VATICANO - Si apre la strada verso la beatificazione per il Card. Celso Costantini |
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Città del Vaticano (Agenzia Fides) - La Conferenza Episcopale Triveneto “ha espresso parere favorevole all'avvio della causa di beatificazione del cardinale Celso Costantini (1876-1958), figura di notevole slancio missionario e carità pastorale nonché evangelizzatore della Cina, originario della diocesi di Concordia – Pordenone”. Il comunicato dei Vescovi del Triveneto informa così della decisione presa durante una giornata di approfondimento dedicata alla catechesi e all’annuncio del Vangelo, che si è tenuta il 30 settembre nella sede della Conferenza regionale, a Zelarino (Venezia). Nato a Castions di Zoppola il 3 aprile 1876, Celso Costantini venne ordinato sacerdote il 23 dicembre 1899. Fu parroco in diverse parrocchie, dimostrando un grande spirito missionario. Nel 1920 venne nominato Amministratore apostolico di Fiume, eletto Vescovo il 22 luglio 1921. Il 12 agosto 1922 Papa Pio XI lo nominò primo Delegato apostolico in Cina, elevandolo alla dignità Arcivescovile. Nel 1924 promosse il primo "Concilio Sinense", Concilio Plenario della Cina, tenuto a Shanghai. Grazie alla sua opera, il 28 ottobre 1926, vennero consacrati da Papa Pio XI nella Basilica di San Pietro in Vaticano, i primi 6 Vescovi cinesi. Nel 1927 fondò la prima congregazione religiosa cinese, la Congregazione dei Discepoli del Signore, per promuovere l’evangelizzazione in Cina fatta dai cinesi. Grazie al suo impegno nacque la prima Università cattolica cinese, Fu Ren, oggi a Taiwan. Tornato in Italia, dal 1935 al 1953 fu Segretario della Congregazione "de Propaganda Fide", attuale Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, e durante il suo mandato, per suo diretto interessamento, venne istituita la gerarchia ecclesiastica in Cina, nel 1946. Papa Pio XII lo creò Cardinale nel Concistoro del 12 gennaio 1953. Morì a Roma il 17 ottobre 1958, tra la morte di Pio XII e l'elezione di Giovanni XXIII. La sua fulgida figura e la sua opera rimangono come punto di riferimento per le relazioni tra Cina e Santa Sede. (SL) (Agenzia Fides 06/10/2016) |
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AFRICA/GUINEA - La migrazione clandestina è un male, sì a quella legale ma la chiave è lo sviluppo dell’Africa |
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Conakry (Agenzia Fides) - L’Africa si interroga sulla tragedia della migrazione clandestina che vede tanti giovani del continente perdere la vita spesso nel miraggio di ottenere una vita migliore in Europa. A Conakry, capitale della Repubblica di Guinea, alcune ONG locali hanno organizzato il convegno “Gioventù e migrazione clandestina in Africa, tendenze, conseguenze e focus speciale sul caso guineano”, di cui è pervenuta notizia a Fides. “Il problema della migrazione clandestina deve essere preso seriamente in considerazione da ciascuno. Occorre che i giovani sappiano che questa pratica non è buona. Bisogna anche far sì che le nostre autorità si interessino al lavoro dei giovani” ha detto Amadou Tidaine Bah de Timacom, uno degli organizzatori del convegno, che si è tenuto il 1° ottobre. “Vivo in un quartiere dove quasi tutti i miei amici hanno tentato questa esperienza per raggiungere l’Europa” ha aggiunto. “Diversi di loro hanno perso la vita. Affinché i giovani sappiano che questa pratica è ingiustamente nefasta, abbiamo deciso di creare questa iniziativa per far sì che le autorità ci dicano cosa intendono fare. Perché ci sono delle soluzioni possibili qui in Guinea affinché la nostra gioventù possa vivere felice nel proprio Paese”. I relatori, tra i quali figurava l’ex Ministro dei guineani all’estero, Lucien Bendou Guilao, hanno sottolineato il carattere illegale della migrazione clandestina. Essa può avvenire solo in un quadro legale perché il migrante possa trarre un reale beneficio. Dall’altro canto, ha rimarcato Lucien Bendou Guilao, i Paesi di provenienza dei migranti devono accrescere la ridistribuzione delle risorse per migliorare le condizioni di vita della popolazione. “È inconcepibile per un Paese povero come la Guinea, che le risorse nazionali siano concentrate nelle mani di pochi. Oggi la posta in gioco è quella di mettere a disposizione dei giovani i mezzi perché possano restare nel loro Paese e progredire nella loro vita”. (L.M.) (Agenzia Fides 6/10/2016) |
