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martedì 2 agosto 2022

AFRICA/EGITTO - Giovani egiziani in pellegrinaggio al Monte Sinai per la 29esima “Marcia Francescana”

AFRICA/EGITTO - Giovani egiziani in pellegrinaggio al Monte Sinai per la 29esima “Marcia Francescana”
 
Quesna (Agenzia Fides) – Un pellegrinaggio di cinque giorni, lungo sentieri percorsi da tempo immemore da santi, profeti e penitenti, per domandare il dono della riconciliazione interiore e scoprire il disegno amoroso di Dio sulla propria vita. E’ l’intensa, suggestiva esperienza condivisa da frati, religiose e centinaia di ragazzi e ragazze che dal 20 al 30 luglio hanno preso parte alla 29a Marcia francescana, il tradizionale pellegrinaggio organizzato in Egitto dai Frati Minori, che quest’anno si è snodato intorno alla meta del Monte

Sinai, per poi concludersi con una divina liturgia celebrata dal Vescovo copto cattolico Hani Bakoum a Quesna, nella Cattedrale dedicata alla Vergine Maria.
Il Monte Sinai è meta di pellegrini cristiani fin dal IV secolo dopo Cristo. La “Marcia francescana” appare in piena sintonia con le politiche governative che da anni puntano promuovere l’Egitto come meta di suggestivi pellegrinaggi cristiani. Nelle dichiarazioni rilasciate ai media egiziani, Padre Milad Shehata, Direttore del Centro Culturale Francescano del Cairo, ha rimarcato che per i ragazzi e le ragazze coinvolti il pellegrinaggio – che aveva come slogan la frase “ho qualcosa da dirti” - ha rappresentato un momento propizio di preghiera, silenzio e convivenza fraterna, occasione ideale per riconoscere l’orizzonte di felicità a cui è chiamata la propria vita, nella sequela di Gesù. Il sacerdote francescano ha anche espresso l’intenzione di invitare alla prossima marcia francescana anche amici e amiche musulmani.
La tradizione di pellegrinaggi cristiani che attraversano le terre d’Egitto risale al IV Secolo dopo Cristo. La fondazione del Monastero di Santa Caterina, nel Sinai, si fa risalire a sant'Elena, madre dell'imperatore Costantino che nel 328 fece costruire una prima cappella nel luogo dove secondo la tradizione Mosè parlò con Dio, nell'episodio biblico del roveto ardente. La più antica notizia documentata del luogo di culto dedicato a Santa Caterina nel Sinai si rintraccia nel “Cammino di Egeria”, la monaca originaria della Gallia che raccolse nell’opera il racconto dei luoghi biblici visitati in lungo pellegrinaggio compiuto tra il 381 e il 384. Fin da allora, una parte dei cristiani che si recavano in pellegrinaggio a Gerusalemme erano soliti inserire anche il Sinai nel loro itinerario. Una pratica spirituale che è proseguita anche dopo che a dominare l’Egitto sono arrivati governanti appartenenti all’islam.
(GV) (Agenzia Fides 1/8/2022)

martedì 31 maggio 2022

AFRICA/EGITTO - Un milione di pellegrini copti e musulmani celebrano insieme la nascita della Vergine Maria presso il santuario della “Collina degli uccelli”

AFRICA/EGITTO - Un milione di pellegrini copti e musulmani celebrano insieme la nascita della Vergine Maria presso il santuario della “Collina degli uccelli”
 
Samalut (Agenzia Fides) - Quest’anno sono più di un milione i pellegrini egiziani, sia cristiani copti che musulmani, attesi presso il Monastero-Santuario mariano di Jabal al Tayr, presso la città di Samalut, nella provincia egiziana di Minya, nei giorni in cui la Chiesa copta celebra la nascita della Vergine Maria.
Dopo anni pesantemente condizionati dalle disposizioni sanitarie messe in atto per contrastare la pandemia da Covid-19, quest’anno le aree intorno al Santuario sono tornate a riempirsi di bancarelle, bivacchi e punti di ristoro che tradizionalmente connotano questa manifestazione moltitudinaria della devozione popolare verso la Vergine Maria. In aggiunta, le autorità nazionali e quelle locali hanno dedicato attenzione e risorse particolari per garantire i servizi pubblici necessarie a un sereno svolgimento delle celebrazioni, a partire dalla rapida raccolta dei rifiuti e dal coordinamento delle attività di tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico.
Le celebrazioni ospitate ogni anno presso il Santuario in onore della nascita di Maria iniziano alla fine di maggio e si protraggono per una settimana. Il Santuario mariano rappresenta anche una delle tappe più significative del “Cammino della Sacra Famiglia”, l'itinerario che unisce luoghi attraversati, secondo tradizioni millenarie, da Maria, Giuseppe e Gesù Bambino durante la loro permanenza in terra d’Egitto, dove erano dovuti emigrare, lasciando la Palestina, per fuggire ai disegni malvagi di Erode.
Da anni, come riferito dall’Agenzia Fides, il governo egiziano punta a promuovere il “Cammino della Sacra Famiglia” come percorso in grado di attrarre moltitudini di pellegrini e turisti da tutto il mondo. Quest’anno – riferiscono fonti specializzate come il sito online Copts Today – le autorità nazionali e regionali stanno seguendo le celebrazioni e i pellegrinaggi con particolare attenzione anche per valutare l’impatto delle prime opere pubbliche e private – nuovi percorsi stradali, parcheggi, aree verdi, strutture di ricezione alberghiera – realizzate intorno al santuario in vista della sua ulteriore promozione come meta di pellegrinaggi, nel quadro dei programmi di sviluppo turistico avviati proprio intorno alle varie tappe del “Cammino della Sacra Famiglia”.
La chiesa della Vergine Maria a Jabal al- Tayr ("Collina degli uccelli") fu fondata intorno al 328 dopo Cristo per volontà della Regina Elena, madre dell'Imperatore Costantino, e costituisce uno dei santuari più amati e frequentati dai cristiani copti. Il luogo di culto originario, scolpito nella roccia, ospita solo tre volte all’anno celebrazioni liturgiche, in occasione di tre solennità del calendario liturgico copto.
Secondo tradizioni locali, dopo essere giunta presso la città di Samalut, la Sacra Famiglia attraversò il Nilo verso est, proprio dov’è situato attualmente il Monastero, e si stabilì nella grotta che si trova inglobata nella chiesa antica. La “collina degli uccelli”, dove sorge il monastero, è conosciuta anche come “Monte del Palmo” perché, secondo una tradizione locale, mentre il piccolo Gesù con Maria e Giuseppe si trovavano nei pressi dell’altura, un grosso frammento di roccia si staccò da essa, rischiando di travolgerli. Allora il Signore Gesù stese la mano fermando il masso rotolante, e il palmo della sua mano rimase impresso su quella roccia.
Nel monastero di Jabal al Tayr si tocca con mano, durante tutto l’anno, la devozione per la Madre di Gesù diffusa anche tra i credenti musulmani, che vanno in pellegrinaggio al Santuario a pregare e invocare grazie soprattutto nel mese di agosto, nei 15 giorni di festa che precedono e seguono la solennità liturgica della Dormizione di Maria.
(GV) (Agenzia Fides 31/5/2022)

mercoledì 27 aprile 2022

4mila copti egiziani in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua

AFRICA/EGITTO - 4mila copti egiziani in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pasqua
 

Il Cairo (Agenzia Fides) – Sono più di 4mila i cristiani copti egiziani che quest’anno hanno compiuto o stanno compiendo il pellegrinaggio a Gerusalemme e in Terra Santa in occasione della Pasqua, per celebrare riti e liturgie nei luoghi legati alla passione, alla morte e alla resurrezione di Gesù. Il dato, fornito dalla rete di 27 compagnie turistiche operanti nel settore dei pellegrinaggi in Terra Santa, acquista rilievo se si considera il blocco forzato dei pellegrinaggi e dei viaggi registrato negli ultimi due anni a causa della pandemia, e se si tiene conto anche dei divieti che in passato hanno impedito per decenni ai cristiani copti egiziani di visitare la Città Santa, effetto collaterale del conflitto arabo-israeliano.
I tour operator egiziani sono tornati a organizzare pellegrinaggi cristiani attenendosi a precise norme emanate dalle autorità egiziane con l’intento di mantenere alto il livello di guardia davanti alla perdurante pandemia da Covid-19. Il viaggio a Gerusalemme e in alti luoghi della Terra Santa – comprese le città di Nazareth e Betlemme – è stato autorizzato dagli apparati egiziani solo per pellegrini con età dai 40 anni in su, che avessero ricevuto almeno due dosi di vaccino anti-Covid. Le restrizioni imposte dalle autorità sanitarie e soprattutto la generale crisi economica – rimarca il sito Copts United – hanno impedito quest’anno ai pellegrinaggi copti in Terra Santa o raggiungere cifre più ragguardevoli.
In passato (vedi Fides 13/1/2022), una vera e propria proibizione a visitare Gerusalemme era stato imposto nel 1979 a tutti i copti ortodossi dal Papa copto di allora, il Patriarca Shenuda III (1923-2012). Negli anni in cui si radicalizzava il conflitto arabo-israeliano, Papa Shenuda III aveva vietato ai fedeli della sua Chiesa di compiere pellegrinaggi nello Stato ebraico, e non aveva cambiato posizione neanche dopo la normalizzazione dei rapporti tra Egitto e Israele. Tale divieto non è stato formalmente revocato dopo la morte del Patriarca Shenuda, ma già nel 2014 il viaggio compiuto in Terra Santa da una novantina di cristiani copti in occasione della Settimana Santa aveva reso manifesta l'inattualità della disposizione disciplinare anti-pellegrinaggio, nel quadro dei rapporti esistenti tra le due nazioni confinanti. A incentivare ulteriormente i pellegrinaggi dei copti in Terra Santa ha di certo contribuito anche il viaggio compiuto nel novembre 2015 a Gerusalemme dallo stesso Patriarca Tawadros II, in occasione dei funerali dell'Arcivescovo Abraham, capo della locale comunità copta ortodossa. Poi, lo scorso 7 gennaio, in occasione delle Natale copto, Papa Tawadros ha dichiarato esplicitamente in un’intervista televisiva che i cristiani copti d’Egitto non contravvengono ad alcuna disposizione dell’autorità ecclesiastica quando si recano in pellegrinaggio a Gerusalemme. Nella stessa intervista, Papa Tawadros ha ricordato che dal XIII secolo le cronache attestano la presenza di un Vescovo copto residente nella Città Santa, facendo notare che anche la sospensione dei pellegrinaggi provenienti dall’Egitto ha contribuito a rendere più esigua la presenza dei copti in Terra Santa. Il Patriarca copto ha anche citato i ripetuti inviti a visitare Gerusalemme rivolti agli egiziani anche dal Presidente palestinese Abu Mazen durante le sue visite ufficiali in Egitto.
(GV) (Agenzia Fides 27/4/2022)

venerdì 27 agosto 2021

Agenzia Fides 27 agosto 2021

 

