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martedì 21 gennaio 2020

Agenzia Fides 21 gennaio 2020

AFRICA/NIGERIA - Liberato uno dei quattro seminaristi rapiti
 
Abuja (Agenzia Fides) - “Siamo felici di apprendere che uno dei seminaristi rapiti è stato rilasciato, lungo l' autostrada Kaduna-Abuja. Preghiamo che Dio tocchi i cuori dei rapitori e rilasci i rimanenti tre”. Così un sacerdote dell’Arcidiocesi di Kaduna, al termine di un incontro di preghiera per i quattro seminaristi rapiti la sera dell’8 gennaio nel Seminario Maggiore “Buon Pastore di Kakau lungo l'autostrada Kaduna-Abuja (vedi Fides 13/1/2020), ha annunciato la liberazione di uno dei seminaristi sequestrati.
L’insicurezza nello Stato di Kaduna ha raggiunto livelli tali che Sua Ecc. Mons. Matthew Man-oso Ndagoso, Arcivescovo di Kaduna, in Nigeria, aveva denunciato “Siamo sotto assedio” ricordando che quello dei seminaristi è il terzo rapimento di personale ecclesiastico avvenuto nella sua diocesi (vedi Fides 20/1/2020).
La settimana scorsa 10 comunità nelle aree governative locali di Chikun e Brinin Gwari sono state assalite da banditi, che hanno ucciso almeno 35 persone e ne hanno rapite altre 58 a scopo di estorsione. (L.M.) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - “Le elezioni di ottobre siano trasparenti, credibili e pacifiche” auspicano i Vescovi
 
Korhogo (Agenzia Fides) - “Alla luce di questa situazione, la prima condizione da osservare nella preparazione delle elezioni deve essere la riconciliazione; la seconda condizione è quella della concertazione e del consenso al fine di tenere conto dei requisiti e delle aspirazioni legittime di tutti gli attori socio-politici e dei saggi consigli della comunità internazionale, infine la terza condizione è l'istituzione e il consolidamento dello Stato di diritto”: lo affermano i Vescovi della Costa d’Avorio nella dichiarazione pubblicata al termine della 114a Assemblea plenaria, tenutasi dal 13 al 19 gennaio presso il centro di spiritualità Notre Dame du Rosaire de Latha, a Korhogo, nel nord del Paese.
I Vescovi hanno espresso la loro preoccupazione per la situazione sociopolitica nella quale vive la Costa d’Avorio a pochi mesi dalle elezioni presidenziali di ottobre, e lanciano un appello urgente alla classe politica perché sia al servizio dell’interesse della nazione.
"Noi Arcivescovi e Vescovi cattolici della Costa d'Avorio, preoccupati per la situazione sociopolitica alla vigilia delle elezioni generali nel nostro paese, vi inviamo questo messaggio come un logico seguito a quello consegnato ad Agboville, nel giugno 2019, intitolato ' 'Evitiamo un'altra guerra' '”.
"Alla fine della crisi post-elettorale del 2010, le autorità statali si erano prefissate le priorità della riconciliazione e si erano impegnate a ricucire il tessuto sociale lacerato dalle divisioni. Questo grande progetto aveva suscitato un’immensa speranza con la successiva istituzione di due istituzioni: la Commissione Dialogo e Riconciliazione (CDVR) e la Commissione Nazionale per la Riconciliazione e il Risarcimento delle Vittime (CONARIV). Sfortunatamente, i risultati del loro lavoro non hanno avuto alcun seguito” osservano i Vescovi.
Secondo la Conferenza Episcopale, la riconciliazione deve avvenire prima del voto di ottobre: "Dobbiamo concordare sul fatto che le prossime elezioni devono essere trasparenti, credibili e pacifiche in modo che tutti accettino i risultati che emergeranno come espressione della volontà della maggioranza degli ivoriani. "
"La questione dell'indipendenza delle strutture che devono organizzare il voto, come la CEI (la Commissione Elettorale Indipendente), sta ancora dividendo e cristallizzando le tensioni", affermano i Vescovi che auspicano che sia garantita la totale indipendenza di questo organo fondamentale per la correttezza del voto.
I Vescovi hanno infine annunciato la pubblicazione a breve di una lettera pastorale dal titolo "La Chiesa in Costa d'Avorio, al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. (S.S.) (L.M.) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AFRICA/TOGO - E’ necessaria una riforma del sistema sanitario contro il traffico di falsi medicinali
 
