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lunedì 18 marzo 2024

Preghiera del 18 marzo(Michel Quoist con biografia dell'autore)

 Signore, vorrei amare, ho bisogno d'amare.

Tutto il mio essere non è che desiderio:

il mio cuore, il mio corpo, si protendono nella notte verso uno sconosciuto da amare.

Le mie braccia brancicano nell'aria verso uno sconosciuto da amare.

Sono solo mentre vorrei essere due.

Parlo e nessuno è presente ad ascoltarmi.

Vivo e nessuno coglie la mia vita.

Perchè essere così ricco e non aver nessuno da arricchire?

Donde viene questo amore? Dove va?

Vorrei amare, Signore, ho bisogno d'amare.

Ecco stasera, Signore, tutto il mio amore inutilizzato.

Ascolta, Mio caro,
Fermati,
Fai, in silenzio, un lungo pellegrinaggio fino in fondo al tuo cuore.
Cammina lungo il tuo amore nuovo,
Così come si risale un ruscello per scoprirne la sorgente.
E al termine, laggiù in fondo, nell’infinito mistero della tua
anima turbata, Mi incontrerai,
perché io mi chiamo Amore piccolo,
ed Io non sono altro che Amore, da sempre,
E l'amore è in te.
Io ti ho fatto per amare, per amare eternamente.
Ed il tuo amore sarà un altro te stesso.
Lei sta cercando;
Rassicurati, è già sulla tua strada,
In cammino da sempre,
Sulla strada del Mio Amore.
Bisogna aspettare il suo passaggio,
Lei si avvicina,
Tu ti avvicini,
Vi riconoscerete,
Perché Io ho fatto il suo corpo per te,
Ho creato il tuo per lei,
Ho fatto il tuo cuore per lei, ho creato il suo per te,
E voi vi state ricercando nella notte,
Nella mia notte che diventerà luce
Se voi avrete fiducia in Me.
Conservati per lei, piccolo mio,
Come lei si conserva per te.
Io vi custodirò l'uno per l'altra,
E, giacché hai fame d'amore,
ho posto sul tuo cammino tutti i tuoi fratelli da amare.
Credimi, è un lungo tirocinio l’amore,
E non vi sono diverse specie di amore:
Amare, vuol sempre solo dire abbandonare se stessi
Per darsi agli altri.

Signore, aiutami a dimenticarmi per gli uomini miei fratelli,
Perché dando me stesso impari ad amare.

Michel Quoist

Biografia dell'autore

Di padre ateo e madre fervente cattolica, Michel Quoist fu costretto a cominciare a lavorare come fattorino a dodici anni a causa della morte precoce di suo padre. Durante gli scioperi del 1936 appoggiò le rivendicazioni della classe operaia. Nel 1938, partecipando come barelliere al pellegrinaggio diocesano a Lourdes, conobbe un sacerdote e gli nacque la vocazione sacerdotale; e così a diciott'anni entrò nel seminario vicino a Meaux, per poi passare a Rouen.

A pochi mesi dal suddiaconato, improvvisamente divenne quasi cieco; e quando, dopo inutili controlli in vari ospedali, si riteneva rovinato, ad un certo punto di nuovo improvvisamente ricominciò a vedere. Ordinato sacerdote nel 1947, continuò gli studi in scienze sociali e politiche nell'Istituto Cattolico di Parigi, dove conseguì il dottorato con una tesi su un quartiere popolare di Rouen dal titolo La città e l'uomo, poi pubblicata. Quindi divenne vicario d'una numerosa parrocchia di Le Havre e coordinatore dei movimenti giovanili della sua regione[3][4].

Nell'ambito delle missioni all'estero fece istituire un comitato vescovile per l'America Latina, mettendosi egli stesso a viaggiare per conferenze e ritiri spirituali oltre che a scrivere libri [5].