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AFRICA/CONGO - Ripresa la guerriglia nel sud del Congo: 23 morti |
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Brazzaville (Agenzia Fides) - Sono 23 le persone uccise negli attacchi commessi a fine settembre nella Repubblica del Congo dagli ex membri del gruppo ribelle Ninjas Nsiloulou. Lo ha reso noto il Ministro della Giustizia di Brazzaville, Pierre Mabiala. Secondo il Ministro le vittime sono quattro poliziotti militari, due poliziotti e undici civili. Gli assalti sono stati commessi nella regione meridionale del Pool nell’ultima settimana di settembre. Nell’assalto ad un treno, il 30 settembre, i guerriglieri hanno ucciso 14 persone. Ben 4.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case da aprile, quando alcuni ex Ninjas Nsiloulou hanno ripreso le armi dopo la contestata rielezione del Presidente Denis Sassou N'Guesso. Ntoumi, che dopo aver deposto le armi si era unito al Presidente Sassou Nguesso, ha però appoggiato lo sfidante Guy-Brice Parfait Kolélas, arrivato secondo nelle elezioni presidenziali del 20 marzo, che hanno visto la riconferma di Nguesso come Presidente- (L.M.) (Agenzia Fides 6/10/2016) |
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AFRICA/SUDAN - Aumentano i morti a causa di malattie diarroiche |
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Khartoum (Agenzia Fides) – Il bilancio delle vittime della recente epidemia di malattie diarroiche in corso in Sudan continua ad aumentare e le strutture mediche non riescono a mantenere il controllo. Le fasce più vulnerabili della popolazione sono bambini, giovani e anziani. A Khartoum, il ministro della sanità sudanese ha confermato la morte di 71 persone e il contagio di altre 3.771 nei sei Stati di Kassala, El Gedaref, Sennar, El Gezira, Blue Nile e River Nile. Negli ultimi giorni, per mancanza di medicine, sono state registrate alcune vittime tra coppie di gemelli appena nati nell’ospedale pediatrico. Altri morti e una ventina di contagi sono stati registrati nel “villaggio 27” in località Um El Ghura, Stato di El Gezira. A El Nahud, West Kordofan, i pazienti hanno sovraffollato l’ospedale e i reparti a causa dello sciopero dei medici che va avanti da settimane, oltre che per il costo elevato degli interventi chirurgici presso strutture ospedaliere private presenti in città. Secondo fonti locali, i casi più critici sono stati trasferiti nell’ospedale El Obeyed. (AP) (6/10/2016 Agenzia Fides) |
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AFRICA/EGITTO - Il governo vieta le manifestazioni copte nell'anniversario della “strage di Maspero” |
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Il Cairo (Agenzia Fides) - Il Ministero egiziano degli Affari Interni ha negato alle associazioni di giovani copti l'autorizzazione a organizzare una manifestazione in occasione del quinto anniversario del massacro conosciuto come la “strage di Maspero”. Il permesso a manifestare – hanno riferito le fonti ufficiali del Ministero – non è stato concesso per “motivi di sicurezza”. La strage di Maspero ebbe luogo il 9 ottobre 2011, nella fase di transizione seguita alle dimissioni del Presidente Hosni Mubarak, quando il governo egiziano era in mano al Consiglio Supremo delle Forze Armate. Quel giorno l'esercito, schierato in prossimità del palazzo che ospita la televisione di Stato, aprì il fuoco contro gruppi di manifestanti, in larga parte copti, lasciando sul terreno 27 morti. I manifestanti si erano radunati per protestare contro la demolizione di una chiesa avvenuta nell'Alto Egitto. Gli attivisti dell'Unione giovanile Maspero hanno diffuso un comunicato, pervenuto al'Agenzia Fides, in cui denunciano di aver ricevuto anche minacce dalle forze di sicurezza, dopo che la loro richiesta di manifestare era stata respinta. Le disposizioni – molto restrittive – che in Egitto regolano la richiesta e l'autorizzazione a realizzare manifestazioni pubbliche sono entrate in vigore nel novembre 2013, in una fase della vita civile egiziana caratterizzata da alta tensione sociale, dopo la deposizione per via militare del Presidente islamista Mohamed Morsi, il leader dei Fratelli Musulmani che aveva vinto democraticamente le elezioni presidenziali nel giugno 2012. (GV) (Agenzia Fides 6/10/2016). |