Lomè (Agenzia Fides) – Nel corso del vertice sulla lotta contro il traffico di medicinali falsi è emersa la necessità di una seria riforma del sistema sanitario. Come appreso dall’Agenzia Fides, dal summit concluso di recente a Lomé, sono emerse due priorità: l'istituzione di strutture adeguate e l'adozione di leggi per arginare il fenomeno e bloccare le diverse forme di traffico. E’ risultata urgente la firma di un accordo tra le parti interessate per definire un quadro giuridico e imporre sanzioni penali.
“Il diritto alla salute è fondamentale per tutti. Nel nostro continente, il traffico di farmaci contraffatti è una vera tragedia, un flagello criminale che dobbiamo denunciare e contro il quale dobbiamo intervenire”, dice all’Agenzia Fides p. Donald Zagore, teologo della Società per le Missioni Africane. “I medicinali falsi stanno uccidendo gli africani e in particolare i più poveri. Per superare seriamente questo fenomeno – insiste il missionario - bisogna che i nostri responsabili politici prendano consapevolezza della gravità dello stesso e creino sistemi sanitari che soddisfino efficacemente le esigenze delle popolazioni. Il traffico di medicinali falsi è solo il lato nascosto di un problema più grande che è la precarietà del sistema sanitario africano.”
“In Africa, - conclude Zagore - è difficile per i poveri ricevere una assistenza sanitaria adeguata perché i nostri sistemi stanno fallendo. I ricchi fanno ricorso agli ospedali europei, i poveri vengono curati per strada. Ed è purtroppo nella strada che fiorisce il traffico di medicine false. Possiamo organizzare conferenze sull’argomento, ma se non affrontiamo l'essenza del problema esse rimarranno sempre improduttive.”
(DZ/AP) (21/1/2020 Agenzia Fides)
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ASIA/TAJIKISTAN - Il cammino della piccola comunità cattolica nel nuovo anno
 
Dushambe (Agenzia Fides) - Sono attualmente un centinaio, distribuiti tra le due parrocchie di Dushambe e di Qurǧonteppa, i fedeli che formano la comunità cattolica del Tajikistan, “i più assidui sono circa 70 nella capitale e 30 nell’altra città”. Lo racconta all’Agenzia Fides il sacerdote dell'Istituto del Verbo Incarnato, padre Pedro Ramiro López, responsabile della Missio sui iuris del Tajikistan dal 2013. Il missionario, attivo e presente nello stato dell'Asia centrale sin dal 2004, traccia all’Agenzia Fides un quadro incoraggiante, pur nella esiguità di una presenza, quella cattolica, per cui davvero si può usare l’espressione evangelica di Gesù “piccolo gregge”.
Infatti, nota p. Ramiro López, il numero dei partecipanti alla Santa Messa aumenta, come avvenuto durante le recenti celebrazioni natalizie: “La piccola comunità dei battezzati del Tajikistan ha festeggiato il Natale e le solennità dei giorni successivi, come la Gran Madre di Dio e l’Epifania, vivendo insieme le messe più importanti: il 24 dicembre c’è stata la celebrazione in russo a Dushambe, mentre il giorno successivo siamo stati a Qurǧonteppa dove abbiamo celebrato l’Eucarestia in inglese. Inoltre, nella nostra zona, vive un nutrito gruppo di lavoratori italiani, per questo abbiamo celebrato anche una messa nella loro lingua”.
A livello pastorale, la Chiesa si sta occupando di curare la preparazione di 25 bambini del catechismo: “I piccoli hanno vissuto il periodo di Avvento con grande intensità, scrivendo i loro buoni propositi per poi deporli davanti al presepe. Alla fine di questo percorso, il 5 gennaio, hanno realizzato un concerto di Natale dedicato a Gesù Bambino”.
Uno dei rami dall’opera pastorale che la comunità cattolica porta avanti è quello relativo alle attività caritative. Spiega p. López: “Vanno avanti tramite la Caritas, che ha avuto modo di realizzare di recente un piccolo progetto dedicato ad una quarantina di bambini disabili, accompagnandoli nel loro percorso di crescita, con dei volontari che donano loro tempo, sorriso, accoglienza, e anche piccoli regali”. Tutto questo, conclude il missionario, dona “nuova speranza nell’anno 2020, che affidiamo alle mani sapienti del Signore”.
La Missio sui iuris in Tajikistan è stata eretta da Giovanni Paolo II nel 1997: si trattò di una rinascita dopo le campagne antireligiose del dominio sovietico. Attualmente, i cattolici del Tajikistan sono assistiti da 3 sacerdoti argentini dell’Istituto del Verbo Incarnato, 4 suore Missionarie della Carità e 3 religiose dell’Istituto Serve del Signore e della Vergine di Matarà. (LF) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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ASIA/SIRIA - Patriarcati siro-ortodosso e greco-ortodosso: nessuna certezza sulla sorte dei Vescovi di Aleppo scomparsi
 
