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giovedì 21 dicembre 2023

Quando Pironio visitò Milano chiesadimilano.it

 

Quando Pironio visitò Milano

Beatificato il 16 dicembre a Luján, il futuro Cardinale argentino, nato da genitori friulani, visitò la città sotto l’episcopato del cardinale Schuster, lasciando in una lettera parole di ammirazione per il Duomo e per la liturgia ambrosiana

di Emilia FLOCCHINI

20 Dicembre 2023
Eduardo Francisco Pironio

Il cardinale Eduardo Francisco Pironio, per molti anni stretto collaboratore dei papi san Paolo VI e san Giovanni Paolo II, è stato beatificato sabato 16 dicembre a Luján, in Argentina.

Nato il 3 dicembre 1920 a Nueve de Julio da genitori friulani – il padre era di Percoto, frazione di Pavia di Udine, e la madre di Camino di Buttrio – ha vissuto le tensioni della Chiesa argentina e latinoamericana del suo tempo, cercando di testimoniare costantemente la speranza di Cristo, come del resto recitava il suo motto episcopale.

In visita ai parenti italiani

Prima ancora di essere ordinato vescovo, Pironio, da giovane sacerdote, visse in Europa per circa un anno, nel quale studiò presso i maggiori centri culturali e universitari. Colse però l’occasione non solo per rivedere la zia e i cugini che vivevano a Udine, ma anche per visitare alcune grandi città italiane e salutare altri parenti lungo il cammino.

Partì da Roma lunedì 7 giugno 1954, risalendo verso Siena e Firenze. Da lì si mosse per Bologna e, un giorno e mezzo dopo, arrivò a Milano. Così racconta la sua permanenza nella nostra città in una lettera alla madre, scritta quando ormai era giunto a Udine:

L’ammirazione per il Duomo, la liturgia ambrosiana e Schuster

«Da Bologna sono passato, il sabato 12, a Milano, la superba città delle industrie, agitata e moderna come Buenos Aires, però molto più piccola. Mi sono fermato lì fino al venerdì 18 approfittando dell’alloggio che mi hanno fornito due fratelli di padre Guirao – quel sacerdote di Junin che si ordinò con me a Luján – Milano mi ha impressionato, particolarmente il famoso Duomo; vera meraviglia dei secoli. Credo che sia il più bello che io abbia visto finora, almeno secondo il mio gusto. Ho potuto anche apprezzare la solennità della liturgia ambrosiana durante la tradizionale messa e processione presieduta dal santo e famoso cardinale Schuster».

Testimone di speranza in anni di rinnovamento

Negli anni seguenti, Pironio divenne vescovo e interpretò in Argentina le consegne della Dottrina Sociale della Chiesa e del Concilio Vaticano II, particolarmente come presidente della Conferenza Episcopale Latinoamericana (Celam). Dal 1975 fu alla guida della Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari; l’anno seguente fu creato cardinale.

Nel 1984 fu chiamato a dirigere il Pontificio Consiglio per i Laici, grazie alla sua esperienza con l’Azione cattolica quand’era ancora in Argentina. Frutto del suo operato in quel contesto è la nascita della Giornata mondiale della gioventù, di cui seguì undici edizioni a livello internazionale.

Morì a Roma il 5 febbraio 1998, dopo undici anni nei quali aveva sopportato un tumore alle ossa e senza mai smarrire la fiducia in Dio e nella Vergine Maria, presso il cui santuario di Luján fu ordinato sacerdote e vescovo e dove riposano le sue spoglie. Sorprende pensare che una personalità simile abbia avuto un passaggio, seppur breve, nelle terre ambrosiane.

lunedì 30 gennaio 2023

Ansa.it A Milano docente negazionista interrompe spettacolo su Shoah

 

A Milano docente negazionista interrompe spettacolo su Shoah

Urla "state gonfiando cifre' mentre attrice legge numero vittime


"Questa è la vostra verità, dite solo quello che vi fa comodo, voi state gonfiando completamente i numeri".