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ASIA/INDONESIA - La croce fatta da un artigiano musulmano è il simbolo della Giornata indonesiana della Gioventù |
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Manado (Agenzia Fides) – E’ stata la croce dei giovani il simbolo pregnante della Giornata della gioventù indonesiana (4-6 ottobre), conclusasi oggi a Manado. Come appreso da Fides, quella croce, fatta di bambù e rattan, è stata realizzata da un artigiano musulmano: l’opera è, essa stessa, segno di quella “unità nella diversità” e di armonia tra religioni diverse che è il motto dell’Indonesia ed è stato il tema centrale della Giornata della gioventù, titolata: “La gioia del Vangelo in una società plurale”. "La croce è il simbolo di questi giorni" ha detto Sua Ecc. Mons. Joseph Suwatan, Vescovo di Manado. "La croce è stata pellegrina ed è passata di mano in mano, viaggiando per le parrocchie della diocesi di Manado" simboleggiando il cammino di chi “vuole cogliere il frutto dalla croce, che è l'amore, per costruire la pace” ha rimarcato. Molti fedeli musulmani hanno accolto e onorato la croce come simbolo di pace nel corso di questo pellegrinaggio diocesano. P. Albert Sudjoko, teologo e docente al Seminario maggiore di Pineleng, nel Nord Sulawesi, racconta a Fides: "La croce è per i cristiani la sapienza di Dio che ama e dona la vita. Gradualmente la popolazione indonesiana è entrata nel significato della Croce della Giornata dei giovani: essa non è un segno di conflitto o di conquista bensì è un segno di rispetto, accoglienza e carità reciproca, ed esprime il desiderio di mantenere l'armonia e sviluppare la pace in Indonesia". La croce ha campeggiato nella cerimonia di chiusura come nella Messa di apertura, celebrata il 4 ottobre allo stadio di Manado, dopo una gioiosa marcia, fra canti, danze e preghiere, che ha coinvolto gli oltre 2.600 giovani presenti nel Nord Sulawesi, giunti da 37 diocesi indonesiane. Le liturgie erano guidate dal Vescovo di Manado, Sua Ecc. Mons. Joseph Suwatan, e tra i presenti alla Giornata della gioventù vi sono stati il Nunzio Apostolico, l’Arcivescovo Guido Filippazzi, l'Arcivescovo di Giacarta, Sua Ecc. Mons. Ignatius Suharyo, Presidente delle Conferenza episcopale, e il Vescovo Pius Riana Prapdi, Presidente della Commissione episcopale per i giovani, nonchè altri 24 Vescovi e oltre 100 sacerdoti. L’evento ha avuto una vasta eco sui social media, anche per beneficiare tutti quei giovani che, per motivi organizzativi, avrebbero voluto essere presenti ma non hanno potuto esserci. Oltre al sito web, degli account specifici su Twitter, Instagram e Facebook hanno trasmesso in diretta molte attività del grande evento, condividendo parole, foto e video. “Alla fine della manifestazione, i giovani tornano nelle loro città di origine avendo acquisito una maggior consapeolezza e con la missione di condividere con i loro amici, famiglie e comunità locali l’esperienza fatta a Manado. Valori come l’amore e la pace sono contagiosi”, ha concluso il Vescovo Pius Riana Prapdi. (PA) (Agenzia Fides 6/10/2016) |
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ASIA/TURCHIA - Presidenza turca degli affari religiosi: Gulen ha sfruttato il dialogo interreligioso per costruire le sue “trame oscure” |
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Ankara (Agenzia Fides) – Nella perdurante campagna condotta dagli apparati turchi contro la rete che fa capo a Fetullah Gulen (il predicatore islamico turco espatriato negli Usa, un tempo alleato del presidente Recep Tayyip Erdoğan ma oggi accusato dalla Turchia di essere l'architetto del cosiddetto “stato parallelo” e l'ispiratore del golpe fallito del 15 luglio) viene tirato in ballo anche il Concilio Ecumenico Vaticano II e l'apertura al dialogo con le comunità e le tradizioni religiose che la Chiesa cattolica sancì in quell'assise conciliare. La Presidenza degli Affari religiosi della Turchia, istituzione