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martedì 5 luglio 2022

Acciaio da Capodistria a Porto Nogaro: nuova società Cosulich-Cattaruzza

Acciaio da Capodistria a Porto Nogaro: nuova società Cosulich-Cattaruzza


TRIESTE – Si chiama CC Transport ed è una joint venture tra Marlines (Fratelli Cosulich) e Ocean (famiglia Cattaruzza), la società nata qualche giorno fa per portare acciaio dal porto di Capodistria a Porto Nogaro.
Il traffico prevede una chiatta a settimana dallo scalo sloveno, con un carico di bramme d’acciaio per i laminatori dell’area industriale, rimasti orfani del traffico proveniente dal porto ucraino di Mariupol. Si tratta di una linea nuova, con navi di maggiori dimensioni rispetto a quelle utilizzate fino a qualche mese fa per far arrivare i semilavorati dalle acciaierie dell’Ucraina e Monfalcone.
«Una nuova idea» la definisce Augusto Cosulich, presidente e ad dell’omonimo Gruppo, da poco protagonista a Trieste anche con il nuovo traffico di Cosco al terminal container. Un’idea proprio per rifornire gli impianti che continuano comunque a ricevere bramme anche dal porto di Monfalcone, sempre limitato dai pescaggi, ma in attesa di iniziare l’escavo che potrebbe rivoluzionarne le prospettive.
Le chiatte da Capodistria sono un’alternativa all’allibo perché anche Porto Nogaro non ha la possibilità di ricevere navi con pescaggi importanti, sempre per il noto problema dei fondali. Partner dell’operazione anche la Dragon Maritime di Erich Cossutta, longa manus del Gruppo Cosulich nei Balcani. «Siamo entusiasti e onorati per la joint venture con questo grande Gruppo» commenta Michela Cattaruzza, ad di Ocean, sentita al telefono da AdriaPorts.

Da   https://www.adriaports.com/it/logistica/acciaio-capodistria-porto-nogaro-cosulich/

mercoledì 15 giugno 2022

nordesteconomia.gelocal.it: Porto Nogaro, a maggio crollo dei traffici del 51 per cento


UDINE. Situazione drammatica allo scalo portuale di Porto Nogaro di San Giorgio di Nogaro, per il consistente calo a maggio della movimentazione delle merci che ha fatto registrare -51%. Lo scalo nel 2021 aveva movimentato 1 milione e 300 mila tonnellate di merci delle quali il 50% erano bramme. Il trend negativo del porto commerciale friulano si è innescato con l'avvio del conflitto russo- ucraino, ed è legato soprattutto alla caduta del porto di Mariupol, porto dal quale partivano le navi della compagnia dei Fratelli Cosulich carichi di bramme (manufatti di ferro o acciaio) per i laminatoi della zona industriale dell'Aussa Corno di San Giorgio di Nogaro: quello delle Officine Tecnosider, quelli di Marcegaglia Plates e Marcegaglia Palini e Bertoli e della Trametal (del gruppo ucraino Metinvest), che sono riusciti a restare in produzione grazie all'approvvigionamento della materia prima in altri Paesi.

A spiegare la difficile situazione dello scalo friulano, è il presidente della storica impresa portuale Porto Nogaro (l'altra azienda che opera in banchina Magreth è la Midolini), 35 soci e 10 dipendenti, Emanuele Malisan, rimarcando come le percentuali dei traffici movimentati in questi ultimi tre mesi sono andate in calando, «a marzo abbiamo avuto un meno 16%; ad aprile un meno 41%; e un preoccupante maggio con meno 51%. Come si vede- spiega Malisan-, i dati sono allarmanti. Abbiamo registrato un dimezzamento della movimentazione in questi ultimi due mesi rispetto all’anno precedente a causa della guerra In Ucraina. Le due acciaierie di Mariupol sono semi distrutte e nessuno sa quale sarà il loro futuro. In questa situazione di forte criticità siamo dovuti ricorrere agli ammortizzatori sociali e dopo due anni di pandemia, in cui abbiamo fatto notevoli sforzi per garantire le operazioni portuali, ci rattrista molto questa situazione che stiamo vivendo e che ha colpito il cuore del nostro business».

