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mercoledì 19 aprile 2023

Agenzia Fides Udienza del mercoledì e Sudan 19 aprile 2023

 

VATICANO - Papa Francesco: i martiri, testimoni grati di Cristo
 
Roma (Agenzia Fides) - Dopo la generazione degli Apostoli, i testimoni “per eccellenza” del Vangelo di Cristo sono sempre stati i martiri, coloro che hanno effuso il sangue per Cristo e hanno sperimentato nella loro carne anche il miracolo di perdonare “i propri aguzzini”. Perché i martiri non sono eroi “spuntati in un deserto” ma “frutti maturi e eccellenti della vita del Signore, che è la Chiesa”. E la Chiesa non ha mai fatto recriminazioni per i suoi martiri, e ha sempre guardato il martirio come “dono insigne e suprema prova di carità”. Con queste e altre espressioni eloquenti, Papa Francesco ha ricordato il vincolo intimo e indissolubile che unisce l’annuncio del Vangelo al martirio, esperienza che segna e accompagna sempre la vicenda della Chiesa nella Storia. Lo ha fatto oggi, mercoledì 12 aprile, durante l’Udienza generale, proseguendo il ciclo di catechesi dedicate alla passione per l’annuncio del Vangelo e allo zelo apostolico. Le schiere dei martiri di oggi sono più folte "nel nostro tempo che nei primi secoli", ha ripetuto ancora una volta il Papa, rendendo particolare omaggio alla memoria e ai nomi delle Suore Missionarie della Carità trucidate in Yemen negli ultimi anni (vedi Fides 4 e 5/3/2016).
La parola “martirio” – ha ricordato il Pontefice all’inizio della sua catechesi, davanti alla moltitudine assiepata in Piazza San Pietro – deriva dal greco martyria, che significa proprio testimonianza. Tuttavia, “ben presto nella Chiesa si è usata la parola martire per indicare chi dava testimonianza fino all’effusione del sangue.
Il cuore e la sorgente del martirio – ha proseguito il Vescovo di Roma, citando le prediche dedicate da Sant’Agostino al martire San Lorenzo, diacono romano – non è uno slancio di eroismo religioso, ma un “mistero d’amore”, un dinamismo tutto intessuto di “gratuità e gratitudine” per i doni di salvezza ricevuti gratuitamente da Cristo. E “il Concilio Vaticano II” ha rimarcato il Papa, citando la Costituzione dogmatica Lumen Gentium – “ci ricorda che «il martirio, col quale il discepolo è reso simile al suo maestro che liberamente accetta la morte per la salute del mondo, e col quale diventa simile a lui nella effusione del sangue, è stimato dalla Chiesa come dono insigne e suprema prova di carità»”
Tra i connotati che rendono il martirio cristiano imparagonabile a forme di eroismo e dedizione – ha rimarcato Papa Francesco nella sua catechesi – c’è il fatto che “i martiri, a imitazione di Gesù e con la sua grazia, fanno diventare la violenza di chi rifiuta l’annuncio una occasione suprema di amore, che arriva fino al perdono dei propri aguzzini”. I martiri – ha insistito il Papa – “perdonano sempre gli aguzzini. Stefano, il primo martire, morì pregando: ‘Signore, perdona loro, non sanno cosa fanno’. I martiri pregano per gli aguzzini”. E benchè “siano solo alcuni quelli a cui viene chiesto il martirio”, il miracolo del perdono offerto anche ai propri carnefici e la partecipazione dei martiri al mistero della Passione di Cristo ricordano a tutti “che ogni cristiano è chiamato alla testimonianza della vita, anche quando non arriva all’effusione del sangue, facendo di sé stesso un dono a Dio e ai fratelli, ad imitazione di Gesù”.
Nella parte conclusiva della sua catechesi, Papa Francesco ricordato a tutti la testimonianza martiriale resa dalle Suore Missionarie della Carità presenti in Yemen, dove “offrono assistenza ad anziani ammalati e a persone con disabilità. Alcune di loro hanno sofferto il martirio, ma le altre continuano, rischiano la vita ma vanno avanti. Accolgono tutti, di qualsiasi religione, perché la carità e la fraternità non hanno confini”. Nel luglio 1998 – ha ricordato il Vescovo di Roma - Suor Aletta, Suor Zelia e Suor Michael vennero “uccise da un fanatico”. Poi, nel marzo 2016, “Suor Anselm, Suor Marguerite, Suor Reginette e Suor Judith sono state uccise insieme ad alcuni laici che le aiutavano nell’opera della carità tra gli ultimi. (...) Tra questi laici uccisi” ha aggiunto Papa Francesco “oltre ai cristiani c’erano fedeli musulmani che lavoravano con le suore. Ci commuove vedere come la testimonianza del sangue possa accomunare persone di religioni diverse. Non si deve mai uccidere in nome di Dio, perché per Lui siamo tutti fratelli e sorelle. Ma insieme si può dare la vita per gli altri. Preghiamo dunque” ha concluso il Vescovo di Roma, utilizzando anche espressioni riprese dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinti “perché non ci stanchiamo di dare testimonianza al Vangelo anche in tempo di tribolazione. Tutti i santi e le sante martiri siano semi di pace e di riconciliazione tra i popoli per un mondo più umano e fraterno, nell’attesa che si manifesti in pienezza il Regno dei cieli, quando Dio sarà tutto in tutti”. (GV) (Agenzia Fides 19/4/2023).

