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giovedì 12 maggio 2022

Morto nelle mani dei rapitori uno dei sacerdoti sequestrati a marzo

AFRICA/NIGERIA - Morto nelle mani dei rapitori uno dei sacerdoti sequestrati a marzo
 
Abuja (Agenzia Fides) – “Con cuore affranto, ma con totale sottomissione alla volontà di Dio, annunciamo la morte di p. Joseph Aketeh Bako, avvenuta nelle mani dei suoi rapitori tra il 18 e il 20 aprile 2022”. Così il cancelliere dell’Arcidiocesi di Kaduna, p. Christian Okewu Emmanuel, ha annunciato la morte del parroco della chiesa cattolica di San Giovanni, a Kudenda nell'area del governo locale di Kaduna South, nello stato di Kaduna, rapito l’8 marzo scorso.
P. Bako, 48 anni, era stato sequestrato da uomini armati che avevano assalito la canonica alle ore 1,30 della notte dell’8 marzo (vedi Fides 9/3/2022). Insieme a lui era stato rapito pure suo fratello che era andato a trovarlo. “Suo fratello è stato ucciso in sua presenza e a seguito di questo, le sue condizioni (era malato da tempo) sono peggiorate ed è morto” afferma il cancelliere dell’Arcidiocesi di Kaduna. “Non abbiamo recuperato il corpo, ma abbiamo conferma della morte. Le persone che sono state rapite insieme a lui lo hanno visto morire”.
Nelle settimane successive al rapimento si erano diffuse voci della morte di p. Bako a seguito di asserite sevizie inferte dai sequestratori. Il cancelliere dell’Arcidiocesi di Kaduna ha precisato che “le circostanze che hanno portato alla morte di p. Bako e la data del decesso sono state attentamente verificate, ed è per questo che possiamo ora comunicarle".
(L.M.) (Agenzia Fides 12/5/2022)

lunedì 25 novembre 2019

Agenzia fides 25 novembre 2019

AFRICA/CONGO RD - Proteste nell’est della RDC dopo l’ennesima incursione dei ribelli ugandesi dell’ADF
 
Kinshasa (Agenzia Fides) - Forte tensione questa mattina a Beni e a Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove la popolazione è scesa in piazza per protestare contro le continue violenze commesse dai ribelli ugandesi dell’ADF che nella notte tra domenica 24 e lunedì 25 novembre hanno assalito il distretto di Masiani nella città di Beni.
Secondo fonti locali, a Beni la folla inferocita ha assaltato la sede locale della MONUSCO, la Missione ONU nella RDC, i cui Caschi Blu sono accusati di non essere in grado di proteggere la popolazione. Molti ormai chiedono il ritiro della MONUSCO, ma altri, rispondono che l’esercito regolare congolese si è dimostrato non meno inefficace nel contrastare le incursioni dell’ADF.
Secondo l’ONG locale CEPADHO (Centro Studi per la Promozione della Pace, della Democrazia e dei Diritti Umani)), dal 30 ottobre a oggi alla seconda metà di novembre, sono 71 i civili uccisi dalle ADF nella città e nel territorio di Beni, senza contare le persone rapite, le case bruciate e i saccheggi.
“Il CEPADHO è profondamente rammaricato che nell'arco di 3 settimane dal lancio delle operazioni in corso contro i terroristi dell'ADF, il nemico riesca a massacrare almeno 71 civili e rapirne più di 30” afferma un comunicato inviato all’Agenzia Fides. Profeticamente l’ONG locale avvertiva però che “pur condividendo la rabbia dalla popolazione per le violenze continue dell'ADF, invita le persone a rimanere calme e ad esprimere con cautela i propri sentimenti per evitare di cadere nella trappola del nemico che trova piacere nelle uccisioni di civili indifesi, nella paralisi di attività che potrebbero causare proteste violente, distruzioni e persino morti e feriti sia tra i dimostranti che tra le forze dell'ordine”. (L.M.) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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AFRICA/CAMERUN - Tensione e violenza nelle province del nord: la Chiesa invita a un dialogo inclusivo
 
Bamenda (Agenzia Fides) - Nelle province anglofone del Camerun le violenze continuano. Sebbene in alcune zone si sia assistito a una cessazione degli scontri, in altre località la tensione è altissima. Le forze dell’ordine di Yaoundé hanno messo in campo un sistema di repressione che sta colpendo duramente la popolazione. Le milizie indipendentiste rispondono con altrettanta durezza. Nei civili c’è paura. "Nei giorni scorsi a Bambui (una località non lontana da Bamenda, la città principale della provincia nord-occidentale) molte case sono state bruciate e scontri armati continuano ancora ogni giorno. Alcune persone sono rimaste uccise. Le pattuglie di polizia spaventano la popolazione, soprattutto gli anziani che non hanno mai vissuto una simile atmosfera di tensione", racconta a Fides un religioso camerunese, chiedendo l'anonimato per scongiurare ritorsioni nei suoi confronti e nei confronti di altri religiosi.
Nelle due province, il conflitto è in atto dal 2016. Allora il presidente Paul Biya aveva proclamato di voler spostare gli insegnanti francofoni nelle scuole anglofone. Questo provvedimento è stato la scintilla che ha portato a uno scontro durissimo tra le autorità e le milizie che chiedono l’indipendenza delle province anglofone. Finora il conflitto, secondo un rapporto della Ong Human Rights Watch, avrebbero causato 1.800 morti, oltre mezzo milione di sfollati e 35.000 rifugiati in Nigeria.
La popolazione non teme solo le forze dell’ordine, ma anche le milizie separatiste. "Nei loro confronti - continua il religioso - la popolazione ha un atteggiamento altalenante. Negli ultimi mesi ci sono stati molti rapimenti di sacerdoti. Ciò ha costretto Andrew Nkea Fuanya, il vescovo di Mamfe, a chiudere tre parrocchie nella sua diocesi. George Nkuo, vescovo di Kumbo, è stato rapito. Non solo le autorità religiose, ma anche i civili vengono rapiti quotidianamente per essere liberati dietro riscatto. Detto questo, va aggiunto che gran parte della popolazione preferisce i miliziani alla polizia".
La tensione blocca la vita sociale ed economica delle province. "I continui scontri - continua la fonte di Fides – rendono impossibili le attività della società civile. Anche in campo economico le difficoltà sono crescenti da quando la maggior parte delle imprese ha cessato di operare in loco. Le due province vivono di agricoltura, ma anche coltivare i campi è complicato. Molti contadini sono stati uccisi mentre lavoravano".
Le elezioni presidenziali e legislative del 2020 potranno cambiare la situazione? C’è scetticismo: "Alcuni partiti politici, come il Fronte socialdemocratico, la principale formazione di opposizione, si sono ritirati" , prosegue il religioso. "Si temono frodi durante il voto, si teme anche un’esplosione di violenza. La Chiesa cattolica continua a predicare che la violenza non può portare a soluzioni positive. I Vescovi chiedono che si apra un dialogo inclusivo attraverso il quale le parti si confrontino senza pregiudizi. Di fronte alle costanti minacce, soprattutto da parte dei separatisti, la Chiesa cattolica cerca di avvicinare i ragazzi per educarli ai valori della vita". (EC) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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ASIA/GIAPPONE - Il Papa ai cattolici giapponesi: riconoscere i doni di Dio ci liberi dall’assillo del perfezionismo
 
