EUROPA/SPAGNA - Sacerdote ucciso a coltellate sulla porta di casa
Siviglia (Agenzia Fides) – Il sacerdote p. Carlos Martinez Perez, 75 anni, è morto ieri pomeriggio, 16 luglio, vittima di una brutale aggressione sulla porta della sua casa, dopo aver celebrato l'Eucaristia nella chiesa del convento di San Leandro, di cui era cappellano. Come informa un comunicato dell’Arcidiocesi di Siviglia pervenuto all’Agenzia Fides, l’Arcivescovo, Sua Ecc. Mons. Juan Jose Asenjo, il Vescovo Ausiliare, Mons. Santiago Gomez, unitamente al Consiglio Episcopale ed al Presbiterio di Siviglia, “esprimono la loro profonda costernazione a questa notizia, manifestano il loro dolore e quello di tutta l'Arcidiocesi per questa tragica perdita, e chiedono una preghiera per il riposo eterno del sacerdote e il conforto dei suoi familiari”.
D. Carlos Martinez era nato a Siviglia il 28 novembre 1939 ed era stato ordinato sacerdote nel maggio 1972. Dottore in storia, con una laurea in economia e geografia e scienze storiche, era vicario parrocchiale a San Isidoro, San Ildefonso y Santiago, oltre che cappellano di San Leandro.
Secondo le notizie raccolte da Fides, il sacerdote è morto per le ferite causate da un grosso coltello con cui è stato aggredito. Il presunto omicida, arrestato nella stessa serata di ieri, sarebbe l’ex marito della nipote del sacerdote, che attribuiva a p. Carlos il fallimento del suo matrimonio. L’uomo sarebbe stato in cura presso un ospedale psichiatrico, e dopo aver ucciso il sacerdote sembra fosse diretto a casa della ex moglie e dei tre figli. (SL) (Agenzia Fides 17/07/2015)
D. Carlos Martinez era nato a Siviglia il 28 novembre 1939 ed era stato ordinato sacerdote nel maggio 1972. Dottore in storia, con una laurea in economia e geografia e scienze storiche, era vicario parrocchiale a San Isidoro, San Ildefonso y Santiago, oltre che cappellano di San Leandro.
Secondo le notizie raccolte da Fides, il sacerdote è morto per le ferite causate da un grosso coltello con cui è stato aggredito. Il presunto omicida, arrestato nella stessa serata di ieri, sarebbe l’ex marito della nipote del sacerdote, che attribuiva a p. Carlos il fallimento del suo matrimonio. L’uomo sarebbe stato in cura presso un ospedale psichiatrico, e dopo aver ucciso il sacerdote sembra fosse diretto a casa della ex moglie e dei tre figli. (SL) (Agenzia Fides 17/07/2015)
AFRICA/LESOTHO - “Scontro all’interno delle forze armate con arresti arbitrari e torture” denuncia “Giustizia e Pace”
Maseru (Agenzia Fides) - Protesta di massa in Lesotho contro gli abusi dei diritti umani da parte del governo del Premier Pakalitha Mosisili. All’inizio della settimana, la capitale Maseru era una “città morta” con uffici ed esercizi commerciali chiusi e senza taxi in circolazione. All’inizio di luglio la dirigenza sudafricana aveva definito “esplosiva” la situazione in Lesotho, dopo l’uccisione dell’ex Capo di Stato Maggiore, il generale Maaparankoe Mahao, che secondo i familiari è stato assassinato da uomini che indossavano uniformi militari e guidavano veicoli dell’esercito (vedi Fides 7/7/2015).
Le gravi violazioni dei diritti umani sono state denunciate da una dichiarazione congiunta della Commissione Episcopale del Lesotho e del “Lesotho Law Society and Transformation Resource Centre” (TRC).
Nel documento, pubblicato il 24 giugno, ma solo ora pervenuto all’Agenzia Fides, si denunciano torture, arresti arbitrari e intimidazioni nei confronti dei familiari dei militari arrestati in relazione al fallito golpe di fine agosto 2014 (vedi Fides 8/9/2014).
Per uscire dalla crisi, la dichiarazione propone la creazione di una Commissione d’inchiesta, composta da personalità interne ed esterne al Lesotho, che dovrà accertare le responsabilità della situazione del Paese. “Quello che è certo - si afferma nel documento - è che le cause della crisi sono interne alle forze armate, alle quali appartengono le vittime delle detenzioni e delle torture, così come gli autori di questi crimini”. La Commissione dovrà inoltre indagare le cause profonde dell’instabilità del Paese e raccomandare le riforme costituzionali e istituzionali da intraprendere per assicurarne la stabilità a lungo termine e la democratizzazione. (L.M.) (Agenzia Fides 17/7/2015)
Le gravi violazioni dei diritti umani sono state denunciate da una dichiarazione congiunta della Commissione Episcopale del Lesotho e del “Lesotho Law Society and Transformation Resource Centre” (TRC).