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AFRICA/SUDAN -Strade deserte, attività commerciali chiuse, solo rumore di bombe
 
Khartoum (Agenzia Fides) – “Siamo tutti chiusi dentro casa e ci hanno raccomandato di non uscire. Arrivano pallottole e bombe da ogni parte. Ieri sera, martedì 18 aprile, dalle 18 era prevista una tregua fino alle 6 di questa mattina e invece non è stata rispettata. Ci sono stati bombardamenti anche tutta questa notte passata e stamattina. In questo momento ‘sembra’ che si siano calmati ma sappiamo che la cosa andrà per le lunghe e non finirà presto. I due generali non hanno intenzione di perdere il posto”. Sono parole appena giunte all’Agenzia Fides da fonti locali che per motivi di sicurezza hanno chiesto l’anonimato. Religiosi e religiose sono sparsi nelle varie comunità e, a seconda della vicinanza con il palazzo presidenziale assediato o con l’aeroporto, sono tutti in zone ad altissimo rischio.
“C’è solo da pregare, pregare tanto che arrivino ad un accordo. Preghiamo per questo popolo affinchè il Signore protegga questa gente che è quella che soffre più di tutti. Purtroppo non riusciamo ad aiutare nessuno e questo è il vero dramma. Soprattutto nelle periferie di Khartoum hanno fame e non possono acquistare nulla da mangiare. Tutte le attività commerciali sono chiuse. Per la strada non c’è nessuno, solo rumore di bombe.”
Il Paese è al suo quinto giorno di guerra civile e ciascuna delle parti, esercito federale (SAF) e Forze di intervento rapido (RSF), accusa l’altra di violazione della tregua prevista per dare la possibilità alla gente di rifornirsi di cibo e evacuare i feriti. Caccia ed elicotteri dell’esercito sorvolano la capitale e da terra rispondono le unità della contraerea. In una nota diffusa dalla stampa locale risulta che a Khartoum molti ospedali sono fuori uso a causa dei colpi di artiglieria subiti e delle sparatorie nelle vicinanze oppure dal loro utilizzo come sedi militari. Gli appelli del sindacato dei medici (Ccsd) sono caduti nel vuoto (vedi Agenzia Fides 18/4/2023). "Dei 59 ospedali di base nella capitale e negli Stati federali sudanesi adiacenti alle aree di conflitto, 39 sono ‘fuori servizio’: 9 perché sono stati bombardati e 16 dopo essere stati evacuati forzatamente" riporta il Ccsd aggiungendo che nella medesima zona di conflitto ci sono altri 20 ospedali che "rischiano di essere chiusi per mancanza di personale medico" e vari tipi di forniture tra cui quella di corrente elettrica.
La Croce Rossa Internazionale ha comunicato che “non è possibile fornire nessuna assistenza sanitaria, perché le scorte di medicinali sono finite e gli aeroporti sono tutti bloccati. La situazione è disperata”.
La situazione della popolazione è drammatica. Sono stati registrati assalti ai negozi da parte di uomini armati. Entrambe le parti belligeranti non sono interessate alla tregua e intendono risolvere militarmente lo scontro. I combattimenti avvengono all’interno delle abitazioni e il rischio è una guerriglia urbana di lunga durata.
(AP) (Agenzia Fides 19/4/2023)

venerdì 4 marzo 2022

Notizie da Konotop e dalla Polonia - Agenzia Fides 4 marzo 2022

 