AFRICA/SUD SUDAN - “Basta con i messaggi incitanti all’odio sui social media”: appello del Vescovo di Tombura-Yambio
 
Juba (Agenzia Fides) – “Sui social media ci sono troppi messaggi incitanti all’odio” denuncia Sua Ecc. Mons. Eduardo Hiiboro Kussala Vescovo di Tombura-Yambio, in Sud Sudan, in una nota inviata all’Agenzia Fides, nella quale stigmatizza l’uso dei moderni mezzi di comunicazione di massa per perpetuare il clima di odio e violenza che da anni affligge la regione.
“Viviamo in un clima d’insicurezza che ha prodotto risultati così nefasti come forti perdite di vite innocenti, distruzione di proprietà, sfollamenti, dissidi, fame e sofferenze di ogni tipo” sottolinea Mons. Kussala. “Non possiamo sopportare più questa situazione, vediamo cosa possiamo fare per fermare la violenza”.
Una delle prime cose da fare, secondo il Vescovo di Tombura-Yambio, è fermare i messaggi che incitano all’odio che circolano incessantemente sui social media e sulle applicazioni di comunicazione.
“Sulle piattaforme social leggiamo un gran numero di messaggi incitanti all’odio, dove i Sud sudanesi si insultano a vicenda, e il mondo ci vede come un gruppo di nemici. Questa mentalità è contro l’unità e nemica della coesistenza reciproca”.
“La sicurezza inadeguata, la povertà, la mancanza di una cultura di pace sono tutti fattori che favoriscono la violenza” continua il Vescovo, che lancia un appello a tutti i leader religiosi perché continuino a promuovere comportamenti e pratiche per bloccare la violenza”.
Mons. Kussala vede dei segnali di speranza nel “dialogo incoraggiante promosso dal Vaticano tra il governo di unità nazionale e i gruppi di opposizione, e nel desiderio di rimpatriare i rifugiati. Il governo necessita del nostro apprezzamento e supporto nel difficile processo di attuazione dell’Accordo di pace rivitalizzato” conclude il Vescovo.
Il 18 luglio 2021, la Comunità di Sant’Egidio ha ospitato colloqui di pace tra il governo di transizione rivitalizzato di unità nazionale del Sud Sudan, e i movimenti che non avevano firmato gli accordi precedenti. (L.M.) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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AFRICA/EGITTO - Il Patriarca copto Tawadros ai giovani egiziani: “Con l’invenzione dei cellulari è finita l’era dell’umanità”
 
Il Cairo (Agenzia Fides) - “Un sociologo ha detto: con l’invenzione del telefono cellulare è finita l’era dell’umanità. E questa è una cosa grave: abbiamo iniziato a misurare la nostra umanità con gli strumenti tecnologici, ma le macchine non hanno sentimenti umani”. Con queste parole a effetto Papa Tawadros II, Patriarca della Chiesa copta ortodossa, ha voluto lanciare un ennesimo allarme sui rischi di disumanizzazione che minacciano una convivenza sociale condizionata in maniera invasiva dall’uso e dall’influenza delle reti sociali. Lo ha fatto, con scelta mirata, con un intervento rivolto ai circa 200 ragazzi e ragazze egiziani partecipanti al primo “Logos Forum” della gioventù della Chiesa copta ortodossa, raduno giovanile ospitato fino al prossimo 30 agosto presso il monastero di Anba Bishoy, nella regione desertica del Wadi Natrun.
Nelle parole rivolte in questi giorni ai giovani cristiani copri, Papa Tawadros li ha anche esortato a coltivare le proprie radici familiari e comunitarie, a fare tesoro dell’educazione ricevuta dai genitori, a nutrire sentimenti di compassione per chi soffre, e a seguire le orme di chi vive la propria vita con generosità e gratuità, considerando gli altri come fratelli da servire, e non come strumenti da sfruttare per perseguire il proprio meschino tornaconto.
Settori e singoli esponenti della Chiesa copta ortodossa da tempo si interrogano in maniera critica sull’impatto provocato dall’espansione delle reti sociali e dei social media nel vissuto concreto delle comunità ecclesiali. Un approccio critico ben diverso dal conformismo con cui in tante realtà e organismi ecclesiali si pretende di potenziare l’efficacia dell’annuncio della testimonianza cristiana proprio alla messa in campo di elaborate strategie “professionali” di comunicazione “social”.
Nel recente passato (vedi Fides 16/11/2020), proprio Papa Tawadros aveva ribadito che non saranno le reti sociali e le strategie di marketing e comunicazione a aprire agli uomini e alle donne di oggi le porte del Paradiso. “Ogni persona riceve da Dio il dono del tempo, 24 ore al giorno” aveva sottolineato il Patriarca copto ortodosso in un discorso rivolto ai membri del Rotary Club egiziano di Alessandria-Pharos, facendo notare che se si passa gran parte della propria vita nelle reti sociali, come capita a tanti giovani, si finisce per gettare nel nulla questo tesoro. (GV) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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ASIA/FILIPPINE - Digiuno e penitenza di 40 giorni in mezzo alla pandemia
 
Manila (Agenzia Fides) - La comunità cattolica di Zamboanga, sull'isola di Mindanao, nel Sud delle Filippine, vivrà 40 giorni di digiuno e penitenza mentre il Paese è alle prese con la pandemia di Covid-19. Come appreso da Fides, Mons. Moises Cuevas, Amministratore apostolico di Zamboanga, ha annunciato l'iniziativa da vivere “in solidarietà con coloro che soffrono gli effetti della pandemia”. La speciale "quaresima autunnale" inizierà il 13 ottobre con il rintocco delle campane delle chiese in tutta l'arcidiocesi alle 20, dopo la recita del Rosario. Nelle settimane che precedono il tempo penitenziale, in tutte le parrocchie si terranno catechesi per preparare i fedeli a questo speciale tempo di penitenza e di preghiera.
Il Presule ha chiesto alle parrocchie di mettere a disposizione il Sacramento della Riconciliazione per favorire un rinnovamento spirituale e morale di tutti i credenti. Il periodo di 40 giorni si concluderà il 21 novembre, domenica di Cristo Re, con uno speciale “cammino penitenziale” dalla Cattedrale Metropolitana dell'Immacolata Concezione al Santuario di Nuestra Señora La Virgen del Pilar, cui parteciperanno il clero e i religiosi e alcuni rappresentanti dei fedeli laici dell'arcidiocesi.
L'iniziativa è annunciata nella prima Lettera pastorale di Mons. Cuevas, da poco nominato da Papa Francesco Amministratore apostolico di Zamboanga. Nella lettera si annuncia anche uno speciale programma di “Catechesi sulla Parola di Dio”, in vista della "Domenica della Parola di Dio", che verrà celebrata il 23 gennaio del 2022. Mons. Cuevas rende noto che questa catechesi sarà condotta online “come un modo per accompagnare i nostri fedeli e coloro che cercano continuamente rifugio nella Parola di Dio in questi tempi difficili”.
Tra le altre iniziative in tempo di pandemia, l'Amministratore apostolico riferisce anche che l'Arcidiocesi sta creando nelle parrocchie dei punti di solidarietà e carità chiamati "Gifted to Give”, per continuare ad aiutare i poveri. “Vi sarà una distribuzione continua di beni materiali nelle nostre parrocchie per rispondere in modo appropriato e prenderci cura dei nostri fratelli e sorelle bisognosi”, spiega. Tutte le attività, ha affermato, saranno guidate e coordinate dal nuovo "Ufficio Arcidiocesano di gestione della pandemia".
(SD-PA) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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ASIA/MYANMAR - I Rohingya emarginati anche nella lotta alla pandemia: negato il diritto alla salute
 
Sittwe (Agenzia Fides) - Le autorità del Myanmar non hanno attualmente in programma di includere la minoranza musulmana Rohingya tra la popolazione da vaccinare contro il Covid-19 e sta negando loro l'assistenza sanitaria e il diritto alla salute. I Rohingya vivono in campi densamente affollati nello stato birmano di Rakhine, nel Myanmar occidentale. Oltre 700mila Rohingya sono fuggiti in Bangladesh durante le operazioni militari nel 2017 e coloro che sono rimasti in Myanmar lamentano discriminazioni e maltrattamenti in un paese che non li riconosce come cittadini.
Come appreso da Fides, l'amministrazione locale della cittadina di Sittwe ha confermato che la campagna di vaccinazione procederà per gruppi prioritari e fragili come anziani, operatori sanitari, personale governativo e monaci buddisti, e che per ora non includerà i Rohingya. Costoro vivono in ghetti, separati dal resto della popolazione, a Sittwe e, se ammalati di Covid, non possono nemmeno raggiungere un ospedale. "Viene loro negato il diritto alla salute" affermano i gruppi per i diritti umani come "Fortify Rights". "I Rohingya nel Rakhine hanno espresso paura e sfiducia nei confronti del sistema sanitario statale" afferma l'Ong. La stragrande maggioranza di loro è confinata in appositi campi: intorno a Sittwe sono 100.000 persone, mentre altri 500mila Rohingya rimangono nei villaggi del resto del Rakhine.
Intanto, nella lotta alla pandemia, il Myanmar sta cercando di procurarsi dosi di vaccino per la popolazione. Il precedente governo della Lega Nazionale per la Democrazia, rovesciato dal golpe militare del 1° febbraio 2021, aveva ordinato 30 milioni di dosi di vaccini per Covid-19 dall'India, noto come "Covidshield" sviluppato dall'Università di Oxford e AstraZeneca. I primi vaccini sono arrivati ​ dall'India nel gennaio 2021, ma poi disponibilità di dosi si è interrotta a causa dell'aumento dei casi in India. Il paese si è attivato per l'acquisto di vaccini anche da Cina e Russia. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nell'ambito del programma Covax, i paesi in via di sviluppo, incluso il Myanmar, riceveranno 1,8 miliardi di dosi di vaccini.
(JZ-PA) (Agenzia Fides 27/8/2021)
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AMERICA/PORTORICO - I Vescovi: il rifiuto del vaccino contro il Covid-19 non ha alcun fondamento nell’insegnamento della Chiesa
 
