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giovedì 19 agosto 2021

Agenzia Fides 19 agosto 2021

 

AFRICA/UGANDA - Ucciso un sacerdote
 

Kampala (Agenzia Fides) – Ucciso ieri, 18 agosto, un sacerdote in Uganda. P. Joshephat Kasambula della diocesi di Kiyinda-Mityana è stato assassinato a sangue freddo nella sera di ieri, da una persona che potrebbe avere problemi di tossicodipendenza.
Nel tardo pomeriggio del 18 agosto p. Joshephat era andato a supervisionare i lavori su un appezzamento di terra dove avrebbe incontrato il suo assassino che soggiornava illegalmente nella masseria. Il sacerdote ha chiesto al presunto killer chi lo aveva autorizzato ad accedere al terreno e alla casa ma è stato colpito alla schiena con un corpo contundete ed è morto sul colpo.
Secondo alcuni testimoni il presunto omicida è un noto tossicodipendente e si ritiene che fosse l’effetto di qualche sostanza stupefacente al momento dell’omicidio. I testimoni riferiscono che da diversi anni il sacerdote non si recava a visitare la casa e il terreno che appartenevano alla sua famiglia. Il presunto omicida aveva approfittato della mancata vigilanza e vi si era installato da qualche tempo.
P. Joshephat Kasambula 68 anni, ha servito la diocesi di Kiyinda-Mityana come parroco di Lwamata. La polizia ha prelevato il suo corpo per l'autopsia mentre le ricerche dell’omicida che si è dato alla fuga, continuano. (L.M.) (Agenzia Fides 19/8/2021)

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AFRICA/SUD SUDAN - Suore uccise; il Presidente Kiir: “I gruppi che non hanno firmato la pace responsabili della loro morte”
 

Juba (Agenzia Fides) – Sono i gruppi che non hanno firmato l’accordo di pace, i responsabili della morte delle due suore della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù, uccise, insieme ad altre tre persone, in un agguato stradale il 16 agosto su un autobus lungo Juba-Nimule Road (vedi Fides 18/8/2021). Lo afferma il Presidente sud sudanese Salva Kiir, che accusa dell’imboscata degli Holdout Groups”, termine generico che indica i non -firmatari dell'Accordo rivitalizzato sulla risoluzione dei conflitti in Sud Sudan (R-ARCSS).
Nella sua dichiarazione il Presidente Kiir afferma che l'omicidio dei cinque "civili innocenti" dimostra la mancanza di impegno per la pace da parte dei non firmatari dell'accordo di pace del settembre 2018 e minaccia che il suo governo potrebbe dover " riconsiderare la sua posizione sull'Iniziativa di Roma guidata da Sant'Egidio”.
Il presidente sud sudanese aggiunge, in riferimento ai cinque sud sudanesi uccisi durante l'imboscata stradale del 16 agosto, “La responsabilità della loro morte ricade interamente sugli Holdout Groups, e il governo di transizione rivitalizzato di unità nazionale condanna questo atto di terrore nei termini più forti possibili.”
Papa Francesco ha espresso le sue condoglianze per la morte di suor Mary Daniel Abut, e suor Regina Roba delle Suore del Sacro Cuore di Gesù. “Profondamente addolorato nell'apprendere del brutale attacco a un gruppo di suore del Sacro Cuore di Gesù che ha causato la morte di suor Mary Abud e suor Regina Roba – si legge nel telegramma, inviato a nome del Pontefice dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin a Mons. Mark Kadima, della Nunziatura Apostolica in Sud Sudan. “Confidando che il loro sacrificio farà avanzare la causa della pace, riconciliazione e sicurezza nella regione"- Papa Francesco “prega per il loro eterno riposo e il conforto di quanti piangono la loro perdita”. (L.M.) (Agenzia Fides 19/8/2021)
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AFRICA/BURKINA FASO - Quasi 50 morti in un agguato jihadista nel nord del Paese
 

Ouagadougou (Agenzia Fides) - Quarantasette persone tra cui trenta civili, quattordici soldati e tre ausiliari dell'esercito sono state uccise ieri, 18 agosto, in un attacco compiuto da sospetti jihadisti contro un convoglio militare, che scortava civili, nel nord del Burkina Faso.
Lo ha annunciato il governo di Ouagadougou. “Un convoglio misto composto da civili, elementi delle forze di difesa e sicurezza (FDS) e volontari per la difesa della patria (VDP) è stato l'obiettivo di un attentato terroristico a 25 km da Gorgadji (Nord), con la morte di 30 civili, 14 soldati e 3 VDP" afferma il comunicato ufficiale. Nei combattimenti sono rimaste ferite altre 19 persone mentre “58 terroristi sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti e sono fuggiti" affermano le fonti ufficiali.
Il Presidente Roch Marc Christian Kaboré ha indetto oggi, 19 agosto, tre giorni di lutto nazionale per rendere omaggio alle vittime.
La località di Gorgadji, dove è avvenuto l’agguato, si trova nella provincia di Séno, nel nord del Burkina Faso, detta dei tre confini, dove il Burkina Faso confina con Mali e Niger. Zona più volte colpita da gruppi jihadisti che seminano terrore e morte nei tre Paesi.
L’attacco di ieri è il terzo di una serie in due settimane contro soldati impegnati nella lotta anti-jihadista nel nord e nord-ovest del Burkina Faso.
I gruppi jihadisti saheliani sono ora galvanizzati dal ritiro americano e occidentale in Afghanistan e dall’annuncio del termine entro i primi mesi del 2022 dell’operazione militare francese Barkhane in Mali. In un messaggio audio risalente al 10 agosto Iyad Ag Ghali, leader del Gruppo di Sostegno dell’Islam e dei Musulmani (GSIM) non ha aspettato la presa di Kabul per salutare la vittoria dei talebani in Afghanistan, rendendo omaggio “all’ emirato islamico dell'Afghanistan, in occasione del ritiro delle forze d'invasione americane e dei loro alleati". Un capovolgimento che- ha sottolineato - è il risultato di due decenni di pazienza". (L.M.) (Agenzia Fides 19/8/2021)
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AMERICA/PERU’ - I giovani profeti del Bicentenario: a novembre prima Giornata nazionale della Gioventù
 