Tokyo (Agenzia Fides) – Nella società giapponese, che soffre processi di disgregazione anche a causa del senso di competizione e del culto dell’efficientismo, la Chiesa cattolica può diventare “lievito profetico” per favorire una convivenza che “protegga e si prenda cura di ogni vita”, aiutando tutti a “riconoscere gioiosamente che la nostra realtà è frutto di un dono, e accettare anche la nostra libertà come grazia”. Lo ha detto Papa Francesco, nell’omelia della messa celebrata lunedì 25 novembre nello stadio del Tokyo Dome, nel corso della terza giornata della sua visita apostolica in terra giapponese.
Nell’omelia, prendendo spunto dalla lettura del passo del Vangelo in cui Gesù invita i suoi a non affannarsi per il domani, “perché a ogni giorno basta la sua pena”, il Papa ha abbracciato inquietudini e fragilità che attraversano la società giapponese: Anche per chi appartiene alla Chiesa – ha spiegato il Vescovo di Roma -, “lungo il cammino, questa libertà filiale potrebbe vedersi soffocata e indebolita quando restiamo prigionieri del circolo vizioso dell’ansietà e della competitività, o quando concentriamo tutta la nostra attenzione e le nostre migliori energie nella ricerca assillante e frenetica della produttività e del consumismo come unico criterio per misurare e convalidare le nostre scelte o definire chi siamo e quanto valiamo”. L’anima finisce oppressa e incatenata quando prevale “l’affanno di credere che tutto possa essere prodotto, conquistato e controllato”. Così accade che anche nella evoluta società giapponese “casa, scuola e comunità, destinate ad essere luoghi dove ognuno sostiene e aiuta gli altri, si stanno sempre più deteriorando a causa dell’eccessiva competizione nella ricerca del guadagno e dell’efficienza”. Le parole di Gesù che suggerisce ai suoi di non affannarsi – ha rimarcato il Papa – non vanno intese come “un invito a ignorare quanto succede intorno a noi o a diventare sconsiderati verso le nostre occupazioni e responsabilità quotidiane”. Il Signore - ha aggiunto il Pontefice - non ci dice che le necessità di base, come il cibo e i vestiti, non siano importanti; ci invita, piuttosto, a riconsiderare le nostre scelte quotidiane per non restare intrappolati o isolati nella ricerca del successo ad ogni costo, anche a costo della vita”, e affrancarsi da “atteggiamenti mondani” che si presentano come vie per raggiungere la felicità, e “in realtà ci rendono solo sottilmente infelici e schiavi, oltre ad ostacolare lo sviluppo di una società veramente armoniosa e umana”.Nel contesto giapponese, segnato da una corsa competitiva al perfezionismo che rischia di creare nuove, impressionati sacche di esclusione sociale, il Papa ha chiamato la comunità cattolica locale a “proteggere ogni vita e a testimoniare con sapienza e coraggio uno stile segnato dalla gratuità e dalla compassione, dalla generosità e dall’ascolto semplice, capace di abbracciare e di ricevere la vita così come si presenta con tutta la sua fragilità e piccolezza e molte volte persino con tutte le sue contraddizioni e mancanze di senso”. La comunità ecclesiale anche in Giappone è chiamata a “dare il benvenuto a tutto ciò che non è perfetto, a tutto quello che non è puro né distillato, ma non per questo è meno degno di amore”, seguendo i passi di Gesù, che “ha abbracciato il lebbroso, il cieco e il paralitico, ha abbracciato il fariseo e il peccatore. Ha abbracciato il ladro sulla croce e ha abbracciato e perdonato persino quelli che lo stavano mettendo in croce”. Per i cristiani, in Giappone come dovunque – ha rimarcato il Vescovo di Roma “ l’unica misura possibile con cui giudicare ogni persona e ogni situazione è quella della compassione del Padre per tutti i suoi figli”. (GV) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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ASIA/THAILANDIA - La visita del Papa ha toccato il cuore di cattolici e buddisti
 
