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giovedì 27 luglio 2023

24000 firme

 

La petizione contro l’acciaieria a San Giorgio di Nogaro arriva in Regione con 24mila firme


Una petizione popolare per dire no all’ipotesi di acciaieria a San Giorgio di Nogaro. A sottoscriverla 24mila cittadini che, attraverso i comitati promotori dell’iniziativa, hanno consegnato il documento nelle mani del presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin, nel corso di un incontro organizzato in piazzale Oberdan.

“Vi ringrazio per portare all’attenzione dell’Assemblea legislativa questa tematica e di farlo scegliendo strumenti democratici come quello della petizione – ha osservato Bordin. Le istanze che oggi presentate sono a me note, visto che riguardano un territorio che vivo quotidianamente e che conosco molto bene, e che sono state affrontate in più occasioni all’interno della Maggioranza”.

“A tal proposito – ha proseguito Bordin – sottolineo come il governatore Massimiliano Fedriga si sia già espresso in merito e come la Giunta sia al lavoro per chiarire ulteriormente la linea d’azione che intende intraprendere. Da presidente del Consiglio regionale ascolto e prendo atto delle segnalazioni dei cittadini, in questo caso anche delle loro preoccupazioni, che sottoporrò alla IV Commissione che avrà il compito di approfondire e di intervenire sulla tematica. Quello che vi posso dire è che c’è massima attenzione da parte della politica regionale al tema dell’ambiente e per la tutela della Laguna, ecosistema unico che va salvaguardato e valorizzato”.

Le preoccupazioni.

A prendere la parola alcuni dei firmatari della petizione che, oltre alle preoccupazioni evidenziate in merito a tutela dell’ambiente sia della laguna che delle risorgive e alla salute, hanno avanzato al presidente del Consiglio regionale una richiesta di audizione durante la IV Commissione.

Secondo i rappresentanti, “la consultazione permetterebbe di esporre le problematiche sottese alle firme, che implicano motivazioni profonde, estese, confermate in decine di incontri pubblici e di comunicazioni di cui si sono fatti carico tutti i firmatari e le loro famiglie”. Presenti all’incontro, tra gli altri, i consiglieri regionali Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) e Rosaria Capozzi (M5S) che hanno dato il loro supporto ai Comitati promuovendo l’incontro.

giovedì 8 giugno 2023

Affari italiani.it la laguna di San Giorgio di Nogaro sotto scacco di una mega acciaieria

 

Friuli Venezia Giulia, la laguna di San Giorgio di Nogaro sotto scacco di una mega acciaieria“Friuli Venezia Giulia, ospiti di gente unica”, questo è lo slogan che la regione ha scelto, diversi anni fa, per presentare la propria campagna mediatica al fine di incentivare il turismo sul territorio. Le bellezze del luogo si diversificano tra storia, sport, enogastronomia e parchi naturali: l’area singolare della regione è certamente la Laguna di Marano e Grado.

Essa è praticamente il capo nord dell’Adriatico. Ovvero è il capo nord di tutto il Mediterraneo. Posta a Nord-est di Venezia e in adiacenza al golfo di Trieste, è un hub straordinario per moltissime specie volatili. D’inverno fa da riparo alle centinaia di migliaia di anatre che arrivano dal Nord Europa. A partire da primavera fa da culla e nido ad un ancora più sterminato numero di specie ed esemplari che partono sia dalle coste africane che dai territori dell’Africa centrale.

Non si può sbagliare. La rotta è tracciata. Risalite tutto l’Adriatico e in questa laguna arriverete. Delle sottili strisce di terra chiamate litoranee dividono il mare dalla laguna interna. Un ambiente in equilibrio fra antiche regole di pesca ed una cittadina di pescatori di nome Marano Lagunare di sole duemila anime che ha deciso di non alzare bandiera bianca alla modernità. Moltissimi sono gli austriaci che sono caduti nelle reti di questa cittadina e del suo incredibile territorio. Già a partire da inizio marzo li puoi incontrare lungo le strette calli o nell’unica piazza con la torre millenaria. Al pari dei maranesi non riescono a non cercare con il primo sguardo queste acque. A non cercare di capire quale sia la direzione del vento stamattina. Sembra veramente di appartenere ad un luogo di pace e incanto.