Lima (Agenzia Fides) – “Giovane, alzati! Tu sei profeta del Bicentenario” è il motto della prima Giornata nazionale della Gioventù che il Perù celebrerà dal 19 al 21 novembre. L’evento prende spunto dalla celebrazione dei 200 anni dell’Indipendenza del Paese, il 28 luglio. Secondo la nota della Conferenza episcopale, pervenuta a Fides, ad organizzare la Giornata è la Commissione episcopale per i giovani e i laici, presieduta da Monsignor Alfredo Vizcarra, Vescovo del Vicariato di Jaén, con l’obiettivo di “riflettere e riconoscere l'importanza dei giovani del Paese alla luce del bicentenario di indipendenza” dalla Spagna.
Fin dall’inizio del 2021 sono stati creati diversi gruppi di lavoro dedicati ognuno ai vari aspetti dell’evento: la liturgia, la spiritualità, la comunicazione. Il logo dell’evento presenta tre grandi lettere “JNJ”, le iniziali di “Jornada Nacional de la Juventud” (Giornata nazionale della gioventù), dipinte con colori particolarmente accesi e vivaci, ad indicare la gioia e lo spirito di festa che anima l’incontro, ed il motto “Joven, ¡levántate! ¡Tú eres profeta del bicentenario!”. L’inno e la preghiera dell’appuntamento, invece, sono stati scelti grazie ad un concorso tra artisti cattolici, vinto da José Luis Vallejos Arias, autore dell’inno, e Eddy Alex Juárez Vergara, autore della preghiera. Entrambe le loro composizioni fanno riferimento alla testimonianza offerta da Santa Rosa da Lima, Patrona del Perù.
Nata a Lima il 20 aprile 1586, in una nobile famiglia di origine spagnola, fu battezzata con il nome di Isabella. Una serva affezionata, di origine india, che le faceva da balia, colpita dalla bellezza della bambina le diede il nome di un fiore, Rosa, che le rimarrà per sempre. Quando la sua famiglia subì un tracollo finanziario. Rosa si rimboccò le maniche e aiutò in casa. Sin da piccola aspirava alla vita claustrale, avendo come modello di vita santa Caterina da Siena. Come lei, vestì l’abito del Terz’ordine domenicano, a vent’anni. Allestì nella casa materna una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza ai bambini ed agli anziani abbandonati, soprattutto a quelli di origine india. Dal 1609 si richiuse in una cella di due metri quadrati, costruita nel giardino della casa, dove trascorreva gran parte delle sue giornate a pregare ed in stretta unione con il Signore. Ebbe visioni mistiche. Nel 1614 fu obbligata dalla famiglia a trasferirsi nell’abitazione della nobile Maria de Ezategui, dove morì, straziata dalle privazioni, tre anni dopo. Era il 24 agosto 1617. Fu beatificata nel 1668 e canonizzata il 12 aprile 1671, prima Santa del continente sudamericano. E’ patrona principale delle Americhe, delle Filippine e delle Indie occidentali.
La Commissione episcopale per i giovani e i laici ha organizzato una serie di attività che vengono lanciate il 19 di ogni mese, nello stesso giorno dell’inizio della Giornata nazionale della Gioventù, il 19 novembre. Per i mesi di agosto, settembre e ottobre verranno lanciati tre capitoli del Sussidio Spirituale. Secondo Álvaro Salazar, Segretario esecutivo della Commissione episcopale, i sussidi che saranno pubblicati permetteranno di preparare il nostro cuore e il nostro spirito a riflettere sulla nostra realtà prima del mese di novembre. "Questa Giornata ci permetterà di sapere cosa vogliono i giovani del Perù per il futuro del Paese nella prospettiva del Bicentenario" conclude Álvaro Salazar. (SL) (Agenzia Fides 19/08/2021)


sabato 18 gennaio 2020

Agenzia Fides 18 gennaio 2020

VATICANO - Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: “L’ospitalità è una virtù che testimonia l’incontro amorevole verso il prossimo”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - “Siamo chiamati a pregare, affinché tutti i cristiani tornino ad essere un’unica famiglia, per testimoniare uniti l’amore verso Cristo”: così dichiara in un colloquio con l’Agenzia Fides, p. Anthony Currer, ufficiale del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, in occasione dell'apertura della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio), iniziativa di preghiera ecumenica internazionale, celebrata in tutto il mondo, promossa congiuntamente dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, per protestanti e ortodossi, e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, per i cattolici.
L'Ottvario di preghiera fu istituito per la prima volta nel 1908 come un momento in cui le confessioni cristiane pregano insieme per il raggiungimento della piena unità della Chiesa. Ogni anno si svolge nell’emisfero Nord tra il 18 e il 25 gennaio, mentre in quello Sud in altre date, ad esempio nel tempo di Pentecoste.
I testi proposti ai cristiani di tutto il mondo per il 2020 sono il frutto di un progetto realizzato dalle Chiese di Malta e Gozo, che si focalizza sulla tragedia dei migranti e sul tema dell’accoglienza: “Il sussidio di preghiera suggerito per quest’anno - riferisce p. Currer - s’intitola ‘Ci trattarono con gentilezza’ e trae spunto dall’episodio raccontato dal capitolo finale degli Atti degli apostoli (Atti 28, 2) in cui san Paolo e gli uomini che sono insieme a lui sulla nave dopo una terribile tempesta, riescono a salvarsi e vengono generosamente soccorsi dagli abitanti dell’isola di Malta”.
“Questo episodio - chiarisce il reverendo - ripropone il dramma dell’umanità: i passeggeri della barca sono alla mercé del mare violento e della poderosa tempesta che infuria intorno a loro. Sono forze che li spingono verso approdi sconosciuti, e si sentono persi. La Divina Provvidenza - prosegue - li accomuna, però, nella speranza della salvezza. La nave e tutto il suo prezioso carico andranno perduti, ma tutti avranno salva la vita”.
Dunque, persone diverse e in disaccordo tra loro, imbarcate sulla stessa nave, giungono alla stessa destinazione, dove l’ospitalità degli isolani rivela l’unità del genere umano: “Nella nostra ricerca di unità - rileva p. Currer - abbandonarsi alla Divina Provvidenza implica la necessità di lasciar andare molte delle cose cui siamo profondamente attaccati. Ciò che sta a cuore a Dio è la salvezza di tutti”.
“Come cristiani ed esseri umani - afferma p. Anthony - questa storia ci sfida: collimiamo con le fredde forze dell’indifferenza, oppure mostriamo una ‘rara gentilezza” e diventiamo testimoni dell’amorevole provvidenza di Dio a tutti gli uomini? L’ospitalità è una virtù fondamentale nella nostra ricerca dell’unità dei cristiani. La nostra unità cristiana - conclude - sarà scoperta non solo mostrandoci ospitalità l’uno all’altro, ma anche attraverso incontri d’amore con coloro che non parlano la nostra lingua, non hanno la nostra cultura o la nostra fede”.
La principale celebrazione ecumenica si è svolta nella pro-Cattedrale anglicana di San Paolo a La Valletta, la sera di venerdì 24 gennaio. Infine, i diversi partner ecumenici e le persone impegnate nel dialogo ecumenico a Malta si incontreranno sabato 25 gennaio, giorno della conclusione della Settimana, per un momento di preghiera e condivisione. (ES) (Agenzia Fides 18/1/2020)
LINK
Guarda la video-intervista al rev. Anthony Currer sul canale Youtube dell'Agenzia Fides -> https://www.youtube.com/watch?v=xFjqbvDaIhc
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AFRICA/SUD SUDAN - Tutta la Chiesa in Africa Orientale saluta la Dichiarazione di Roma per la pace in Sud Sudan
 