Il presidente Malisan sottolinea che «d’ora in avanti l’approvvigionamento per i laminatoi di San Giorgio di Nogaro potrà avvenire solo attraverso nuove fonti diversificate da altri Paesi: Cina, India, Indonesia, Vietnam, Brasile. Oltre a essere un’attività difficile da organizzare - afferma-, ricordo che per queste tratte verranno utilizzate navi con stazze molto più grandi e che non potranno raggiungere il nostro porto a causa del pescaggio limitato di 5,50 metri (da anni si attendono i promessi 7.50 metri di pescaggio per permettere l'accesso a navi da 10- 13 mila tonnellate di stazza che ridurrebbero anche i costi di trasporto). Queste navi verranno scaricate completamente al porto di Monfalcone. La nostra speranza è che dallo scalo monfalconese si possa riuscire a trasferire a Porto Nogaro quantitativi importanti mediante le chiatte (trasportano attorno alle 5 tonnellate). Ma ci vorrà ancora del tempo, e con i nostri partner siamo al lavoro per riprenderci almeno una parte di quello che questa stupida guerra ci ha tolto» .

Il porto occupa circa 450 addetti tra imprese portuali, pilota, ormeggiatori, dogana, Capitaneria di Porto, case di spedizione e agenzie marittime, con un indotto di circa 900 addetti, ed è la più grande azienda della zona industriale dell'Aussa Corno.

giovedì 7 aprile 2022

Arrivata nel porto di Monfalcone la prima nave con un carico dal Brasile

 

Ucraina chiusa, ecco le nuove rotte dell'acciaio

Arrivata nel porto di Monfalcone la prima nave con un carico dal Brasile, ma la catena logistica è ancora tutta da consolidare

di Federico Piazza*

Monfalcone - L’interazione tra i due più grandi poli portuali italiani, Genova e Trieste, sì è ulteriormente acuita nella attuale contingenza bellica. Perchè le logiche delle sanzioni e delle rispettive compliances sono modificate, inclusi i livelli doganali e l’accessibilità dei vari livelli della supply chain. Emblematico che due Gruppi fortemente genovesi nella governance, siano al centro di una crisi storica di fornitura per le aziende italiane: la Metinvest ucraina, che fornisce oltre il 70% delle bramme d’acciaio per i laminatoi italiani, e il Gruppo Fratelli Cosulich che con un milione di contenitori e le navi siderurgiche da Mariupol è leader nel settore. Infatti i porti del Friuli Venezia Giulia sono tra i più colpiti in Italia dallo stravolgimento logistico conseguente l’interruzione dell’import di materie prime e semilavorati in acciaio dall’Ucraina. Con implicazioni importanti anche per due operatori primari liguri che nel Triveneto hanno una rilevante attività: il gruppo della logistica Fratelli Cosulich e Metinvest Europe, che dalla sede genovese gestisce il mercato europeo del principale gruppo minerario e siderurgico ucraino.

lunedì 14 marzo 2022

Agenzia Fides 14 marzo2022

 

VATICANO - Papa Francesco: “In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!”
 
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Fratelli e sorelle, abbiamo appena pregato la Vergine Maria. Questa settimana la città che ne porta il nome, Mariupol, è diventata una città martire della guerra straziante che sta devastando l’Ucraina. Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri. Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!
Vorrei ancora una volta esortare all’accoglienza dei tanti rifugiati, nei quali è presente Cristo, e ringraziare per la grande rete di solidarietà che si è formata. Chiedo a tutte le comunità diocesane e religiose di aumentare i momenti di preghiera per la pace. Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome. Ora preghiamo in silenzio per chi soffre e perché Dio converta i cuori a una ferma volontà di pace”. (Papa Francesco, Angelus, 13 marzo 2022)
(SL) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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EUROPA/SPAGNA - Da Pamplona e Madrid partono camion di aiuti per l’Ucraina
 
Madrid (Agenzia Fides) - Insieme alla Ong “Olvidados”, l’associazione “Acoger y Compartir”, sta collaborando per portare diversi camion al confine rumeno-ucraino con il materiale ricevuto da vari comuni e piccole Ong che non hanno i mezzi per trasportare ciò che hanno raccolto, spiega il redentorista Jose Miguel de Haro, CSsR.
La settimana scorsa diversi camion sono partiti da Pamplona e Madrid. Al confine con la Romania c’è un grande magazzino dove scaricano gli aiuti, per la distribuzione ci sono ucraini che lo portano alle diverse destinazioni. Uno dei punti di distribuzione è una comunità redentorista situata in Ucraina vicino al confine. Da Madrid, giovedì 10 marzo, due rimorchi sono stati caricati con cibo, forniture mediche, medicinali, prodotti per l’igiene, coperte, forniture di emergenza, ecc. La società SESE di Saragozza effettua il trasporto a un prezzo accessibile.
Per questa settimana è già stato raccolto materiale per altri due camion, che stanno decidendo il giorno della partenza. Non vogliamo restare solo alle parole, ma condividere con chi ha un grande bisogno. Siamo lieti di sapere che le Comunità Autonome stanno già programmando l’accoglienza dei rifugiati.
(SL) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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AFRICA/CONGO RD - Allarme per centinaia di sfollati interni nell’altopiano di Ruzizi
 