Nel documento, pubblicato il 24 giugno, ma solo ora pervenuto all’Agenzia Fides, si denunciano torture, arresti arbitrari e intimidazioni nei confronti dei familiari dei militari arrestati in relazione al fallito golpe di fine agosto 2014 (vedi Fides 8/9/2014).
Per uscire dalla crisi, la dichiarazione propone la creazione di una Commissione d’inchiesta, composta da personalità interne ed esterne al Lesotho, che dovrà accertare le responsabilità della situazione del Paese. “Quello che è certo - si afferma nel documento - è che le cause della crisi sono interne alle forze armate, alle quali appartengono le vittime delle detenzioni e delle torture, così come gli autori di questi crimini”. La Commissione dovrà inoltre indagare le cause profonde dell’instabilità del Paese e raccomandare le riforme costituzionali e istituzionali da intraprendere per assicurarne la stabilità a lungo termine e la democratizzazione. (L.M.) (Agenzia Fides 17/7/2015)
AFRICA/CONGO RD - Nuovi assalti dell’ADF/MDI nel territorio di Beni: incendi, saccheggi, razzie
Kinshasa (Agenzia Fides) - Undici persone sono state uccise il 15 luglio nell’assalto a tre villaggi nel territorio di Beni, nel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, da parte dell’ADF-NALU, gruppo di origine ugandese che ormai si fa chiamare Muslim Defense International (MDI).
Secondo un comunicato inviato all’Agenzia Fides dal “Centro Studi per la pace, la democrazia e i diritti umani” (CEPADHO), la maggior parte delle vittime sono morte nell’incendio delle loro abitazioni, date alle fiamme dai guerriglieri, o colpite dai tiri d’arma da fuoco. Gli uomini dell’MDI hanno incendiato 69 abitazioni e razziato bestiame e suppellettili.
Secondo la CEPADHO si tratta del quarto più grave attacco commesso nel giro di un mese dagli uomini dell’MDI (vedi Fides 13/7/2015). L’organizzazione della società civile locale chiede al governo di Kinshasa e all’Onu l’invio di nuove truppe (congolesi e internazionali), dotate di mezzi adeguati per fermare le azioni dei terroristi dell’ADF/MDI “che costituiscono una minaccia per la pace e la sicurezza nella regione”, come hanno denunciato a maggio i Vescovi locali (vedi Fides 26/5/2015). (L.M.) (Agenzia Fides 17/7/2015)
Secondo un comunicato inviato all’Agenzia Fides dal “Centro Studi per la pace, la democrazia e i diritti umani” (CEPADHO), la maggior parte delle vittime sono morte nell’incendio delle loro abitazioni, date alle fiamme dai guerriglieri, o colpite dai tiri d’arma da fuoco. Gli uomini dell’MDI hanno incendiato 69 abitazioni e razziato bestiame e suppellettili.
Secondo la CEPADHO si tratta del quarto più grave attacco commesso nel giro di un mese dagli uomini dell’MDI (vedi Fides 13/7/2015). L’organizzazione della società civile locale chiede al governo di Kinshasa e all’Onu l’invio di nuove truppe (congolesi e internazionali), dotate di mezzi adeguati per fermare le azioni dei terroristi dell’ADF/MDI “che costituiscono una minaccia per la pace e la sicurezza nella regione”, come hanno denunciato a maggio i Vescovi locali (vedi Fides 26/5/2015). (L.M.) (Agenzia Fides 17/7/2015)
AFRICA/SUD SUDAN - “Bisogna ripartire da zero” dice il Vescovo emerito di Juba
Juba (Agenzia Fides) – Lo scorso 9 luglio il sud Sudan ha celebrato il quarto anno di indipendenza. Purtroppo l’anniversario è funestato dal conflitto etnico che dal dicembre 2013 vede scontrarsi le forze governative del presidente Kiir, di etnia dinka, e quelle fedeli all’ex vicepresidente Machar, di etnia nuer. Gli scontri hanno causato finora oltre 500 mila vittime. Secondo una dichiarazione del Vescovo emerito di Torit, Mons. Paride Taban, nel Paese non si erano mai viste tante migliaia di bambini di strada che, nella capitale Juba, frugano tra la spazzatura per cercare qualcosa da mangiare. “Siamo tutti colpevoli di questa incresciosa situazione - commenta il Vescovo -, e dobbiamo ricominciare da capo per la ricostruzione del Paese più giovane del mondo, e far si che la popolazione muoia di vecchiaia e non per la guerra”. Secondo un recente rapporto diffuso da Aiuto alla Chiesa che Soffre, molta gente è costretta a nutrirsi di erba e frutti selvatici per non morir e di fame. Attualmente nel Paese ci sono oltre un milione di bambini denutriti, due milioni di sfollati e 500 mila persone sono fuggite all’estero. (AP) (17/7/2015 Agenzia Fides)
AFRICA/ALGERIA - Ancora violenze nella valle di M'Zab. Il Vescovo Rault: la repressione, da sola, aumenta l'incendio
Ghardaia (Agenzia Fides) - La Valle di M’Zab, nel sud dell’Algeria, continua a essere teatro di violenze settarie su base etnico-religiosa, che gli apparati di sicurezza algerini non riescono a fermare. Gli scontri contrappongono da più di un anno e mezzo la popolazione berbera ibadita a gruppi di islamisti sunniti, e il quadro appare complicato dalle manovre di bande di delinquenti che fomentano lo scontro identitario per approfittare del caos e compiere saccheggi e altre azioni criminali. Negli ultimi tempi, la spirale di violenza senza misura ha visto i contendenti passare dagli scontri con bastoni e coltelli all'uso di armi da fuoco, con il conseguente aumento esponenziale del numero delle vittime. Nelle ultime fiammate di violenza si sono registrati 25 morti e decine di feriti.