Chiang Mai (Agenzia Fides) – “È stata una esperienza straordinaria. La gente è stata motivata, preparata e cosciente dell’eccezionalità dell’evento. L’ultima visita di un Papa risaliva a 35 anni fa. Le parrocchie si sono prodigate a organizzare e a partecipare. Anche dai confini lontani del nord, magari con giorni di viaggio, si sono mossi, nonostante la stagione del raccolto del riso, fondamentale per la sussistenza delle popolazioni rurali”: così Don Attilio de Battisti, missionario fidei donum a Chiang Mai, traccia all’Agenzia Fides un bilancio della straordinaria visita di Papa Francesco in Thailandia, che ha avuto il privilegio di seguire da vicino.
“La visita del Papa ha smosso un po’ tutti. Il mondo cattolico si è sforzato di mostrare con orgoglio la sua fede, i suoi simboli, i suoi riti, i suoi riferimenti. Il mondo buddista si è cimentato a commentare, presentare, spiegare alla popolazione i contenuti della religione cattolica e la sua storia. Tutti sono rimasti incantati dai gesti profetici di Papa Francesco in diverse occasioni. Sono gesti non usuali nella cultura thailandese, molto solenne e rigida circa il protocollo. I canali televisivi di stato, le radio, i social si sono riempiti di foto, dirette, gesti ed espressioni del Santo Padre nei vari incontri ufficiali”.
Spiega don Attilio: “La Thailandia intera ha mostrato il meglio del suo stile e della sua cultura. Si potrebbe studiare l’animo thailandese a partire da uno qualsiasi degli eventi vissuti: ordine per le strade, sicurezza, disciplina, raffinatezza, costumi, musiche, espressioni di gioia. Sono in Thailandia da quasi 12 anni e ho ripassato l’essenza della cultura thailandese, la stessa che a tratti ci mette in difficoltà quando cerchiamo di ‘inculturare’ il messaggio cristiano nella pastorale. Vista da fuori emerge una figura di Thailandia patinata e formale. Nella realtà la spiritualità e lo stile di vita del thailandese ordinario è sobrio e ben radicato nelle tradizioni. Il Papa ha dimostrato di conoscere bene i tasti sensibili della gente, anche altolocata, ha messo in evidenza valori e pregi senza tralasciare esortazioni e indicazioni pastorali che saranno da riprendere con calma. La stessa barriera linguistica (il Papa ha sempre parlato in spagnolo) obbligherà e rileggere e riprendere molti passaggi cruciali. Sono stati due giorni intensissimi, non adatti a un ultraottantenne carico di responsabilità, ma tutti memorizzati con cura e affetto”.
Il missionario scrive a Fides: “Va riconosciuto che la Chiesa locale ha saputo non solo organizzare egregiamente un evento complicato di suo e ulteriormente articolato dai protocolli ufficiali, ma ha anche saputo vivere al meglio il valore missionario della visita. Ha preparato ricchissimi materiali distribuiti gratuitamente a profusione a tutti, ha gestito la comunicazione con grande competenza e precisione, ha coinvolto la base, le scuole, i gruppi, le imprese. Anche la gente semplice ha voluto mettere in campo quello che aveva: i motorini per trasportare gratuitamente i pellegrini lungo le strade blindate al traffico, nelle case si dava da bere e cibo a chiunque passasse, tutti hanno decorato strade e angoli, gli alunni hanno vivacizzare piazzette e parcheggi, le strutture scolastiche di Bangkok sono rimaste chiuse per far posto a viaggiatori stanchi e gruppi arrivati da lontano.”
Il missionario conclude dicendosi “contento e fortunato di aver partecipato a questa visita. Nonostante l’esiguità della comunità cattolica in questo paese, ancora una volta è emerso lo spirito di collaborazione e l’amore per il bene dell’intera nazione, nonché per gli ‘ospiti’. Sono arrivati in migliaia dal Vietnam, dalla Cambogia, dalla Malesia, dal Laos, paesi che difficilmente potranno ospitare il Santo Padre per ragioni politiche. Anche la gente dal Myanmar, che ha già accolto di recente il Pontefice, ha voluto partecipare. Moltissimi Vescovi della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia sono convenuti per un incontro con il Papa. Non ultimo, Dio ci ha benedetti anche con un clima decisamente moderato e tollerabile”.
(AdB/AP) (25/11/2019 Agenzia Fides)
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ASIA/INDIA - Violenze sui cristiani: si conferma il trend in aumento
 
New Delhi (Agenzia Fides) - Sono 275 gli episodi di violenza contro i cristiani indiani segnalati (dal 1° gennaio al 31 ottobre 2019) al numero verde gratuito attivato dallo "United Christian Forum (UCF) e dalla "Alliance for Defending Freedom" (ADF), organizzazioni impegnate a difendere la vita e i diritti delle comunità cristiane in India. Come comunicato all'Agenzia Fides, dei 275 episodi di violenza denunciati al numero verde, 192 sono state intimidazioni e minacce da parte di una folla di militanti. In media, si tratta di 27 incidenti al mese, rispetto alla media di 20 incidenti nel 2018. Secondo i dati ricevuti da Fides, 145 donne e 106 bambini sono rimasti feriti in casi i violenza di massa.
Tra gli episodi più recenti registrati nell'ottobre 2019, il 24 ottobre 2019, in un villaggio dello stato di Orissa, un gruppo di militanti ha fatto irruzione nelle case di nove famiglie cristiane, bruciando Bibbie e altra letteratura cristiana davanti alla statua di una divinità indù.
In Gujarat, il 22 ottobre una folla di 35-40 persone ha interrotto una pacifica riunione di preghiera a Fatehpur Tehsil, sollevando false accuse di conversione religiosa, aggredendo e ferendo gravemente il Pastore cristiano protestante che guidava la liturgia. Il 20 ottobre, un gruppo di 4-5 estremisti ha minacciato e chiesto di chiudere una chiesa cristiana a Coimbatore, in Tamil Nadu.
Il 18 ottobre 2019, una folla di membri del "Bajrang Dal" (forum di gruppi estremisti indù) ha interrotto una liturgia e ha profanato la Santa Comunione, le Bibbie e altri articoli religiosi a Nehru Nagar in Madhya Pradesh
In una denuncia presentata il 13 ottobre 2019 all'ADF, si riferisce che le famiglie cristiane residenti a Raghunathpur, nello stato di Jharkhand, sono socialmente ostracizzate e private dei servizi di base del villaggio.
In questi e altri episodi, "la tendenza a non presentare una denuncia (First Information report) contro gli autori di violenza continua, poiché su questi 275 incidenti solo 32 denunce sono state registrate contro gli aggressori", nota UCF. "Ciò dimostra la tacita comprensione tra gli autori di violenza e la polizia, che ovviamente gode del patrocinio di leader o funzionari politici locali. A volte la mancata presentazione di denunce è anche dovuta al timore di rappresaglie" rileva a Fides A. C. Michael, attivista cattolico, ex membro della Commissione per le minoranze dello stato di Delhi.
Secondo i dati registrati da "United Christian Forum (UCF) e "Alliance for Defending Freedom" (ADF) dal 2014, gli attacchi ai cristiani sono aumentati costantemente: erano 147 nel 2014; 177 nel 2015; 208 nel 2016; 240 nel 2017; 292 nel 2018.
Tehmina Arora, direttore di ADF India, dichiara a Fides: “Nessuno dovrebbe essere perseguitato a causa della sua fede. È preoccupante vedere questi atti di violenza illegale di massa continuare ancora anche dopo una serie di indicazioni al governo dalla Corte Suprema. Le forze politiche devono smettere di incoraggiare la violenza e la polizia deve agire per garantire protezione alle minoranze religiose". (SD) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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AMERICA/BOLIVIA - Presentati gli accordi per il dialogo di pace, approvata la legge per nuove elezioni nel 2020
 