Dal 1970 al 1976 fu curato di Sainte Marie e Saint Léon; nel 1971 aprì a Saint Cyrice nell'Aveyron un centro di accoglienza per giovani e adulti e nel 1976 divenne responsabile delle vocazioni diocesane, svolgendo vari incarichi pastorali. Nel 1988 divenne direttore della radio diocesana di Le Havre, denominata «Arc en Ciel». Malato di cancro del pancreas dal 1996, morì l'anno successivo.


sabato 24 febbraio 2024

Mons. Mazzocato ai giovani: «Lasciamoci amare e diamo amore»(La vita cattolica 23 febbraio 2024)

 



«Lasciarsi amare è più difficile che amare. Ma può risollevare ogni momento di crisi». Con queste parole mons. Andrea Bruno Mazzocato si è rivolto ad alcune centinaia di adolescenti e giovani che la sera di venerdì 23 febbraio hanno affollato la Cattedrale di Udine per la tradizionale veglia quaresimale loro dedicata, proposta dalla Pastorale giovanile diocesana.

«Un bambino molto piccolo piange finché non trova le amorevoli attenzioni dei genitori; allo stesso modo un anziano, soprattutto se si trova in casa di riposo, rischia di spegnersi sempre più se non incrocia lo sguardo di qualcuno che gli vuole bene». Commentando così il brano evangelico scelto per la serata, Mazzocato ha ricordato come «amare e amore sono il verbo e il sostantivo che reggono la nostra vita. E tutti – tutti! – ne abbiamo bisogno».

Numerosi i sacerdoti presenti, che fino a tarda ora hanno accolto le Confessioni dei giovani partecipanti. Tra essi anche lo stesso mons. Mazzocato.

sabato 11 novembre 2023

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) 12 novembre 2023

 


XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

https://youtu.be/5Y3WRf15Pck


Antifona d'ingresso

Giunga fino a te la mia preghiera,
tendi l'orecchio alla mia supplica, Signore. (Sal 87,3)

Colletta
:
O Dio, voce che ridesta il cuore,
nella lunga attesa dell'incontro con Cristo tuo Figlio
fa' che non venga a mancare l'olio delle nostre lampade,
perché, quando egli verrà,
siamo pronti a corrergli incontro
per entrare con lui alla festa nuziale.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Sap 6,12-16)
La sapienza si lascia trovare da quelli che la cercano.

Dal libro della Sapienza

La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 62)
Rit: Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

SECONDA LETTURA (1Ts 4,13-18)
Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo (Mt 24,42.44)
Alleluia, alleluia.

Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.

VANGELO (Mt 25,1-13)
Ecco lo sposo! Andategli incontro!

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli

Rivolgiamo al Padre la nostra preghiera chiedendogli tutto il bene che desideriamo per noi e per l’intera umanità.
Preghiamo insieme e diciamo: Ascolta, Padre, la nostra supplica.

1. Per la Chiesa: fortificata dallo Spirito Santo, affronti il giudizio del mondo e le persecuzioni mantenendosi sempre fedele al comandamento dell’amore. Preghiamo.
2. Per i pastori della Chiesa: docili all’azione della grazia, trasmettano fedelmente l’annuncio di salvezza e siano maestri di verità e modelli di comunione. Preghiamo.
3. Per i popoli del mondo: l’universale aspirazione alla pace si traduca in scelte coraggiose e concrete, nel rispetto della vera libertà e dignità di ogni vita umana. Preghiamo.
4. Per gli imprenditori che hanno investito nel creare lavoro e si sono pesantemente indebitati: non cedano allo sconforto e siano messi in condizione di proseguire. Preghiamo.
5. Per noi qui riuniti: la Parola ascoltata e meditata ci aiuti a cogliere e a rendere fruttuose le occasioni di bene che incontreremo sul nostro cammino. Preghiamo.