Juba (Agenzia Fides) - “Sono felice di apprendere della firma di questa dichiarazione. La mia speranza e preghiera è che le due parti - il governo della Repubblica del Sud Sudan e l'opposizione - lo rispettino. Sapete che il Santo Padre è coinvolto; anche noi ne siamo coinvolti. Questa è la mia preghiera e speranza” ha dichiarato Sua Ecc. Mons. John Baptist Odama, Arcivescovo di Gulu in Uganda, commentando la Dichiarazione firmata a Roma il 13 gennaio, per mettere fine alla guerra in Sud Sudan. Mons. Odama, la cui arcidiocesi ospita molti rifugiati dal Sud Sudan, è anche lui fortemente coinvolto nelle iniziative interreligiose per la pace nel Sud Sudan.
La Dichiarazione è stata firmata grazie agli sforzi della Comunità di Sant’Egidio, che ha agito da facilitatore, dai membri della delegazione del governo centrale del Sud Sudan, dai rappresentanti dei Movimenti di opposizione sud sudanesi che non hanno aderito all'accordo di pace rivitalizzato del 2018 ad Addis Abeba (SSOMA) e da quelli delle opposizioni firmatarie dell'accordo.
L’accordo prevede: l'impegno "solenne" alla cessazione delle ostilità a partire dalla mezzanotte del 15 gennaio; l'impegno a discutere e a valutare insieme, a Sant'Egidio, i meccanismi per risolvere le divergenze; la garanzia per le organizzazioni umanitarie di poter operare nel Paese a sostegno della popolazione civile.
L’accordo è stato salutato dai Vescovi dei Paesi confinanti che aderiscono all’AMECEA (Associazione dei membri delle conferenze episcopali dell'Africa orientale). Il segretario generale dell'AMECEA P. Anthony Makunde, ha elogiato le iniziative prese da Sant'Egidio e da tutti i partner regionali e internazionali per portare una pace duratura nel Sud Sudan. “Come diceva San Paolo, quando un organo è malato, tutto il corpo si sente male. Pertanto, qualsiasi sforzo per portare la pace duratura nel Sud Sudan è a favore di tutta la famiglia AMECEA. Il nostro appello è ai nostri fratelli e sorelle nel Sud Sudan di ricambiare questi sforzi in modo da poter mettere insieme i nostri sforzi per questo sforzo comune” conclude P. Makunde.
Fanno parte dell’AMECEA le Conferenze Episcopali di Etiopia ed Eritrea; Kenya; Malawi; Sudan e Sud Sudan; Tanzania; Uganda e Zambia. Somalia e Gibuti hanno lo status di osservatori. (L.M.) (Agenzia Fides 18/1/2020)

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AFRICA/TOGO - Urge una rivoluzione sociale, politica, religiosa e culturale per promuovere la leadership femminile
 
Kara (Agenzia Fides) – In molti paesi dell'Africa è tempo di elezioni. “Le strutture sociali, come la politica, la religione e la cultura, talvolta costituiscono veri e propri ostacoli alla promozione della leadership femminile”, nota il teologo ivoriano della Società per le Missioni Africane, padre Donald Zagore. “A causa delle strutture fortemente maschiliste, le donne nel continente africano rimangono fuori dai ruoli fondamentali nella vita dei loro paesi. A parte l'eccezionale e riuscito esempio di Ellen Johnson, ex presidente della Liberia, le donne in Africa si accontentano di svolgere ruoli secondari nella vita politica dei loro paesi. In Togo, ad esempio per le prossime elezioni presidenziali del 22 febbraio 2020, nessuna donna corre tra i dieci candidati dichiarati.
Il sacerdote ivoriano insiste sulle enormi potenzialità femminili “che potrebbero portare proprio quella stabilità politica che manca ai nostri paesi. Sono una miniera d'oro di talento e ricchezza da valorizzare” insiste. Urge una rivoluzione sociale, politica, religiosa e culturale per promuovere la leadership femminile in Africa”, conclude p. Zagore.
(DZ/AP) (18/1/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/TURCHIA - Il Patriarca Sahak II smentisce le critiche alla diaspora armena attribuitegli da media turchi
 