La Paz (Agenzia Fides) – I rappresentanti della Conferenza Episcopale Boliviana, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea, hanno presentato sabato 23 novembre i punti dell’accordo raggiunto al termine del dialogo svoltosi nelle ultime settimane (vedi Fides 19;22/11/2019). Il documento, pervenuto a Fides, vuole contribuire attraverso il dialogo al processo di costruzione della pace concentrandosi su alcune questioni cruciali.
In primo luogo si ribadisce l’impegno a lavorare attraverso il tavolo di dialogo, sostenendo “gli sforzi per prevenire e superare i conflitti attraverso il dialogo, in particolare nelle aree del paese più colpite dalla violenza”. Si intende poi fornire assistenza tecnica al Tribunale Supremo Elettorale e ai Tribunali Elettorali Dipartimentali, in modo che “il processo elettorale soddisfi i più elevati standard nazionali e internazionali”.
Un altro punto dell’accordo prevede di “stabilire una presenza nei dipartimenti per promuovere il pieno esercizio dei diritti politici dei cittadini, su base paritaria e senza intimidazioni, durante la campagna elettorale, le elezioni e il periodo post-elettorale” e di “prestare particolare attenzione alla piena, libera e sicura partecipazione delle donne e delle popolazioni indigene al processo elettorale”. Dopo i tragici eventi verificatisi in occasione delle elezioni del 20 ottobre (vedi Fides 22/10/2019), è necessario arrivare alla verità e alla giustizia, operare affinchè non si ripetano, garantendo “indagini trasparenti, imparziali ed efficaci e che i responsabili siano puniti secondo le norme di legge e dei diritti umani internazionali”.
Per dare maggiore certezza al processo di dialogo, è necessario “monitorare l'attuazione degli accordi raggiunti al tavolo di dialogo”. Inoltre è stato deciso di aumentare le attività dell’organizzazione delle Nazioni Unite in Bolivia, in particolare verso la popolazione più vulnerabile. L’ultimo punto dell’accordo riguarda la comunità internazionale, chiamata ad assicurare il suo sostegno “per una soluzione pacifica della crisi e lo svolgimento di un processo elettorale trasparente, credibile e inclusivo”.
Domenica 24 novembre, la Presidente ad interim della Bolivia, Jeanine Añez, ha firmato la “Legge di regime eccezionale e transitorio”, approvata dal Parlamento, che prevede elezioni generali nel 2020. Le elezioni si terranno entro un periodo massimo di 120 giorni, una volta approvato il calendario elettorale. Secondo gli accordi tra le forze politiche al potere e l'opposizione, la nuova legge prevede che Evo Morales e il suo vice Alvaro García Linera, non potranno partecipare alle elezioni del 2020; i nuovi membri del Supremo Tribunale elettorale saranno eletti per 6 anni; i partiti politici presenteranno nuove alleanze e candidati. (S.L.) (Agenzia Fides 25/11/2019)
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AMERICA/NICARAGUA - Migliora la salute del parroco di Masaya, ricoverato in ospedale
 
Managua (Agenzia Fides) – Ieri, domenica 24 novembre, padre Edwing Román, parroco della parrocchia di San Miguel a Masaya ha informato attraverso il suo account Twitter, che la sua salute è migliorata e che presto tornerà nella sua parrocchia di Masaya. Dopo aver trascorso otto giorni senz’acqua, senza elettricità, senza niente da mangiare e perfino senza le sue medicine, padre Edwin e i parenti dei prigionieri politici, venerdì 22 novembre sono stati portati via dalla chiesa di San Miguel a Masaya, mentre ringraziavano coloro che li avevano sostenuti con le preghiere e in altro modo (vedi Fides 18/11/2019). All'Ospedale Vivian Pellas dove sono stati ricoverati, qualche giornalista è riuscito a scambiare poche parole con padre Edwin e con Diana Lacayo, presidente dell'Associazione dei parenti dei prigionieri politici.
Il sacerdote e le altre persone del gruppo sono state portate all'ospedale con aiuto della Croce Rossa nicaraguense, che ha confermato l'urgente bisogno di un intervento medico per loro, che non avevano cibo da una settimana. Attualmente padre Roman continua ad essere ricoverato in quanto, essendo diabetico, è tra i più provati dal divieto della polizia di ricevere cibo, acqua e medicine, secondo quanto informa l'arcidiocesi di Managua e lo stesso Cardinale Leopoldo Brenes, che è andato a visitarlo ieri.
Padre Edwing faceva parte di un gruppo di 14 persone che sono rimastate dentro la Parrocchia di San Miguel Arcángel, nella città di Masaya, per otto giorni. Tra di loro almeno 10 donne avevano iniziato uno sciopero della fame per chiedere la liberazione di oltre 160 prigionieri politici. La polizia ha arrestato 16 persone per aver cercato di portare acqua alle persone che si trovavano all'interno della parrocchia, dopo che era stata interrotta la fornitura di acqua e di elettricità all’edificio. I sostenitori della polizia e del governo hanno mpedito l'accesso ai media attorno al tempio.
Questa azione dei familiari dei prigionieri politici non è isolata, ma è una delle tante proteste contro la crisi politico-sociale che dall’aprile 2018 ha lasciato almeno 328 morti, secondo la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR), anche se le organizzazioni locali aumentano il numero a 651 e il governo ne riconosce 200 (vedi Fides 29/10/2019).

mercoledì 22 agosto 2018

La parrocchia di San Giorgio di Nogaro Annuncia il nuovo incarico di Don Denis Ekyoci


Don Denis nuovo parroco di Basaldella

Don Denis ogni anno presente alla processione della Madonna Addolorata


Don Denis tra gli animatori dell'oratorio nell'occasione dell'ordinazione di don Alberto




DON DENIS EKYOCI NUOVO PARROCO DI BASALDELLA

È don Denis Ekyoci il nuovo parroco di Basaldella, l'ingresso ufficiale nella comunità sabato 6 ottobre. 53enne, originario del Congo, negli ultimi otto anni ha prestato il suo servizio a San Giorgio di Nogaro. Il saluto alle comunità domenica 23 settembre con una Santa Messa nella chiesa di Porpetto. Prima di arrivare a San Giorgio nel 2010, era stato vicario parrocchiale a Latisanotta e successivamente a Ronchis.


