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giovedì 30 maggio 2024

L'arcivescovo a Castelmonte(da La Vita Cattolica)

L’Arcivescovo Lamba a Madone di Mont: «Avevo sentito parlare di Castelmonte già a Roma»

Di Castelmonte aveva già sentito parlare quando era a Roma, da parte di un sacerdote friulano che conservava gelosamente un quadretto di quella che egli chiamava «la mia Madonna». L’arcivescovo Riccardo Lamba lo ha raccontato nella sua prima visita al santuario di Madone di Mont, domenica 26 maggio, dove ha incontrato la comunità dei frati e i fedeli, celebrando la Messa a conclusione del mese mariano. Un appuntamento al quale hanno voluto prendere parte anche la sindaca di Prepotto, Mariaclara Forti, e il ministro provinciale dei Cappuccini, p. Alessandro Carollo. Proprio loro, assieme agli 11 frati della comunità che presta servizio a Madone di Mont, hanno accolto nel pomeriggio mons. Lamba con i saluti ufficiali nella piazzetta del pozzo.

Il rettore, p. Andrea Cereser, ha poi accompagnato l’Arcivescovo a visitare il piccolo cimitero e la cripta del Santuario, prima di salire al cospetto della statua della Vergine per la celebrazione solenne nella domenica della Santissima Trinità.

Una curiosità: l’Arcivescovo ha celebrato la Messa senza le insegne espiscopali, «in stile quasi francescano», come hanno notato alcuni dei fedeli presenti. Non una scelta voluta, la sua, tuttavia. Mons. Lamba si è infatti accorto solo una volta giunto a Castelmonte di aver dimenticato anello, mitria e pastorale. Non però la croce pettorale con il simbolo di Aquileia, donatagli nella celebrazione di ingresso in diocesi e che l’Arcivescovo porta sempre al collo.

Al termine della liturgia (molto partecipata, sebbene la presenza di mons. Lamba fosse stata annunciata solamente ai fedeli presenti alle messe del mattino), l’Arcivescovo si è intrattenuto amabilmente con i fedeli e con i frati, che avevano preparato un piccolo rinfresco, ringraziando questi ultimi per il loro prezioso servizio al Santuario e nelle parrocchie e assicurando, tra l’altro, la sua presenza al prossimo pellegrinaggio diocesano l’8 settembre.
Valentina Zanella

giovedì 11 agosto 2022

100 anni dall'imcoronazione di Madone di Mont

A CASTELMONTE SI CELEBRA IL CENTENARIO DELL’INCORONAZIONE DELL’EFFIGIE DELLA VERGINE

Era il 3 settembre del 1922 quando, davanti a un’incredibile folla di fedeli, l’allora Arcivescovo di Udine mons. Anastasio Rossi pose sul capo dell’effigie di Castelmonte la corona dorata che ancora oggi si può ammirare. Il 15 agosto le celebrazioni per il centenario: una Santa Messa con l'Arcivescovo mons. Mazzocato e un concerto. La storia dell'effigie.

«La corona brilla in fronte» recita il ritornello del Canto dei Pellegrini alla Madonna di Castelmonte. Una corona che, per proseguire con le parole dell’inno, «rifulge di splendor» da esattamente cento anni. Era il 3 settembre del 1922 quando, davanti a un’incredibile folla di fedeli, l’allora Arcivescovo di Udine mons. Anastasio Rossi pose sul capo dell’effigie di Castelmonte la corona dorata che ancora oggi si può ammirare.

Il centenario dell’evento sarà celebrato nella solennità dell’Assunta, lunedì 15 agosto, con una Santa Messa presieduta da mons. Andrea Bruno Mazzocato alle 11.30 nel santuario di “Madone di Mont”. Nel contesto dei festeggiamenti è previsto anche un concerto al rinnovato organo del santuario, alle 18 dello stesso giorno. Entrambi i momenti saranno visibili anche in diretta streaming sul canale YouTube del Santuario di Castelmonte.