Istanbul (Agenzia Fides) – Sahak II Masalyan, il nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli eletto lo scorso 11 dicembre, ha voluto smentire almeno parzialmente le dichiarazioni critiche nei confronti delle comunità della diaspora armena sparse in tutto il mondo, che gli erano state attribuite da alcuni media turchi, nelle settimane seguite alla sua elezione patriarcale. Una nota della segreteria patriarcale chiama in causa in particolare il quotidiano turco Akşam, e l’articolo di quel giornale pubblicato il 2 gennaio che riportava alcuni giudizi aspri con cui il nuovo Patriarca avrebbe criticato in maniera complessiva tutta la diaspora armena, affermando che le comunità armene in diaspora non hanno “nulla in comune con gli armeni che sono rimasti in Turchia" e vivono con "100 anni di ritardo" (con un implicito riferimento alla memoria del Genocidio armeno, coltivata dagli armeni in tutto il mondo). La rettifica della segreteria patriarcale – riferisce Agos, il giornale bilingue armeno-turco pubblicato a Istanbul – sostiene che le affermazioni del Patriarca sono state riportate in maniera non precisa e fuorviante, forzandone i contenuti e distorcendo considerazioni sfumate e articolate con aggiunte di interpolazioni da attribuire soltanto all’estensore dell’articolo.
In effetti, le dichiarazioni attribuite al Patriarca - e pubblicate giovedì 2 gennaio dal quotidiano nazionalista turco Akşam – erano fatalmente destinate a provocare polemiche. In quelle dichiarazioni, il nuovo Patriarca sembrava voler enfatizzare la distanza del Patriarcato armeno di Costantinopoli dagli ambienti della diaspora armena, che trasmette di generazione in generazione come fattore identitario la memoria dei massacri subiti dagli armeni in Anatolia nel 1915. ”Noi” sottolineava tra l’altro il nuovo Patriarca “siamo rimasti su questa terra dopo quegli eventi. Abbiamo scelto di vivere con il resto della popolazione, mentre la diaspora è rimasta ferma al secolo passato”.
Il processo elettorale per la scelta del nuovo Patriarca con l’elezione di Sahak (vedi Fides 12/12/2019) è stato sofferto e segnato da controversie destinate ad avere strascichi anche in futuro, provocate almeno in parte dall’intreccio tra personalismi ecclesiastici e interferenze degli apparati secolari locali. (GV) (Agenzia Fides 18/1/2020)
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AMERICA/MESSICO - Settimana per l'unità dei cristiani: “un'unità che non escluda nessuno, specialmente i più svantaggiati, e tra questi i migranti”
 
Città del Messico (Agenzia Fides) – Il materiale per vivere la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, dal 18 al 25 gennaio, è stato preparato quest’anno dalle Chiese cristiane di Malta e Gozo. Ogni anno il 10 febbraio celebrano la festa del naufragio di San Paolo e, con questo evento, l'evangelizzazione delle isole. Le riflessioni e il motto, “Ci trattarono con gentilezza” (Atti 28, 2) hanno quindi per tema il viaggio dell'Apostolo, prigioniero e incatenato, che dovette affrontare le tempeste in mare. Come ricorda nel suo messaggio per l’ottavario, il Vescovo di Veracruz, Carlos Briseño Arch, Presidente della Commisione Episcopale per il Dialogo Interreligioso e la Comunione della Conferenza Episcopale Messicana, “prigionieri, marinai e soldati fecero naufragio e arrivarono su un'isola, dove gli abitanti non parlavano la loro lingua, non condividevano la loro cultura o religione, ma vennero accolti calorosamente, con cibo e vestiti asciutti, trattati con gentilezza”.
Nel testo pervenuto a Fides, il Vescovo di Veracruz spiega: “Questo passaggio nella vita di San Paolo ci ricorda scene che attualmente vediamo nelle notizie: migranti che affrontano tempeste, mentre infuriano i mari e arrivano in paesi con altre culture, altre lingue e altre religioni, ma a differenza degli abitanti di Malta, sono accolti in molte occasioni con indifferenza, discriminazione e rifiuto; vengono rapiti o sfruttati e persino sottoposti alla tratta di esseri umani. È questo l'atteggiamento di un cristiano? È questo ciò che Dio si aspetta da noi?”
Citando Papa Francesco che ha denunciato più volte questa situazione, Mons. Carlos Briseño Arch sottolinea che “i migranti, i rifugiati, gli sfollati e le vittime della tratta sono diventati un emblema di esclusione perché, oltre a sopportare le difficoltà dovute alle loro condizioni, sono spesso soggetti a giudizi negativi, in quanto ritenuti responsabili di malattie sociali. L'atteggiamento nei loro confronti costituisce un segnale di allarme, che ci avverte del decadimento morale che affrontiamo se continuiamo a dare spazio alla cultura dello scarto.
In Messico uno degli impegni pastorali del Progetto Globale Pastorale (PGP) è quello di identificare e accompagnare i gruppi vulnerabili della società, i migranti tra gli altri. “I materiali che offriamo per l'ottavario – conclude il Vescovo - sono stati preparati per pregare per l'unità dei cristiani, ma un'unità che non escluda nessuno, che non dimentichi nessuno, specialmente i più svantaggiati, i più deboli e, tra questi, i migranti”. (SL) (Agenzia Fides 18/1/2020)
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AMERICA/PERU’ - Assemblea dei Vescovi: tra i temi in esame le elezioni straordinarie del parlamento il 26 gennaio
 