Aleppo (Agenzia Fides) - Negli ultimi mesi sono state diffuse molte ricostruzioni e “dichiarazioni inquietanti” riguardo al destino dei due Arcivescovi di Aleppo – il greco ortodosso Boulos Yazigi e il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim – scomparsi senza lasciare traccia il 22 aprile 2013 nell’area compresa tra Aleppo e il confine tra Siria e Turchia. Ma al momento, i massimi esponenti delle Chiese a cui appartenevano i due Arcivescovi spariti non sono in grado di fornire elementi utili a confermare o smentire tali dichiarazioni. Lo riferisce un comunicato congiunto, diffuso lunedì 20 gennaio attraverso i social media, dal Patriarcato greco ortodosso e dal Patriarcato siro ortodosso. Nel comunicato, i due Patriarcati dichiarano di aver seguito con attenzione le dichiarazioni e le ricostruzioni diffuse attraverso i social media, e nel contempo, sottolineano che tali interventi e ricostruzioni si configurano come iniziative spontanee, “totalmente indipendenti dagli sforzi da noi compiuti nella ricerca dei nostri due arcivescovi scomparsi”.
I massimi responsabili dei due Patriarcati - guidati rispettivamente da Yohanna X Yazigi, Patriarca greco ortodosso di Antiochia, e da Mar Ignatios Aphrem II, Patriarca siro ortodosso di Antiochia – confermano la condivisa determinazione “a non lasciare nulla di intentato” per fare luce sulla sorte dei due Vescovi scomparsi, e in questo orizzonte riconoscono di non avere elementi utili a confermare o smentire la validità delle ricostruzioni e delle considerazioni sul possibile destino dei due ecclesiastici diffuse da fonti diverse negli ultimi mesi. “Mentre manifestiamo la nostra sincera gratitudine verso tutti gli individui e realtà preoccupati per la sorte dei nostri Arcivescovi, e soprattutto verso coloro che portano avanti iniziative per contribuire a far luce sul loro calvario, chiediamo a tutti di pregare per i due Arcivescovi e invitiamo tutti coloro che possono sostenere i nostri sforzi volti a risolvere questo caso umanitario a mettersi in contatto con le nostre Chiese attraverso i canali ufficiali predisposti a questo scopo”.
La dichiarazione congiunta del Patriarcati di Antiochia dei siro ortodossi e dei greco ortodossi si presenta come una misurata e non polemica presa di distanze anche nei confronti della recente inchiesta giornalistica realizzata da una squadra investigativa guidata da Mansur Salib, ricercatore siriano residente negli Usa, e diffusa attraverso la piattaforma digitale medium.com, nuovo social media collegato a Twitter. Secondo tale inchiesta, i due Arcivescovi sarebbero morti come martiri, uccisi nel dicembre 2016 dalla banda di miliziani che li teneva in ostaggio da anni. A uccidere i due Arcivescovi sarebbero stati i militanti di Nour al-Din al-Zenki, gruppo indipendente coinvolto nel conflitto siriano, finanziato e armato durante il conflitto sia dall’Arabia saudita che dagli USA. La ricostruzione pubblicata su medium.com, come già sottolineato dall’Agenzia Fides (vedi Fides 15/1/2020), riporta notizie già note, insieme a illazioni esposte senza riscontri oggettivi. (GV) (Agenzia Fides21/1/2020)

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AMERICA/BRASILE - Al via il Corso universitario in Missiologia, perché la Chiesa assuma sempre di più una coscienza missionaria
 
