vie perché tutti abbiano vita in abbondanza”. (SL) (Agenzia Fides 23/01/2021)
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AMERICA/ PERU’ - Anno Missionario di iniziazione alla vita cristiana per "una Chiesa aperta e accogliente”.
 
Cusco (Agenzia Fides) - “Tutti noi vogliamo una Chiesa che viva la comunione, sia aperta e accogliente a tutte le vocazioni, carismi e ministeri; una Chiesa di comunione per bambini, giovani e adulti; una Chiesa formativa e di servizio sempre attenta alla gente”. Così riferisce in una intervista rilasciata all’Agenzia Fides Mons. Richard Daniel Alarcón Urrutia, Arcivescovo Metropolita di Cusco, parlando dell’apertura dell’Anno Missionario di Iniziazione alla Vita Cristiana”, avviato domenica 10 gennaio.
L'Arcivescovo di Cusco ricorda alcuni punti fondamentali, auspicando "una Chiesa formatrice e serva; una migliore formazione nella fede, adeguata a questo tempo di profondi e rapidi cambiamenti, presenti nei bambini, giovani e adolescenti le nuove ideologie". "Di fronte a questa situazione non possiamo restare a braccia incrociate - rimarca il Presule - dobbiamo prendere coscienza della necessità della conversione pastorale”.
Mons. Richard ricordato, inoltre, che "stiamo entrando in un anno decisivo, poiché da quest'anno dipende dal raggiungimento dei frutti dell'ideale di Chiesa proposto nel Piano pastorale arcidiocesano 2018-2022. L’obiettivo che ci prefiggiamo - spiega - è passare da una 'pastorale conservativa' a un ministero missionario, recuperando spazi per la formazione in parrocchia e in famiglia. Urge una formazione rinnovata e aggiornata per avere una vita cristiana impegnata. Dobbiamo aprire percorsi e rompere schemi - afferma il Vescovo - uscire dalle abitudini è una grande ma necessaria sfida”.
Continua mons Urrutia: “Durante quest’anno avremo più spazi di formazione e orientamento. Tutti i fedeli sono invitati a seguire questo nuovo volto di una Chiesa che insegna, guida e accompagna vividamente l'esperienza dell'incontro con Cristo. È importante proporre un itinerario catecumenale ai giovani per maturare la loro fede e amare Gesù conducendo una vita cristiana”.
Inoltre, aderendo all'iniziativa di Papa Francesco, che ha dichiarato il 2021 ‘Anno di San Giuseppe’ , il Pastore della Chiesa di Cusco ha annunciato che sarà proprio il santo, il Patrono dell'Iniziazione alla vita cristiana: “San Giuseppe - sottolinea mons. Richard - ci ricorda la responsabilità che abbiamo di formare ed educare i fedeli, proprio come ha fatto lui con Gesù. La sua opera - conclude - è l'opera di ogni cristiano impegnato nella catechesi, una grande necessità per i tempi di oggi”.
(ES) (Agenzia Fides) (23/1/2021)





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Guarda la video intervista all'Arcivescovo Daniel Alarcón Urrutia sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://youtu.be/t4PUu0Y_vmA

lunedì 10 febbraio 2020

Agenzia Fides 10 febbraio 2020

VATICANO - Il Cardinale Luis Antonio Tagle, Prefetto di "Propaganda Fide" è arrivato a Roma
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - Il Cardinale Luis Antonio G. Tagle ha lasciato Manila ed è atterrato a Roma, per iniziare il suo servizio come Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli. Il Cardinale è stato accolto questa mattina all'aeroporto di Fiumicino (Roma) da una delegazione del Dicastero missionario, composta da: il Segretario della Congregazione, l'Arcivescovo Protase Rugambwa; il Segretario aggiunto e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, l'Arcivescovo Giampietro Dal Toso, il Sottosegretario mons. Ryszard Szmydki, OMI; l'Amministratore, mons. Giovanni Ermes Viale.
La mattina del 9 febbraio, annunciando la sua imminente partenza, così l'Arcivescovo si è rivolto ai fedeli di Manila, riuniti per la messa in Cattedrale: "Vi saluto. Questa settimana inizio il lavoro presso la Congregazione vaticana. È stato un onore e una benedizione avervi conosciuto e aver collaborato con voi. Farò sempre tesoro del mio tempo con voi. Potrete contare sulle mie preghiere. Per favore, pregate per me e per la mia missione. Pregate perchè sappiate essere docili all'azione dello Spirito Santo, continuando la vita nell'Arcidicoesi e aspettando il prossimo Arcivescovo. Siate sempre nella gioia!".
Lo stemma del Cardinale è stato applicato sui marmi della navata centrale della chiesa. “Questo significa che sarai ricordato in tutte le preghiere e le messe in questa cattedrale. Sarai sempre a casa in questa Cattedrale”, ha detto p. Reginald Malicdem, Segretario personale del Cardinale e Rettore della Cattedrale dell'Immacolata Concezione a Manila.
L'8 dicembre 2019, festa dell'Immacolata Concezione, Papa Francesco ha annunciato la nomina del Cardinale Tagle come nuovo Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.
(Agenzia Fides 10/2/2019)
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EUROPA/ITALIA - Giornata del malato, i Camilliani: “Essere vicino a chi soffre è incontrare Cristo”
 