Padre santo, aiutaci a riconoscerti presente nei doni della tua bontà: con la tua grazia il nostro cammino terreno proceda verso l’incontro festoso dell’ultimo giorno nel regno dei cieli. Per Cristo nostro Signore.

domenica 23 luglio 2023

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)23 luglio 2023

 

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)


Antifona d'ingresso

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
A te con gioia offrirò sacrifici
e loderò il tuo nome, o Signore,
perché tu sei buono. (Cf. Sal 53,6.8)

Colletta
Ci sostengano sempre, o Padre,
la forza e la pazienza del tuo amore,
perché la tua parola, seme e lievito del regno,
fruttifichi in noi
e ravvivi la speranza
di veder crescere l'umanità nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Sap 12,13.16-19)
Dopo i peccati, tu concedi il pentimento.

Dal libro della Sapienza

Non c’è Dio fuori di te, che abbia cura di tutte le cose,
perché tu debba difenderti dall’accusa di giudice ingiusto.
La tua forza infatti è il principio della giustizia,
e il fatto che sei padrone di tutti, ti rende indulgente con tutti.
Mostri la tua forza
quando non si crede nella pienezza del tuo potere,
e rigetti l’insolenza di coloro che pur la conoscono.
Padrone della forza, tu giudichi con mitezza
e ci governi con molta indulgenza,
perché, quando vuoi, tu eserciti il potere.
Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo
che il giusto deve amare gli uomini,
e hai dato ai tuoi figli la buona speranza
che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 85)
Rit: Tu sei buono, Signore, e perdoni.

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

Tutte le genti che hai creato verranno
e si prostreranno davanti a te, Signore,
per dare gloria al tuo nome.
Grande tu sei e compi meraviglie:
tu solo sei Dio.

Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso,
lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà,
volgiti a me e abbi pietà.

SECONDA LETTURA (Rm 8,26-27)
Lo Spirito intercede con gemiti inesprimibili.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Mt 11,25)
Alleluia, alleluia.

Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

VANGELO (Mt 13,24-43)
Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore.

Preghiera dei fedeli

Divenuti voce del creato, eleviamo al Padre la nostra supplica, nella certezza che ci esaudirà al di là di ogni nostra attesa.
Preghiamo insieme e diciamo: Venga il tuo regno, Signore.

1. Assisti la Chiesa nell’esercizio del ministero della riconciliazione che le hai affidato per il perdono dei battezzati peccatori. Noi ti preghiamo.
2. Aiuta coloro che reggono le sorti dei popoli a superare ogni egoismo e orgoglio nazionale, lavorando con impegno al bene dell’intera comunità umana. Noi ti preghiamo.
3. Infondi il tuo Spirito in coloro che sono oppressi da prove e sofferenze, perché dia loro consolazione e sollievo per una rinnovata fiducia. Noi ti preghiamo.
4. Dona a tutti gli uomini la capacità di vivere da fratelli, portando i pesi gli uni degli altri e imparando a condividere i beni spirituali e quelli materiali. Noi ti preghiamo.
5. Concedi a tutti noi la sapienza del cuore, per affrontare ogni situazione con animo sereno e discernere in mezzo agli affanni e alle difficoltà ciò che veramente giova alla nostra identità cristiana. Noi ti preghiamo.

Padre buono, che rispondi sempre con amore e generosità a quanti ti invocano con fede, dona alla Chiesa perseveranza nel cercarti e coraggio nell’annunciarti. Per Cristo nostro Signore.

domenica 2 maggio 2021

V DOMENICA DI PASQUA (ANNO B) 2 maggio 2021

 

    V DOMENICA DI PASQUA (ANNO B)


