
Già delegato della Custodia in Italia, il francescano succede a padre Francesco Patton nominato nel 2016 e riconfermato nel 2022. “Il servizio che l’Ordine e la ...
Filippesi 1,4 ... e sempre, in ogni mia preghiera per tutti voi, prego con gioia...
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Un'iniziativa per salvaguardare come meta mondiale di turismo e pellegrinaggio, sulle sponde del fiume Giordano, il luogo in cui Giovanni Battista battezzò ... (clicca per leggere l'articolo)
Irraggiungibile da 1967, il luogo di culto sorge lungo la riva del fiume Giordano dove Gesù ricevette il battesimo e nei prossimi mesi sarà accessibile ai ...
Le notizie del giorno 15/11/2020 No ai cristiani misurati, a quanti si limitano ad osservare le regole senza rischiare nel servizio agli altri. Lo afferma Papa Francesco nell'omelia alla Messa celebrata stamattina nella Basilica Vaticana in occasione della IV Giornata mondiale dei poveri. Un centinaio le persone presenti in ... Nella IV Giornata mondiale dei poveri Francesco, al termine della preghiera dell'Angelus, rivolge il suo sguardo a quanti, specie i più bisognosi, sono vittime ... Fiamme domate solo dopo un'ora nel pomeriggio del 14 novembre e il reparto della terapia intensiva della struttura di Piatra Neamt, nel nordest della Romania, ... SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO L'arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra, è stato trasportato questa sera al policlinico Agostino Gemelli A Mestre, il 91 enne don Armando Trevisiol, dopo aver creato sette Centri “don Vecchi”, con 510 appartamenti per anziani bisognosi e un “polo solidale” con ... Razzi sulla capitale dell'Eritrea. Si amplia il conflitto in corso nella vicina Etiopia dove dal 4 novembre si fronteggiano le forze del governo federale e il ... Irraggiungibile da 1967, il luogo di culto sorge lungo la riva del fiume Giordano dove Gesù ricevette il battesimo e nei prossimi mesi sarà accessibile ai ... Monsignor López Romero scrive una lettera ai fedeli del Marocco invitando a non scoraggiarsi davanti alle difficoltà e a partecipare ad "un ritiro" on line per ... "Esistiamo solo attraverso le relazioni: con Dio creatore, con i fratelli e le sorelle in quanto membri di una famiglia comune, e con tutte le creature che ... |
Gerusalemme (Agenzia Fides) – Anche oggi, martedì 27 febbraio, il portone della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme è rimasto chiuso alle visite di pellegrini e turisti che visitano la Città Santa. Molti gruppi di fedeli – riferiscono fonti locali consultate dall'Agenzia Fides – fanno soste nello spiazzo davanti alla Basilica e recitano preghiere appoggiandosi anche alle mura esterne e al portone della Basilica. La “serrata” del Santo Sepolcro è stata decisa dai responsabili delle tre realtà ecclesiali – Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, Patriarcato armeno apostolico di Gerusalemme e Custodia francescana di Terrasanta – che condividono la gestione della Basilica, come misura di denuncia pubblica contro quella che considerano una “sistematica campagna contro le Chiese e la comunità cristiana in Terra Santa, in flagrante violazione dello 'Status Quo'”, messa in atto dalle autorità israeliane. Una campagna che a giudizio dei Capi delle Chiese di Gerusalemme ha raggiunto “livelli senza precedenti” con la richiesta della municipalità di Gerusalemme di riscuotere tasse su beni ecclesiastici, disponendo anche il blocco dei conti correnti delle diverse realtà ecclesiali per spingerle a pagare gli arretrati. Nella giornata di lunedì 26 febbraio, anche Saeed Abu Ali, vice Segretario generale della Lega Araba per la Palestina e i territori arabi occupati, ha condannato l'imposizione di tasse su beni ecclesiastici disposta dalle autorità israeliane, bollandola come “una ennesima aggressione contro il popolo palestinese”, messa in atto per consolidare “l'occupazione della Città Santa”, e che ha anche l'effetto di svuotare gli accordi già firmati e le trattative ancora in corso tra Israele e Santa Sede. (GV) (Agenzia Fides 27/2/2018). |