Lima (Agenzia Fides) – Con la messa presieduta da Mons. Miguel Cabrejos OFM, Presidente della Conferenza episcopale peruviana (CEP) e Presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM), concelebrata da tutti i Vescovi del Perù, inizierà lunedì 20 gennaio la 115 Assemblea Plenaria dell'Episcopato peruviano. Dopo la messa, nella parrocchia di Sant’Antonio da Padova, a Lima, i 52 Vescovi delle 46 giurisdizioni ecclesiastiche del paese si dirigeranno alla sede della CEP per iniziare le sessioni di lavoro. Come in ogni assemblea, i Vescovi prenderanno in esame vari argomenti, nello spirito di comunione e sinodalità, e analizzeranno gli ultimi avvenimenti del Paese. Eleggeranno inoltre il segretario generale e il presidente del Consiglio economico della CEP. Come ogni anno, sarà consegnata la Medaglia di Santo Toribio de Mogrovejo a persone e istituzioni che si siano distinte per il loro lavoro a favore della Chiesa in Perù.
Tra i punti su cui i Vescovi dovranno discutere, ci sono le prossime elezioni straordinarie del Parlamento, il 26 gennaio, dopo lo scioglimento da parte del presidente Vizcarra, lo scorso 30 settembre, per la corruzione dei parlamentari. A ottobre 2019, in piena crisi politica, i Vescovi peruviani avevano chiesto alla comunità nazionale di trasformare quel sentimento amaro contro la politica in un momento di riforma per il paese, dei politici e della politica, come accade in altre realtà latinoamericane. Secondo fonti locali di Fides, ciò non accade nella realtà peruviana e la società, ereditiera dell'Impero Incaico, vive attualmente lo stesso clima del settembre scorso, prima di vedere sciolto il Parlamento. La differenza è data da una campagna elettorale che vede ogni tipo di proposte e ogni tipo di confronto fra i candidati, perfino della stessa lista di partito.
Le prime inchieste fatte da organismi attendibili hanno rilevato che la maggioranza dei peruviani non sa chi votare, inoltre c'è ancora molta indifferenza verso la politica. Si intravvede quindi la prospettiva di un possibile Parlamento con tanti piccoli partiti, che non riusciranno a superare la soglia minima per entrare per la porta principale in Parlamento. Così, come afferma la critica internazionale, ci sarà una falsa maggioranza parlamentare costituita da autentiche minoranze politiche. Purtroppo la campagna elettorale è caratterizzata dall’esibizionismo politico e dal mercato dei voti, dove i candidati cambiano casacca appena vedono chi può assicurare loro un posto fisso, ma del bene comune o del futuro del paese non sono in molti a preoccuparsi.
(CE) (Agenzia Fides, 18/01/2020

venerdì 14 luglio 2017

Agenzia Fides 14 luglio 2017

EUROPA/SPAGNA - Missionari madrileni: 602 all’opera in 84 nazioni di tutti i continenti
 
Madrid (Agenzia Fides) – I missionari dell’arcidiocesi di Madrid che operano in 84 nazioni dei cinque continenti, sono attualmente 602 e appartengono a 122 istituti e congregazioni religiose, oltre che al clero dell’arcidiocesi di Madrid. Secondo le cifre rese note di recente dal “Consejo Diocesano de Misiones”, pervenute a Fides, le religiose missionarie madrilene sono 180 ed appartengono a 73 congregazioni, le religiose di clausura sono 6 di 5 congregazioni, i religiosi sono 124 di 29 istituti, i membri del clero diocesano sono 76 e del clero religioso 216, di 15 congregazioni o istituti.
Riguardo alla distribuzione geografica, il numero più alto di missionari madrileni, 338, svolge la propria opera in America, dove sono presenti in 25 paesi: al primo posto in Perù, dove operano 52 missionari, seguito da Messico, Venezuela, Stati Uniti. Segue per ripartizione continentale l’Africa, dove 68 missionari lavorano in 21 paesi: Repubblica democratica del Congo, Angola, Benin, Camerun, Etiopia tra i primi per numero di missionari presenti. In Europa i missionari madrileni sono 123, distribuiti in 21 paesi: al primo posto in Francia, quindi in Italia, Portogallo, Germania. In Asia 61 missionari operano in 15 paesi: in Giappone sono 16, seguono Filippine r Cina. Infine in Oceania sono presenti 12 missionari dell’arcidiocesi di Madrid: 10 in Australia e 2 a Guam (Micronesia). (SL) (Agenzia Fides 14/07/2017)
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AFRICA/CAMERUN - Rimpatri forzati e violenze spingono i profughi nigeriani a tornare in patria
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - Sono 91 mila le persone che hanno lasciato la Nigeria per rifugiarsi in Camerun, tuttavia le ostilità incontrate stanno spingendo molti a tornare al loro paese di origine, a costo di esporsi alle violenze del gruppo armato Boko Haram. “Anche se le autorità camerunensi smentiscono ogni accusa di rimpatrio forzato, molti testimoni parlano di villaggi completamente militarizzati. Arresti, assassini, rinvii verso la Nigeria” informa Radio France International. Diverse testimonianze hanno parlato all’emittente di rimpatri forzati, ma numerosi sono anche i rifugiati che decidono di tornare a casa autonomamente, pagando 2.500 franchi Cfa (circa 4 euro) per tornare verso la frontiera nigeriana. Il fenomeno dei rimpatri volontari è alimentato anche dalla mancanza di informazioni sullo stato del conflitto in Nigeria. Dei 91 mila profughi presenti in Camerun, un terzo si trova nei villaggi vicini alla frontiera, mentre gli altri sono ospitati dal cam po di Minawao, nato per contenerne al massimo 30 mila.
(AP) (14/7/2017 Agenzia Fides)
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AFRICA/EGITTO - Il figlio di un copto ucciso dai jihadisti dona a una moschea e a una chiesa la somma riservata alle famiglie delle vittime
 
Minya (Agenzia Fides) – Il giovane copto Michael Atef Munir, figlio di una delle vittime della strage dei pellegrini copti uccisi lo scorso 26 maggio in un agguato jihadista, ha annunciato di voler devolvere in beneficenza a una moschea e a una chiesa della provincia di Minya la cifra in denaro che il governo egiziano riserva ai parenti delle vittime del terrorismo. La somma, pari a 100mila sterline egiziane (equivalenti a circa 5mila euro) verrà donata per metà alla chiesa di San Michele, nel villaggio di al Fikriya, e per l'altra metà alla moschea del villaggio di Saft al-Labban. Il figlio di Atef Munir, trucidato dai jihadisti insieme ad altri 27 copti, ha dato l'annuncio ai primi di luglio, nel corso di una messa di suffragio per le vittime celebrata nel monastero di San Samuele dal Vescovo copto ortodosso Basilios, Abate del monastero. Alla fine della messa – riferisce Watani.net – il governatore di Minya, Essam al Bedeiwi, ha consegnato alle famiglie delle vittime presenti alla liturgia, le somme messe a loro disposizione dal ministero della solidarietà sociale. In quella cornice, Michel ha annunciato l'intenzione della famiglia di voler donare la somma alla chiesa e alla moschea. Tale gesto – ha spiegato Michel – mira a rendere evidente che il tentativo jihadista di scatenare lotte e divisioni tra copti e musulmani egiziani ha sortito un effetto contrario rispetto a quello cercato dai terroristi.
La comitiva di copti massacrati lo scorso 26 maggio era diretta in pullman verso il monastero di San Samuele, quando ha subito nell'ultimo tratto di strada sterrata l'assalto di uomini mascherati sopraggiunti su degli autoveicoli. I terroristi hanno ucciso almeno 28 persone, compresi dieci bambini.
Intanto, da giovedì 12 luglio, le Chiese e le comunità cristiane presenti in Egitto hanno sospeso pellegrinaggi, conferenze e vacanze collettive per motivi di sicurezza, su indicazione delle autorità militari e politiche del Paese. La sospensione si protrarrà almeno fino alla fine di agosto. Secondo i media egiziani, la decisione è stata presa sulla base dei suggerimenti venuti dalle forze di polizia, che hanno alzato l'allerta intorno a possibili ulteriori attacchi jihadisti e hanno anche garantito un aumento delle misure di sicurezza per consentire lo svolgimento di alcuni importanti tradizionali raduni estivi ospitati da monasteri e santuari egiziani. (GV) (Agenzia Fides 14/7/2017).
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AFRICA/GABON - Festival delle Culture, ripreso l’evento culturale più popolare del Paese
 