Don Denis Ekyoci è il nuovo parroco di Basaldella e farà il suo ingresso ufficiale nella comunità sabato 6 ottobre. 53enne, originario del Congo, negli ultimi otto anni ha prestato il suo servizio a San Giorgio di Nogaro affiancando mons. Igino Schiff e gli altri sacerdoti presenti. Ai microfoni dell’emittente diocesana Radio Spazio, il sacerdote ha raccontato come quella a San Giorgio sia stata «un’esperienza molto positiva e arricchente, da mons. Igino – ha aggiunto – ho imparato tante cose e ho sempre incontrato persone con cui condividere momenti importanti». Una comunità che gli mancherà, ne è sicuro, tanto che si emoziona a parlarne. Lo saluteranno domenica 23 settembre con una Santa Messa nella chiesa di Porpetto. Prima di arrivare a San Giorgio nel 2010, era stato vicario parrocchiale a Latisanotta e successivamente a Ronchis.
Cosa dire della nuova avventura che lo attende? «Non me l’aspettavo. Però quando l’arcivescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato mi ha chiamato sono andato da lui già con il cuore disponibile ad accettare qualsiasi richiesta. Basaldella la conoscono solo di passaggio, ma arrivo con tanta fiducia e disponibilità verso la nuova comunità con cui spero di camminare e crescere insieme».
In Congo don Denis ha ancora tutta la famiglia, i genitori e i fratelli. Li va a trovare ogni tre o quattro anni, impegni permettendo. È stato ordinato sacerdote nel 1992, proprio nel suo paese dove ha frequentato il Seminario, e dopo quattro anni di ministero il vescovo di là gli ha consigliato di andare a Roma a completare gli studi in Filosofia. Sarebbe dovuto rientrare in Africa per insegnare in Seminario, ma purtroppo lo scoppio della guerra civile nella Repubblica Democratica del Congo (che continua a insanguinare quelle terre) non gli ha permesso di tornare. «Così ho trovato ospitalità nella diocesi di Udine, una Chiesa che mi ha accolto e a cui sarò sempre grato».

domenica 22 luglio 2018

Vatican News 22 luglio 2018

Vatican News
Le notizie del giorno
22/07/2018
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Al termine della preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha rivolto un appello perché la comunità internazionale si impegni per evitare nuove tragedie in mare. 
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Cristo è la Verità che orienta le nostre vite, "con Gesù al fianco si può procedere con sicurezza". A termine dell'Angelus, l'appello sui migranti 
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Fu la prima ad annunciare Cristo Risorto e per espresso desiderio di Papa Francesco, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha ... 
SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO
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Il silenzio e la preghiera sono l’espressione di vicinanza e solidarietà di tutta la Chiesa dell’America Latina, oggi accanto al Nicaragua, scosso da un’ondata di violenza che ha causato oltre 360 morti. Ieri una nuova manifestazione a Managua per chiedere le dimissioni del presidente ...
Manifestazioni in Camerun
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Don Alexander Sob Nougi, parroco a Bomaka, un quartiere di Buea, sarebbe stato colpito da una pallottola vagante durante gli scontri tra l’esercito regolare e i ... 
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A pochi giorni dalle elezioni del 25 luglio, quattro uomini armati hanno picchiato e minacciato una ventina di fedeli durante una messa a Faisalabad, nel Punjab, e distrutto oggetti sacri. Volevano incendiare la chiesa ma sono stati fermati e arrestati dalla polizia pakistana
Manifestazione popolare contro l'aborto
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“Ogni vita ha un valore infinito agli occhi del Padre, è un dono della sua bontà”. Così la Conferenza argentina dei religiosi e delle religiose in un ... 
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L'arcivescovo di Panama, mons. José Domingo Ulloa Mendieta, ha espresso la sua gioia per la conferma ufficiale della presenza del Papa dal 23 al 27 gennaio 2019 per la Gmg, ma nel contempo ha voluto esprimere la sua solidarietà alla Chiesa del Nicaragua, anche a nome della gioventù ...
Il Papa con i giovani
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Dai primi giorni di agosto al via ‘Per mille strade verso Roma’. Coinvolti migliaia di giovani e decine di vescovi che incontreranno il Papa a Roma l'11 e 12 ... 
 

martedì 3 luglio 2018

Nuovo Parroco a San Daniele del Friuli


Radio Spazio
1 h
Don Sergio De Cecco, 58 anni, sarà il nuovo parroco di San Daniele del Friuli, succedendo a mons. Marco Del Fabbro, scomparso lo scorso aprile. Don Sergio dal 2010 è parroco a Pagnacco “una comunità vivace che mi dispiacerà lasciare e dove mi sono sempre sentito a casa. Porterò con me molti ricordi positivi, in particolare i momenti vissuti con i bambini e i ragazzi”, ha spiegato a Radio Spazio.
La notizia era nell’aria, come ha confidato lo stesso don De Cecco, ma è stata ufficializzata nei giorni scorsi durante le celebrazioni di sabato e domenica. Dal 1° settembre prenderà servizio a San Daniele e in altre parrocchie della zona (Dignano, Vidulis, Bonzicco, San Giacomo, San Pietro e Muris di Ragogna, Cisterna, Coseano e Carpacco). “Una realtà ampia che non conosco ancora da vicino ma che avrò il piacere di iniziare a scoprire già nei prossimi giorni”.
E don Sergio conosceva molto bene mons. Marco Del Fabbro che ha guidato per 16 anni la parrocchia di San Michele Arcangelo. “Quando sono entrato in Seminario nel 1979 lui era il padre spirituale, mi ha seguito nel mio cammino verso il sacerdozio. Per me è stato un dono che ancora oggi mi porto dentro”.

mercoledì 16 maggio 2018

Serve impegno per la pace

VaticanNews
Le notizie del giorno
16/05/2018
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La preghiera di Francesco al termine dell’udienza generale. Il Papa, preoccupato per l’acuirsi delle tensioni, ha fatto appello alle parti in causa e alla comunità internazionale a rinnovare l’impegno per la pace 
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Commentando l’appello del Papa per la pace in Medio Oriente, il parroco di Gaza, padre Mario Da Silva, spiega che le manifestazioni al confine con Israele sono scoppiate anche per una situazione già gravissima
Scontri a Gaza
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Gli Ordinari di Terra Santa condannano l’operato dell’esercito israeliano a Gaza, criticano il trasferimento dell'Ambasciata Usa a Gerusalemme perché non ... 