San Yuan (Agenzia Fides) – La pandemia di Covid-19 ha provocato finora nel mondo 4.459.946 vittime; a Porto Rico sono morte 2.742 persone, 164.179 sono state contagiate, e questi numeri continano ad aumentare, come le ospedalizzazioni. A ricordarlo è la Conferenza episcopale di Porto Rico, in un decreto che porta la data del 24 agosto 2021, in cui facendo eco ai numerosi interventi di Papa Francesco in cui il Pontefice ha sottolineato che vaccinarsi è “un atto di amore, un gesto di carità” verso se stessi e verso il prossimo, a favore del bene comune, ribadisce che non esiste "obiezione morale, etica o di coscienza" nella vaccinazione contro il Covid-19.
"La richiesta del Governatore ai dipendenti pubblici e privati di vaccinarsi di fronte a questa pandemia – sottolinea il testo pervenuto a Fides - non contraddice gli insegnamenti della Chiesa o le espressioni e le azioni di Papa Francesco in relazione alla vaccinazione contro il Covid-19". Il Governatore ha previsto una esenzione dal vaccino per i dipendenti e gli studenti il cui leader religioso dichiari, sotto giuramento, che gli insegnamenti della loro fede vietano questa vaccinazione. Dal momento che alcuni fedeli laici hanno chiesto a sacerdoti, diaconi o operatori pastorali di dichiarare che gli insegnamenti morali della Chiesa cattolica si oppongono a questa vaccinazione, i Vescovi di Porto Rico ribadiscono: "sacerdoti, diaconi o operatori pastorali della Chiesa non devono dichiarare sotto giuramento tali esenzioni che non hanno fondamento nell’insegnamento morale della Chiesa".
Sulla base del magistero della Chiesa e delle parole del Santo Padre, i Vescovi di Porto Rico comunicano quindi una serie di decisioni, tra cui: riservare uno spazio ai non vaccinati nelle celebrazioni liturgiche; si suggerisce ai non vaccinati di astenersi, per ora, dal partecipare alle altre attività comunitarie pastorali in presenza; dal 15 settembre tutti i sacerdoti e i diaconi che presiedono le liturgie devono essere vaccinati o almeno aver ricevuto la prima dose del vaccino; nessun sacerdote, diacono o operatore pastorale della Chiesa è autorizzato a dichiarare sotto giuramento, davanti ai notai, le esenzioni dal vaccino per motivi religiosi che non hanno fondamento; "Anche se i fedeli sono responsabili delle proprie azioni, dobbiamo educatamente chiarire loro che non possono usare gli insegnamenti morali della Chiesa cattolica come base per rifiutare i vaccini"; tutti gli impiegati e i volontari che lavorano o offrono la loro collaborazione alle nostre diocesi in modo continuativo e in presenza, dovranno essere vaccinati entro il 15 settembre, altrimenti non potranno continuare nel loro servizio. (SL) (Agenzia Fides 27/08/2021)
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ASIA/INDIA - Nomina del Rettore del Seminario regionale “Sant’Alberto” nell’arcidiocesi di Ranchi
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Il Card. Luis Antonio G. Tagle, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 6 maggio 2021 ha nominato Rettore del Seminario regionale “Sant’Alberto”, nell’arcidiocesi di Ranchi (India), il rev. Ajay Kumar Xalxo, del clero della diocesi di Jashpur.
Il nuovo Rettore è nato il 19 febbraio 1974 ed è stato ordinato sacerdote il 2 gennaio 2009. E’ stato Vicerettore di un Orientation center (2008-2011) e Viceparroco (2011-2012). Ha conseguito la Licenza in teologia morale alla Pontificia Università Urbaniana, a Roma (2012-2015). Dal 2015 è Professore nel Seminario di cui ora è nominato Rettore. (SL) (Agenzia Fides 27/08/2021)

venerdì 27 novembre 2020

Agenzia Fides 26 novembre 2020

 

AFRICA/ETIOPIA - Assalto alla capitale del Tigrai; la testimonianza di un’italiana rimpatriata: “bombardati obiettivi civili”
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) – Da giorni, le truppe federali etiopi stanno combattendo contro le milizie del Fronte di Liberazione Popolare del Tigrai (TPLF) alla periferia di Macallè (Mekele), la capitale della provincia del Tigrai. Ieri, 26 novembre, il Presidente Abiy Ahmed ha ordinato l’offensiva finale contro la città di mezzo milione di abitanti (vedi Fides 26/11/2020).
Lo scontro è molto duro. La battaglia si è accesa soprattutto nei pressi di Wukro, una località non lontana dalla capitale del Tigrai. I federali non sono riusciti a sfondare perché la resistenza dei miliziani è stata molto tenace. Il rischio è che l’offensiva riprenda con forza dopo l'ordine di attacco del premier etiope Abiy Ahmed e la resistenza tigrina non riesca a opporsi. A testimoniarlo è Rosa Anna Mancini, italiana, docente di architettura all’università di Macallè, fuggita dai combattimenti pochi giorni fa.
A ottobre, Rosa Anna era tornata in Tigrai per riprendere i corsi dopo la sospensione a causa della quarantena imposta per la pandemia di coronavirus. «Sono tornata - sottolinea - perché la situazione mi era sembrata, tutto sommato, calma. Dopo le contestate elezioni regionali, lo scontro tra governo federale e regionale si limitava alla polemica politica, con rispettive invettive. Ma tutto si limitava allo scontro verbale e la stessa popolazione locale non credeva sarebbe scoppiato un conflitto».
La situazione è precipitata il 3 novembre. All’aeroporto di Macallè si è verificato uno scontro tra forze fedeli ad Addis Abeba e le milizie del TPLF. «È stata a goccia che ha fatto traboccare il vaso - continua Rosa Anna -. Sono iniziati gli scontri e la vita per la popolazione civile ha iniziato a diventare sempre più difficile».
L’aviazione militare di Addis Abeba ha iniziato a bombardare il Tigrai. Velivoli hanno sganciato bombe anche nelle zone periferiche di Macallè. «Io stessa ho visto i velivoli militari sorvolare la città e sganciare le bombe - osserva -. Una situazione veramente difficile, gli obiettivi non erano solo i campi militari, ma anche i quartieri. Alcuni giorni prima che venissi via, un aereo è stato abbattuto dalla contraerea. Una moto ha portato in giro i resti per fare vedere che le forze etiopi non stavano prevalendo».
Tutte le vie di comunicazione, strade, ponti, ma anche le linee telefoniche, sono state bloccate. Il denaro ha iniziato a scarseggiare così come il carburante. «Cibo ce n’era - spiega -, ma la gente aveva paura di rimanere senza scorte e così accumulava derrate a casa. La corrente elettrica è stata tagliata per un certo periodo, poi è ripresa, ma non veniva fornita tutto il giorno».
Rosa Anna è stata evacuata insieme a 200 persone di origine straniera «Più che un viaggio è stata un’odissea – conclude -. Siamo dovuti passare dalla regione Afar e poi scendere ad Addis Abeba. Nel viaggio abbiamo assistito a una scena durissima. I soldati etiopi se la sono presa con alcuni tigrini con passaporto straniero. Se non fosse stato per l’intervento di alcuni mediatori, probabilmente per loro sarebbe finita male». (E.C.) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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AFRICA/BURKINA FASO - Il Presidente uscente Kaboré rieletto al primo turno
 
Ouagadougou (Agenzia Fides) - Il Presidente uscente del Burkina Faso, Roch Marc Christian Kaboré, è stato rieletto con il 57.87% dei voti, dopo una votazione pacifica, che però è stata in alcune zone irta di difficoltà, a causa della minaccia terroristica e dei problemi logistici (vedi Fides 23/11/2020). Difficoltà che spiegano l'affluenza relativamente contenuta, intorno al 50% (rispetto al 60% nel 2015), cioè 2,9 milioni di votanti su 5,8 milioni di aventi diritto al voto.
Da cinque anni il Burkina Faso deve fare fronte alla violenza jihadista che ha provocato più di 1.600 morti e 1 milione di sfollati, ma nonostante il bilancio non sempre positivo della sua Presidenza, i burkinabé hanno preferito riconfermare il Capo dello Stato uscente, scegliendo la continuità a un'opposizione divisa tra dodici avversari, tra i quali vi sono alcuni importanti esponenti del vecchio regime dell'ex Presidente Blaise Compaoré, estromesso da una rivolta popolare nel 2014.
A causa della minaccia dei gruppi jihadisti affiliati ad Al-Qaeda e all'organizzazione dello Stato Islamico (IS), la Commissione Elettorale Nazionale Indipendente (CENI) ha classificato quasi un quinto del territorio nella zona rossa, escludendolo automaticamente dalla votazione, in base alla modifica della legge elettorale approvata il 25 agosto che prevede che in caso di "forza maggiore o circostanze eccezionali", vengano presi in considerazione solo i risultati dei seggi elettorali aperti.
Più di 2.000 seggi elettorali (su 21.154), principalmente nel nord e nell'est del paese, non sono stati in grado di aprire domenica 22 novembre a causa dell'insicurezza, per un totale di circa mezzo milione di elettori che non hanno potuto esercitare il proprio diritto di voto.
La Chiesa cattolica attraverso la Commissione Episcopale Giustizia e Pace ha fornito 400 osservatori elettorali. Dai loro rapporti non si segnalano particolari problemi che possono inficiare la correttezza del voto, come attestato da altri organismi nazionali e internazionali. (L.M.) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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AFRICA/EGITTO - Assalti settari nel villaggio di al Barsha. Saccheggiati e incendiati negozi e case di cristiani copti
 
Minya (Agenzia Fides) – Il villaggio di al Barsha, nel governatorato egiziano di Minya, nella giornata di giovedì 26 novembre è stato di nuovo teatro di assalti settari perpetrati nei confronti di membri della locale comunità copta ortodossa. Gruppi di soggetti facinorosi, vicini a gruppi islamisti, hanno attaccato la chiesa e alcune case e negozi di cristiani copti con pietre e bottiglie molotov. Alcune delle botteghe assaltate sono state anche saccheggiate. Una anziana donna copta è stata ricoverata in ospedale per le ustioni subite nell’incendio della sua casa.
Gli attacchi sarebbero iniziati dopo che un giovane copto ha pubblicato sul suo account facebook un articolo considerato offensivo nei confronti dell’islam e del Profeta Mohammad. L’intervento delle forze di polizia per sedare gli scontri settari ha portato al fermo di un centinaio di persone, compresi 35 copti.
Il Generale Osama Al Qadi, Governatore della Provincia di Minya, ha subito convocato una riunione con una rappresentanza di notabili del villaggio e della regione per trovare tempestiva soluzione alla crisi e por fine agli attacchi settari. All’incontro, svoltosi in una scuola della città di Mallawi, hanno preso parte anche rappresentanti del Comitato per la riconciliazione e le dotazioni religiose, dell’Università di al Azhar e della Chiesa copta e della Casa della Famiglia egiziana, organismo di collegamento interreligioso attivato da alcuni anni per prevenire o mitigare le contrapposizioni settarie. Il Governatore ha fatto riferimento alle misure tempestive che verranno disposte contro «chiunque offende gli altri», ribadendo che «non verrà consentito a nessuno di seminare discordia tra persone che appartengono alla stessa nazione», e ha invitato anche gli imam a concentrare i loro sermoni nelle moschee sui temi della convivenza e della tolleranza. Malgrado tali appelli, attraverso le reti social continuano a essere diffusi proclami che fomentano la contrapposizione e lo scontro tra musulmani e cristiani copti, istigando a compiere nuovi attacchi di matrice settaria.
In passato, incidenti analoghi a quelli appena registrati a al Barsha sono stati superati attraverso i cosiddetti “incontri di riconciliazione”, raduni pubblici imposti dalle autorità locali in cui membri autorevoli delle diverse comunità di fede compiono atti pubblici di pacificazione. Negli ultimi tempi, diverse organizzazioni hanno contestato l’efficacia di tale prassi. (GV) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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ASIA/FILIPPINE - 500 anni di Vangelo: i Vescovi esortano i fedeli alla "missio ad gentes"
 