Libreville (Agenzia Fides) – Si è appena conclusa l’edizione 2017 del Festival delle Culture in Gabon nei comuni di Libreville, Akanda e Owendo. Il tema di quest’anno è stato ‘Diversità Culturale e Coesione Nazionale’. Sospeso per qualche anno a causa di motivi organizzativi, il Festival è l’evento culturale più popolare del Paese che quest’anno, nella sua nuova versione, ha aperto le sue porte alle comunità straniere. Il Gabon vuole coinvolgere ulteriormente i gabonesi, gli africani e gli europei per un’espressione culturale ricca e diversificata e rendere Libreville un centro culturale.
Ospite speciale di questa 13a edizione, una delegazione di decine di artisti venuti direttamente dal Marocco. Fanno parte della competizione diversi giochi come il SONGO, un gioco tradizionale basato su calcoli matematici e strategie. Giochi e gare spesso accompagnati dalle melodie di strumenti tradizionali come la “mvet”, una specie di chitarra che racconta attraverso le sue corde: poesia, filosofia e talvolta la conoscenza scientifica del mondo.
Il Festival della Cultura è stato lanciato nel 1997 da padre Mba Abessolo, allora sindaco di Libreville prima di essere istituito come celebrazione nazionale da parte dell’ultimo Omar Bongo Ondimba.
(AP) (14/7/2017 Agenzia Fides)
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ASIA/FILIPPINE - A Marawi si combatte ancora, ma “non è guerra di religione”
 
Marawi (Agenzia Fides) - “Siamo in attesa trepidante per la sorte dei nostri 15 parrocchiani cristiani, ostaggi nelle mani del gruppo terrorista Maute a Marawi. La crisi continua e l’esercito profonde il massimo sforzo. Ma non si tratta di guerra di religione: lo abbiamo rimarcato con chiarezza come vescovi delle Filippine nei giorni scorsi”: lo dice all’Agenzia Fides il Vescovo Edwin de la Pena, alla guida della Prelatura di Marawi, che segue le vicende dell’assedio della città, dove i jihadisti del gruppo “Maute”, che ha giurato fedeltà allo Stato Islamico, continuano a restare asserragliati in un’area del territorio cittadino. Dal giorno dell’attacco terroristico, lanciato il 23 maggio, il numero di morti negli scontri di Marawi ha superato quota 500: 392 morti sono militanti jihadisti, 93 sono soldati e almeno 45 vittime civili.
I vertici militari hanno informato che la crisi di Marawi non finirà, come auspicato, entro il 24 luglio, e giorno in cui il presidente Duterte pronuncerà il suo secondo discorso sullo stato della nazione. Il 22 luglio, inoltre, è il giorno in cui scade il periodo di due mesi di “legge marziale” che, prevedibilmente, potrà essere prolungato dal presidente, se i combattimenti saranno ancora in corso.
Le forze armate delle Filippine hanno infatti annunciato di avere bisogno di altri 10-15 giorni per riconquistare gli edifici occupati dai terroristi a Marawi. Come reso noto, circa 600 edifici devono ancora essere liberati dai cecchini e l’esercito riesce, in media, a riconquistare circa 40-50 edifici al giorno. (PA) (Agenzia Fides 14/7/2017)
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ASIA/SIRIA - Offensiva “autonomista” dei curdi a Hassaké. L'Arcivescovo Hindo: si sentono protetti dagli americani
 