mercoledì 1 luglio 2015

Bollettino Fides News del 1 Luglio 2015

VATICANO - Il Papa consegna il Pallio a 46 Arcivescovi metropoliti, 13 dei territori di Propaganda Fide
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – Nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il 29 giugno, secondo la consuetudine, il Santo Padre Francesco ha benedetto e consegnato il Pallio a 46 Arcivescovi Metropoliti nominati durante l’anno, nel corso della solenne Concelebrazione eucaristica che ha presieduto nella Basilica Vaticana. Degli Arcivescovi, 13 sono ordinari di territori affidati alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli: 7 dell’Africa, 5 dell’Asia, 1 dell’America centrale.
Questi i loro nomi: Mons. Julian Leow Beng Kim, Arcivescovo di Kuala Lumpur (Malaysia); Mons. Anthony Pappusamy, Arcivescovo di Madurai (India); Mons. Thomas Aquino Manyo Maeda, Arcivescovo di Osaka (Giappone); Mons. Djalwana Laurent Lompo, Arcivescovo di Niamey (Niger); Mons. Jean Mbarga, Arcivescovo di Yaoundé (Camerun); Mons. Beatus Kin Yaiya, O.F.M. Cap. Arcivescovo di Dodoma (Tanzania); Mons. Filomeno do Nascimento Vieira Dias, Arcivescovo di Luanda (Angola); Mons. Martin Musonde Kivuva, Arcivescovo di Mombasa (Kenya); Mons. Benjamin Ndiaye, Arcivescovo di Dakar (Senegal); Mons. Juan Nsue Edjang Mayè, Arcivescovo di Malabo (Guinea Equatoriale); Mons. Yustinus Harjosusanto, M.S.F., Arcivescovo di Samarinda (Indonesia); Mons. David Macaire, O.P., Arcivescovo di Fort-De-France (Martinica); Mons. Thomas Ignatius Macwan, Arcivescovo di Gandhinagar (India).
Il Pallio, simbolo del legame di comunione tra il Papa e la sede di Roma con le Chiese di tutto il mondo, che è stato benedetto e consegnato dal Pontefice, verrà imposto dal Rappresentante Pontificio ad ogni Arcivescovo nel corso di una celebrazione che si svolgerà nelle rispettive Chiese particolari. (SL) (Agenzia Fides 30/6/2015)
AFRICA/TUNISIA - “Non abbandonate la Tunisia, altrimenti vi ritroverete gli estremisti in casa” dice il parroco di Sousse
Tunisi (Agenzia Fides) - “Vogliono punire la Tunisia per i suoi progressi in campo democratico. Per questo non la si deve lasciare sola” dice all’Agenzia Fides p. Jawad Alamat, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) della Tunisia, che è anche parroco a Sousse, dove il 26 giugno in un attentato contro un resort turistico, sono morte almeno 38 persone (in gran parte turisti stranieri) e una quarantina sono rimaste ferite.
“Ero a Tunisi il giorno dell’attentato, quando ho saputo la notizia mi sono precipitato a Sousse e mi sono messo a disposizione di chi aveva bisogno di conforto” dice p. Jawad. “Piangiamo le vittime di questo terribile attentato, ma viviamo in solidarietà con tutti i tunisini, che sono a loro volta vittime di questa violenza, che non rappresenta quello che è veramente la Tunisia” sottolinea il sacerdote.
P. Jawad evidenzia che “la Tunisia ha bisogno del vostro aiuto, della vostra visita. Isolarla significa far vincere i terroristi. Bisogna combattere l’isolamento che i terroristi vogliono imporre alla Tunisia aumentando la solidarietà, dobbiamo combattere coloro che vogliono toglierci la gioia di vivere e lo stare insieme. Le misure di sicurezza sono state rafforzate, ma noi dobbiamo combattere così, perché se i terroristi ci fanno paura allora hanno vinto”.
“Se il nuovo corso iniziato dalla Tunisia con la rivoluzione del 2011 avrà successo, porterà beneficio a tutto l’area” avverte p. Jawad. “In caso contrario, il pericolo islamista busserà alle porte dell’Europa. Basta vedere quello che è successo in Libia. Non si è trovata una soluzione per questo Paese ed ora i suoi problemi sono diventati comuni agli altri Paesi del Mediterraneo” conclude il sacerdote. (L.M.) (Agenzia Fides 30/6/2015)
AFRICA/CONGO RD - I Vescovi denunciano l’insicurezza e le minacce alla famiglia
Kinshasa (Agenzia Fides) - I Vescovi della Repubblica Democratica del Congo denunciano l’insicurezza nel nord, nell’est e nel sud del Paese, in un comunicato inviato all’Agenzia Fides al termine della loro 52esima Assemblea Plenaria, che si è tenuta a Kinshasa dal 22 al 26 giugno.
“I Vescovi – è scritto nel comunicato - hanno ascoltato il grido d’allarme della popolazione del Territorio di Bondo, a seguito dei massacri e dei rapimenti perpetrati dall’LRA (Esercito di Resistenza del Signore), così come il toccante messaggio dell’Assemblea Episcopale Provinciale di Bukavu (vedi Fides 26/5/2015), che denuncia il silenzio di fronte ai tre principali pericoli in Kivu: un clima di genocidio; un focolaio d’integralismo jihadista e un processo di balcanizzazione”.
Nel documento si ribadisce la posizione della Conferenza Episcopale sul dialogo nazionale promosso dal Presidente Joseph Kabila, che “deve avvenire nel rispetto assoluto del quadro costituzionale e istituzionale in vigore”. Ovvero senza che si arrivi ad un cambiamento costituzionale per permettere al Presidente uscente di presentarsi alle elezioni per ottenere un terzo mandato.
Sul piano pastorale i Vescovi segnalano i pericoli cui deve far fronte la famiglia, vittima di “diverse forze che mirano a deformarla e persino a distruggerla”. Per questo, dopo il Sinodo di ottobre dedicato alla famiglia, i Vescovi congolesi hanno indetto per il mese di febbraio 2016, un Congresso nazionale sulla famiglia. (L.M.) (Agenzia Fides 30/6/2015)
AFRICA/EGITTO - Cordoglio del Consiglio delle Chiese cristiane per l'assassinio del Procuratore generale
Il Cairo (Agenzia Fides) – Il Consiglio delle Chiese in Egitto ha espresso il cordoglio unanime di tutte le comunità cristiane egiziane per l'assassinio del Procuratore generale Hisham Barakat, rimasto vittima lunedì 29 giugno di un attentato terroristico. In un comunicato diffuso dal sacerdote copto ortodosso Bishoy Elmy, responsabile della Segreteria generale del Consiglio, Barakat viene definito “uomo coraggioso” e si ricorda la sua tenacia nel difendere la giustizia e il diritto, senza farsi intimorire dai pericoli. Nel testo si porgono anche le condoglianze ai familiari della vittima e a tutta la magistratura egiziana.