legata all'ufficio del Primo Ministro, ha predisposto un dossier sulle attività di Gulen e del suo movimento Hizmet, in cui si sostiene che il cosidetto FETO (acronimo turco di “Organizzazione terroristica tethillahnista”, definizione con cui gli organi turchi filo-governativi indicano la rete di Gulen) avrebbe strumentalizzato il dialogo interreligioso con le Chiese e comunità cristiane, per mettere in atto quelle che vengono descritte come sinistre trame di potere. “Con il progetto di dialogo interreligioso basato sulle disposizioni prese dal Concilio Vaticano II” si legge tra l'altro nel dossier “Gulen, organizzando eventi nazionali e internazionali, da un lato ha intessuto i suoi legami con la cultura cristiana, e dall'altro ha permesso all'organizzazione di essere accreditata in Occidente. Così lui ha avuto modo di stabilire la sua base in Pennsylvania, e numerosi Paesi occi dentali hanno aperto le porte all'Organizzazione”. Il dossier, rilanciato nei giorni scorsi da fonti turche consultate dall'Agenzia Fides, prosegue sulla falsa riga delle campagne da tempo scatenate dalla stampa turca filogovernativa contro Fethullah Gulen, che già da tempo cercano di accreditare Gulen e il movimento Hizmet come “cavalli di troia del Vaticano”, costruendo illazioni inconsistenti di taglio complottista. A inizio agosto(vedi Fides 10/8/2016), il giornalista Mine Kirikkanat, sul quotidiano Cumhuriyet, si era spinto al punto di insinuare che Fethullah Gulen (immaginato dall'articolista nelle vesti di "imam fedele alla Chiesa"), potrebbe essere il Cardinale creato “in pectore” da Giovanni Paolo II, scomparso il 2 aprile 2005, e mai da lui reso noto. La novità del dossier predisposto dalla Presidenza per gli Affari religiosi sta nel fatto che il collegamento tra le trame eversive attribuite a Gulen e le iniziative di dialogo inter-religioso viene affermato da un organismo istituzionale. La Presidenza per gli Affari Religiosi (Diyanet İşleri Başkanlığı) è un’istituzione che fa capo all’Ufficio del Primo Ministro, istituita dall’articolo 136 della Costituzione della Repubblica turca, nel 1924. Il Diyanet - come viene comunemente chiamato - si occupa solo di Islam sunnita e non delle minoranze religiose presenti in Turchia: assegna gli imam alle moschee e redige i sermoni del venerdì. Nel corso degli ultimi quindici anni, il Diyanet si è gonfiato fino a raggiungere dimensioni impressionanti, Dal 2003 al 2013 budget e personale sono raddoppiati e il suo campo d’azione si è allargato, prestando la propria collaborazione alle attivita e alla programmazione di diversi ministeri. (GV) (Agenzia Fides 6/10/2016). |
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ASIA/INDIA - Il Direttore nazionale POM: “Aspettiamo il Papa come messaggero di pace” |
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Bangalore (Agenzi Fides) – “Aspettiamo con gioia il Papa come messaggero di pace, mentre la nazione attraversa la crisi del Kashmir. Sarebbe una benedizione per il paese. La sua presenza potrebbe suscitare tanta commozione e sciogliere dei nodi”: lo dice a Fides p. Faustine Lobo, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in India. Papa Francesco, sul volo di ritorno dalla Georgia, ha detto che “un viaggio in India e Bangladesh nel 2017 è quasi sicuro”. “Lo aspettiamo come una grazia per l’India. Dopo la canonizzazione di Madre Teresa, sarebbe un altro momento importante per noi. In questo tempo avvertiamo l’urgenza della pace, mentre l’escalation in Kashmir preoccupa molti. Il Papa ci ricorda che solo la pace è santa e che non esiste un Dio di guerra” rileva il Direttore. Per la situazione interna della Chiesa indiana, “con la sua presenza il Papa verrebbe a ricordare a tutta la società, a volte attraversata da fermenti di odio verso le minoranze religiose, che i cattolici indiani vivono e operano solo per il bene comune del paese” conclude p. Lobo. Secondo fonti di Fides, i passi necessari per l’arrivo del Papa sono stati compiuti. Nell’aprile scorso, una delegazione guidata dal Cardinale Baselios Cleemis, Presidente della Conferenza episcopale indiana, ha chiesto al Primo Ministro Narendra Modi di scrivere una lettera di invito ufficiale a Papa Francesco. Il Cardinale aveva anche confermato di aver egli stesso invitato il Papa a visitare l'India. L'ultimo Papa ad andare in India è stato Giovanni Paolo II che nel febbraio 1986 approdò a Goa. (PA) (Agenzia Fides 6/10/2016) |