Roma (Agenzia Fides) - “Per noi Camilliani la ricorrenza della Giornata mondiale del Malato è l’occasione per rimettere al centro dell’attenzione l’impegno al servizio della vita più fragile, laddove malati danno testimonianza del loro cammino di sofferenza”: così commenta all’Agenzia Fides padre Gianfranco Lunardon, Segretario generale dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (i Camilliani), parlando della Giornata che si celebra ogni anno l’11 febbraio, nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes. “La cura e l’assistenza ai malati - ricorda - fa parte da sempre della storia di carità di ogni comunità cristiana, sulla parola di Gesù: 'Ero malato e mi avete visitato' (Mt 25, 35) e continua ancora oggi, in tutto il mondo”.
Istituita nel 1992 da Giovanni Paolo II come uno speciale momento di preghiera e di condivisione, la Giornata del malato è giunta alla ventottesima edizione. Il tema del messaggio scelto da Papa Francesco per il 2020, è tratto dal Vangelo di Matteo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11, 28). “Il Santo padre attraverso questo messaggio - spiega a Fides il Segretario generale - invita tutta la comunità sofferente a trovare ristoro nell’incontro con Gesù: è il Signore l’unico e il solo che offre speranza, che realizza la salvezza in noi. Chi sperimenta nella propria vita l’amore fedele di Dio e la sua consolazione - continua - è in grado e in dovere di stare vicino ai fratelli più deboli e di farsi carico delle loro fragilità. Tutti i fedeli - precisa il religioso- sono chiamati a diventare missionari nei luoghi di sofferenza per portare l’annuncio e la presenza di Dio e della Chiesa”.
In molte parti del mondo l’opera della Chiesa contribuisce a portare speranza per coloro che vivono in una condizione di disperazione e sofferenza: “Tutte le nostre comunità cristiane - rileva p. Lunardon - sono sorte grazie al lavoro di missionari e volontari animati dallo spirito evangelico”. Come riferisce il religioso, nell’isola di Taiwan, la presenza dei missionari Camilliani, dai primi anni cinquanta ad oggi, ha portato alla costruzione di un grande ospedale con 700 posti letto, di un Centro per disabili mentali con 230 ospiti, di una nuova casa per anziani con 150 posti letto e alla fondazione della prima facoltà di scienze infermieristiche dell’isola, che oggi conta più di tremila studenti. La testimonianza dell’amore e della cura verso i malati porta anche altri frutti missionari, racconta p. Gianfranco: “A Ouagadougou, in Burkina Faso, l’accoglienza e la cura verso malati nelle diverse strutture sanitarie territoriali presenti, rappresentano un punto di incontro fra le differenze e le specificità culturali e religiose che convivono nel paese”.
Fin dall’inizio i missionari Camilliani hanno dato grande importanza alla Giornata del malato perché, rimarcando il valore del servizio, spirituale e corporale, al malato, sottolinea anche la missione propria di ogni malato: “Con la promozione della salute e la cura della malattia - sostiene p. Lunardon - noi cooperiamo all’opera di Dio creatore, glorifichiamo Dio nel corpo umano ed esprimiamo la fede nella risurrezione. Ogni anno nelle nostre chiese - prosegue padre Gianfranco - la Giornata del malato si celebra solennemente amministrando la sacra unzione degli infermi. Questi offrono a Dio la loro sofferenza. San Camillo de Lellis, il nostro fondatore – conclude – ci ha insegnato a collocare l’uomo al centro dello sguardo e dell’azione: egli accoglieva e valorizzava ogni persona ferita dalla sofferenza nella sua più profonda e inalienabile dignità”. (ES) (Agenzia Fides 10/2/2020)
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Guarda la video-intervista a p. Lunardon sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://www.youtube.com/watch?v=5Qb2YBEGcqs
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ASIA - I Vescovi dell'Asia: "Affidiamo i malati di coronavirus alla protezione della Madonna di Lourdes"
 