Hassaké (Agenzia Fides) - I militanti e i miliziani che fanno capo al Partito Democratico Curdo (PYD), braccio siriano del Partiya Karkeren Kurdistan (PKK), hanno iniziato a realizzare nei fatti il loro intento – coltivato da anni - di creare una regione autonoma curda nella regione siriana di Jazira, che nei media curdi già viene indicata col nome curdo di Rojava. Nella provincia siriana nord-orientale di Hassaké, l'auto-proclamata amministrazione autonoma di Rojava ha iniziato a implementare un sistema di tassazione locale per sovvenzionare i pubblici servizi della regione. Secondo quanto affermano i responsabili del progetto, le tasse saranno utilizzate per sostenere i servizi sanitari e educativi locali, per migliorare il sistema di sicurezza e anche per affermare con più forza nelle istituzioni e nella vita sociale i diritti delle donne. Il programma di tassazione prevede imposte per tutti i cittadini che hanno entrate mensili pari o superiori a 100mila lire siriane (circa 200 dollari), e quindi dovrebbe coinvolgere circa il 75 per cento della popolazione locale. “Oltre a cercare di imporre questo nuovo sistema di tasse” riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo siro cattolico Jacques Behnan Hindo "quelli del PYD hanno anche requisito e chiuso le scuole. Metà le hanno trasformate in caserme, e nelle altre hanno detto di voler introdurre nuovi programmi scolastici, che verranno realizzati in lingua curda. Tempo fa hanno provato anche a espropriare un terreno appartenente alla nostra Chiesa, ma lo hanno subito restituito, dopo che io avevo inviato lettere di denuncia sia alla Nunziatura che ad alcuni dei loro responsabili”. Secondo l'Arcivescovo Hindo, che guida l'Arcieparchia siro cattolica di Hassaké-Nisibi, anche la regione di Jazira è coinvolta nella delicata e complicata partita geopolitica che si sta giocando in tutta la regione, e che ruota anche intorno alla 'questione curda': “ I militanti curdi del PYD” riferisce a Fides l'Arcivescovo Hindo “si sentono forti perché credono di avere l'appoggio degli USA. Io li ho messi in guardia: guardate, gli americani prima o poi se ne andranno, e voi vi troverete peggio di prima. Questi militanti sono collegati al PKK, che opera in Turchia, e dicono di aspirare soltanto a una maggiore autonomia locale, senza perseguire mire indipendentiste. Inoltre, sono nemici dei curdi di Masud Barzani, che in Iraq stanno invece marciando verso il referendum per proclamare la piena indipendenza del Kurdistan iracheno. Qui da noi, il progetto di una amministrazione autonoma sostenuto del PYD sembra andare avanti perché loro hanno le armi, ma in realtà non riscuote consensi neanche da parte degli altri curdi. Tanto meno da parte delle tribù musulmane e di noi cristiani. E non credo che sarà mai accettato dal governo di Damasco”. (GV) (Agenzia Fides 14/7/2017).
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AMERICA/REPUBBLICA DOMINICANA - Mons. de la Rosa y Carpio: combattere i gruppi mafiosi dell'immigrazione illegale
 
Santiago (Agenzia Fides) – L'Arcivescovo emerito di Santiago de los Caballeros, Mons. Ramón Benito de la Rosa y Carpio, ha dichiarato in un breve colloquio con la stampa locale che fino a quando non si combatteranno i gruppi mafiosi composti da dominicani e stranieri che fanno affari con le necessità degli haitiani, il problema dell'immigrazione clandestina nella Repubblica Dominicana continuerà.
Per l'Arcivescovo i gruppi mafiosi esistono e gestiscono operazioni di traffico illegale di persone da Haiti alla Repubblica Dominicana. Il loro giro d'affari illegale muove ogni anno milioni di pesos e riescono ad agire in diverse parti del confine tra Repubblica Dominicana e Haiti. A tale proposito, nel testo pervenuto a Fides, l’Arcivescovo si è rammaricato del fatto che le grandi nazioni hanno completamente abbandonato Haiti e hanno lasciato il pesante fardello alla Repubblica Dominicana, che sta ricevendo una pacifica invasione di immigrati clandestini che arrivano in cerca di migliori condizioni di vita.
La Chiesa cattolica dominicana si è sempre mostrata solidale con Haiti, e tale sostegno è stato ribadito durante l'ultima riunione dei Vescovi dominicani, dove si è deciso di continuare il sostegno pastorale ad Haiti.
“Tra la Chiesa cattolica dominicana e la pastorale haitiana c'è un grande rapporto, nel cui ambito vengono trattati temi come il rispetto e la sovranità dei popoli” ha sottolineato Mons. de la Rosa e Carpio. "Dobbiamo anche ricordare - ha concluso l'Arcivescovo -, che la Repubblica Dominicana non è come le grandi potenze che hanno promesso e poi sono sparite, comunque noi non possiamo assumere l'intero peso degli haitiani, perché il nostro paese è piccolo e il governo ha le sue esigenze e anche gli impegni con la popolazione dominicana".
Solo pochi giorni fa, il governo della Repubblica Dominicana si è visto costretto a ribadire sulla stampa nazionale che le forze dell’ordine vigilano alle frontiere e a smentire ingressi in massa degli haitiani, come appare in alcuni video diffusi dalle reti sociali. Comunque la presenza di haitiani per le strade di alcuni città dominicane è in aumento, come la mano d’opera clandestina.
(CE) (Agenzia Fides, 14/07/2017)
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AMERICA/PERU’ - La salute della popolazione in pericolo per l’attività mineraria, denuncia dell’Arcivescovo
 
La Oroya (Agenzia Fides) – Dopo che il governo ha ridotto gli standard di qualità ambientale (ECA) per facilitare la vendita del complesso metallurgico di La Oroya, l’Arcivescovo di Huancayo, Mons. Pedro Barreto Jimeno, SJ, ha parlato con la stampa per denunciare che questa misura è dannosa per la salute della popolazione.
Mons. Barreto Jimeno ha osservato che dal 1928 lo Stato si è arricchito a spese della popolazione di questa zona, mineraria per tradizione, e non permetterà che si ripeta questa situazione: "Lo Stato dal 1928 ha riscosso le tasse e si è arricchito a spese della vita e della salute della popolazione, e ancora una volta lo Stato vuole tornare ai suoi vecchi metodi di corruzione, ma in questa occasione va contro la vita della popolazione" ha detto.
Dalla nota inviata a Fides da una fonte locale, si apprende che il governo ha permesso le emissioni di biossido di zolfo fino a 250 microgrammi, mentre in precedenza il massimo era di 20. Il decano del Collegio degli Ingegneri, Fredy Matos, ha espresso il suo disaccordo con questa flessibilità perché le conseguenze principali saranno a carico della salute della popolazione. La vicenda dell'attività mineraria nella zona si trascina da molto tempo. La Chiesa si era espressa positivamente circa la riattivazione del complesso metallurgico La Oroya ma solo dopo aver garantito la vita, la salute e un lavoro degno per gli operai (vedi Fides 1/03/2012).