Come simpri al cjape l’esempli de realtât: chel de vît, par dînus di restâ tacâts intor di Lui. Dut il discors ch’al fâs al è par dî che al è preocupât , come simpri, ch’o sedin contents: come di fat il prodot de vît al è il vin, ch’al è il simbul dal jessi contents di jessi insieme. Come di fat:“Ventu a bevi un tai?” ce vuelial dî?
(Zuan 15,1-8)
Signôr, che tu disis di jessi la vît che nus dà la vite, fanus capî che, cence di te, no lin lontan. Danus la grazie di jentrâ tal nestri cûr, là che tu sês di cjase, par tacâsi intor di te e no molâti. In chest mont dut balarin, fat di robis che a no tegnin, devente Tu il cret dulà poiâsi, parcè che: cun te si à gust di jessi in chest mont, par vioditi dapardut; cun te si à gust di vivi, parcè che ogni dì al è une novitât; cun te si à gust di jessi ce che si è, par deventâ il spieli di te; cun te si à gust di dâ, par sparniçâti in dut e in ducj; cun te si à gust di pierdi, pûr di cjatâti in dut e in ducj; cun te si cercje il Paradîs, par puartâlu dentri te nestre storie. AMEN.
Pier Luigi Del Frate, Alessandro d'Osualdo e altri 11

Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Bianco

Antifona d'ingresso
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto prodigi;
a tutti i popoli ha rivelato la salvezza. Alleluia. (Sal 98,1-2)

Colletta
O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo,
guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione,
perché a tutti i credenti in Cristo
sia data la vera libertà e l’eredità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Oppure:
O Dio, che ci hai inseriti in Cristo
come tralci nella vera vite, donaci il tuo Spirito,
perché, amandoci gli uni gli altri di sincero amore,
diventiamo primizie di umanità nuova
e portiamo frutti di santità e di pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 9,26-31)
Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 21)
Rit: A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».

SECONDA LETTURA (1Gv 3,18-24)
Questo è il suo comandamento: che crediamo e amiamo.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 15,4.5)
Alleluia, alleluia.
Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.
Alleluia.

VANGELO (Gv 15,1-8)
Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto.

+ Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Il Signore ci assicura che qualunque cosa chiediamo al Padre, egli ce la concederà; con fiducia rivolgiamo a lui le nostre invocazioni.
Preghiamo insieme e diciamo: Padre, sia fatta la tua volontà.

1. Perché la Chiesa, sull'esempio della prima comunità cristiana, sia sempre aperta ad accogliere la novità dello Spirito, superando ogni diffidenza e paura, preghiamo.
2. Perché tutti i cristiani riconoscano di essere testimoni del Vangelo e siano sempre animati dalla forza dello Spirito Santo che ci viene continuamente donato, preghiamo.
3. Per tutti coloro che sono provati da situazioni di dolore, di malattia, di divisioni familiari, perché possano sentire sempre che rimangono uniti a Cristo, come i tralci alla vite, preghiamo.
4. Perché tutti noi in questo tempo pasquale gustiamo la gioia di essere figli di Dio, e la comunichiamo agli altri attraverso atteggiamenti di serenità e di sguardo positivo sul mondo, preghiamo.

Padre, nella tua volontà è la nostra pace. Tu, che ci hai fatto la grazia di diventare tuoi discepoli, fa' che, rimanendo uniti a te, possiamo portare molto frutto a lode della tua gloria. Per Cristo nostro Signore.


PREFAZIO PASQUALE V
Cristo sacerdote e vittima


È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
proclamare sempre la tua gloria, o Signore,
e soprattutto esaltarti in questo tempo
nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Offrendo il suo corpo sulla croce,
diede compimento ai sacrifici antichi,
e donandosi per la nostra redenzione
divenne altare, vittima e sacerdote.
Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,
l’umanità esulta su tutta la terra,
e con l’assemblea degli angeli e dei santi
canta l’inno della tua gloria: Santo...