Hong Kong (Agenzia Fides) - "Mentre è imminente la festa di Nostra Signora di Lourdes, la guaritrice miracolosa, l'11 febbraio, speciali preghiere e benedizioni, per intercessione della Vergine, vanno alle vittime del letale coronavirus che affligge il mondo, in particolare il nostro continente asiatico": lo afferma la Federazione delle Conferenze Episcopali dell'Asia, in un messaggio formato dal Presidente, il Cardinale Charles Maung Bo, Arcivescovo di Yangon, in Myanmar.
Il testo dei Vescovi, inviato a Fides, ricorda che virus si è diffuso in circa 30 paesi, facendo la maggior parte delle vittime in Cina, ma riscontrando casi in quasi tutti i paesi dell'Asia.
"In questo momento critico, vogliamo essere vicini e pregare per i defunti, e per i fratelli e le sorelle che sono malati a causa di questo virus che si è diffuso in Cina e nel mondo. Possa il Signore accogliere i morti nella sua pace, confortare le famiglie e sostenere il grande impegno della comunità cinese che già si è mobilitata per combattere l'epidemia".
"Rivolgiamo un appello a tutti i Vescovi in ​​Asia perchè affidino tutte le vittime del coronavirus a Nostra Signora della salute, la Madonna di Lourdes, che festeggiamo l'11 febbraio", si legge nel testo.
"Preghiamo affinchè la nostra Beata Madre intervenga e aiuti a prevenire un'epidemia globale. Chiediamo con fervore la sua materna protezione per fermare la rapida diffusione di questo virus mortale, per dare speranza e coraggio, imponendo le sue mani miracolose per la guarigione dei malati".
Conclude il testo: "In questi tragici momenti, possa la nostra Madre Maria, che era accanto alla croce del figlio Gesù morente, essere il pilastro della forza e il faro di speranza per gli operatori sanitari che rischiano la vita per salvare la vita delle persone contagiate". (PA) (Agenzia Fides 10/2/2020)
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ASIA/TURCHIA - Decreto di Erdogan: il Patriarca armeno potrà indossare abiti religiosi anche fuori dai luoghi di culto
 
Istanbul (Agenzia Fides) – Il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha firmato un apposito decreto presidenziale per confermare che Sahak II Masalyan, nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli, ha il diritto di indossare la sua veste da religioso anche quando esce dai luoghi di culto e si trova all’aperto o in ambienti pubblici. La specifica disposizione è contenuta nel decreto presidenziale n°1838 del 16 dicembre 2019. I contenuti del decreto sono divenuti di pubblico dominio solo a inizio febbraio, e sono stati rilanciati soprattutto da Agos, la testata bilingue armeno-turca con sede a Istanbul.
Le regole che restringono in Turchia la possibilità di indossare abiti religiosi in luoghi pubblici sono un retaggio dell’impronta laicista impressa alle istituzioni turche da Mustafa Kemal Ataturk, fondatore e primo Presidente della Repubblica di Turchia. Ancora adesso, i membri consacrati delle diverse comunità di fede vestono solitamente in abiti civili quando escono dai luoghi di culto o dalle sedi di organismi e istituzioni religiose. Il privilegio di poter vestire anche in pubblico abiti religiosi è riservato solo ai capi delle diverse comunità, come il Patriarca ecumenico e il Patriarca armeno di Costantinopoli, il Gran Mufti e il Rabbino CapoRepubblica di Turchia.
L'arcivescovo Sahak Masalyan, eletto l'11 dicembre 2019 come 85esimo Patriarca armeno di Costantinopoli, ha iniziato il suo ministero inviando diversi segnali di ossequiosa benevolenza nei confronti della leadership politica turca: “Tutte le minoranze presenti in Turchia” ha dichiarato il Patriarca in un’intervista pubblicata giovedì 2 gennaio dal quotidiano nazionalista turco Akşam (vedi Fides 3/1/2020) condividono questo medesimo avviso: sotto il potere del Partito Akp (il Partito del Presidente Erdogan, ndr) stiamo vivendo il periodo più pacifico e felice dai tempi della fondazione della Repubblica turca”. (GV) Agenzia Fides 10/2/2020)
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ASIA/INDIA - L'Arcivescovo di Goa: "Ritirare la la legge sulla cittadinanza, divisiva e discriminatoria"
 