A fornire un quadro desolante della situazione della Valle di M'Zab - trasformatasi da luogo di convivenza pacifica in vera e propria “Valle di Lacrime” - è Sua Ecc. Mons. Claude Rault, M. Afr., Vescovo della diocesi di Laghouat. Nel suo ultimo resoconto - diffuso dall'associazione Amis du Diocèse du Sahara e pervenuto all'Agenzia Fides - il titolare di una delle diocesi territorialmente più vaste del mondo (più di 2 milioni di km quadrati) fa riferimento alle testimonianze dirette da lui raccolte intorno ai “tristi avvenimenti” che hanno coinvolto i centri di Ghardaia e soprattutto di Berriane e Guerrara. “Molte delle famiglie - riferisce il Vescovo - piangono i loro morti, vivono nella paura e nell'inquietudine davanti alla ripresa di una barbarie che appare cieca. E di sicuro la sola repressione non potrà far altro che estendere l'incendio, anche se essa riesce a placare per un po' questa follia mortale”.
In questo scenario drammatico, i cristiani locali continuano a offrire le proprie preghiere e il proprio contributo fattivo per aiutare a superare le lacerazioni che stanno distruggendo la secolare convivenza tra i diversi gruppi radicati nella regione. “Come piccola comunità cristiana che vive da tanto tempo nella Valle - scrive nel suo messaggio il Vescovo Rault - noi abbiamo tessuto legami forti di fraternità, convivialità e collaborazione, e vogliamo continuare su questa strada. Abbiamo ricevuto molto da questa popolazione, che ci è cara, e che ci ha sempre rispettato malgrado le differenze che avrebbero potuto provocare l'esclusione”. “Per questo – aggiunge il Vescovo – noi piangiamo con le famiglie che hanno perduto i propri cari. Soffriamo delle loro ferite. Siamo inquieti insieme a quelli che vedono l'uno o l'altro dei loro seminare la violenza e l'odio. Abbiamo paura di questo futuro incerto. Ma crediamo nelle risorse d'umanità e di saggezza che Dio ha seminato in qu esta popolazione che ci accoglie.... La nostra preghiera, in questi tempi di Ramadan - conclude mons. Rault - è che la Valle di M'Zab torni a essere una valle felice”. (GV) (Agenzia Fides 17/7/2015).
A fornire un quadro desolante della situazione della Valle di M'Zab - trasformatasi da luogo di convivenza pacifica in vera e propria “Valle di Lacrime” - è Sua Ecc. Mons. Claude Rault, M. Afr., Vescovo della diocesi di Laghouat. Nel suo ultimo resoconto - diffuso dall'associazione Amis du Diocèse du Sahara e pervenuto all'Agenzia Fides - il titolare di una delle diocesi territorialmente più vaste del mondo (più di 2 milioni di km quadrati) fa riferimento alle testimonianze dirette da lui raccolte intorno ai “tristi avvenimenti” che hanno coinvolto i centri di Ghardaia e soprattutto di Berriane e Guerrara. “Molte delle famiglie - riferisce il Vescovo - piangono i loro morti, vivono nella paura e nell'inquietudine davanti alla ripresa di una barbarie che appare cieca. E di sicuro la sola repressione non potrà far altro che estendere l'incendio, anche se essa riesce a placare per un po' questa follia mortale”.