Antifona di comunione
“Io sono la vera vite e voi i tralci”, dice il Signore;
“chi rimane in me e io in lui,
porta molto frutto”. Alleluia. (Gv 15,1.5)


martedì 5 gennaio 2021

Anno Santo Giacobeo, Barrio:"Alla Casa del Señor Santiago porte aperte a tutti gli uomini"

 



Monsignor Julián Barrio Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, il 31 dicembre, ha aperto la Porta Santa della Cattedrale di Santiago e ha invocato dal Santo apostolo Giacomo "la speranza che aiuta a superare l'angosciosa preoccupazione per il presente e lo scetticismo che ostacola l'esercizio della carità”

Tiziana Campisi - Città del Vaticano 

"La Casa del Señor Santiago apre le sue porte a tutti gli uomini". Così si è espresso monsignor Julián Barrio Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, il 31 dicembre, all’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Santiago, durante una cerimonia liturgica ricca di simbolismi, presenziata – si legge sulla pagina web dell’arcidiocesi - dal Nunzio, monsignor Bernardito Auza, dal cardinale emerito della capitale spagnola, monsignor Antonio María Rouco Varela, nonché dai vescovi della Provincia ecclesiastica di Santiago, e da altri presuli, tra cui l'ex ausiliare di Santiago e attuale titolare della diocesi di Astorga, monsignor Jesús Fernández González. Dopo la processione cerimoniale, monsignor Barrio ha colpito la Porta Santa con un martello per entrare nella Basilica Compostelana e presiedere l'Eucaristia all'Altare Maggiore. “Ho bussato alla porta della misericordia, convinto che a chi bussa venga aperto", ha osservato l'arcivescovo. “L'Anno Santo è già iniziato - ha detto - in circostanze particolari che dobbiamo affrontare con ‘la speranza cristiana che è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l'orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa’".






La preghiera all'Apostolo e il dono dell'Anno Santo

"Santo Apostolo - ha esclamato - fai in modo che da qui si rafforzi la speranza che aiuta a superare l'angosciosa preoccupazione per il presente e lo scetticismo che ostacola l'esercizio della carità”, perché questo ora “è il momento di pregare, di amare, di andare incontro agli altri con opere di misericordia, rivitalizzando la fraternità”.
Il presule, nella sua omelia, ha spiegato come il dono dell’Anno Santo, nell’esperienza di fede, venga accolto “per risvegliare in noi la capacità di distinguere l'essenziale da ciò che non lo è e di scoprire la grandezza dell'amore e della misericordia di Dio che cerca e accoglie ciascuno di noi, ci chiama alla conversione e a superare la paura che non è propria di chi si sente amato”. L'Anno Santo non è una fuga spiritualista – ha precisato - ma “un impegno a discernere la realtà in modo cristiano, in mezzo alla crisi antropologica, spirituale, culturale e sanitaria che ha visto radicalmente scosse le fondamentali certezze della vita degli esseri umani”. “Rendere Dio presente – ha aggiunto - è un bene per la società”.



Più coesione nel mondo

La Casa di Santiago, dunque, apre le sue porte a tutti i popoli, “per testimoniare al mondo d'oggi la fede, la speranza e l'amore per il Signore e per coloro che egli ama con un affetto speciale", per rafforzare la coesione della società e dare un significato più profondo all'attività quotidiana dell'uomo, contribuendo ad evitare “l'indebolimento dei valori spirituali e il deterioramento della morale e del senso di responsabilità". Ringraziando Papa Francesco per il suo messaggio e tutte le autorità che hanno contribuito alla celebrazione dell’Anno Giacobeo 2021, monsignor Barrio ha concluso, auspicando che Santiago de Compostela possa diventare "una città di infiniti riferimenti per innumerevoli persone"



sabato 7 novembre 2020

La Liturgia di Domenica 8 Novembre 2020

 XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)



Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde

Antifona d'ingresso
La mia preghiera giunga fino a te;
tendi, o Signore, l’orecchio alla mia preghiera. (Sal 88,3)

Colletta
O Dio, la tua sapienza
va in cerca di quanti ne ascoltano la voce,
rendici degni di partecipare al tuo banchetto
e fa’ che alimentiamo l’olio delle nostre lampade,
perché non si estinguano nell’attesa,
ma quando tu verrai
siamo pronti a correrti incontro,
per entrare con te alla festa nuziale.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Sap 6,12-16)
La sapienza si lascia trovare da quelli che la cercano.