Kinshasa (Agenzia Fides) – Sono diverse centinaia gli sfollati interni bisognosi di tutto nell’altopiano di Ruzizi, nel Sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, secondo quanto comunicato all’Agenzia Fides da ACMEJ, un’associazione della società civile locale.
Nei siti d’accoglienza di Bulaga e Langala, negli altipiani medi, nel gruppo di Lemera, vi sono più di 400 famiglie in sofferenza, mentre nelle strutture di Katogota-centre e Kamonyi, nella piana di Ruzizi, nel raggruppamento Itara-Luvungi, 149 famiglie sono state recensite dalla ONG NRC (Norwegian Refugee Council) prima del secondo afflusso; altre 200 famiglie sono state recensite da AVSI.
Gli sfollati interni, accolti in strutture provvisorie nei pressi di villaggi i cui abitanti sono già in difficoltà, abbisognano di assistenza umanitaria in cibo, generi di prima necessità, medicine e tende.
Il ritorno nei loro villaggi di origine è molto difficile, perché gli scontri militari continuano, con gravi violazioni dei diritti umani: incendi di case, uccisioni di civili, saccheggio di beni, minacce di morte contro leader locali e difensori dei diritti umani.
“Gli sfollati continuano a sperare nei governi nazionali e provinciali e negli operatori umanitari internazionali che lavorano nel Sud Kivu perché accorrano in loro aiuto, soprattutto perché nella pianura di Ruzizi non è stato possibile effettuare il raccolto” afferma ACMEJ, che lancia un appello sia alle organizzazioni umanitarie sia alle forze di sicurezza perché proteggano la popolazione dalle violenze dei diversi gruppi armati che imperversano nell’area.
(L.M.) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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AFRICA/ZAMBIA - I Vescovi esortano le diocesi affinché il paese garantisca sicurezza e tutela dei minori e delle persone vulnerabili
 
Lusaka (Agenzia Fides) – “Tutte le diocesi cattoliche del Paese dovrebbero assicurarsi che i bambini comprendano il percorso del processo sinodale per poter assicurare loro una partecipazione significativa” ha affermato Fidelis Hamweemba, responsabile per la tutela dei minori della Conferenza dei Vescovi dello Zambia (ZCCB), in suo appello in merito al coinvolgimento dei bambini nel processo sinodale in corso.
“E’ importante che la collettività si concentri sulla creazione di strutture efficienti per la tutela dell'infanzia nelle nostre diocesi cattoliche” ha ribadito p. Francis Mukosa, Segretario generale della ZCCB, che ha esortato tutti a collaborare con il governo per garantire che lo Zambia sia sicuro per i bambini e per le persone vulnerabili.
P. Mukosa si è espresso a nome dei Vescovi in occasione della chiusura di un seminario di 4 giorni sulla salvaguardia dei minori, rivolto ai responsabili diocesani della protezione dei bambini.
La Conferenza episcopale dello Zambia (ZCCB) ha ribadito l'impegno a salvaguardare i diritti dei bambini e degli adulti vulnerabili attraverso la politica lanciata nel 2017 (vedi Agenzia Fides 7/10/2021) e ha incoraggiato un percorso legale statale efficace nell'affrontare i diritti umani.
(AP) (14/3/2022 Agenzia Fides)
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ASIA/IRAQ - Razzi iraniani contro base USA a Erbil. Il Patriarcato caldeo: lo stallo nella formazione del governo mette a rischio il Paese
 