In questo scenario drammatico, i cristiani locali continuano a offrire le proprie preghiere e il proprio contributo fattivo per aiutare a superare le lacerazioni che stanno distruggendo la secolare convivenza tra i diversi gruppi radicati nella regione. “Come piccola comunità cristiana che vive da tanto tempo nella Valle - scrive nel suo messaggio il Vescovo Rault - noi abbiamo tessuto legami forti di fraternità, convivialità e collaborazione, e vogliamo continuare su questa strada. Abbiamo ricevuto molto da questa popolazione, che ci è cara, e che ci ha sempre rispettato malgrado le differenze che avrebbero potuto provocare l'esclusione”. “Per questo – aggiunge il Vescovo – noi piangiamo con le famiglie che hanno perduto i propri cari. Soffriamo delle loro ferite. Siamo inquieti insieme a quelli che vedono l'uno o l'altro dei loro seminare la violenza e l'odio. Abbiamo paura di questo futuro incerto. Ma crediamo nelle risorse d'umanità e di saggezza che Dio ha seminato in qu esta popolazione che ci accoglie.... La nostra preghiera, in questi tempi di Ramadan - conclude mons. Rault - è che la Valle di M'Zab torni a essere una valle felice”. (GV) (Agenzia Fides 17/7/2015).
ASIA/SIRIA - L'Arcivescovo Antiba conferma il rapimento di padre Antoine Boutros e del suo collaboratore
Khabab (Agenzia Fides) – “Posso confermare che padre Antoine Boutros e il suo collaboratore Said Al-Abdun, scomparsi da domenica scorsa, sono stati effettivamente fermati e sequestrati da uno dei tanti gruppi armati ribelli che si muovono nella zona. Dal momento della scomparsa non abbiamo notizie di loro, né ci sono arrivate richieste da parte dei rapitori”. Così Mons. Nicolas Antiba, Arcivescovo greco-melkita di Bosra e Hauran, conferma all'Agenzia Fides l'ipotesi del rapimento, circolata fin dalle prime ore successive alla sparizione di padre Antoine e di Said (vedi Fides 16/7/2015). I due, a bordo di un'autovettura, erano in viaggio dalla città di Shahba a quella di Sama Hinadat, dove padre Antoine avrebbe dovuto celebrare la messa domenicale.
Il sacerdote greco-melkita Antoine Boutros, 50 anni, sposato e padre di una figlia, parroco della chiesa di San Filippo Apostolo nella città di Shahba (50 miglia a sud-est di Damasco), è conosciuto anche per le iniziative caritative e umanitarie da lui coordinate nella provincia siriana di Suwayda, e per aver contribuito a mantenere in quell'area una relativa pace civile, coinvolgendosi in operazioni di mediazione tra le diverse fazioni in lotta. “Tutti i venti sacerdoti dell'arcidiocesi sono operatori di pace, e cercano sempre di lavorare per la riconciliazione e a vantaggio di tutti, nella situazione di sofferenza e dolore vissuta dal popolo siriano” sottolinea a Fides l'Arcivescovo Antiba. (GV) (Agenzia Fides 17/7/2015).
Il sacerdote greco-melkita Antoine Boutros, 50 anni, sposato e padre di una figlia, parroco della chiesa di San Filippo Apostolo nella città di Shahba (50 miglia a sud-est di Damasco), è conosciuto anche per le iniziative caritative e umanitarie da lui coordinate nella provincia siriana di Suwayda, e per aver contribuito a mantenere in quell'area una relativa pace civile, coinvolgendosi in operazioni di mediazione tra le diverse fazioni in lotta. “Tutti i venti sacerdoti dell'arcidiocesi sono operatori di pace, e cercano sempre di lavorare per la riconciliazione e a vantaggio di tutti, nella situazione di sofferenza e dolore vissuta dal popolo siriano” sottolinea a Fides l'Arcivescovo Antiba. (GV) (Agenzia Fides 17/7/2015).
AMERICA/HONDURAS - Gli abusi sessuali sui minori si ripercuotono in età adulta
Tegucigalpa (Agenzia Fides) – Il fenomeno degli abusi sessuali e delle violenze sui minori continua ad essere una tra le principali problematiche del Paese. Nel 2014 la ong Medici senza Frontiere ha registrato un totale di 1.715 casi di abusi di minori soccorsi nelle cliniche dove prestano il loro servizio. Di questo totale, il 57% corrisponde a bambini tra 0 e 18 anni. Ogni giorno quindi una media di 2.7 piccoli cade nelle grinfie di qualche carnefice. La situazione è aggravata dal fatto che in Honduras solo il 10% delle vittime denunciano il fatto. Oltre a conseguenze fisiche molto gravi, i minori rischiano di contrarre malattie come sifilide, gonorrea, epatite o Hiv. I danni psicologici sono altrettanto drammatici. Uno studio dell’Organizzazione Panamericana della Sanità rivela che i problemi di queste vittime si trascinano per tutta la vita. Gli adulti abusati sessualmente da bambini rischiano infatti problemi comportamentali, fisici e mentali che possono sfociare in atti di violenza, depressione, consumo di sostante nocive alla salute. (AP) (17/7/2015 Agenzia Fides)