EUROPA/UCRAINA - Accoglienza, compassione, preghiera: “Viviamo con lo spirito di Giobbe”
 
Konotop (Agenzia Fides) - “In mezzo alla sofferenza , al disagio, alla guerra,oi, frati francescani della Provincia di San Michele Arcangelo, continuiamo a servire le persone più povere e sofferenti della città La città di di Konotop con una popolazione di 80.000 abitanti e dei suoi dintorni”, dice in un messaggio inviato all’Agenzia Fides Fra Romualdo Zagurskyi OFM, frate minore nella città di Konotop, nell’Ucraina nordoccidentale.
“La nostra giornata – osserva - inizia non con la preghiera della Liturgia delle Ore ma con l’accoglienza delle persone a noi affidate nel rifugio nei sotterranei del convento. Poi, con dei volontari facciamo la fila per ore nelle farmacie per i medicinali, e nei negozi di alimentari per il pane, il latte, ricevendo decine di richieste di aiuto, con segnalazioni di possibili bombardamenti”.
“E’ un servizio di supporto e compassione – dice il frate - verso chi è nel bisogno. Nonostante la difficile situazione psicologica, le scarse capacità fisiche e quelle materiali, sentiamo la Provvidenza di Dio come mai prima d'ora”, soprattutto nella ricerca e distribuzione degli alimentari, prodotti per l'igiene, abbigliamento e medicinali, che hanno salvato delle vite. E’ un miracolo constatare che non è mai successo che fossimo senza nulla per aiutare le persone che si rivolgono a noi, anche i rifugiati”.
Nell’offrire anche sostegno e conforto spirituale “abbiamo iniziato a regalare alle persone oltre al cibo e medicine anche i rosari, e tutti li accettano con un amore e con una fede che ci ispira e commuove”.
Nelle difficoltà e negli sportante, anche esposti a rischi, “come fedeli della Parrocchia di Nostra Signora di Fatima sentiamo sempre la protezione speciale della Madonna. Poiché proprio a Fatima Maria ha chiesto di pregare per la Russia, ci sentiamo tutti responsabili della mancanza di questa preghiera nel mondo e ne raccogliamo i frutti amari. Sperimentiamo, invece, la cura speciale della Madre di Dio per la nostra città, perché quasi tutti i nostri parrocchiani sono coinvolti in vari modi nel servizio per gli altri: dar da mangiare ai poveri, ospitare chi non ha più casa, condividere il cibo, consolare coloro che sono in preda alla disperazione. Nessuno di noi si è disperato e personalmente lo ritengo una straordinaria protezione di Maria”.
Conclude il francescano: “Mentre la guerra è in corso, viviamo ripetendo le parole del personaggio biblico Giobbe (Gb 2,10) ‘Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?’ E speriamo che, proprio come a Giobbe, grande uomo giusto, il Signore ci dia ancora più grazie di quelle che già abbiamo ricevuto prima di questa guerra”.
“Vorrei aggiungere che noi di Konotop sentiamo il sostegno di persone in tutto il mondo e la loro preghiera. Sperimentiamo la gioia profonda e la solidarietà delle persone di buona volontà ed esprimo indicibile gratitudine a tutti coloro che pregano, digiunano, inviano aiuti in qualsiasi modo si preoccupa del destino dell'Ucraina”.
(PA) (Agenzia 4/3/2022)


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EUROPA/POLONIA - I Camilliani offrono un Seminario e una parrocchia a disposizione degli sfollati ucraini
 