Manila (Agenzia Fides) - Essere discepoli missionari, pronti alla "missio ad gentes": è l'invito rivolto dai Vescovi filippini ai fedeli, in vista dell'importante anniversario del paese che segnerà i 500 anni dall'arrivo della fede cristiana nelle Filippine (1521-2021). L'anno speciale indetto dalla Conferenza episcopale delle Filippine - dopo un periodo di preparazione decennale - in vista dell'anniversario, è proprio dedicato alla “missio ad gentes”.
“La Chiesa filippina gioisce nell'entrare nella celebrazione nazionale dei 500 anni dall'arrivo del cristianesimo nella nostra preziosa patria. Cinque secoli fa abbiamo ricevuto il meraviglioso dono della fede: i nostri cuori traboccano di gioia e gratitudine" scrive l'Arcivescovo Romulo G. Valles, Presidente della Conferenza episcopale delle Filippine (CBCP), in una lettera pastorale pervenuta all'Agenzia Fides, che sarà letta in tutte le parrocchie, comunità e istituzioni nazionali il 29 novembre, la prima domenica di Avvento e inizio del nuovo Anno liturgico.. L'Arcivescovo Valles, alla guida della comunità di Davao, osserva che "l'amore magnanimo, traboccante e gratuito di Dio", ha voluto scegliere le Filippine "per ricevere questo prezioso dono tra tutte le nazioni e i popoli dell'Asia".
La fede cristiana - ricorda poi il testo - è arrivata, si è sviluppata e ha prosperato nel paese grazie "alla dedizione e ai sacrifici eroici di migliaia di missionari, uomini e donne provenienti da varie parti del mondo". Costoro, ha ricordato l'Arcivescovo notando la dinamica missionaria, "hanno apprezzato il dono della fede, che avevano ricevuto, e desideravano condividere questo dono con gli altri". “Questo 'talento', che ha motivato nei secoli missionari generosi, deve anche infiammare i cuori di tutti noi oggi, impegnandoci nella missione qui, nel nostro territorio, e in altri paesi, verso coloro che non conoscono Dio: la missio ad gentes”, si legge nella lettera.
“Preghiamo per un rinnovamento missionario della nostra Chiesa - sia 'ad intra' sia oltre i nostri confini, ad extra -, durante la nostra celebrazione dei 500 anni dall'arrivo del Vangelo" ribadisce Mons. Valles.
Prendendo spunto dal documento di Papa Francesco “Evangelii Gaudium”, l'Arcivescovo Valles rileva che il paese ha bisogno di una “trasformazione missionaria” che rimetta al centro l'evangelizzazione del mondo di oggi. "Cerchiamo di rinnovare in tutti i battezzati l'entusiasmo missionario" scrive l'Arcivescovo, che ricorda anche le parole di Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita nelle Filippine del 1981: "Desidero parlarvi del mio desiderio speciale: che i filippini diventino i primi missionari della Chiesa in Asia". "Questo - nota Mons. Valles - è un chiaro invito a partecipare alla missio ad gentes!"
Il Presidente della Conferenza episcopale ha ricordato a tutti che ogni attività pastorale della Chiesa deve essere orientata alla “missione” e che tutti i fedeli sono chiamati a essere autentici “discepoli missionari”. Per esserlo, aggiunge, "è necessario avere una profonda relazione personale con Cristo” come enunciato da Papa Francesco nella “Evangelii gaudium” in modo che tutti i cristiani diventino “agenti di evangelizzazione”.
I cristiani - rileva - sono chiamati a irradiare misericordia, gioia e pace nel loro servizio in parrocchie, comunità, associazioni e movimenti. "Lo slancio missionario deve diventare il metro di giudizio per ogni cristiano", dice il presidente della CBCP.
La Conferenza episcopale ha deciso di organizzare un ciclo preparatorio di nove anni (dal 2013 al 2021), assegnando ad ogni anno un tema particolare, con l'obiettivo di approfondire il carattere missionario della Chiesa filippina per celebrare il 500° anniversario dell'arrivo del cristianesimo nelle Filippine.
Il culmine delle commemorazioni e delle attività pastorali e missionarie sparse sul territorio dell'arcipelago - in un primo tempo previsto per aprile 2021 - è stato prorogato all'aprile 2022. La decisione di spostare la data dello storico evento è dovuta alla crisi sanitaria di Covid-19 che la nazione sta attraversando.
I missionari spagnoli hanno portato la fede cristiana nel Paese 500 anni fa e oggi il Paese registra la più apia popolazione cattolica in Asia con l'80% di fedeli cattolici su 110 milioni di abitanti. Il paese ha 86 diocesi.
(SD-PA) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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ASIA/PAKISTAN - Il presidente di Signis Pakistan: "I mass media sono strumenti di pace e di speranza in tempo di pandemia"
 
Lahore (Agenzia Fides) - "I mass-media secolari e i media cristiani in Pakistan hanno un ruolo importante in questo tempo difficile: hanno evidenziato la tragedia del Covid-19 e i suoi effetti sulla vita familiare, in particolare come le persone hanno perso il lavoro e non avevano alcuna fonte di sostentamento per prendersi cura dei bisogni fondamentali della loro famiglia. Il coronavirus ha influenzato ampiamente la vita sociale, le attività religiose, le attività politiche, l'economia e la cultura. Non solo ha distrutto la serenità delle persone, ma ha anche portato le persone a vivere nella paura. Molti malati avevano paura di andare in ospedale per paura di morire”. lo afferma all'Agenzia Fides p. Qaisar Feroz, OFM Cap, Segretario esecutivo della Commissione episcopale delle comunicazioni sociali e presidente di "Signis Pakistan".
A margine della recente assemblea di Signis Asia, p. Qaisar Feroz rileva a Fides: “In mezzo alla pandemia i mass-media hanno svolto un ruolo molto importante per sensibilizzare le persone sui bisogni dei più vulnerabili e poveri del Pakistan e dell'Asia, e hanno dato un messaggio positivo di speranza e incoraggiamento. Hanno inoltre contribuito a creare la giusta consapevolezza sulle misure necessarie e hanno segnalato gli effetti negativi del Covid-19 sulla vita familiare e sociale”.
Tra gli aspetti positivi, il frate Cappuccino aggiunge: "I media hanno anche denunciato e condannato alcuni dei gruppi islamici fondamentalisti che hanno iniziato a strumentalizzare gli aiuti umanitari, distribuendoli in cambio della conversione all'islam, e hanno stigmatizzato quanti hanno agito con mentalità discriminatoria, negando aiuti ai cittadini non musulmani".
Parlando dell'azione di "Signis Pakistan", il Presidente racconta: "Abbiamo prodotto video canzoni, programmi radiofonici, poster, cartoline e videomessaggi per portare speranza nella vita delle persone. Ci siamo concentrati sull'impegno di incoraggiare le famiglie, in particolare quelle persone che hanno perso il lavoro a causa dei blocchi imposti per il Covid-19. Abbiamo dato un tributo molto speciale a medici, infermieri, personale paramedico per il loro straordinario impegno e sacrificio durante questa pandemia”. Il team di volontari di Signis Pakistan ha anche distribuito razioni di cibo a 300 famiglie bisognose, in particolare a quelle che lavorano con salari giornalieri e hanno perso il lavoro.
P. Qaisar sottolinea inoltre: "I media hanno anche evidenziato, criticato e condannato alcuni dei gruppi islamici fondamentalisti, che hanno iniziato a distribuire le buste delle razioni per convertire le persone all'Islam invece di mantenere la priorità di aiutare le persone in mezzo a questa pandemia, e anche pochi gruppi con mentalità discriminatoria e di parte che hanno negato aiuti ai non musulmani nelle loro zone”.
Il frate conclude: “La pandemia di Covid-19 ci ha insegnato che la famiglia è il posto più importante e più sicuro del mondo. Ci ha insegnato che abbiamo bisogno dell'aiuto di Dio, che non siamo padroni della vita ma amministratori. È una lezione per l'intera umanità".
(AG-PA) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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AMERICA/CILE - I Vescovi: "Testimoni di speranza in un tempo nuovo per il Cile"
 
Santiago (Agenzia Fides) – “Vi invitiamo a un grande sforzo per rinnovare la speranza, quella di ogni persona nella sua famiglia e nei suoi ambienti educativi, di lavoro e comunitari”: è l’esortazione che i Vescovi cileni rivolgono nel messaggio pubblicato all’inizio del tempo di Avvento, e a conclusione della loro Assemblea plenaria, svoltasi in videoconferenza in due momenti, dal 9 al 12 e dal 24 al 25 novembre. “Il nostro Paese – scrivono i Vescovi - vive momenti intensi che colpiscono e coinvolgono gli individui e le loro famiglie, in una situazione sanitaria, economica, sociale e politica complessa, e in un rilevante processo costituente segnato dal grande desiderio di una società più giusta ed equa”.
L'arrivo improvviso del Covid-19 ha costretto a modificare gli stili di vita e a fare sacrifici, soprattutto per aiutare i più deboli. Il messaggio rileva che persistono anche “situazioni di violenza prolungata”, che colpiscono particolarmente le donne e i minori, in settori con risorse limitate per il traffico di droga, oltre alla ferita permanente che sanguina nella regione dell'Araucanía. La denigrazione reciproca nel dibattito politico e una leadership debole “non hanno fatto altro che aumentare la crisi della vita sociale” sottolineano. “Invitiamo umilmente i responsabili del lavoro pubblico ad affrontare le sfide che abbiamo come paese, pensando in particolare ai più poveri e vulnerabili”.
“Non possiamo permettere che l'aggressione e l'intimidazione siano imposti come un modo legittimo di vivere insieme” ribadiscono i Vescovi, ricordando che la stragrande maggioranza delle persone lotta ogni giorno per un futuro più dignitoso, nel rispetto degli altri. Costoro si sono recati pacificamente alle urne per esprimere il loro parere, che deve essere ascoltato (vedi Fides 27/10/2020). “Quello che compete a tutti noi – esortano - è collaborare perché il cammino tracciato si realizzi in pace e in modo chiaro. Come abbiamo sottolineato, coloro che sono chiamati al servizio della politica, nelle loro varie espressioni, ricevono un mandato che è soprattutto al servizio del bene comune della società, e ciò richiede l'apertura di tutti a un dialogo sincero e franco. Anche nella Chiesa, noi Pastori, esprimiamo la nostra disponibilità ad ascoltare ciò che il Popolo di Dio vuole manifestarci”.
Infine i Vescovi ricordano che “i cristiani sono chiamati a partecipare agli affari rilevanti della comunità”. Come la solidarietà in tempi di scarsità e pandemia, il sostegno ai migranti e la preoccupazione per la crisi climatica ci hanno mobilitato, “oggi il processo costituente è di tutti noi”. Nel corso dei secoli diversi popoli, compreso quello cileno, sono stati illuminati dai valori del Vangelo, dall'inalienabile dignità di ogni essere umano, dalla giustizia, dalla pace, dal bene comune e da tanti altri valori tanto amati. “Speriamo – concludono - che i leader democraticamente eletti dai cittadini siano in grado di tradurre questi valori in una Carta, in leggi e decisioni fondamentali che rispettino i valori umani per il bene di tutti”. (SL) (Agenzia Fides 27/11/2020)
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AMERICA/HAITI - Campagna per le donne e i bambini oggetto di violenze da parte dei soldati della Minustah
 