Erbil (Agenzia Fides) - Il Patriarcato caldeo deplora il lancio di missili che domenica 13 marzo ha sparso terrore tra la popolazione di Erbil, e alla luce del grave episodio richiama le forze politiche a superare lo stallo e i veti incrociati che in Iraq impediscono da mesi la formazione di un nuovo governo, indebolendo il Paese e esponendolo a operazioni destabilizzanti promosse da forze esterne. Le preoccupazioni del Patriarcato caldeo sull’attuale, incerta fase politica attraversata dall’Iraq, sono state espresse in un comunicato firmato dal Patriarca Louis Raphael Sako, e diffuso dai canali ufficiali del Patriarcato caldeo dopo il lancio di missili caduti sulla capitale della Regione autonoma del Kurdistan iracheno.
All’una del mattino di domenica 13 marzo, 12 missili balistici Fatih – 110, di fabbricazione iraniana, sono stati lanciati contro la base USA localizzata presso l’aeroporto di Erbil. Nelle vicinanze dell’area colpita si trova anche l’edificio di recente costruzione che ospita il Consolato USA nel Kurdistan iracheno. Il lancio di missili – come ha confermato ai media anche Omid Khoshnaw, attuale governatore di Erbil – non ha provocato vittime o feriti, ma soltanto danni materiali. Anche La sede della TV locale Kurdistan24 è stata danneggiata. L’attacco missilistico è stato rivendicato dal Corpo delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Nel messaggio di rivendicazione, i Pasdaran hanno fatto riferimento alla presenza di una “delegazione militare israeliana segreta” presso la base Usa colpita. Dopo la rivendicazione, le autorità di Baghdad hanno convocato l’Ambasciatore iraniano per esprimere la loro formale protesta in merito all’attacco, mentre due tra più rilevanti Partiti iracheni, l’alleanza elettorale “Saeroun” (che fa capo al leader sciita Muqtada al Sadr) e il partito Democratico del Kurdistan, hanno chiesto la formazione di una commissione d’inchiesta per confermare o smentire la presunta presenza di squadre israeliane a Erbil.
Anche l’attacco di Erbil conferma a suo modo la ormai cronica debolezza politico-istituzionale del Paese dei due Fiumi, sempre permeabile ad azioni terroristiche o incursioni organizzate o compiute in territorio iracheno da apparati militari e d’intelligence legati a forze straniere. Davanti a tale situazione, il Patriarcato caldeo ribadisce che i problemi del Paese possono essere affrontati solo attraverso il dialogo tra le forse politiche e sociali, “per garantire un futuro migliore per tutti, e non attraverso armi distruttive”. Nelle attuali circostanze critiche, il Patriarcato caldeo esorta tutti gli iracheni a “stringere i ranghi e unire le forze per giungere alla formazione di un governo nazionale in grado di assumersi tutte le sue responsabilità, al fine di preservare la sicurezza del Paese da qualsiasi ricaduta negativa, soprattutto ora che le relazioni dell'Iraq con molti Paesi, in particolare i Paesi confinanti, hanno iniziato a migliorare e c'è speranza che nuovi passi possano essere fatti in questa direzione”.
In Iraq, la spartizione su base etnico-confessionale delle cariche istituzionali prevede che il Capo dello Stato sia scelto tra i rappresentanti politici curdi, mentre il Presidente del Parlamento deve essere un sunnita e il Premier deve essere sciita. Le elezioni parlamentari tenutesi il 10 ottobre 2021 hanno visto una netta affermazione della alleanza elettorale guidata dal leader sciita Muqtada al Sadr, che in Parlamento ora occupa 73 dei 329 seggi disponibili. Dalle elezioni è uscito invece ridimensionato il peso parlamentare dei Partiti sciiti filo-iraniani, che hanno duramente contestato i risultati. Finora non è stato possibile procedere alla formazione di un nuovo governo, né all’elezione di un nuovo Presidente.
(GV) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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AMERICA/CILE - Il Card. Aós: “Non dobbiamo aspettarci tutto da chi ci governa”, ognuno sia parte attiva nel soccorrere la società ferita
 