Goa (Agenzia Fides) - Il governo federale indiano dovrebbe "revocare immediatamente e incondizionatamente la legge sulla cittadinanza il Citizenship Amendment Act (CCA) e smettere di penalizzare il diritto al dissenso": è quanto afferma l'Arcivescovo Filipe Neri Ferrao, alla guida della diocesi di Goa e Daman, criticando il CAA, approvato dal Parlamento nel dicembre scorso su spinta del partito nazionalista indù che governa l'India, il Bharatiya Janata Party (BJP).
Secondo le organizzazioni della società civile e i gruppi delle minoranze religiose, che da oltre un mese stanno protestando, quella legge che regola e dispone la concessione dell cittadinanza solo ai non-musulmani di tre paesi vicini (Pakistan, Afghanistan e Bangladesh), è discriminatoria e va contro la Costituzione indiana. La legge, insieme al National Register of Citizens (NRC) e al National Population Register (NPR) ha instillato paura e sospetti tra i musulmani del paese, che formano quasi il 15% su 1,3 miliardi dei cittadini indiani. mons. Ferrao stigmatizza la legge e anche i controversi registri NRC e NPR: "Chiediamo al governo di ascoltare la voce di milioni di persone in India", nota l'appello. "La legge CAA e i due registri NRC e la NPR sono divisive e discriminatorie e avranno certamente un effetto negativo e dannoso" su una democrazia multiculturale come la nostra" afferma l'Arcivescovo.
Secondo la Chiesa indiana, che più volte ha espresso, con molte voci, il suo dissenso, quei provvedimenti comporteranno una "vittimizzazione diretta delle classi svantaggiate, in particolare dei dalit (gli intoccabili), degli adivasi (gli indigeni), dei lavoratori migranti, di comunità nomadi e di innumerevoli persone prive di documenti che, dopo essere state riconosciute come degni cittadini ed elettori per oltre 70 anni correranno improvvisamente il rischio di diventare apolidi e candidati a campi di detenzione", afferma la nota inviata Fides.
Quella legge, criticata in patria e all'estero, "comporta un'erosione sistematica di valori, principi e diritti" che sono stati garantiti a tutti i cittadini nella Costituzione. Il messaggio diffuso dall'Arcivescovo ricorda che "eminenti cittadini, compresi i migliori intellettuali e avvocati, hanno preso una posizione ponderata e inequivocabile contro la CAA, la NRC e la NPR".
A Goa vi sono state diverse manifestazione di proteste, che hanno trasceso i confini dell'affiliazione religiosa, riunendo persone di ogni ceto sociale, etnia, religione.
"I cristiani in India sono sempre stati una comunità amante della pace e profondamente impegnati negli ideali di giustizia, libertà, uguaglianza e fraternità, sanciti dalla Costituzione", ricorda l'Arcivescovo. "Siamo sempre stati molto orgogliosi del fatto che il nostro amato Paese sia una repubblica rispettosa degli ideali di laicità, sovrana, pluralista e democratica", rileva. Il fatto stesso che una legge usi la religione va contro il tessuto secolare del paese, si afferma, "va contro lo spirito e l'eredità della nostra terra che, da tempi immemorabili, è stata una casa accogliente per tutti, fondata sulla convinzione che il mondo intero sia una grande famiglia".
"Preghiamo per il nostro amato Paese, perchè il buon senso, la giustizia e la pace prevalgono nei cuori e nelle menti di tutti", conclude il testo. (SD-PA) (Agenzia Fides 10/2/2020)
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ASIA/CINA - Oltre 5.800 mascherine arrivate in Cina, tra slanci solidali e difficoltà di trasporto
 