Fonti copte riferiscono che il Patriarca copto ortodosso Tawadros, alla notizia dell'attentato omicida, ha immediatamente interrotto la sua visita al monastero della Vergine Maria a Wadi Natrun e ha fatto ritorno al Cairo. In un altro comunicato, la Chiesa copta ortodossa ha fatto appello a tutte le forze nazionali a rimanere salde e unite davanti all'attacco dell'estremismo e del terrorismo, chiedendo a Dio di preservare la nazione egiziana da ogni pericolo.
Il 65enne Hisham Barakat era una figura chiave nei processi contro la Fratellanza Musulmana dopo la deposizione del Presidente islamista Mohammed Morsi, nel luglio 2013. L'attentato che lo ha ucciso è stato rivendicato dal gruppo islamista al-Moqawma al-Shabia, considerato vicino alla Fratellanza Musulmana. Ai funerali, in programma per oggi in una moschea nel sobborgo cairota di Heliopolis, prenderà parte anche il Presidente Abdel Fattah al-Sisi, mentre la Chiesa copta ortodossa sarà rappresentata da Anba Theodosius, Vescovo copto ortodosso della diocesi di Giza. (GV) (Agenzia Fides 30/6/215).
ASIA/SIRIA - Migliaia di famiglie cristiane in fuga da Hassakè. L'Arcivescovo Hindo: i jihadisti hanno trovato appoggi nella popolazione locale
Qamishli (Agenzia Fides) – Nella città siriana di Hassakè, maggiore centro abitato della provincia nord-orientale di Jazira, si combatte strada per strada, dopo che i miliziani jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) sono riusciti giovedì scorso, 25 giugno, a entrare in alcuni quartieri, provocando l'esodo di massa di almeno 120mila persone. Tra i primi a fuggire, si contano quasi 4mila famiglie cristiane appartenenti a varie Chiese (caldei, assiri, siri cattolici e siri ortodossi) che hanno in gran parte trovato rifugio nella vicina area urbana di Qamishli.
L'Arcivescovo Jacques Behnan Hindo, alla guida dell'arcieparchia siro-cattolica di Hassakè Nisibi, ha abbandonato insieme ai suoi fedeli Hassakè e attualmente ha trovato riparo anche lui a Qamishli. Il suo racconto offre un'immagine concreta dei tanti fattori in gioco nel conflitto siriano: “L'esercito governativo - riferisce l'Arcivescovo Hindo all'Agenzia Fides - sta momentaneamente riguadagnando terreno, con molta difficoltà, visto che si combatte in ambiente urbano. D'altro canto, le milizie curde presenti nella zona hanno risposto alle incursioni del Daesh solamente quando i jihadisti hanno provato ad attaccare i quartieri curdi, concentrati nella parte orientale della città. Fino a quel momento non avevano fornito sostegno all'esercito governativo. C'è anche da aggiungere che una parte della popolazione locale si è messa dalla parte dei miliziani del Daesh: quando questi sono arrivati nel quartiere sud-orientale di al-Nachwa, da lì hanno fatto uscire le donne e i bambin i. Ma i maschi giovani e adulti sono rimasti, e si sono schierati col Daesh. E adesso proprio quel grande quartiere è al centro degli scontri più violenti tra le forze governative quelle del cosiddetto Stato islamico”.
Intanto per la nuova massa di profughi concentrata soprattutto a Qamishli, è già iniziata l'emergenza umanitaria: “Caritas Siria ha mandato i suoi aiuti” riferisce l'Arcivescovo Hindo, “ma le esigenze aumentano di giorno in giorno. Tra i cristiani non ci sono feriti, ma anche molti di loro, come tutti gli altri, sono concentrati in accampamenti di fortuna. Tanti dormono all'aperto, e la situazione si complica di giorno, a causa del caldo insopportabile”. (GV) (Agenzia Fides 30/6/2015).
ASIA/NEPAL - I frutti dell’aiuto della Caritas dopo il terremoto
Kathmandu (Agenzia Fides) – Nei due mesi successivi al terremoto del 25 aprile, Caritas Nepal ha raggiunto oltre 269.000 persone bisognose di assistenza e fornito 54mila alloggi a famiglie. Le persone hanno ricevuto cibo, materiali per costruire alloggi temporanei, kit per l’igiene. Come informa una nota della Caritas Nepal inviata a Fides, la Caritas ha raggiunto numerose comunità emarginate come quelle di Chepang e Tamang, in villaggi remoti. Inoltre sono state aiutate persone socialmente escluse e comunità indigenti come dalit e musulmani.
Nei giorni scorsi la Caritas Nepal ha organizzato due giornate di formazione e riflessione per tutto il personale coinvolto, con la partecipazione del Vescovo, Sua Ecc. Mons. Paul Simick, Vicario Apostolico del Nepal, in cui sono stati illustrati i frutti di un inteso lavoro di assistenza, svolta anche grazie agli aiuti di Caritas Internationalis.
Come riferisce la nota, l’organizzazione sta programmando di raggiungere altre 11.000 famiglie, anche progettando di servire le comunità locali con iniziative di microcredito, programmi di formazione professionale, soprattutto nei settori dell’agricoltura e delle imprese rurali, avviando la fase della ripresa e della ricostruzione del tessuto sociale ed economico. La Caritas Nepal offrirà anche alcune borse di studio e piccoli prestiti per la costruzione di case, destinate a chi ha visto la propria abitazione completamente distrutta, e intende contribuire alla ricostruzione di scuole e ospedali danneggiati. (PA) (Agenzia Fides 30/6/2015)
ASIA/PAKISTAN - Beffato dai suoi avvocati un cristiano accusato di blasfemia
Lahore (Agenzia Fides) – Il cristiano Humayun Faisal, disabile mentale accusato di blasfemia a Lahore, resterà in carcere in quanto i suoi avvocati hanno ritirato la domanda di libertà su cauzione. Come riferito a Fides dal pool di avvocati cristiani dell’Ong “Lead” , i nuovi avvocati del giovane, nell’udienza del 27 giugno davanti all’Alta Corte di Lahore, hanno ufficialmente cancellato la domanda di libertà su cauzione, in precedenza inoltrata da altri legali. Secondo l’Ong “Lead” vi sono degli avvocati che “intervengono in casi nei quali i cristiani sono accusati di blasfemia o di altri crimini e, invece di ottenere giustizia, non operano nell’interesse degli imputati, loro assistiti, ma agiscono per altri scopi, ostacolando di fatto la giustizia”. L’Ong “Lead” denuncia a Fides questa pratica, che rappresenta un tradimento del mandato professionale di un legale.