domenica 14 giugno 2015

Bollettino Fides News del 13 Giugno 2015

AFRICA/NIGERIA - Ancora nessun contatto con i rapitori del sacerdote sequestrato
Abuja (Agenzia Fides)- La diocesi di Ekiti ha chiesto ai fedeli di non entrare in trattative con i rapitori di don Emmanuel Akingbade, il parroco di San Benedetto d’Ido-Elkit (nel sud-ovest della Nigeria), sequestrato l’8 giugno (vedi Fides 11/6/2015).
I sequestratori infatti, servendosi del cellulare del sacerdote, hanno inviato diverse richieste di riscatto a persone comuni, mentre né la famiglia né la diocesi sono state finora da loro contattate.
Secondo la persona che era con don Akingbade al momento del sequestro, i malviventi avevano chiesto al sacerdote 20 milioni di Naira (100.816 euro) se voleva evitare di essere rapito.
L’11 giugno, Sua Ecc. Mons. Felix Ajakaye, Vescovo di Ekiti, ha presieduto una messa nella cattedrale di San Patrizio per chiedere l’intervento divino per convincere i rapitori a rilasciare don Akingbade e le altre persone sequestrate nella regione.
P. Clement Ogunlusi, parroco della cattedrale, ha lamentato il forte stato di insicurezza del Paese ma ha chiesto ai fedeli di non maledire i rapitori ma di pregare per loro perché si convertano. (L.M.) (Agenzia Fides 13/6/2015)
ASIA/IRAQ - Sottratte con l'inganno migliaia di case ai cristiani emigrati da Baghdad
Baghdad (Agenzia Fides) – Con la complicità di funzionari corrotti, singoli impostori e gruppi organizzati di truffatori sono riusciti negli ultimi anni a acquisire illegalmente il possesso di migliaia di case appartenenti a famiglie cristiane di Baghdad, che hanno abbandonato la città per sottrarsi al caos, all'instabilità e alla violenza che regnano in Iraq dai tempi dell'ultimo intervento militare a guida Usa.
Tra le decine di migliaia di cristiani fuoriusciti dal Paese negli ultimi anni, molti non avevano venduto le case i beni immobiliari, tenendo viva la speranza di far ritorno in Iraq in tempi più tranquilli. Ma adesso, un loro eventuale ritorno sarebbe segnato dall'amara scoperta che le loro proprietà sono passate di mano, e i nuovi possessori sono riusciti in molte situazioni a ottenere anche falsi documenti di proprietà che rendono di fatto impossibile il recupero per vie legali dei beni da parte dei legittimi padroni.
Il membro del consiglio municipale di Baghdad Mohammed al-Rubai ha dichiarato in una recente intervista televisiva che quasi il 70 per cento delle case dei cristiani della capitale irachena sono state espropriate illegalmente, e i titoli di proprietà sono stati falsificati con manomissioni dei registri catastali realizzate grazie alla connivenza di burocrati disonesti. La ONG “Baghdad Beituna” ha calcolato che le violazioni delle proprietà dei cristiani realizzate con la complicità di pubblici ufficiali corrotti sono state non meno di 7mila. A godere dei furti “legalizzati” delle proprietà dei cristiani sarebbero anche membri degli apparati politici e militari: in un rapporto pubblicato lo scorso febbraio dal website al-Arabi al- Jadeed, Il Consiglio della Giustizia, supremo organo giudiziario dell'Iraq, aveva accusato membri del governo a quel tempo guidato da Nuri al- Maliki di aver acquisito illegalmente il possesso di proprietà private, in gran parte appartenute a cristi ani, con operazioni rese possibili dal caos giuridico seguito all'intervento militare a guida Usa che aveva abbattuto il regime di Saddam Hussein. (GV) (Agenzia Fides 13/6/2015).
AMERICA/MESSICO - Una tessera per distinguere i veri sacerdoti da quelli falsi
Città del Messico (Agenzia Fides) – Credenziali ufficiali a prova di contraffazione per i sacerdoti delle province ecclesiastiche di Tlalnepantla e Messico per contrastare le truffe perpetrate da persone che usurpano l'identità di sacerdoti e religiosi che ingannano i parrocchiani, offrendo loro servizi religiosi, a pagamento.
Verrà rilasciata una scheda personale, di colore diverso secondo lo stato religioso: sacerdote diocesano, religioso, diacono diocesano o religioso.
La tessera sarà di facile lettura, in modo di fare riconoscere ai fedeli, il nome del sacerdote o diacono e i dati per un riscontro immediato con i rispettivi superiori.
Il fenomeno dei "falsi sacerdoti" è in aumento in tutto il Paese, molti di essi si presentano perfino con indumenti rubati o comprati i modo illecito. Questi truffatori frequentano ospedali, cimiteri e chiese fuori dal centro città. Carlos Villa Roiz, vice direttore delle comunicazioni sociali dell'Arcidiocesi di Messico, ha affermato che "non si sa quanti sono i falsi sacerdoti, perché è come chiedersi quanti ladri ci sono a Città del Messico?".
"Molti sono ben preparati e cercano in maniera particolare di celebrare sacramenti, come nozze e battesimi, fuori delle chiese,in locali privati, chiedendo cifre enormi", ha aggiunto. "Bisogna infine dire che la simpatia non è mai un tratto distintivo per riconoscere un sacerdote vero da uno falso" ha concluso. (CE) (Agenzia Fides 13/6/2015)
AMERICA/PERU - Settimana Nazionale del Migrante: lettera dei Vescovi ai 3 milioni di peruviani all’estero
Lima (Agenzia Fides) – Nell'ambito delle celebrazioni della Settimana Nazionale del Migrante (dal 15 al 21 giugno), i Vescovi del Perù, attraverso la commissione per la mobilità umana, hanno inviato una lettera a tutti i connazionali che sono fuori il Paese o che hanno un membro della famiglia all'estero.
Nel messaggio, i Vescovi sottolineano che la mobilità umana è una sfida importante per la società e la Chiesa, “perché sono circa tre milioni i connazionali che si trovano fuori dal nostro Paese, in cerca di un futuro migliore”.
Pertanto- continua il messaggio- il Santo Padre ci chiede di "promuovere azioni concrete di solidarietà per i migranti nelle nostre comunità ecclesiali. Inoltre, il Papa esorta i governi del mondo di migliorare le proprie politiche migratorie”.
"Cari connazionali che vi trovate in Paesi diversi, vi incoraggiamo a mantenere la fede cristiana cattolica e chiediamo la protezione del Signore dei Miracoli, patrono degli emigranti peruviani”, conclude il messaggio dei Vescovi.
(CE) (Agenzia Fides, 13/06/2015)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 24 novembre 2024

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