Pechino (Agenzia Fides) – Oltre 3.400 mascherine di protezione, donate dalla “Ferdinand Verbiest Foundation”, che si trova nella Università Cattolica di Leuven, in Belgio, sono finalmente arrivate in Cina all’aeroporto internazionale di Pechino nella notte di 8 febbraio dopo una lunga e complessa traversata, dovuta alla sospensione dei voli da e per la Cina continentale. Si tratta di un’opera di solidarietà organizzata dai sacerdoti cinesi che studiano a Bruxelles, in Belgio. Una volta a Pechino, la merce è stata ritirata da “Jinde Charities”, ente cattolico caritativo della Chiesa in Cina continentale, che gestisce aiuti umanitari e caritativi. “Jinde Charities”, la cui sede centrale si trova a Shi Jia Zhuang, circa 300 km da Pechino, è l’ente incaricato di ricevere e gestire anche gli aiuti del Papa alla Chiesa in Cina.
Don Han Wen Sheng, sacerdote della diocesi di Pechino, incaricato di “Jinde Charities”, ha provveduto a spedire direttamente le mascherine a due ospedali di Wuhan, nella zona contaminata, senza alcun clamore. Don Han non ha disturbato nessuno, nè la stampa, nè gli altri confratelli, per non mettere a rischio nessuno, in questo momento critico. Si è occupato della lunga trafila per sbrigare le procedure doganali e ha rispedito tutto il materiale durante la notte.
Oggi, inoltre, gli operatori di Jinde Charities hanno ritirato e inviato a Wuhan altre 2.400 mascherine donate dalla parrocchia della comunità cinese di New York. Dagli ospedali cattolici e civili di Wuhan e dell’intera provincia di Hubei – comunica a Fides Jinde Charities - continuano ad arrivare appelli e richieste di mascherine e materiale sanitario.
Nonostante le difficoltà delle operazioni di trasporto, causate dalla sospensione dei voli, continua la “maratona di solidarietà” avviata da tutte le comunità cattoliche cinesi nel mondo, in nome della prossimità ai fratelli che soffrono e della cristiana. Come conferma una fonte di Fides nella comunità cinese di Roma, impegnata in operazioni di solidarietà, “abbiamo spedito una settimana fa 4mila mascherine tramite un corriere internazionale, ma sono ancora al Centro di scambio a Milano. Continuiamo a sperare che la situazione si sblocchi al più presto. Preghiamo perché le suore cinesi, che sono in prima linea per la cura dei malati in Hubei, possano avere le mascherine per proteggersi, mentre donano la loro opera di vicinanza evangelica, nel servizio disinteressato a chi soffre”. (ZN) (Agenzia Fides 10/02/2020)
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AMERICA/EL SALVADOR - Appello alla prudenza del Cardinale Rosa Chavez, per evitare scontri violenti e cercare il bene comune
 
San Salvador (Agenzia Fides) – Gli organi esecutivi e legislativi sono chiamati ad “avere prudenza di fronte alle tensioni per l'autorizzazione di un prestito di 109 milioni di dollari” che il governo cerca per la “Fase 3” del piano di controllo territoriale contro le bande criminali locali. E’ l’invito fatto ieri, domenica 9 febbraio, dal cardinale Gregorio Rosa Chávez. “Bisogna avere molta cautela e cercare il bene comune delle persone più deboli, che non hanno voce”, ha chiesto il Cardinale Gregorio Rosa Chavez ai gruppi che portano avanti la vita politica di questo paese.
In un atto che ai più è parso clamoroso, e che non accadeva da oltre 30 anni, il presidente Nayib Bkele è entrato in Parlamento, accompagnato da un gruppo numeroso di militari che impugnavano armi, nel momento in cui si doveva discutere l'approvazione di questo prestito.
Bukele, che aveva convocato il popolo e aspettava la gente in piazza, ha detto ai parlamentari presenti che “quel gesto serviva a creare una certa pressione per avere l'approvazione e continuare il suo piano di combattere la violenza”. In aula c'erano solo una ventina di parlamentari perché il maggiore partito d'opposizione (Arena) ancora non vuole partecipare alle sessioni che includono discussioni sulle richieste del Presidente. Secondo quanto ha scritto la stampa locale, esisterebbero rapporti fra alcuni rappresentanti politici dell'opposizione e le bande criminali locali: dopo la pubblicazione di queste gravi accuse, la vicenda è finita in tribunale. Il presidente Bukele, da nove mesi nel potere, conta su un ampio appoggio popolare e va avanti con il suo programma contro la violenza, al fine di cambiare il triste record di El Salvador di essere uno dei paesi più violenti al mondo.
Il Cardinale Gregorio Rosa Chavez ha affermato che il paese “vive un clima molto teso”, con posizioni abbastanza radicali, quindi ha auspicato di "calmare gli spiriti e i livelli del confronto". Ha anche suggerito che le posizioni dovrebbero essere analizzate “in un clima di dialogo, prima che sia troppo tardi".
Nella nota inviata a Fides si legge: “Dobbiamo chiedere pazienza, per evitare che la situazione sfugga al controllo: c’è tensione da entrambe le parti e questo può causare uno scontro violento; dobbiamo impedire che accada per il bene del popolo. Bisogna lavorare insieme per risolvere i problemi, invece di entrare in un confronto acceso di questo genere", ha concluso il Cardinale. (CE) (Agenzia Fides, 10/02/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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