Dal libro della Sapienza

La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 62)
Rit: Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

SECONDA LETTURA (1Ts 4,13-18)
Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo (Mt 24,42.44)
Alleluia, alleluia.

Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.

VANGELO (Mt 25,1-13)
Ecco lo sposo! Andategli incontro!

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
Anche in questa nostra liturgia attendiamo la venuta dello Sposo, il Signore Gesù che ci ama e ci salva.
A Lui affidiamo le nostre invocazioni dicendo: Ascoltaci o Signore.

1. Donaci o Signore la lampada viva della fede, per attendere e riconoscere la tua venuta in tutte le circostanze della vita, anche quelle difficili e dolorose. Noi ti preghiamo.
2. Per quanti portano nel mondo la luce della fede e annunciano la speranza cristiana; per il Papa, i vescovi, i sacerdoti e tutti i missionari del Vangelo. Noi ti preghiamo.
3. Dona al nostro mondo la tua sapienza, o Signore, perché gli uomini possano prendere decisioni sagge per promuovere il bene comune, distinguendo il bene dal male e producendo opere di pace e di fraternità. Noi ti preghiamo.
4. Preghiamo per tutti i nostri fratelli che sono stati chiamati da questa vita: perché vadano incontro al Signore e vivano sempre con Lui. Noi ti preghiamo.

Tu sei la nostra vita e la nostra speranza o Signore. Sostieni la nostra preghiera e conducila secondo la tua volontà. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.




venerdì 25 settembre 2020

La Chiesa e Montini, Paolo VI “Pregate per la Santa Chiesa, la nostra Chiesa!”.

 

L’amore di Paolo VI per la Chiesa

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Il 26 settembre 1897 nasceva Giovanni Battista Montini

24 settembre 2020

Il 5 agosto 1963, durante un ritiro spirituale a poche settimane dalla sua elezione a Pontefice, Paolo VI traccia in un appunto un programma per sé: «L’amore totale, profondo, incomparabile, che deve intercedere fra l’apostolo e Cristo, si trasferisce sul gregge di Cristo. Si amas, pasce. Qual è il gregge di Cristo? [...] La Chiesa. Meditazione continua, che non deve finire più, e deve svolgersi in amore». E davvero Papa Montini «non finirà più» di meditare, lungo i quindici anni successivi, sull’amore alla Chiesa. Suor Amalia Rocchi, una delle religiose che prestano servizio nel suo appartamento pontificio, testimonia: «Quando noi lo ringraziavamo ci diceva sempre: “Pregate per la Santa Chiesa, la nostra Chiesa!”. Quando Papa Paolo non è con Dio è con la Sua Chiesa!». Il cardinale Confalonieri, che conosce Paolo VI da decenni, durante l’omelia per il suo funerale proromperà: «Oh, il suo grande amore alla Chiesa!».

Paolo VI sviluppa questo motivo dominante in tre direzioni, che derivano tutte dal mandato di Cristo a Pietro. La prima è personale di Montini: il suo amore appassionato — che da arcivescovo di Milano definiva «fervore divorante e dilatante» — per la Chiesa. La seconda è l’amore della Chiesa per l’uomo e tutti gli uomini: perché la Chiesa, come dice il Papa nel 1970 a Hong Kong, rivolto alla Cina, è «un segno operante, un sacramento di unità e di amore. Amare è la sua missione». La terza direzione è l’obiettivo che il Papa pone ai moderni, di amare a loro volta la Chiesa, che continuamente li cerca e li interpella nel dialogo di salvezza.