Sono le frasi negazioniste con cui un professore dell'Istituto superiore 'Curie-Sraffa' di Milano ha interrotto lo spettacolo, andato in scena alla vigilia della Giornata della Memoria allo Spazio Teatro 89, dal titolo, 'Herr Doktor', incentrato sulla figura di Joseph Goebbels, Ministro della propaganda del Terzo Reich.


    Quando l'attrice Beatrice Marzorati, ha iniziato ad elencare dal palco il numero dei morti della Shoah il docente si è alzato in piedi e dalla platea ha urlato frasi come "questa è la vostra verità, dite solo quello che vi fa comodo, voi state gonfiando completamente i numeri". L'attrice ha replicato che "questa è storia" mentre il professore ha ribattutto che "invece è ideologia".
    "Abbiamo cercato di calmarlo per proseguire lo spettacolo e riprendere eventualmente al termine della rappresentazione il momento di confronto - ha spiegato l'attrice ai microfoni del TgR Lombardia - ma lui ha deciso di lasciare la sala".
    Il professore non sarebbe nuovo a posizioni del genere. A denunciare l'accaduto sono stati proprio i suoi colleghi d'istituto che hanno scritto una lettera alla dirigente scolastica, allo staff, al Consiglio d'istituto e al teatro, per dissociarsi da queste affermazioni negazioniste. Allo Spazio Teatro 89 sono arrivate anche le scuse della preside, Raffaella d'Amore, che ha spiegato come questo episodio non rappresenta in alcun modo l'istituto.

martedì 31 maggio 2022

EUROPA/RUSSIA - Don Canetta: un nuovo trattato per porre fine alla guerra in Europa

EUROPA/RUSSIA - Don Canetta: un nuovo trattato per porre fine alla guerra in Europa
 
Milano (Agenzia Fides) – “Per provare a sbloccare un negoziato molto difficile occorre partire da una proposta che possa rappresentare una piattaforma di partenza. La proposta potrebbe essere quella si stipulare un nuovo trattato, sull’esempio della Collective Security Treaty Organisation" (CSTO), stipulato tra la Russia e alcuni paesi dell’ex URSS”: è la proposta rilanciata tramite l’Agenzia Fides da don Edoardo Canetta, ex Vicario Apostolico dell'Asia centrale, ed ex docente all'Istituto di Diplomazia della Repubblica del Kazakistan. Don Canetta è stato per vent'anni missionario in Kazakistan (cinque dei quali vissuti da Vicario generale dell’Asia centrale), dove ha insegnato all’Università di Karaganda, e poi all’Università Nazionale Euroasiatica Gumylyov di Astana.
Don Canetta, attualmente parroco a Milano e docente all'Accademia Ambrosiana a Milano, è attivo nell’accoglienza di rifugiati ucraini e oggi coinvolge la sua comunità nella preghiera del Rosario per la pace, con Papa Francesco.
Nota don Canetta a Fides: “Un nuovo patto per porre fine alla guerra in Europa dovrebbe coinvolgere Russia, Ucraina e alcuni paesi garanti (come ad esempio Turchia, India, Francia, Israele o altri); esso potrebbe prevedere la smilitarizzazione della Crimea e del Donbass, con la presenza di forze militari dei paesi garanti sopra citati. Tali paesi per un certo numero di anni assicurerebbero una sorta di ‘protettorato’ da sciogliersi poi attraverso un referendum popolare che lascerebbe alla gente decidere se appartenere all’Ucraina o alla Federazione Russa. Naturalmente le funzioni amministrative e di polizia locale resterebbero comunque affidate alle autorità del territorio”.
“Questa soluzione, come qualunque altra – rileva – avrebbe le sue difficoltà, ma forse è possibile almeno provare a metterla sul tavolo e attivare un processo negoziale, per cercare una via d’uscita che abbandoni la violenza e la guerra, portatrici di distruzione e morte”.
La "Collective Security Treaty Organisation" (CSTO), Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva è nata nel 2002, come sviluppo istituzionale del Trattato di sicurezza collettiva, che è un’alleanza militare difensiva stipulata nel 1992 tra la Russia e alcuni paesi dell'ex Unione Sovietica (Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan). Il Trattato afferma l’impegno dei suoi membri a rinunciare alla minaccia o all’uso della forza nella risoluzione delle controversie tra loro e introduce una clausola di solidarietà per eventuali atti di aggressione esterna.
(PA) (Agenzia Fides 31/5/2022)