Santiago (Agenzia Fides) – “Affrontiamo ogni giorno la scelta di essere buoni samaritani o viaggiatori indifferenti, che passano a lato. Ogni giorno ci viene offerta una nuova opportunità, una nuova tappa. Non dobbiamo aspettarci tutto da chi ci governa, sarebbe infantile. Godiamo di uno spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni. Cerchiamo di essere parte attiva nella riabilitazione e nel soccorso della nostra società ferita". E’ un passo dell’omelia del Presidente della Conferenza episcopale del Cile, il Cardinale Celestino Aós, Arcivescovo di Santiago, durante il tradizione incontro di preghiera a carattere ecumenico e interreligioso, che si è svolto sabato 12 marzo, nella Cattedrale di Santiago, all’indomani dell’insediamento ufficiale del nuovo Presidente, Gabriel Boric (vedi Fides 11/03/2022). Oltre allo stesso Presidente, erano presenti le principali autorità del paese, i rappresentanti di
diverse confessioni religiose e i membri del Comitato Permanente della Conferenza Episcopale.
Assicurando la preghiera per il Presidente e per le Autorità, perché Dio illumini le loro menti “in modo che sappiano cosa è bene e cosa è male, cosa è giusto e cosa è ingiusto”, nell’omelia il Cardinale ha detto: "Vogliamo e cerchiamo un Cile in cui viviamo tutti insieme rispettandoci l'un l'altro, ascoltandoci a vicenda, dialogando, collaborando, prendendoci cura dei più poveri e trattando responsabilmente la natura". Quindi il Cardinale Arcivescovo di Santiago ha chiesto a quanti assumono delle responsabilità in ambito politico, a promuovere la fraternità e, allo stesso tempo, un'organizzazione sociale più efficiente, in quanto "i politici sono chiamati a preoccuparsi della fragilità, della fragilità dei popoli e delle persone”.
Sulle sfide che il Cile deve affrontare oggi, il Cardinale ha sottolineato che "Dio ha creato tutti gli esseri umani a Sua immagine e somiglianza. Siamo di Dio e non apparteniamo allo Stato. Dio ci ha dato diritti che lo Stato deve riconoscere e rispettare. Uomini e donne uguali in diritti, doveri e dignità; Dio ci ha chiamati e ci chiama oggi a convivere come fratelli tra noi". Quindi si è soffermato sulle difficoltà vissute dal paese negli ultimi anni, a causa della pandemia, della violenza politica e sociale, degli attacchi nella zona dell’Araucanía e della criminalità, "ci fa male, ci preoccupa. Seminare violenza non è vita ma morte, non è progresso ma regressione".
Superare le conseguenze di queste situazioni non è solo compito di coloro che esercitano responsabilità pubbliche, ma di tutti i cileni, ha sottolineato l'Arcivescovo di Santiago, citando le misure sanitarie per contenere la pandemia: "Siamo qui a rinnovare la nostra convinzione che non possiamo aspettarci tutto dai governanti, ma che ognuno di noi è responsabile del bene di tutti”.
Un appello particolare è stato lanciato infine dal Cardinale per la pace, minacciata oggi in tutto il mondo: "Il Cile ha bisogno di noi come artigiani di pace, come esempi di dialogo, pronti a generare processi di guarigione e ricongiungimento con ingegno e audacia”.
(SL) (Agenzia Fides 14/3/2022)
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AMERICA/NICARAGUA - Il Nunzio apostolico lascia il paese, “sorpresa e rammarico”
 
Città del Vaticano – La Sala stampa della Santa Sede ha pubblicato il 12 marzo il comunicato che segue: “La Santa Sede ha ricevuto con grande sorpresa e rammarico la comunicazione che il Governo del Nicaragua ha deciso di ritirare il gradimento (agrément) a S.E. Mons. Waldemar Stanislaw Sommertag, Nunzio Apostolico a Managua dal 2018, imponendogli di lasciare immediatamente il Paese dopo la notifica del provvedimento. Tale misura appare incomprensibile perché nel corso della sua missione S.E. Mons. Sommertag ha lavorato con profonda dedizione per il bene della Chiesa e del popolo nicaraguense, specialmente delle persone più vulnerabili, cercando sempre di favorire i buoni rapporti tra la Sede Apostolica e le Autorità del Nicaragua. Va ricordata, in particolare, la sua partecipazione come testimone e accompagnatore del Tavolo di Dialogo Nazionale tra il Governo e l’Opposizione politica, in vista della riconciliazione del Paese e della liberazione dei detenuti politici. Mentre è convinta che tale grave e ingiustificata misura unilaterale non rispecchia i sentimenti del popolo del Nicaragua, profondamente cristiano, la Santa Sede desidera riaffermare la sua piena fiducia nel Rappresentante Pontificio”.
La Conferenza Episcopale del Nicaragua, in una nota del 9 marzo, aveva reso noto di essere stata informata dall’incaricato di affari ad interim della Nunziatura, che Mons. Waldemar Stanislaw Sommertag aveva lasciato il Nicaragua per Roma il 6 marzo. “Come Conferenza Episcopale del Nicaragua ribadiamo la nostra adesione e vicinanza a Papa Francesco, come anche ringraziamo il Signor Nunzio Mons. Waldemar, che ci ha sempre accompagnato nel nostro lavoro pastorale, rendendo presente il Magistero e la persona del Papa” hanno affermato i Vescovi. Riguardo all’accreditamento del Nunzio presso il Governo, la nota evidenzia che “si tratta di esclusiva competenza bilaterale della Santa Sede e del Governo del Nicaragua” per cui rispettando le competenze, la Conferenza episcopale “si astiene dal pronunciarsi su questo tema”. Infine i Vescovi si affidando all’intercessione della Vergine di Fatima, che sarà pellegrina di pace nell’arcidiocesi di Managua nel prossimo mese di maggio.
(SL) (Agenzia Fides 14/3/2022)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo 24 novembre 2024

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