Il 15 agosto è anche la festa della dedicazione del santuario di Castelmonte: una data significativa, dunque, per celebrare il centenario dell’incoronazione della statua della Vergine, preludio al pellegrinaggio diocesano che vedrà salire a Madone di Mont l’intera Arcidiocesi udinese il prossimo 8 settembre.

 

Cent’anni di un evento storico

L’evento, disperso nell’oblio delle vicende del “secolo breve”, ebbe una portata enorme per il Friuli dell’epoca. Era un tempo, infatti, in cui la regalità dei santi veniva messa in evidenza con la prassi dell’incoronazione delle statue. Così avvenne anche per la Madonna di Castelmonte.

Il processo per l’incoronazione dell’effigie di Madone di Mont non fu semplice: iniziato nel 1845 sotto la spinta del Capitolo dei canonici di Cividale, fu preso in carico dal cardinale Fabio Maria Asquini, originario di Fagagna, allora diplomatico per lo Stato pontificio. I numerosi conflitti della seconda metà dell’ottocento, protratti fino a includere la prima guerra mondiale – il cui fronte italo-asburgico si combatté anche nei pressi del santuario – rallentarono l’iter per l’incoronazione della statua, la cui domanda sarebbe stata ufficializzata solo nel 1921. Fu indetto allora un anno di preparazione straordinaria: le cronache del santuario attestano circa centocinquanta pellegrinaggi nei soli mesi di settembre e ottobre, con un afflusso di trentamila pellegrini. L’evento dell’incoronazione, il 3 settembre 1922, fu talmente partecipato che gli spazi del santuario furono insufficienti: si celebrò l’incoronazione sui pascoli del vicino monte Plagnava, alla presenza di cinque vescovi e circa decine di migliaia di persone.

 

Un’immagine venerata da secoli: la storia della Madonna di Castelmonte

Inizialmente dedicato a San Michele Arcangelo, quello di Castelmonte è uno dei santuari più antichi d’Italia. I primi cenni storici, infatti, risalgono al V secolo. Si può pensare che già dai tempi dei longobardi e dei franchi, ossia dal VI al IX secolo, pellegrini cristiani si recassero a Castelmonte: un documento del 1244, infatti, presenta Castelmonte già pervenuta ad un notevole splendore: la chiesa di “Santa Maria del Monte” era in quel tempo una delle più importanti di tutto l’esteso Patriarcato di Aquileia. Il 21 settembre 1469 un fulmine di inaudita potenza si abbatté sul santuario facendo crollare il campanile e gran parte della chiesa; si sviluppò un incendio che ridusse in cenere l’antica effigie della Vergine qui venerata e ridusse in rovine tutto il santuario. Per volere delle popolazioni vicine e per decisione dei Canonici di Cividale si iniziò immediatamente la ricostruzione dell’intero complesso. La ricostruzione fu completata nel 1479, anno in cui si concluse anche la pace fra l’impero ottomano e Venezia. Queste due ricorrenze fecero sì che l’8 settembre 1479 si ebbe a Castelmonte un «grande perdono», con la partecipazione di tantissimi pellegrini.

Gli storici ritengono che, proprio in occasione di questo «grande perdono», sia stata intronizzata e benedetta la statua in pietra della “Madonna viva”, come viene chiamata l’effigie di Castelmonte. La statua della Madonna con Bambino, presente sull’altare maggiore del santuario, è il cuore del santuario stesso. La sua realizzazione, in pietra calcarea dipinta, è databile attorno alla prima metà del XV secolo. Di probabile scuola salisburghese, la “Madonna viva” di Castelmonte – così è chiamata l’effigie – presenta alcuni particolari ricordano ai pellegrini il mistero che rappresenta:

  • la corona, il manto dorato e il trono sul quale è seduta sono elementi che richiamano la regalità di Maria, così venerata anche in diverse Litanie;
  • il seno scoperto per allattare Gesù bambino ricorda che lei è la madre di Dio e madre della Chiesa;
  • la postura, poi, è la stessa delle immagini che vedranno Maria ritratta nel momento più doloroso, ossia nell’atto pietoso di abbracciare il figlio morto in croce: vita e morte sono esperienze che si intrecciano in Maria, a richiamare che ella è Madre in ogni momento della vita dei fedeli.