Brasilia (Agenzia Fides) – Si è aperto ieri, 20 gennaio, presso la sede della Facoltà di Teologia (Fateo) dell'arcidiocesi di Brasilia, il 1° Corso universitario in Missiologia promosso dal Centro Culturale Missionario (CCM) della Conferenza episcopale del Brasile (CNBB), in collaborazione con la Facoltà di Teologia, con il sostegno delle Pontificie Opere Missionarie (POM), della Conferenza dei Religiosi del Brasile (CRB) e della rete ecclesiale pan-amazzonica (REPAM).
Padre Antônio Niemiec, Segretario nazionale della Pontificia Unione Missionaria, Coordinatore del corso, spiega che l’iniziativa rientra nelle indicazioni del Programma missionario nazionale, delle Linee guida generali per l'azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile (DGAE 2019-2023), ed è frutto dell’esperienza vissuta per la preparazione e la celebrazione del Mese Missionario Straordinario dell'ottobre 2019.
L’obiettivo è di offrire ai partecipanti le basi che favoriscano la crescita della loro coscienza missionaria, attraverso lo studio, la ricerca e la riflessione, motivati dalla consapevolezza che “l'azione missionaria è il paradigma di ogni opera della Chiesa” (EG 15). Il corso prevede 360 ore di lezione, suddivise in tre moduli, da gennaio 2020 a marzo 2021, distribuite in aula e in ore di studio virtuali.
Secondo le informazioni diffuse dalla Conferenza episcopale, pervenute a Fides, i circa 50 partecipanti provengono dalle 18 regioni della CNBB, e sono sacerdoti, religiosi e religiose, consacrati e laici. Dopo la messa inaugurale, è seguita la prima lezione, che è stata tenuta dal Direttore generale della Fateo, il sacerdote nigeriano Godwin Nnaemeka Uchego, che ha approfondito il tema della missiologia come fondamento di tutte le scienze teologiche.
Il Sottosegretario generale aggiunto della CNBB, padre Dirceu de Oliveira Medeiros, presente per la celebrazione di apertura, ha affermato che il corso è una risposta all'insistente appello di Papa Francesco sulla Chiesa in uscita e sulle necessità di andare incontro alle periferie esistenziali: “Speriamo che i partecipanti al corso possano diventarne moltiplicatori nelle regioni della CNBB, aiutando a formare altre persone, perché la Chiesa assuma sempre più una coscienza missionaria”. (SL) (Agenzia Fides 21/1/2020)
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AMERICA/MESSICO - Violenza tra bande e gruppi armati: anche la Chiesa ne subisce le conseguenze
 
Celaya (Agenzia Fides) – Dopo i violenti fatti della settimana scorsa verificatisi a Celaya, dove un gruppo armato ha sparato colpi di arma da fuoco contro il bar "La Shula" e contro la chiesa della comunità di Pelavacas, il Vescovo della diocesi di Celaya (Guanajuato), Mons. José Benjamín Castillo Plascencia, ha parlato alla stampa locale per chiarire che "benché la Chiesa rispetti tutti, comprese le bande della zona, non possiamo stare apertamente contro nessuno perché ci uccidono, sappiamo che questi ultimi atti violenti sono opera del Cartel de Jalisco".
Mons. Castillo Plascencia ha commentato nella nota inviata a Fides: "Questi gruppi agiscono contro persone concrete, perché la loro guerra è questa, e non mancano anche le minace contro i sacerdoti e gli spari contro le nostre chiese". Poi ha aggiunto: "Non gli importa dei morti e dei feriti, fanno questo per seminare il terrore. Forse sarebbe il caso di consigliare alle autorità di agire con la prevenzione, non con la reazione”.
Il Vescovo ha aggiunto: "Purtroppo quando ci sono scontri tra bande, la gente ha paura di denunciare, molti sanno che ci sarà lo scontro, ma non lo possono denunciare, perché le bande hanno i loro ‘falchi’, quindi possono sapere chi ha denunciato".
Come in altri luoghi del Messico, la violenza fra le bande e i gruppi armati continua per il controllo del territorio, e anche la Chiesa paga le conseguenze di questa realtà vissuta da tutta la popolazione.
(CE) (Agenzia Fides, 21/01/2020)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...