Gerusalemme – Agenzia Fides) – Dopo la “serrata del Santo Sepolcro”, disposta domenica 25 febbraio dai capi delle Chiese che ne condividono la gestione per protestare contro la politica di “flagrante violazione dello Status Quo” attribuita alle autorità israeliane, è stata rinviata la discussione per far approvare dal Parlamento d'Israele un disegno di legge – sostenuto da un terzo dei parlamentari - che a determinate condizioni consentirebbe allo Stato ebraico di espropriare le proprietà ecclesiastiche sparse nel Paese. Sempre domenica 25 febbraio, le commissioni parlamentari incaricate avrebbero dovuto far avanzare l'iter parlamentare del progetto di legge che permetterebbe allo Stato di confiscare proprietà ecclesiastiche cedute in passato ai privati, e che in futuro potrebbero diventare oggetto di contese giudiziarie. Il progetto di legge – sostengono i suoi promotori – mira a proteggere gli israeliani che risiedono in case costruite su terre appartenenti alle Chiese, e in particolare al Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme. In molti casi, i contratti di affitto erano stati sottoscritti tra le istituzioni ecclesiastiche e il Fondo ebraico nazionale negli anni Cinquanta del secolo scorso, e garantivano agli affittuari la fruizione temporanea dei beni immobiliari per un periodo di 99 anni . Ma in tempi recenti recenti, per far fronte a debiti consistenti, il Patriarcato greco ortodosso avrebbe venduto parte del suo patrimonio a grandi gruppi immobiliari privati, che alla scadenza dei contratti d'affitto potrebbero non rinnovarli o imporre condizioni insostenibili per il loro prolungamento. Per questo il Parlamento israeliano vorrebbe garantirsi la possibilità di confiscare terre e beni immobiliari, sottraendoli a possibili contese proprietarie, soprattutto per tutelare gli interessi degli attuali affittuari. Il disegno di legge sulla confisca delle proprietà rappresenta solo un elemento di quella che Capi della Chiese di Gerusalemme presentano come una “campagna sistematica” di attacco alla presenza cristiana nella Città Santa messa in atto dalla attuale leadership israeliana. La mobilitazione delle realtà ecclesiali di Gerusalemme è scattata unanime anche davanti alle misure messe in atto dalla municipalità di Gerusalemme per imporre tasse su beni ecclesiastici e reclamare il pagamento di imposte fiscali finora non corrisposte. Tra le altre cose, i legali della municipalità hanno chiesto il congelamento dei conti bancari del Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme fino a quando non verrà saldato il conto di quasi nove milioni di dollari di presunte tasse inevase. Nir Barkat, sindaco di Gerusalemme, sostiene che le esenzioni fiscali garantite dallo Status Quo (il complesso di regole e consuetudini su cui si fonda fin dai tempi dell'Impero ottomano la coesistenza delle diverse comunità religiose nella Città Santa) non possono essere estese alle proprietà ecclesiastiche che non hanno come principale o esclusiva destinazione d'uso il culto divino. Issa Kassissieh, Ambasciatore dello Stato di Palestina presso la Santa Sede, in un messaggio inviato all'Agenzia Fides sottolinea che le autorità israeliane, congelando i conti bancari delle Chiese, hanno “superato la linea rossa”, e che l'attuale dirigenza israeliana ha messo in atto una vera e propria escalation per “porre fine alla presenza cristiana nella Città Santa di Gerusalemme”. Kassissieh fa appello alla Santa Sede e ai Paesi che si considerano custodi dei Luoghi Santi, affinchè si ponga fine alle illegalità politiche del governo israeliano”, e fa anche notare che la successione di recenti misure israeliane sulle proprietà ecclesiastiche di Gerusalemme ha preso forza dalla dichiarazione del Presidente USA Donald Trump del 6 dicembre 2017, che preannunciava il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d'Israele. (GV) (Agenzia Fides 26/2/2018). |
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