martedì 15 giugno 2021

Mons. giuseppe Nogara Arcivescovo di Udine fino al 1955

 

NOGARA GIUSEPPE (1872 - 1955)

ARCIVESCOVO

Informazioni

 26 giugno 1872Bellano

 9 dicembre 1955Udine

Attività

arcivescovo

Luoghi di attività

MonzaMilanoUdine

L'arcivescovo Giuseppe Nogara

Nacque il 26 giugno 1872 a Bellano (in provincia di Como, ma nella diocesi di Milano) da Giovanni e Giulia Vitali. Frequentato il Seminario minore di Monza, quindi quello Lombardo a Roma, dove conseguì la laurea in filosofia e in teologia, fu ordinato sacerdote nel 1895. Dapprima professore di filosofia nel Seminario liceale di Monza, città dove diresse la scuola politico-sociale, dal 1904 fu docente di Sacra Scrittura nel Seminario teologico di Milano, curando la pubblicazione di saggi critico-esegetici; dal 1912 al 1918 fu revisore ecclesiastico dell’editrice Vita e pensiero; nel 1913, nominato canonico del duomo di Milano, diresse sia l’ufficio catechistico diocesano come il periodico «La Scuola Cattolica», e fu assistente diocesano della Gioventù femminile di Azione cattolica e dell’Unione donne cattoliche. Ricercatore di storia ecclesiastica locale, presso la Biblioteca Ambrosiana, qui ne conobbe il prefetto, Achille Ratti che, divenuto papa Pio XI, nel 1922 lo chiamò a Roma con gli incarichi di segretario della pontificia Opera per la Propaganda della fede, di segretario generale del comitato per l’Anno Santo del 1925, e quindi di assistente ecclesiastico dell’Unione donne cattoliche, compito quest’ultimo che assolse fino al marzo 1928, dopo di che, il 7 aprile, fu chiamato a succedere ad Anastasio Rossi quale arcivescovo di Udine. Nell’ottobre 1928 N. prendeva possesso della diocesi; l’avrebbe guidata per ventisette anni, fino al 1955 – in conformità con le direttive magisteriali di Pio XI, quindi di Pio XII – durante il succedersi del Ventennio fascista, della seconda guerra mondiale, dell’occupazione nazitedesca, della Resistenza e, quindi, degli inizi della Repubblica italiana. La cura per la formazione cattolica e per l’Azione cattolica restarono i due obiettivi primari del suo episcopato. Istituì la Scuola cattolica di cultura e rifondò l’organizzazione dell’Azione cattolica, che in poco più di un anno raddoppiò gli iscritti; gli esponenti del disciolto Partito popolare italiano erano da lui unificati nella Giunta diocesana e nominava un nutrito quadro di Assistenti. Dopo aver dapprima condiviso nei confronti del fascismo e dell’operato di Mussolini quell’apertura di consenso comune al mondo cattolico in seguito ai Patti Lateranensi, alla fine del maggio 1931, unitamente all’episcopato italiano, deplorava lo scioglimento dell’Azione cattolica italiana; in seguito, a riappacificazione avvenuta, dal settembre 1931 N. assestò i propri rapporti nei riguardi del duce e del regime in atteggiamenti che l’autorità pubblica riconosceva come improntati a «devozione assoluta». Rapporti con il regime che sarebbero rimasti buoni, anche se da parte sua non mancarono richiami e rimostranze verso il governo fascista, come nel 1933 in seguito al divieto dell’uso dello sloveno nel catechismo e nella liturgia per le comunità della Slavia friulana; protesta che N., lasciato solo dal Vaticano, dovette poi accettare. Nel 1938 un’analoga proibizione dell’uso del tedesco nella Valcanale – area unita alla diocesi di Udine dal 1933 – fu però resa inefficace. Il 9 gennaio 1938 N. andava oltre le righe nel