Burakow (Agenzia Fides) – Anche il Camillian Disaster Service International (CADIS), in collaborazione con altre organizzazioni camilliane e non, si sta mobilitando per sostenere l’emergenza ucraina. Nello specifico la Provincia Camilliana in Polonia, sensibile alla situazione dei rifugiati di guerra, sta organizzando due importanti risposte di emergenza in previsione dell'afflusso di famiglie ucraine e non ucraine nelle città polacche.
Secondo la nota pervenuta all’Agenzia Fides, la Provincia prevede di riaprire il proprio seminario a Burakow (Lomianki) e di adattarlo come rifugio temporaneo per 50-55 famiglie. Oltre all'alloggio temporaneo le famiglie che sceglieranno di iniziare una nuova vita in Polonia saranno aiutate a trovare un nuovo appartamento, un nuovo lavoro e una vita indipendente. Fonti camilliane di CADIS riferiscono che a Tarnowskie Góry, nella storica parrocchia di San Camillo, si stanno organizzando attività di sostegno psicosociale per i bambini rifugiati che vengono accolti dalle famiglie della parrocchia.
“Il costo umano della violenza sta diventando più evidente ogni giorno che passa, i combattimenti continuano, le segnalazioni di vittime civili e di danni alle infrastrutture civili aumentano. Centinaia di migliaia di persone fuggono verso la parte occidentale del paese, c'è un disperato bisogno di cibo, acqua e riparo per integrare le sovraccariche capacità di risposta a livello locale”.
L'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) stima più di un milione di persone fuggite nei paesi vicini e più di 100 mila sfollate all'interno del paese, con temperature invernali sotto zero.
(AP) (Agenzia Fides 4/3/2022)

giovedì 3 marzo 2022

Vatican news 2 marzo 2022

 


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Vatican News

Le notizie del giorno

02/03/2022

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"Signore, ascolta la preghiera di coloro che soffrono e fuggono sotto il frastuono delle armi": è l'invocazione del Papa, nel giorno della preghiera e del digiuno per l'Ucraina, a conclusione dell’omelia della Messa delle Ceneri, letta dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin nella Basilica ... 

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All’udienza generale, nel giorno in cui comincia il cammino quaresimale, si eleva la supplica per l’Ucraina: chiediamo intensamente al Signore il dono della ... 

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All’udienza generale Francesco invita a guardare alla vecchiaia come una risorsa e a scoprire nei ritmi lenti degli anziani la bellezza della vita nelle diverse ... 

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Attraverso l’Elemosineria Apostolica, il Papa ha fatto recapitare materiale sanitario alla basilica di Santa Sofia a Roma, punto di riferimento della comunità ... 

Bambini di una favela di Rio de Janeiro
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Messaggio del Papa per l'inizio della tradizionale Campagna di Fraternità quaresimale, che prende il via in Brasile: il ruolo delle religioni vuole stimolare ... 

SANTA SEDE E CHIESA NEL MONDO

Una cerimonia ortodossa
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Riconciliazione, perdono, dialogo e la piena consapevolezza che non può esserci spazio per la violenza. Nell'appello per la pace di un gruppo di 233 chierici ... 

martedì 11 gennaio 2022

Agenzia Fides 11 Gennaio 2022

 

AFRICA - L’instabilità nel Sahel provoca un forte rialzo delle spese militari
 
Roma (Agenzia Fides) – Sono in rialzo le spese militari in Africa. Secondo l’ultimo rapporto del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) nel 2020 le spese per gli armamenti in Africa hanno superato i 43 miliardi di dollari, 5,1 per cento in più rispetto al 2019 e 11 per cento in più rispetto al 2011.
Le spese per la difesa hanno rappresentato una media dell'8,2% della spesa pubblica in tutta l'Africa nel 2020. La quota è considerevolmente più alta nei Paesi colpiti da conflitti come il Mali (18%) e il Burkina Faso (12%).
Ed è qui che si sono verificati gli aumenti più rapidi delle spese per la difesa. Secondo il SIPRI, tre dei cinque paesi africani in cui la spesa militare è in forte aumento negli ultimi dieci anni – Mali, in crescita del 339%, Niger (288%) e Burkina Faso (238%) – stanno combattendo le reti terroristiche nel Sahel, una regione estremamente povera che si estende dal Senegal al Sudan e all'Eritrea.
Le spese militari stanno indebolendo la capacità dei responsabili politici locali di effettuare investimenti pubblici in infrastrutture vitali per lo sviluppo economico e il miglioramento delle condizioni di vita delle loro popolazioni. Questo a sua volta genera malcontento e frustrazione specie tra i giovani, alcuni dei quali vanno ad alimentare i gruppi di guerriglia che operano nella regione.
La fragilità delle istituzioni dei Paesi del Sahel è testimoniata anche da golpe militari come quella in Mali dell’agosto 2020.
Per costringere i golpisti a restaurare il potere civile, la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (CEDEAO/ECOWAS) ha deciso nel vertice straordinario tenutosi il 9 gennaio ad Accra, capitale del Ghana, il blocco dei confini terrestri e aerei tra i propri membri e il Mali, Paese senza sbocco sul mare. Questo dopo che i leader golpisti avevano rinunciato alla promessa di tenere elezioni nel febbraio 2022. (L.M.) (Agenzia Fides 11/1/2022)
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AFRICA/COSTA D’AVORIO - Il sorriso sul volto di tanti bambini orfani e la fatica delle donne: i poveri, sempre al centro
 