A pochi chilometri da questo paradiso naturale, vi è insediato un distretto industriale importante per tutto il Friuli: la zona industriale del comune di San Giorgio di Nogaro. In questa area trovano spazio più di 90 aziende delle più disparate categorie merceologiche. Da quelle alimentari, a quelle meccaniche di precisione, quelle dedicate alla logistica, alle diverse darsene di rimessaggio di barche, a quelle di trasformazione chimica, ad alcune vetrerie ed infine anche dei laminatoi. Un sistema industriale complesso, ma ramificato. Forte di un sistema costituito da una moltitudine di aziende e proprietà. Con un turnover di aziende e proprietà continuo, privo delle fragilità di un sistema monoindustriale o uniproprietario. I cartelli con la ricerca di personale si sprecano ed anche la ricerca di tecnici qualificati è quasi ossessiva per gli scarsi risultati che produce. Gli abitanti immersi in questo luogo naturalistico hanno sempre sostenuto questa realtà produttiva poiché si è sempre sposata adeguatamente con il territorio poi qualcosa si è rotto. Sui balconi delle case della cittadina lagunare sono comparsi nuovi lenzuoli, in prevalenza bianchi. Con una scritta quasi ossessiva: NO ACCIAIERIA.


venerdì 5 maggio 2023

Dubbi sulla nuova Acciaieria

 

I dubbi sulla nuova acciaieria a San Giorgio di Nogaro.

Continua a far discutere l’ipotesi di una nuova acciaieria a San Giorgio di Nogaro, in zona Aussa Corno. Questa volta, ad esprimere dubbi è Confcommercio Lignano che a firma del presidente Enrico Guerin, del vicepresidente Salvatore Vozza e di tutto il consiglio mandamentale, ha scritto agli associati del territorio in merito alla progettualità di realizzazione dell’impianto industriale a Porto Nogaro.

La lettera, pubblicata sul sito di Confcommercio provinciale, riferisce delle insistenti voci sulla possibile apertura di una nuova acciaieria nella zona industriale dell’Aussa Corno, a pochi chilometri in linea d’aria da Lignano Sabbiadoro. Preoccupati dalle notizie che si susseguivano in ordine sparso e sollecitati dalla richiesta di informazione da parte di numerosi associati, “abbiamo cercato di apprendere informazioni – si legge -, al fine di farci un’idea di cose stesse realmente accadendo, senza però purtroppo trovare riscontro”.

L’associazione di categoria sottolinea che il territorio della Bassa friulana ha come valore aggiunto un ecosistema ambientale di pregio ed unico al mondo come la laguna e tanti posti di lavoro legati al turismo e alla nautica che potrebbero subire una forte contrazione nel caso in cui il nuovo insediamento dovesse in qualche modo andare ad alterarlo.

“Le nostre perplessità – informa il mandamento – le abbiamo espresse a tutti i candidati della recente tornata elettorale che abbiamo avuto modo di incontrare. Per noi la salvaguardia del territorio e di conseguenza delle nostre attività viene prima di ogni altro interesse, pertanto auspichiamo che ogni progetto di impatto significativo possa essere condiviso con le comunità e le categorie imprenditoriali con la dovuta trasparenza. Per intavolare una discussione su basi scientifiche, è dunque assolutamente opportuno che tanto lo studio affidato alle Università regionali quanto i pareri degli uffici regionali competenti in materia ambientale vengano resi pubblici e possano essere oggetto di discussione con tutte le componenti interessate”.

giovedì 30 marzo 2023

friulisera.it Legambiente e Danieli: pareri sull'acciaieria a San Giorgio

 

Acciaieria a S. Giorgio. Legambiente: impatto non sostenibile. Danieli: occasione da non perdere

https://friulisera.it/acciaieria-a-s-giorgio-di-nogaro-secondo-legambiente-un-impatto-non-sostenibile-la-danieli-la-pensa-diversamente/