suo discorso ufficiale a nome dell’episcopato italiano (riportato da tutti i quotidiani italiani) rivolto a Mussolini in occasione della “battaglia del grano”, o meglio al “Concorso nazionale del grano per il clero”. N. avrebbe condiviso iniziative del regime, come il dono delle fedi nuziali e la guerra civile spagnola. L’arcivescovo fu capace di ricucire i rapporti con il clero, pur proseguendo sostanzialmente nel solco del predecessore, ovvero rinnovando la struttura territoriale della diocesi, con la creazione di nuove parrocchie, e mantenendo buoni rapporti con le autorità politiche. Dopo la prima visita pastorale nel 1934, convocava tra il 10 e il 12 luglio 1935, il Sinodo diocesano terzo. Mostrò forte preoccupazione pastorale per la moralità, in particolare per i balli e la blasfemia. La guerra fu da lui interpretata nel solco della lettura moralistico-ascetica come castigo correttivo; da allora, però, nel prolungarsi del conflitto prese a manifestare un atteggiamento più decisamente distaccato dal regime fascista. Nella primavera 1943 N. pubblicò una lettera circolare dall’emblematico titolo Il clero e l’Azione Cattolica di fronte a eventuale insorgere di partiti politici: vi invitava il clero, tenuto ad essere al di sopra di ogni partito, a favorire quel partito organizzato dai laici che si ispirasse a principi cattolici, mentre agli iscritti all’Azione cattolica indicava il dovere morale di parteciparvi. Dopo l’8 settembre 1943 N. cercò di mantenersi al di sopra delle parti, occupandosi soprattutto di iniziative di assistenza. Fu cofirmatario del documento ufficiale dei vescovi del litorale adriatico riuniti a Trieste il 14 marzo 1944, e che fu fatto circolare – inascoltato – in tutte le chiese; vi si deploravano il disprezzo e le lesioni per la dignità e i diritti della persona da chiunque fossero perpetrati; si chiedeva a chi esercitava la forza, di non infierire su popolazioni inermi. N. iniziò da allora a interporsi nel tentativo di convincere i partigiani ad astenersi dalle azioni armate per evitare rappresaglie tedesche sulla popolazione, anche se aveva destato perplessità il fatto di aver dato il permesso di predicare al padre Eusebio, francescano fanatico repubblichino. Si prodigò insieme al suo clero in molteplici modi verso il popolo friulano, confortando e assistendo i deportati, soccorrendo le popolazioni depredate e devastate, proteggendo quanti erano braccati dai nazisti, i carcerati, i condannati, i feriti, interponendosi come mediatore per lo scambio dei prigionieri; in tale azione poté giovarsi dell’accorto intervento dell’umanissimo don Emilio De Roia. L’arcivescovo inoltre dette il suo prudente assenso a che alcune figure del clero fossero aggregate come cappellani alle formazioni partigiane: Ascanio De Luca, Redento Bello e Aldo Moretti, che fu il coordinatore dei Verdi. Tra il dicembre 1944 e il gennaio 1945, N. fu l’unico mediatore tra il comando nazista e i partigiani dell’“Osoppo”, anche se pubbliche furono le dichiarazioni di critica verso la sua linea che voleva essere al di sopra delle parti. Durante le trattative di pace a Parigi, N. protestò presso il governatore inglese quale fosse stata l’efficacia della cooperazione che gli italiani avevano dato nella lotta di liberazione. Nel devastato quadro del Friuli postbellico l’arcivescovo prese a rivolgere al clero continue direttive per la ricostruzione e l’organizzazione del laicato, anche