Abobo (Agenzia Fides) – “Appartengo alla Congregazione della Sacra Famiglia di Spoleto. Già a 17 anni ho voluto consacrarmi a Dio, e dopo aver fatto la professione religiosa, sono partita per il Guatemala”: inizia così il racconto di suor Monica Auccello, nella testimonianza pervenuta all’Agenzia Fides. “Nel paese latinoamericano ho toccato con mano cosa significa scegliere i poveri, metterli al primo posto. Sono poi rientrata in Italia dove mi è stato chiesto di studiare scienze infermieristiche all’Università Tor Vergata di Roma, in vista di una partenza per la missione in Africa. Attualmente mi trovo a Abobo, la grande e misera periferia di Abidjan, dove mi occupo della formazione delle suore di voti temporanei e dirigo una scuola con 500 alunni: tra di loro anche un gruppo di bambini autistici, che accogliamo con affetto e pazienza.”
Raccontando la sua lunga e ricca esperienza, suor Monica mette in luce gioie e tristezze della sua missione nel nord della Costa d’Avorio, come “il sorriso sul volto di tanti bambini orfani e la fatica delle donne”.
“Nel 2007 sono sbarcata in Costa d’Avorio, per lavorare nella città di Odienné, dove gestiamo un grande Centro Sanitario - scrive -. Io mi occupavo della salute di centinaia di bambini che ogni giorno venivano curati. Tra i tanti ricordi belli di Odienné, conservo la Casa-famiglia Arcobaleno, che ho contribuito ad aprire nel 2011. Siamo partiti da un bisogno concreto: tantissimi neonati abbandonati dalle mamme, ragazze-madri che in ambiente musulmano non potevano tenersi il bambino, oppure orfani, perché la mamma era morta durante il parto. Grazie a questa iniziativa, abbiamo dato un sorriso a tanti bambini sfortunati, procurando loro una casa e una famiglia e facilitandone l’adozione.”
Suor Monica parla anche delle sofferenze che si è portata da Odienné, in particolare la condizione nella quale vivono le donne lì. “Il carico della famiglia ricade tutto sulle spalle della donna, è lei da sola che deve crescere i figli, pensare a curarli se sono ammalati, sfamarli lavorando nei campi o vendendo quattro cose su un banchetto fuori casa. Gli uomini non fanno niente: guardano con indifferenza le loro mogli e figlie lavorare tutta la giornata, tornare dai campi con pesanti ceste sulla testa, o percorrere chilometri per procurarsi l’acqua. È una cosa che non ho mai accettato: la donna deve fare sforzi sovrumani, e l’uomo aspetta con impazienza che prepari il pranzo. Anche il modo in cui sono trattati i bambini mi ha fatto soffrire: in famiglia occupano l’ultimo posto. Quando il pranzo è pronto, il primo a sedersi a tavola e a servirsi è l’uomo. È per lui il pezzetto di carne nel sugo. Quando si è saziato, è il turno delle donne. Alla fine, se resta ancora qualcosa, è per i bambini. Non c’è allora da stupirsi se la malnutrizione è così diffusa, e se la mortalità infantile è così alta.”
Odienné si trova all’estremo nord-ovest del Paese, al confine con Guinea e Mali, e ha una popolazione di 250.000 abitanti, al 99% musulmani.
(MA/AP) (Agenzia Fides 11/1/2022)
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AFRICA/EGITTO - Il Parlamento egiziano si prepara a approvare la nuova legge sullo statuto personale dei cristiani
 