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AMERICA/ARGENTINA - Trovato morto un parroco impegnato a combattere il narcotraffico |
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Tucuman (Agenzia Fides) – "La Conferenza Episcopale Argentina esprime il suo dolore e il suo sgomento per la morte di padre Juan Heraldo Viroche, parroco della parrocchia di Ntra. Sra. Del Valle de La Florida, a Tucuman. Ci uniamo alla richiesta dell'Arcivescovo locale al fine di un chiarimento veloce dei fatti e siamo vicini alla famiglia di padre Viroche, ai fedeli della parrocchia e della Chiesa di Tucuman": è il testo del comunicato della Conferenza Episcopale Argentina pervenuto a Fides, sulla morte del sacerdote. Ieri, 5 ottobre, padre Juan Heraldo Viroche è stato trovato morto nella sua abitazione, a Tucuman, circa 70 km dalla capitale. Il sacerdote era molto conosciuto nella zona per la sua lotta contro il narcotraffico. Era una persona molto positiva e dinamica, riferiscono testimonianze di chi lo conosceva nella sua parrocchia, dove era molto impegnato anche con le famiglie della zona. La Commissione Episcopale per la pastorale per la droga-dipendenza ha pubblicato un breve comunicato dove si legge: "Padre Juan era conosciuto perché spendeva la vita contro il traffico di droga, ha parlato chiaramente all'interno e all'esterno della sua comunità, per difendere la vita in pericolo". La Commissione ha anche fatto notare che “padre Viroche, ai suoi più stretti collaboratori, aveva espresso profondo dolore per le minacce ricevute dalle mafie della droga”. Un primo rapporto delle autorità, secondo quanto diffuso dalla stampa locale, sembra orientare verso un suicidio, perché non c’erano segni di violenza esterna sul corpo ed è stato trovato in una stanza chiusa dall’interno. Ma la comunità resta incredula di fronte a questa versione dei fatti e nella stessa giornata di ieri ha organizzato una manifestazione davanti alla parrocchia per chiedere un chiarimento dei fatti. (CE) (Agenzia Fides, 06/10/2016)
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AMERICA/HAITI - Morti e distruzione, più di 14 mila sfollati per l’uragano Matthew |
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Port au Prince (Agenzia Fides) – Martedì 4 ottobre l'uragano Matthew ha colpito in pieno Haiti, seminando desolazione e morte. Il paese più povero e vulnerabile delle Americhe che ancora sta cercando faticosamente di riprendersi dal terremoto del 2010, ha dovuto fare i conti con venti che hanno raggiunto 230 chilometri all'ora, piogge torrenziali che hanno causato inondazioni, frane, distruzione delle infrastrutture e perdita del bestiame. Secondo un primo rapporto del giorno dopo, 5 ottobre, ci sono stati cinque morti ad Haiti. Matthew è considerato la peggiore tempesta degli ultimi decenni e la sua violenza ha lasciato, oltre ai morti, circa 14.500 persone sfollate, costrette a lasciare le loro case. Si calcola che 1.855 case sono state allagate. L’interruzione delle linee elettriche e delle comunicazioni rendono molto difficile quantificare l'entità esatta dei danni. Martine Haentjens, responsabile della Caritas Internazionalis ad Haiti, sul posto al momento del passaggio dell’uragano, ha detto in una nota pervenuta a Fides: "Ho preso contatto con i nostri responsabili nelle diverse regioni del paese. I nostri programmi sono stati colpiti, in particolare a Les Cayes, dove quasi tutto è stato distrutto. Qui tutte le case sono state scoperchiate. Non abbiamo alcuna notizia del comune di Jérémie, ma è probabile che, dato come si muove ciclone, anche questa regione sia stata gravemente colpita. Per quanto riguarda Port-au-Prince, la situazione è sotto controllo, il danno è limitato. Ma le strade del paese sono impraticabili, anche i ponti distrutti". La Caritas Internationalis è attiva sul paese con progetti di sicurezza alimentare dal terremoto del 2010, ed ha già stanziato un budget di 50.000 euro per sostenere Caritas Haiti. (CE) (Agenzia Fides, 06/10/2016) |