allo scopo di fronteggiare il pericolo del comunismo titino. Il problema del comunismo assumeva, infatti, nella regione e nella diocesi friulana un aspetto suo particolare e peculiare, tutto locale, in diretta conseguenza delle mire espansionistiche iugoslave nei confronti dei territori di confine, con indebite ricadute negative e penalizzanti verso la popolazione e il clero di lingua e cultura slava delle Valli del Natisone. E in tal senso si sarebbe connotata la stessa pastorale sia di N., destinata a protrarsi con successive ripercussioni fin dopo il 1955, come il penoso caso giudiziario relativo a mons. Angelo Cracina. Nell’ottobre 1946 furono riformati gli statuti dell’Azione cattolica che, conforme al carattere centralizzante impresso dal pontificato di Pio XII, tendevano a distinguerne l’azione pastorale sua propria da quella politica affidata alla Democrazia cristiana. L’assillo costante di N. era quello di far crescere l’associazionismo cattolico, per il cui incremento e progresso, nel 1947 nominava come suo delegato don Aldo Moretti, personalità vulcanica, dall’intelligenza intuitiva e dall’attivismo irruente e brillante, il quale, per assumere il mandato, pretese, e ottenne dall’arcivescovo, una piena e pubblica fiducia; avrebbe mantenuto la delega fino al 1955. N. pubblicò nello stesso anno la lettera pastorale In vista della Costituzione, dove esprimeva gli intenti – in linea con il programma papale – di ottenere spazi autonomi all’educazione nella scuola, il riconoscimento della religione cattolica. L’organizzazione in vista delle elezioni politiche del 1948 fu brillantemente pilotata sul versante essenzialmente religioso dalla personalità intellettuale, altrettanto carismatica di quella di Moretti, ma rispetto a lui maggiormente coerente, di don Guglielmo Biasutti che la fondava sulla costituzione del Comitato cattolico (poi civico), incentrandola sulla devozionale mariana delle popolazioni friulane come pure sull’ossequio verso l’arcivescovo in occasione dei vent’anni del suo episcopato. Nel giugno 1948 N. sollecitava il clero a reperire le forze del lavoro a indirizzarle verso l’organizzazione presindacale delle ACLI, come strumento di penetrazione sociale. I patronati si sarebbero in breve diramati in ogni forania della diocesi con un delegato per tutte le espressioni lavorative. Dal primo luglio 1949 N. iniziò ad essere tutto occupato dal problema del “pericolo comunista”: mentre curava di spiegare le ragioni essenzialmente religiose della scomunica comminata agli aderenti al comunismo, esprimeva nei confronti del clero un magistero chiaro, dai toni drastici, sottolineando l’importanza del loro ministero educativo e catechetico. Viveva N. quel dramma cattolico che scaturiva dalla percezione di un atteggiamento difensivo programmatica di fronte al montante “spirito del mondo”; questo appannò anche l’apertura al sociale che aveva caratterizzato gli anni precedenti dell’episcopato. Gli ultimi anni di vita di N. furono segnati da un progressivo declino della sua salute; dalla primavera 1953 fu affiancato da mons. Luigi Cicuttini quale vescovo ausiliare. Le sempre più scarse energie di N. vennero assorbite dall’opera di ricostruzione del seminario, fortemente lesionato e in gran parte distrutto dai bombardamenti del 1944. Sarebbe stato inaugurato nel settembre 1956 dal suo successore. Morì il 9 dicembre 1955 ed è sepolto nella cattedrale di Udine.