Port au Prince (Agenzia Fides) – In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la Commissione Episcopale per la giustizia e la pace dell'Arcidiocesi di Port-au-Prince, insieme alla Piattaforma haitiana per la difesa dello sviluppo alternativo (PAPDA), alla Rete nazionale di difesa dei diritti umani e ad altre Organizzazioni sociali per i diritti umani, hanno lanciato una campagna a favore delle donne e dei bambini che hanno subito violenze dai soldati della MINUSTAH (Mission des Nations Unies pour la Stabilisation en Haiti).
Secondo la nota pervenuta a Fides, durante una conferenza tenutasi il 23 novembre, Camille Charlemers, tra i responsabili della PAPDA, ha annunciato una serie di attività dal 25 novembre al 10 dicembre in diverse città di tutto il paese. Gli atti commessi contro la popolazione haitiana non devono rimanere impuniti, secondo la Charlemers, che accusa le Nazioni Unite di contribuire a rafforzare la cultura dell'impunità ad Haiti.
Le critiche alla Missione ONU ad Haiti risalgono a molti anni fa. L'11 settembre 2014 la PAPDA, che raduna quasi tutti i movimenti sociali presenti ad Haiti, aveva presentato un rapporto che contestava l'intervento dell’allora Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, sulla situazione politica ed istituzionale di Haiti, fatto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU (vedi Fides 23/9/2014).
Paradossalmente solo gli organismi internazionali sono quelli che, in pratica, intervengono per segnalare la vera situazione di questo paese e chiedere aiuto. In un rapporto pubblicato questo mese di novembre 2020 sull'aumento dei tassi di fame nel mondo, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e il Programma alimentare mondiale (WFP) chiedono un'azione urgente e coordinata per evitare un peggioramento dell'insicurezza alimentare ad Haiti.
Il rapporto stima che ad Haiti 4 milioni di persone (il 40% della popolazione) sono in uno stato di insicurezza alimentare: Fase 3 (Crisi) e Fase 4 (Emergenza) dell'Integrated Food Security Classification Framework (IPC). La situazione potrebbe peggiorare tra marzo e giugno 2021.
Oltre alle condizioni meteorologiche estreme, le crisi socio-politiche, il clima di insicurezza, l'impatto socio-economico del Covid-19 sono tra i principali fattori che hanno contribuito al peggioramento dell'insicurezza alimentare nel Paese, spiega José Luis Fernández il Rappresentante della FAO ad Haiti.
(CE) (Agenzia Fides 27/11/2020)

venerdì 6 novembre 2020

Agenzia Fides 6 novembre 2020

 

EUROPA/SVIZZERA - “I bambini hanno bisogno del nostro aiuto”: i Cantori della Stella proseguono il loro impegno con creatività e flessibilità
 
Friburgo (Agenzia Fides) - “I bambini hanno bisogno del nostro aiuto. Non dimentichiamoli!” è l’esortazione con cui i Cantori della Stella dell’Infanzia Missionaria (POSI) si apprestano a iniziare la loro annuale attività solidale secondo i criteri della flessibilità e della creatività. Questa quindicesima edizione dell’attività missionaria nella Svizzera romanda, che si svolgerà come sempre durante il periodo dell'Avvento e dell'Epifania, dovrà infatti adattarsi alla situazione determinata dalla pandemia di Covid-19. Come riporta la nota inviata all’Agenzia Fides, la direzione nazionale di Missio ha fornito agli animatori un elenco di raccomandazioni per agire nel rispetto delle linee guida sulla salute emanate dalle autorità sanitarie federali, dalla diocesi e dal loro cantone.
"Noi di Missio siamo consapevoli che le misure raccomandate richiedono ulteriori sforzi da parte degli Animatori dei Cantori della Stella e dei gruppi di bambini. Ma, con la creatività, l'azione dei Cantori porterà, in un modo o nell'altro, gioia in questo periodo cupo” spiega Nadia Brügger, di Missio-Ragazzi, che coordina l'azione nella Svizzera romanda. E’ stata anche realizzata una guida per gli Animatori dei gruppi dei Cantori, con una serie di raccomandazioni tenendo conto dei diversi contesti possibili. "L'obiettivo è che i Cantori della Stella possano svolgere la loro attività in conformità con le linee guida sulla salute, e con flessibilità e creatività. Proponiamo, ad esempio, di recitare la benedizione sotto le finestre delle case, di raccogliere le offerte con una rete da pesca o attraverso carte bancarie piuttosto che in un salvadanaio” aggiunge Nadia Brügger.
Esiste anche un "piano B" nel caso in cui sia impossibile ai Cantori andare di porta in porta, sfruttando gli strumenti digitali: oltre alla raccolta delle donazioni tramite un codice QR TWINT, sarà disponibile anche un “Tour online” dei Cantori della Stella. Le donazioni raccolte andranno a favore di due progetti di aiuto ai bambini, sostenuti da Missio in Guinea, e finanzierà anche altri progetti in Africa, Asia, Oceania e America Latina. “La situazione dei bambini in alcuni paesi è peggiorata negli ultimi mesi a causa del lockdown e delle conseguenze economiche. Hanno bisogno del nostro supporto più che mai. Non dimentichiamoli" conclude Nadia Brügger. (SL) (Agenzia Fides 6/11/2020)
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AFRICA/ETIOPIA - Minaccia di guerra civile, l’appello dei Vescovi cattolici: “Si risolva il conflitto in modo pacifico”
 
Addis Abeba (Agenzia Fides) – “Esortiamo le parti a risolvere le loro divergenze amichevolmente, in uno spirito di rispetto, comprensione e fiducia” chiedono i Vescovi cattolici dell’Etiopia in una dichiarazione sulle tensioni che attraversano il Paese. Il 4 novembre il governo etiope ha dichiarato lo stato di emergenza nello Stato del Tigrai, ordinando un'offensiva militare, dopo che una base militare è stata catturata da forze fedeli al governo regionale del Tigrai. I Vescovi auspicano e pregano “perché le persone vivano nel rispetto, nella concertazione e nel dialogo e lavorino insieme per la prosperità del loro Paese".
"Nonostante gli sforzi dei leader religiosi, degli anziani e di altre parti interessate per disinnescare il conflitto in corso tra la Repubblica federale democratica dell'Etiopia e lo stato regionale del Tigrai, si è avuta un'escalation delle tensioni” nota la dichiarazione. I Vescovi avvertono che “se i fratelli si uccidono, l'Etiopia non guadagnerà nulla. Invece ciò porterà il Paese al fallimento e non gioverà a nessuno” e invitano “gli etiopi a non prendere alla leggera il conflitto", aggiungendo che "tutti dovrebbero prenderlo sul serio e contribuire alla causa della riconciliazione, rafforzare l'unità nazionale e garantire pace e sicurezza”.
Il 26 settembre, aggressori armati hanno ucciso almeno 15 persone in un assalto prima dell'alba nella zona di Metekel, nella regione di Benishangul-Gumuz, nell'Etiopia occidentale. All'inizio di settembre nella stessa regione al confine con il Sudan, in altri due assalti, hanno provocato l'uccisione di civili e costretto almeno 300 persone a lasciare le loro case.
La Chiesa cattolica etiope condanna fermamente lo sfollamento in corso e l'uccisione di persone innocenti in varie parti del Paese: "L'orribile massacro dei nostri fratelli e sorelle innocenti ha lasciato la nostra Chiesa profondamente rattristata”. I Vescovi concludono esortando “tutti i cattolici in Etiopia e nel mondo a guardare più da vicino la situazione nel nostro Paese e a pregare per la pace e la riconciliazione” (L.M.) (Agenzia Fides 6/11/2020)


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AFRICA/EGITTO - “Diffide” copte contro le strumentalizzazioni politiche: alle elezioni la Chiesa non sponsorizza nessun candidato
 
Sohag (Agenzia Fides) – Nella arcidiocesi copta ortodossa di al Balayna ci sono persone che fanno propaganda politica affermando di aver avuto dalle autorità ecclesiastiche l’incarico si suggerire agli elettori quale candidato votare alle elezioni politiche in corso. “Ma questo non ha alcun fondamento, e l’arcidiocesi non mai affidato a nessuno un simile mandato. Noi ci atteniamo alle istruzioni di Papa Tawadros, e incoraggiamo semplicemente gli elettori a esercitare il proprio diritto di voto, senza esprimere alcuna indicazione di voto a favore di singoli candidati”. E’ una chiara diffida contro le strumentalizzazioni politiche quella diffusa dall’arcidiocesi copta ortodossa di Al Balayna, nel governatorato egiziano di Sohag, su indicazione del Vescovo Wissa, mentre per gli abitanti di quel territorio si avvicina il momento di prendere parte all’articolato processo di raccolta dei voti delle elezioni parlamentari egiziane del 2020. La Chiesa – si legge in un comunicato diffuso dall’arcidiocesi copta ortodossa – “non ha disposizioni da dare a favore di qualche soggetto politico specifico, e invita semplicemente tutti a esprimere il proprio voto a favore del candidato ritenuto migliore”.
La messa in allerta contro strumentalizzazioni politiche diffusa dall'arcidiocesi copta ortodossa di al Balanya non rappresenta un’eccezione: anche altri Vescovi e altre diocesi, in tutto l’Egitto, hanno rilanciato con interventi e comunicati ad hoc la scelta della equidistanza da candidati e Partiti in lizza per le elezioni politiche, linea che in questa tornata elettorale è stata indicata dal Patriarcato copto ortodosso con particolare vigore. Negli ultimi giorni anche Anba Angelos, Vescovo copto ortodosso di Shubra (distretto del Cairo), insieme all’assemblea diocesana dei sacerdoti, ha emesso un comunicato per diffidare tutti i militanti e i propagandisti dal diffondere “false dichiarazioni” sul sostegno elettorale offerto dalla Chiesa copta ortodossa a candidati o Partiti.
Le votazioni per scegliere i membri della Camera dei Rappresentanti nelle diverse aree del Paese, svoltesi in fasi diverse, dovrebbero concludesti domenica 8 novembre. Alle precedenti elezioni parlamentari del 2015 – riferisce CoptsToday – 36 seggi dei 568 a disposizione erano stati assegnati a candidati copti ortodossi. (GV) (Agenzia Fides 6/11/2020).
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ASIA/FILIPPINE - I cattolici si mobilitano per le vittime del tifone Goni
 