La vicenda della ventilata acciaieria a San Giorgio di Nogaro andrebbe trattata con prudenza. Certo l’atteggiamento fin qui avuto dalla giunta regionale Fvg di anticipare i tempi e soprattutto di sposare acriticamente la scelta produttiva senza adeguata discussione in Consiglio e nei territori interessati, non solo è tatticamente sbagliata, ma rischia di essere un boomerang che anziché aiutare le aziende promotrici dell’iniziativa come era intensione servile,  rischiano di aver sollevato un vespaio dal quale sarà difficile uscire perché si sono sollevate già le barricate. Meglio sarebbe stato coinvolgere preventivamente il territorio anziché entrare subito nella logica dei “favori” e di sventolare il palo della cuccagna raccontando di mitici sviluppi occupazionali  che oggi, in quale maniera è la stessa Danieli a smentire quando afferma chele maestranze “saranno in maggioranza composte da tecnici cd ingegneri grazie all’elevata automazione, ai big data, all’intelligenza artificiale”.  Niente assunzioni locali di massa quindi.  Così anche se siamo convinti che la campagna elettorale è il momento meno favorevole nel quale discutere di tematiche così complesse visto che sotto elezioni l’onestà intellettuale viene “sospesa” e resta al di fuori dalla ricerca del consenso, vale la pena fare il punto della situazione in maniera per quanto possibile obiettiva. Lo facciamo prendendo spunto dalle considerazioni di Legambiente FVG che proprio questa mattina sono state trasmesse alla stampa. Nello stesso tempo registriamo la presa di posizione della Danieli che ha ritenuto di comprarsi pagine intere sulla stampa cartacea locale, come se non si fidasse che le proprie posizioni vengano correttamente veicolate dalla stampa o  forse si tratta di una maniera per fluidificare certi ingranaggi mediatici.

Scrive Legambiente: “ In relazione alla ventilata acciaieria di S. Giorgio di Nogaro è necessario fare una premessa. Oggi le zone industriali dovrebbero essere considerate capisaldi della transizione ecologica o quanto meno non in contrasto con essa. Si rileva, invece, la diffusa assenza di pianificazione di dettaglio, i cosiddetti piani territoriali infraregionali, in grado di orientare gli investimenti, dare regole certe e predefinite agli investitori, fa sì che ogni nuova proposta di insediamento, venga valutata senza un quadro di criteri di riferimento e valutazione. Fra gli altri, è il caso anche dalla zona industriale di Porto Nogaro. La zona industriale ex ZIAC di San Giorgio di Nogaro (ora COSEF) è confinante con la Laguna di Grado e Marano, che è Sito Ramsar, dall’omonima convenzione a tutela delle zone umide; inoltre in essa sono ricomprese la zona di protezione speciale/zona speciale di conservazione della LAGUNA DI MARANO E GRADO e 2 riserve regionali (Foce dello Stella, Valle Canal Novo). Questa contiguità con ambiti di tutela internazionali, comunitari e regionali pone evidentemente un problema di convivenza, mentre si dovrebbe esaltare questa funzione di programmazione e gestione sostenibile anche dell’area industriale. Cosa che, invece, per la sua assenza, balza agli occhi anche del visitatore che, con passo frettoloso, attraversi l’area industriale di Porto Nogaro. Ciò premesso, risulta subito evidente come la proposta di un’acciaieria in prossimità della laguna abbia un impatto importante, considerando anche e soprattutto la logistica, i flussi di materiali, energia in ingresso e uscita dall’ipotizzato stabilimento. Naturalmente commentando solo le scarne informazioni disponibili. Un impianto che potrebbe lavorare da 2,4 a 4 milioni di tonnellate/anno (una quantità pari alla produzione attuale dell’acciaieria di Taranto!) con un fabbisogno energetico di gas metano per oltre un miliardo di mc/anno (si stima fino a 1,5 Mld mc/a) non potrebbe che avere un impatto grave sull’ambiente circostante e dell’intera regione con relativi milioni di tonnellate di CO2 aggiuntive di cui non si sente davvero il bisogno visto che dovremo decarbonizzare la nostra atmosfera in fretta nei prossimi anni. 
Chi provvederà agli investimenti necessari a decarbonizzare questi enormi consumi aggiuntivi di energia fossile? Visto che le tecnologie per fare l’acciaio con l’idrogeno green sono, ad oggi, una chimera, è più che probabile che l’energia necessaria sarà prodotta utilizzando gas naturale, alimentando in modo significativo le emissioni climalteranti.  Inoltre, per far attraccare le navi sarà necessario approfondire il Corno (finanziamenti in tal senso sono già stati deliberati dalla Regione) di alcuni metri: quanti? Si parla di arrivare fino a 12 metri totali, ma non si dice che, per rendere utilizzabile tale infrastruttura di navigazione, bisognerà prolungarla oltre la laguna, fino al mare aperto per alcuni chilometri per poter assicurare l’accesso alle navi di adeguato tonnellaggio in ingresso e uscita e, soprattutto, non si dice che essa dovrà essere mantenuta anno per anno con costose opere di dragaggio e messa in sicurezza. E che impatto avrà questo dragaggio sulla mobilizzazione del mercurio che può transitare da una fase non solubile, legata ai sedimenti alla fase metilata e bioaccumulabile all’interno della catena alimentare? Che impatto avrà sulla penetrazione del cuneo salino esaltato anche dall’innalzamento progressivo del mare o sull’assetto morfologico – ambientale della Laguna? Senza dimenticare che la parte prossima alla laguna della zona industriale è occupata da aziende della nautica da diporto. Quale ricaduta produrrà l’acciaieria su di esse e, più in generale, sul paesaggio e il turismo nell’area?  Come si potrebbe proseguire in uno sviluppo davvero sostenibile di tutta l’area lagunare, ricca di richiami naturalistici, storici e ambientali, su cui molto si è investito in questi anni, che sarebbe sicuramente depotenziata dalla presenza di una fabbrica di tal genere? 
Chiediamo al presidente Fedriga, scrivono ancora da Legambiente di farsi carico di queste problematiche e di dire subito cosa pensa e cosa ha già nel cassetto che ancora non dice, perché un’opera di questa portata avrebbe un impatto in totale contrasto con tutti gli impegni sulla completa decarbonizzazione della Regione che la sua Giunta ha fissato entro il 2045, addirittura con 5 anni di anticipo rispetto ai piani dell’Europa. Se la mano destra non sa quello che fa la sinistra allora o siamo di fronte ad un problema serio di bilateralizzazione o siamo di fronte ad un problema di ipocrisia profonda; in entrambi i casi non sarebbe un buon messaggio. Con questi elementi di valutazione Legambiente dice no al progetto di una mega acciaieria in un ambiente delicato e da proteggere come la laguna, che avrebbe un impatto sicuramente non sostenibile”.