 


giovedì 3 agosto 2017

Il parere di Mazzi sul nuovo vescovo di Milano

18/07/2017

Con un Papa come Francesco, dovevamo aspettarci una mossa per lui quasi normale. Ha pescato don Mario, un prete-prete che va in bicicletta con il casco, che abita nella casa del clero, che è sempre vissuto vicino a fior di cardinali, senza mai “darsi arie”.
Sono felice che l’arcivescovo di Milano sia “un prete”. La frase è seria! Invece, se non vi dispiace, una malizia me la dovete permettere. È una malizia benefica e non comprometterà certamente “la carriera” di don Mario (è vero che anche il nome fa il suo effetto: “chiama don Mario. Lo aspettavamo in oratorio”. È simpatico!).
Dicono, e qui arrivo alla punzecchiatura, che conosca bene tutti i preti della diocesi ambrosiana. Conosce perfino i nomi. E io, applicando alla mia maniera una delle più note parabole del Vangelo, mi sono detto: “Sto meglio io che rincorro le pecorelle smarrite o starà meglio lui che dovrà formare, dialogare, incontrare, i pastori della diocesi più grande del mondo?”.
Per fare il pastore dei pastori a Milano, la bicicletta gli servirà solo per andare in curia (spero, anzi sono convinto che il palazzo arcivescovile non gli ispiri tanta nostalgia) o anche per cercare qualche pastorello, un po’ disorientato?
Caro don Mario, nel Vangelo c’è una paginetta bianca che ti aspetta. Scrivila a mano con qualche scarabocchio e con diverse sottolineature. A Milano puoi fare di tutto: dal Pastore che mangia alla mensa dei poveri al vescovo che viene chiamato a testimoniare in mezza Europa, al prete contemplativo che al tramonto, nella cripta di S. Ambrogio, recupera la profezia, la pastoralità e l’originalità della parola evangelica. Il tutto in quella paginetta bianca delle Scritture che aspetta i tuoi scarabocchi! 

Don Antonio Mazzi

martedì 21 febbraio 2017

Morto Padre Galbiati del PIME


Forse è proprio lui che pubblicato edizioni tascabili della Bibbia o dei Vangeli per i pellegrini in viaggio con i "pellegrinaggi Paolini" **


VATICANO - Morto p. Galbiati, PIME: è stato Segretario generale della PUM e della POPF
Roma (Agenzia Fides) – La sera di sabato 18 febbraio, è morto a Lecco padre Fernando Galbiati, a lungo missionario in Cina, dodicesimo Superiore generale del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME), Segretario generale della Pontificia Unione Missionaria (PUM) e della Pontificia Opera della Propagazione della Fede (POPF).
Nato il 14 novembre 1932 a Bussero (Milano), entrò nel PIME a Monza il 1° settembre 1943. Emesso il giuramento il 25 giugno 1955 e ordinato a Milano dal Card. Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, il 28 giugno 1956, l’anno successivo parte per Hong Kong. Qui compie studi e ottiene diversi diplomi, è registrato come “Insegnante Qualificato” presso il dipartimento dell’Educazione di Hong Kong. Consegue successivamente il dottorato in Scienze Politiche ed Economiche all’università La Sapienza di Roma, diventa Doctor of Philosophy all’università di Oxford in Inghilterra ed è membro della New York Academy of Science.
Ad Hong Kong svolge attività pastorale in diverse parrocchie e per alcuni anni insegna filosofia al seminario Holy Spirit. Ha dato un notevole contributo in campo scolastico e sociale. Ha fondato diversi gruppi per le visite alle famiglie, per il sostegno economico, e per le attività giovanili. Si deve a lui il primo Chinese Hymnal, una raccolta di canti religiosi in cinese-cantonese.
Assistente di Mani Tese dal 1971 al 1975, partecipa alla Assemblea di Aggiornamento del PIME del 1970-71 (Roma) e alla IX Assemblea Generale nella quale viene eletto Superiore Generale (1983-1989). Terminato il mandato, ritorna ad Hong Kong, ma nel 1999 è richiamato a Roma, dapprima come Segretario Generale della Pontificia Unione Missionaria (1999-2003), poi come coordinatore delle Pontificie Opere Missionarie Internazionali e come Segretario della Pontificia Opera della Propagazione della Fede (2004-2005). E’ incaricato anche di elaborare il nuovo Statuto delle Pontificie Opere Missionarie, pubblicato nel 2005. Nel periodo 2006-2007 è Segretario Generale della Pontificia Opera della Propagazione della Fede.
Dopo alcuni anni nella Casa generalizia PIME a Roma, dal 2015, per motivi di salute, si trovava presso la casa Beato Giovanni Mazzucconi, a Rancio di Lecco, dove è morto. Dopo i funerali, è stato sepolto al cimitero del PIME a Villa Grugana. (SL) (Agenzia Fides 21/02/2017)