Manila (Agenzia Fides) - Si è messa in moto tempestivamente nelle Filippine la "macchina degli aiuti umanitari" della Chiesa cattolica per soccorrere le popolazioni colpite dalla tempesta tropicale Goni, che ha devastato la regione di Bicol e altre parti dell' isola di Luzon. Il super ciclone, iniziato il 1° novembre, ha causato piogge torrenziali, forti inondazioni e smottamenti dalle pendici del vulcano Mayon nella regione di Bicol .
Il Segretariato Nazionale per l'Azione Sociale (NASSA) delle Filippine - organismo che costituisce la Caritas locale - ha rilevato che "il tifone porterà sicuramente maggiore povertà alle nostre comunità gravemente colpite dal tifone, poiché stanno anche combattendo contro gli effetti della pandemia Covid-19", invitando i filippini, e i fedeli all'estero, ad agire "con generosità e compassione di tutti”, come ha detto il Vescovo Jose Colin Bagaforo, Direttore Nazionale di NASSA.
Rivolgendosi alle popolazioni colpite, padre Tony Labiao, ex Segretario esecutivo della Caritas, ha detto: “In questi tempi difficili, portate tutto al nostro Dio. Sappiamo che tanti nel mondo saranno in grado di ascoltare le nostre preghiere e inviare aiuti". Intanto i volontari cattolici e le squadre diocesane di risposta alle emergenze continuano ad assistere le persone, in particolare gli sfollati, che hanno trovato riparo nelle chiese, ha riferito a Fides padre Labiao. “Si prevede che questa calamità aggravi la condizione nelle comunità più povere. Ma con la nostra condivisione possiamo superarla".
Secondo ila National Disaster Risk Reduction and Management Council, il 2 novembre almeno più di due milioni di individui provenienti da 12 regioni sono stati colpiti dal super tifone. Alcune delle città e dei villaggi costieri sono stati sommersi dalle inondazioni e da esondazioni dei fiumi.
Goni, oltre a colpire la regione di Bicol, ha toccato le province di Quezon e Batangas prima di dirigersi verso il Mar Cinese Meridionale. Come misura precauzionale, più di 390.000 persone erano fuggite in luoghi più sicuri, e circa 345.000 si sono rifugiate in vari centri di evacuazione che includono chiese, scuole governative e altri luoghi. (SD-PA) (Agenzia Fides 6/11/2020)
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AMERICA/HONDURAS - Appello dei Vescovi per le disastrose conseguenze dell’uragano
 
Tegucigalpa (Agenzia Fides) – La Conferenza episcopale dell'Honduras ha lanciato un appello chiedendo solidarietà per le pesanti conseguenze che il fenomeno tropicale Eta sta lasciando nel Paese, dopo aver già provocato ingenti danni materiali e ucciso otto persone.
Con l’invocazione "Il nostro aiuto è nel nome del Signore, che ha fatto il cielo e la terra" (Salmo 124, 8) si apre l'ampio documento diffuso dai Vescovi dell'Honduras, pervenuto a Fides, in cui i Pastori della Chiesa cattolica esortano la popolazione a non correre rischi e a seguire le indicazioni delle autorità governative, al fine di evitare ogni tipo di disgrazia.
Inoltre, in mezzo a questa emergenza meteorologica, esortano a non dimenticare il Covid.19, che è ancora presente, con un rischio di contagio molto alto.
"Per quanto possibile, prestiamo l’attenzione necessaria per rispettare le disposizioni di base sulla biosicurezza" afferma il testo. I Vescovi ringraziano quindi i parroci per la cura pastorale che stanno prestando alle comunità e chiedono di aumentare il loro impegno in queste difficili circostanze, insieme alle équipe della pastorale sociale, per conoscere i disastri che l'uragano sta producendo nelle loro parrocchie.
Con il suo passaggio in Honduras, Eta lascia una distruzione impressionante: 6 fiumi esondati e 2 porti chiusi perché distrutti, La Ceiba e Tela, oltre ad una ingente numero di case distrutte completamente, strade di città trasformate in fiumi, valanghe precipitate sulle strade all'interno del paese.
(CE) (Agenzia Fides 06/11/2020)
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AMERICA/BRASILE - Cinque anni dopo il disastro della diga a Mariana la popolazione attende ancora giustizia
 
Mariana (Agenzia Fides) – Nel pomeriggio del 5 novembre 2015 cedette la diga della miniera di ferro Fundão a Mariana, causando 19 morti e 50 feriti, la distruzione di innumerevoli abitazioni. Il mare di fango tossico ha devastato il Rio Doce e ha raggiunto l'oceano a Espàrito Santo. Sono passati 5 anni e i responsabili della tragedia non sono stati processati. Nel 2019 il reato di omicidio è stato ritirato dal processo. I morti causati dalla rottura della diga sono stati considerati dalla Giustizia come conseguenza dell'inondazione causata dalla rottura. Durante questo periodo, le comunità distrutte non sono state ricostruite e non ci sono ancora risposte per il recupero dell'ambiente.
Nel quinto anniversario di questa tragedia, Mons. Vicente de Paula Ferreira, Vescovo ausiliare di Belo Horizonte e Segretario esecutivo della Commissione speciale per l'estrazione mineraria e l'ecologia integrale (CEEM) della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), ha ribadito: "In questa data, vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutte le persone colpite e il nostro impegno per la Casa Comune".
Secondo la nota della CNBB pervenuta a Fides, la Commissione approva gli importanti punti espressi della “Lettera denuncia delle persone di Mariana colpite dalla diga di Fundão”, con cui la Caritas sviluppa un lavoro di partenariato: "Chiediamo: a) la restituzione del diritto ad un alloggio dignitoso, compresa la conservazione dei modi di vita, delle comunità distrutte, come le comunità tradizionali; b) una compensazione economica, pur sapendo che alcuni diritti lesi sono irreparabili; c) riaffermiamo anche la riabilitazione medica, psichica, economica e sociale degli individui e delle comunità; d) sostegno all'indennizzo equo per le perdite e i danni materiali e immateriali".
La Commissione Mineraria della CNBB, secondo Mons. Vicente de Paula Ferreira, spera che non si ripetano disastri criminali della stessa natura, e oltre alle misure di conservazione, di ripristino dell'onore, della cultura e della memoria delle persone, venga anche “una richiesta pubblica di perdono, che non è ancora stata fatta, in modo che ci sia giustizia". "Vogliamo rinnovare il nostro impegno per una vera conversione ecologica – conclude - , sosteniamo tutti coloro che sono vittime di tali crimini atroci, come ha detto Papa Francesco nell'enciclica ‘Fratelli tutti’, affinché possiamo passare da una cultura che uccide a una cultura di fraternità e di amicizia sociale". (SL) (Agenzia Fides 6/11/2020)

venerdì 23 ottobre 2020

Agenzia Fides 23 ottobre 2020

 

EUROPA/SPAGNA - Grazie delle POM a quanti hanno partecipato alla Giornata Missionaria “della pandemia”
 
Madrid (Agenzia Fides) - Domenica scorsa è stata celebrata la Giornata Missionaria Mondiale in tutto il mondo. Quest'anno, sebbene la pandemia abbia condizionato le iniziative, grazie alla creatività di diocesi, parrocchie, scuole, è stato comunque possibile realizzarla. Al termine della campagna di sensibilizzazione, d. José María Calderón, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Spagna, ha voluto ringraziare in un video tutti coloro che hanno collaborato per le missioni. Anche il Presidente delle POM, Sua Ecc. Mons. Giampietro Dal Toso, ha ringraziato la Spagna per il suo grande impegno per questa Giornata, sia della comunità cristiana che delle POM.
"La Giornata Missionaria di quest'anno sarà ricordata come la Giornata Missionaria del confinamento o della pandemia" spiega d. José María Calderón. "Vogliamo ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile la celebrazione in questa strana situazione, che sono state generose e hanno condiviso con la Chiesa missionaria le loro donazioni".
Il Direttore nazionale sottolinea che la Chiesa in Spagna è molto generosa con le missioni e questo è possibile grazie a tante persone che hanno collaborato con le loro preghiere, offerte e sforzi - sia singole persone che scuole e parrocchie -. Ringrazia anche coloro che hanno contribuito attraverso i media. “I missionari vi ringrazieranno. La Chiesa continuerà ad evangelizzare grazie al vostro lavoro, al vostro impegno, al vostro sacrificio” conclude.
Anche l’Arcivescovo Giampietro Dal Toso, Presidente delle POM, ha ringraziato i cattolici spagnoli per il sostegno che danno ai missionari. "È un contributo che mostra la grande sensibilità missionaria che esiste in Spagna", spiega in un video, registrato dalla corrispondente di COPE in Vaticano. “Sono tanti i missionari spagnoli, consacrati, sacerdoti e laici, che sono in giro nel mondo. Ma ci sono perché dietro c'è una comunità cristiana spagnola che è molto forte, e sente molto questa chiamata alla missione”.
Le POM della Spagna, considerata la situazione di emergenza sanitaria hanno proposto una edizione “più digitale” della Giornata Missionaria, con una pagina web dove sono state offerte in modo interattivo le testimonianze di sei missionari, e sono stati proposti nuovi modi per donare in modo digitale. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
LINK
Il sito delle POM della Spagna, con i video -> https://www.omp.es
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AFRICA/CAMERUN - La guerra di secessione della parte anglofona rischia di creare una generazione perduta
 