Il Cairo (Agenzia Fides) - La nuova legge sullo statuto personale dei cristiani egiziani, attesa da decenni dalla Chiesa copta ortodossa e dalle altre Chiese e comunità ecclesiali presenti in Egitto, potrebbe essere esaminata e approvata in tempi brevi dal Parlamento del Cairo. I nuovi riferimenti all’imminente approvazione parlamentare del disegno di legge governativo, comprendente anche disposizioni su delicate questioni inerenti al diritto di famiglia, sono stati diffusi dal parlamentare Atef Maghawry, membro della Commissione legislativa del Parlamento. Sulla base delle informazioni a lui note in merito all’agenda dei lavori parlamentari, Maghawy ha riferito che il disegno di legge sta per essere sottoposto all’esame e al voto di approvazione dell’Assemblea parlamentare, chiamata a riprendere le sue sessioni plenarie il prossimo 23 gennaio.
La revisione del testo legislativo sullo statuto personale, prolungatasi per lungo tempo presso il Ministero egiziano della giustizia, si era conclusa nella prima metà del 2021 (vedi Fides 6/7/2021). Il processo di revisione aveva richiesto ben 16 sessioni di lavoro, ospitate presso il Ministero, che hanno visto riunirsi esperti, funzionari del Dicastero governativo e rappresentanti delle diverse confessioni cristiane, convocati dalle autorità civili al fine di limare il testo e ottenere il consenso di tutte le Chiese e comunità ecclesiali in merito alla formulazione di tutti gli articoli del disegno di legge.
All’inizio di luglio 2021 il parlamentare Monsef Suleiman, consulente giuridico del Patriarcato copto ortodosso, aveva dichiarato al portale web egiziano Masrawy che la bozza rivista del testo sarebbe passata attraverso il vaglio del Consiglio di Stato prima di essere inviata alla Camera dei rappresentanti per essere sottoposta al voto parlamentare, che ne sancirà la definitiva approvazione e stabilità i tempi della sua entrata in vigore.
Il coinvolgimento delle Chiese e comunità ecclesiali presenti in Egitto nel lungo iter per la stesura di una nuova legge sullo statuto personale, era iniziato già nel 2014 (cfr. Fides 22/11/2014). Già a quel tempo il Ministero della giustizia aveva sottoposto ai responsabili delle diverse Chiese una bozza della legge, con la richiesta di studiare il testo e far pervenire in tempo breve le proprie considerazioni in merito. I tempi di stesura della bozza si sono allungati soprattutto per i negoziati volti a garantire la formulazione di un testo che, pur essendo unitario, tutelasse comunque i diversi approcci ecclesiali a materie come la separazione coniugale e il divorzio, regolate in maniera differente dalle varie confessioni cristiane. La bozza del testo legislativo unitario, elaborata in maniera consensuale dai rappresentanti delle diverse Chiese e comunità ecclesiali, era stata consegnata alle autorità governative il 15 ottobre 2020. (GV) (Agenzia Fides 11/1/2022)
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ASIA/KAZAKHSTAN - Primi bilanci della rivolta ad Almaty: "Come dei bombardamenti"
 