Oltre alla bellezza del volto, un particolare tratto dell’immagine di Castelmonte è il colore scuro della pelle di Maria: un motivo biblico può essere ricercato nel Cantico dei cantici, all’interno del quale la giovane sposa dice di sé: «Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone» (Ct 1,5): Maria è madre della Chiesa, la quale è Sposa di Cristo. Un’altra ipotesi si rifà alla tradizione delle c.d. “Madonne nere” (si pensi soltanto alle effigi mariane di Loreto, nelle Marche, e di Czestochowa, in Polonia): in questo caso il colore è legato alla consuetudine di scurire la pelle delle figure sacre di provenienza mediorientale, unita al fatto che – soprattutto in oriente – le icone erano annerite dal fumo delle candele devozionali.

sabato 7 settembre 2019

Pellegrinaggio Diocesano a Castelmonte

In pellegrinaggio a Madone di Mont

Si rinnova, domenica 8 settembre, il tradizionale pellegrinaggio diocesano al santuario mariano di Castelmonte

In pellegrinaggio a Madone di Mont
Si rinnova il tradizionale appuntamento con il pellegrinaggio diocesano al santuario di Castelmonte: domenica 8 settembre alle 14.15 il ritrovo – come sempre – a Carraria, per mettersi poi in cammino, guidati dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, verso il santuario mariano.

Anche quest’anno il pellegrinaggio avrà un significato particolare, ad unire tutti i fedeli, infatti, una volontà comune: quella di affidare allo sguardo materno e misericordioso di Maria il cammino della Chiesa udinese. Per sua intercessione, si invocherà lo Spirito Santo in particolare sull’importante progetto diocesano delle Collaborazioni pastorali. «In una preghiera corale – scrive l'Arcivescovo nel suo messaggio ai fedeli – torneremo ad affidare a la Madone di Mont anche la Chiesa di Udine perché sia lei ad accompagnarci nell’attuazione del progetto pastorale sul quale ci siamo ormai avviati. Se facciamo conto delle nostre sole forze possiamo spaventarci, ma noi speriamo in Maria che ci conduce a Gesù. Alle nozze di Cana Ella ha ottenuto da Gesù il miracolo di trasformare l’acqua in vino. Oggi, nonostante le nostre povere risorse, speriamo di vivere un profondo rinnovamento nella nostra Chiesa diocesana grazie all’intercessione di Maria e per la potenza di Gesù e del suo Spirito».

«Come ci siamo più volte ricordati – prosegue l'Arcivescovo –, il nostro progetto diocesano ha un’anima missionaria. Proprio la riscoperta dello spirito missionario sarà il tema spirituale che ci accompagnerà nell’anno pastorale 2019-20. Maria sarà con noi perché ella è stata la prima missionaria. Appena ricevuto l’annuncio dell’angelo ella è partita e ha portato Gesù, che aveva iniziato a formarsi nel suo grembo, ad Elisabetta e a Giovanni Battista. Ha riunito, poi, attorno a sé gli apostoli in preghiera per invocare a Pentecoste il dono dello Spirito Santo che ha generato la Chiesa. So che tra noi ci sono tante persone che amano Maria e la nostra Chiesa diocesana. Le invito tutte al pellegrinaggio per unire voci e cuori e chiedere una grande grazia per la nostra diocesi e per tutte le altre intenzioni di preghiera che custodiamo nel cuore».

Il raduno dei partecipanti è previsto per le 14.15 a Carraria per dare inizio alle 14.30 al pellegrinaggio con la benedizione dei pellegrini e la salita a piedi. Alle ore 17, sul piazzale del Santuario, l’Arcivescovo presiederà la Santa Messa cui seguirà l’affidamento della Chiesa udinese a Maria e il canto di lode del Magnificat (diretta dalle 16 sulle frequenze dell’emittente diocesana «Radio Spazio»).

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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