Fin qui la posizione degli ambientalisti che sappiamo essere molto popolare. Da parte della Danieli, che ci fa sapere invia preliminare, palesando un certo distacco in realtà poco veritiero se non altro per la spesa sostenuta per veicolare il proprio messaggio, che comunque vada l’azienda di Buttrio costruirà l’impianto ovunque verrà deciso di farlo dalla committenza Ucraina.

Queste le sopracitate considerazioni “pubblicitarie” dal titolo “Un’acciaieria nella Zona Industriale di Porto Nogaro. Sei cose importante da conoscere molto bene” anticipate da un occhiello molto ben anticipatorio della reale natura del messaggio quando afferma: Sono queste le prime reali, dirette notizie sulla possibile realizzazione di un impianto siderurgico all’avanguardia in quest’area. (un occasione da non perdere).
1) La società Metinvest, scrive nel testo la Danieli, non ha fino a ora confermato questo investimento di 2 miliardì di Euro: lo farà entro Settembre 2023. Se, in base a molti parametri e precondizioni, deciderà positivamente, i siti in opzione sono tre, due in Italia uno di questi è Porto Nogaro e uno in un altro paese europeo.
2) Danieli comunque costruirà l’impianto, ma supporta la scelta del Friuli Venezia Giulia. Questi i motivi di tale scelta: L’impianto sarebbe un eccezionale e unico esempio di high tech, di sviluppo sostenibile, ma non solo. Darebbe un forte contributo al PIL e quindi alle risorse conseguenti necessarie al social welfare regionale e italiano (in primis sanità c pensioni, che ovviamente possono essere sostenute solo a fronte di reali risorse finanziarie).
3) Forse non tutti sanno che la Danieli è indiscutibile leader in tutto il mondo nello sviluppo di impianti sostenibili 8 di questi sono stati recentemente realizzati negli Stati Uniti.
In tal senso i parametri europei definiscono come virtuoso un impianto quando emette 283 kg di CO, per ogni tonnellata di acciaio prodotta. L’impianto progettato per Porto Nogaro sarà molto, molto più virtuoso poiché ne prevede all’incirca 100 kg per ton, rendendolo considerabile a impatto nullo; è con l’idrogeno a disposizione, si potrà arrivare a 60 kg per tonnellata.
4) Le maestranze assunte previste saranno in maggioranza composte “da tecnici cd ingegneri grazie all’elevata automazione, ai big data, all’intelligenza artificiale”.
5) Anche le nuove infrastrutture darebbero grandi benefici alla Zona industriale Aussa Corno che movimenta oggi circa 3 milioni di tonnellate di merci all’anno, ma non ha porto né ferrovie, né strade adeguate. L’attuale traffico di 150.000 / 200.000 camion all’anno genera emissioni di CO, ben superiori a quelle di una fabbrica green come quella provista, Una fabbrica non nasce solo per produrre reddito ma anche per ridurre i disagi.