Almaty (Agenzia Fides) – “La situazione nella zona di Almaty si sta lentamente stabilizzando. Ora si inizia a fare il bilancio dei disastri: ci sono zone della città totalmente distrutte, sembrano essere state colpite da bombardamenti. Ora è tempo di ricominciare: ci sarà non poco lavoro da fare per rimettere in piedi tutto, da ogni punto di vista, sia materiale sia umano, ma dobbiamo andare avanti”. E’ il commento rilasciato a Agenzia Fides da don Guido Trezzani, missionario in Kazakhstan, direttore nazionale della Caritas, in merito alla rivolta che si è scatenata nel paese nei giorni scorsi.
Il missionario ha poi aggiunto: “In questi giorni, il governo provvederà a stabilire un piano di intervento per la ricostruzione, sulla base del quale, se ce lo permetteranno, saremo pronti ad intervenire come Caritas Kazakhstan”.
L’organizzazione caritativa ha sede ad Almaty, capitale finanziaria del paese e città maggiormente colpita dagli scontri: proprio per questo, nei giorni scorsi, lo staff della Caritas non ha potuto recarsi a lavoro. Le manifestazioni in Kazakistan erano iniziate nelle prime ore del 5 gennaio, per protestare contro il caro bollette: sin da subito, le contestazioni hanno assunto i tratti della rivolta violenta, provocando morti e feriti e mettendo a ferro e fuoco diverse città del paese, soprattutto, appunto, l’ex capitale Almaty.
Nei giorni scorsi, riferisce all’Agenzia Fides una fonte locale, la totale assenza di connessione Internet ha reso difficile qualsiasi forma di acquisto: “Siamo ormai abituati a pagare tutto con il bancomat. Nessuno di noi era pronto all’eventualità che i metodi di pagamento elettronici fossero indisponibili per giorni, quindi tante persone hanno avuto difficoltà a fare la spesa. Inoltre, a causa dell’emergenza, per 3 giorni i supermercati sono rimasti chiusi. Da ieri hanno riaperto regolarmente: i rifornimenti non mancano, anche se al momento si registra una carenza di pane”. Dalla giornata di ieri, 10 gennaio, la possibilità di connettersi ad internet è stata ristabilita solo in alcune fasce orarie.
Nell’intero territorio del Kazakhstan si contano 4 diocesi cattoliche, per un totale di 70 parrocchie. I sacerdoti presenti nella nazione sono 91, tra i quali 61 diocesani e 30 religiosi. I cattolici rappresentano una piccola minoranza: secondo i dati ufficiali forniti dal Ministero degli Esteri kazako, degli oltre 17 milioni di abitanti del Paese, circa il 26% è costituito da cristiani, e l’1% di questi è di fede cattolica.
(LF) (Agenzia Fides 11/1/2022)
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AMERICA/BOLIVIA - E’ morto il primo sacerdote diocesano indigeno del Vicariato apostolico di El Beni
 
Trinidad (Agenzia Fides) - Don Maximiliano Noe Valverde era nato nella comunità di La Fortuna, sul fiume Mamoré, il 18 agosto 1962, terzo di otto fratelli. Nel decennio dal 1990 al 2000, il Vicariato Apostolico di El Beni ebbe la gioia di celebrare 9 ordinazioni diaconali e 7 ordinazioni sacerdotali. Tra questi ricevette l'ordinazione diaconale Maximiliano Noe Valverde, incardinato a Trinidad, Beni, dal 22 maggio 1994. Venne ordinato sacerdote a Trinidad il 4 giugno 1995, e fu il primo sacerdote diocesano indigeno della Chiesa di El Beni.
Secondo le notizie diffuse dalla Conferenza episcopale boliviana, giunte a Fides, d. Maximiliano è stato parroco della Parrocchia di La Resurrección dal 4 agosto 1995, missione che ha portato avanti fino ai suoi ultimi giorni di vita, nonostante la sua malattia diabetica, che ha poi complicato il suo quadro clinico fino a quando non è stato ricoverato all'ospedale Cossmil ed è morto nel pomeriggio di lunedì 10 gennaio, a 59 anni e 26 di sacerdozio.
Nella sua missione pastorale ed evangelizzatrice ha curato le comunità indigene del TIPNIS (Territorio Indígena y Parque Nacional Isiboro Secure, area protetta e terra di comunità autoctone situata tra il nord del dipartimento di Cochabamba e il sud del dipartimento di Beni) e delle comunità circostanti. È stato anche Cappellano delle Forze Armate a Beni. Ha accompagnato i consigli di quartiere del Distretto 4 del comune della Santissima Trinità. I suoi funerali si tengono oggi, 11 gennaio, nella parrocchia che ha guidato per 26 anni.
Il Vicariato apostolico di El Beni o Beni, è stato eretto il 1° dicembre 1917 e affidato ai Frati Minori (OFM). Comprende quasi tutto il dipartimento boliviano di Beni, nella zona nord orientale del paese. Sede del Vicariato è la città di Trinidad, capoluogo del dipartimento. Ha una popolazione di 239.498 abitanti, di cui 191.598 cattolici. Le parrocchie sono 30, i sacerdoti diocesani 12 e quelli religiosi 13, 1 diacono permanente, i religiosi non sacerdoti sono 15 e le religiose 30. (SL) (Agenzia Fides 11/1/2022)

Foglio della Collaborazione Pastorale Di San Giorgio di Nogaro

Tutto sull'arrivo del nuovo arcivescovo Mons. Riccardo Lamba

  LA CHIESA UDINESE ACCOGLIE IL NUOVO ARCIVESCOVO MONS. RICCARDO LAMBA Un momento storico, di grande solennità e festa, sarà celebrato domen...