**Tutto sbagliato: a chi interessa offro una biografia di Enrico Galbiati...a ciascuno il suo

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo gli studi del ginnasio, del liceo e della teologia nel Seminario arcivescovile di Milano, venne ordinato dal Card. Alfredo Ildefonso Schuster nel 1937. Conseguita la licenza a Venegono, frequentò il Pontificio Istituto Biblico, ottenendo la Licenza (1940) e successivamente il Dottorato (1956) con la tesi La struttura letteraria dell'Esodo.
Nel 1947 fu tra i fondatori dell'Associazione Biblica Italiana; negli anni seguenti fu parte del consiglio di presidenza.
Nel 1953 fu nominato dottore della Biblioteca Ambrosiana, dove cominciò a studiare prima i manoscritti etiopici, poi quelli siriaci ed armeni. Studiò poi manoscritti ebraici, collaborando con l'Università di Gerusalemme alla loro microfilmatura (la loro catalogazione fu ultimata nel 1972).
Nel 1956 ottenne dal Card. Eugène Tisserant la facoltà di celebrare in rito bizantino e nel 1963 ricevette l'indulto di biritualismo.
Nel 1957 fu principale e più qualificato animatore del gruppo fondatore del Centro Russia Cristiana, collaborando attivamente alla stesura dell'omonima rivista fino al 1966 con articoli riguardanti la liturgia di rito bizantino e l'ecumenismo, ora raccolti nel volume Liturgia ed ecumenismo (2014, ed. La Casa Di Matriona). Successivamente la collaborazione si fece più sporadica a causa dei nuovi incarichi assunti da Mons. Galbiati all'Università Cattolica di Milano e alla Biblioteca Ambrosiana e dell'assorbimento del Centro nel Movimento di Comunione e Liberazione, che portò all'allontanamento di quasi tutti i suoi fondatori, che diedero vita ad altre iniziative analoghe alla primitiva intuizione del Centro.
Dal 1964, nelle due ultime sessioni, partecipò al Concilio Vaticano II come perito delle chiese orientali e teologo personale del Card. Giovanni Colombo.
Dal 1967 al 1979 fu consultore della Pontificia Commissione per la Nova Vulgata.
Nel 1967 ottenne la libera docenza in Filologia biblica, in forza del quale insegnò in Università cattolica del Sacro Cuore, invitato dal rettore Giuseppe Lazzati. Tenne i corsi di EbraicoLingue semitiche comparate e Filologia neotestamentaria.
Nel 1968 fu nominato archimandrita dell'eparchia di Piana degli Albanesi. Molti furono gli incarichi in campo ecumenico, tra cui la partecipazione alla Commissione diocesana per l'ecumenismo.
Nel 1974 lasciò l'Università Cattolica per incompatibilità con le nuove norme della Biblioteca Ambrosiana.
Il Cardinale Carlo Maria Martini lo nominò nel 1984 Prefetto della medesima biblioteca. Durante il suo mandato furono iniziati ingenti lavori di restauro, durati molti anni.
Nel 1988 ricevette l'onorificenza dal comune di Milano, il cosiddetto Ambrogino d'oro; nel 1996 ricevette la Laurea honoris causa in lettere classiche dall'Università Cattolica; nel 2003 fu insignito dalla Provincia di Milano del Premio Isimbardi.
In suo onore è stata dedicata la biblioteca civica di Verano Brianza, inaugurata nella nuova sede il 17 ottobre 2011 valorizzandone la donazione del patrimonio librario composto da 2.277 volumi.

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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