La dedizione alla Chiesa è già stata trasmessa al giovane Montini dalla famiglia e da quella Brescia cattolica cui egli si compiace di appartenere; ha avuto modo di svilupparsi durante gli studi e la preparazione al sacerdozio ed è diventata testimonianza soprattutto negli anni in cui è assistente dei giovani universitari; è stata vissuta come «amore al proprio ufficio nella Chiesa», nel trentennale servizio in Segreteria di Stato; e in dimensione pastorale durante l’episcopato ambrosiano. L’arcivescovo Montini ha spiegato ai suoi sacerdoti che egli fa «ragione di vita e abitudine mentale» di questo amore alla Chiesa. In seguito, più volte Paolo VI ripete questo concetto; nel 1976 lo esprime con questa intensa esclamazione: «La Chiesa! È essa il nostro amore costante, la nostra sollecitudine primordiale, il nostro “pensiero fisso”!»; e nel celebre discorso nel quindicennio dell’elezione, il 23 giugno 1978, ribadisce: «Anche oggi la Chiesa di Cristo ci sta di fronte o, meglio, ci sta nel cuore».

La seconda direzione nel pensiero di Paolo VI è l’amore della Chiesa per l’uomo, che descrive con parole stupende già quando è arcivescovo di Milano: «La Chiesa è [...] Madre, perché ci ama come appunto ama una madre, più d’ogni altro. [...] Ci ama, curvandosi sopra ogni nostra condizione umana: fanciulli ci accoglie, giovani ci esalta, adulti ci benedice, vecchi ci assiste, morenti ci conforta, defunti ci ricorda, poveri ci preferisce, malati ci cura, peccatori ci richiama, pentiti ci perdona, disperati ci ricrea». Qualche anno dopo, Paolo VI, nel famoso discorso di apertura del quarto periodo del concilio, si chiede come verrà ricordato questo momento storico cruciale dallo studioso del futuro: «Che cosa faceva, egli domanderà, in quel momento la Chiesa cattolica? Amava! sarà la risposta».

E la sensibilità pastorale di Papa Montini si conforma a questo sublime dovere d’amore: nella paziente tenacia nel condurre a termine il concilio e soprattutto il post-concilio; nei viaggi apostolici; nella spiccata coscienza ecumenica; nell’infaticabile e grandioso magistero per la pace; nella ferma difesa dei valori; nella carità e sensibilità verso gli ultimi... «Essere nella Chiesa non è un merito ma un debito verso Cristo», scriveva già il giovane Montini, un debito d’amore.

Fin dagli anni ’20 e ’30, poi, questa devozione personale si declina nella terza direzione, che è quella pastoralmente più rilevante: l’invito continuo e fervoroso ai fedeli a condividere l’amore alla Chiesa. Commentando la prima Lettera a Timoteo, don Montini scrive: «La Chiesa [...] s’impara ad amarla com’è, non solo nel pensiero divino [...] ma nella sua creta umana, [...] nelle sue imperfezioni terrene. E la Chiesa non si può amare davvero che con questa simpatia, con questa compassione, con questo interessamento, con questa tolleranza, con questa sollecitudine delle sue umili e umane necessità, perché essa è davvero carne, è davvero corpo. Ma carne di Cristo, corpo di Cristo, e le sue piaghe, le sue infermità, le sue imperfezioni sono quelle del paziente fratello divino». Va nella stessa linea la supplica accorata che, trent’anni più tardi, nella Pentecoste del 1962, l’arcivescovo Montini eleva nel duomo di Milano: «Amare la Chiesa! [...] Amarla di più [...]. Amarla con fermezza e con fedeltà, non solo quando essa difende i nostri interessi e comanda cose di nostro gusto, ma altresì quando l’amore è silenzio, è rinuncia, è pericolo, è servizio, è sacrificio». E il 10 giugno 1963, salutando i seminaristi prima della partenza per il conclave, il cardinale Montini raccomanda loro di leggere tutti gli avvenimenti presenti e futuri nella «chiave riassuntiva dell’amore alla Chiesa, dell’amore alla Chiesa, dell’amore alla Chiesa!».