Yaoundé (Agenzia Fides) - È in atto dal 2016 una crisi sociale e umanitaria nelle regioni anglofone del Camerun, dove vive il 20% della popolazione del Paese. La crisi segnala una frattura storica tra la maggioranza francofona e la minoranza anglofona, ma si è amplificata a seguito degli scioperi di ottobre 2016 da parte di insegnanti e avvocati, conseguenti all’invio nelle regioni anglofone occidentali di giudici e insegnanti francofoni. La forte centralizzazione ha generato un fenomeno di francesizzazione degli apparati pubblici e statali, cui ha fatto seguito una drastica diminuzione dei rappresentanti politici anglofoni all’interno degli organi decisionali. Una crisi che si è trasformata in tentativo di secessione messo in atto da gruppi armati che si sono scontrati fino ad oggi con l’esercito del Camerun generando una crisi umanitaria.
Secondo l'Unhcr sono 60.000 i rifugiati camerunesi che hanno trovato accoglienza in Nigeria. Come racconta Fratel Eric Michel Miedji, della Congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù di Foumban, «la violenza indotta dalla crisi e la radicalizzazione dei protagonisti è in gran parte il risultato della scarsa risposta del governo: negazione, disprezzo, intimidazione, repressione, prigionia e l'erosione della fiducia tra la popolazione anglofona e il governo nella misura in cui una probabile maggioranza degli anglofoni vede un ritorno al federalismo o alla secessione come un risultato possibile. Questa sporca guerra, con le sue insopportabili dimensioni politiche, economiche e sociali, ha generato gravi conseguenze, tra cui la fuga della maggior parte della popolazione da queste regioni verso i paesi vicini e le città del Camerun che confinano con l'area anglofona. Si stima quindi che nelle città e nei villaggi del Camerun ci siano più di un milione di sfollati interni, la maggior parte dei quali sono giovani che non frequentano la scuola. Sono fuggiti dalla violenza, dalla lotta armata e dalle uccisioni per cercare rifugio in luoghi sicuri e pacifici».
Qui a Foumban ci sono più di 4.000 sfollati (senza contare i bambini). Persone che rischiano di perdersi: dopo il trauma della guerra entrano nell’afasia della disoccupazione e sono a rischio delinquenza e prostituzione. I giovani non possono andare a scuola perché i loro genitori sono senza lavoro. «Noi - prosegue Fratel Eric -, seguiamo 250 giovani che cerchiamo di formare e reinserire nel loro ambiente di vita nel più breve tempo possibile. Ma ci sentiamo anche impotenti. Se potessimo avere maggiore sostegno potremmo trovare soluzioni concrete per lo sviluppo sociale ed economico e l'integrazione degli sfollati». (F.F.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/BENIN - I Vescovi: “Si guardi al voto con spirito costruttivo per il bene di tutti”
 
Cotonou (Agenzia Fides) – “Le prossime elezioni siano pacifiche, inclusive e democratiche nello spirito della Conferenza nazionale del febbraio 1990”. È l’appello lanciato dai Vescovi del Benin nella dichiarazione pubblicata al termine della loro Assemblea Plenaria tenutasi presso il Centro Pastorale Mons. Nicolas Okioh, a Natitingou, nel nord-ovest del Benin.
I Vescovi invitano "i fedeli, i vertici dei partiti politici e i cittadini in generale, a fare una valutazione oggettiva, critica e costruttiva del quinquennio che sta volgendo al termine”. Le elezioni presidenziali sono previste l'11 aprile 2021. Il Presidente uscente, Patrice Guillaume Athanase Talon dovrebbe candidarsi per un secondo mandato.
La Conferenza episcopale del Benin è profondamente addolorata per le piogge torrenziali che hanno interessato diverse località, soprattutto nel Dipartimento di Alibori. Queste inondazioni hanno causato la perdita di vite umane, distrutto coltivazioni e bestiame, e ha lasciato le popolazioni povere e indigenti senza riparo. All'inizio del mese, più di 7.000 persone sono state sfollate a causa delle inondazioni nelle comunità di Kandi, Karimama e Malanville nella provincia di Alibori nel nord-est del Benin-
I Vescovi del Benin sono inoltre preoccupati per i diversi casi di suicidio specie tra i giovani. “Ricordano a tutti che la vita umana è sacra e appartiene a Dio dal concepimento al suo termine con la morte” afferma il messaggio pervenuto all’Agenzia Fides.
Infine la Conferenza Episcopale del Benin si dice “preoccupata per la promozione insidiosa e la graduale introduzione dell'omosessualità e dell'orientamento sessuale come diritti umani nella legislazione dei Paesi che aderiscono all'Organizzazione degli Stati dell'Africa, Caraibi e Pacifico (OEACP), in cambio del rinnovo degli accordi bilaterali e multilaterali per ottenere aiuti internazionale. Esorta il governo del Benin, i fedeli e gli attori della società civile a lavorare in sinergia per il rispetto delle leggi naturali”.
Il messaggio si conclude invitando i fedeli a recitare "la preghiera speciale per il Benin al termine di ogni messa, il Santo Rosario, la preghiera a San Michele Arcangelo di Papa Leone XIII e la Via Crucis". (L.M.) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AFRICA/EGITTO - Vigilia elettorale: i Vescovi copti esprimono “equidistanza” dai candidati e si augurano di vedere le file davanti ai seggi
 
Il Cairo (Agenzia Fides) – A poche ore dall’apertura delle urne per le elezioni parlamentari egiziane, fissate per sabato 24 e domenica 25 ottobre, diversi Vescovi copti ortodossi diffondono nelle proprie diocesi sparse in tutto il Paese delle “dichiarazioni-fotocopia” per ribadire l’equidistanza della Chiesa copta dai candidati e dalle diverse formazioni politiche, e per invitare nel contempo tutti i cittadini a dare prova del loro senso civico e del loro attaccamento alla Patria, esercitando il diritto di voto. Anba Makarios, Vescovo della diocesi copta ortodossa di Minya, ha ricordato che la partecipazione alle elezioni esprime il senso di appartenenza alla nazione, e rappresenta nel contempo un “dovere civile” e un “diritto divino”. Anba Stephanos, Vescovo copto ortodosso di Beba, nel suo messaggio pre-elettorale ha ribadito che la Chiesa non esprime preferenze per candidati o Partiti in lizza, auspicando comunque che l’affluenza alle urne sia alta, e che le file di elettori davanti ai seggi elettorali possano offrire alla comunità internazionale un’immagine concreta della forza e della coesione della nazione egiziana.
Nelle scorse settimane (vedi Fides 1/10/2020) aveva suscitato dibattiti e polemiche il caso della candidatura alle elezioni parlamentari del sacerdote copto ortodosso Paula Fouad, parroco della chiesa di San Giorgio ad al Matarya, che dovrebbe candidarsi nella lista denominata “Coalizione degli indipendenti”, nella circoscrizione elettorale che comprende anche il Cairo.
In passato, in Egitto, diversi sacerdoti e Vescovi hanno fatto parte di formazioni politiche, in quanto nella Chiesa copta ortodossa solo i monaci sono tenuti a evitare ogni impegno personale diretto sul terreno della politica.
Le votazioni per scegliere i membri della Camera dei Rappresentanti nelle diverse aree del Paese si terranno in varie fasi, e si concluderanno l’8 novembre. Alle precedenti elezioni parlamentari del 2015 – riferisce CoptsToday – 36 seggi dei 568 a disposizione erano stati assegnati a candidati copti ortodossi. (GV) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/KIRGHIZISTAN - Si risolve la crisi politica con un accentramento dei poteri: deluse le aspettative del popolo
 
Bishkek (Agenzia Fides) - “La rivolta scoppiata in Kirghizistan dopo le elezioni parlamentari del 4 ottobre ha la sua origine nelle evidenze di acquisto di voti, questa volta più che in passato: nei giorni precedenti alle elezioni, infatti, si poteva assistere ad una visione plastica di quanto si stesse scivolando verso la corruzione. A questo si aggiunge che l’alta soglia di sbarramento del sistema elettorale kirghiso, pari al 7%, ha dato accesso al Parlamento a solo quattro dei sedici partiti che si sono presentati alle elezioni. Si tratta, ovviamente, dei quattro gruppi vicini al presidente eletto. Questa situazione, in un sistema già in fermento, ha fatto esplodere la protesta”. E’ l’analisi rilasciata all’Agenzia Fides, da Davide Cancarini, ricercatore ed esperto di politica dell’Asia centrale, spiegando le motivazioni alla base della crisi kirghisa dei primi giorni di ottobre.
Nelle ore successive al voto, le evidenze di brogli avevano portato in piazza a Bishkek, capitale del paese centroasiatico, un nutrito gruppo di manifestanti, che chiedevano l’annullamento delle elezioni da cui risultava vincitore il filorusso Sooronbay Jeenbekov. I dimostranti hanno occupato edifici governativi e liberato politici incarcerati, tra i quali l’ex presidente Almazbek Atambayev e Sadyr Japarov, poi nominato primo ministro e presidente. A queste clamorose azioni, la polizia aveva risposto con gas lacrimogeni e granate assordanti: gli scontri avevano provocato, secondo quanto riportato dal Ministero della Salute kirghiso, un morto e 590 feriti.
La crisi è rientrata solo dieci giorni dopo le elezioni, con le dimissioni del primo ministro Kubatbek Boronov, del presidente del parlamento Dastanbek Jumabekov e dello stesso presidente eletto Jeenbekov. Tale situazione ha portato a un accentramento dei poteri nelle mani di Sadyr Japarov che, dopo essere stato nominato Primo ministro, ricopre anche il ruolo di Presidente. Secondo il dettato costituzionale kirghiso, infatti, fino all’elezione di un nuovo capo di stato, le sue funzioni devono essere svolte dal presidente del Parlamento. Se questi non può farlo, i poteri vengono trasferiti al Primo Ministro.
Spiega a tal proposito Cancarini: “Credo che la soluzione a cui si è arrivati tradisca le richieste più genuine dei manifestanti, che erano scesi in piazza chiedendo maggiore apertura del sistema democratico. Japarov, infatti, è una figura molto controversa, che non ha il sostegno di larga parte della popolazione. Quando sono scoppiate le proteste era in carcere per il sequestro di un funzionario. Inoltre, è vicino al clan dei Matraimov, una famiglia notoriamente legata a organizzazioni criminali kirghise. Al potere, quindi, c’è una figura discussa e non molto amata dal popolo: sicuramente non era questo lo scenario immaginato dai manifestanti quando sono scesi in piazza”.
Dalla caduta dell’Unione Sovietica ad oggi, il Kirghizistan ha attraversato altre due crisi: la “rivoluzione dei tulipani” del 2005 e la “seconda rivoluzione kirghisa” del 2010. In entrambe le occasioni, la popolazione era scesa in piazza per protestare contro corruzione e povertà, riuscendo ad estromettere i presidenti in carica, ma non portando, di fatto, ad un miglioramento delle condizioni del paese.
In Kirghizistan, secondo l’Asian Development Bank, il 22,4% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. In questo contesto si svolge l’operato della piccola comunità cattolica: circa 1.500 fedeli, che portano avanti numerosi progetti facendo leva su carità ed istruzione, che si focalizza particolarmente sui giovani provenienti da famiglie povere e villaggi rurali.
La comunità cattolica è organizzata attualmente in tre parrocchie nelle città di Bishkek, Jalal-Abad e Talas, ma molte piccole comunità sono distribuite nelle zone rurali del paese. I cattolici del posto possono contare sull’assistenza spirituale di sette sacerdoti, un religioso e cinque suore francescane. Nel 1997, Giovanni Paolo II fondò la Missione sui iuris, come avvenne per gli stati limitrofi dell’Asia Centrale. Nel 2006, Benedetto XVI elevò la circoscrizione al rango di amministrazione apostolica. Oltre alla maggioranza musulmana, il 7% della popolazione è di fede cristiana, di cui il 3% di confessione ortodossa. Ebrei, buddisti e altre piccole minoranze costituiscono il 3% circa della popolazione.
(LF-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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ASIA/VIETNAM - Consolare gli sfollati e portare aiuti: i Vescovi visitano le zone colpite dalle inondazioni
 