Faisal era stato denunciato il 24 maggio 2015 e, in seguito all’accusa, una folla di radicali islamici istigati da una moschea aveva tentato di assaltare il quartiere di Sanda, a Lahore, sobborgo interamente cristiano. In quell’occasione una strage è stata evitata solo grazia al tempestivo intervento della polizia. (PA) (Agenzia Fides 30/6/2015)
ASIA/PAKISTAN - Mille vittime in 5 giorni per il caldo torrido, la maggior parte poveri e mendicanti
Karachi (Agenzia Fides) – In seguito all’ondata di caldo torrido che sta colpendo Karachi, la città più grande del Pakistan dove vivono 23 milioni di abitanti, sono morte 950 persone in soli 5 giorni. Gli obitori non sono sufficienti ad accogliere tutti i cadaveri che continuano ad arrivare e gli ospedali sono saturi. Il fenomeno è il peggiore registrato negli ultimi 50 anni. Sebbene il caldo riguardi tutta la provincia australe del Sindh, dove sono morte 1.100 persone, la capitale rimane la più colpita, e la maggior parte dei decessi sono registrati tra i poveri, doppiamente danneggiati per la mancanza di accesso all’elettricità e perché vivono ammassati in locali poco riparati dal sole e dal calore.
Secondo la principale organizzazione umanitaria del Paese, la Fondazione Edhi, il 50% dei morti sono stati raccolti per la strada ed è altamente probabile che si tratti di mendicanti, tossicodipendenti e piccoli lavoratori. Gli ospedali sono sotto pressione per dover accogliere circa 40 mila persone di tutta la provincia colpite da insolazione e disidratazione. Secondo le autorità sanitarie del principale Ospedale Civile di Karachi, il centro si sta occupando esclusivamente dei casi di emergenza. Le ong sostengono che ci siano decine di migliaia di persone che vivono e lavorano in strada tra mendicanti, venditori ambulanti e lavoratori manuali. Oltre il 62% della popolazione di Karachi vive in insediamenti informali con una densità di quasi 6 mila persone per chilometro quadrato.
Molti sono privi dei servizi basilari come acqua e elettricità. Una modalità molto diffusa per accedere alla rete dell’energia elettrica è tramite sistemi illegali. Tuttavia anche il 46% delle famiglie del Paese che sono collegate alla rete elettrica non hanno la garanzia di avere energia senza interruzioni. Le famiglie più ricche possono ricorrere ai generatori, ma i circa 91 milioni di persone che vivono con meno di 2 dollari al giorno non hanno alcuna opzione. (AP) (30/6/2015 Agenzia Fides)
AMERICA/NICARAGUA - “Stiamo perdendo i valori e il rispetto per la vita” mette in guardia il Card. Brenes
Managua (Agenzia Fides) – Il Cardinale Arcivescovo di Managua, Leopoldo Brenes, ha messo in guardia sul fatto che la società sta perdendo il rispetto della vita e dei valori morali, facendo riferimento ai crimini violenti verificatisi in varie parti del paese nelle ultime settimane, motivati da avidità, dispute sull'eredità di famiglia o da conflitti tra parenti. “Stiamo perdendo i valori e il rispetto per la vita, abbiamo anche perso il rispetto, l'amore e l'affetto nei confronti della società e della famiglia" ha detto il Cardinale dopo la Messa domenicale di ieri, celebrata nella Cattedrale di Managua.
Secondo quanto riferisce la nota inviata a Fides da una fonte locale, il Cardinale ha sottolineato che famiglia, scuola e Chiesa devono promuovere il rispetto per le persone e prevenire così ulteriori casi di violenza. “Le persone sono alla ricerca di eredità che non potranno mai godere, perché il denaro sporco non produce mai progresso, questi crimini sono riprovevoli” ha detto il Card. Brenes, esortando i media a mettere in evidenza i valori positivi e a non mostrare continuamente scene di violenza, perché anche questo contribuisce a creare una società violenta.
"Dobbiamo lavorare insieme, la società con le chiese e i media, per fare un ‘bombardamento positivo’ verso i bambini e i giovani con valori buoni, per evitare la cultura della morte, la distruzione e l'odio che si è installato nel Paese" ha concluso.
In Nicaragua si sono verificati molti episodi di violenza familiare nelle ultime settimane, ampiamente riportati dai media. Tra questi, il giovane Nahum Bravo è stato condannato alla massima pena per aver ucciso suo padre, la sorella e la matrigna per appropriarsi del denaro e delle proprietà del padre. Un altro omicidio è stato perpetrato nella regione di Waslala, dove un uomo è stato ucciso dal fratello e dal figlio di questo per impossessarsi di una fattoria.
(CE) (Agenzia Fides, 30/06/2015)
AMERICA/PANAMA - Per il Card. Lacunza “non c'è corrotto senza corruttore”, ma dobbiamo credere nella giustizia
Panama (Agenzia Fides) – "Ha paura": così il Card. José Luis Lacunza ha definito la reazione della gente ai casi di corruzione che stanno venendo alla luce sempre più numerosi nel paese latinoamericano. Il Cardinale, Vescovo della diocesi di David, è intervenuto il 28 giugno ad un programma televisivo molto popolare a Panama, "Cara a Cara", dove ha parlato della difficile situazione che sta vivendo il paese, definendola "grave".
"Ho paura delle vendette, ma credo nella giustizia - ha sottolineato il Cardinale - perché si stanno già cominciando a raccogliere elementi per perseguire i responsabili… Ricordiamoci bene: non c'è corrotto senza corruttore, è chiaro, ma è difficile. Se prendiamo i corrotti ed i corruttori vengono lasciati liberi, allora la situazione continuerà".
Secondo i dati raccolti dalla stampa locale, gli scandali di corruzione del precedente governo hanno sorpreso i panamensi. Tutto è iniziato nel novembre 2014, con l'arresto dell'ex direttore del Programma di Assistenza nazionale (PAN), Rafael Guardia Jaen. Da allora sono stati sequestrati immobili, conti bancari, yacht, altri beni e circa 140 milioni di dollari. Poco più della metà dei ministri del governo di Ricardo Martinelli sono stati indagati e tre ex ministri sono in carcere.
(CE) (Agenzia Fides, 30/06/2015)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...