Nel 1964 Ecclesiam suam, l’enciclica programmatica del pontificato, viene destinata proprio, come spiega Papa Montini, «ad accrescere in tutti la stima e l’amore per la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo». L’amore ardente a Cristo porta al cuore dell’enciclica — perché è la Chiesa Sua, di Cristo — e Paolo VI avverte il senso di fortissima responsabilità, per mandato divino, di conformarne l’immagine terrena a quella voluta dal Fondatore. Nelle catechesi del mercoledì durante le ultime settimane del concilio, egli approfondisce il tema, nella direzione di un amore che si qualifica come fedeltà alla Chiesa «in quest’ora specialissima della sua storia e della sua vita; l’ora del Concilio»; in seguito il Papa aggiungerà che «con la fedeltà al Concilio deve crescere [...] in ciascuno di noi, lasciateci dire, l’amore alla Chiesa [...]. Noi vorremmo che la stessa fiducia manifestata verso la Chiesa che ieri ha convocato il Concilio, venisse da tutti rivolta, in forma altrettanto piena e leale, verso la stessa Chiesa che oggi interpreta il Concilio».

Ogni immagine della Chiesa «mistero» può essere conosciuta solo con l’amore, spiega Paolo VI; e richiama gli splendidi appellativi della Lumen gentium: «L’Israele di Dio, la città di Dio, la Gerusalemme celeste, la Sposa di Cristo, la madre dei fedeli, il campo di Dio, la vigna del Signore, l’ovile di Cristo, la casa di Dio, il Popolo di Dio, e finalmente il Corpo mistico di Cristo». Così il Papa presenta la Chiesa «come la luce d’un diamante dalle molte facce» e implora i fedeli: «Figliuoli carissimi, lasciatevi attrarre da queste luci».

Anche la «terribile e sconcertante realtà» dell’infermità della Chiesa terrena, che il Pontefice ricorda spesso, deve essere motivo di un amore «ancora maggiore, quello che noi abbiamo per le persone care, quando sono malate». «Sì, Figli carissimi, bisogna rendersi conto che noi apparteniamo non ad una Chiesa trionfante, ma ad una Chiesa militante, contrastata e sofferente. Vorremo noi amarla meno la Chiesa per questo? [...] Non la ameremo noi forse di più la nostra Madre, la santa Chiesa, proprio perché sofferente?». Durante un ritiro spirituale a Castel Gandolfo, il 27 luglio 1974, appunta: «La Chiesa, da amare, da servire, da sopportare, da edificare, con tutto il talento, con tutta la dedizione, con inesauribile pazienza ed umiltà, ecco ciò che resta sempre da fare, cominciando, ricominciando, […] finché Egli ritorni, in omni fiducia, sicut semper».

Fedeltà, testimonianza e servizio. Negli anni più difficili della contestazione dentro il corpo ecclesiale, Paolo VI spiega ai fedeli che le inquietudini interne possono essere lette come premessa di un progressivo purificarsi e rinvigorirsi della Chiesa, e ancora esorta: «È venuta l’ora di amare la Chiesa con cuore forte e nuovo». Commentando il Vangelo della Trasfigurazione, applica questa straordinaria visione alla Chiesa che, al di là dei suoi difetti, «dobbiamo cercare di penetrare nella sua realtà, di vederla trasfigurata, di vedere la sua luce che è splendente come il sole e candida come la neve». E conclude: «Ed è per questo che io sono, come Santa Caterina, folle d’amore per la Chiesa».

I testimoni raccontano che, poco prima di spirare, il Papa raccomanda preghiere non per sé, ma per la Chiesa. E già aveva formulato questa estrema offerta nel Pensiero alla morte: «Prego pertanto il Signore che mi dia grazia di fare della mia prossima morte dono d’amore alla Chiesa. Potrei dire che sempre l’ho amata; [...] e che per essa, non per altro, mi pare d’aver vissuto».

di Giselda Adornato

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

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