6) L’habitat della Laguna, il turismo. Non essendo ancora approvato l’investimento da parte di Metinvest, non si è dato inizio all’iter dell’Arpa (Agenzia Regionale per la protezione dell’Ambiente) per le valutazioni necessarie, ma la qualità del progetto garantisce fin d’ora un più che corretto impatto ambientale.

giovedì 10 novembre 2022

Assomarinas dice no all’acciaieria nella laguna di Marano

Assomarinas dice no all’acciaieria nella laguna di Marano



Il presidente Roberto Perocchio ha annunciato l’affidamento di un’analisi ambientale alla Imq e Ambiente


Il tema è controverso e riguarda il progetto del nuovo polo siderurgico nel cuore della laguna di Marano e Grado –  comprensorio lagunare più settentrionale dell’Adriatico, ancora oggi comunità di pescatori forte di tradizioni locali legate alla cultura marinara e meta turistica – più precisamente l’insediamento dovrebbe essere in corrispondenza della foce dell’Aussa Corno.
A discuterlo ieri presso la sede della Piccola Industria a Udine, nell’incontro presieduto dal presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e dall’assessore regionale Sergio Bini, è stato il presidente di Assomarinas manifestando ferma opposizione all’iniziativa e comunicando di aver affidato ad Imq e Ambiente, primaria società di ingegneria ambientale italiana, l’incarico di svolgere un’ analisi preliminare ambientale sulle ipotesi di realizzazione del progetto che, se portato a termine, stravolgerebbe completamente la vocazione turistica della laguna e delle sue aree costiere rappresentando una concreta minaccia per il turismo nautico e la ricettività turistica del territorio compreso tra Lignano e Grado.
‘Abbiamo accettato questo incarico – ha detto l’amministratore delegato di Imq e Ambiente – in un momento storico in cui l’impegno al cambiamento climatico è al centro delle scelte produttive; la proposta progettuale valutata invece di determinare ricchezza sostenibile, introduce una fonte di pressione fortemente negativa con conseguenze sotto il profilo economico e ambientale e rappresenta un attacco al sistema turistico in un habitat già di per sé delicatissimo”.
Anche il previsto dragaggio del canale Ausa-Mare di accesso al porto finalizzato a garantire la quota di pescaggio di circa 12 metri contro i 7.5 attuali e l’allungamento della banchina di attracco presentano delle potenzialità di rischio ambientale molto elevate. Così come forti saranno gli impatti in termini di emissioni atmosferiche da traffico e da risollevamento di polveri nella fase di cantiere che interesseranno in particolare l’abitato  nella laguna di Marano e aumenteranno i traffici terrestri per la gestione dei rifiuti. Ma soprattutto a preoccupare è la stima che il polo potrebbe produrre annualmente 4 milioni di tonnellate di acciaio, corrispondenti grossomodo all’ attuale produzione dell’Ilva di Taranto, con conseguenti 80.000 tonnellate di polveri derivate.
‘Uno scenario che rappresenta una reale minaccia e che deve essere assolutamente scongiurata’ – sottolinea in una nota Assomarinas sollecitando alla riflessione sulle  ricadute che la costruzione dell’impianto, se realizzato, produrrà su quest’area che si è sviluppata con tutt’altra vocazione e che comporterà un grave e irreversibile deterioramento del contesto paesaggistico  con notevoli ripercussioni sul comparto del turismo, della nautica e della pesca.

da superyacht24.it/

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

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