Hue (Agenzia Fides) - Esprimere solidarietà ed empatia agli sfollati, portare consolazione, speranza e aiuti materiali: con questo spirito una delegazione della Conferenza episcopale vietnamita ha visitato diverse aree del Vietnam centrale, colpite dalle recenti inondazioni. "Abbiamo pregato per le persone e con le persone colpite, esortandole affinché siano resilienti durante questi tempi di sofferenza", racconta in una nota pervenuta all'Agenzia Fides, il Vescovo Paul Nguyèn Thai Hop, alla guida della diocesi di Hà Tinh, che ha portato affetto e solidarietà alle famiglie in difficoltà nella parrocchia di Luong Van, nell'arcidiocesi di Hue. Il 21 ottobre, la delegazione dei Vescovi ha visitato le parrocchie di My Chanh e Trung Quan nella stessa arcidiocesi. "Questo è veramente un miracolo per la nostra parrocchia" ha detto il parroco di My Chanh, accogliendo una delegazione di Vescovi che si sono mostrati amorevoli, premurosi e portatori di consolazione spirituale.
Il Vescovo di Da Nang, Mons. Joseph Dang Duc Ngan, ha affermato che "le lacrime che cadono non sono dovute al dolore, alla sofferenza e alla perdita, ma alla gioia e alla felicità dei bambini, che si sentono amati dai loro genitori e da quanti consegnano aiuti umanitari con affetto e comprensione". Religiosi e religiose hanno accompagnato i Vescovi che hanno consolato le famiglie colpite.
La delegazione si è poi mossa su piccole imbarcazioni, che oscillavano sulla distesa di acqua che copre intere regioni, per raggiungere i fratelli e le sorelle della parrocchia di Trung Quan, nella diocesi di Ha Tinh, pur in condizioni atmosferiche piuttosto avverse, con pioggia e freddo.
Dopo le forti inondazioni del 16 ottobre, l'acqua sta ancora inondando varie regioni del Vietnam centrale, coprendo le case fino al tetto. Le persone qui sono ancora sotto shock perché l'alluvione è stato molto veloce e mai si era registrato un allagamento così terribile.
Racconta padre Quan Trung Quan: "Vedendo la situazione, nel cuore della notte, sentendo grida di aiuto, ha spedito in fretta i giovani del villaggio a salvare le famiglie, portandole in chiesa per trovare rifugio". Tra i luoghi più alti, ancora praticabili ci sono la chiesa, la Casa della cultura, un centro comunitario e una scuola materna. Le suore si sono alternate raccontando la tragica situazione in cui l'alluvione ha spazzato via tutto, e la gente si è ritrovata all'improvvise senza vestiti, senza cibo, senza casa. La gente è grata ai donatori che hanno portato pacchi di riso e aiuti per combattere la fame in questi giorni di difficoltà.
Ascoltando la gente e vedendo la situazione, Mons Emmanuel Nguyên Hong Son, Vescovo di di Bà Ria, parlando a nome di tutti i Vescovi vietnamiti, ha incoraggiato le persone con parole accorate, dicendo: "Nella sofferenza siate fiduciosi, resistete. Affidatevi all'amore del Signore che non vi abbandona mai. Preghiamo perchè la benedizione di Dio continui a riversarsi nei cuori di molti benefattori, che condividono i loro beni, per aiutarvi a ricostruire il vostro futuro. Dio vi ama sempre, vi ama moltissimo, e i fedeli in Vietnam e in altre parti del mondo rivolgono a Dio ferventi preghiere per voi e fanno gesti di carità fraterna per aiutarvi".
Attualmente 105 persone sono morte a causa di gravi inondazioni e smottamenti causati da settimane di forti piogge e 27 persone sono disperse. Secondo i mass-media, oltre cinque milioni sono sfollati dopo gli alluvioni che hanno sommerso oltre 178.000 case e quasi 7.000 ettari di colture.
(SD-PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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AMERICA/BRASILE - Dopo 10 anni nuova fase del Progetto missionario intercongregazionale ad Haiti
 
Brasilia (Agenzia Fides) - Il 2020 segna dieci anni di vita del progetto di collaborazione missionaria tra la Chiesa del Brasile e la Chiesa di Haiti: Il "Progetto di Solidarietà Intercongregazionale" è nato dalla collaborazione della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) e della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) con l'arcidiocesi haitiana di Port-au-Prince e la Conferenza dei Religiosi (CHR) di Haiti. Il 12 gennaio 2010 infatti Haiti ha subito il più grande terremoto della sua storia, che ha causato la morte di oltre 300.000 persone e ha lasciato più di 1 milione di senzatetto.
Di fronte a questa tragedia, la Chiesa brasiliana, attraverso i religiosi e Caritas Brasile ha dato inizio al lavoro missionario nell’isola, assicurando una presenza di solidarietà, di accoglienza e di evangelizzazione ad Haiti, inserendosi nella ricostruzione e nell’impegno di assicurare condizioni dignitose per i poveri (vedi Fides 20/9/2010; 21/2/2011; 13/5/2011).
Nel settembre 2010 la prima équipe missionaria, composta da tre religiose, venne inviata ad Haiti. Da allora hanno lavorato ad Haiti le religiose di 17 congregazioni. Attualmente sono quattro e operano in una comunità estremamente povera alla periferia di Port-au-Prince. Le religiose contribuiscono alla formazione della leadership, all'alfabetizzazione delle donne, alla cucina comunitaria, all'accompagnamento psicologico, ai laboratori d'arte musica e teatro, di taglio e cucito, di panetteria e pasta. Sono inoltre impegnate nella formazione degli adolescenti e dei giovani, e seguono circa 50 bambini in malnutrizione estrema.
Suor Fatima Kapp, consigliera del settore Missione della CRB, sottolinea che la miseria affligge senza pietà la maggior parte del popolo haitiano, l’elevata disoccupazione genera fame e violenza. Inoltre fino ad oggi, tutto è molto difficile, non esiste neanche una residenza fissa per le religiose che lavorano nei progetti. Nel settembre 2020 il termine dei 10 anni stabilito per l'attuazione del progetto è scaduto. Ma la CRB, con il sostegno della CNBB, si è assunta la responsabilità di continuare l'azione socio-pastorale nella regione e ha iniziato una nuova fase della missione intercongregazionale ad Haiti. (SL) (Agenzia Fides 23/10/2020)
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OCEANIA/AUSTRALIA - Oltre 360 scuole cattoliche coinvolte nella speciale Giornata dell'Infanzia missionaria
 
Sydeny (Agenzia Fides) - La speciale Giornata missionaria dedicata ai Bambini è stata organizzata da "Catholic Mission", direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie e intitolata "Socktober Day": l’iniziativa, che unisce il termine "socks" e "October", si ricollega all'espressione "sock it to something", tipica australiana, che significa "colpire". Catholic Mission invita ogni ragazzo a dare il suo contributo per risolvere le questioni sociali, attraverso il gioco del calcio: il motto del 2020 è "sock it to poverty", ovvero "dai un calcio alla povertà". I bambini australiani calciano un "sockball" (un pallone fatto con tanti calzini) realizzato a mano, sperimentando come si gioca a calcio nei paesi più poveri, laddove i ragazzi mettono insieme tanti stracci per fare una palla, giocando su campetti di terra.
Oltre 360 ​​scuole cattoliche, in rappresentanza di quasi tutte le diocesi australiane, hanno aderito al movimento "Socktober" nel 2020, contribuendo a raccogliere fondi che vanno a beneficiare i bambini bisognosi in Cambogia e in altre nazioni del mondo. Il 21 ottobre migliaia di studenti si sono cimentati e hanno messo alla prova le loro abilità calcistiche, prendendo parte alla speciale competizione nel tirare "calci di rigore" e migliorando le loro abilità in uno sport che unisce i bambini di ogni angolo del mondo.
Come afferma in una nota inviata all'Agenzia Fides Matt Poynting, di Catholic Mission, "la Giornata è stata dedicata alla celebrazione dello spirito missionario nei bambini a livello globale. Nonostante gli anni molto difficili che le scuole e le famiglie hanno vissuto, la generosità degli studenti australiani e delle loro famiglie verso chi è in forte difficoltà è fonte di ispirazione. La Giornata dell'Infanzia missionaria è un evento che aiuta a riconoscere l'impegno missionario dei bambini, che fanno del bene per i loro fratelli e sorelle all'estero, anche se significa sacrificare qualcosa di quello che hanno".
Oltre a partecipare alla celebrazione online oggi sul sito web www.socktober.org.au, molte scuole hanno scelto di ospitare i propri "Socktober Event Days", organizzando seminari o sessioni in cui si tiravano i calci di rigore sui campetti da calcio, o utilizzando altre modalità di animazione, proposte da Catholic Mission.
"Il nostro team di educatori ha messo insieme un programma per coinvolgere la testa, il cuore e le mani degli studenti, nelle loro comunità scolastiche. Il feedback degli insegnanti è che gli studenti amano davvero le attività e la riflessione che avvengono durante il programma", ha rimarcato Poynting.
Le scuole di tutta l'Australia sono nel pieno delle attività previste durante il Mese missionario, promuovendo un importante sforzo di raccolta fondi. Nel 2020 sono già stati raccolti oltre 50.000 dollari australiani per l'evento Socktober e l'obiettivo è raddoppiarli.
"Catholic Mission" è la Direzione australiana delle Pontificie Opere Missionarie. Fondata a Sydney nel 1847, Catholic Mission contribuisce a finanziare progetti pastorali e sociali per le Chiese in Africa, Asia, Oceania e Sud America, inerenti la formazione spirituale, la cura pastorale, l'istruzione, la salute, i servizi igienico-sanitari e i programmi agricoli.
(PA) (Agenzia Fides 23/10/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...